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Storia dell’America latina

Dottrina Monroe
Manifesto del 1823, che segnò i rapporti tra Stati Uniti e America latina. La dottrina si fondava su due
pilastri:
1. Avvertimento agli Stati europei di non intervenire negli affari degli Stati Uniti, di fatto un modo per
inaugurare l’unilateralismo degli USA.
2. Impegno da parte degli Stati Uniti nel non intervenire negli affari europei e in quelli delle colonie
europee in America.
In pratica i due pilastri creano la formula “America agli americani”, dunque gli Stati europei
rappresentavano il passato. Quindi gli Stati Uniti si auto investirono il diritto e la missione di civilizzare i
popoli dell’America Latina.

Plan Condor
Dal 1964 nei paesi del Cono Sur, i militari entrano nelle istituzioni e prendono il potere e questi paesi
prendono contatto per cui vi è l’eliminazione di ogni forma di opposizione. Per farlo praticano la tattica
della sparizione, la tattica della desaparecion, per cui se non vengono date informazioni sulla sorte di viene
catturato i propri famigliari e amici, non osino chiedere troppe informazioni.
Il Plan Condor è un aiuto fra i vari paesi del Cono Sur per intercettare gli oppositori scappati anche in altri
paesi. Centro di controllo del Plan Condor era il Paraguay, in cui ad Asuncion sono stati trovati i dati di varie
persone. Il Plan Condor si è concluso con la fine delle dittature

Fenomeni politici
- Anni 30-40-50: populismi
- Anni 60-80/90: svolta autoritaria, governo civico – militari
- Anni 80/90: transizioni democratica

Populismo
In America latina è un fenomeno che emerge intorno agli anni 30. Per via della trasformazione della società,
con la nascita di nuove classi sociali, e per la crisi economica del ’29. Richiesta dei diritti specifici dei
lavoratori e di rappresentanza.
I leader populisti sono personalità istruite e con esperienza politica, ma sono anche volti nuovi e carismatici.
Vi è un rapporto diretto con il popolo e si rivolgono con promesse concrete. Invitano i cittadini a votarli, in
quanto se li sosterranno, avranno un miglioramento della loro condizione di vita. La strategia del leader
populista è quella di individuare un nemico comune, che il popolo unito deve combattere.
Il fenomeno di populismo ha una prima fase fra gli anni ’30 e ’50. Si ripresenta poi negli anni ’90,
soprattutto dal 1998 al 2015, l’America latina presenta quasi tutti Presidenti progressisti e populisti.
In concreto questi leader fanno:
- Una redistribuzione del reddito
- Forniscono servizi, assistenza e tutela per le classi più povere
- Una maggiore presenza dello Stato in economica
- Una crescita dei posti di lavoro nella P.A.
- Una maggiore partecipazione politica, ma un unico partito ed un unico sindacato. Questo perché
così si può controllare l’opposizione o comunque incanalare la conflittualità sociale
Vi è poi una maggiore tutela dei lavoratori urbani, ma questi movimenti urbani non coinvolgono i lavoratori
rurali.
I Presidenti populisti:
- Getulio Vargas, Brasile 1930-1945 e 1951-1954
- Joao Goulart, Brasile 1961-1964
- Lazaro Cardenas, Messico 1934-1940
- Juan Domingo Peron, Argentina 1946-1951, 1951-1955 e 1973-1974
- José Maria Velasco Ibarra, Ecuador 1934-1935, 1944-1947, 1952-1956, 1956-1961 e 1968-1972
- Jorge Gaitan, Colombia muore nel 1948 (mai arrivato al potere)
- Juan José Arevalo, Guatemala 1944-1951
- Jacobo Arbenz, Guatemala 1951-1954
- Victor Paz Estensoro, Bolivia 1952-1956 e 1960-1964
- Herman Siles Suazo, Bolivia 1956-1960

Rivoluzioni
Svolta autoritaria
Con l’esaurirsi dei populismi e con l’emergere della rivoluzione cubana vi è una svolta autoritaria. I governi
che si sviluppano sono civico – militari, in quanto al governo si trovano i militari ma questi sono sostenuti
dal popolo.
Il modello della rivoluzione cubana si diffonde all’interno delle sinistre dei vari paesi del Sud America. L’idea
è quella di riproporre la guerriglia di Castro. Vi sono due tipi di guerriglia:
- Rurale: si diffonde fra i contadini e nelle zone dove ci sono rivendicazione delle terre. Bolivia degli
anni 60 con Che Guevara. Contadini come motore della rivoluzione, senza una grande preparazione
ma semplicemente utilizzando la tecnica del “foquismo”: ovvero quando le condizioni oggettive
non sono sufficienti a indurre le masse a portare avanti la rivoluzione socialista, l'innesco di un
piccolo focolaio di guerriglia potrebbe, con relativa velocità, estendersi come un incendio,
giungendo alla sollevazione delle masse e conseguente caduta del regime. Il tentativo boliviano
fallisce. Nei paesi dove vi è una grande richiesta di terra, la guerriglia rurale si sviluppa (Colombia,
Guatemala, Perù).
- Urbane: fondate dagli intellettuali e dagli studenti.
Tutte queste guerriglie finiscono male, infatti si ha una svolta autoritaria. Questi periodi autoritari
terminano fra gli anni 80 e 90 con una svolta alla democrazia.

Cuba
1898 Guerra ispano-americana (El desastre de Espana)
Nel 1898 scoppiò la guerra fra Stati Uniti e Spagna per il controllo di Cuba. Questa guerra rappresentò una
svolta radicale nelle relazioni internazionali dell’America latina, gli Stati Uniti coronarono così il loro sogno
di controllo dei caraibi e quello di garantirsi la sicurezza della frontiera meridionale.
La guerra d’indipendenza che infuriava a Cuba contro la Spagna dei patrioti locali, portò all’intervento di
Washington per preservare la pace e difendere gli interessi dei propri cittadini. A questo obiettivo si
aggiunse anche l’appoggio all’indipendenza cubana.
Con il trattato di pace, l’emendamento Platt, vi fu l’istituzione di un protettorato statunitense a Cuba,
questo venne inserito direttamente nella nuova costituzione cubana. Il documento riconosceva agli Stati
Uniti il diritto d’intervento per preservare la pace interna e l’indipendenza, ma limitando di fatto il diritto
cubano nel contrarre debiti e stipulare alleanze.
Importante per l’indipendenza cubana fu Jose Marti, che muori nel 1895 combattendo contro le truppe
spagnole. Marti, esule negli Stati Uniti, teorizzò la necessità di conciliare la rivoluzione nazionale a Cuba con
quella democratica. Immaginò un processo di costruzione nazionale dal basso e non imposto dall’alto.
Questa guerra sancì l’espansione, militare ed economica, degli Stati Uniti in America latina. La nuova
stagione che si aprì nei rapporti fra US e America latina, si basava sulla dottrina Monroe.
Dal 1898 al 1959 Cuba diviene un protettorato statunitense
In ambito economico: si apre un ciclo di produzione dello zucchero, basato sul modello primario
esportatore mai abbandonato. Dal 1929 vi sono investimenti nel settore turistico, nei servizi e nelle banche.
Non si instaura un modello ISI o uno stimolo della produzione industriale.
In ambito sociale: vi sono 6/7 milioni di abitanti, per lo più in città. Lo stile di vita si adatta a quello
statunitense. Vi sono legami fra classi politiche ed economiche.
In ambito politico: nel 1900 viene introdotta la Costituzione. Cuba diviene una Repubblica con il Presidente
eletto a suffragio diretto. Nel 1902 vi è l’emendamento Platt, ovvero il diritto d’intervento degli USA.
Partiti:
- Partido Comunista, 1925. Dal 1940, Partido Socialista Popular
- Partido Autentico, 1943 (Cuba para los cubanos). È il partito di Batista
- Partido Ortodoxo/del Pueblo Cubano, 1947. Partito anti USA, ispirato a Martì
Governi filostatunitensi dal 1900 al 1959
- Parentesi populista: Ramon Grau Martin (1933-34/44-48) e Prio Socarras (48-52) del Partido
Autentico
- Fulgencio Batista: dal 1933-40 al potere de facto; viene eletto nel 1940-44 e 1952-58 quando
avviene il colpo di stato

Fidel Castro e la rivoluzione


Nel 1952 vi fu il golpe di Fulgenzio Batista che bloccò i già fragili canali della democrazia rappresentativa e
spinse all’insurrezione la nuova generazione di giovani nazionalisti. A questo si aggiungessero altre due
cause che portarono alla rivoluzione: La questione nazionale, ovvero l’indipendenza cubana e il rapporto
con gli Stati Uniti e la questione sociale.
L’avvento di Fidel Castro ebbe l’effetto di far divampare l’incendio della rivoluzione. Il 26 luglio 1953 vi fu il
fallito assalto alla Moncada di Santiago a Cuba. Il 24-25 novembre 1956 vi fu la spedizione del Granma, in
cui 82 uomini partono per Cuba. Il 2 dicembre 1956 nella Sierra Maestra venne creato un fuoco guerrigliero
dove Castro e i barbudos, tra i quali si distinsero i comandanti Raul Castro e Ernesto “Che” Guevara,
gettarono le basi del successo militare ed il nuovo ordine rivoluzionario.
Nel 1958 Batista viene eletto, ma per via della rivoluzione fugge a Santo Domingo. Il 1° gennaio 1959 Fidel
Castro sale al potere. Alla vittoria della rivoluzione contribuirono varie forze, ma presto la maggior parte di
queste abbandonarono la rivoluzione. Questo porto Castro ad abbandonare la formazione di un governo
moderato e invece l’imbocco della rivoluzione sociale.
La rivoluzione cubana adottò riforme sociali, economiche e politiche che col tempo avvicinarono il paese al
modello socialista, coronata poi con l’adesione ai principi del marxismo-leninismo e al versante sovietico
della guerra fredda soprattutto dopo la tentata invasione patrocinata dagli Stati Uniti, nell’aprile 1961, alla
Baia dei Porci.
In ambito economico vi è la nazionalizzazione delle industrie e dei servizi e la realizzazione di una radicale
riforma agraria. Progetto di industrializzare l’isola e diversificare l’economia. Questo progetto non diede
molti risultati per via dell’embargo statunitense. A Cuba non restò che integrarsi al Comecon e affidarsi ai
generosi sovvenzioni sovietiche.
In ambito politico i rivoluzionari cubani immaginarono la realizzazione di una democrazia popolare o
diretta, alimentata dall’”uomo nuovo”. Non diversa da quelle ostile al pluralismo degli altri populismi
latinoamericani. Il potere e il controllo sociale del partito comunista Cubano si rafforzarono ed assumono i
tratti tipici dei regimi Socialisti. Questo venne sancito dalla Costituzione del 1976 e dalla riforma
costituzionale del 2002.
1960
La comunità internazionale, soprattutto il continente americano, ha un comportamento particolare nei
confronti di Cuba. Gli USA sono un gigante dopo le due guerre mondiali, ma chiedono un intervento
dell’Onu, per attuare una politica di ritorsione. L’Onu dichiara di non aver le competenze di far questa cosa
e viene deciso di rimettere tutto alla OEA, relazione dei paesi americani.
L’OEA, nasce nel 1948 si occupa dell’integrazione dei paesi dell’America latina, aderiscono tutti gli stati
dell’America. Viene visto come occasione per integrarsi per i paesi dell’America latina, mentre per gli US
questa organizzazione ha un ruolo diverso, serve per controllare ancora di più gli stati dell’America del Sud.
Si riuniscono i rappresentanti dell’America latina con gli Stati Uniti. Una prima riunione diventa una
condanna all’Urss, per aver aiutato Cuba, in quanto viene visto come un intervento extra continentale in
un’area in cui non doveva esserci. Viene votata una mozione contro l’Urss e una richiesta che essa non
possa più intervenire. Il rappresentante di Cuba, ovviamente, non vota questa mozione.
Come risposta vi è la prima dichiarazione dell’Avana, settembre 1960 (Prima Declaracion de La Habana). La
situazione che si è creata ha fatto avvicinare Cuba con i paesi dell’Est Europa.
1961
Negli Stati Uniti sale al governo Kennedy, che autorizza il piano di Eisenhower. Il piano prevedeva che la CIA
reclutasse degli esuli cubani che sarebbero andati sull’isola per rovesciare il regime. Questo fu lo sbarco alla
baia dei Porci, il tentativo americano però fallì.
1962
Gennaio: nuova riunione dell’OEA, che porta all’espulsione di Cuba, in quanto alleata con il modello di
stampo socialista.
Febbraio: seconda dichiarazione dell’Avana, in cui Castro arriva a sostenere che l’America latina viva sotto il
controllo degli Stati Uniti e sostiene che la rivoluzione è qualcosa di inevitabile. Esortazione ai popoli
dell’America latina di imbracciare un’arma e mettere fine allo sfruttamento. Queste parole avranno un
grande impatto che porteranno la nascita delle guerriglie urbane.
Ottobre: il punto più critico delle relazioni cubano-statunitensi, la “crisi dei missili”, in cui l’Urss installa dei
missili con testate nucleari a Cuba. Questi vengono intercettati dagli Stati Uniti e vengono bloccati. La fine
della crisi dei missili è data dal fatto che Mosca e Washington decidano lo smantellamento dei missili a cuba
in cambio dello smantellamento dei missili americani dalla Turchia, fatto che poi non avvenne. In questo
caso a Cuba non partecipa alla riunione. Cuba vieni definito il socialismo dei tropici.
Si impone in maniere definitiva l’embargo e tutti i paesi, entro il 1964, rompono le relazioni diplomatiche.
Tutti i paesi eccetto il Messico, che mantiene una posizione neutrale.
A Cuba viene fondato il Partito Comunista (1965). Vi è il primo congresso e Castro diventa segretario
(1975). Nasce la Costituzione (1976). Elezione dei 605 deputati dell’Assemblea Nazionale che designa il
Consiglio di Stato (31 membri) che eleggono poi il Presidente che designa il Consiglio dei Ministri.
Fidel Castro: Dal 1959 fino al 2008 assume diverse cariche a Cuba:
- Comandante della FF.AA.
- Presidente Consiglio dei Ministri
- Presidente Consiglio di Stato
- Presidente della Repubblica
- Primo segretario del Partito Comunista (sino al 2011)
Anni 90 e nuovo millennio
Con la fine della guerra fredda e la dissoluzione dell’Urss, questa abbandona di fatto Cuba. Da qui inizia il
periodo especial per Cuba, in cui Castro si rivolge al popolo cubano dicendo che sarebbero stati anni di
cambiamenti e difficolta. Anni in cui mancano i beni di prima necessità, manca il petrolio, vi sono continui
blackout dovuti alla scarsità energetica (questo periodo si sta rivivendo in questi ultimi anni con il governo
Trump). Vi è una “timida” apertura all’attività privata, fina ad allora vietata dal regime socialista.
In campo politico vi fu l’apertura del partito all’iscrizione dei cattolici il che fu un doveroso riconoscimento
dell’affinità ideologica che fin dalle origini il regime cubano vantava con le correnti sorte in America Latina.
Per il resto il governo non lesinò il consueto ricorso alla repressione dei dissidenti e del crescente numero di
cubani che chiedevano visti per espatriare. Dinanzi alle proteste sorte a l’Avana, si apri all’emigrazione.
Il regime castrista sopravvisse alla fine della guerra fredda anche grazie al Venezuela di Hugo Chávez, che
riprese le ideologie di Castro. Casto trova finalmente un interlocutore con cui condividere il progetto, la
cosa più importante è che il Venezuela di Chávez è pieno di petrolio. Quindi partner ideologico e partner
commerciale. Inizia uno scambio fra petrolio, venduto a prezzi bassi a Cuba, questo viene ripagato da
prodotti cubani e con personale specializzato cubano che va a lavorare in Venezuela. In questi anni Chávez
e Castro creano un’alleanza contro gli Stati Uniti. Sono anni in cui tutti i paesi del sud America vivono
periodi di presidenti di sinistra e governi progressisti, che si legano al Venezuela e quindi anche con Cuba,
che viene riconosciuta anche a livello regionale. Il legame tra i vari paesi e il Venezuela si basa sul petrolio,
venduto a prezzi più bassi rispetto al mercato.
2006 – 2008
Nel 2006 Fidel Castro esce di scena lasciando il post al fratello Raul. Raul Castro nel 2008 diviene
ufficialmente Presidente. Raul Castro si allinea al processo di modernizzazione del nuovo millennio; stimoli
dell’agricoltura, anche privata, stimolo del lavoro e del turismo.
2009
Inizia ad aprirsi un dialogo con gli Stati Uniti, governati da Obama. Obama dichiara che bisogna riavvicinarsi,
che non ha senso andare avanti con questa politica. La sua strategia è quella di far circolare denaro, quindi
benessere e far facilitare i ricongiungimenti. In quanto la sua idea è quella che se il popolo cubano ha più
benessere e vede quello che c’è dall’altra parte della barriera.
Il problema per Obama è che per togliere l’embargo avrebbe dovuto avere la maggioranza del Congresso,
che non aveva. La legge dell’embargo (Cuban Democracy Act, 1992): embargo sino a quando elezioni
democratiche con più partiti politici e rispetto dei diritti umani.
Nel 2014 vi è la ripresa dei rapporti diplomatici fra i due paesi.
2015
Si incontrano Obama e Raul Casto per la prima volta. Viene annullata l’esclusione di Cuba dall’OEA ma
Castro rifiuta. Viene tolta dagli stati che favoriscono il terrorismo. Vengono aperte le sedi diplomatiche. Il
Papa Francesco visita Cuba. Cuba è anche la sede dei negoziati di pace fra Colombia e il Farc.
2016
Visita di Obama. Aperture delle fabbriche, primi voli commerciali e navi da crociera.
A fine anno però vi è cambiamento: Trump vince le elezioni con: restrizioni economiche, chiusura
dell’ambasciata e rafforzamento embargo.
Novembre muore Fidel Castro.
2018
Passaggio di consegne da Casto a Diaz-Canel.
Tra l’11 marzo e il 19 aprile vi è l’elezione dei 605 deputati dell’Assemblea Nazionale che designa il Consiglio
di Stato (31 membri), questo elegge il suo Presidente. Il 19 aprile 2018 Miguel Diaz-Canel diventa
Presidente di Cuba. Raul Castro rimane Presidente del partito Comunista e capo delle forze armate.
Ad un anno dal suo insediamento Diaz-Canel non ha fatto molto, oltre ad una norma che doveva essere uno
strumento di censura degli artisti che non seguono la linea dello Stato, ma che ha dovuto essere sospesa
per via delle proteste che si sono generate. L’unica cosa concreta fatta da Diaz-Canel è stata aprirsi un
account Twitter e l’aver portato il 3g sull’isola. Questo primo anno è stato duro anche per via della politica
di Trump e dei tagli alle importazioni del petrolio venezuelano, questi due fattori hanno riportato Cuba ai
tempi della fine dell’Urss. Nonostante il non aver fatto nulla, Diaz-Canel è ben visto in quanto nessuno sa
cosa pensa e cosa potrebbe fare se fosse solo, quindi genera forti aspettative.
Costituzione del 2019
Approvata dall’Assemblea Nazionale. 13 e 15 novembre, discussione popolare. Vi è poi, il 24 febbraio, un
referendum che approva la Costituzione con 86,85%
Resta uno Stato Socialista con il Partito Comunista rimane guida e forza principale della società. Vi è però la
separazione fra Presidente del Consiglio di Stato, Presidente della Repubblica e Capo del Governo.
Resta la proprietà socialista del popolo dei mezzi di produzione, ma viene introdotta la proprietà privata.
Apertura degli investimenti stranieri, molto importanti per lo sviluppo economico del paese.
Vengono introdotti i matrimoni omossessuali, ma non con una dicitura precisa, vengono infatti indicati solo
“matrimonio fra due persone”. Con Castro oppressione degli omossessuali, negli anni 60 sono state creati
dei comitati militari UMAP, che deportavano tutti gli oppositori al regime e anche gli omossessuali.
All’epoca l’omosessualità non derivava da cause biologiche, ma comportamento appreso ed errato da
rieducare e da isolare.
Nella costituzione non viene riconosciuta la libertà di stampa e di associazione sindacale e politica.

Messico
Indipendenza 1810 – 1822
Il Messico percorre una parte di storia con quello che succede a Cuba. I moti rivoluzionari sono portati
avanti da due sacerdoti che si fanno carico delle proteste dei contadini, che rivendicavano migliori
trattamenti. I primi due moti rivoluzionari non riescono a concludersi con una rivoluzione, in quanto non vi
aderiscono i creoli. Questi hanno interesse a mantenere l’odine monarchico.
Nel 1814 vi è la restaurazione di Fernando VII, questo facilita il ritorno al potere delle truppe spagnole.
L’idea dell’indipendenza inizia ad interessare anche i creoli, questo è causato dall’andamento dei moti negli
altri paesi e dalla restaurazione della dittatura da parte di Fernando VII.
Tra il 1820 e il 1823 vi è una apertura da parte della Spagna, chiamata triennio liberale. Questa è una
riorganizzazione dei liberali spagnoli che impongono a Fernando VII una costituzione liberale, sulla quale
dovrà giurare, e di riconvocare le cortes. Fernando VII però, nel 1823, decide di ristabilire una monarchia
assoluta. In questo triennio, i creoli, hanno iniziato a pensare di staccarsi dalla madre patria spagnola ma
rimanendoci legati. Vi è poi lo scoppio dei moti rivoluziona, con Augustin de Iturbe alla guida di questi moti
rivoluzionari, pensa di trasformare il Messico in monarchia sotto il dominio borbonico e protetta dalla
chiesa. La proposta viene però scartata da Fernando VII.
Nel 1824 viene proclamata la Repubblica con Lopez de Santa Ana.
1824 – 1855
Vi è un periodo di contrasti costituzionali. Sono elaborate 5 costituzioni diverse e 50 passaggi del potere
esecutivo. Contrasto fra federalisti – centristi e liberali – conservatori.
Nel 1845, approfittando dalla debolezza del Messico dilaniato da mille conflitti, gli Stati Uniti si mostrarono
pronti ad annettere il Texas che si era proclamato indipendente. Tra i due paesi scoppiò una guerra che,
non solo mise in luce la forza degli Stati Uniti, ma comportò anche il passaggio sotto il controllo
statunitense di California, New Mexico, Colorado e Arizona (1848).

Benito Juárez
È un governatore dello stato meridionale dell’Oaxaca.
Partecipa ai governi liberali (1855-1857) ed è presidente a metà dell’Ottocento (1861-1864 / 1867-1872). È
il primo presidente che ottiene una costituzione federalista e liberale (1857), ed incide molto sul rapporto
Stato – Chiesa e sulla riforma agraria.
La sua importanza sta anche nell’aver sfidato le grandi potenze europee. Aveva instaurato una serie di
prestiti con le potenze europee, il Messico però a metà dell’800 si trovava in difficolta a ripagare il debito.
Juárez chiede, nel 1861, una moratoria sul debito.
Juárez è ispiratore, nel 1855 de La Reforma, una serie di leggi volte a demolire i privilegi della Chiesa.
Confiscò le proprietà e laicizzò l’educazione pubblica, oltre a promuovere l’economia di mercato.
Quest’ultimo obiettivo viene raggiunto anche abolendo le comunità indiane, in quanto Juárez aveva l’idea
che acquistando individualmente le terre gli indiani sarebbero diventati proprietari indipendente e cittadini
eguali agli altri.
Contro tali leggi insorsero i conservatori e i paesi europei. La reazione soprattutto della Francia, di
Napoleone III, è quella di allearsi con i conservatori spagnoli e inglesi che decidono di sbarcare a Veracruz e
rovesciare Juárez. Viene stabilito l’Impero del Messico (1864-1867) con Massimiliano d’Asburgo. Juárez
cerca così sostegno negli Stati Uniti, irritati dal fatto che la Francia avesse “violato” la dottrina Monroe.
Massimiliano d’Asburgo non riuscì a mantenersi al potere e finì giustiziato, nel 1867 Juárez torna al potere.
Massimiliano d’Asburgo non era però un vero e proprio conservatore, in quanto non smantella le
precedenti riforme e mantiene una politica tiepida nei confronti della chiesa. Concentra nelle sue mani i
poteri legislativo ed esecutivo. Non accoglie le istanze dei conservatori, di smantellare tutte le riforme
introdotte precedentemente. È un sovrano “illuminato”.

Porfirio Diaz
Dal 1876 al 1910 è Presidente, periodo storico ricordato come porfiriato.
Rimane sempre al potere. Durante questo periodo non esistono altri partiti. È un esempio lampante di
potere alle oligarchie.
Rimane al potere grazie al sistema “camarillas”, ovvero un legame tra il potere centrale e i governatori
locali, le grandi famiglie locali, che controllano l’economia di grandi zone. Dal 1892 introduce la figura de
“los cientificos”, ovvero tecnici apolitici che garantiscono lo sviluppo del paese e gestire gli investimenti.
Sono persone provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti.
A Porfirio Diaz si deve anche il grande sviluppo del Messico a fine Ottocento. Infatti, vi è un’apertura agli
investitori stranieri. Grazie a questi investimenti vi è una crescita delle ferrovie. Vi è poi nella zona nord uno
sviluppo le industri, mentre nella parte sud vi è lo sviluppo dell’agricoltura. Per far questo c’è bisogno di
lavoratori, che porta alla nascita delle classi operaie (nord) e dei contadini (sud). Nella parte sud si completa
quell’esproprio dei terreni degli indigeni per i latifondi, mentre nel nord l’esproprio delle terre è fatto per
utilizzare le materie prime. Questo sviluppo a conseguenze sociali, in quanto nel paese è assente una tutela
delle situazioni lavorative.
1910 – 1917 La Rivoluzione messicana
La Rivoluzione del 1910 è qualcosa di unico. La rivoluzione fu un insieme di rivoluzioni che portarono alla
fine del porfiriato.
Nacque come rivoluzione politica nel Nord del paese sotto la guida di Francisco Madero. Sfidò Diaz alle
elezioni, ma a seguito delle resistenze, impugno le armi e chiamò alla rivolta. Esiliato Diaz, Madero ottenne
il potere, però fu travolto dai dissensi dei rivoluzionari e dalla reazione dell’esercito. Infatti, molti
rivoluzionari non erano disposti a consegnare le armi senza ottenere una riforma agraria. In questo caos il
generale Huerta ottenne il potere.
Il paese si spaccò in due. Al nord nacque un esercito costituzionalista guidato da Carranza e Pancho Villa. I
costituzionalisti chiedono di rifondare lo stato di diritto: libere elezioni, rispetto dei cittadini e diritti per le
nuove classi sociali. A sud vi furono le lotte contadine di Emiliano Zapata.
Vi fu allora l’intervento degli Stati Uniti, che volevano opprimere Huerta cosi da costringerlo ad
abbandonare il campo. Fu quello che poi accadde, infatti Huerta sotto la pressione da nord a sud, perse il
potere. Il Messico si trovò senza Stato, ed in preda alle lotte fra i due schieramenti che fino ad allora
avevano combattuto il nemico comune. La rivoluzione terminò con la vittoria dei costituzionalisti di
Carranza e con l’approvazione della Costituzione di Quaretaro del 1917. Che fu frutto di un compromesso
fra vincitori e vinti.
Costituzione 1917
La costituzione del Messico è la prima in America latina che riconosce i diritti dei lavoratori (art. 123).
Riconosce una serie di diritti importantissimi che riguardano l’orario di lavoro, le donne e giovani, la
maternità, il salario minimo e gli straordinari, lo sciopero e il licenziamento.
Riforma rapporti fra Stato e Chiesa (art. 130). Basata sulla separazione fra Stato e Chiesa ed una non
interferenza politica della chiesa e introduzione dell’istruzione laica. Difficoltà ad applicarla, in quanto le
popolazioni contadine non accettano questa separazione.
Riforma agraria e risorse naturali suolo/sottosuolo e terra allo Stato (art. 27). Le risorse naturali sono dello
Stato e questo può concederle con limiti nel tempo, nel 1925 si stabilisce che le concessioni già accordate
devono essere al massimo di 50 anni. Gli investimenti iniziano ad essere a rischio e questi vengono spostati
dal Messico al Venezuela.
La costituzione prevede l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e del Congresso. Struttura dello
Stato rimane di tipo federale.

Lázaro Cárdenas
Eletto come presidente del Messico dal 1934 al 1940, esponente del Partito Nacional Revolucionario,
fondato da Calles nel 1929. Questo è lo stesso partito che è rimasto al potere fino al 2018.
Cardenas è populista e mette in pratica la Costituzione del 1917, mettendo in pratica la riforma agraria.
Vengono regolarizzate le terre espropriate. Applicazione dell’ejido, ovvero una riassegnazione della terra
alle popolazioni indigene. Crea la Confederacion Nacional de Campesinos, grande confederazione che
rappresenta i contadini.
Nel 1938 nazionalizza le ferrovie e la compagnia petrolifera (Pemex). L’evento che porta la
nazionalizzazione è la causa fra lavoratori e una compagnia petrolifera per delle rivendicazioni salariali, che
vede il tribunale dare ragione ai lavoratori. Questo perché la compagnia petrolifera, statunitense, non
aveva dato le rivendicazioni salariali ai lavoratori. Dopo la sentenza la compagnia petrolifera continua a fare
quello che vuole, lo stato messicano interviene a favore dei lavoratori (Fondando la Confederacion de
Trabajadores Mexicanos), questo porta le compagnie petrolifere straniere ad abbandonare il paese. Così il
Messico nazionalizza le compagnie petrolifere.
Cerca di avviare una separazione fra Chiesa e Stato, con l’istruzione pubblica e laica. Accoglie inoltre gli esuli
della guerra civile spagnola. Nel 1938 cambia il nome al partito, questo diventa il Partido de la Revolucion
Mexicana. E viene riorganizzato su base regionale e su base settoriale.
Il Messico di Cardenas fu un regime semi-autoritario con una base di massa, stabile dopo tutti gli anni di
sconvolgimenti politici che il paese aveva vissuto. Un regime autoritario poiché funzionò di fatto come una
sorta di regime a partito unico, con l’opposizione relegata ad un ruolo di legittimazione del partito di
governo.
Partiti politici
- 1929: Partido Nacional Revolucionario. Creato da Calles per risolvere il problema della successione
alla presidenza dopo la rivoluzione.
- 1938-39: Partido de la Revolucion Mexicana (Cardenas). Formato da quattro organizzazioni distinte
che inquadravano la popolazione.
- 1946: Partido Revolucionario Institucional (PRI), il partito negli anni entra in contatto con la
criminalità organizzata messicana. Sotto le presidenze del PRI vi fu il periodo del miracolo
economico messicano, ma anche un periodo nel quale si combinarono pratiche autoritarie e
politica populista di sinistra. Con la crisi economica il partito si orientò verso il liberismo.
Dal 2000 al 2012 vi sono due nuovi partiti:
- Partido Acción Nacional (PAN), nato nel 1939. L’obiettivo è quello di combattere il narcotraffico.
Ricambio della politica, quindi non vi sono più i contatti diretti fra politica e criminalità organizzata.
Questi cambi portano il Messico a diventare una terra di scontri. Partito di ispirazione cristiana, il
PAN rimase a lungo una formazione marginale, anche se riuscì ad ottenere il governo di alcune
capitali statali. Negli il PAN raccolse sempre più consensi fino ad arrivare alla presidenza con
Vicente Fox (2000) e Calderon (2006).
- Partido Revolucionario Democratico (1989)
Il PRI torna al potere nel 2012, rimanendo in carica fino al 2018. Il Presidente diventa Enrique Pena-Nieto
(eletto con il 38%). Il PRI è sempre stato visto il partito della corruzione e del narcotraffico, e questo ritorno
al potere viene visto come un disastro nazionale.

Andrés Manuel Lopez Obrador


Il 1° luglio 2018, Andrés Manuel Lopez Obrador (Movimiento Regenaración Nacional, MORENA) diviene
presidente con il 52,9%. Entra in carica il 1° dicembre 2018. Queste elezioni sono il trionfo di un progetto di
trasformazione politica sociale ed economica del Messico, le stesse elezioni non hanno precedenti sia per il
risultato sia per l’alta affluenza, ma soprattutto per il fatto che si siano svolte in maniera pacifica in tutto il
paese. Le idee alla base del successo di AMLO riguardano la creazione di un sistema di stato sociale, la
ridistribuzione della ricchezza, stanziare aiuti per l’agricoltura, creazioni di nuovi posti di lavoro e
l’ampliamento dell’accesso all’istruzione superiore per tutti i messicani.
Ad un anno dall’insediamento al potere di AMLO, la quarta trasformazione del paese da lui annunciata, che
consiste nel rimettere in piedi il paese, è ad un buon punto di realizzazione. Nello specifico ha cercato di
contrastare il furto di carburante, da parte di gruppi criminali con l’aiuto della Pemex, chiudendo le valvole
di alcuni oleodotti. Inoltre, ha creato un nuovo corpo militare, la guardia nazionale, che garantisca la
sicurezza interna. Per quanto riguarda la politica estera, ha ripreso la dottrina Estrada, per cui il Messico
non interviene negli affari dei paesi vicini.
In ambito economico AMLO ha l’obiettivo di portare alla fine del neoliberismo moltiplicato le sovvenzioni,
oltre aumentare i salari.
Obrador è un grande comunicatore ed è stato apprezzato per vari suoi gesti, questo lo ha portato a
raggiungere l’85% di consenso. A tutto questo però si contrappone una sorta di accentramento del potere,
come ad esempio la nomina di due suoi collaboratori in ruoli chiave del sistema giudiziario. Anche se il vero
problema che caratterizza il Messico riguarda la corruzione.

Brasile
Nel 1815 il Brasile viene elevato a regno. Così nasce il Regno unito di Portogallo, Brasile e Algarve.
Dal 1816 al 1930 il Brasile occupa l’Uruguay e lo inserisce al suo interno come Provincia Cisplatina.
Nel 1821 il sovrano Giovanni VI rientra in Portogallo. La corte di Lisbona non accetta l’indipendenza del
Brasile, ma Giovanni VI appoggia il figlio Pedro I. Il 7 settembre 1822 il Brasile diventa indipendente con
Pedro I. Nel 1824 viene instaurata la monarchia costituzionale. Nel 1831 Giovanni Vi muore, Pedro I rientra
in Portogallo, la reggenza del Brasile è affidata a Pedro II.
Il Brasile ha un approccio imperialista: oltre all’occupazione dell’Uruguay, vi è la guerra della Triplice
Alleanza (1865-1870 contro il Paraguay). Il Brasile mantiene un controllo politico del Paraguay fino all’inizio
del 900.
Nel 1888 viene abolita la schiavitù, attraverso una Lei aurea, ma senza indennizzo. Questo fattore fa
scattare una sorta di rivoluzione all’interno del paese. Vi sono tensioni oltre che con i latifondisti ma anche
con i sostenitori della Repubblica. Il Brasile era l’unica monarchia presente, per questo non era vista di
buon occhio dagli altri paesi sud Americani.
Nel 1889 il Brasile diventa una Repubblica federale, con 24 stati membri.
Nel 1891 viene instaurata la Costituzione federale e presidenziale. Vi è una separazione fra Stato e Chiesa,
viene riconosciuto il matrimonio civile. Il partner economico rimane la Gran Bretagna.
I! Regime federale portò ad un’alternanza al potere tra i due stati più ricchi e potenti, San Paolo (caffè) e
Minais Gerais (minerarie). Questo era un patto tra oligarchie, in cui i più deboli accettarono la guida dei più
forti in cambio della libertà d’azione.
1930
Vi è una rottura dell’alternanza tra gli stati.
Emerge Alianca Liberal con Getulio Vargas e Joao Pessoa che sono sostenuti da Minais Gerais, nel Rio
Grande del sud. Il programma di riforme vede il sostegno dei Tenentes (riforma elettorale, riforme
dell’istruzione, nazionalismo economico e diritti dei lavoratori). I Tenentes sono forze armate che sono a
sostegno di queste riforme progressiste.
La vittoria delle elezioni va al paulista Julio Prestes, possibili brogli che fanno scoppiare delle tensioni che
portano alla morte di Pessoa. Vi è un colpo di Stato con Vargas che diventa presidente.

Getulio Vargas
Occupa la scena politica brasiliana senza una Costituzione (variante tropicale delle dittature europee)
Vargas arriva al potere con il colpo di Stato del 1930 e con il sostegno dell’esercito. Nei primi anni di
presidenza, fino al 1937, promosse l’accentramento politico, da cui scaturì un violento scontro con lo stato
di San Paolo. Promosse in forte nazionalismo economico, forte del sostegno dei Tenentes, attraverso la
promozione dell’industria e nella protezione del mercato interno. Nazionalismo e corporativismo trovarono
espressione nella costituzione del 1934, che venne poi sospesa nel 1935.
Fu un convinto fautore di uno Stato forte ed unitario che tutelasse l’identità nazionale, la brasilianidade,
contrario alla democrazia liberale e al pluralismo, Vargas ricorse alla repressione. Nel 1935 mise fuori legge
prima il partito comunista e poi l'Acao Integralista Brasileria, un partito fascista. Nel 1937, con l’aiuto delle
forze armate e l’appoggio della Chiesa, impone una dittatura chiamata Estado Novo. Questa riprese i
fascismi europei infatti: chiuse il Parlamento, mise a tacere l’opposizione, silenziò la stampa e ricorse a
torture ed incarceramento.
Estado Novo (Industrializzare il paese mantenendo pace e coesione sociale)
- Politico – istituzionale: vengono instituiti gli interventores che controllano dal centro alla periferia.
Sono anche esponenti della burocrazia apolitica/anonima, che fanno parte delle forze armate.
- Economico: il Brasile vive le ripercussioni di essere un modello primario esportatore. Istituisce l’ISI
e un processo di maggior controllo ed intervento dello Stato in economia. Questo per realizzare la
massima industrializzazione con una minima presenza dei capitali stranieri.
- Settore siderurgico: punta su questo settore in quanto aiuta il Brasile a correggere il modello
primario esportatore. Fonda la compagnia siderurgica nazionale (aiuto Germania prima e USA poi),
inoltre diminuisce l’importanza dei latifondisti.
Il legame con le forze armate si base sia con gli interventores sia con l’ammodernamento
dell’attrezzatura.
- Sociale: Il suo consenso è dato anche dal fatto che si rivolge alle masse urbane, ai lavoratori. Le
classi sociali che sono emerse con il modello primario esportatore. Introduce una serie di norme
che sono riconducibili alla legislazione sociale e del lavoro.
- Partiti: Si creano due partiti di sinistra/centro-sinistra, a cui i lavoratori si iscrivono. Partido
Trabalhista Brasilero e Partido Social Democratico.
- Lavoratori: si crea un sistema per risolvere le controversie, il lavoro è legato al governo. Esistono
solo sindacati riconosciuti dal Governo e viene limitato il diritto allo sciopero.
Si rivolge alle masse urbane. Le riforme non vanno ad intaccare i latifondisti e i lavoratori rurali.
- Internazionale: durante la Seconda Guerra Mondiale si allontana dalla Germania e sostiene gli Stati
Uniti.
Vi è però una contraddizione nello stile di governo di Vargas e quello degli Stati Uniti. Per questo viene
portato a lasciare il potere. Nel 1945 vengono indette delle elezioni che vedono salire al potere un militare,
Duarte. Vargas viene eletto senatore a vita, fino al 1950, quando viene richiamato al potere.
Nel 1950 il Brasile si trova in una crisi economica, dopo la crescita negli anni della guerra mondiale. Vargas
viene così richiamato al governo, nella speranza che potesse gestire questa crisi. Viene eletto Presidente,
con il 49%, sostenuto dal Partido Trabalhista Brasileiro e Partido Social Democratio.
Nel 1954 Vargas si suicida “Esco dalla vita per entrare nella storia”. Il motivo è, in primis, il fatto che debba
governare con una Costituzione; questo vuol dire avere dei paletti da rispettare, per via della divisione dei
poteri. Un secondo fattore è l’inflazione/stagnazione dell’economia. Infine, vi è l’apertura ai capitali
stranieri e l’apertura ai lavoratori rurali. Una parte dei ministri vorrebbe che la Petrobrás si aprisse agli Stati
Uniti, con anche una quota di maggioranza, al contrario di quanto volesse Vargas. Lo scontro è tale che
Vargas non vuole prendere una decisione in merito e decide di uscire di scena piuttosto che consegnare la
Petrobrás in mano a investitori stranieri.
1956 Kubitschek
Punta a risollevare il paese attraverso il settore siderurgico. Promette di realizzare, quello che il Brasile in 50
anni in soli 5 anni (Plan de metas). Punta molto sui trasporti, strade e auto, con l’apertura agli investimenti
stranieri per stimolare questo settore. Si passa ad una Industrializzazione sostituzione imprenditori.
Sposta la capitale da Rio de Janeiro a Brasilia, nel 1960
1961 Joao Goulart
Riprende il programma delle presidenze populiste, andando ad intervenire dove Vargas non era
intervenuto. Va a fare una riforma agraria basata su esportazioni. Estende i diritti dei lavoratori urbani a
quelli rurali.
La presidenza di Goulart termina con il rovesciamento da parte dei militari nel 1964, che rimarranno al
potere fino al 1985 (21 anni al potere). La legittimazione di questo rovesciamento è data dalla dottrina
Mann.
Dottrina Mann: per cui gli Stati Uniti dichiarano di non permettere l’instaurazione di un governo comunista
nell’emisfero occidentale

Argentina
25 maggio 1810: moti per l’indipendenza
9 luglio 1816: proclamazione dell’indipendenza delle Provincias Unidas del Rio de la Plata (13 provincie)
Vi sono delle tensioni, per cui il potere centrale vuole sostituirsi all’impero coloniale (centralisti), mentre
dall’altra parte vi sono i federalisti che vogliono un modello simile a quello degli Stati Uniti. Vi sono periodi
di guerre civili, che si concluse nel 1853, anno in cui si approva una Costituzione. La Costituzione del
1853/1860 crea uno Stato federalista misto, con 3 provincie-Stati membri.
Nella seconda metà del 800 l’Argentina si sviluppa. Attraverso il modello primario esportatore, basato sulla
produzione della carne e del grano. Lo sviluppo è finanziato dai capitali europei, soprattutto inglesi.
Vi è un intreccio fra le oligarchie e i paesi stranieri. Il Governo è forte, guidato dal Partido Autonomista
Nacional.
Sarmiento (1868-74)
Presidente importante per l’argentina, perché è colui che sviluppa tutto il sistema d’istruzione del paese. È
affascinato dal modello statunitense, e quindi ritiene che l’Argentina dovrebbe somigliare al modello
statunitense. Contatta dei docenti statunitensi che vanno a preparare i docenti argentini. A differenza di
Martì, per Sarmineto bisogna imitare la cultura degli Stati Uniti. È anche uno di quelli che stimola un
processo migratorio della popolazione europea verso l’Argentina, per fornire manodopera nella
realizzazione dello sviluppo del paese.
Teorizza il progetto di espropriazioni delle terre agli indigeni, in quanto questi non avrebbero consentito
uno sviluppo dell’Argentina come gli Stati Uniti.
Fine 800 – inizio 900
Nascita, in maniera pacifica, delle masse. Con Union Civica Radical, nasce nel 1890. Viene introdotto il
suffragio universale nel 1912. I radicali entrano nel congresso.
Yrigoyen diventa il primo Presidente del partito radicale. Nel 1930 viene però rovesciato da un golpe; da
questo anno, fino al 1983, inizia la presenza e/o l’influenza dei militari al potere.
Dal 1932 al 1942 vi sono i governi della Concordancia, che sono un equilibrio fra i conservatori e i militari.

Juan Domingo Peron


Si distingue fra tutti i militari, la figura di Peron. Si impone sulla scena politica argentina ed è l’espressione
massima di Presidente populista dell’America latina.
Peron ebbe sempre una legittimazione popolare, con consensi popolari.
Come militare:
- 1943: golpe GOU – Grupo de Oficiales Unidos (Tenentes Brasile)
- 1944: entra nel governo Farrell, a capo del Departamento Nacional del Trabajo poi Secretaria del
Trabajo y Prevision, diventa poi Ministro de la Guerra; Vicepresidente di Farrell e membro del
Consejo Nacional Posguerra (1945)
- 1945: 9 ottobre viene estromesso dal governo. 17 ottobre manifestazione Descamisados
Peron si rende conto che come successo sia per Brasile che per Messico, in Argentina non era presente il
Welfare State. Quindi già mentre era all’interno del governo Farrell, fece delle misure per le classi più
disagiate. Cosi creò il Welfare State argentino. Da un lato intercetta i consensi per essere eletti, dall’altro
entra in contatto con la classe degli imprenditori. Si trova quindi in mezzo fra lavoratori e datori di lavoro.
La sua candidatura è sostenuta dal Partido Laborista, fondato nel 1945 dai sindacati. Si trova a fronteggiare
Tamborini dell’Union Democratica. Ma lo scontro non era fra loro due ma tra Peron e Branden. Il suo piano
era quello che di distaccarsi dagli Stati Uniti e quindi di creare un’indipendenza dell’Argentina.
Viene eletto nel 1946, con il 53%. Nel 1951, con il 64%. Nel 1973, con il 62%. Questa è una grande
differenza con Vargas, che non fu mai eletto, ma anche con Lazaro Cardenas, che rimase al potere per
meno tempo.
I tre principi su cui fonda il suo governo sono: La giustizia sociale, giustizialismo. La sovranità politica ed
economica, con un processo di nazionalizzazione delle attività e dei servizi che erano gestiti da
multinazionali straniere. Punta riappropriarsi delle risorse naturali argentine. Propone la terza posizione
distante dai due imperialismi.
Vengono create diverse istituzioni:
- Esecutivo: formato da Peron e i suoi ministri
- Legislativo: viene fondata la Camera dei Deputati a maggioranza, mentre il Senato è in mano ai
peronisti
- Corte Suprema di Giustizia e apparato giudiziario: vengono rinnovati i giudici
- Interventi nelle Provincie
Prima parte di governo:
- 1946: fonda il Partido Peronista
- 1947: viene concesso il voto alle donne, elemento che lo favorirà nel 1973
- 1948: viene fondata la fondazione Eva Peron (moglie di Peron), con cui vengono distribuiti i sussidi
e gestiti tutti i sistemi di assistenza. (ruba il posto alla Chiesa che sosterrà la sua caduta)
- 1949: riforma Costituzionale: vengono introdotti i diritti sociali, i diritti dei lavoratori. Inserisce
anche la possibilità di rielezione del Presidente e l’elezione diretta
- 1949: viene fondato il Partido Peronista Femenino
- Il sindacato CGT - Connfederacion General del Trabajo (fondato nel 1930), diventa l’unico sindacato
fedele al peronismo.
- Vi è un aumento dell’impiego della PA, ma aumento della spesa dal 36% al 47%
La fine di Peron
Nel 1951 viene rieletto, in una fase positiva per l’Argentina. Un aumento del PIL dell’8% e questo porta ad
un aumento dei consumi.
Nel 1952 inizia la crisi. Eva Peron è malata e il 26 luglio muore.
Vi è una crisi del modello economico argentino, questo porta ad abbandonare il nazionalismo e a riaprirsi
agli investimenti stranieri. Questo causa una perdita di consenso: i militari si sentono estromessi; la Chiesa
sostiene la fine del peronismo perché tutto il sistema creato diminuisce i fondi destinati alla Chiesa, oltre ad
aver legalizzato la prostituzione e il divorzio; il ceto medio-alto è tagliato fuori dal governo e le misure
vanno ad intaccare queste classi sociali. Si crea un’alleanza per rovesciare Peron.
Nel 1955 vi è la Revolucion Libertadora con Lonardi, che pone fine all’esperienza peronista. È un evento
epocale per l’Argentina, perché tutti i successi governi hanno l’obiettivo di eliminare il peronismo in ogni
sua forma. Il primo Presidente è Aramburu.
Nel 1957 viene abrogata la Riforma Costituzionale. Nello stesso anno nasce la Juventud Peronista. Nel 1964
viene creato il Partido Justicialista, ovvero un peronismo senza Peron. Peron dall’esilio spagnolo influenza la
vita politica. Nel 1968 si vede la nascita dei Montoneros che sono il braccio armato del peronismo, questi
sequestrano Aramburu, chiedendo in riscatto il corpo di Evita Peron, e sequestrano un dirigente della FIAT.
Nel 1973 viene eletto Campora, sulla scia del suo progetto politico Peron torna in Argentina. Peron fatica
però a realizzare il sogno di riportare la società all’unione senza divisioni. Il 1° luglio 1974 Peron, malato,
muore. Al potere sale la sua terza moglie, Isabelita.
La differenza con il Brasile di Vargas, è che Peron non aveva progetti di realizzare una società populista. Ma
per cercare di risolvere la situazione della conflittualità all’interno del potere.

Junta Militar 1976-1983


Il 24 marzo 1976 inizia il periodo più buio della storia dell’Argentina con la Junta militar che sale al potere
con un colpo di Stato. Militari che rimarranno al potere sino al 1983.
Nel 1981 le ricette sia di repressione del nemico interno sia economiche non funzionano. Non si riesce a
risanare l’economia nonostante gli interessi stranieri, anche per via del grande debito accumulato.
Disoccupazione al 40%, il PIL che diminuisce del 12% e delle evidenti violazioni dei diritti umani. Viene
deciso di aprirsi alle elezioni e dare degli incarichi a ministri civili tranne per quanto riguarda il Ministero
dell’interno e della difesa, l’opposizione è guidata dalla Multipartidaria (insieme dei partiti superstiti)
Nel 1982 vi è la guerra delle Falkland/Malvinas, isola dell’atlantico che dal 1893 è inglese. La Junta decide di
rivendicare quel territorio con il motto “Las Malvinas son argentinas”, per recuperare popolarità e coesione
politica. La decisione di occupare l’isola causa la violenta risposta della Gran Bretagna, che pone fine alla
guerra in solo 74gg. La guerra segna di fatto la fine della Junta Militar, in quanto vennero a galla tutte le
violazioni dei diritti umani e il caos economico che aveva causato il regime.
Vengono così indette le elezioni nel 1983, che sanciscono la prima sconfitta dei peronisti e la fine del regime
militare. Anche se viene fatta la legge di auto amnistia in cui i militari non vengono condannati, inoltre
viene dichiarato che non vi sono desaparecidos ma solo morti. La vittoria delle elezioni va al radicale
Alfonsin.

Raul Alfonsìn
Con la presidenza di Alfonsin si decide di aprire delle indagini con la Condep (Comision Nacional sobre la
Desaparicion de Personas). Viene chiesta verità e giustizia. Per farlo viene abrogata la legge di auto amnistia
e viene elaborata la teoria dei 2 demoni, da un lato i guerriglieri terroristi e dall’altro la Junta militar. Per
quanto riguarda la giustizia vengono creati 3 livelli di responsabilità dei militari:
1. Vertici
2. La parte centrale
3. Gli esecutori
1985 juicio del siglo
Processo che vede processare i vertici della Junta militar. Poi avviene il processo per gli altri livelli. Nasce
però una resistenza delle forze armate, cosi Alfonsin decide di emanare:
- 1986 Ley de Punto Final: i famigliari o i desaparecidos hanno 60 giorni di tempo per presentare i
documenti validi per ottenere il risarcimento.
- 1987 Ley de Obediencia debida: in pratica una sorta di amnistia, in quanto le grandi richieste di
risarcimento nonostante la legge del 1986 hanno portato a tensioni delle forze armate.
La Corte Suprema, nonostante le proteste di piazza, dice che la Ley de Obediencia debida è necessaria per
garantire la democrazia.
Vi è poi una crisi economica con il Plan Austral. Questo porta ad una crisi di legittimità con le dimissioni
anticipate di Alfonsìn, le elezioni vengono vinte da Menem.

Menem (1989-1999)
La vittoria di Menem segna il ritorno al potere del Partito peronista.
Sul piano della giustizia vengono applicati gli indulti ai militari già condannati. Nascono gruppi di famigliari
dei desaparecidos che vogliono sapere la verità, questi gruppi sono:
- Madres de Plaza de Mayo: questo gruppo non ha mai accettato il dialogo con le istituzioni.
- Madres de Plaza de Mayo Linea Fundadora: questo gruppo ha seguito l’andamento delle istituzioni
ed ha accettato il dialogo.
- Abuelas de Plaza de Mayo (neonati): queste sono le nonne di bambini sottratte alle madri. Con il
progetto di eliminare i potenziali oppositore, allevando i figli di questi con i valori della Junta. Molti
bambini vengono dati in adozione a dei militari, oppure a famiglie che a volte non sapevano della
provenienza dei bambini.
A questo si aggiunge il gruppo dei HIJOS, un gruppo di giovani che rimane con le famiglie naturali. Questi
non accettano la convivenza torturato-torturatore. Praticano l’escraches.
Nel 1994 vi è l’introduzione dello status di desaparecido e il risarcimento per le vittime. Viene ammessa la
pratica dei voli della morte. Nella città de La Plata vi sono i Juicios por la Verdad, ovvero dei racconti della
storia dei desaparecidos. Vi sono poi i processi che vengono effettuati all’estero.
Dal punto di vista politico Menem rimane in carica per due mandati. Ha governato con decreti di necessità
e urgenza, quindi di fatto scavalcando il Parlamento. Per placare le proteste nelle caserme diede l’amnistia
a coloro i quali erano stati imprigionati per violazione dei diritti umani. Si assicurò il controllo del potere
giudiziario, cambiando la Corte Suprema. Inoltre, nel 1994 fece una riforma costituzionale in cui introduce
la rielezione, cosi da garantirsi un secondo mandato.
In ambito economico e sociale vengono applicate le ricette neoliberiste, vieni cosi abbandonata la
tradizione peronista di intervento statale. Viene ancorato il peso al dollaro, 1 peso/ 1 $, questo genera una
sensazione di benessere. Questo però porta l’industria ad essere poco competitiva, soprattutto dopo la
svalutazione del real brasiliano. Alla fine degli anni ‘90 il debito pubblico è enorme.
Default 2001-2003
Per via delle scelte economiche della Presidenza Menem, l’Argentina si trova con un enorme debito
pubblico. Questo riduce la capacità di ripagare i debiti esteri e porta la fuga delle banche e delle imprese.
Da questa situazione si genera un enorme crisi.
Crisi istituzionale:
- De la Rùa vince le elezioni, viene deciso di bloccare i conti corrente (corralito) e viene proclamato lo
stato d’assedio. Questo porta la gente a scendere in piazza.
- Nel 2001 vi sono 5 presidenti in pochi giorni. Nel 2002 arriva al potere Duhalde, peronista.
Crisi economica:
- Viene dichiarato il default, il peso viene svalutato del 300%. Il PIL diminuisce del 14% e la
disoccupazione è al 25%.
- Vengono creati dei mercati basati sul baratto (Treque). Vengono poi recuperate delle fabbriche e
queste vengono gestite dagli stessi operai, lavorando anche gratis. Vi sono poi i cartoneros, ovvero
coloro i quali raccolgono i rifiuti della popolazione, per poi rivenderli.
Kirchnerismo (2003 - 2015)
Dalla profonda crisi politica, nel 2003 ci sono le elezioni che portano al potere Néstor Kirchner. Queste
elezioni sono particolari in quanto vi sono vari membri del partito peronista. I due che arrivano al
ballottaggio arrivano Menem (24%) e Néstor Kirchner (22%), i sondaggi però indicano come tutti gli
argentini si stiano organizzando per non votare più Menem, quindi Kirchner viene dato per favorito.
Menem decide di ritirarsi così Kirchner diventa Presidente con il 22% dei voti, questo sottolinea la profonda
crisi di legittimità delle istituzioni argentine.
Néstor Kirchner rimane in carica per un mandato fino al 2007. Dal 2007-2011 al 2011-2015 diventa
Presidente la moglie di Kirchner, Cristina Fernàndez de Kirchner. Durante il primo mandato riprende il
programma del marito, mentre durante il secondo mandato si sviluppa il cristinismo ovvero un governo a
maggior impronta populista.
Memoria
Quando Kirchner assume il mandato, vi sono una serie di misure che propone nell’ottica nella memoria e
nella giustizia dei desaparecidos. Le più importanti sono:
- 2003: nel discorso di insediamento si dichiara parte della generazione decimata. Mentre all’ONU
dice “siamo tutti figli delle Madres e delle Abuelas”.
- 24 marzo 2004: rimuove i ritratti di Videla e di Bignone. Sottolinea il ruolo importante che
ricoprono le forze armate.
- 2006: viene pubblicata una nuova edizione del prologo del Nunca màs, rifiutando l’idea del
terrorismo di Stato.
- 2007: cede l’ESMA, una scuola militare che viene trasformata in un museo. È il primo Presidente
che chiede perdono per il silenzio ed inoltre inaugura il Parque de la Memoria BsAs.
Giustizia
Ha una forte sinergia con le associazioni impegnate nella difesa dei diritti umani e per la giustizia. Nel 2005
annulla le leggi di impunità (unico paese che le ha abrogate). Nel 2007 vengono riaperti i processi e le
indagini (Videla viene condannato nel 2010). Viene inoltre annullato il decreto che bloccava le estradizioni
per coloro i quali venivano condannati all’estero.
Economico sociale
Adotta il modello primario esportatore, basato sulla soia e sulla carne. Si crea un’industria legata a questo
processo di estrazione e esportazione, localmente rimane una piccola parte dei prodotti. Il principale
partner è la Cina per quello che riguarda la soia.
In questi anni l’Argentina vive un periodo di crescita del 7%/8%. Lo Stato può quindi introdurre un sistema
di sussidi alle famiglie e alle imprese. Viene abrogato, lentamente, il corralito e viene svalutato il peso per
permettere la competitività e il turismo. Kirchner si fa promotore della Unasur, Unione delle Nazioni
Sudamericane. Si fa inoltre promotore di investimenti per la ricerca e lo sfruttamento delle risorse naturali.
Ripaga il debito con il FMI, in una sola soluzione ripaga 9 miliardi e 800 milioni di dollari risparmiando sugli
interessi. Kirchner accusa il FMI di strozzare le economie dei paesi che chiedono un prestito. Il FMI chiude il
suo ufficio in Argentina e i tecnici del fondo vengono da cacciati dal paese.
Cristina Fernàndez de Kirchner
Néstor decide di lasciare il posto alla moglie, Cristina. Essa riesce nel 2007 a vincere le elezioni con il 45%
dei voti. Il progetto di continuità al potere dei coniugi si interrompe il 27 ottobre 2010 quando Néstor
Kirchner muore. Questo porta Cristina ad essere rieletta con il 55%, senza praticamente aver fatto
campagna elettorale. Nei primi anni del secondo mandato Cristina governa ricordando il marito.
Durante il secondo mandato iniziano ad emergere le ombre del modello:
- Crollo dei prezzi delle materie prime. Emerge la debolezza del tessuto industriale ed economico.
Questo in quanto mancano delle riforme che stimolano industrie diverse da quelle del modello
primario esportatore
- Cepo cambiario: si pone un limite per il quale ogni cittadino possa utilizzare il dollaro.
- Vengono introdotte barriere e tariffe doganali
Si procede poi alla nazionalizzazione della compagnia petrolifera Argentina (YPF – Yacimientos Petroliferos
Fiscales). La gestione delle risorse naturali era in mano alla Repsol, spagnola. Nel 2012 la compagnia viene
nazionalizzata, però nel 2013 viene approvato il piano “Chevron” che porta all’apertura di capitali stranieri.
Problema del giacimento di Vaca Muerta che si trova all’interno di un territorio che appartiene alla
popolazione indigena dei Mapuche.
Sotto Cristina si ha anche lo scandalo dei dati dell’inflazione che vengono truccati. Inoltre, non aver mai
tolto i sussidi, se non alla fascia più ambiente della società, porta da un lato un serbatoio di voti ma
dall’altro lato non viene stimolata l’occupazione. Quindi la spesa per i poveri strutturati, che sono il 27%, è
molto aumentata negli anni. Tutti questi problemi portano alla crisi del paese, con l’economia che rallenta.
Omicidio Nissman: trovato morto la mattina in cui sarebbe dovuto andare al congresso per portare i
risultati delle sue indagini, che mettevano in luce come le uccisioni delle comunità ebree fossero state fatte
da gruppi islamici vicini al Kirchnerismo.
Elezioni del 2015
Mauricio Macri vince le elezioni nel 2015 al ballottaggio con il 51%, contro il candidato kirchnerista Scioli.
Cristina non fa una grande campagna elettorale per il suo candidato, tranne per il ballottaggio in cui disse
“non perdete quello che avete conquistato grazie al Kirchnerismo”.
L’uscita di scena del kirchnerismo e in particolare di Cristina ne hanno ancora una volta marcato i tratti
populisti e personalisti: ad esempio, il disaccordo sul luogo e l’orario della cerimonia d’insediamento con la
ripicca della presidente di non parteciparvi.

Macri
Viene introdotta una nuova edizione del Nunca màs con il vecchio prologo “tal cual fue”. Viene ricevuto
Obama al Parque de la Memoria il 24 marzo 2016.
Macri aveva l’obiettivo di riportare l’Argentina nel mondo. Per farlo attua una serie di programmi:
- Vengono tolti i dazi doganali
- Vengono ridotte le tasse sulle esportazioni
- Abolisce il cepo cambiario
- Fa tagli alla spesa pubblica e ai sussidi, che hanno generato delle proteste
- Apre agli investimenti stranieri
- Viaggi all’estero
La riforma dei tagli ai sussidi, il tarifazo, è forse tra le misure più impopolari del governo Macri. Questo in
quanto oltre a scatenare violente proteste in tutto il paese, sono state anche dichiarate incostituzionali
dalla corte suprema, obbligando il governo a rivedere le proprie strategie.
Macri dichiara di aver sbagliato le previsioni, ed ha chiesto un nuovo prestito di 57.000 milioni $ al FMI. Lo
stimolo della crescita viene fatto con gli investimenti e non con i consumi. Inoltre, ha reintrodotto le tasse
sulle esportazioni. L’Argentina di Macri ha un PIL in calo del 3%, un’inflazione al 57% e la disoccupazione al
10%.
Nell’ottobre 2019 le elezioni vengono vinte da Alberto Fernández sostenuto da Cristina Fernandez da
Kirchner. E quindi questo è un ritorno al potere del peronismo/kirchnerismo.
Bolivia
La Bolivia, insieme al Perù, è uno dei paesi con una maggioranza della popolazione di origine indigena.
La Bolivia nel periodo precedente alla sua indipendenza ha vissuto vari passaggi in diversi vicereami
spagnoli. Dal 1542 fa parte del vicereame del Perù, passa poi nel 1776 sotto il vicereame del Rio de la Plata
per poi tornare di nuovo del Perù nel 1810. Nel 1825 vi è la dichiarazione d’indipendenza e nel 1826 la
Costituzione che sancisce la Bolivia come Repubblica.
Guerre di confini per le risorse naturali
Guerra del pacifico (1879-1883): guerra scoppiata per il controllo sui ricchi giacimenti di salnitro del
deserto di Atacama (in cui poi si trovarono anche rame e argento), in cui il Cile dimostrò la sua maggior
forza militare e la sua solidarietà statale, sconfiggendo Perù e Bolivia ampliando il suo territorio. La Bolivia a
seguito della sconfitta in questa guerra perse il suo sbocco sul mare, che ancora oggi rivendica (mar par la
Bolivia).
Guerra dell’Acre (1903-1904): zona a confine con il Brasile, utilizzata in quanto presentava alberi di caucciù.
Nella guerra per riuscire a controllare questa terra la Bolivia perde il suo pezzo a nord che passa al Brasile.
Guerra del Chaco (1932-1935): guerra combattuta negli anni ’30 tra Bolivia e Paraguay, in quanto essi
erano gli unici paesi a non aver uno sbocco sul mare. La Bolivia, dopo il fallimento dei negoziati per avere lo
sbocco sul Pacifico, voleva aprirsi verso l’Atlantico attraverso le linee fluviali del Paraguay. Dal canto suo il
Paraguay difende quella terra per darla a coltivare ai propri contadini. La guerra fu chiusa dall’armistizio
firmato a Buenos Aires, nel 1935, nel quale viene riconosciuta la sovranità del Paraguay sul territorio
mentre la Bolivia ha una nuova sconfitta che porterà a delle crisi future.
Governi populisti
Nel 1952 la Bolivia vive un periodo di presidenze populiste. In cui si punta al nazionalismo e alla riforma
agraria, che è molto sentita come in Messico. Vi è poi l’alfabetizzazione e l’introduzione al suffragio
universale. Victor Paz Estenssoro (1952-1956) e Hernan Siles Suazo (1956-1960) sono i due presidenti che
adotteranno riforme progressiste.
Svolta autoritaria
Dal 1964 vi è poi la svolta autoritaria, che rimane fino al 1982. Vi sono i governi militari. Soprattutto quelli di
Hugo Banzer (1971-1978) e Luis Garcia Meza (1980-1981). I governi militari sono rafforzati grazia alla
cattura e all’uccisione di Che Guevara nel 1967. Questi governi si allineano agli Stati Uniti e vengono ripagati
con gli investimenti stranieri. La Bolivia partecipa all’alleanza del Plan Condor.
Nel 1982 vi è il ritorno alla democrazia, con Hernan Siles Suazo e Victor Paz Estenssoro che tornano al
potere.
Crisi dei governi
1999 guerra dell’acqua: a seguito di un progetto di privatizzazione dell’acqua a Cochabamba. I contadini si
trovano in condizioni di scegliere se coltivare il campo oppure usare l’acqua per uso domestico. Questo
progetto di Hugo Banzer, genera una protesta da parte dei contadini, che viene repressa duramente. Ma le
proteste continuano e tutta la popolazione boliviana partecipa a queste proteste, questo porta alla
rimozione del progetto di privatizzazione.
2002 guerra alla coca: Vi è uno scontro a Chapare, dove i cocaleros manifestano contro le politiche
adottate dallo Stato in contrasto alla droga.
2003 guerra del gas: si prevedeva la costruzione di un gasdotto, nella zona di Cochabamba. Questo avrebbe
dovuto passare per la Bolivia, ma senza lasciare risorse nel paese, che invece sarebbero state in mano agli
Stati Uniti. Questo progetto crea una serie di proteste che portano alla rimozione del progetto ed alle
dimissioni del Presidente.

Evo Morales
Nel 2005 Evo Morales vince le elezioni e diventa Presidente della Bolivia. È il primo presidente indigeno
della storia del paese ed è in oltre il leader dei cocaleros, questo segna molto la sua presidenza. Fa parte del
Movimiento al Socialismo (MAS) ed infatti aderisce al socialismo di Chávez.
È in carica da tre mandati:
- 2006 eletto con il 54%
- 2009 eletto con il 64%, dopo la riforma Costituzionale che prevede la possibilità di candidarsi per
una sola volta in maniera continua
- 2014 eletto con il 61%
Per aggirare il divieto della Costituzione di ricandidarsi, nel febbraio 2016 indice un referendum per un
ulteriore elezione. Questa sarà la prima sconfitta per Morales, in quanto vincono i no con il 52%. Nel
novembre 2017 però, il Tribunal Constitucional ammette la possibilità di una quarta candidatura per “non
violare il diritto di voto passivo”. La sua candidatura viene accetta e si presenta così alle elezioni del 20
ottobre 2019. Vince poi le elezioni del 2019, al primo turno, con probabili brogli.
Luci ed ombre della sua presidenza
Evo Morales è importante per i popoli indigeni. Basti pensare che alla cerimonia di investitura ufficiale ha
affiancato anche una cerimonia indigena in onore della Pachamama e degli Apu (spirti della montagna).
Inoltre, la presidenza ha visto molti risultati importanti:
- Sul piano economico: Morales si dimostrò fortemente critico del neoliberismo e si fece promotore
di una ridefinizione su base etnica della struttura istituzionale, adoperandosi per trasformare
l'ingiusta società boliviana, per nazionalizzare le risorse naturali, anche se il 18% rimane dei partner
stranieri, e per instaurare uno Stato multiculturale con base su "nazioni e popoli indigeni", sancito
poi dalla Costituzione del 2009.
- Sul piano politico: al centro del suo programma spiccava il progetto di instaurare una democrazia
popolare partecipativa che trovò però la ferma opposizione delle élite e delle regioni più ricche, che
si spinsero alla rivendicazione di ampie autonomie, soprattutto in materia fiscale ed energetica,
alterando il quadro politico e polarizzando la società.
La presidenza di Morales non è stata però esente da alcune ombre. Vi sono stati infatti degli scandali di
corruzione, come alcuni appalti pilotati verso alcune società cinesi. Morales ha poi avuto problemi per un
figlio illegittimo oltre che per via dell’esito del referendum sulla sua ricandidatura.

Masticacion Hoja de Coca – Akullico


La Bolivia oggi è il terzo paese al mondo per coltivazione di coca, ed è anche sede di un grosso traffico di
cocaina.
La pianta di Coca è coltivata nella zona Ovest della Bolivia, nel territorio attorno a La Paz. Negli anni 80’ si è
sviluppata la coltivazione nella zona Est, Cochabamba, questo per vari motivi:
1. la Bolivia applica delle diverse scelte di sfruttamento minerario che portano ad un aumento dei
minatori disoccupati, da questo fattore vi è un flusso di ex minatori che si spostano in queste zone e
iniziano la coltivazione.
2. nella zona Est vi è un minore controllo dello Stato un territorio da poter sfruttare per la produzione
della cocaina, in quanto la legge prevede che le foglie di coca possano essere portati soli in due
zone: il mercato di La Paz e il mercato di Sacraba, e questo lascia cosi scoperta tutta la zona di
Cochabamba.
Le stime delle foglie di coca per il 2018 prevedono 23.100 ettari coltivati, fra Yungas de La Paz e il Tropico di
Cochabamba.
La politica antidroga tra gli anni ’60 e il 2006
La Bolivia si allinea agli Stati Uniti nella lotta alla droga, andando a eliminare la produzione della coca. Nel
1961 viene elaborato un primo documento, la Convencion Unica Estupefacientes de Naciones Unidas, in cui
vi è un impegno da parte degli stati a sradicare le piante di coca all’interno del loro territorio ed inoltre
l’eliminazione, in circa 25 anni, della pratica della masticazione della foglia di coca.
La Bolivia avvia una serie di piani per rispettare il documento firmato, questo impegno è molto apprezzato
dagli Stati Uniti. Vi è l’intervento dei militari per sradicare le piante, inoltre gli Stati Uniti forniscono un aiuto
strategico, finanziario e logistico (Declaracion de Cartagena de 1990). Questi piani portano a delle ricadute
in quanto sradicare le piante di coca poi porta a dover sostituire questo prodotto. La sostituzione delle
coltivazioni genera un problema di tempo, in quanto nel tempo che serve alle nuove piante per fare frutti i
contadini non hanno nulla.
Nel 1988 viene approvata una legge (Ley de Regimen de Coca y Sustancias Controladas) che prevede:
- 12000 ettari come massimo coltivabile a piante di coca
- 3 aree in cui poter coltivare le piante, solo però all’interno della zona tradizionale (Las Yungas de La
Paz). Mentre prevede lo sradicamento di tutte le piante illecite.
Morales Presidente (2006)
La Bolivia presenta 27500 ettari di coltivazioni a piante di coca, che era in contrasto sia con la Ley si con la
Convencion Unica. Per questo motivo introduce la Diplomacia de la coca, che si basa su “Coca si, cocaina
no”. Viene modificato l’art. 49 della Convenzione Unica sugli stupefacenti, per cui la Bolivia è l’unico paese
in cui si può praticare l’Akulliko. Nella Costituzione del 2009 introduce un articolo (art.384), in cui viene
indicato che la coca è un patrimonio culturale e che al suo stato naturale non è uno stupefacente.
Nel 2017 vengono introdotte due leggi importanti:
- Ley General de la Coca, marzo 2017, stabilisce le zone autorizzate alla coltivazione della coca (La
Paz e il Tropico de Cochbamba). Riconosce gli usi specifici e il valore culturale della masticazione
delle foglie di coca, ed inoltre lo sfruttamento industriale e la diffusione internazionale dei prodotti
generati dalla coca.
- Ley de Lucha Contra el Trafico Ilicito de Sutancias Controlada, legata al controllo del narcotraffico.
Questa legge introduce vari aspetti di controllo che non erano presenti nella lotta alla droga
boliviana. Le pene poi vengono suddivise in base al reato e si inizia a parlare di prevenzione e di
cura all’uso delle sostanze.

Tipnis (Territorio indigena y Parque Nacional Isiboro-Secure)


Il Tipnis, è un parco nazionale e riserva indigena di 12363 km 2 che si trova nel centro della Bolivia, ed è stato
creato nel 1965. Nel 1965 è stato creato come parco naturale, senza aver ricevuto finanziamenti, senza un
piano e senza il consenso delle comunità indigene. Questo perché in quel periodo non vi era un contatto
con le popolazioni indigene. Viene definito infatti Parco di carta.
All’interno del parco sono stati scoperti: risorse naturali, possibilità estrattive ed inoltre la possibilità di
coltivazioni delle piante di coca. Questo gli ha fatto guadagnare interesse nei confronti delle multinazionali.
Nel parco vi sono inoltre presenti diverse comunità indigene:
- Nel nord est vi sono 63 comunità di diverse etnie. Queste comunità sono amministrate da due
diverse autorità
- Nel sud vi sono 2 comunità e due etnie diverse.
Nel 2010 viene progettata una strada di 360km di cui 30km dovrebbero tagliare in due il parco. La strada
però andrebbe a favorire solo le comunità che vivono nella parte sud del parco, lasciando isolate le
comunità più popolose del nord est. Inoltre, la strada porterebbe anche un danneggiamento ambientale.
Inoltre, la parte di sud è una zona di coltivazioni delle piante di coca, che porterebbe a favorire il
commercio sia legale sia illegale.
Nel 2008 il progetto viene assegnato ad una multinazionale brasiliana. A seguito di ciò nel 2011, avviene
una marcia di protesta fino a La Paz. Questo porta all’introduzione della Ley 180 in cui si definisce
intangibile il Tipnis. Nel 2017 però viene firmata una la Ley 969 che toglie l’intangibilità e porta
all’autorizzazione alla costruzione della strada. Inoltre, viene permesso lo sfruttamento delle risorse
naturali da parte degli investitori stranieri.
La situazione in questo momento è bloccata in quanto Morales si è candidato alle lezioni è quindi durante
la campagna elettorale i lavori non sono proseguiti per non perdere i voti delle popolazioni indigene
contrarie al progetto.

Ecuador
L’Ecuador vive un periodo a guida populista, tra il 1933 e il 1972, con Jose Maria Velasco Ibarra.
Dal 1972 vi sono i governi militari, che sono però riformisti ovvero militari più populisti. Il presidente è
Guillermo Rodriguez Lara (1972-1976), che avvia la Revolucion nacionalista, ovvero nazionalizzazioni e
restituzione della terra. Questo governo non piace ai militari, che nel 1976 prendono il potere. Vi è il
Consejo Supremo de Gobierno (76-79), che genera nel 1979 una transizione alla democrazia con l’elezione
di Jaime Roldos. In questo periodo viene aperto il paese agli investimenti nel settore petrolifero, questo per
porta ad un aumento del debito.
Crisi politica ed economica (anni 80-90)
Nel corso delle dittature erano stati ottenuti prestiti, dai paesi stranieri. Negli anni 70 vi è una revisione del
debito e anche la crisi del greggio, questo porta a delle crisi economiche. Vi è poi un forte avvicendamento
politico, 7 Presidente tra il 1996-2005, per via delle protesse scaturite dalla crisi.
L’Ecuador presenta due interlocutori fondamentali:
- CONAIE, Confederacion de nacionalidades indigenas dell’Ecuador (1986), rappresenta gli indigeni e
tutti la popolazione povera. Ha una grande forza in Ecuador.
- Pachakutik Movimiento de Unidad Plurinacional Pachakutik (1995), nel ’96 entra nel congresso con
15 seggi.
Negli anni questi due movimenti rivendicano un’istruzione bilingue, ovvero garantire che si possa parlare e
trasmettere la propria lingua, questo è importante per gli indigeni. Questo rientra nei diritti culturali dei
popoli indigeni. A livello generale poi vi sono le rivendicazioni che riguardano: la riforma agraria, la lotta
contro l’austerità delle ricette neoliberali e la riforma economica per uscire dal problema del debito.
1996 – 2005 7 Presidenti della Nazione
- 96-98 Bucaram: Paquetazo, all’interno del quale vi è il blocco dei salari minimi. Rimosso
dall’Asamblea Nacional
- 98-2000 Mahuad: dollarizzazione dell’economia. Per rimuovere il presidente vi è un’alleanza fra i
Ponchos e gli elmetti, i ranghi più bassi delle forze armate
- 02-05 Gutierrez: riesce ad accogliere nel governo esponenti del CONAIE e del Pachakutik. Mette in
pratica però le solite ricette e alla fine viene rimosso

Rafael Correa
Correa, volto nuovo della politica, diventa ministro dell’economia nel 2005 del governo di Alfredo Palacio
(2005-2007). Minaccia le dimissioni da ministero nel caso in cui fosse stato pagato il debito al FMI in quanto
immorale e ingiusto.
Fa parte di quelle presidenze radicali e progressiste che hanno caratterizzato l’America latina. Crea il partito
Alianza pais – Patir Altiva y Soberana. Propone la Revolucion Ciudadana basata su: sovranità politica,
integrazione regionale ed aiuti economici ai più poveri.
Correa vince le elezioni e si allinea alla sinistra radicale di Chávez e Morales. Quindi discorsi antiimperialisti,
contro gli Stati Uniti, e più decisi nelle loro scelte. Nel 2007 elabora una Costituzione in cui si rafforzano i
poteri dell’esecutivo, con la garanzia della rielezione della carica del Presidente, e si riconoscono i diritti dei
popoli indigeni.
Negli anni della presidenza di Correa, l’Ecuador cresce con ritmo elevato, grazie al petrolio. Il PIL cresce in
media de 5-6%, la povertà scende e si hanno livelli bassi di disoccupazione (7%) e di inflazione (3-4%).
Sfruttamento delle materie prime volto all’esportazione, così che lo stato abbia un ritorno in termini
economici per realizzare le politiche di redistribuzione. Crea i sussidi alle persone più disagiate, Bono de
desarrollo humano. Vi è però una scarsa tutela dell’ambiente in nome dello sfruttamento del petrolio. Vi
sono poi i tratti autoritari con il controllo della stampa e la censura, anche in maniera violenta.
Correa sale al potere nel 2006 vincendo il ballottaggio con il 56% dei voti. Nel 2009 e nel 2013 invece vince
le elezioni al primo turno con rispettivamente 51% e 57% dei voti. Nel 2017 decide di non ricandidarsi
personalmente, ma sostiene Lenin Moreno che vincerà al ballottaggio con il 52% dei voti.

Lenin Voltaire Moreno


Presidente dal maggio 2017. Promette, inizialmente, una continuità con il progetto della Revolucion
Ciudadana, ma in realtà revisiona queste posizioni. Fa un referendum con 7 quesiti sui punti più critici del
programma di Correa.
Quesiti referendum:
1. Interdizione dalla vita politica per chi è stato condannato per la corruzione
2. Abrogazione della rielezione illimitata del Presidente
3. Riorganizzazione del Consejo de Participacion Ciudadana, organo che aiutava le decisioni del potere
esecutivo composto da soli membri del partito di Correa
4. Abolizione della prescrizione per i reati sessuali contro i minori
5. Tutela del parco naturale Yasuni
6. Divieto di alcune attività estrattive/minerarie
7. Abrogazione delle misure di speculazioni immobiliari
Crisi ottobre 2019
Data dalla situazione economica dell’Ecuador, che è peggiorata negli ultimi anni. In quanto quello che viene
esportato non basta più per regge i sistemi di aiuto presenti. Moreno ha fatto un insieme di misure,
Paquetazo, per aggiustare i fondi dello stato. Questo in quanto è in trattativa con il FMI per rivedere il suo
debito. Le rivolte di piazza sono state causate dal taglio dei sussidi per la benzina, con una liberalizzazione
del prezzo che viene lasciato fluttuare.
A scendere in piazza sono i membri del CONAIE al quale si aggiungono gli autotrasportatori e tutte le frange
della popolazione. Moreno ha stabilito lo Stato d’assedio, trasferendosi a guayaquil, per evitare di essere
rovesciato. La fine della crisi si è vista con la reintroduzione dei sussidi per la benzina.

Perù
In Perù abbiamo un militare riformista, Juan Velasco Alvarado (1968-1975). Introduce un riformismo
militare basato su personale tecnico, apolitico ed in parte autoritario. Introduce la Plan Inca, ovvero una
riforma agraria sia ai singoli sia alle comunità indigene, oltre alla nazionalizzazione. Riprende l’indipendenza
e sovranità politica della terza via, rispetto a Capitalismo e socialismo.
Nel 1975 viene rovesciato dall’opposizione conservatrice, malcontento per le difficoltà del progetto. Nel
1980 vi è Belaunde Terry, presidente eletto.
Elezioni 2016 e scandalo 2017/18
Nelle elezioni del 2016 Pero Kuczynski ha ottenuto la vittoria contro Keiko Fujimori, figlia di Alberto
Fujimori. Alberto Fujimori è stato Presidente del Perù dal 1990 al 2000, dal 1992 con pieni poteri. A seguito
di uno scandalo, nel 2000 è scappato in Giappone. Nel 2005 è stato arrestato in Cile e estradato in Perù
dove è stato incarcerato per violazione di diritti umani.
La vittoria di Kuczynski è dovuta soprattutto al voto di protesta e quindi stato chiamato a una serie di
riforme per rimettere in carreggiata il paese, dopo il decennio Fujimori e le presidenze corrotte che si sono
susseguite negli anni. Il 21 marzo 2018 però Kuczynski si è dimesso per via delle accuse di corruzione,
basate sull’aver ricevuto favori dall’azienda brasiliana Odebrecht (famosa per gli scandali di corruzione in
tutto il Sud America). Le sue dimissioni sono avvenute pochi mesi dopo aver evitato la destituzione da parte
del parlamento, questa evitate anche grazie all’aver concesso la grazia ad Alberto Fujimori.

Cile
Governo della Democrazia Cristiana

Presidenza di Eduardo Frei (64-70), progetto della Rivoluzione nella libertà. Che si basa: sulla riforma agraria
e l’esproprio con indennizzo. Inoltre, adotta un piano per il cilenizzare l’industria del rame e programmi che
riguardano: l’istruzione, la sanità e il reddito.

Salvador Allende
Nel 1970 diventa presidente del Cile ed instaura il Governo di Uninad Popular (coalizione di vari partiti di
sinistra). Allende è stato fondatore del Partito Socialista, deputato, ministro della sanità, Senatore e
candidato alle presidenziali, ne 1958 e nel 1964. Viene eletto con una percentuale molto bassa, il 36,2% e
quindi la sua nomina deve essere confermata dal Congresso. Il Congresso lo obbliga a giurare sulla
Costituzione e sullo Statuto di Garanzie Costituzionali, in quanto si temeva una svolta verso uno Stato
socialista.

Il suo governo rappresenta un caso unico nel panorama mondiale, questo perché:

1. Primo governo marxista arrivato al potere per via elettorale


2. Il Cile era un esempio di solida democrazia, quindi l’avvento di un partito comunista al potere in
modo regolare appariva come un terremoto
3. Il suo successo in un paese democratico ne faceva una crisi nella guerra fredda

Il programma di Allende si basa:

- Aumento dei salari. Stimolo dei consumi porta allo stimolo della produzione nazionale
- Aumento dei servizi del pubblico.
- Avviare le nazionalizzazioni, in quanto fino ad allora era tutto controllato da investitori stranieri
- Riforma agraria
Il primo anno ottiene degli ottimi risultati. La sua ricetta di aumentare i salari funziona portando
all’aumento del PIL e della produzione industriale. Questo aumento dei salari però porta ad innescare
l’inflazione che dopo il primo anno inizia a crescere, fino ad arrivare al 600%. L’aumento dei servizi pubblici
porta ad aumento della spesa pubblica, che cresce del 70%. La riforma agraria basata sulle espropriazioni e
sulle redistribuzioni generano occupazioni illegali e i contadini sono contrari a lavorare nelle cooperative.

Il problema principale riguarda le nazionalizzazioni, in quanto nazionalizza senza indennizzi e soprattutto


mancano le tecnologie e le competenze per continuare la produzione del rame. Questo genera una fuga di
capitali stranieri, basata sulla reazione degli USA a questa nazionalizzazione. Questo porta delle rivolte non
solo da parte della borghesia ma anche da parte dei ceti medi.

Scontro istituzionale

- 1971: non viene promulgata la riforma costituzionale che inseriva dei limiti alla nazionalizzazione e
agli espropri
- 1972: inserisce i militari nel suo governo come tecnici
- 1973: pensa ad un plebiscito sulla sua persona
- 22-23 agosto 1973: il Congresso dichiara incostituzionale il governo di Allende e chiede l’aiuto ai
militari per la sua rimozione. Quindi è il Congresso che consegna il potere ai militari.
- 11 settembre 1973: colpo di Stato che porta al potere la giunta militare, che rimane al potere fino al
1990

Augusto Pinochet
La lunga dittatura militare di Pinochet aprì una nuova epoca nella storia nazionale cilena. Il suo regime
ricorse a nuovi metodi per perseguire i suoi scopi, sia nella repressione degli oppositori sia in ambito
economico, affidandosi alle ricette liberiste dei suoi tecnocrati, i cosiddetti Chicago Boys.

L’applicazione di queste ricette portò: riduzione del peso dello Stato nell’economia, attraverso le
privatizzazioni; apertura del mercato al commercio estero; liberalizzazione del mercato finanziario e
deregolamentazione del mercato del lavoro; eliminazione controllo sui prezzi e incentivi alle esportazioni.

Nel 1978 viene emanata una legge di amnistia. Questa riguarda l’amnistia di tutti i reati commessi dal
regime dal 73 al 78, ma viene interpretata come una legge per il futuro e quindi per tutti i reati commessi
dopo il 78.

Nel 1980 avvia un progetto di Costituzione per rifondare il paese. Questa si componeva di due parti: la
prima parte riguarda le disposizioni che regolano la transizione verso un regime di “democrazia protetta”; la
seconda parte riguarda le norme permanenti, che si basano sula figura di un presidente “forte” eletto
direttamente.

Nel 1988 viene indetto un referendum sulla persona di Pinochet, con il quale chiedeva se i cileni volessero
continuare o meno il suo regime. In modo quasi inatteso vince il No con il 54%. Pinochet sembrerebbe
inizialmente voler rifiutare l’esito, ma gli Stati Uniti lo obbligano ad accettare il responso. Viene riformata la
Costituzione cosi che il congresso abbia più potere sull’esecutivo. Vengono poi indette le elezioni.

Nel 1990 le elezioni vengono vinte dall’Aylwin con il 52%, l’esponente di Pinochet ottiene il 28%. Il Cile è
l’unico paese in cui vi è un passaggio di consegne da un dittatore ad un presidente eletto. Nelle elezioni
parlamentari del 1989 la destra ottiene la maggioranza e per questo Pinochet afferma “Mision cumplida”,
in quanto può continuare ad avere un grande influenza sul congresso.

Eredità di Pinochet
- Economia forte e conti in ordine. Negli anni della dittatura, applicando privatizzazione e tagli alla
spesa, l’economia cilena riesce a diventar competitiva. Tutto è privatizzato, lo Stato è poco
presente.
- Isolamento a livello internazionale
- Pinochet non è più capo dell’esecutivo, ma diventa capo delle forze armate e poi Senatore. Il
Congresso è inoltre controllato dai partiti di destra.
- Consejo de Seguridad Nacional (COSENA) che viene affiancato al presidente. Il problema è che tutti
i membri sono fedeli a Pinochet.
- Per fare una riforma costituzionale bisogna avere i consensi dei 2/3 del congresso, ma in 2
legislazioni diverse.

Presidenti democristiani 1990-2000 (1990 Aylwin e 1995 Ruiz Tagle)

Cercano di uscire dall’isolamento con la ripresa dei rapporti economici. Per fare ciò si utilizzano si utilizzano
due strumenti: le negoziazioni commerciali multilaterali e le aperture a livello bilaterale. Il Cile si concentra
sulla forte crescita economia e sulla ritrovata democrazia.

Commissione Rettig costituita da Aylwin. L’incarico dato alla commissione e quello di indagare sui morti.
Viene così ricostruita la storia delle persone di cui si è sicura la morte, circa 2279 persone. Ma così facendo
non si sa chi abbia torturato e ucciso le persone e cosa questo abbiano dovuto fare. Si crea così una
convivenza fra torturato e torturatore.

Presidenti socialisti 2000-2010 (Lagos 2000-2005)

Alle elezioni del 2000 vince Lagos, con il 51%. Porta avanti il programma di reinserire lo stato nell’ambito
internazionale.

Vi è poi nel 2001 la sentenza Barrios Altos, in Perù, in cui la Corte IDH emana la sentenza che dice che la
legge di amnistia è incostituzionale e quindi lo Stato ha il diritto di fornire tutte le informazioni e riconosce il
diritto dei famigliari alla verità. Questa sentenza porta solo l’Argentina ad abrogare la legge di impunità. In
Cile viene creata la commissione Valech che per la prima volta indaga sui sopravvissuti, che possono dare
indicazioni su quelle che sono state le torture.

Nel 2004 le forze armate ammettono la responsabilità, ma non permettono la divulgazione dei nomi dei
torturatori. In risposta a questo viene pubblicato il libro “Nosotros los sobreviventes acusamos” in cui
vengono indicati 1985 nomi dei torturatori. La legge di amnistia è ancora in vigore.

Michelle Bachelet (2006-2010)

Nel 2006 vince le elezioni Bachelet con il 53,5%, contro Piñera. Questo dà vita ad un’alternanza tra questi
due candidati, anche per via del divieto del mandato consecutivo.

Michelle Bachelet è la prima donna presidente del Cile. Figlia di un militare, che viene ucciso durante la
dittatura, vive per un periodo nei centri di detenzione e poi si trasferisce nella Germania Est dove diventa
medico; tornata in patria è apprezzata molto per il suo lavoro come ministro della sanità. La sua vittoria è
importante perché in un Cile conservatore riesce a vincere una donna divorziata e medico.

La sua presidenza si basa su miglioramenti alla sanità e all’istruzione, che però sono limitati e questo genera
delle proteste. La limitazione delle riforme è data dal fatto che non ha la maggioranza al congresso.
Inaugura il Museo de la Memoria y Derechos Humanos.

Sebastian Piñera (2010-2014)


Nel 2010 vince le elezioni la destra conservatrice di Sebastian Pinera. La destra dopo 20 anni torna al
potere, però Pinera ci tiene a staccarsi dalla vecchia destra.

Diventa molto importante per via del salvataggio dei minatori nel 2012.

Anche la sua presidenza genera delle proteste per le riforme. Questo anche causato dal fatto che la
costituzione in vigore è ancora quella dell’epoca di Pinochet, costituzione che è quasi impossibile da
modificare.

Michelle Bachelet (2014-2018)

È l’unica figura che può riconquistare gli elettori per la sinistra del Nueva Mayoria. Ad essa viene
contrapposta dal Renovacion Nacional, il partito di destra, Evelyn Matthei, figlia di un generale fedele alla
dittatura.

Il programma da attuare è sempre simile: riforma fiscale per le politiche sociali; istruzione superiore
pubblica, avviare la riforma costituzionale.

Bachelet vince con il 62%, ma al ballottaggio vanno al voto solo il 41% degli aventi di diritto. Per la prima
volta la Bachelet riesce ad ottenere la maggioranza al congresso. Nel suo secondo mandato:

- Casi di corruzione
- Riforma che introduce l’aborto, ma solo in casi estremi
- Riforma elettorale che porta i partiti minori all’interno del Congresso
- Il Congresso boccia l’apertura degli archivi per la tortura
- Nel 2016 le elezioni amministrative vengono vinte dalla desta

Elezioni 19 novembre 2017

Torna al potere Sebastian Pinera con il 54%. Importante è il risultato del Frente Amplio, che è un partito di
sinistra guidato da Beatriz Sanchez, che ottiene quasi la stessa percentuale dei voti del partito della
Bachelet.

Pinochet nel frattempo

- 1990: capo delle forze armate


- 1998: senatore a vita
- 1998: viaggia a Londra e qui viene fatta una richiesta di arresto da parte di Madrid. Però i Presidenti
Frei e Lagos decidono che sarebbe dovuto tornare in patria, in quanto nessuno poteva
intromettersi.
- 2000: rientra in Cile. Nel 2002 si dimette da senatore a vita. Vengono scoperti alcuni fondi illeciti
che la famiglia Pinochet ha sottratto al Cile, questo genera sconcerto tra la popolazione. Viene
messo ai domiciliari, anche per le violazioni dei diritti umani.
- 10 dicembre 2006 muore. Vengono fatti i funerali militari e non funerali di Stato.

Uruguay
L’Uruguay vive un periodo di dittatura dal ’73. I militari hanno il potere, ma viene amministrato da
presidenti civile. Questo fino agli anni 80, con il passaggio alla democrazia, nello stesso modo del Cile
ovvero un referendum con cui i cittadini bocciano il regime.

Frente Amplio (dal 2004 al potere)


È importante perché una formazione politica di sinistra, in cui militano i guerriglieri che alla fine della
dittatura creano questa formazione.

Tabaré Vàzquez presidente dal 2005-2010 e dal 2015-2020

Pepe Mujita presidente dal 2010-2015. Viene indicato come il Presidente che tutti vorrebbero. Inoltre,
l’Economist nel 2013 indica l’Uruguay come paese dell’anno, questo perché: legalizza l’aborto, il consumo
della Marijuana e i matrimoni omosessuali.

Elezioni 27 ottobre

Ballottaggio tra Daniel Martìnez, Frente Amplio, e Luis Lacalle Pou, Partido Nacional (conservatore).

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