Sei sulla pagina 1di 5

Lezione Stati Uniti e Giappone 4/11/20

Tra il 1848 e 1870 l’Europa si sta affermando come centro dell’economia nazionale,
assistiamo a come si consolidano le potenze europea in pochi decenni. In questo periodo
le potenze europee procederanno anche con un allargamento delle loro conquiste coloniali,
allargamento che si tradurrà come una spartizione del mondo.

Emergono anche altri due paesi, due nuove potenze mondiali che saranno capaci di
mettere in discussione l’egemonia internazionale europea che da questo momento in poi
non sarà più l’unica protagonista mondiale: il Giappone e gli Stati Uniti.

• USA:
Dalla metà dell’800 gli Usa si espandono che gli permetterà di affermarsi prima
come potenza continentale del nord e sud America prima negli anni 20 e
successivamente come potenza a livello mondiale. I caratteri di questa rapida
espansione sono: Dopo la guerra d’indipendenza dall’Inghilterra, la borghesia
americana si afferma senza alcun limite, senza freni né da parte dell’aristocrazia né
dai rapporti economici di tipo feudale.
Un altro fattore è l’aumento demografico grazie ai continui flussi migratori, da 23
milioni nel 1850 a 30 milioni, nel 1860, più di un terzo della popolazione. Consente
ad una colonizzazione interna verso l’Oceano Pacifico, Acquisiscono nuovi territori a
discapito degli indiani d’America, popolazioni autoctone che vengono sconfitte
militarmente, sfruttati e concentrati nelle serre. Questi nuovi territori conferiranno
all’America un ulteriore slancio all’economia, al tempo stesso sulla costa atlantica
nel nord est si affermano concentrazioni industriali che grazie all’arrivo costante di
nuova manodopera porta ad uno sviluppo industriale capitalista tumultuoso ed
imponente.

Gli Stati Uniti:

▪ nord-est fortemente industrializzato e liberale, il sud degli stati uniti è una vasta
regione agricola, sono presenti piantagioni di zucchero,cotone e tabacco e le terre
sono di proprietà di grandi latifondisti. Di cui sono circa 2000 le famiglie importanti
che sfruttano il lavoro degli schiavi neri circa 4000, sistema patriarcale e
paternalista e arretrato. Nel sud viene prodotto circa il 75% del cotone mondiale,
bene di prima importanza, riesce a stabilire dei contatti con l’Europa.
▪ Ad ovest degli Stati Uniti abbiamo dei liberi coltivatori che hanno un’etica della
frontiera, il confine che si sposta sempre verso ovest,fondata sull’uguaglianza delle
opportunità di fronte agli eventi della natura si è tutti uguali, ma anche un forte
senso di indipendenza, mentalità fortemente egalitaria e libertaria. Negli anni 50 ,
assistiamo ad alcuni mutamenti: il sud perde d’importanza, prima erano fortemente
legati ai territori dell’ovest che cominciano a stringere i rapporti con gli stati
industrializzati del nord-est. L’ovest diventa uno dei mercati di sbocco per l’industria
del nord-est, si stanno definendo 2 mondi che troveranno un punto di rottura sulla
questione dello schiavismo.
Quello che ci si chiede negli Stati Uniti è se nei territori di nuova acquisizione all’ovest che
continuamente vengono acquisiti debba essere introdotto o meno lo schiavismo, è al tempo
stesso, un modo di produzione, ma anche un sistema di sponde sociali nonché un impianto
di impronte culturali. Nel dibattito che ne sorge si scontrano 3 tesi contrapposto e mentalità
diverse, soprattutto quello in cui i si interroga è quale dovrà essere il futuro stesso degli
stati uniti che dovranno essere borghesi, liberi e industrializzati oppure agricoli e schiavisti
e su questa questione lo schiavismo richiama l’opinione pubblica americana che darà vita
ad un serratissimo dibattito che coinvolge gli stati uniti. Ci sono opinioni a favore e contro: i
proprietari terrieri del sud difendono lo schiavismo, con argomentazioni di tipo
paternalistico. Dicono che li trattano bene: gli danno vitto, alloggio e un’istruzione, non
come al nord che sfruttano gli operai per 12-15 h al giorno nelle fabbriche, gli danno un
salario che gli permette semplicemente di sopravvivere.

Sono due mondi che si confrontano e in questa argomentazione i latifondisti del sud non
hanno tutti i torti, ma la differenza di fondo tra i gli operai e gli schiavi è la possibilità di
scelta della propria condizione: mentre gli operai hanno consapevolmente deciso di
lavorare nelle industrie, gli schiavi sono stati deportati dall’Africa senza alcuna possibilità di
scelta. Inoltre, il vitto che vantano di dare agli schiavi, corrisponde a non più di una ciotola
di mais, l’alloggio da una baracca spesso infestata da topi e viene fornita loro una forma di
educazione religiosa ed è una forma di colonialismo culturale.

Lo schiavismo è un modo di produzione razzializzato, a cui corrisponde il massimo del


profitto a fronte del minor possibile costo del lavoro, gli schiavi sono di proprietà del proprio
padrone che ne dispone il diritto di vita e di morte, vengono venduti al mercato come se
fossero degli oggetti. Sono simili, se non peggiori degli schiavi della gleba in Russia perché
Sono basati su una razzializzazione del mercato del lavoro.

Il nord è contrario per una ragione morale, è stato abolita dalla borghesia nel 48’, nella
fondazione della repubblica francese, è fuori da una concezione liberale, anche perché è
incompatibile con la moderna economia capitalista ed industriale, la quale necessita di
manodopera mobile e non ingabbiata ancora in rapporti di tipo feudale. Oltre la questione
morale, la borghesia del nord-est è intenzionata a liberare la forza-lavoro costituita da 4
mln di schiavi, così da poterla assorbire nel mercato del lavoro industriale del nord.

Il movimento abolizionista dello schiavismo troverà una sua espressione politica nel partito
repubblicano fondato agli inizi degli anni ’50, il quale, oltre a sostenere le industrie del
Nord, accoglie anche le richieste del popolo americano dei territori dell’Ovest, vale a dire la
ridistribuzione delle terre pubbliche e assume una posizione decisamente antischiavista.

Quindi vediamo la convergenza degli interessi dei coltivatori dei territori dell’est/nord-est e
di quelli dell’ovest, e grazie a questo nel 1860 verrà eletto Abraham Lincoln all’interno del
partito alla Presidenza dell’Unione. La sua elezione è una vittoria politica del fronte
antischiavista e abolizionista, che determina però un’accelerazione degli eventi, infatti
l’anno successivo ,1861 gli Stati del Sud rompono l’unione e si dichiarano indipendenti,
creando una loro confederazione. Inizio guerra tra Stati del Nord e Stati del Sud.
Motivo: contesa su alcune caserme militari. La questione che ci interessa maggiormente è
che è una guerra
necessaria perché nessuno Stato poteva accettare questo distacco della sua integrità
territoriale, neanche il più federalista, perché accettare una secessione significa negare se
stesso. Non è una guerra scontata, anzi, all’inizio gli Stati del Sud sembrano essere
vincenti, soprattutto grazie alla conduzione del generale Lee, che rimane una figura
importante ancora oggi nella cultura popolare e pop, tuttavia poi l’esercito del Nord
penetrando attraverso il Mississippi riuscirà ad invadere e sconfiggere il Sud nel 1865. La
guerra di secessione americana rappresenta una prima forma di guerra totale e di guerra
industriale, perché mobilita tutta la popolazione, l’economia, l’industria,gli
approvvigionamenti militari e si utilizzano tutti quegli strumenti prodotti della rivoluzione
industriale ( treni, traghetti a vapore). È anche una guerra ideologica perché si scontrano
due schieramenti politici e valoriali. È in gioco il futuro degli Stati Uniti. Con la vittoria del
Nord lo schiavismo viene abolito del tutto, anche se era già stato abolito nel 1862 nei
territori del nord-est e dell’ovest durante la guerra. Questo rappresenta un innegabile
segno di progresso, non soltanto dal punto di vista politico immediato, ma anche nella sua
sedimentazione storica (4 milioni di persone vengono liberate da una condizione
aberrante). Lo stesso Marx riconoscerà a Lincoln di aver portato l’umanità su un gradino
ulteriore di progresso. Ha compiuto una vera e propria rivoluzione democratica. In realtà gli
effetti della vittoria del nord saranno comunque ambivalenti e contradditori. Questa
rivoluzione democratica in realtà non si compierà fino in fondo, per esempio la legge sulla
distribuzione delle terre(1862) sarà ritirata. Gli stessi ex-schiavi, persone libere dal punto di
vista giuridico e pari agli altri, non miglioreranno le loro condizioni economiche, lavorative e
sociali, rimarranno comunque collocati in basso rispetto alla gerarchia sociale.

Il sud subisce una vera e propria occupazione militare del Nord, e per questo la
popolazione bianca del sud ha una sorta di rigetto che inasprirà i suoi sentimenti razzisti.
Nascono le organizzazioni terroristiche razziste come il Ku Klux Klan, che nasce nel 1865
ed è composto da alcuni ex - militari e ufficiali dell’esercito del sud. Lì i sarà comunque un
regime di segregazione di fatto, che durerà almeno fino al 1950/60 con risvolti
discriminatori. Tutt’oggi la questione della discriminazione razziale è un degli irrisolti della
convivenza civica negli US ( Black Lives Matter). La guerra di secessione è il sintomo ma
anche l’effetto di una costruzione nazionale poderosa che corrisponde al trionfo del
capitalismo industriale, che getterà le basi agli US per diventare una potenza mondiale.

• Andiamo adesso a vedere com’è la situazione dall’altra parte del mondo, in


Giappone:
verso la metà dell’800 il Giappone era un Paese che aveva un’ organizzazione
fortemente feudale. C’era la figura più alta che era quella dell’imperatore, il mikado,
un capo religioso senza però nessun potere effettivo, che invece era nelle mani di
una dinastia feudataria molto importante,i tokugawa, che si trasmettevano in via
ereditaria la carica di shōgun (sovrano assoluto).
L’organizzazione della società giapponese nel suo insieme era rigida, arcaica e
fortemente piramidale. Al di sotto dello shōgun c’erano i daimyō (feudatari), che
erano in pochi (solo 250 famiglie in tutto il Giappone) ma godevano di potere
assoluto all’interno dei loro feudi ( una sorta di stato nello Stato) e avevano a loro
disposizione anche un loro piccolo esercito completamente alle loro dipendenze.
Nella stratificazione sociale giapponese troviamo anche i samurai ,una piccola
nobiltà piuttosto diffusa, circa il 7% della popolazione. Era un ceto un tempo dedito
all’arte delle armi, anche se è comunque un ceto abbastanza eterogeneo, costituito
tanto da persone benestanti quanto da persone che vivono in condizione di povertà.
Tra i samurai non ci sarà nessun artigiano o commerciante, perché sono
considerate attività piuttosto degradanti per un nobile. In generale queste due
categorie di lavoratori non sono molto diffuse in Giappone nell’800, idem per le
industrie (le uniche esistenti sono quelle per le armi e cantieri navali). L’80% della
popolazione giapponese è impiegata nell’agricoltura. Se la società giapponese era
rimasta così indietro, ciò era stato possibile grazie al suo isolamento assoluto dal
resto del mondo. Anche il commercio internazionale non esiste più per il Giappone
dal 1639, quando venne ufficialmente vietato. L’unico porto che può permettersi di
continuare col comm. internaz. è il porto di Nagasaki, che commercia con la Cina.
La rottura dell’isolamento giapponese avviene intorno al 1854, quando gli US
mandano una pattuglia navale che si ancora fuori dalle coste del Giappone e
richiede allo shogun l’apertura del Paese ai mercati internazionali. A questa
iniziativa americana si associano anche i francesi, gli inglesi e i russi. Nel 1858 Lo
shogun dovrà cedere alle pressioni e stipulare degli accordi che aprono il Paese
alle relazioni commerciali con gli altri Stati. Ciò porta a una crisi interna e suscita un
fortissimo risentimento nazionalista, che viene guidato dai grandi feudatari, ma
anche da buona parte dei samurai,che si resero indipendenti dallo shogun e
riversarono contro la sua figura tutto il loro malcontento. Questa opposizione
nazionalista cresce finché nel 1868 arriverà a un punto di rottura: alcune fam.
Feudatarie infatti occuperanno, grazie ai loro eserciti, la città imperiale di Kyoto e
instaureranno un loro governo a Tokyo, affideranno tutto il potere all’imperatore che
fino ad allora era stata una figura esclusivamente simbolica. Il problema è che il
nuovo imperatore è salito al potere da molto poco tempo, Mutsuhito, un ragazzino
di 15-16 anni, e da questo momento per il Giappone si apre una nuova fase: la
restaurazione Meìji (nome dato all’imperatore dopo la sua morte nel 1912). È una
fase di apertura. Intorno al nuovo imperatore si va a formare una nuova elite
composta da militari, funzionari, intellettuali entrati in posti chiave dell’apparato
pubblico statale. Questa elite è consapevole dell’inferiorità politica del Giappone di
fronte alle potenze occidentali e che questo dipende dall’arretratezza sociale ed
economica del paese, perciò si decide di colmare questo dislivello il prima possibile,
al punto di mettere da parte ogni remora di tipo nazionalistico. Si renderà quindi
disponibile a ricalcare i modelli occidentali. Una volta apertosi al mercato
internazionale, il Giappone capisce che così com’è non è in grado di reggere il
confronto con gli altri stati, neanche con la vicinissima Russia. Così in tempi
brevissimi riesce a modernizzarsi e a passare da sistema feudale a stato moderno.
(Questa trasformazione in Europa ad esempio aveva richiesto tempi molto più
lunghi, oltre che traumi rivoluzionari e sanguinose guerre.)
▪ Nel 1871 questa nuova elite vara un insieme di riforme radicali che cambiano
completamente il volto del Giappone:
1. Viene proclamata l’uguaglianza giuridica di tutti i cittadini
2. Vengono aboliti tutti i privilegi feudali
3. Viene introdotta l’istruzione elementare obbligatoria
4. Viene creato un sist. Fiscale unico
5. Viene organizzato un unico esercito nazionale basato sulla leva
obbligatoria
6. I feudi vengono sciolti e trasformati in province amministrative.

Dal pt di vista economico vengono effettuati dei massicci investimenti pubblici, possibili
grazie alla dismissione dei beni dello shogun che permetteranno il decollo industriale del
Giappone. Per quanto riguarda l’agricoltura viene incoraggiata la piccola proprietà
contadina e l’industria viene creata pressoché da zero. Lo stato giapponese si farà
promotore dell’acquisizione del NOHAO(?) necessario a sostenere questo sviluppo
industriale tramite l’acquisto dei brevetti occidentali, l’assunzione diretta di tecnici
occidentali, ma anche tramite l’invio dei propri studenti universitari in EU.

Con la stessa rapidità crescono anche le infrastrutture:

1. la prima ferrovia in Giappone viene costruita nel 1871;


2. creato un sistema di comunicazioni telegrafico
3. creato un sist. bancario nazionale

Grazie a questo sforzo, nell’ultimo ventennio del 1800 il Giappone vanta uno dei tassi di
crescita più alti al mondo, pari circa al 5%. Nonostante questo rimane però ancora distante
dal resto dei P. Occidentali. In questa fase costituisci dei solidi nuclei industriali che
saranno la base per poter diventare una nuova potenza mondiale.

Alla restaurazione Meiji corrisponde una rivoluzione dall’alto, perché è un’accelerazione


senza alcun protagonismo dei ceti subalterni o della borghesia che in Giappone non esiste.

Più che rivoluzione è un’autoriforma delle classi dirigenti che si trasformano da oligarchie
feudali a oligarchie industriali e finanziarie, avviando un rapidissimo processo di
modernizzazione.

Per un verso questo procedimento assomiglia a quanto accaduto nella Prussia


bismarckiana(x avvenire dall’alto). In realtà quanto accade in Giapp. È un caso
assolutamente unico, mai accaduto prima.

La sua posizione di preminenza sarà segnata dalla vittoria contro la Russia nel 1905.

Potrebbero piacerti anche