Sei sulla pagina 1di 5

La macroanalisi è essenziale se vogliamo

comprendere il contesto istituzionale della vita quotidiana. I modi in cui le persone


conducono l'esistenza giorno per giorno sono in uenzati dalle istituzioni sociali. La
microanalisi, a sua volta, è necessaria per portare alla luce i dettagli di questi grandi
apparati
istituzionali.
A cosa serve la sociologia?
La sociologia ha numerose implicazioni pratiche per la nostra vita, come ha sottolineato Mills
quando ha sviluppato la sua idea di «immaginazione sociologica».
● In primo luogo, la sociologia ci conferisce una consapevolezza delle di erenze
culturali
●la ricerca sociologica fornisce un aiuto pratico alla valutazione
delle politiche. Un programma di riforma può semplicemente fallire, oppure portare
con sé una serie di sgradite conseguenze inattese.
● In ne ( l'aspetto più importante), la sociologia può contribuire all'accrescimento
dell'autocomprensione. Più sappiamo sul perché e sul come delle nostre azioni,
nonché sul funzionamento complessivo della nostra società, più saremo in grado di
in uire sul nostro futuro.
tipi di
sociologia:
● La sociologia professionale → disciplina scienti ca universitaria.
● La sociologia pratica → l'insieme degli studi che perseguono obiettivi speci ci stabiliti
dai committenti.
● La sociologia critica → de nita “ la coscienza della sociologia professionale”, come la
teoria femminista.
● La sociologia pubblica → alla cui base il dialogo, e si rivolge ai gruppi sociali

CAPITOLO 2. GLOBALIZZAZIONE E MUTAMENTO SOCIALE


I TIPI DI SOCIETÀ'
Il succedersi dei vari tipi di società corrisponde ad un incremento numerico della
popolazione umana globale, e vi sono principalmente tre categorie principali in cui si
possono suddividere le società (intese come società pre moderne):
● Società di cacciatori – raccoglitori: A partire da circa 50.000 anni fa, gli esseri
umani hanno vissuto in società di cacciatori – raccoglitori. Questi gruppi si
procuravano da vivere cacciando, pescando e raccogliendo piante selvatiche
commestibili. Società del genere esistono tuttora, ad esempio in alcune zone aride
dell'Africa e nelle giungle del Brasile e della Nuova Guinea. Però per la maggior parte
questo tipo di società sono state o distrutte o fagocitate dalla di usione della cultura
Occidentale. Nei gruppi di cacciatori – raccoglitori esiste un basso grado di
disuguaglianza, ed essi hanno scarso interesse per la ricchezza materiale,
privilegiando piuttosto i valori religiosi e le attività rituali. Un’altra caratteristica di
queste società sono le di erenze di rango limitate all’età e al sesso.
● Società pastorali – agricole: Circa 20.000 anni fa, alcuni cacciatori – raccoglitori
per provvedere al proprio sostentamento, cominciarono ad allevare animali domestici
e a coltivare appezzamenti di terreno. Le società pastorali sono quelle che si a dano
all’allevamento del bestiame mentre le società agricole sono prevalentemente dedite
alle coltivazioni stanziali. L’agricoltura garantisce un più sicuro approvvigionamento di
cibo e può perciò o rire sostentamento a comunità molto più ampie di quelle
precedenti. Inoltre non essendo nomadi, le società agricole possono accumulare
maggiori proprietà materiali. Esistono ancora nelle zone del Medio Oriente e
dell'Africa.
Società tradizionali: A partire dal 6.000 a.C. Abbiamo reperti archeologici di società
assai più vaste di quelle precedenti. Queste società, alla cui base c'era lo sviluppo
delle città, erano caratterizzate da sviluppo urbano e presentavano disuguaglianze di
ricchezza e di potere, associate alla presenza di autorità politiche quali re e
fl
fi
ff
ff
fi
fl
fi
ff
ff
fi
ffi
imperatori. In quanto in queste società erano accompagnate dall’uso della scrittura e
dal orire delle scienze ed arti, sono spesso chiamate civiltà. Le prime grandi civiltà
si formarono nel Medio Oriente, concentrandosi per lo più nelle fertili valli uviali.
Modernità e industrializzazione
Ciò che ha determinato la trasformazione delle società è sicuramente il processo
dell'industrializzazione, cioè l'avvento della produzione meccanizzata, alimentata da
risorse energetiche inanimate, come il vapore e l'elettricità, in sostituzione degli esseri umani
e degli animali. Le società industriali (dette anche moderne o sviluppate) sono molto
diverse da ogni altro tipo di ordine sociale che le ha precedute, e la loro nascita e il loro
sviluppo hanno avuto conseguenze rivoluzionarie per l'intera umanità. È importante da
ricordare che la tecnologia moderna ha senza ombra di dubbio trasformato la vita di gran
parte della popolazione umana. L’industrializzazione ha distrutto le forme di società che
hanno dominato la storia no ad appena due secoli fa. Un primo aspetto distintivo delle
società industrializzate consiste nel fatto che la grande maggioranza della popolazione attiva
svolge un lavoro extra-agricolo. Inoltre, in seguito al processo di urbanizzazione, più del 90%
della popolazione vive nelle città dove si trova la maggior parte dell’o erta di lavoro. Le città
sono più densamente popolate ed enormemente più vaste dei centri urbani tradizionali. In
queste nuove aree urbane, la vita sociale diventa più impersonale e anonima che in passato,
poiché molti contatti quotidiani avvengono tra estranei. Nelle società tradizionali le autorità
politiche (monarchi – imperatori) avevano scarsa in uenza diretta sugli usi e sulle abitudini
dei loro sudditi, che vivevano in comunità locali piuttosto chiuse in se stesse, con
l'industrializzazione invece, i trasporti e le comunicazioni sono diventati più rapidi,
permettendo la formazione di comunità più ampie ed integrate. Le società industriali sono
anche state i primi stati-nazione, vale a dire comunità politiche separate da frontiere
chiaramente de nite, anziché da quelle approssimative aree di con ne che dividevano in
precedenza gli stati tradizionali. I governi nazionali in questo caso hanno poteri estesi,
attraverso i quali controllano molteplici aspetti della vita dei cittadini, emanando leggi che si
applicano a tutti coloro che vivono nel loro territorio.
Un mondo che cambia
Tra il XVII secolo e l'inizio del XX i paesi occidentali, forti della loro soverchiante potenza
militare e della loro tecnologia, fondarono colonie in regioni precedentemente occupate da
società tradizionali. La politica del colonialismo è stata determinante nel ridisegnare la
mappa mondiale così come la conosciamo oggi, con le ex colonie emancipate e divenute
anch'esse stati indipendenti. Alcune regioni come l'America del Nord, l'Australia e la Nuova
Zelanda,sono completamente industrializzati e hanno un elevato prodotto interno lordo pro
capite: oggi vengono chiamati paesi sviluppati. Mentre in Asia, dell'Africa e del Sud
America sono meno industrializzati, hanno livelli più bassi di prodotto interno lordo pro capite
e, considerati i progressi delle loro economie, sono chiamati paesi in via di sviluppo.Alcuni
paesi in via di sviluppo sono riusciti ad avviare un processo di rapida industrializzazione,
quindi con il termine paesi di nuova industrializzazione indichiamo questi paesi che in
alcuni casi hanno avuto un tasso di crescita economica superiore rispetto a quello delle
economie occidentali. Tra questi: Messico, Brasile, le quattro tigri asiatiche (Hong Kong,
Singapore, Corea del Sud e Taiwan). Nel complesso, la maggior parte di questi paesi è
situata nell'emisfero meridionale e spesso li si trova descritti collettivamente come «Sud» del
mondo, contrapposto al più ricco «Nord». Gli schemi di classi cazione sono invariabilmente
controversi anche perché possono contenere giudizi di valore. Un tempo, ad esempio, i
paesi in via di sviluppo erano spesso chiamati collettivamente «Terzo mondo». Il concetto di
Terzo mondo si inseriva in un modello che collocava i paesi industrializzati nel Primo
mondo e i paesi comunisti dell'Europa orientale nel Secondo mondo. D’altro canto, alcuni
contrappongono il mondo maggioritario al mondo minoritario. Questo schema mette in
correlazione la popolazione dei paesi in via di sviluppo (la maggioranza globale) con quella
dei paesi sviluppati (la minoranza globale). Per quanto costituisca chiaramente un tentativo
di rovesciare il precedente pregiudizio, questo schema è implicitamente sbilanciato in favore
dei paesi in via di sviluppo. Il sociologo Immanuel Wallerstein si domandò com’era
possibile che esistessero paesi ricchi e altri poveri, o com’era possibile che alcuni paesi un
tempo poveri riuscire a svilupparsi e a diventare relativamente prosperi, mentre altri non ce
l'hanno fatta. Nell'a rontare questi temi Wallerstein ha cercato di adeguare le teorie marxiste
al cambiamento sociale in un'età globale. Prima degli anni Settanta i sociologi tendevano a
distinguere le società umane in Primo, Secondo e Terzo mondo, a seconda dei livelli di
sviluppo capitalistico, industrializzazione e urbanizzazione. Si presumeva quindi che il
fi
fi
ff
fi
fl
fi
fi
ff
fl
«sottosviluppo» del Terzo mondo potesse essere superato attraverso maggiori dosi di
capitalismo, industria e urbanesimo. Wallerstein respinse questa visione dominante
a ermando che il mondo è uno solo e che tutte le società sono interconnesse attraverso le
relazioni economiche capitalistiche. Anticipando le teorie della globalizzazione, per
descrivere questo complesso intreccio Wallerstein usò l'espressione sistema-mondo.
Le origini del sistema-mondo risalgono all'Europa del Cinque e Seicento, quando il colonialismo
consentì a paesi come Inghilterra, Paesi Bassi e Francia di sfruttare le risorse delle terre
colonizzate accumulando capitali che furono reinvestiti nell'economia e incentivarono
ulteriormente la produzione. La divisione globale del lavoro creò un gruppo di paesi ricchi,
ma ne impoverì numerosi altri impedendone lo sviluppo.
Wallerstein sostiene che il processo
produsse un sistema-mondo composto da un nucleo, composto da tutte quelle nazioni più
sviluppate, industrializzate e ricche; una periferia composta da tutte quelle nazioni più deboli,
la cui base economica è limitata all’agricoltura e alle risorse minerarie e che sono fonte di
manodopera a basso costo per le imprese multinazionali del nucleo e una semiperiferia
composta da quelle nazioni moderatamente ricche, relativamente autonome ed
economicamente diversi cate

LA TRASFORMAZIONE DELLE SOCIETà


Alcuni fattori che vanno sicuramente a determinare il mutamento delle società sono
sicuramente: lo sviluppo economico, il mutamento socioculturale e l'organizzazione politica.
Sviluppo economico: l'ambiente sico può limitare o favorire lo sviluppo economico, e
spesso, soprattutto nell'antichità, come successe con gli aborigeni Australiani, questo fattore
ha limitato lo sviluppo di alcune culture. L'ambiente sico non è però solo un vincolo, ma
costituisce la base dell'attività economica e dello sviluppo, in quanto permette la
trasformazione delle materie prime in oggetti utili o commerciabili. Nell'età moderna il
fenomeno caratterizzante l'età moderna e la sua economia è sicuramente il capitalismo che
favorisce la continua revisione delle tecnologie produttive in cui partecipa la scienza.
L’innovazione tecnologica promossa dall’industria moderna è assai maggiore che in
qualsiasi sistema economico del passato. Nei processi produttivi vengono impiegate
quantità di materie prime impensabili in epoche precedenti.
Mutamento socioculturale: per andare a valutare complessivamente questo fenomeno è
necessario prendere in considerazione diversi fattori come per esempio la religione, che e
forza conservatrice ma anche innovatrice e che spesso ha avuto un ruolo fondamentale nel
spingere e mobilitare le forze per la trasformazione della società (esempio più noto
riguardate questo tema è quello Weberiano sull'etica protestante). Altro fattore molto
importante è sicuramente quello riguardante i sitemi di comunicazione. L'invenzione della
scrittura per esempio rese possibile e modi cò la percezione umana delle relazioni tra
passato, presente e futuro in quanto le società che conoscono la scrittura conservano la
memoria del passato e sono consapevoli della propria storia, inoltre con l'avvento di internet
le comunicazioni sono diventate enormemente più rapide e la distanza è sempre meno un
ostacolo. Gli altri due fattori fondamentali per quanto riguarda i mutamenti socioculturali
sono: la leadership, in quanto leader carismatici sono in grado di ottenere un vasto
consenso e rovesciare sistemi politici anche stabili e il secondo fattore è quello delle idee, in
quanto idee di auto-realizzazione, di libertà individuale o di uguaglianza fanno parte della
della vita umana e sono ora idee universali.
Organizzazione politica: per quanto riguarda le organizzazioni politiche queste vanno a
determinare il mutamento delle società in quanto tali attività in uiscono quotidianamente
sulla vita della popolazione. Ciò ovviamente va visto in riferimento alle società moderne, in
quanto nel passato, come nelle società di caccia e raccolta questo elemento non era così
estremamente caratterizzante.

LA GLOBALIZZAZIONE
Negli ultimi anni il concetto di globalizzazione, relativamente sconosciuto no a pochi
decenni fa, ha cominciato a dilagare nei dibattiti politici, in economia e nei media. Per alcuni
come per Ritzer “la globalizzazione indica una serie di processi che comportano crescenti
ussi multidirezionali di beni, persone e informazioni in tutto il pianeta”. Questa de nizione
mette in evidenza la crescente uidità o liquidità del mondo contemporaneo, ma per molti
studiosi globalizzazione signi ca anche che viviamo sempre più in uno stesso mondo, dato
che individui, aziende, gruppi e nazioni diventano sempre più interdipendenti.
fl
ff
fi
fi
fl
fi
fi
fi
fl
fi
fi
Elementi della globalizzazione
Il processo di globalizzazione è strettamente legato allo sviluppo di quella che è nota con la
sigla Ict (information and communication technology) che ha accresciuto la velocità e
l'ampiezza delle interazioni tra persone di ogni parte del mondo. Se si pensa solo al
campionato del mondo, per esempio do quello avvenuto nel 2014, grazie alla tecnologia
satellitare, alle reti televisive globali, a internet, o ai cavi sottomarini, miliardi di persone in
tutto il mondo hanno potuto seguire l'incontro dal vivo. Ora vediamo tutti quei fattori che sono
elementi caratterizzanti della globalizzazione:
Sviluppo dell'ICT: l'espansione delle comunicazioni globali è stata facilitata da una serie di
importanti progressi tecnologici nell'infrastruttura mondiale delle telecomunicazioni. Nei
paesi dotati di telecomunicazioni molto sviluppate, abitazioni e u ci dispongono oggi di
molteplici connessioni con il mondo esterno. Tecnologie simili, come internet, permettono e
facilitano la compressione del tempo e dello spazio, favorendo la comunicazione da una
parte all'altra del mondo tra individui distanti.
Flussi di informazioni: oltre ad aver moltiplicato le possibilità di contatti tra individui di tutto
il mondo la di usione Ict ha anche facilitato la circolazione di informazioni su persone ed
eventi geogra camente distanti. Quotidianamente i media globali portano nelle case notizie,
immagini e informazioni, assicurando un contatto continuo e diretto con il mondo esterno.
Alcuni degli eventi più rilevanti del passato recente, come la caduta del muro di Berlino nel
1989 oppure gli attentati alle torri gemelle nel 2001 si sono svolti di fronte ad un pubblico
davvero globale.Il passaggio ad un'ottica globale presenta due importanti dimensioni: in
primo luogo, è sempre più di usa la consapevolezza che la responsabilità sociale non si
ferma ai con ni nazionali, ma si estende ben oltre e in secondo luogo, la prospettiva globale
sembra indebolire in molti il senso dell'identità nazionale legata allo stato nazione.
Globalizzazione economica: per alcuni sociologi di orientamento Marxista i processi di
globalizzazione dipendono sicuramente anche dalle tendenze dell'economia capitalistica, e
dall'incessante ricerca del pro tto. Luke Martell, sociologo, sostiene ad esempio che: “è
impossibile comprendere i diversi aspetti della globalizzazione senza tenere conto delle
strutture economiche che ne sono alla base e degli stimoli economici che sono in stretta
relazione con il pro tto”Imprese transazionali: ulteriore impulso alla globalizzazione viene dato
dalle imprese
transnazionali, che sono imprese che producono beni e commercializzano servizi in più di un
paese, come per esempio Coca-Cola, General Motors e molte altre. L'importanza di queste
è accresciuto sicuramente dal 1945 in poi, da quando nel primo dopoguerra si sono
sviluppante negli Stati Uniti per poi prendere piede in tutto il mondo. Tra la ne degli anni 80
e l'inizio degli anni 90 le imprese transnazionali sono enormemente cresciute con la
creazione di tre enormi mercati regionali: l'Europa con il mercato unico, l'Asia – Paci co con
la dichiarazione di Osaka e l'America settentrionale con l'accordo nordamericano di libero
scambio. La tesi della globalizzazione crescente dell’industria manifatturiera è spesso
formulata in termini di catene globali delle merci cioè reti mondiali di processi lavorativi dai
quali scaturisce un prodotto nito.
Globalizzazione politica: la globalizzazione inoltre si lega a fattori politici, il primo dei quali
è stato il crollo del comunismo, avvenuto nei paesi dell'Est europeo a partire dal 1989 e
culminato nel crollo dello stesso regime sovietico nel 1991. A partire da questo momento
tutti i paesi che facevano parte dell’ex blocco sovietico hanno fatto passi in direzione dei
sistemi politici ed economici di tipo occidentale. Il crollo del comunismo ha accelerato
dunque il processo di globalizzazione; altro fattore politico caratterizzante è l’ampliamento
dei meccanismi internazionali e regionali di governo, che avvicinano tra loro gli stati-nazione.
Due tra le più importanti organizzazioni internazionali che riuniscono gli stati-nazione sono:
l’ONU che consegue l’obiettivo associando individualmente gli stati-nazione e l’Unione
Europea che ha per prima introdotto una forma di governance transazionale per cui gli stati
membri devono rinunciare ad certo grado di sovranità nazionale. Altre forme di
globalizzazione politica sono le organizzazioni internazionali governative e non governative,
dove le prime sono organismi costituiti da più governi ai quali viene conferita la
responsabilità di sovrintende a una particolare area di attività transazionale,mentre le
seconde (le ong) sono organizzazioni indipendenti che lavorano a anco di organismi
governativi nella risoluzione di problemi internazionali.
Approcci alla globalizzazione
La globalizzazione è al centro di un acceso dibattito in cui discute il carattere dei fenomeni
che ne farebbero parte e il concetto stesso di “globalizzazione”. Una sistematizzazione della
fi
ff
fi
fi
fi
ff
fi
ffi
fi
fi
fi
controversia si trova nel lavoro di David Held che ha diviso i partecipanti a questo dibattito in
tre scuole: iperglobalisti, scettici e trasformazionalisti.
Iperglobalisti: Sostengono che la globalizzazione sia un fenomeno molto reale, in continua
espansione, le cui conseguenze sono visibili in tutto il mondo. Secondo Kenichi Ohmae essa
ci condurrà a un mondo “senza con ni ” in cui le forze di mercato saranno più potenti dei
governi nazionali. Le tesi degli iperglobalisti si fondano in gran parte sulle trasformazioni
degli stati-nazione che hanno sempre più perso il potere di controllare i destini nazionali.
Anche i cittadini si rendono conto che i politici hanno poco margine di intervento su questi
problemi e di conseguenza perdono ducia negli attuali sistemi di governo nazionale. In
conclusione per gli iperglobalisti la globalizzazione è l’inizio di un’era in cui si va sviluppando
una coscienza globale mentre si ridimensiona l’importanza e l’in uenza dei governi
nazionali.
Scettici: Sostengono che la globalizzazione non sia un fenomeno nuovo. La globalizzazione
moderna si di erenza dal passato solo per il gran numero di interazioni tra stati, per questo
sarebbe più appropriato usare il termine “internazionalizzazione”. In questa prospettiva i
governi mantengono un ruolo chiave nella regolamentazione e coordinamento dell’attività
economica. Secondo gli scettici l’economia mondiale non è completamente globalizzata in
quanto gli scambi di beni avvengono all’interno di tre grandi aree (Europa, Asia-Paci co e
Nord-America), di conseguenza si concentrano sui processi di regionalizzazione all’interno
dell’economia mondiale che portano alla formazione di blocchi nanziari e commerciali.
Trasformazionalisti: Si collocano in una posizione intermedia tra gli iperglobalisti e gli
scettici. Vedono la globalizzazione come un processo fondamentale che plasma le società
pur mantenendo le vecchie strutture. I governi nazionali mantengono una gran parte del loro
potere ma si stanno ristrutturando in risposta alle nuove forme di organizzazione sociale. La
globalizzazione non è vista come un percorso lineare e unidirezionale ma come un processo
dinamico, multidirezionale e soggetto a continue modi cazioni.
Conseguenze della globalizzazione:
Produce una cultura globale tramite per esempio l'utilizzo di internet, ra orza inoltre quelli che
sono i valori tradizionali. Maggiore individualismo, i soggetti sono più liberi di decidere
per la loro vista rispetto al passato. La globalizzazione ci spinge a vivere in modo più aperto
e ri essivo rispetto al passato, chiamandoci a reagire e ad adattarci costantemente al nostro
ambiente in mutamento.
fl
ff
fi
fi
fi
fi
fl
ff
fi

Potrebbero piacerti anche