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LA CRISI DEL 1929

IL PRIMATO MONDIALE DEGLI USA


Dopo la guerra gli Stati Uniti erano diventati la prima potenza mondiale. Sono in una condizione
economica migliore rispetto al resto del mondo. Hanno partecipato alla guerra per due anni
(1917-18) ma lo hanno fatto su un territorio che non era loro, quindi il loro territorio è rimasto
inviolato e hanno sfruttato la loro superiorità in armi e mezzi per aiutare l'Europa a terminare un
conflitto nei confronti di alcune potenze e a ridiventare quella potenza dove lo scambio fosse
possibile (cosa che agli USA interessava molto).
Per loro, la seconda rivoluzione industriale, ha influito in modo positivo e tra il 1922 e il 1928
conobbero una straordinaria crescita economica e la produzione industriale sale del 64%.
In questi termini, sembra un qualcosa di estremamente positivo però, questa produzione, va
riassorbita (affinché la produzione mi dia un vantaggio economico sperato, devo venderla).

Per assorbire questa produzione di massa era necessario che tutti i cittadini acquistassero i beni
prodotti. A dare un notevole impulso in questa direzione provvidero in particolare tre elementi:
- la diffusione delle innovative tecniche pubblicitarie: laddove una certa necessità non sia
incombente, essa deve essere sentita dal pubblico, tramite la pubblicità.
- il successo delle nuove forme di distribuzione, tra cui soprattutto i grandi magazzini.
- la possibilità di pagamenti rateali.
Questi elementi però non saranno sufficienti per coprire tutta la produzione e quindi diventerà
inutilizzata.

Gli Stati Uniti desideravano dimenticare i sacrifici della guerra. Volevano distrazioni e divertimenti.
Questi anni sono passati alla storia come «i ruggenti anni Venti».
Viene proposta la bellezza di questo periodo storico come la Belle Epoque in Francia, quindi c'è un
tentativo di sostituirsi alla vecchia Europa anche attraverso la grandezza e al divertimento.

ISOLAZIONISMO, XENOFOBIA E PROIBIZIONISMO


In questo periodo c'è il desiderio di difendere il benessere raggiunto ovvero far in modo che ciò che
era accaduto in Europa non si ripercuotesse sulla vita statunitense. Questo portò:
- all'isolazionismo: tra i cittadini crebbe il rifiuto di un intervento politico a favore dell’Europa. Il
cittadino medio americano non ha un pensiero radicato e specifico ma il sistema politico
statunitense diffonde l'idea che gli Stati Uniti non si devono più occupare di ciò che accade al di
fuori, ma si devono chiudere (tanto hanno tutti gli elementi sufficienti per la sopravvivenza)
perché potrebbe essere una perdita economica. Quindi il popolo rifiuta l'intervento politico a
favore dell’Europa e dell’ordine internazionale, al fine di evitare nuovi conflitti, e si affermò la
volontà di badare esclusivamente alle questioni di politica interna. È a questo punto che Wilson,
alla conferenza di pace di Versailles, viene richiamato in patria dal Congresso e gli impedirà di
portare avanti il progetto della Società delle Nazioni.
- alla xenofobia: la volontà di difendere il benessere raggiunto e l’ordine sociale fece crescere
negli Statunitensi l’intolleranza nei confronti del «diverso», soprattutto verso gli stranieri: dalla
seconda metà del 1800 dall'Europa, e non solo, si sono spostate molte persone verso gli Stati
Uniti e che non potevano più essere accolte. Molte di queste persone avevano difficoltà
economiche, quindi non erano molto pazienti nell'aspettare lavori correttamente retribuiti e a
rispettare le leggi specifiche, e talvolta, entravano a far parte della criminalità. Gli stranieri sono
quindi poveri e sono arrivati negli Stati Uniti con l'idea di seguire il sogno americano e sono
facilmente sfruttabili dagli imprenditori che propongono uno stipendio inferiore rispetto a quello
di un lavoratore statunitense (gli stranieri per sopravvivere accetterebbero di tutto). Gli altri
lavoratori si infuriano perché devono rispettare lo stipendio tradizionale e quindi gli stranieri
vengono visti come coloro che rubano il lavoro. In più molti stranieri non posseggono documenti
e di conseguenza non si possono inserire nel mondo del lavoro, quindi per mantenersi entrano a
far parte della criminalità organizzata statunitense e non solo (la mafia endemica del Sud Italia
conquisterà gli usa) [gli stranieri presenti negli usa erano per lo più italiani, tedeschi, irlandesi,
olandesi e latini americani] Un episodio xenofobico importante è il caso Sacco-Vanzetti (un po'
come il caso Dreyfus). Sacco e Vanzetti erano due anarchici italiani di origini meridionali che per
motivi politici durante la guerra sono costretti a fuggire. Sono due persone oneste (non
appartengono alla malavita) e svolgono lavori umili (Vanzetti ha una piccola attività di
pescivendolo, come raccontato da Pascoli in Italy). I due sono attivi politicamente e partecipano
ad incontri politici. Entrambi posseggono una pistola perché spesso gli anarchici venivano presi
di mira da bande locali perché esisteva questa xenofobia. Sacco e Vanzetti vengono però
scambiati per due rapinatori. Avvengono delle rapine: durante una di esse c'è l'omicidio di due
persone (Sacco e Vanzetti erano stati arrestati casualmente perché erano stati associati ad un'altra
figura) e l'ispettore che stava svolgendo quest'indagine mette in relazione questi due con il luogo
in cui si trovavano, il momento dell'arresto e quello che era accaduto qualche tempo prima.
Questi due sembrano essere in possesso con un'arma dello stesso calibro che ha ucciso le due
vittime della rapina. Ci sarà un processo ma i testimoni si contraddicono da soli (una donna
riconosce in uno dei due che era alla guida del veicolo che ha commesso la rapina ma lui non ha
neanche la patente. Un'altra donna dice di aver parlato con Sacco ma non aveva notato nessun
accento italiano ma lui ce lo aveva). Si trovano nel corso del tempo prove che possono indirizzare
verso altre persone ma Sacco e Vanzetti diventano il capro espiratorio, questo perché serve che
venga arrestato ed eliminato qualcuno che appartenga alle categorie che devono essere
considerate responsabile di tutti i guai del paese e quindi Sacco e Vanzetti verranno condannati
alla sedia elettrica e moriranno. Come nel caso di Dreyfus, molti scienziati del tempo
intervennero per far in modo che il corso del processo fosse basato su prove reali. [Pag 263]
- al proibizionismo: il divieto della vendita e del consumo di alcolici (l'alcol altera la lucidità
dell'individuo e diventa controproducente per le azioni che esso svolge). Gli Stati Uniti da sempre
si presentano come uno Stato puritano e moralista (basta pensare ai primi che arrivarono negli
Usa erano puritani) e quindi coloro che consumavano alcol non erano gli statunitensi ma coloro
che portano queste abitudini dalla loro tradizione (gli italiani e gli irlandesi). Inoltre gli italiani e
gli irlandesi erano gli immigrati più poveri ed erano anche cattolici, cosa che per gli statunitensi
era una colpa in quel momento perché la religione cattolica allontanava gli italiani e gli irlandesi
da quella moralità puritana. C'è quindi uno scontro culturale e per evitare che gli italiani e gli
irlandesi si ubriachino e creino risse, si proibisce la vendita di alcolici. La vendita di alcolici non
si interromperà, perché l'alcol era consumato da tutti e nascono così molti locali clandestini dove
l'alcol è presente e a gestire l'attività saranno le attività criminali.

LA POLITICA DEI REPUBBLICANI


Gli Stati Uniti, dopo i ruggenti anni Venti, stavano attraversando un processo di deflagrazione o di
implosione, dovuto alla sovrapproduzione.
Dal punto di vista politico, nel 1920 ci furono nuove elezioni e venne eletto Harding come
Presidente e lui era un repubblicano. La differenza tra democratici e repubblicani, in ambito
statunitense, era come dire sinistra e destra: i democratici si occupavano del popolo e delle necessità
sociali, agendo in modo tale che lo sviluppo economico della nazione comportasse anche una
crescita individuale all'interno delle singole famiglie e dando loro anche supporto in caso ci fosse
l'impossibilità o l'incapacità da parte degli individui di sopperire alle necessità di tipo economico; i
repubblicani, invece, puntavano alla valorizzazione del sistema economico nazionale attraverso
l'imprenditoria, quindi imprenditori e banche erano il punto di riferimento dello Stato repubblicano,
che sollecitava l'incremento della produttività anche a discapito della socialità - il paradosso di
questo sistema è: quando uno Stato è prolifico dal punto di vista industriale ed economico, e agli
occhi degli Stati esterni, sembra particolarmente attivo, dal punto di vista sociale spesso è in una
condizione di estrema difficoltà; quindi dal punto di vista economico, è competitivo con l'esterno
ma per far questo ha sottratto investimenti sulla socialità -. Al governo statunitense le forze
democratiche e repubblicane spesso si alternarono e in questo modo si tentò di mantenere un
equilibrio tra l'estrema produttività e il benessere sociale.
Harding, essendo repubblicano, aveva un programma economico di stampo liberista che
riguardava il libero mercato e la libera concorrenza.

Per favorire gli investimenti, i liberisti:


- ridussero al minimo le imposte dirette e aumentarono quelle indirette: l'imposta diretta è
quella in base al reddito e a ciò che si possiede, mentre quella indiretta è quella che subiscono
tutti nel momento in cui si va ad acquistare qualcosa, quindi è la tassazione che viene messa sui
prodotti, normalmente di prima necessità, la quale comporta che chiunque, a prescindere dal suo
reddito, paghi quell'imposta. Tutto ciò fa già capire che i repubblicani stanno favorendo gli
imprenditori, in quanto essi, possessori di un reddito maggiore, possono versare una tassa
maggiorata, la quale potrebbe sanare il deficit dello Stato e contribuire maggiormente.
- diminuirono la spesa pubblica: ciò significa che le sovvenzioni a chi è in difficoltà non
vengono più date - la cassa integrazione viene ridotta, gli stipendi vengono ridotti, non c'è
investimento sulla sanità pubblica (quindi si è obbligati a pagarla di tasca propria) ecc -.
- mantennero basso il tasso di interesse: intervengono anche sulle banche, le quali forniscono dei
prestiti a un tasso d'interesse minore. Le banche fanno dei prestiti quando sono certe che possono
essere restituiti direttamente con il denaro o attraverso un'ipoteca sul bene, così da riavere quel
denaro che è stato prestato. Questo tasso d'interesse basso va a favorire, ancora una volta, gli
imprenditori che hanno la possibilità economica di fare degli investimenti e quindi si
arricchiranno sempre di più.
- rinunciarono a qualsiasi forma di regolazione dell'economia: non intervengono più
direttamente mettendo, ad esempio, massimali o calmieri, quindi chi ha la possibilità riesce a
gestire quella concorrenza in modo diverso.
L'intervento repubblicano fu drastico e diretto alla crescita di una certa fetta del Paese, che poteva
essere produttivo o distruttivo.

Tra il 1927 e il 1929, il valore delle azioni raddoppiò; le azioni rappresentano l'andamento
dell'azienda e il loro valore corrisponde al profitto dell'azienda, quindi alla fine di ogni anno ci sono
gli utili e ogni singolo acquirente delle azioni è un proprietario di quell'azienda; gli utili vengono
distribuiti tra tutti gli azionisti in percentuale relativa alle azioni che si possiedono. Il miraggio di
guadagni facili e rapidi fece diventare l'investimento in Borsa un fenomeno di massa e quindi
accessibile a tutti. La Borsa è molto pericolosa e per quotare bisogna avere tempo da dedicare alla
visione costante dei risultati del mercato (vedere quale percorso stanno facendo le proprie azioni) ed
essere competenti; non c'è niente di più virtuale della Borsa, perché non c'è più soltanto
l'investimento nei confronti di un'azienda ma c'è anche la speculazione, che è sempre negativa in
questi casi - speculare significa fare in modo che un'azione risulti più vantaggiosa o gonfiare il suo
valore in modo tale da ingolosire gli acquirenti e ciò equivale a mentire; chi specula vende le
proprie azioni al prezzo massimo che esse hanno raggiunto e tutti gli altri rimangono in una
situazione disastrosa -.
IL CROLLO DELLA BORSA
Questo è un po' quello che accadde il 4 ottobre 1929 (giovedì nero) a Wall Street: dopo questo
clima di investimento di massa, i fondi investiti erano parecchi e gli investimenti avvenivano anche
da parte di coloro che non avevano tutto il denaro sufficiente per farli. In questo caso, la gente non
poteva richiedere il denaro alle banche, perché esse non fornivano i prestiti (in quanto non erano
sufficientemente garantiti), e allora investivano una porzione di denaro che possedevano,
chiedevano dei prestiti a dei tramiti e questi avevano una sorta di fiducia verso le banche; in questo
modo, le banche prestavano a questi tramiti, che a loro volta prestavano il denaro all'investitore
piccolo e quest'ultimo, una volta ricevuto l'utile, restituirà il prestito e ci guadagnerà anche un po'. Il
miraggio del guadagno facile, senza un lavoro effettivo, diventò diffusissimo; il problema era che la
sovrapproduzione si incastrava con il sistema di speculazione e a un certo punto, le aziende si
bloccheranno, non saranno più così redditizie perché la sovrapproduzione impedirà di vendere,
l'utile non ci sarà come era stato previsto, gli squali (chi si era approfittato speculando) si ritireranno
e il disastro coinvolgerà la Borsa, che crollerà a causa dello sgonfiore improvviso della bolla
speculativa. Questo crollo della Borsa significa che il mercato crolla a cascata, i piccoli investitori
non hanno più la possibilità di ricevere gli utili e a loro volta non hanno più la possibilità di
restituire il denaro che è stato loro prestato dai tramiti, i quali non si possono più affidare alle
Banche perché esse chiudono gli sportelli per evitare di andare sul lastrico - scenario che
accadrebbe se dovessero restituire tutto il denaro - e quindi sul lastrico finiscono tutti gli altri. Da
quel giovedì, per un mese, una serie di uomini e donne si suicidò, in quanto i loro investimenti
avevano solo portato al fallimento, nonostante gli sforzi per tenere il mercato sotto controllo;
addirittura c'erano degli alberghi vicino a Wall Street che non facevano più entrare i clienti per
paura che questi si buttassero dalle finestre dei piani alti. Quindi si creò un clima di terrore che
caratterizzerà gli Stati Uniti per un periodo di tempo piuttosto consistente - anche se a partire dal
1932 arriverà un Presidente democratico (Roosevelt) che cercherà di risolvere lentamente, ma
progressivamente, la situazione -.
Prima di Roosevelt, ci fu Hoover, un Presidente repubblicano che però non riuscì a raggiungere
grandi risultati.

La crisi borsistica produsse una serie di effetti a catena: il crollo si estese alle banche e mise in
difficoltà le industrie che non potevano più avere prestiti e quindi chiusero; ne derivò un aumento di
disoccupati e una conseguente diminuzione dei consumi, che portò a ulteriori licenziamenti.

Hoover rifiutò di sganciare il dollaro dalla parità con l'oro - quindi non lo volle rendere
particolarmente competitivo in campo europeo -, mentre il governo approvò, nel 1930, un
provvedimento rigidamente protezionista chiamato Smoot-Hawley Tariff Act. Il dollaro, in
precedenza, era molto forte e ciò significava che, comprando prodotti americani, le altre monete ne
pagavano le conseguenze; svalutando la moneta, si diventa concorrenziali: si guadagna di meno
rispetto a prima, ma meno di nulla.

FALLIMENTI BANCARI NEGLI STATI UNITI (1927-1932)


La crisi finanziaria ebbe pesanti ripercussioni sul sistema bancario: in soli tre anni, i fallimenti
bancari quintuplicarono, determinando una passività totale di più di 2,7 miliardi di dollari nel 1932.
Gli Stati Uniti, pur nel loro isolazionismo, in qualche modo avevano continuato a sollecitare la
rinascita delle nazioni europee: anche se facevano isolazionismo, volevano che la loro economia
continuava ad avere degli sbocchi verso l'Europa e quindi dovevano incentivare lo sviluppo
dell'Europa stessa; ma, con questa crisi, qualsiasi tipo di aiuto di sovvenzione, con prestiti in
restituzione o con generose donazioni, venne bloccato. Quindi la crisi americana ebbe delle
ripercussioni sull'Europa non solo perché vennero a mancare gli investimenti americani ma anche
perché diminuirono le importazioni dei prodotti manifatturieri europei e le materie prime dal resto
del mondo. Gli Stati Uniti erano in stallo assoluto e il loro fermarsi bloccò l'economia mondiale.

GLI EFFETTI DELLA CRISI SUGLI ALTRI PAESI


Gli Stati Uniti, nell'infuriare della crisi, avevano sospeso i crediti internazionali (credito: contrario
di debito), quindi non vollero più dare dei prestiti e delle sovvenzioni alle altre potenze. Questa crisi
influenzò:
- Gran Bretagna: decise di abbandonare il golden standard (corrispondenza della moneta con
l'oro che c'è all'interno delle casse dello Stato) e di svalutare la propria moneta per rendere le
proprie merci nuovamente competitive - tutto ciò per evitare di entrare in una situazione di
stallo-.
- Francia: optò per una linea decisamente deflazionistica, che ritardò la ripresa economica - non
svalutò il valore della moneta ma diminuì la possibilità di acquisto all'interno del Paese, in
quanto la produzione diminuì e ci furono meno merci sul mercato -.
- Italia: la crisi del 1929 segnò un'accentuazione del protezionismo e dell'intervento dello Stato
nell'economia.
- Germania: si proseguì una politica deflazionistica, fatta di contenimento della spesa pubblica e
di compressione dei salari; alcune grandi banche tedesche fallirono. Nel 1932 la Conferenza di
Losanna ratificò l'impossibilità da parte tedesca di far fronte alle riparazioni di guerra imposte
con i Trattati di Versailles; la Germania conobbe un periodo di difficoltà (primi anni dopo la
Prima Guerra Mondiale), poi un periodo di 4/5 anni di ripresa e poi un ulteriore periodo di
difficoltà che coincide con la crisi americana del 1929.
Esse erano tutte potenze che erano state sostenute e su cui hanno investito: le prime tre in quanto
vincitrici della Prima Guerra Mondiale (quindi alleate degli Stati Uniti e vincolate con dei patti),
mentre la Germania perché, nel 1924, ebbe un intervento diretto con gli Stati Uniti perché possa
cominciare la ripresa economica che altrimenti comporterebbe un immediato scontro con il resto
dell'Europa.

L’ELEZIONE DI ROOSEVELT
Nel 1932, nel clima delle elezioni presidenziali, il candidato democratico Franklin Delano
Roosevelt impostò la propria campagna su un'immagine alternativa a quella di Hoover: promise una
politica meno supina agli interessi dei ceti più abbienti e più attenta alle esigenze e alle speranze
della gente comune; inoltre, invitò gli americani a mobilitarsi e ad avere fiducia nel futuro e nelle
prospettive del Paese. [Possiamo paragonare dal punto di vista psicologico Roosevelt a Diaz dopo
Cadorna. Dopo la strage di Caporetto Cadorna verrà sostituito da Diaz e quest’ultimo, attraverso un
atteggiamento diverso, riuscì a spronare i militari italiani che riusciranno a rialzarsi. Roosevelt farà
questo; parlerà molto con la popolazione e diventeranno famose “le chiacchierate davanti al
caminetto”. Roosevelt si presenterà una/due volte alla settimana davanti al popolo dove spiegherà lo
stato del Paese i quel momento, cercando di sollecitare il popolo e ringraziandolo per i suoi
sacrifici]

La vittoria di Roosevelt, nel novembre del 1932, fu nettissima. Il nuovo presidente costituì un brain
trust («consorzio di cervelli»), un gruppo di ricercatori e specialisti con il compito di approntare un
programma politico e sociale utile a far uscire il Paese dalla crisi.
IL NEW DEAL
Per reagire alla crisi, Roosevelt propose il New Deal, il «nuovo corso», una politica di intervento da
parte dello Stato, mirata a innalzare il reddito pro capite e a rafforzare la domanda. In questo modo
ogni singolo individuo deve vedere rafforzato il proprio stipendio e così si avrà un sistema
economico più agile: si ha la possibilità di acquistare di più, se compro vuol dire che richiedo e
quindi si produce di più. Domanda e offerta corrispondono c’è un grandissimo equilibrio.

Il fondamento teorico dell’intervento statale in economia era rappresentato dal pensiero


dell’economista inglese John Maynard Keynes. Ha vissuto per molto tempo negli Stati Uniti ma
non era un collaboratore diretto del consorzio di cervelli. Diventa però un punto di riferimento per
Roosevelt perché Keynes era contrario al liberismo (voleva che il sistema liberista fosse
regolamentato; ritiene che l’intervento dello Stato, moderato, sia necessario per far ripartire quello
Stato quando il sistema economico si trova in difficoltà. Sosterrà inoltre il Welfare State, cioè
benessere della popolazione, dove lo Stato in modo parzialmente assistenziale intervenga presso le
persone in difficoltà [attraverso pensioni, salari ottimali ecc…] e quindi esse si possono risollevare)

Gli obiettivi principali che si perseguivano erano:


- intervenire sul sistema finanziario per svalutare il dollaro e favorire le esportazioni (quello che
non ha fatto Hoover)
- intervenire sul sistema fiscale per renderlo più equo: far in modo che il reddito di ciascuno fosse
classato in proporzione (chi ha di più, paga più tasse ecc…) oppure una tassazione che equivalga
a una percentuale che non corrisponda ad un’eccessiva perdita per coloro in difficoltà (esempio:
tassazione su un bene al 10% una persona povera che ha 10 dollari darà 1 dollaro, una persona
che ha 100 dollari darà 10 dollari)
- intervenire con grandi opere pubbliche per creare nuovi posti di lavoro: costruiscono ad esempio
centrali idroelettriche e ci sono nuovi posti di lavoro.
- intervenire sul sistema sociale per garantire sussidi ai disoccupati.

L’OPPOSIZIONE DELL’AMERICA CONSERVATRICE


La ripresa economica fu lenta e non toccò tutti i lavoratori.
Roosevelt godette di enorme successo popolare, ma il suo programma incontrò forti resistenze tra
imprenditori e finanzieri. Questi si appellarono alla Corte suprema, che poteva dichiarare
incostituzionali le leggi e ostacolò a lungo il presidente. All’interno della Corte suprema ci sono
molti giudici corrotti ma Roosevelt li allontanerà sostituendoli con giudici più equi e di
conseguenza riuscirà a far passare le sue leggi. Il suo lavoro sarà duro perché i ricchi non avranno
alcuna intenzione di perdere temporaneamente un ulteriore incremento della loro ricchezza per
sostenere chi è in enorme difficoltà.

Roosevelt, forte del successo elettorale ottenuto nel 1936 (venne rieletto), si appellò al popolo
indicando nella Corte suprema l’organo rappresentante dei ceti più abbienti, che si opponevano a un
programma di redistribuzione della ricchezza.
Il contrasto fu accesissimo e si concluse solo nel 1937, quando Roosevelt riuscì a sostituire alcuni
giudici con elementi più favorevoli alle proposte della sua amministrazione.
I RISULTATI GENERALI DL NEW DEAL
Il New Deal modificò significativamente il rapporto tra Stato e società:
- a partire dagli anni Trenta, negli USA si gettarono le basi del cosiddetto Welfare State (o «Stato
del benessere»), un sistema in cui lo Stato assicurava dei diritti primari ai cittadini;
- l’amministrazione pubblica e la burocrazia si espansero;
- mutò il rapporto tra lo Stato e l’economia (il potere pubblico si proponeva come elemento di
regolazione del sistema economico);
- si modificò radicalmente la concezione del ruolo dei sindacati, che divennero legittimi e
significativi interlocutori politici.

I risultati strettamente economici del New Deal non furono entusiasmanti (in generale), ma gli
Americani percepirono l’età rooseveltiana come una fase in cui la politica aveva saputo dare
risposte efficaci alla crisi economica e alle difficoltà dei cittadini.

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