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VOLUME
JI
el
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ai 'radiati ' (Tetrici, Claudio il Gotico, Vittorino, Postumo, ecc.), e pIeceduta da una disamina sl.l11e monete dal III al IV-V secolo. Si distinguono
tre ' grdi ' di fattura a seeonda della deereseente somiglianza alle monete
uffieiali. Talora si giunge all'astrazione completa. Di norma le scritte sono
alterate, talora anche fino alla pseudoepigrafia totale. In Inghilterra si dstinguono due sellole d'arte: al Nord domina la figura' lineare " al Sud
quella 'plastica '. Scuole d'arte erano gia state indicate da M. Blanchet
in Gallia, mentre saranno negate da J. B. Giard e). (Hill) ritiene che la
produzione di monete barbariehe sia dovuta alla searsita di quelle uffieiali.
Ma se si ribattevano, come appare, per es., da un articolo di J. W. Pearce (4),
monete ufficiali con coni barbarici, la scarsta - a me sembra - non deve
essere stata cosi grave e, penserei, in qualche tempo e zona pub esserci stata
anche una questione di mentalita per ragioni sulle quali qui non mi intrattengo. Del resto C. E. King (5) os serva che la searsita non e provata per il
periodo 330-340 nonostante la ehiusura della zeeea di Londra nel 325.
Pub avere incrementato la produzione l'orgoglio nazionale, che risalterebbe
nelle monete con il tipo della FEL (ix) TEMP (orum) REP (aratio) con il
legionario che configge con la lancia un cavaliere caduto: la sua barbara
virilita (Hill) pub avere suggestionato la mentalita barbarica, mentre H.
Mattingly (6), nell'ampia diffusione di questo soggetto vede null'altro che
il fatto che era quello delle ultime monete in Britannia. Caratteristica (Hill)
e la commistione dei tipi: per es., una divinita o una personificazione si
scambiano gli attributi (V. nota 11). La classificazione e condotta secondo
i tipi dei rovesci (nell'ambito dei singoli imperatori), distinguendo figure
maschili, femminili, animali, strumenti sacrificali, eec. e cosi anche quando
si proceded per zecchc regionali e persin per officine (v. note 11, 14, 23).
Si ritiene che le imitazioni siano assai prossime cronologicamente alle monete originali ma che possano continuare anche dopo, e, per es ., lo scavo
di Verulamium dimostra che i 'minimi' esistevano gia prima della fine
del !II secolo . Fra le monete del IV secolo studiate dallo stesso Hill e),
le costantiniane cesserebbero solo attorno al 500. Talune (GLORIA
EXERCITUS) faranno da moJello a monete merovnge e (URBS ROMA)
a sceatte anglo-sassoni. Altri tipi : Roma, Costantinopolis, due Victoriae.
Vi sono monete in argento derivate da alcune di Teodosio. Le monete in
me tallo prezioso, secondo C. H . V. Sutherland (8), provengono dal Cont-
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tinente. Ancora lo Hill el studia 120 ' radia ti ' da Vittorino a Costanzo,
molti dei quali da can dentc, ndizo di fabbrcazione nella zona stessa
deIl'occultamento, come si affermera poi con insistenza.
1 tipi sano Mars, figura virile con tridente (Nettuno ? ? t Sol, Aequitas,
Fides, Fortuna, Hilaritas, Pax, Salus, Spes, Victoria, Virtus, Centauro,
strumenti sacrificali, ecc. A . Robertson eO) in un ripostiglio di 1286 monete
ufficiali, nota inoltre 49 imitazioni, 19 dai coni imparentati, delle quali 17
di Postumo. Si pone il problema se si tratti di una produzione secondaria
(by-product) di una zecca regolare in Gallia. Ma nel ripostiglo sono rare
le monete ufficiali di conio identico, e pertanto non si tratta di ' importazione in massa ' e anche le monete di Pos tumo sono state fabbricate in
Gallia. (Ma, chiedo, si possono escludere trafficanti specializzati o, all'occasione, impegnati nel rifornimento di monete ?). Tipi : da notare, Antilope, Laetita, figura con le braccia alzate, Providentia. Monete del III secolo di un ripostigIio, esaminato da, J. Gricourt (11), pongono il problema
di distinguere le monete romane ' mal riuscite ' dalle ' copie' , meglio eseguite' delle officine provinciali ' a demi officielles '. Talune non sono ne
falsi ne imitazioni provinciali, ma testimonianza della 'indelicatesse ' dei
monetario L'autore fa poi una distinzione pratica tra 'atelie!s Iocaux' e
, rgionaux " alle quali seconde attribuisce monete di Claudio il Gotico
con la Pax con lo scettro verticale assente nei ricehi ripostigli di Bavai (12)
e di La Vineuse (13). Notevoli le figure di Felicitas con il t1'idente in luogo
del caduceo e Salus con l'ancora. In un ripostiglio Iondinese, R. Merrifield (14), ritiene di un h'1teresse particolare i ' radiati ' della fine I!I inizi
IV secoIo, estremamente barbari nelle scritte, ma dai ritratti assai belli_
(Problema che ritengo sia da approfondire tentando di scoprire le ragioni
e le condizioni nene e per le quali il fatto si e verificato. Il ' barbarismo'
delle scritte fu volnto perche la distinzione dalle monete ufficiali era stata
intenzionalmente calcolata ?) . Forse aLondra funzionava una zecca ' non
ufficiale " e l'a. formula l'ipotesi che le barbariche venissero fabbricate nei
centri cosmopolitici della Britannia Romana (il che non concorda con la
normale equazione: coni identici = luogo di fabbricazione e di occultamento uguali o prossimi). Tipi: Salus o Pax (?), Fortuna o P1'ovidentia,
Spes, Virtus, Victoria. Pubblicando un ripostiglio, H. Loguet ( 5 ) premette
(9) Ph. Hill, A Hoard 01 Barbarous Rildiates Num. Chron. 1951, pp. 91-108,
tav. XIII-XIV.
(10) A. Robert50n, Aroman coins hoard Irom Mildenhall, Sullolk, Num. Chron. "
1954, pp. 40-52, tav. V.
(11) J. Gricourt, Le trsor du JII siecle de Bus - la - Msiere Rev. BeIge de
Num. 1954, pp. 31-66, tavv. I1-I1I.
(12) Idem, Le trsor de Bavai, Gallia " 1954.
( 13) P . Le Gentilhomme, La Tl'Ouvaille de La Vineuse ... , Rev. Num. 1942,
p. 23 ss.
(14) R. Merrifeld, The Limes Streets (1952) hoard 01 barbarous radiates, Num.
Chron. 1955, pp. 113-124, tav. XI.
(15) H. Longuet et A. Banderet, La trouvaille de Bischoftsheim pres de Strasbourg,
Rev. Num. 1955, pp. 153-200 (+ i1 catalogo), tavv. VI-VIII. (N.B. Banderet tratta
probIemi dell'analis metallografica).
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una serrata critica alla facilita con la quale taluni studiosi fissano cronologie
troppo rigide, riscontrano identita di coni che non esistono, insistono sulla
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ritiene che le monete di uno stile ' primitif' siano anch'esse di zecca ufficiale ma secondaria, mentre per Thirion la definizione piu esatta sarebbe
proprio quella di ' imitazioni '_ Un grande numero di imitazioni di ' antonnani " 1259 contro 1248 monete ufficiali, in un ripostiglio, pubblicato
da P_ Bastien e H _ Huvelin (22), degli imperatori tra il 260 e il 274, con
l'eccezione di Valeriana e Galiieno_ Fra i tipi: Laetitia, Spes, Invictus,
Hercules Deusomensis, Pax in tre varianti d'attributi _ Sempre in un ripostiglio, ]. R Giard (23), mette in evidenza che ad attirare l'attenzione sono
le imitazioni dei Tetrici, particolarmente importanti perche di uno stile
che non si riscontra altrove, per cui la loro area di circolazione deve essere
stata molto ristretta e cio sarebbe confermato dai numerosi coni identicL
1 tipi sono affidati alla fa!ltasia e lo stile e sommamente rozzo tranne in
nove esemplari di Tetrico. (Ma aliora e ' stile diverso' o non e nemmeno
uno stile, ma semplicemente un modo senza attitudine veruna ?). Le monete sano classificate per officine, ma ben 981 esemplari appaiono non inseribili in nessuna di esse. Fra i tipi: Hilaritas, Mars, Virtus, Pax, Salus .
Sedici monete di Pos tumo rinvenute sciolte in strato archeologico danno
occasione a P . Bastien 4 ) di ribadire che le monete di imitazione circolavano insieme con quelle ufficiali: di talune pero il carattere ufficiale
non e sicuro. In un tesoro J. B. Giard eS) nota monete che definisce di
zecca 'locale' e os serva come goda di grande favore il tipo di Gallieno
con il Pegaso. Le imitazion sano chiamate anche contraffazioni (termine
che andrebbe riservato alle monete che pretendono di passare per legittime,
e, aderenti o no ai requisiti delia moneta ufficiale, sono di natura chiaramente fraudolenta). Fra i tipi: Hilaritas, Saeculi Felicitas, Victoria con i1
ramo d'ulivo in luogo della palma. Delie 1194 monete di Tetrico almeno
381 non rientrano nelie categorie generalmente imitate. Talun esemplari
sono degli stessi di coni di altri rinvenuti a Clamecy e a La Vineuse. (Il
che sembra mettere dubbi, gia prospettabili per altre ragion, sulla equazione: identita di conio = vicinanza dei luoghi di fabbricazione e occultamento). Forse non da un ripostiglio ma certo da uno strato archeologico
provengono delle monete di Postumo, Claudia il Gotico, Tetrico, Costantino, Decenzio e Graziano. Limitandosi alie imitazioni, l'a. propende per
le zecche secondarie. Fra i tipi: imperatore in abiti militari, imp. che solleva una donna inginocchiata, Mars, Pax, Victoria, due Victoriae. Un caso
singolare e quello di una sola barbarica di Postumo, ]. B. Giard (26), rinve-
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nuta insieme con monete ufficiali. Una monografia di P. Bastien (Z7) sul!e
monete di Magnezio mette a punto vari argomenti. Le imitazioni abbon-
dano in Gallia e in Britannia, raramente sano' frappes ' (o ' rinvenute ' ? ?)
al di la del Reno (cfr. le imitazioni, pero costantiniane, rinvenute a Colonia, M. R. Alfoeldi eS ). 1 tipi di Magnezo sono vari e esistono zecche regionali. Gli incisori sono di valore diverso e pertanto i ' gradi di degenerazione ' non indicano di per s tempi sueeessivi. Difficile distinguere tra le
monete ufficiali e le imitazioni piu belle, n le imitazoni possono essere
classificate sistematicamente perche non si conoscono i luoghi di fabbricazione, l 'organizzazione delle zecche, la cronologia delle emissioni. (Come
si vede e stato compiuto un grande passo avanti nel criterio metodologico l.
Di lettura ardua e persin pesante, ma condotto con una metodologia espertissima e una conoscenza eccezionale delle monete, e uno studio di G. D.
Lewis e H . Mattingly (29) su un ripostiglio composto di soli radiati barbaricio Fra i tipi: Romae aeternae, strumenti sacrificali. Opposto e il caso
di un altro ripostiglio, studiato da P. Bastien e F. Vas selle ea), nel quale,
su 1866 monete solo 4 sono imitazioni di Massimiano e Costanzo. Una
forte sproporzione e anche in un ripostiglio, pubblieato da J. B. Giard el),
nel quale sono poche le imitazioni su ben 3791 pezzi da Settimio Severo
a Postumo. Rapporto che appare sostanzialmente lo stesso in due altri
ripostigli, editi dallo stesso J. B. Giard (32) : in uno, 71 imitazioni su 1050
antoniniani da Gordiano III a Vittorino; nell'altro, 40 su 1759 ancora degli stessi imperatorio Fra i tipi: Gallieno a ca vallo, Juno, Serapis, Diana,
personificazione del Reno, Mel'curio, Minerva. Quanto a rapporto numerico
tra monete uffieiali e imitazioni, notevole che vi sia il caso, riscontrato da
P. Bastien H. Huvelin (33), di una sola irnitazione dei folles costantiniani.
In un ripostiglio, edito da H. Mattinglye4 ), e notevole una moneta fusa
anzich coniata in quanto rieorda uno stampo per falsi (antichi) di Withchurch, il quale dimostra che quella tecnica era in uso almeno dal 270.
Talune monete sono falsi (antichi), altri ' copie " fra le quali corrette nello
stile e nella grafia aleune di Aureliano e di Quintillo. Sorprendentemente
(27) P. Bastien, Le monnayage de Magnence (350-353), Wetteren 1964. (Le imitazioni alle pp. 109-112, tavv. XVI-XVIII).
(28) M.R. Alfoeldi, Die Mnzen aus einer Brunnenverlllung in KOln, Kiilner
Jabrbucb fr Vor- und Frbgescbicbte , 5. Band, 1960-1961, pp. 80-84, tav. 18.
(29) G.D. Lewis and H. Mattingly, A board 01 barbarous radiates from Mill Road,
Wortbi12g, Num. Chron. 1964, pp. 189-199, tavv. XVI-XVIII.
(30) P. Bastien et F. Vasselle, Le trsor monetaire de Domqueur (Somme). Etude
sur les emissions de brome de Treve, Lyon et Londres de la reforme de Diocletien a
309. Wetteren 1965.
(31) J.B. Giard, Le trsor d'Etaples, Rev. Num. 1965 (edito nell966), pp. 206224, tavv. XVIII-XIX.
(32) Idero, Malincorne et Bonneuil- sur - Marne. Deux trsors monetaires du temps
de Victorin, Rev. Num. 1966, pp. 145-180, tavv. XIV-XIX.
(33) P. Bastien et H. Huvelin, Trouvailles de folles de la priode constantinienne
(307-317), Wetteren 1969.
34) H. Mattingly, Tbe Paternoster Row board of barbarous radiates , Num.
Chron. 1967, pp. 61-69, tavv. VI-VII.
~i'
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(35) F. Dumas, Tro uvaille de Forges-Les-Bains (III siecle), Rev. Num. 1967,
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quadro complessivo e tracciato da W. Hahn (44), peraltro nell'ambito della monetazione bizantina, che del resto rappresenta l'effettivo supporto di
quella degli Ostrogoti in Italia (ma anche, per es ., ad Arelate) . Dopo i
problemi di metrologia e del sistema monetale, ad ogni re e riservato uno
schizzo. Come
noto, gli Ostrogoti hanno emes so anche monete d 'oro
che recano i nomi dell'imperatore di Bisanzio, e Teodorico solo per un
breve tempo appone il monogramma, malta in piccolo, del proprio nome
alla fine dclla scritta del rovescio dei solidi d'oro. La maneta d'argento e
di rame e ' piu gotica " os serva l'a ., perche spcsso sul rovescio e fatto risaltare in grande il monogramma del re ostrogoto . (Come si vede e considerato l'aspetto storico e politico, ometterido quello della cultura figurativa. Del resto lo stile bizantino domina questa monetazione, n sembri
strano, persin piu compattarnente che nell'impero bizantino stesso). Quanto.
ai tipi, Teodato mette la propria effige sulle monete romane (N. B.: in
uno stile che direi piu romano che bizantino e del tutto insensibile a influssi barbarici), mentre Baduila, alla fine del suo regno, lo apporra sulle monete d'argento . Fra i tipi, taluni si ricollegano all'antica Roma nelle monete
di rame, nominalmente emesse dal Senato Romano, come la Lupa con i
Gemelli, l'Aquila, le due Aquile e albero di fico, busto di Roma e busto
di Costantinopoli, Leone. Altri tipi sono gli stessi delle monete bizantine:
Victoria con corona; con globo crucifero; davanti ad una grande croce; monogramma di Cristo; imperatore in armatura con la scritta FLOREAS
SEMPER. Fra le altre scritte: FELIX RAVENNA, FELIX TICINUM.
Sulla monetazione dei 10ngobardi un 'ingente produzione 1etteraria e
quella di E. Bernareggi (45) che tratta tutti i possibili problemi (economa,
sistema monetale, fasi di produzione, zecche) . Egli stesso ha riassunto
recentemente i frutti delle sue ricerche nell'amplissimo artico10 succitato,.
minuziosamente corredato da una bibliografia vastissima, e ad es so si rimanda quindi direttamente. I tipi sono, nella moneta d'oro, quello bizantino della Victoria e, sul diritto, l'effige dell'imperatore di Bisanzio pero
tanto dominata dallo stile barbarico da essere irriconoscibile e deducibile
dalle - di solito poche - lettere non pseudoepigrafiche del diritto. Cuniperto invece, anzitutto mettera il proprio busto in taluni casi di un'esecuzione raffinata, sulle monete con il proprio nome perfettamente leggibile e,
su! rovescio, introdurra la figura di San Michele. Molte, specialrnente della
Tuscia, sono invece le monete di uno sti1e barbarico fortemente geometrizzante, con scritte totalmente pseudoepigrafiche. Con sole iniziali di
nomi sono le pochissime monete d'argento . 1 problemi degli stili e della
pseudoepigrafia, sono trattati anche da G. G. Belloni (46), che inoltre, cerca
(44) W . Rahn, Moneta Imperii Byzantini, Band 1. Von Anastasius 1 bis ]ustinianus
1 (491-565) Wien 1973: per gli Ostrogoti, pp. 77-91, tavv. 36-4l.
(45) E. Bernareggi, Struttura economica e monetazione del regno longobardo in
Numismatica e Antichita classiche, Quaderni Ticinesi , Lugano 1976, pp. 331-376.
(46) G .G. Belloni, Monete e preziosi in eta longobarda. (Relazione tenuta al Convegno sui Longobardi nel novembre 1978 a Milano. In corso di stampa presso il Centro'
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Considerazioni.
1 oroblemi dei caratteri e delle fasi della cultura dal Tardo Antico
all'Alto'Medioevo comporterebbero per le monete la considerazione attenta
anche dei prodomi nella cui genesi si precostituisce la sostanza che rimarra
inalterata pur nelle evoluzioni come nei periodi di rallentamento e di stasi
successivi. Per ovvi motivi pratici si e partiti dal III secolo, quando, del
resto, la produzione delle monete barbariche si intensifica fino a divenire
pressoche sistematica, e forse lo e senz'altro. Ma non si tratta piu e solo
di prodromi, perche questi risalgono all'eta della Repubblica. Ci siamo fermati immediatamente prima di Carlo Magno perche la reintroduzione del
denario d'argento, se rappresenta un raccordo particolarmente rilevante
con l'antichita, d'altra parte e concomitante con l'adozione della tipologia
aniconica. Le monete barbariche anteriori alla caduta dell'impero sono
d'importanza tassativamente esortante al loro studio anche per l'aspetto
formale, spesso decisamente caratterizzato, talora ricco di originalita. Lo
denotano moltissimi casi, e i molti altri invece indifendibilmente orrendi,
a mio modo di vedere, segnalano l'insufficienza numerica di buoni incisori,
nient'affatto dimostrano la trascuranza nei riguardi dell'aspetto esteriore
delle monete . Nei casi migliori anzi, le figure especialmente proprio i
segni pseudoepigrafici sono di una fantasia autonoma al punto da essere
piu articolati e complessi, e quindi volutamente diversi, di quelli delle
monete romane . Tuttavia questo argomento, ossia lo stile e l'arte da studiare per i loro intrinesci significati espressivi e qualitativi, e trascurato
dalla letteratura. Infatti se le osservazioni in proposito sono frequenti, lo
sono in una valutazione puramente strumentale ai fini, come si era gia accennato nella relazione sulla letteratura, della classificazione. Ta.llt'e che
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il terrnine stesso di
ln itazione
non
si va in la dell'uso convenzionale di indicazione immediata : senza sottolizzare troppo sulle parole, ma temendo l'equivoco cui una terminologia troppo sommaria e approssimativa puo assuefare, mi sembra che si debba osservare che, semmai, i soggetti sano adottati e non imitati, meglio ancora,
sono, dalla interpretazione formale barbarica, considerati schemi di rifetmento. Un altro argomento non affrontato dalla letteratura, n si puo dire
che la sola constatazione del dato documentaro n s e per s lo esaurisca,
e quello che, quando non prevalga l'astrattismo integrale, il rapporto Roman e Barbari non e, da questi secondi, rifiuto della romanta, n, secondo il termine moderno, e di integrazione, ma piuttosto di ntersecazione,
ossia di variamente prevalente indipendenza barbarica che non dissolve
completamente l'esperienza romana. Questo fatto rappresenta la fondamentale tendenza, CoS! chiaramente visibile n mohe loro monete del nI
secolo e di dopo, tendenza che distingue i Barbari, fra i quali certo prevalenti quelli della Gallia e della Britannia insulare, del periodo imperiale
romano da quelli dei tempi ellenistici. Questi, nelle monete, sconvolsero
i tipi di quelle greche, affermando un'indipendenza culturale che, nella
prospettiva storico-politica, alla fn fne mostra che non si erano resi conto
~ e, al momento, non importa se piu per ragione di tempi o piu della
volonta - che non si intraprendeva la via della civilta negando totalmente
quell'esempio. Quanto alla prospettate zecche secondarie, si ha l'impressione di una definizione quanto mai emprica che annota l'aspetto esteriore
del fatto, perche, determnatasi la loro necessita, mi sembra che facciano
per lo meno intravvedere, quando addirittura non denotno, che l'autorita
romana per farle funzionare doveva ricorrere a ncisori e a mano d'opera
locali, e sicuramente anche di formazione e mentalita non completamente,
forse non moho, romanizzati. Infatti questi ncisori e questa mano d~opera
dovevano essere ammessi con le loro maniere d'espressione formale, ed e
qundi gia un convivere di culture diverse. Quanto dire di un ncontrodi
uomini e di popol. In Italia iI fenomeno delle monete barbariche durante
il periodo imperiale non si e verificato, e l'accusa rivolta da uno studioso
straniero agli Italiani, come anche a studiosi di altri Paesi, di trascurare
queste monete che vi sarebbero - afferma - nei loro sottosuoli (o medaglieri ?), almeno per l'Italia non ha fondamento. (Non se ne possono
escludere a priori per circolazione sporadica). A parte certamente i soliti
falsari, se n Italia vi fossero state zecche locali, o non ufficiali che dir
si voglia, avrebbero semmai lavorato secondo le inclinazioni dell'arte detta
da taluni plebea, o anche provnciale se vogliamo, ma di un ndirizzo non
ntimamente obliterante la tradizione romana. Certo non avrebbero potuto
lavorare secondo lo stile dei Barbari : non esistevano n le premesse culturali, n quelle di ordine politico. E argomento a parte quello delle variamente affioranti note stilistiche simili a quelle barbariche che si insnuano
in monete romane molto tarde . Ma e problema delicato, e che va, o meglio
andra, studiato e ponderato attentamente: forse sono analogie scaturenti
da altre cause nel quadro, si intende, dell'esaurirsi del classicismo . Da non
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'1~.' ~'
I
I
,
877
BIBLIOGRAFIA
N.B. La pubblicazione Bericht der romisch-germanischen Kommission des Deutschell
Archiiologischer Instituts, Berln, dal 1970 rivolge puntualmente ogni anno l'attenzione anche alle monete, ai ritrovamenti monetari e a studi numismatici. Inoltre,
due volte all'anno, informa della letteratura numismatica (riguardante pero tutti
i tempi e civiltli) la Numismatic Literatur edita dalla The American Numismatic
Society, New York. COSI anche i Bonner Jahrb cher e le principali riviste scientifiche.
Purtroppo talora le notizie e gli studi compaiono in riviste e bollettini non molto,
o per nulla, diffusi. Una rieca bibliografia fino al 1972/73 e alla voce Barbarische
Nachahmungen nel Reallexicon der germanischen AJtertumskunde, Band 2, Lieferung 1,
Berlin/New York 1973.
I
LETIZIA PANI ERMINI
2 (cat. n. 140)
1 (cat. n. 145)
3 (cat. n. 133)
5 (cat. n. 152)
4 (cat. n. 192)
PHILIPPE PERGOLA
PHILIPPE PERGOLA
sent alleun dOLlte sur l'orgne africanc de ces relques ("). e 'est le cas de
S. Ghjulia (Julie), la seule a figurer dans le Martyrologe Hyronimien e).
(2) S. Laurina d 'Aleda, dont le nom est vidernment driv de celui de la capitale
romaine de la Corse n'est certainement qu'une invention d'poque mdivale (cf. a ce
suiet J. Jehasse, Un l1lytbe palo-cbrtien: les thermes romains de S. Laurina, Rev.
d'Et. Corses 1, 1961 , pp. 40-46), et de meme, S. Devota, (cf. l'excellente analyse de
F. Lanzoni, Le dioces; d'Italia, dalle origini al principio del VII sec., Studi e Testi.
35, Rome 1923, pp. 6~3-644).
(3) H . Qucntin, H. Delehaye, AA. SS., Novembris, n, pars posterior, p. 267.
Delehaye, dans la p,emie,e dition (1912) de ses Origines du culte des martyrs (pp.
356-357) .dmet (influenc par le Hyronimien) que S. Ghjulia soit reIlement une
martyre corse, meme si sa p,ssio semble dpourvue de toute valeur ; dans la seconde dition (de 1933), a la p. 313, il accepte la these de F. Lanzoni, Le diocesi d'Italia,
cit. (ed. 1927), pp. 683-686, selon laquelle la Julie vnre en Corse n'est autre qe
la martyre africaine homonyme, de Carthage, perscute durant le regne de Dece.
(4) En particulier sur la cote occidentalc du Capi Corsu, a Nonza, OU aucune
recherche archologicue n'a encore t entreprise, et a Prupria, dan s la partie sud de
la cote occidentale, OU ont t dcouvertes des structures d'poque palochrtienne;
d. J. Cesar, Le site de S. Giulia de Tavaria, Archeologia Corsa , 1,1976, pp. 218-2.56.
(5) Je rejoins volontiers en cela, comme dan s le cadre d'autres aspects de l'poque
vandale en Corse, les conclusions de A. Boscolo, La Sardegna bizantina e alto-giudicale,
Sassari 1978, pp. 20-22; dans l'histoire des deux iles , les ralits socio-conomiques
et culturelles ont probabiement t rarement aussi proches que durant cette priode.
(6) La passio la plus loquente est celle des SS. Par/bei el Parthenopei et Paragorii
et Restitutae, les deux derniers en particulier tant vnrs hors de Corse, en Italie
et en Occitanie (s. Paragorius).
(7) Le meme cas a t document archologiquement, il y a peu, pour l'veque
africain Quodvultdeus, mort en exil , Naples: d. U.M. Fasola, Le catacombe di S.
Ge.nna/'o a Capodimonle, Rome 1975, pp. 153-160.
a partir
passiones.
on peut le dduire
intgrs
a ces
915
* * *
Les sources littraires deviennent plus loquentes, momentanment,
siecle, avec les neuf lettres que Grgoire le Grand consacre
a la fin du VI
916
PHILIPPE PERGOLA
a la Corse C' ). Le pape terlte de repre ndre en main une situation qui semble
souvent assez dsespre, en s'adressant tour a tour a ses defensores, aux
fonctionnaires byzantins, a l'piscopat, au clerg, aux notables. Il s'intresse
non seulement aux questions religieuses, mais aussi
a la
situation politique
* ")': *
Apres la chute l'empire lombard, les carolingiens perdent le controle
d'une partie des territoires conquis et en particulier celui de la Corse
dont les cotes sont dvastes par les Sarrasns: c'est a cette poque
seulement qu'a lieu d'une part, le repli des populations a l'ntrieur des
terres, et, d'autre part, l'exil vers le continent italien, pour Rome en
particulier ea).
(11) M.G.H., Gregorii I Papae Registrum Epistolarum, 1, 50; 1, 76; 1, 77 ; 1,
79; V, 38; VI, 22; VII, 3; VIII, 1; XI, 58.
(12) L'tude comparative que j'en ai ralis, en cours de publication (d. note 10),
confirme cette interprtation, en contraste avec la datation de ces sculptures au
IV" s., propose de fa\,on gratuite par G. Moracchini-Mazel, Les monuments, cit.,
pp. 58-61, figg. 70-74.
(13) Le monastere Corsarum de la va Appia, probablement fond par Lon In
(Liber Pontificalis, oo. Duchesne, Pars 1892, p. 24) et surtout sous Lon IV, l'accueil
de nombreuses familles d'exils corses, installs a Porto (Liber Pontificalis, ed. Duchesne
Pars, 1892, pp. 125-127).
917
Addendum
Depuis la rdaction de cette co=urucation, la poursuite de mes recherches sur
la Corse m'a amen a exposer diffrentes considrations nouvelles sur les monuments
et les problemes historiques lis a ces deux priodes. A ce propos, je renvoie d 'une
part a la monographie, toujours en prparation (cite supra a la note 11) et d'autre
part, aux travaux sous presse que j'ai rdigs a l'occasion de deu.'e congres rcents:
Observations sur la chronologie des mosazques de la basilique et du baptistere de
Mariana (Corsiea), dans Aetes du I1Ie Colloque International sur la Mosazque Aneienne (Ravenne - septembre 1980); Considrations nouvelles sur les mosaiques et
les seulptures du complexe palochrtien de Mariana (Corsiea), dans Actes du X,
Congres International d'Arehologie Chrtienne (Thessalonique - septembre/ oetobre
1980).
INDICE
1088
SOMMARIO
PARTE VI
SPIRITUALITA. E CULTURA RELIGIOSA
S.
PRICOCO,
C.
LEONARDI,
V.
GROS SI,
643
661
713
701
713
731
745
R. GRGOIRE
C.
CURTI,
G. CREMASCOLI,
medioevo .
J.
GRIBOMONT
Italie .
G .C. GARFAGNINI,
O. LIMONE,
AM.
621
La cosmologia altomedievale .
755
771
787
817
837
867
Antichita paleocristiane e altomedievali in Puglia alta luce dei recenti ritrovamenti (1974-79) .
879
887
893
PARTE
VII
P.
TESTINI,
A.M.
M.
ROMANINI,
ROTILI,
C.
1
CARLETTI,
KISZELY,
R.M.
KLOOS,
1089
INDICE SOMMARIO
L.
PANI ERMINI,
903
913
919
933
947
Ph . PERGOLA,
J.
RASPI SERRA,
Marc.
M.
SALVATORE,
CONCLUSIONI
967
977
983
987
993
1003
di
RAOUL MANSELLI
APPENDICE
E . LISSI CARONNA,
INDICE
INDICE DEI NOMI E DI ALCUNE COSE NOTEVOLI
INDICE
SOMMARIO
ANI,
Pago
123
149
165
183
20 1
217
>~
225
241
261
285
305
311
323
333
357
373
O;:K,
o
.RA,
PARTE III
LINGUISTICA
LI)
cco
SICARDI)
'olingia
TE)
AMONE)
J
R)
LEONI)
PARTE IV
FILO LOGIA E LESSICOGRAFIA
TI)
H)
G)
~O)
!
1087
INDICE SOMMARIO
F.
BERTINI,
G.
MORELLI,
L.
FroCCHI,
397
411
423
segna degli studi compiuti negli ultimi ven ti anni ed elencazione dei precedenti a partire dall'inizio del secolo)
433
443
467
475
493
513
523
539
553
561
E.
MENEsTo,
A.
MOSCADI,
G.
POLARA,
PARTE V
LETTERE LffiRI E SCUOLA
A.
DI BERARDINO,
E.
FOLLIERI,
G.
CAVALLO,
A.
PETRUCCI,
M. PAVAN,
P.
RICH,
A.
GUILLOU,
secolo .
571
587
605
611
J.
IRIGOIN,
L.
NAVARRA,
V. VON FALKENHAUSEN,