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Il 1968 fu un anno di movimenti studenteschi già iniziati nel ’67 con l’obiettivo di portare cambiamenti radicali nella
società. Si parla di fenomeno della contestazione. Le prime cause hanno a che fare con la scadenza del sistema
scolastico, nonostante le riforme di Fanfani il sistema era rimasto arretrato. A ciò si legò il problema della
disoccupazione poiché c’erano troppi laureati e pochi posti di lavoro necessari. Queste reazioni sono da legare a
questioni internazionali: i giovani erano contrari agli interventi in Vietnam, erano influenzati dalla rivoluzione
culturale in Cina con Mao. Da questa situazione di malcontento iniziarono quindi occupazioni delle università tra cui
la Cattolica di Milano e Palazzo Campana di Torino. In alcuni scontri si arrivò anche all’intervento della polizia. Questi
movimenti dilagarono anche nel mondo del lavoro verso il 1969 quando si parla di “autunno caldo” con gli scioperi di
metalmeccanici, chimici, cementieri ed edili. I giovani cercavano ora alleati nelle fabbriche. I cosiddetti sessantottini
si unirono alle manifestazioni dei lavoratori davanti alle industrie. Un evento importante fu quando gli operai della
Marzotto scioperarono contro il nuovo piano di ristrutturazione, essi abbatterono la statua del fondatore
dell’azienda. Intanto anche nel sud c’erano rivolte da parte dei braccianti che volevano veder migliorare le proprie
condizioni e i propri salari. Qui spesso intervennero spari di polizia. In questa situazione nacquero nuove
organizzazioni come la CdF che si sarebbero occupate delle buone condizioni di lavoro degli operai. Grazie a questi
movimenti le riforme vennero approvate e nel 1970 ad esempio fu approvato lo Statuto dei Lavoratori.
Hitler : la tattica diplomatica dal 1933
Nel 1933 Hitler fu nominato cancelliere e nel giro di pochi mesi riuscì a costruire uno Stato dittatoriale al posto della
precedente repubblica in decadenza nonostante ancora non avesse la maggioranza. Il parlamento aveva votato una
legge che dava pieni poteri al governo. Attraverso i nuovi mezzi di comunicazione Hitler organizzò una forte
propaganda spingendo verso il totalitarismo. La sua idea prevedeva l’affermazione del Terzo Reich appoggiato da un
forte espansionismo aggressivo e giustificato dall’idea della superiorità della razza ariana. Come già aveva scritto nel
libro Mein Kampf, durante la precedente prigionia, la sua tattica diplomatica stava principalmente in 3 tappe:
liberare la Germania dai vincoli di Versailles e portarla al riarmo infatti: ricostituisce l’esercito, la flotta, la forza aerea
(Luftwaffe) e promulga la legge di difesa del Reich. La seconda tappa prevedeva l’unione di tutti i tedeschi d’Europa
ricostituendo la grande Germania secondo il modello pangermanista. Iniziarono così le Anschluss, le annessioni dei
Sudeti, della Renania e poi della Polonia. L’annessione di quest’ultima porterà alla Seconda Guerra Mondiale. La
terza tappa era la costruzione dello “spazio vitale” assoggettando i popoli inferiori orientali per avere rifornimenti e
manodopera.
Ostpolitik
Termine con cui si definisce il “nuovo corso” della politica estera della Repubblica Federale di Germania, dal
cancelliere Willy Brandt (1969-74) riconciliare la Germania col passato e doveva servire per una nuova era di rapporti
pacifici con l’est e con la DDR. Le tappe più importanti dell'Ostpolitik: il trattato di “non aggressione” con l'Unione
Sovietica (1970); il Trattato di Varsavia (1970) che ha sancito il riconoscimento del confine occidentale della Polonia,
e infine, il Trattato con la Cecoslovacchia (1973) con cui è stato abrogato il Patto di Monaco. Pur proseguendo con
slanci alterni, l'Ostpolitik ha rappresentato un punto di forza del processo di distensione culminato nella Conferenza
di Helsinki (1975) che ha confermato un accordo di sicurezza e cooperazione europea. Proprio la prosecuzione di una
politica di attenzione ai processi politici in corso nell'Est europeo ha facilitato, nel quadro di disfacimento dei regimi
comunisti, la riunificazione della Germania (1990).
La guerra parallela Italiana durante la Seconda Guerra Mondiale: i suoi fallimenti fino al ’43
10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra perché secondo Mussolini non esistono altre possibilità come mediatori,
pensando a un conflitto lampo vedendo le prime vittorie di Hitler, Mussolini si convince a entrare in guerra così al
termine si sarebbe garantito almeno qualche spoglia. Entra nel conflitto e Mussolini vuole tentare una guerra
autonoma e parallela per costruire un proprio impero mediterraneo e balcanico. La sua idea iniziale era di attaccare
la Libia per liberarsi degli inglesi a Suez ma cambiò programmi attaccando nell’ottobre del 1940 la Grecia. Questo
combattimento finì male per l’Italia che si vide di fronte a una forte resistenza greca e dovette aspettare il futuro
intervento tedesco che ottenne la vittoria su Grecia e Iugoslavia nel 1941. L'Asse aveva poi deciso di portare le
operazioni militari in Africa: l'occupazione del canale di Suez avrebbe colpito le colonie inglesi e bloccato i
rifornimenti all'Inghilterra. La nostra Marina dovette operare priva di portaerei, di una propria aviazione
specializzata, senza radar; tuttavia tenne testa alla controffensiva inglese per oltre tre anni. L'Africa Orientale non
poté più avere rifornimenti e fu abbandonata a se stessa, ma, per ordine del Duce, le truppe italiane attaccarono la
Somalia inglese a avanzarono verso l'Egitto (agosto-settembre 1940). Dopo qualche successo iniziale dal 1942 iniziò
invece la rovina dell’Asse perché gli Stati Uniti iniziarono ad aiutare la Gran Bretagna e in più nel 1943 essi
sbarcarono in Sicilia e l’Italia fu costretta ad arrendersi con il maresciallo Badoglio a capo dell’operazione poiché
Mussolini era stato fatto arrestare proprio dal Consiglio del fascismo.
GUERRA IN VIETNAM
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale la Francia iniziò la guerra in Indocina per riconquistare territori
che erano stati occupati dal Giappone. Qui essi incontrarono la resistenza dei vietminh guidati da Ho Chi
Minh legato alle idee comuniste di Cina e URSS. Nonostante il supporto di Truman che voleva contenere la
forza comunista, la Francia perde la guerra, nel 1954 abbiamo la conferenza di Pace di Ginevra. La penisola
viene divisa in Cambogia, Laos, Vietnam del Sud e del Nord. I Vietminh si imporranno nel Nord con un
regime totalitario di stampo comunista, nel Sud fu creato un regime totalitario supportato dagli USA. Nel
sud però la dura repressione della religione buddhista e l’aggressività contro i nuclei Vietminh sfociò nel
1963 con un monaco che si diede fuoco per strada e nel 1959 fondarono il Fronte di Liberazione Nazionale
un gruppo armato principalmente di comunisti, chiamati vietcong. 8 luglio 1959 due consiglieri militari
americani furono uccisi in un attacco, quindi nel 1962 Kennedy inviò delle truppe di rinforzo per eliminare
la minaccia. Contemporaneamente venivano effettuate operazioni per destabilizzare il governo del Nord.
La lotta si fece sempre più dura e gli americani pensarono di spostare il conflitto nel Nord pensando di
poterli sconfiggere nel loro territorio. Per invadere il paese serviva un motivo quindi la CIA organizzò delle
missioni di ricognizione aggressive per cercare di causare una loro reazione. La prima risposta vietnamita
l’abbiamo nel 2 agosto 1964 quando una nave americana viene attaccata, poi l’incidente del Tonchino e
altri attacchi aerei diedero al presidente Johnson la possibilità di coinvolgere l’America nella guerra. I
bombardamenti furono deludenti e lo stesso i marines poiché le foreste erano una novità per loro.
Vennero inviate moltissime truppe. Nel 1968 ci fu il conflitto principale, l’offensiva del Tet, gli americani
furono colti di sorpresa su tutte le città principali del Sud e sulla maggior parte delle basi militari. La
situazione si faceva sempre più critica. Fine del 1968 i bombardamenti cedono per un momento e iniziano i
colloqui di pace ma la guerra ancora non si era interrotta. Nel 1969 Nixon col suo piano segreto viene
eletto presidente e la sua soluzione era continuare la guerra e con Kissinger elabora la dottrina Nixon che
prevedeva il ritiro dell’esercito ma il potenziamento del Vietnam del Sud in 4 anni di tempo.
Contemporaneamente dovevano organizzare bombardamenti in Laos e Cambogia, intanto avrebbe stretto
patti segreti con Cina e URSS e infine avrebbe rafforzato esercito e economia del Sud. Ci furono però
proteste pacifiste a causa di un intervento di torture e uccisioni di civili innocenti da parte degli americani.
Le proteste finiscono nel 1970 e nel 1972 i soldati americani erano diminuiti e il Vietnam del Nord lancia
un’offensiva che fallisce così Nixon riprende i bombardamenti ad Hanoi e al porto del paese. I Patti di Parigi
furono firmati il 1973 con le condizioni: cessare il fuoco immediatamente, ritirare truppe entro 60 giorni, il
Nord doveva permettere al Sud di avere libere elezioni infine la riunificazione doveva avvenire
pacificamente. Nixon promise un rafforzamento del Sud per riprendersi autonomamente. Dopo lo scandalo
Watergate però Nixon fu dimesso e i patti furono rotti così da non avere più nulla a che fare col Vietnam.
1975 il Nord inviò un attacco al Sud che era stato abbandonato e non riuscì ad impedire la loro vittoria. Il
Vietnam fu riunificato sotto il comunismo e molti fuggirono per evitare fucilazioni e aggressività.
LA DOTTRINA DI BREZNEV
Quando le forze ostili al socialismo cercano di portare lo sviluppo di alcuni paesi socialisti verso il
capitalismo, questo diventa problema del paese coinvolto ma anche problema comune di tutti i paesi
socialisti. Nel 1968 ci fu un intervento in Cecoslovacchia (Primavera di Praga) e il leader sovietico lo
giustificò con la propria dottrina Breznev: quando un paese socialista fosse stato in pericolo allora tutti i
paesi socialisti dovevano intervenire per salvare quel socialismo. Mosca in particolare aveva il ditirro di
stabilire durata e modalità di intervento. Formalizzata nel 1968 anche se era già stata applicata in
Germania Est 1953, Polonia e Ungheria nel 1956. Breznev disse che nessuno Stato socialista aveva il diritto
di prendere decisioni che avrebbero danneggiato quello Stato indebolito. Rimase caposaldo fino al 1989
quando Gorbacev eliminò questa dottrina.
LA LINEA EINAUDI
Durante il governo De Gasperi, focale fu il problema di dover stabilizzare il sistema economico, operando
misure di politica economica e finanziaria capaci di ricreare un minimo di fiducia. La spesa pubblica andava
frenata, anche perchè essa era alimentata dal mantenimento a fini sociali di prezzi politici (prezzi di
prodotti più bassi del loro costo di produzione); il crescente deficit favoriva l’emissione di cartamoneta
facendo inasprire l’inflazione. A soluzione di questi problemi, il governo varò un pacchetto di misure, che
costituirono la “Linea Einaudi” (allora ministro dell’economia). Si introdussero norme atte a stabilizzare la
moneta e frenare le speculazioni sulla lira, restringendo le possibilità di concedere crediti bancari. Il tasso
di sconto venne alzato, il cambio della nostra moneta su quella americana salì da 225 a 350 lire per dollaro,
per poi arrivare a 575. Alle banche fu imposto di aumentare le riserve, stabilendo criteri in base ai quali
avrebbero dovuto investire in titoli di Stato, o depositare in appositi conti del Tesoro o della Banca d’Italia,
una quota di denaro a disposizione. Venne gradualmente abolito il prezzo politico del pane, e vennero rese
più realistiche le imposte indirette e le tariffe di numerosi prodotti (tariffe postali, prezzo benzina);
distribuendo contemporaneamente massicce dosi alimentari, grazie agli aiuti americani.
Gli effetti di questa manovra si videro in pochi mesi: i capitali esportati ritornarono a casa, speculazione e
inflazione rallentarono, il risparmio aumentò e il bilancio dello Stato conobbe un assestamento positivo.
MAASTRICHT 1992
Gli Stati membri della CEE decisero di portare il loro stato al livello successivo col Trattato di Maastricht che
trasformò le Comunità europee in Unione Europea. Si va verso la creazione di una federazione di Stati
membri e avvia alla cooperazione in politica estera, di difesa, delle forze di polizia e della giustizia. Ci
furono diversi referendum per l’accettazione del Trattato. Il progetto stava su 3 pilastri: dimensione
comunitaria, vedeva l’Europa come comunità economica e monetaria, modifica la politica estera e di
sicurezza comune e la cooperazione negli affari interni e della giustizia.
-L’EPOCA D’ORO DEL CAPITALISMO E LA RIDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA (1946-1973) (vedi miracolo
economico/keynesismo)
-LA CHIESA CATTOLICA ITALIANA PRE E POST CONCILIO
-MAFIE, POLITICA E SOCIETÀ NEL DOPOGUERRA
-L'ITALIA DEGLI ANNI 80 TRA VOLONTARIATO, FEMMINISMO E IL RIFLUSSO DEI PRIVATI
-LA QUESTIONE DEMOCRISTIANA, IL NEOCENTRISMO E LA CRISI SOCIALISTA
-GLOBALIZZAZIONE E CRESCITA DELLA FINANZA E DELL’ECONOMIA DOPO IL 1980
-IL NON ALLINEAMENTO E LE CONSEGUENZE DELLA GUERRA FREDDA NEL TERZO MONDO