Il Sessantotto.
L’Italia, così come gli altri paesi Europei, fu invasa da movimenti di protesta provenienti da
studenti ed operai.
Gli studenti condannavano il sistema, ritenevano che la ‘’mitologia del benessere’’ fosse un
qualcosa che illudesse gli individui al fine di alienarli ed inserirli in un nuovo totalitarismo, di stile
clerico-fascista, dove la democrazia cristiana si era plasmata sul modello imperialista americano e
dove la sinistra aveva criticato il sistema solo a parole senza mai cambiarlo; tuttavia, veniva
contestato anche il mondo universitario e scolastico, troppo elitario e capace di creare ed
alimentare le differenze di classe ( una critica in particolare fu rivolta da Don Lorenzo Milani ove
entro il libro Lettera ad una professoressa accusava il sistema per la creazione di diseguaglianze
sociali e culturali). Inizialmente il movimento si mostrò rivoluzionario si, ma pacifico, venivano
chiese più aule e classi, più laboratori ed una maggiore attenzione per gli studenti lavoratori, ma
sul finire degli anni 60, a partire dal 1968, le proteste si fecero più dure, vennero occupate scuole
ed università, sino a giungere a degli scontri con la polizia, per la prima volta in trent’anni vi fu una
reazione alle forze dell’ordine.
Molti pensavano che se il movimento fosse rimasto circoscritto al mondo studentesco presto
sarebbe morto da solo, così alcuni gruppi più piccoli provarono ad organizzarsi per dare una svolta,
alcuni s’inspiravano al modello leninista, altri alla Sinistra Rivoluzionaria, i cosiddetti OPERISTI,
quest’ultimi esaltavano l’autonomia operaia, ove non vi era alcun tramite tra la classe operaia e le
istituzioni, essi esaltavano la rappresentanza diretta dei propri interessi, inoltre consideravano la
fabbrica come la massima espressione del capitalismo in cui l’operaio era proprietà del ‘’Padrone’’.
Vi era una particolarità, i nuovi operai, quelli provenienti dal sud e dalle campagne non vennero
presi in considerazione, era sufficiente canalizzare la loro rabbia, poi la rivoluzione sarebbe venuta
da sé.
Quanto all’economia, le proteste spinsero i sindacati e l’INDERSIT (in un secondo momento anche
Confindustria) a concedere un aumento dei salari, che tuttavia si inserì in un contesto ben più
ampio, correlato allo shock petrolifero e al calo dei commerci, sommariamente anche in Italia vi fu
una battuta d’arresto momentanea, che favorì in un secondo momento una ripresa economica.
La Politica, con le elezioni del 1972 vide ancora una volta la vincita della DC e grazie ad i suoi alleati
rimase alla maggioranza, ma al contempo stesso mostrò tre fenomeni importanti:
1. Il PCI, sebbene non ritenuto responsabile delle accuse rivolte al governo, riuscì ad ottenere
circa il 27%
2. Il PSI perse molto consenso
3. La destra estrema, con il Movimento Popolare, crebbe di notorietà, con il 9%,
rappresentando coloro che risultavano stanchi ed infastiditi dalla grande ondata di scioperi.
La crisi.
L’ultimo decennio del secolo scorso rappresentò un momento di grave crisi per l’Italia, il sistema
politico giunse quasi al collasso.
Nel 1989, nacque un nuovo partito, la Lega Nord, questa fondata da Umberto Bossi, ottenne un
grande consenso soprattutto al nord, sia per la campagna anti-meridione, sia perché si presentava
come un partito paladino capace di risolve la questione sulle mafie e sulla criminalità, un primo
grande successo fu ottenuto alle amministrative nel 90’ dove in Lombardia ottenne il 19%. (Tra gli
slogan riecheggiava: OGNUNO A CASA PROPRIA E PADANIA LIBERA).
Quanto al vecchio sistema politico, la situazione peggiorò non solo per l’incapacità di governare
(giganti con i piedi d’argilla), ma soprattutto a causa del grave peso fiscale: il debito pubblico
crebbe molto in quegli anni, le imprese pubbliche funzionavano male e gli accordi europei
divennero pressanti.
Nel 1984 muore Berlinguer, il suo successore, Achille Ochetto, comprese che se il partito non si
fosse rinnovato sarebbe presto caduto nell’ombra, così decise di cambiare l’assetto comunista del
partito, rinominandolo Partito Democratico della sinistra, quanto alla DC perse consenso e andò in
contro ad un rapido declino.
Per i socialisti, la situazione si mostrò più critica, a causa dell’inchiesta Tangentopoli, entro la quale
emersero i nomi di politici e uomini del mondo degli affari, il craxismo, rispetto agli altri socialisti,
divenne il più sospetto tra tutti.
Il 1992 mostrò una frattura, quasi definitiva, nel vecchio mondo politico, la DC scese sotto il 30% e
il PDS perse il 10%, la lega vinse, ma in quell’anno emerse un’altra grande questione: la mafia, che
nel mese di maggio uccise il giudice Falcone e nel mese di luglio il giudice Borsellino, si sollevò un
grandissimo polverone che cominciarono a far sospettare la gente di relazioni tra il mondo della
mafia e la politica, per molti l’inchiesta su Andreotti fu una risposta sufficiente.
Con le elezioni di Scalfaro come presidente della Rep. la situazione sembrò migliorare, fu infatti
creato un governo tecnico, con a capo Giulio Amato, il quale ratificò il trattato di Maastrict e grazie
a diverse manovre economiche (tagli alla spesa pubblica e privatizzazioni) riuscì a salvare il paese
dal fallimento, inoltre a causa di un’ondata speculativa sulla lira, il sistema monetario europeo fu
momentaneamente accantonato. Scalfaro ed Amato furono, però, colpiti dalla magistratura, il che
li spinse a dimettersi, il governo passò nelle mani del governatore della Banca d’Italia Carlo Giampi.
Venne con un referendum del 1993 modificata la legge elettorale che prese il nome del deputato
Sergio Mattarella, questa prevedeva che il 75% dei deputati fosse eletto col sistema maggioritari in
piccoli collegi uninominali dove si sarebbe ricostituito un rapporto personale e fiduciario tra
elettori ed eletto, mentre il restante 25% dei seggi parlamentari continuava ad essere assegnato su
base proporzionale, questa aveva l’obbiettivo di sollecitare le forze politiche ad unirsi in due
coalizioni.
La seconda Repubblica.
Le grandi spinte sociali portarono la popolazione stessa ad attestarsi su una linea che esprimesse il
proprio voto di appartenenza, normalizzando la propria preferenza politica, nei confronti di un
leader o di un partito, ma principalmente sulla credibilità del programma: piccoli e medi
proprietari nel partito cattolico, braccianti e mezzadri in quello socialista.
Lo scenario politico italiano si presentava completamente differente rispetto al secondo dopo
guerra, il PCI dovette cambiare nome, la DC si dissolse con la creazione di nuovi partiti, tra i quali
ricordiamo il Partito Popolare, il Movimento Sociale Italiano si sciolse e sotto la guida di Gianfranco
Fini nacque Alleanza nazionale, il cui obbiettivo era quello d’inserirsi nel quadro della destra
conservatrice europea, il PSI morì; simultaneamente si cominciò a diffondere l’idea del PARTITO
PIGLIA TUTTO, dove non importava più l’estrazione sociale o la tradizione, quel determinato
partito veniva scelto poiché rappresentava le esigenze del singolo e non quelle di un intera
categoria, dunque vi era meno partecipazione da parte dei militanti, le decisioni prese dai vertici e
la leadership personalizzata. Un ruolo fondamentale fu giocato dai mass media.
Si diffuse, soprattutto grazie al mondo del giornalismo, la nascita di una ‘SECONDA REPUBBLICA’.
La nuova onda politica si era spinta alla ricerca di volti nuovi, di uomini appartenenti alla società
civile, tra questi emerse, nel 1994, Silvio Berlusconi, grande imprenditore (proprietario del Milan,
presidente della Fininvset e fondatore di Mediaset) che creò un nuovo partito: Forza Italia.
Berlusconi si fece chiamare ‘’Cavaliere’’ proprio a sottolineare la propria estraneità al mondo
politico, potremmo identificare la sua polita come a metà tra il modello di Craxi e quella dell’Uomo
Qualunque; essendo poco radicato sul territorio Berlusconi cominciò a fare campagna elettorale
senza sosta, sfruttando sondaggi preventivi e gli studi di mercato, spesso condotti da Publitalia.
In previsione delle elezioni Berlusconi, si alleò con due forze politiche opposte: da una parte poté
contare sul sostegno di Alleanza Nazionale (nord-Polo della libertà ) e con il Centro Cristiano
Democratico (centro e sud- Polo del buongoverno), vinse il Centro Destra, con l’opposizione della
coalizione creatasi a centro-sinistra e la perdita dei popolari e di Segni, tuttavia tensioni interne
portarono alla caduta stessa del governo, subentrò così un governo tecnico che governò sino al
1996, in seguito alle nuove elezioni vi fu la vittoria dell’Ulivo con Romano Prodi, il quale con
pesanti manovre economiche riuscì nel 1996 a far rientrare l’Italia nello SME.
Proprio nel 1998, l’uscita di Rifondazione comunista dalla maggioranza costrinse Prodi alle
dimissioni. Fu sostituito da Massimo D’Alema, il 1° ex comunista a divenire Pd consiglio che decise
la partecipazione dell’Italia all’intervento della NATO. In quegli anni la Lega radicalizzò le sue
posizioni spostandosi su posizioni più secessioniste, l’obiettivo era la nascita di una Repubblica del
Nord. Il ritorno all’Italia nello SME e poi il suo ingresso nell’unione monetaria avrebbe però spinto
la Lega a tornare su una linea più moderata. L’alternanza tra centri dx e centro sx che si realizzò tra
il 94-96 ebbe cmq una grande rilevanza. Per la 1° volta nella storia unitaria, se si esclude l’arrivo al
gov della Sinistra storica nel 1876 dopo i governi della Destra, si realizzò infatti l’alternanza al gov
tra schieramenti opposti, ma in modo pacifico. Da quel momento, ogni turno elettorale ha visto la
vittoria di una coalizione diversa. Nel 2001 toccò al centro dx, comprendente la Lega e guidata da
Berlusconi, nel 2006 fu il turno del centro sx con Prodi, nel 2008, in un turno elettorale anticipato
dovuto alle spaccature del centro sx, tornò a vincere Berlusconi. Nel 2011 un’ulteriore crisi interna
alla coalizione di dx portò alle dimissioni di Berlusconi e alla nascita dell’ennesimo governo tecnico
presieduto da Mario Monti. Dopo le elezioni del 2013, il mancato raggiungimento della
maggioranza al Senato da parte del centro sx rese necessaria la nascita di un gov di larghe intese,
che si basava sul sostegno del Popolo della libertà e del Partito democratico. Questa instabilità
politica si è accompagnata a una continua fibrillazione istituzionale, dovuta ai numerosi progetti di
riforme costituzionali e al ripetuto mutare delle leggi elettorali. Dietro di essa, naturalmente, c’è
stata una crisi complessiva del paese, dovuta alla combinazione di vari fattori. In 1° luogo il forte
rallentamento della crescita economica, dopo la recessione mondiale del 2007-2009, il ritmo di
sviluppo italiano è rimasto tra i più bassi a livello europeo. I processi di globalizzazione hanno
inoltre costretto il mondo delle imprese a profonde ristrutturazioni con crisi e fallimenti. Sono poi
aumentate la disoccupazione e la precarizzazione del lavoro, specie giovanile e meridionale. E il
tasso di disuguaglianza sociale è cresciuto, numerosi poi gli scandali legati alla corruzione politica.
Accanto a tali ombre guardiamo però anche alle luci. L’Italia è ai primi posti nella classifica
mondiale della longevità, alcuni milioni di immigrati sono andati a compensare il deficit
demografico e hanno risposto all’offerta di impieghi in attività abbandonate dagli italiani. Anche
con le difficoltà economiche l’Italia resta uno dei paesi più ricchi del pianeta, resta una potenza
industriale al 7° posto nel mondo e al 2° in Europa.