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MEDICINA NEI SECOLI, Supplemento 2006

IL POLICLINICO UMBERTO I Un secolo di storia


Edizione a cura di Carla Serarcangeli

Copyright 2006 Casa Editrice Universit degli Studi di Roma La Sapienza P.le Aldo Moro, 5 - 00185 Roma www.editriceateneo.it Iscrizione nel Registro Operatori Comunicazione al n 11420
ISSN n 0394/9001 ISBN 88-87242-86-0 ISBN 978-88-87242-86-7

SOMMARIO PREFAZIONE: CENTO ANNI DI STORIA DEL POLICLINICO UMBERTO I RENATO GUARINI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 005 PARTE I: UN POLICLINICO EUROPEO IL POLICLINICO UMBERTO I: ESIGENZA DELLA COSTRUZIONE ANTONIO BOCCIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 013 I CRITERI DI PROGETTAZIONE: UN FUTURO CHE VIENE DAL PASSATO
ROBERTO PALUMBO ANNA MARIA GIOVENALE

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 027

UN TESTIMONE PREZIOSO: COSA RACCONTA DEL POLICLINICO IL POLICLINICO VITO CAGLI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 037 PARTE II: GLI ISTITUTI BIOLOGICI DI FONDAZIONE IL DIPARTIMENTO DI ANATOMIA UMANA TINDARO G. RENDA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 051 LA SCUOLA BIOCHIMICA ROMANA GINO AMICONI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 071 LISTITUTO DI FISIOLOGIA UMANA FABRIZIO EUSEBI ROBERTO CAMINITI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 093 LISTITUTO DI PATOLOGIA GENERALE PIER PAOLO GAZZANIGA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 103 LISTITUTO DI ANATOMIA E ISTOLOGIA PATOLOGICA ERMANNO BONUCCI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 123 LINSEGNAMENTO DELLA FARMACOLOGIA PIETRO MELCHIORRI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 139 LA SCUOLA ROMANA DIGIENE
GIANFRANCO TARSITANI ROSELLA DEL VECCHIO CARMINE MELINO

. . . . . . . . . P. 153

PARTE III: LE CLINICHE LE SCUOLE DI MEDICINA INTERNA DOMENICO ANDREANI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 173

LA CLINICA CHIRURGICA: LA STORIA E LA SCUOLA VINCENZO ZIPARO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 191 CENTANNI DI POLICLINICO: LA CHIRURGIA GIORGIO DI MATTEO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 207 LA CLINICA OSTETRICA E GINECOLOGICA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 223

ANTONIO PACH

LA CLINICA PEDIATRICA
MANUEL A. CASTELLO GIORGIO MAGGIONI

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 237

LA CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA ROBERTO FILIPO ELIO DE SETA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 249 LA CLINICA OCULISTICA PAOLA PIVETTI PEZZI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 267 LA CLINICA DERMATOLOGICA
VITTORIA SERAFINI STEFANO CALVIERI

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 281

LA CLINICA DELLE MALATTIE TROPICALI E SUBTROPICALI ANTONIO SEBASTIANI CARLA SERARCANGELI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 295 LA CLINICA DI MALATTIE NERVOSE E MENTALI ALBERTO GASTON . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 313 LA CLINICA ORTOPEDICA E TRAUMATOLOGICA LUIGI ROMANINI EMILIO ROMANINI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 325 PARTE IV: IL POLICLINICO OGGI RICERCA ED ORGANIZZAZIONE RICERCA DI ECCELLENZA AL POLICLINICO UMBERTO I . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 345

ALBERTO GULINO

LAZIENDA POLICLINICO ED IL SUO INSERIMENTO NEL SSN GIUSEPPE GRAZIANO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 359 POSTFAZIONE: POLICLINICO UMBERTO I: LOSPEDALE DEI ROMANI, VOLUTO DA BACCELLI, ENTRA NEL FUTURO LUIGI FRATI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. 373 PARTE V: ALCUNE IMMAGINI NELLA STORIA DEL POLICLINICO UMBERTO I

PREFAZIONE CENTO ANNI DI STORIA DEL POLICLINICO UMBERTO I Quando poco oltre la met del XIX secolo Guido Baccelli, che clinico medico nellUniversit La Sapienza e Ministro della Pubblica Istruzione, pensa ad una struttura di ricerca e di formazione per i futuri medici la medicina attraversata da una di quelle rivoluzioni di cui parla Thomas S. Kuhn nel suo The structure of scientific revolutions. In quei tempi i rimedi terapeutici realmente efficaci sono davvero pochi, la diagnosi si avvale quasi esclusivamente dellesame fisico e del rilievo di polso ed urine, poco di pi di quanto accadeva ai tempi dIppocrate. Vi erano stati per segni di crisi epistemologica anche in Italia: alla Prima riunione degli scienziati italiani, tenutasi a Pisa nellottobre del 1939, la sezione medica inaugurata da Giacomoandrea Giacomini, professore di clinica medica a Padova, con la lettura Della natura e della vita del sangue, nella quale cos recita il resoconto sono illustrati i risultati discordi delle esperienze de chimici moderni, concludendo che le alterazioni del sangue non possono essere, generalmente parlando, che secondarie; e che il pervertimento del fluido [il sangue] essendo la conseguenza del pervertimento anteriore del solido [organi e tessuti], ne consegue il corollario terapeutico che, a riordinare il turbamento de tessuti, e non a correggere le alterazioni del sangue, deve essere quasich sempre diretta ogni clinica operazione. Giacomini era un vitalista legato alla tradizione e sospettoso verso le novit (la sua terapia era largamente fondata sul salasso), cosicch inevitabile lo scontro con il cesenate Maurizio Bufalini, clinico medico a Firenze, che aveva gi diviso il mondo medico con il saggio Sulla dottrina medica della vita, nel quale aveva sostenuto che la materia della quale si compone il soggetto che vive a ragione dei nostri mezzi analitici non differisce di un minimo della comune materia. Non sorprende perci che nel Congresso pisano la sua polemica finisse raccomandando caldamente la utilit de tentativi fisici e chimici nelle ricerche sulla natura del sangue; ch se lorganismo umano composto di solidi e di fluidi eguale impor5

Renato Guarini

tanza debbono pure avere ove si facciano argomento delle nostre esperimentali considerazioni relativamente allo stato sano o morboso del corpo umano. E sempre Bufalini, commentando le Statistiche degli Ospedali presentate dal Ferrario, afferma che le statistiche si possono riferire alle cagioni delle malattie o ai segni di queste o ai metodi di cura in ogni caso lo studio nostro intende a stabilire un rapporto tra la causa e leffetto Leco della riunione degli scienziati e dei dibattiti che impongono anche alla medicina di far tesoro degli avanzamenti della fisica e della chimica percorre le Facolt mediche, tanto che nascono nuove discipline (biologia, patologia generale, igiene), rivolte a trarre elementi conoscitivi dalla sperimentazione, dallepidemiologia, dallo studio dellinfluenza delle condizioni ambientali o sociali sulle malattie. Anche in Italia dunque matematica, fisica e chimica cominciano a scuotere la medicina clinica e la crisi epistemologica diventa irreversibile quando in Europa la medicina sperimentale di Claude Bernard, la batteriologia di Louis Pasteur e Robert Koch e la patologia cellulare di Rudolph Virchow spostano la centralit della medicina verso lesperimento dalla corsia, nella quale i malati stazionano anche per mesi in attesa di una evoluzione. Il laboratorio ed il gabinetto di analisi divengono i luoghi dove si riproducono le condizioni patologiche nellanimale da esperimento e si conducono le prime analisi chimiche su liquidi organici (urine e sangue) ed estratti di tessuti, mentre citochimica ed istochimica permettono di differenziare per morfologia, ma anche per funzione, tessuti, cellule e batteri. Su queste fondamenta in Italia si affermano nuove interazioni tra scienze naturali e medicina clinica, a Pavia (e poi a Torino) con Giulio Bizzozero, che scopre la funzione emopoietica del midollo osseo e quella coagulativa delle piastrine, e Camillo Golgi, con listochimica delle cellule nervose e gli studi sulla malaria, ai quali d un contributo fondamentale la scuola medica romana, con Ettore Marchiafava, Angelo Celli, Amico Bignani e Giovanni Battista Grassi. Su questo scenario di medicina positivista interviene dunque Guido Baccelli, clinico medico alla Sapienza, grande maestro che non esita a portare allUniversit il medico condotto di Civitavecchia, quellAugusto Murri che poi diviene cattedratico a Bologna e che orienter la clinica in senso fisiopatologico, alla 6

Prefazione

ricerca delle cause delle malattie, ben distinte dai sintomi. Baccelli intende la medicina come strumento di avanzamento a servizio della gente, attento ai suoi rapporti con le condizioni sociali (la miseria la madre delle malattie egli dice): il suo credito grande, amato dalla gente e rispettato dalla politica, e decide cos di mettere a frutto il suo prestigio con lambizioso progetto di costruire un luogo dove gli avanzamenti scientifici divengano la base della formazione medica e della migliore cura dei malati. Il Policlinico di Roma, intitolato al re Umberto I, la risposta allepoca pi avanzata in Europa alle esigenze della nuova medicina: un campus unico, nel quale riunire tutte le competenze scientifiche e professionali che facciano da supporto ad una buona formazione. Nel perimetro del campus debbono trovare spazio edifici universitari con biblioteche e laboratori di ricerca, con al centro padiglioni ospitalieri di ricovero per malati, dai quali trarre i casi pi appropriati per la didattica o pi interessanti per la ricerca. La logica di Baccelli anche quella della unitariet nella specificit, cosicch nel progetto tutti gli edifici sono collegati da un doppio camminamento, ipogeo e perigeo. Baccelli precisa bene la finalit del suo progetto, rivolto a dare agli studenti gli elementi formativi per entrare nella medicina di domani, nella quale si stanno spalancando gli orizzonti della ricerca fondata sulle scienze naturali: quelle che oggi sono chiamate scienze biologiche sono ospitate negli edifici perimetrali, come ad es. zoologia e biologia con patologia generale ed anatomia patologica o giusto di fronte al Policlinico (anatomia ed anatomia comparata). Nasce cos con un primo finanziamento statale del 1881 (legge n. 209, Baccelli appena stato nominato Ministro, succedendo a Francesco De Sanctis) il pi grande progetto organico di Policlinico, al quale viene dedicata unarea demaniale specifica con vincolo permanente di destinazione duso, nel quale si fondono tre principi, posti a base della formazione del medico: lapertura della medicina alle scienze naturali, che della medicina sono fondamento scientifico; lo sviluppo della clinica, con edifici propri dedicati agli ambiti generali (medicina, chirurgia), ma anche a specialit, nei quali corsie, biblioteche e laboratori (gabinetti danalisi) costituiscano la base per lavanzamento delle conoscenze e quindi per una buona formazione; lutilit sociale, con i padiglioni ospedalieri e la 7

Renato Guarini

possibilit di ricovero nelle cliniche a carico dellassistenza pubblica. Non solo ricerca e clinica avanzata, ma anche sviluppo di una rete assistenziale-caritativa: Guido Baccelli riesce a far inserire, infatti, il Policlinico nellambito della legge n. 6972/1890, che disciplina in particolare le opere pie [Pio Istituto e Ospedali Riuniti] e gli altri enti morali che avessero per fine ... di prestare assistenza ai poveri, tanto in istato di sanit quanto di malattia (articolo 1), disponendo anche che in ogni Comune istituita una congregazione di carit ... (articolo 2), mentre con la legge 20 luglio 1890 n. 6980 lo Stato ha finanziato ed avocato a s la costruzione del Policlinico universitario, con i 10 padiglioni ospedalieri assegnati nel 1898, quando Baccelli di nuovo Ministro nel Governo Pelloux, in uso al Pio Istituto S. Spirito a titolo di risarcimento di edifici ospedalieri siti nel Lungotevere S. Angelo ed espropriati (concessione revocata con la legge 26 ottobre 1964 n. 1149, che ha dato autonomia gestionale al Policlinico Universitario). In circa 10 anni il Policlinico terminato, viene inaugurato nel 1904, e diviene cos un prestigioso complesso di formazione, ricerca ed assistenza, nel quale hanno modo di svilupparsi grandi scuole. Quando negli anni 30 viene costruita la Citt universitaria ed il complesso universitario diviene lo Studium Urbis lo sviluppo della scienza biomedica ha nuovi ambiti, ormai maturi, come fisiologia e biochimica o igiene e microbiologia, che trovano spazio in edifici allinterno del progetto piacentiniano. Ma non si comprenderebbe lo straordinario sviluppo dei vari settori disciplinari, di cui sono stati e sono protagonisti il Policlinico e le Facolt mediche della Sapienza, se non si conoscesse il presupposto fondamentale sul quale Baccelli ha costruito il suo progetto, nel quale larchitettura dinsieme funzionale ad una idea di formazione e ricerca. Questo fascicolo speciale della nostra rivista di storia della medicina [Medicina nei Secoli] in modo opportuno dedicato alle scuole che hanno preso corpo nella Facolt di Medicina e nel suo Policlinico: i grandi nomi scorrono e ci ricordano pezzi di storia, in chirurgia con Durante, Paolucci, Valdoni e Stefanini, in medicina con Frugoni, Condorelli e Cassano e cos in tutti gli altri settori, nei quali spesso al Policlinico vi stata la prima cattedra in Italia (sperimentale, come per microbiologia o biochimica, o clinica, come per medicina tropicale o endocrinologia, tanto per fare alcuni esem8

Prefazione

pi). I diversi articoli illustrano appunto le scuole, fulcro essenziale della memoria del divenire scientifico e di come la ricerca universitaria sia in grado di entrare nel futuro. Il Policlinico stato anche partecipe di intrecci con le vicende politiche dei vari tempi, con episodi che dimostrano comunque il prestigio dei suoi professori, come nel caso del chirurgo Raffaele Paolucci, il comandante della spedizione che aveva affondato il 1 novembre 1918 a Pola la nave ammiraglia austro-ungarica Viribus Unitis. Ebbene Paolucci, nel pieno delle discriminazioni razziali che nel 1938 colpiscono anche lUniversit, d rifugio a casa sua ai professori ebrei, tra cui Mario Camis, il fondatore della neurofisiologia e neurobiologia italiana. Facolt e Policlinico sono dunque densi di scienza, di vicende umane, di generazioni di medici che vi si sono formati, di vita vissuta, con lapporto di tanti docenti e del personale socio-sanitario, che ne costituiscono lossatura fondamentale. In questo fascicolo, che si deve allattivit della sezione di Storia della Medicina diretta dalla Professoressa Luciana Rita Angeletti ed al coordinamento editoriale della Professoressa Carla Serarcangeli, la storia del Policlinico e della Facolt medica scorre dunque con le sue immagini vive, con le sue ricerche di prestigio, con i tanti personaggi che ne hanno fatto una parte viva della Sapienza. Tanto che anche a questa Facolt si deve se la nostra Universit giudicata, nel ranking internazionale, la prima in Italia e tra le prime in Europa.
Renato Guarini
Rettore dellUniversit di Roma La Sapienza

PARTE I Un Policlinico Europeo

Il Policlinico umberto I: esigenza della costruzione

IL POLICLINICO UMBERTO I:
ESIGENZA DELLA COSTRUZIONE
ANTONIO BOCCIA

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Il Policlinico Umberto I: esigenza della costruzione

Prologo Affermava Antonio Ruberti nella prefazione del testo storico, scritto da Stroppiana, sul Policlinico1:
La presenza di universitari e di ospedalieri nella stessa struttura, le responsabilit diverse e tuttavia interagenti nella formazione e nellassistenza, il modificarsi dei quadri amministrativi e legislativi di riferimento sia nellistruzione sia nellassistenza percorrono la storia dalla istituzione e la condizionano. Storia di Istituzioni e di uomini, ma anche storia di una struttura fisica che, nata sulla base di un disegno originario di grande respiro, si sviluppa in tempi lunghi.

La storia delle origini e delle esigenze di costruzione del Policlinico ha, infatti, radici lontane che non possiamo non ricordare; essa sar utile ed in qualche misura di supporto anche per meglio comprendere la storia recente e le difficolt che ancora oggi si incontrano nella gestione e nellattivit del Policlinico Universitario in cui si incrociano e si sommano i problemi della formazione del medico e di tanti professionisti di sanit, dellassistenza, della ricerca. Il Pio Istituto Santo Spirito in Sassia Nel 1676 nellOspedale Santo Spirito era ammesso, come assistente medico dellOspedale, Giovanni Maria Lancisi. Nel 1711 tra Lancisi ed il Commendatore del Santo Spirito, Mons. Giorgio Spinola, venne deliberato e stipulato un documento nel quale, tra laltro, lillustre medico dopo avere accennato allo scopo principale cui debbono rispondere gli ospedali, ossia una caritatevole assistenza agli infermi, ricorda come, attraverso i secoli, gli Istituti Nosocomiali siano divenuti anche vere scuole di medicina, di chirurgia e di farmacia pratica. Rileva come fra tutti gli stabilimenti consimili in Roma, e forse in tutta lItalia, vanti il primato lArcispedale Pontificio detto di Santo Spirito in Sassia, il quale oltre la sua peculiare e multiforme funzione di beneficenza devesi considerare come pubblico utilissimo Seminario, in cui circa 100 giovani, tra medici e chirurghi e speziali, di continuo vi dimorano, oltre molti altri, che giornalmente vi vengono per far quivi la pratica. Per quanto riguarda le adunanze scientifiche, istituite da Lancisi, esse avevano per sede il vestibolo della biblioteca e si ha notizie che tali riunioni avevano per oggetto la discussione dei casi clinici pi importanti occorsi nelle corsie dellOspedale Santo Spirito o verificati al tavolo anatomico. Il bibliotecario della Lancisiana curava la compilazione dei verbali e la loro pubblicazione al termine di ogni anno2. 15

Antonio Boccia

Assistenza sanitaria Per lungo tempo, fino agli ampliamenti del secolo XVIII, lOspedale ebbe quattro medici primari con relativi assistenti, tutti scelti per concorso in conformit delle disposizioni emanate da Mons. Spada. Fin da allora i concorsi erano notificati mediante avvisi pubblici a stampa affissi per la citt. In sottordine esisteva un ruolo speciale formato dai cosiddetti giovani cui erano attribuite tutte le funzioni di assistenza e pulizia. Nessun giovane, sotto qualunque titolo, poteva rimanere nellOspedale pi di sette anni. Mons. Spada ed il successore Febei promossero ulteriormente laggiornamento e listruzione dei medici e del personale, designando uno dei chirurghi primari ad impartire lezione due volte la settimana. Il tempo di Quaresima era stabilito per le dissezioni anatomiche, libere a quanti ne avessero fatto richiesta. Esisteva vero in Roma lUniversit con propria Facolt Medica, ma i precettori del Santo Spirito furono sempre poco disposti ad inviarvi i giovani, temendo che i frequenti allontanamenti potessero intralciare le esigenze del servizio ospedaliero. Leone XII (1823-29), con decreto del 30 settembre 1824, riun nuovamente il Santo Spirito insieme con gli altri ospedali, sotto lautorit di una Deputazione unica, di cui fece parte come presidente il Mons. Giuseppe Antonio Sala. Durante il suo governo, stabil utili regole per la contabilit e la registrazione dei malati; lappalto delle forniture concesso mediante pubblica asta; i prodotti farmaceutici acquistati direttamente nei grandi mercati dEuropa. Adott il metodo di registrare le ordinazioni mediche e chirurgiche fatte fuori di visita, per evitare errori a danno degli infermi. Al Santo Spirito apr un quartiere speciale per cronici. Ristrutturazioni e restauri Dopo aver visitato i migliori stabilimenti ospedalieri dEuropa, Francesco Azzurri, valoroso artista, si accinse allardua fatica di sistemare lasilo romano dei pazzi, ove tutto occorreva rivedere su nuove basi. Ne deriv uno stabilimento modello, che per lunghi anni rimase allaltezza della scienza moderna. Dopo il manicomio, il medesimo architetto, per volont di Pio IX, procedette al restauro del S. Spirito. Egli cos riassumeva il lavoro che si proponeva di eseguire e che venne parzialmente attuato:
riordinamento completo delle sale esistenti, rispettate gelosamente nelle loro dimensioni; divisione della Corsia Sistina in due sale distinte,

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Il Policlinico Umberto I: esigenza della costruzione demolizione ragionata di quanto, non presentando nulla di pregevole, si ricusa ad una ragionevole trasformazione, sia per il suo stato di decrepitezza, sia per la sua pessima disposizione; restauro completo della corsia di Alessandro VII sino al Tevere, sbarazzata delle fabbriche adiacenti e tolta dallimmediato contatto della Corsia Sistina; centralizzazione dei servizi generali, ed infine usufrutto di una area rilevante per la erezione delle fondamenta di una Clinica medica, e di uno stabilimento completo idroterapico.

Ai tisici lAzzurri apprest una nuova dimora, corredata di tutto ci che poteva contribuire al miglioramento della loro sorte. Auspicava prossimo il giorno in cui sorgesse un ricovero speciale per questi malati, dotato di quanto fosse necessario. Allepoca dei restauri era commendatore del Santo Spirito Mons. Achille Maria Ricci (1865-1870) che, accogliendo le istanze di Guido Baccelli, gi professore di clinica medica, oltre a concedere nuovi locali ed arredamento idoneo, aveva decretato anche listituzione di una cattedra di Anatomia patologica. Allo scadere dellamministrazione ecclesiastica, la capacit complessiva del Santo Spirito era cos distribuita: - Corsia Sistina, comprese le carriole 330 letti - Sala Benedettina 216 - Sala Alessandrina 64 - Sala S. Girolamo 22 - Sala S. Filippo 16 - Sala dei bambini 22 - Sala S. Giacinto per i tisici 14 - Tre piccole sale 28 Totale 712 Per il servizio di medicina, vi erano sei primari con obbligo di visita due volte al giorno. Ciascun primario aveva assistente e sottoassistente. Il servizio chirurgico era disimpegnato da un primario con due chirurghi sostituti e quattro sotto-sostituti. La farmacia aveva un capo-speziale e sei farmacisti: non esisteva farmacopea speciale ed i medici potevano ordinare ci che ritenevano necessario. Il Policlinico Umberto I e linsegnamento universitario A Roma, nel 1870 conclusosi il potere temporale dei Papi prese avvio, non senza ostacoli e difficolt, la Riforma dellUniversit che 17

Antonio Boccia

da Pontificia divenne Regia. Nel novembre del 1870 ad opera del Regolamento Brioschi furono accorpati i corsi di Medicina e Chirurgia. Successivi regolamenti definirono via via la struttura della Facolt medica di Roma. Nellinsegnamento universitario una delle spinose questioni da affrontare era quella di assicurare unadeguata formazione clinica agli studenti. Occorreva superare le vecchie concezioni didattiche preunitarie. Negli ordinamenti precedenti, infatti, linsegnamento si limitava alla lettura, alle sale incisorie degli ospedali, ai teatri anatomici. I1 27 dicembre 1870 fu cos stipulata la convenzione tra il Ministero della Pubblica Istruzione e le Amministrazioni degli Ospedali Romani per la pratica della Clinica. La Convenzione, pur risolvendo la parte della prassi clinica, aveva comportato una dispersione degli insegnamenti per tutta la citt sollevando il problema per una nuova soluzione logistica, senza contare il fatto che i fatiscenti e monumentali ospedali tardo trecenteschi mal rispondevano ai recenti sviluppi della batteriologia e fisiopatologia ed alle norme igienico-sanitarie. La classe medica non vuole la ristrutturazione dei vecchi edifici, ma desidera adeguarsi alle moderne strutture europee. Le riviste mediche ospitano articoli di ingegneria ospedaliera. I consensi alla costruzione di nuovi ed efficienti ospedali unanime. Guido Baccelli, Direttore della Regia Clinica Medica di Roma, che aveva lavorato senza tregua al progetto di un grande ospedale che accorpasse tutte le Cliniche gi dal 1874, nel 1881 in carica come Ministro della Pubblica Istruzione convoc una commissione con il compito di esaminare i problemi inerenti la costruzione del Policlinico. La Commissione stabil, tra laltro, che oltre le cliniche obbligatorie il Policlinico dovesse ospitare anche gli ospedali-cliniche ove accogliere gli ammalati pi interessanti evitando di prelevarli, per lo studio, dagli Ospedali civili. Limpulso decisivo alla costruzione del Policlinico fu dato 10 anni pi tardi quando limponente progetto fu inserito nelle Opere Edilizie della Capitale. I1 progetto originario collocava il Policlinico Romano sul Colle Esquilino; successivamente fu scelta, per motivi di assetto urbanistico, larea che attualmente occupa. AllArchitetto Giulio Podesti coadiuvato da Cesare Salvatori ed Edgardo Negri fu affidata la progettazione della monumentale opera. Cos, alla presenza del Re dItalia Umberto I e della consorte Regina Margherita, il 19/1/1888 fu posta la prima pietra. I lavori effettivi iniziarono solo lanno successivo e nel 1902 il progetto era quasi ultimato. I1 pi grande monumento alla Carit ed alla Scienza 18

Il Policlinico Umberto I: esigenza della costruzione

fu inaugurato nello stesso anno con una solenne cerimonia al Campidoglio alla presenza delle massime autorit statali. Il Policlinico inizi a funzionare a regime nel 1904. Cos allepoca vengono descritti il progetto e le opere frutto dellingegno del Podesti e della Commissione3:
larea destinata al Policlinico in una delle zone pi salubri di Roma, di rimpetto alle mura di Belisario, che recingono il vasto piazzale del Macao, antico Castro Pretorio, e trovasi a metri 52,45 sopra il livello del mare. Detta area ha lestensione di circa 160 mila mq. di cui 40.000 coperti dagli edifici, circondata da grandi viali della larghezza di metri 30 e verr recintata sulla fronte principale, da una cancellata di ferro poggiata sopra un piccolo zoccolo di muratura, e dagli altri lati, sar recintata da muri di sostegno, che nellestremo angolo a sud-est, ove, il riparto delle malattie infettive, si elevano fino a metri sei sul sottostante livello stradale.

Partendo dal lato sul viale del Policlinico vi troviamo ledificio centrale, sede della Direzione, dellAmministrazione, della Biblioteca, della Farmacia, del Guardaroba e di diversi servizi; ai due lati del Palazzo dellAmministrazione, sul fronte, sono allineati i bei fabbricati destinati alle diverse Cliniche universitarie (Clinica Oculistica, Clinica Chirurgica, Clinica e Semeiotica Medica, Dermo-sifilopatica, delle Malattie nervose e mentali, Odontoiatria e Protesi dentaria, Ortopedica-traumatologica, Otorino-laringoiatrica, Pediatrica). Dietro al Palazzo dellAmministrazione e in comunicazione con questo sono le guardarobe, la dispensa, la cucina e dietro ancora il fabbricato destinato alla Chiesa ed alla Scuola-convitto per infermiere Regina Elena: ai due lati di questo sono 5 Padiglioni di medicina e 3 Padiglioni di chirurgia: i padiglioni, di forma rettangolare, si trovano tutti su una stessa linea e sono tutti collegati fra di loro da passaggi coperti. Al I, II, III e IV Padiglione fanno servizio le allieve e diplomate della Scuola (le prime non sono pagate): agli altri Padiglioni fanno servizio infermiere e infermieri dellOspedale. In una terza linea trovansi due Padiglioni (uno appartiene alla Clinica delle malattie tropicali e laltro in parte allIstituto di semeiotica medica della R. Universit) e 4 baracche provvisorie per sopperire ai bisogni eccezionali: 2 delle baracche sono aperte ai malati di medicina. Dal lato opposto al viale del Policlinico, da una parte si trova la Clinica ostetrico-ginecologica, e dallaltra il fabbricato 19

Antonio Boccia

destinato allisolamento (infetti), la lavanderia, la morgue, lIstituto anatomo-patologico. Dietro alla Scuola-Convitto Regina Elena (SCRE - oggi Centro Didattico Polifunzionale), esiste la grande centrale termica dalla quale si innalza nel cielo la grande ciminiera che si vede da ogni parte di Roma. Riassumendo dunque, oltre le Cliniche dipendenti dalla R. Universit, il Policlinico dotato di l0 padiglioni, di 4 baracche e di un riparto di isolamento. Come abbiamo detto sopra, per rendere facili i servizi di tutti gli edifici, che debbono fare capo al Palazzo di Amministrazione, esistono gallerie di collegamento nei sotterranei, e tratti coperti al primo piano che quello dove sono tutte le infermerie. Il piano terreno di ciascun edificio collegato dalla zona di galleria che si stabilisce sulla volta dei sottostanti tratti in muratura. Sar interessante lesame di un Padiglione: diremo subito che esso aveva le infermerie costruite sopra un porticato aperto in modo che laria vi potesse circolare liberamente (ogni Padiglione ha due infermerie: al piano terreno luna, per uomini, al primo piano, la seconda, per donne). Ogni camerata era capace di 34 letti: vi sono inoltre 2 camerette: per cui ogni piano pu ospitare 36 ammalati (questi salgono spesso anche a 45). Ogni piano era dotato di tutto il necessario (bagni, lavabi, waterclosets, gabinetto di analisi, cucinetta per i piccoli bisogni, stanze per biancheria sporca, ecc.); lascensore porta il vitto, le medicine e gli ammalati dal piano terreno al primo piano. I letti erano accoppiati e fra una coppia e laltra si apre unampia finestra: la distanza fra i letti di una coppia di metri 1,10 sicch la lunghezza della sala di metri 20. I letti erano discosti 60 centimetri dalla parete e fra un letto e laltro di fronte una distanza di metri 3. I Padiglioni di chirurgia sono uguali a quelli di medicina; la sola differenza data dalla presenza di un piano in pi destinato alle sale operatorie. Anche per ci che ha riguardo ai fabbricati, notevoli miglioramenti e trasformazioni, sono degne di essere qui ricordate. Innanzi tutto nel 1931 vennero condotti a termine i lavori per la sistemazione del servizio del pronto soccorso e dell ambulatorio medico-chirurgico: gli ambulatori, che riunivano in certe ore della giornata da 100 a 150 infermi, furono portati e adattati nei grandi locali seminterrati siti nel Palazzo centrale: vennero muniti di tutti gli occorrenti servizi (acqua, luce, riscaldamento, latrine, bagno 20

Il Policlinico Umberto I: esigenza della costruzione

ecc.) e dotati di un proprio ingresso separato e la sala di attesa era capace di 120 persone a sedere. Le sale di medicazione e visita erano ampie. Furono trasformate e ridotte a migliore assetto per spazio, luce, igiene, impianti di sterilizzazione, ecc. le camere operatorie. Vennero costruiti nuovi locali per la materasseria e per i lavori di rammendo, di taglio e di cucito: non minori furono i lavori al reparto Isolamento, alla casa delle Suore, ecc. Non va dimenticata in queste opere di ristrutturazione ed ammodernamento, la convenzione fra il Pio Istituto e il Ministero della Educazione Nazionale:
in base ad essa quello si impegnato a costruire laula per linsegnamento della semeiotica medica in aderenza al IX Padiglione, mentre in compenso il Ministero si impegnato di costruire nel nuovo edificio di anatomiapatologica della R. Universit una nuova, moderna camera mortuaria corredata di cella frigorifera e di tutti gli impianti correlativi da servire per i bisogni cos delle RR. Cliniche come dell Ospedale del Policlinico.

Lattivit di questo Ospedale verso il quale si orientano tante simpatie della cittadinanza davvero notevole. Viene cos specificata da Alessandro Canezza e da Mario Casalini nel volume Il Pio Istituto di Santo Spirito e Ospedali Riuniti di Roma pubblicato nel 19334:
lattivit del Policlinico, ricorderemo qui, che mentre il S. Spirito ritirava temporaneamente gli ubriachi, il Policlinico ritirava gli agitati per malattie mentali successivamente allocati nel nuovo edificio di Neurologia e Psichiatria.

Noi sappiamo gi che gli ammalati che si presentavano al pronto soccorso venivano visitati e medicati: se avevano bisogno di ricovero passavano alla sala di osservazione (il Policlinico ha due sale di osservazione, una per uomini, laltra per donne) in seguito viene deciso per la loro ammissione e invio ai Padiglioni. Gli ammalati, che si presentano, vengono in ogni caso registrati dallUfficio di P.S.: da dati pi puntuali risultano ricoverati, nel 1931, n.25587 persone, in P.S. n.12466, ambulatoriali n.38718 ed effettuati n.3109 interventi chirurgici. La riforma sanitaria Crispi-Pagliani La riforma sanitaria del 1888, inaugurata dalla legge Crispi21

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Pagliani approvata dal Parlamento il 22 dicembre e preceduta di un anno dallistituzione della Direzione generale di sanit pubblica presso il Ministero dellInterno, segna il pi importante momento di svolta nella storia della sanit in Italia quantomeno fino al secondo dopoguerra. Anche se non immune da pecche, la riforma giunge, dopo quasi trentanni dallUnit, a cercar di rimontare dislivelli e diminuire disagi in un paese ancora relegato in una avvilente posizione di inferiorit rispetto ai pi evoluti paesi europei e dov radicato un diffuso malessere sanitario. Un paese malato soffocato nel suo sviluppo dal dilagare delle malattie infettive e parassitarie5. Il quadro va completato con lelevatissimo contingente dei morti nei primi cinque anni di vita circa il 45% dei morti complessivi dovuto ad infezioni, specialmente gastroenteriche, e a ripercussioni sulla maternit e linfanzia di piaghe sociali di vario tipo, quali il lavoro protratto fin nei mesi alti di gravidanza, il parto non assistito, lesposizione dei neonati alla ruota, il baliatico mercenario. In questo scenario la riforma sanitaria ebbe il grande merito di creare gli strumenti necessari per una gestione tecnicamente corretta della sanit. Infatti, se nel sistema sanitario permangono vistose falle, come quella vivamente deplorata al Senato da Moleschott, dellesclusione dei medicinali dallassistenza gratuita per i poveri, nello stesso sistema per predisposta quella corrispondenza diretta e gerarchica tra il medico provinciale e quello comunale che appare lanticipazione, seppure ancora molto vaga, di un principio di emancipazione della sanit da condizione di puro oggetto politico ad oggetto di grande valenza sociale ed economica. In tale programma, che si colloca oltre landamento cronologico di questa storia, sono articolate tra loro, in un progetto di statizzazione facente capo a un istituendo ministero della Sanit, le riforme degli studi medici, delleducazione igienica popolare, delligiene del lavoro, dellorganizzazione sanitaria. Questultima vista con particolare riguardo al coordinamento tra servizi di medicina pubblica e ospedali. La statizzazione degli enti ospedalieri dovrebbe concludere il processo iniziato nel 1890 dalla legge CrispiPagliani sulle opere pie, che diede un taglio netto rispetto al passato, ponendo una premessa indispensabile per far avanzare il paese sulla strada della riorganizzazione amministrativa e strutturale della Sanit Pubblica. Lospedale tardo-ottocentesco, in un periodo storico che registra tutte insieme le scosse dellindustrializzazione e le scoperte della batteriologia, che assiste contemporaneamente al rilancio della 22

Il Policlinico Umberto I: esigenza della costruzione

scienza medica e alla nascita della medicina sociale, appare invecchiato e stazionario, quando tutto gli si muove intorno. In quattro secoli il rapporto tra ospedali italiani e ospedali mitteleuropei si addirittura ribaltato. Gli ultimi ospitalucci delle pi piccole citt austriache o germaniche sono molto meglio organizzati, scriveva Cantani, aggiungendo da noi c molta architettura ma poco riguardo ai bisogni delluomo ammalato. La riforma tuttavia costituisce un passo avanti sulla strada della riappropriazione degli enti ospedalieri da parte della comunit medica e unagevolazione di percorso per lavvento della tecnologia di fine secolo e per la costruzione dellordine clinico. Il passaggio degli ospedali da pie opere sostenute da volontarie elargizioni e donazioni benefiche a servizi di pubblica assistenza sostenuti da programmati stanziamenti e finanziamenti si ingrana con gli ulteriori sviluppi della scienza. Da un lato laccresciuto controllo igienico dello spazio ospedaliero, grazie alle conoscenze delleziologia e del meccanismo delle infezioni, porta al superamento delle tradizionali regole disolamento con le pi aggiornate norme di antisepsi; daltro lato laccresciuto controllo medico del corpo malato, grazie alle conoscenze di farmacoterapia del dolore, porta alla definitiva uscita di minorit della chirurgia e allacquisto da parte sua di una dignit pari, se non superiore, a quella della medicina clinica. La linea di adeguamento dei vecchi ospedali alle nuove esigenze, attraverso ristrutturazioni e rifacimenti, duramente contestata. Lazienda ospedaliera, scrive De Giovanni, deve essere affidata a menti meno causidiche ed a mani meno massaie di quelle degli amministratori delle vecchie opere pie, ai quali Bottini, reduce da un viaggio di aggiornamento in Germania e Scandinavia, trova il coraggio di dire che sono agli antipodi e che conviene non correggere, ma abbattere ed abbandonare e rifare. Una nuova linea vien fuori dal vivace dibattito di igiene ospedaliera e di ingegneria ospedaliera agitato su riviste e in convegni. Un modello per costruire ospedali nuovi indicato da Giuseppe Soriani, titolare a Pavia della prima cattedra ufficiale digiene e autore nel 1881 di una meritoria Geografia nosologica dellItalia. Questa linea razionale innovativa, sostenuta da grande impegno finanziario spian la strada al disegno da lungo tempo concepito da Baccelli e che port alla costruzione del Policlinico Umberto I di Roma, ma anche alla costruzione, tra il 1885 e il 1914, di un centinaio di ospedali minori, ubicati per lo pi dove il Paese consolida la sua area di sviluppo industriale, unarea in cui, tra malattie della 23

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miseria e malattie del progresso, cresce progressivamente la domanda di beni sanitari6. Evoluzione dei modelli architettonici-funzionali Passano appena 16 anni dalleffettiva operativit del Policlinico Umberto I e gi il modello a padiglioni viene messo in discussione soprattutto per motivi economici. Costruire in altezza diviene possibile anche grazie alluso degli ascensori: ne un esempio il New York Hospital (30) che impila i suoi ventidue piani nel cuore dellagglomerato urbano. Il monoblocco risulta molto pi economico dei precedenti, si risparmia sui materiali da costruzione e persino sulle zone verdi, tuttavia il sistema che ruota attorno alledificio ospedaliero subir una dequalifica progressiva che raggiunger il culmine tra gli anni 50 e 70. Il monoblocco si impone in fatto di brevit e celerit di percorsi, per lammissione dei degenti, per il personale dassistenza, per il trasporto delle salme ed in generale per persone e cose; per le gallerie di canalizzazione veloci. Lospedale monoblocco per apparir nel tempo troppo rigido, non potendo subire alcun ingrandimento o evoluzione se non a costi estremamente elevati7. Da qui si ricorre a modelli pi plastici, quali il monoblocco con piastra, per rispondere alle mutate esigenze della sanit, come lattivit ambulatoriale per esterni e interni (day hospital e day surgery), aumentando, di fatto, lapertura dellospedale verso lesterno e quindi i flussi in entrata e in uscita. La piastra, sempre pi grande negli ultimi modelli (Ospedale Mc. Master in Canada, Ospedale Municipale in Danimarca), sar sede dattivit ambulatoriali, servizi di diagnosi e cura e servizi generali, mentre la torre ospiter le degenze. Ulteriore evoluzione della piastra torre si ritrova in ospedali come il Sart Tilman di Liegi (piastra collegata ad uno o pi blocchi di degenze) o il Reickendor di Berlino (piastra collegata ad un nastro di degenze). Secondo il pensiero dellarchitetto francese Tierre Hoet nascono per il futuro due esigenze: - dimenticare lospedale-blocco, tutelando per quanto possibile i vantaggi essenziali che esso offriva; - ridurre a necessit reali i tempi di soggiorno degli ospedalizzati, alla luce dei progressi della medicina e delle necessit economiche. La tendenza attuale unire malattie con patologie comuni per ottimizzare luso delle risorse, il che implica il raggruppamento delle unit di cura per poli, utilizzando i criteri che sono alla base dei moderni dipartimenti ospedalieri (per esempio, durata della degen24

Il Policlinico Umberto I: esigenza della costruzione

za, qualit delle cure, tipologia di pazienti, etc.). A tali principi si ispira il programma dammodernamento del Policlinico Umberto I. Nel marzo 2001 lidea dospedale degli architetti Renzo Piano e Lamberto Rossi, esposto a Roma, facendo propri i principi enunciati da Tierre Hoet, segue il nuovo concetto di malato e di degenza con un apparente ritorno allAsclepieio ippocratico, immerso nel verde8. LOspedale ha un bacino dutenza di 250-300.000 abitanti, si estende su una superficie di 12-15 ettari, con uno sviluppo verticale di quattro piani al massimo, unarea verde di circa 20 mq per paziente e ampi parcheggi. Il modello si distingue, oltre che per i dettami di Hoet (piano tecnico pesante, piano tecnico leggero e degenze), anche per avere una degenza ordinaria divisa in blocchi separati: - high care: degenza di breve durata (2-3 giorni), ad alto grado dassistenza; - low care: degenza di durata maggiore a bassa assistenza, dove completare il ciclo di cura seguiti dagli stessi medici ma con costi assistenziali pi bassi; - intensive care; - day hospital. Le degenze sono raggruppate in aree dipartimentali e lobiettivo garantire la continuit assistenziale fino alla dimissione, in ambienti adatti e confortevoli, accelerando i cicli di cura e contenendo i costi. Di particolare rilievo lo spazio riservato alla degenza per il Pronto Soccorso che, dispone di ben 35 letti, suddivisi tra osservazione, degenza breve e cure intensive, a voler sottolineare il suo ruolo di filtro, per riservare il ricovero solo a chi ne ha strettamente bisogno. In conclusione non appare difficile cogliere in queste recenti visioni e rivisitazioni progettuali punti di convergenza con lattuale impianto del nostro Policlinico per il quale si impongono importanti e radicali opere di riordino e ristrutturazione in gran parte previsti nel piano triennale 2004/2006 sugli Interventi edilizi, di ristrutturazione e riqualificazione recentemente approvato. La storia continua, storia di uomini e di istituzioni dove si incrociano e si sommano i problemi, ma non scoraggiano quanti confidano in una nuova primavera. BIBLIOGRAFIA
1. STROPPIANA L. (a cura di), Il Policlinico Umberto I di Roma. Roma, Universit degli Studi di Roma, 1980.

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Antonio Boccia 2. DE ANGELIS P., LArciospedale di Santo Spirito in Saxia nel passato e nel presente. Roma, Collana Studi Storici sullOspedale di Santo Spirito in Saxia e sugli Ospedali romani, 1952. 3. AA. VV., Il Policlinico Umberto I. Progetto eseguito dallArch.tto Giulio Podesti. In Occasione dellXI Congresso Medico Internazionale in Roma. Roma, C. Virano e C., 1894. 4. CANEZZA A., CASALINI M., Il Pio Istituto di Santo Spirito e Ospedali Riuniti di Roma. Roma, Istituto editoriale di monografie illustrate di aziende (Tipo Fratelli Stianti), 1933. 5. COSMACINI G., Storia della Medicina e della Sanit in Italia: dalla peste europea alla guerra mondiale 1348-1918. Roma-Bari, Laterza, 1987. 6. CATANANTI C., La nascita dellospedale moderno tra i lumi della ragione ed i fuochi della rivoluzione. Med. Secoli 2002; 14(1):135-153. CATANANTI C., CAMBIERI A., Igiene e tecnica ospedaliera. Roma, Il Pensiero Scientifico Editore, 1995. 7. CATANANTI C., LOspedale tra valori ed interessi: una prospettiva storica. Med. Secoli 2002; 14(1): 1-19. 8. PIANO R., Nuovo Modello di Ospedale. Meta-progetto planimetrico e tridimensionale. Ministero della Sanit, Servizio Studi e Documentazione. Roma 21 marzo 2001.

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I CRITERI DI PROGETTAZIONE:
UN FUTURO CHE VIENE DAL PASSATO
ROBERTO PALUMBO ANNA MARIA GIOVENALE

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I criteri di progettazione: un futuro che viene dal passato

La solita domanda Tre anni fa, in un articolo dal titolo Lospedale: architettura e tecnologia1, ci si posti una domanda provocatoria, da rivolgere ad un progettista: come mai in Italia gli ospedali sono anche brutti? Dove quell anche stava a sottolineare che gli ospedali sono poco funzionali, il loro costo in genere viene triplicato rispetto ai preventivi, quando vengono inaugurati sono gi vecchi. In realt, la domanda voleva denunciare che un ospedale deve possedere una sua qualit morfologica e, a distanza di tre anni, viene da pensare che il quesito espresso sia sempre l, attuale e sospeso, come in un incantesimo. Infatti, in questi tre anni, la situazione, comunque e purtroppo non cambiata e gli ospedali continuano ad essere brutti. Ora, proprio coloro che non sono capaci di renderli belli aggirano la questione, chiedendo -in modo falsamente ingenuo-: Nel progettare un ospedale, cosa va privilegiato? LOrganizzazione funzionale, la Tecnologia, o lArchitettura? Proviamo oggi a fornire una risposta anche a questa domanda poco sensata e siamo in attesa di conoscere quanti e quali altri quesiti di questo tenore ci perverranno nei prossimi mesi. Raccogliendoli insieme si potrebbe confezionare uno stupidario che, per, tra le righe fa comprendere di chi sono le vere responsabilit quando si realizza un ospedale brutto e per giunta anche non funzionale. Un progettista qualificato non pu non rispondere che non esiste una gerarchia e che la buona riuscita dellorganizzazione funzionale interna, insieme a quella delle soluzioni tecnologiche, nel loro complesso, determinano esse stesse la qualit architettonica di una struttura complessa come quella ospedaliera. Il caso Policlinico Umberto I non sfugge a questa regola. Ci si trova di fronte ad un impianto originario, allepoca considerato innovativo, a partire dallidea di Guido Baccelli, nel 1874, di accorpare in ununica area tutti quegli Istituti ritenuti necessari alla formazione medica, progettando di costruirli secondo i dettami della moderna ingegneria sanitaria, attraverso le elaborazioni e rielaborazioni di Giulio Podesti, che hanno portato, nel 1902, allinaugurazione della struttura2. Un impianto che, nel periodo in cui stato progettato e costruito, ha colto le istanze igienico-sanitarie pi aggiornate e che, nel tempo, stato per superato a causa delle rapide trasformazioni del quadro esigenziale, delle modalit diverse di svolgere assistenza sanitaria, didattica, ricerca, della crescente e diversificata richiesta di dotazio29

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ni tecnologiche. Questo impianto, nel corso degli anni, si snaturato di pari passo con il moltiplicarsi di difficolt e a causa di un conseguente, progressivo degrado, generato da erogazioni frammentate di finanziamenti, da giustapposizioni e ampliamenti che si sono susseguiti, senza la logica di un disegno complessivo, di una visione unitaria della struttura. La consapevolezza del fare, senza contrapposizioni Uno degli obiettivi principali da perseguire consiste, pertanto, nella capacit di conservare lidentit degli edifici e garantire, contemporaneamente, i requisiti di qualit edilizia ed urbanistica per le attivit sanitarie, di didattica e ricerca da insediare. E chiaro che, allatto di rifunzionalizzare e riqualificare il Policlinico Umberto I, di fronte al complesso e articolato quadro esigenziale delle attivit da allocare, i vincoli dellesistente vengano avvertiti come preponderanti. La necessit di definire schemi progettuali flessibili che consentano, nel tempo, le modificazioni dellassetto funzionale, la rimodulazione degli spazi, potrebbe far sorgere una pericolosa ed ambigua tendenza verso il realizzare altrove: ipotizzare una struttura nuovissima sotto il profilo organizzativo e formale, capace di sopportare la variabilit continua delle parti e dellinsieme. Questipotesi non si prende -doverosamente- nemmeno in esame: per via di tutte le implicazioni storiche, urbanistiche, legate al contesto insediativo, al presidio sanitario stesso, alla tradizione e consuetudine, che ruotano intorno al Policlinico Umberto I. Il solito progettista qualificato, infatti, consapevole che il progetto solo una parte del processo, si pone lobiettivo di creare le condizioni per far coesistere la tecnologia ad alta complessit e la struttura esistente che la deve ospitare, considerando interdipendenti la qualit morfologica degli spazi, le tecnologie e le risorse umane. Anzi, cerca di fare molto, molto di pi: indirizza la sua attenzione sulla centralit dellutente, per definire nuovi criteri di qualit architettonica, necessari a caratterizzare e personalizzare spazi moderni, funzionali, a misura di paziente e personale, sostanzialmente comodi e belli. E poi, va oltre: si fa guidare per mano dalla consapevolezza che una struttura ospedaliera, per quanto funzionale, ben attrezzata e arredata, non pu prescindere dal tassello urbano in cui si trova, dagli elementi non ospedalieri che su esso insistono, dalle relazioni tra questi. Raggiunge infine il suo equilibrio solo quando riuscito a coniugare, con soddisfazione, gli edifi30

I criteri di progettazione: un futuro che viene dal passato

ci con gli spazi aperti di relazione, con gli elementi di arredo urbano, con quelli vegetazionali; solo quando, in sintesi, ha ricostruito unidentit della struttura nel luogo dove questa ubicata. Partecipando ai convegni sulledilizia ospedaliera, occorre rilevare che ci si sente dire sempre le stesse cose (organizzazione funzionale, relazioni tra funzioni complesse, chiarezza dei percorsi differenziati, da qui il percorso sporco e quello pulito, etc. etc.). Negli ultimi quindici anni, poi, molti conferenzieri si sono sentiti probabilmente innovativi quando hanno potuto parlare di standard e requisiti per laccreditamento o di privacy del paziente. Da un lato la tradizionale letteratura scientifica giustificata, in termini di permanente divulgazione, perch su questi principi si sono formate diverse generazioni e occorre che le nuove siano tenute al corrente, dallaltro si prova la sensazione del non voler rendersi conto di quanto tutto sia profondamente cambiato, gi con lintroduzione dei DRG, ma poi della telemedicina e dei numerosissimi avanzamenti in campo scientifico e tecnologico. Pertanto, i criteri progettuali di riferimento sono da ricercare altrove, con quella lungimiranza che, quasi mai (occorre riconoscerlo), ha caratterizzato la produzione edilizia ospedaliera. Risulta, quindi, necessario, anche se pi impegnativo, provare a ridefinire i criteri di qualit architettonica (comprendendo, allinterno di questa, gli aspetti funzionali, organizzativi e tecnologici). Questi, soprattutto negli ultimi anni, sono stati un po troppo contrabbandati per comfort alberghiero o (anche un po inquietante), come umanizzazione, quando sarebbe stato pi corretto, ad esempio, comprendere altre esperienze culturali, come quelle maturate nel settore dellergonomia. Da qui derivano, infatti, altre scale di valori da attribuire agli spazi ospedalieri, secondo la gamma delle emozioni, secondo la logica del benessere psico-fisico e dellintegrazione individuale e, quindi, anche, della negazione di stimoli negativi, dello stress che uno spazio ospedaliero pu suscitare. Viene spontaneo, a questo punto, chiedersi: Quali sono le strategie, le logiche, le modalit per intervenire sulla rifunzionalizzazione delle aree e degli spazi del Policlinico Umberto I, considerandone la pluralit di funzioni, volendo porre al primo posto lindividuazione di punti di riferimento, la definizione di criteri di orientamento, di accoglienza, di aree di riservatezza, di aree di aggregazione, volendo garantire le comodities necessarie a tutte le diverse categorie di utenti? La visione strategica di riorganizzazione funzionale non pu che essere pluridisciplinare e, al tempo stesso, unitaria, identificando i 31

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sottosistemi del sistema generale e ponendo al centro dellobiettivo la leggibilit di grandi aree, omogenee, in relazione privilegiata secondo le esigenze di un ospedale universitario. Un punto di partenza costituito dal ripensamento di tutto il sistema di accessibilit e di percorsi, per categorie di utenti, ipotizzando una maglia articolata, nel tentativo di superare la commistione e linadeguatezza degli attuali flussi. Il Policlinico Umberto I come sito tra i siti della citt Per riqualificare il Policlinico Umberto I, occorre porsi tra i primi obiettivi, quello di superare la logica di isolamento che sottesa alla sua attuale presenza nella citt ed ai collegamenti con questa, accresciuta dalla mancanza di chiarezza ed identificazione dei percorsi interni che collegano i vari padiglioni, dalla commistione tra percorsi pedonali, carrabili, dalla promiscuit tra i flussi di diverse categorie di utenti. A ci va aggiunta una carenza tipica degli ospedali con tipologia a padiglioni: nonostante alcuni edifici siano di pregio storico-architettonico, nellimpianto complessivo rilevante la mancanza di elementi di riconoscibilit, di sistemi di valori di carattere urbano e architettonico. Il Policlinico ha perso, progressivamente, nel tessuto urbano, i suoi connotati di sito e, di conseguenza, la capacit di interazione con gli altri siti della citt. La qualit architettonica da ricercare va innanzi tutto ricostruita considerando la funzione urbana e sociale dellarea del Policlinico, ritenendo che la qualit ambientale e tecnologica degli spazi riferita alla qualit dellintera struttura, del complesso insediativo, che costituisce un importante segmento di citt. Progettare il Policlinico Umberto I, secondo un disegno complessivo, perseguendo gli obiettivi sopra esposti, definendo con puntualit i criteri enunciati, significa offrire un importante contributo alla riqualificazione della citt. Una prima ipotesi di definizione di criteri progettuali operativi Il Policlinico Umberto I, come accennato in precedenza, un sistema complesso, costituito da tanti subsistemi. Risulta, pertanto, opportuno, prevedere di articolare la realizzazione degli interventi per tranches, scandite, cronologicamente, allinterno di un disegno complessivo, che sia in grado di garantire lautonomia delle singole parti, con lobiettivo primario di far coesistere parti funzionanti e parti impegnate nel cantiere. Vuol dire elaborare un progetto unitario, pensando, fin dalla fase di progettazione preliminare, ad una realizzazione per tranches. 32

I criteri di progettazione: un futuro che viene dal passato

Si tratta di rovesciare la solita logica: la modalit di realizzazione per tranches ha contraddistinto, tradizionalmente, in forma negativa, la produzione ospedaliera, perch, a seguito di elaborazioni progettuali portate avanti con lottica di realizzare le strutture nella loro interezza, si subivano tagli determinati dalla scarsa entit dei finanziamenti e dalla loro irrazionale modalit di erogazione. Un contesto, quindi, privo del necessario, stretto legame tra logica dei flussi finanziari, programmazione, progettazione e realizzazione. La modalit di intervento che si prevede, nel legame tra progettazione e realizzazione, per il Policlinico Umberto I, che il disegno progettuale sia complessivo ma gi elaborato pensando alla realizzazione dei singoli subsistemi e che questi siano, una volta realizzati, immediatamente fruibili, autonomamente pronti alluso, con la massima attenzione e prudenza a non creare traumatiche interferenze con i servizi circostanti, programmando con puntualit gli interventi, i cantieri, soprattutto i tempi, i prevedibili imprevisti. Secondo questottica e secondo le priorit immediate vanno subito privilegiati: a) i collegamenti (ipogeo, al piano terra, in sopraelevazione); b) i servizi generali: - parcheggio multipiano; - edificio della cucina; - edificio della lavanderia; - albergo; c) alcune priorit di riorganizzazione, inerenti: - radiodiagnostica e medicina di laboratorio; - sale operatorie; - pronto soccorso. Partendo da alcuni principi-base quali lobiettivo di connotare lintera area del Policlinico come parte integrante del contesto urbano e di rendere compatibili vincoli strutturali con esigenze funzionali e tecnologiche, una prima ipotesi potrebbe prendere in considerazione il ridisegno del sistema di circolazione carrabile e pedonale, strettamente interrelato con una nuova architettura del sistema. In questo ambito, si dovr prevedere lampliamento dei percorsi sotterranei, definendo unarea ipogea ramificata per i flussi interni relativi alle attivit di trasporto del materiale e per lesercizio delle funzioni di supporto logistico (pasti, farmaci, biancheria), da realizzare anche attraverso lorganizzazione di un sistema meccanizzato, informatizzato, su rotaie. Questo potrebbe configurarsi come una sorta di metropolitana e, ad 33

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esempio, qualora servisse anche come percorso per i visitatori, si potrebbe ipotizzare la connessione con il sistema della metropolitana esistente. Secondo questottica, si potrebbe realizzare una sorta di duplicato sotterraneo dellaspetto superficiale dellarea del Policlinico: rispetto al sopra, che si caratterizza come una citt, il sotto si espande ugualmente, in forma quasi simmetrica, con vie, collegamenti, sistemi di trasporto, estensibili come ramificazione anche allesterno dellarea circoscritta del Policlinico. Al piano superiore va studiato un sistema di percorsi pedonali, in diretto collegamento con il sistema di accessibilit dallesterno, garantendo la mobilit dei soli mezzi di soccorso. E lipotesi di realizzazione di un nuovo spazio urbano (di sosta, di aggregazione, a scala umana) che si configura come intimit di un importante brano cittadino. In questottica, si inserisce il recupero di identit del verde, attraverso la bonifica delle aree da valorizzare, la costruzione di manti erbosi, di aree da destinare a giardino. E poi, ancora, la definizione di elementi di riconoscibilit, di arredo urbano, di nuovi spazi di aggregazione, di eventuali spazi espositivi, nelle aree di relazione tra gli edifici. Il terzo, fondamentale livello di percorrenze da prevedere consiste in un sistema sopraelevato di percorsi sanitari, chiaramente distinto da quello dei percorsi pedonali, destinato alle altre categorie di utenza. Si tratta di ricostituire la doppia rete: quella pedonale in superficie e quella sopraelevata su pilotis. Il ripristino della galleria sopraelevata e, comunque, di percorsi distinti da quelli in superficie trova conferma nellimpianto originario, nei tratti coperti in ferro e cristallo che garantiva, per il Podesti, un importante sistema di comunicazione affidato alla comunicazione tra i clinici. Relativamente a questipotesi di razionalizzazione dei percorsi va considerata la realizzazione di un nuovo sistema di parcheggi, da configurarsi come volume fuori terra e, a completamento della maglia di comunicazione, la realizzazione di un eliporto, in grado di fornire un servizio efficiente, come fulcro di collegamenti con lOspedale S. Andrea (Medicina II), il polo pontino di Latina e la futura nuova sede di Madonna delle Rose, sulla Nomentana. Oltre il parcheggio, si potrebbe considerare la realizzazione di altri tre volumi fuori terra, collocati in posizione strategica, sulle testate degli allineamenti che caratterizzano gli edifici esistenti, da destinare a servizi generali (cucina, lavanderia, albergo) e da configurare come subsistemi autonomi. 34

I criteri di progettazione: un futuro che viene dal passato

Per quanto attiene il disegno di una nuova architettura del sistema, con riferimento alla razionalizzazione del sistema di percorsi, si potrebbe ipotizzare, allinterno dellimpianto complessivo, una riorganizzazione funzionale per fasce omogenee di attivit, prevedendo di destinare largamente alla Ricerca gli edifici sul fronte di Viale del Policlinico, di destinare prevalentemente alle Degenze la fascia centrale dei padiglioni e di utilizzare o rifunzionalizzare la fascia degli edifici sul fronte di Viale Regina Elena per i Servizi ambulatoriali, la radiologia, la diagnostica, le attivit giornaliere (day hospital, day surgery, etc.) Le tre fasce garantiscono il loro attraversamento ortogonale e, con riferimento allipotesi di destinazione funzionale descritta, una chiara osmosi: secondo la lettura planimetrica della maglia, sulle ascisse verrebbero collocate le macroattivit e, sulle ordinate, le specialit. Tale ipotesi di ridisegno complessivo delle funzioni assolverebbe ai requisiti di necessaria, stretta integrazione tra Ricerca, Didattica e Assistenza del Policlinico Umberto I, allineandosi a quegli standard qualitativi che la struttura di eccellenza richiede. Nello schema ipotizzato si coniuga il tentativo di soddisfare diverse esigenze: ricostituire, per il Policlinico Umberto I, una struttura unitaria, integrata, pur nella sua complessit funzionale, superare le condizioni di alienazione ed isolamento rispetto al contesto urbano, rendere compatibili i vincoli delle strutture esistenti con le esigenze delle attivit che devono essere svolte, liberando gli edifici dalle superfetazioni e dalle ormai improprie destinazioni sanitarie e, soprattutto, conferire doverosamente, allimpianto complessivo, una nuova identit. Il caso Policlinico non unico in Italia e nel mondo: un fatto emblematico. Definire un corretto criterio per intervenire, una metodologia progettuale innovativa che parta dalla riconfigurazione dellospedale come sito urbano, passi attraverso la rifunzionalizzazione per macroattivit (e, per specialit, intersecate), fino alla definizione puntuale della qualit dei singoli spazi, pu costituire un valido esempio, come esperienza, da esportare e/o utilizzare in numerosi altri casi, in altri contesti geografici. A breve, visto limpegno dellAteneo su questi temi, la never end story potrebbe concludersi. Nonostante questo, si pronti, comunque, ad ulteriori altri quesiti, da inserire nello stupidario.

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Roberto Palumbo - Anna Maria Giovenale

BIBLIOGRAFIA
1. PALUMBO R., Lospedale: Architettura e tecnologia. Med. Secoli 2002; 14: 243-258. 2. AA. VV. Il Policlinico Umberto I. Progetto eseguito dallArch.tto Giulio Podesti. In Occasione dellXI Congresso Medico Internazionale in Roma. Roma, C. Virano e C., 1894.

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UN TESTIMONE PREZIOSO: COSA RACCONTA DEL POLICLINICO IL POLICLINICO


VITO CAGLI

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Vito Cagli

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Un testimone prezioso: cosa racconta del Policlinico Il Policlinico

La fondazione della Rivista Non possibile parlare del Policlinico Umberto I di Roma, senza far riferimento a chi ne fu lideatore, il propugnatore e il fondamentale elemento catalizzatore, Guido Baccelli (1832-1916), Clinico medico di Roma, pi volte ministro dellistruzione pubblica, figura di spicco nel periodo di passaggio dal XIX al XX secolo. A lui, per limitarsi allambito delle iniziative mediche, si deve, non solo ledificazione del Policlinico Umberto I come sede della Facolt di Medicina dellUniversit di Roma, ma anche la fondazione di un nuovo giornale medico intitolato proprio Il Policlinico. Insieme a Baccelli, il cofondatore della nuova rivista fu Francesco Durante (1844-1934), Clinico chirurgo nellUniversit di Roma. Cos il 15 dicembre del 1893 usciva il primo numero del nuovo Periodico di Medicina, Chirurgia e Igiene, con una Sezione Medica diretta da Baccelli e una Sezione Chirurgica diretta da Durante. Soltanto nella prima delle due Sezioni troviamo un breve editoriale di presentazione, intitolato Per intenderci, che traccia il programma e indica le finalit della rivista. Scrive Baccelli1:
La diagnosi esatta la sovrana potenza del Clinico, perch la diagnosi esatta la somma necessit della cura. Si viene utilmente alle storte e ai reagenti, ai microscopii e ai termostati, quando si parta dal malato e dal cadavere. Questi i due punti cardinali dai quali deve muovere e perfezionarsi il Clinico.

Dunque, primato della clinica e dellanatomia patologica: quellindirizzo che egli svilupper con il termine di anatomismo clinico. In quello stesso 1893 i lavori per la costruzione del nuovo policlinico ristagnavano: cinque anni erano trascorsi da quando era stata posta la prima pietra delledificio e il completamento dellopera sembrava ancora lontano. Forse quel nome alla nuova rivista di medicina voleva essere anche un augurio e uno stimolo: che cos come aveva preso il via quella impresa editoriale, affidata alla Casa Editrice Luigi Pozzi, allo stesso modo potesse presto concretarsi ledificazione del nuovo grande nosocomio romano. Due anni pi tardi, il 9 novembre del 1895 esce il primo numero del Supplemento al Policlinico, una vera e propria nuova rivista ad indirizzo pi pratico e ricca di molte informazioni relative al mondo medico. Sei anni dopo, nel 1901, il Supplemento si trasformer in una terza sezione della rivista: Il Policlinico Sezione Pratica. Sar questa Sezione a fornire il maggior numero di noti39

Vito Cagli

zie sugli eventi che hanno a che vedere con il Policlinico Umberto I, con la sua edificazione e poi con la sua vita e con i personaggi che ne caratterizzeranno lattivit. Ci riferiremo, pertanto, principalmente alle annate de Il Policlinico Sezione Pratica. Intanto la costruzione del nuovo ospedale progredita e si comincia a respirare laria di una prossima conclusione. E di questa conclusione Il Policlinico ci fornisce una puntuale testimonianza, quando pubblica un numero speciale in occasione delle onoranze a Guido Baccelli2. Tra i diversi interventi in onore del Maestro strettamente pertinente al nostro argomento quello a firma di Agenore Zeri (18641939, allievo di Baccelli e allora professore ordinario di Semeiotica medica) intitolato: Guido Baccelli e il Policlinico Umberto I. Scrive Zeri3:
E concep egli allora il Policlinico: togliere le cliniche alla dipendenza disadatta, scomoda e talvolta imbarazzante degli ospedali, e riunirle in una grande unit didattica, fornirle dei mezzi pi decorosi e moderni di studio, di lavoro sperimentale, di cura, porvi accanto gli istituti medici per gli insegnamenti teorici e sperimentali e formare cos la scuola medica nel senso pi vero ed utile della parola, che riunisse professori e studenti affratellandoli nello studio e nellattuazione pratica della pi importante ed umanitaria delle scienze. Questo il disegno informatore dellopera di Guido Baccelli. I lavori necessari a portare a compimento unopera iniziatasi sotto auspici cos favorevoli occuparono 15 anni di indefessa operosit da parte degli iniziatori e degli esecutori di essa. Occorsero nuove lotte alla Camera ed al Senato per superare le difficolt finanziarie e tecniche che si opponevano al compimento ed al funzionamento di un organismo cos complesso e grandioso; ma finalmente lo scorso anno prima i padiglioni ospitalieri e poscia le singole cliniche poterono occupare le sedi a loro destinate: e lopera era cos in gran parte compiuta!

Si trattava, insomma, di sanare una condizione didattica e di ricerca che, collocata comera in diversi ospedali della citt, dava luogo ad inconvenienti molto notevoli per gli studenti e per i malati, e portava anche grave pregiudizio allattivit dei docenti. I tempi nuovi, reclamavano nuove soluzioni! Ma non era un compito facile e non mancarono gli ostacoli. Zeri riassume assai bene il lungo travaglio ed anche la soddisfazione per la conclusione del difficile itinerario. Dopo il numero in onore di Baccelli, il fascicolo 15 del 15 aprile 40

Un testimone prezioso: cosa racconta del Policlinico Il Policlinico

del 1906 de Il Policlinico Sezione Pratica riporta la cronaca delle onoranze tributate a Guido Baccelli in Campidoglio, la domenica 8 aprile di quellanno. Molti furono i discorsi pronunciati in quella occasione; per il nostro scopo baster citare qualche stralcio di quello tenuto dallo stesso Baccelli che cos esord4:
Nel 1881, Ministro per la prima volta della Pubblica Istruzione, ebbi lonore di convocare alla Minerva una numerosa Commissione di Clinici perch elaborassero, viribus unitis, il disegno di massima per lesecuzione del quale si sarebbe aperto tra gli architetti un concorso. E qui giustizia vuole che io ricordi quali e quanti dottissimi uomini vi collaborarono. Di quelli che restano breve il drappello; ma di quelli che vissero pi lunga la serie. Agli illustri Proff. Palasciano, Porro, Pellizzati, Bottini, Cantani, Mazzoni, Magni, in questo giorno solenne innalziamo dallanima grata nel mesto ricordo un pensiero amoroso. Sopravvivono di quella Commissione i Professori De Renzi, Murri e Schroen che onorano i nostri atenei. Compiuto il disegno di massima, aperto tra gli architetti un concorso, questo fu vinto dal rinomato architetto romano Giulio Podesti, il quale mirabilmente esegu la costruzione di tutte le cliniche. Ma fu duopo giungere al 1884, per avere una Commissione Reale esecutiva della grande opera. Nominata questa dal Presidente del Consiglio di quel tempo, Agostino Depretis, venne a me concesso lonore di presiederla.

Poi, rivolgendosi direttamente al Re, disse:


Era il 19 gennaio 1888, quando i Vostri Augusti Genitori, Umberto e Margherita, posero la prima pietra del grande Istituto e Voi, o Sire, eravate presente, a 19 anni della florida Vostra giovinezza. Ebbi anche in quel giorno lonore di parlare ai Sovrani: e ricordo la grande commozione della Regina Margherita, cui un tenero senso dilluminata materna piet, imperlando gli occhi, propiziava sul Vostro capo giovinetto e unigenito la provvidenza di Dio! I lavori intanto del Policlinico si succedevano non senza ostacoli di varia natura, quando, a dare impulso pi alacre allopera santa, nel 1894 venne il crisma solenne di un Congresso medico internazionale che si adun nel Policlinico. Da ogni parte del mondo, in mezzo ad un esercito di novemila medici, fra stranieri e nazionali, giunsero qui i pi grandi maestri, e sul labbro loro, pieno di ammirazione sincera, fiorirono parole di alta ammirazione allItalia, e lieti essi annuirono allinvito nostro fraterno di considerare il grandioso Istituto come un Salon de la Science, dove tutti, volendo, potessero trovare amica accoglienza e pienezza di mezzi, per

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Vito Cagli dimostrare da Roma, al mondo, i novissimi metodi di ricerca e i novissimi veri.

Due puntualizzazioni di Baccelli meritano di essere sottolineate. Il protrarsi dei lavori tra molte difficolt e leffetto catalitico esercitato dal congresso internazionale che evidentemente fu tenuto, non sappiamo se in parte o per intero, in alcuni locali del Policlinico Umberto I ancora in fase di costruzione. Su questi aspetti Il Policlinico sorvola, limitandosi a dar conto riassuntivamente delle principali relazioni tenute in quel congresso. Nello stesso numero de Il Policlinico del 15 aprile 1906 vengono riportate anche due brevi cronache che vale la pena di citare per esteso qui di seguito:
Linaugurazione della Clinica Medica Luned 11 corr. alle ore 10, la Clinica Medica del Policlinico Umberto I venne visitata da un numero rilevantissimo di invitati, fra i quali si notavano molte signore. Le infermiere presentarono a Guido Baccelli una splendida corbeille di fiori. Professori, aiuti e assistenti facevano squisitamente gli onori di casa, guidando il pubblico nelle sale, nei gabinetti scientifici e nelle corsie. La fine della cerimonia Luned, a mezzogiorno, ebbe luogo una colazione offerta dal prof. Baccelli, nellHtel de Russie, alle rappresentanze estere, ai clinici italiani e al Comitato organizzatore delle onoranze.

A questo punto una prima tappa fondamentale nella vita del Policlinico Umberto I si conclusa: il grande istituto ormai in grado di funzionare. Il suo testimone, la rivista Il Policlinico, ha minori occasioni per occuparsene. Resta tuttavia attento a quanto accade entro le mura di quella cittadella della medicina e soprattutto a tutto quanto riguarda coloro che la animano da protagonisti e che sono, del resto, tra gli autori pi spesso presenti nelle diverse sezioni della rivista con i loro contributi scientifici. Cos il fascicolo 19 del volume XXIII, in data 7 maggio 1916 riporta la seduta straordinaria della R. Accademia Medica, tenutasi il 16 aprile in commemorazione di Guido Baccelli che era deceduto il 10 gennaio di quello stesso anno, mentre nel fascicolo n. 7 de Il Policlinico Sezione Medica in data 1 luglio 1916 trovano posto le commemorazioni di Baccelli ad opera di Augusto Murri, Clinico medico di Bologna e di Edoardo Maragliano, Clinico medico di 42

Un testimone prezioso: cosa racconta del Policlinico Il Policlinico

Genova. Di notevole interesse quanto riportato da Il Policlinico Sezione Pratica in data 10 giugno 1917, che riguarda la decisione della Facolt su chi debba coprire la cattedra gi di Baccelli. Nel periodo di tempo intercorso dalla morte di Baccelli la supplenza della Clinica Medica era stata tenuta da professor Eugenio Rossoni (1848-1919), ordinario di Patologia medica, ma ora diveniva necessario dare alla cattedra una titolarit. Ecco la notizia riportata da Il Policlinico5:
La Facolt Medica di Roma adunatasi il 6 corr. ha deliberato di chiamare il prof. Vittorio Ascoli, ordinario di Patologia medica dimostrativa presso lUniversit di Pavia, a coprire la cattedra di Clinica Medica dellUniversit di Roma, rimasta vacante per la morte del compianto prof. Baccelli. Il risultato della votazione stato il seguente: 12 voti al prof. Ascoli, 3 al prof. Schupfer, 1 astenuto, 2 schede bianche. Il Policlinico orgoglioso di questa designazione e porge i suoi rallegramenti al professor Ascoli.

Perch questo orgoglio? Perch Vittorio Ascoli (1863-1931), che di Baccelli era stato allievo, aveva ricoperto il ruolo di redattore capo de Il Policlinico sin dalla sua fondazione. In realt Il Policlinico fu per moltissimi anni la voce scientifica della Clinica Medica e della Clinica Chirurgica della Facolt Medica di Roma, cio della parte universitaria del Policlinico Umberto I. Nel periodo compreso tra il 1917 e il 1927 dalla Clinica Medica uscirono 326 tra lavori, relazioni e comunicazioni ad accademie. Ben 101 di questi lavori furono pubblicati su Il Policlinico, sia nella Sezione Medica, che nella Sezione Pratica. Questo legame si rafforz ulteriormente per il fatto che Arnaldo Pozzi si laure in medicina l11 luglio del 1923 con una tesi Per la conoscenza della sifilide gastrica preparata nella Clinica Medica, dove successivamente rimase, alla Scuola di Vittorio Ascoli. Nel 1927 leditore Luigi Pozzi (il padre di Arnaldo) pubblic un volume di 126 pagine, dal titolo La clinica Medica di Roma nel primo decennio di direzione del Prof. Vittorio Ascoli, che reca la scritta OMAGGIO DI LUIGI POZZI EDITORE DE IL POLICLINICO. Il libro, oltre al testo della prolusione pronunciata dieci anni prima da Ascoli e gi pubblicata su Il Policlinico6 e al sommario dellattivit scientifica della Clinica, corredato da 20 fotografie che ci mostrano gli ambienti della Clinica Medica del Policlinico quali erano in quel tempo. 43

Vito Cagli

Cos il rapporto tra la Casa Editrice de Il Policlinico e la Clinica Medica romana diveniva sempre pi stretto, rafforzato dal fatto che Vittorio Ascoli mantenne anche la sua funzione di redattore capo de Il Policlinico. Quando nel 1932 Cesare Frugoni (1881-1978), dopo la morte di Ascoli, fu chiamato alla direzione della Clinica Medica, anche questa volta la sua prolusione fu pubblicata su Il Policlinico7. E de Il Policlinico Frugoni assunse la direzione scientifica, divenendone anche direttore responsabile, qualifica questultima che conserv fino alla sua morte. Negli anni in cui Frugoni mantenne la cattedra di Clinica Medica, (1932-1951) pubblicare i propri lavori su Il Policlinico, se non un obbligo, era certamente una prassi consolidata, anche perch Arnaldo Pozzi era rimasto in Istituto dove ricopriva le mansioni di primo Aiuto. Linteresse di Frugoni per Il Policlinico non era una pura formalit: sul finire degli anni 60, o ai primi degli anni 70, volle avere a cena nella sua casa di via Bruxelles tutta la Redazione e fu una serata piacevolissima di conversazione, di ricordi e anche di qualche domanda pi confidenziale. Alla morte di Frugoni, Il Policlinico pubblic un breve ricordo del Maestro, a firma del pi ascoltato tra i redattori, il professor Costantino Iandolo, primario medico degli Ospedali Riuniti di Roma e allievo del professor Frugoni. Scriveva tra laltro Iandolo8:
Del Policlinico Frugoni fu per moltissimi anni direttore non soltanto di nome ma di fatto. Leggeva sistematicamente il nostro Giornale e, anche dopo il suo collocamento a riposo, non mancava di dare di tanto in tanto alla redazione suggerimenti e consigli. Quando poi uno di noi pubblicava un lavoro o un articolo di particolare interesse, riceveva immediatamente una lettera di apprezzamento e di felicitazioni di Frugoni.

Dopo il pensionamento di Frugoni per limiti di et, nella testata de Il Policlinico, accanto al suo nome come direttore, comparve anche quello di Giovanni Di Guglielmo (1886-1961) che gli era subentrato nella cattedra e successivamente furono inseriti Luigi Condorelli, (1899-1985) titolare della I cattedra di Clinica medica e Cataldo Cassano (1902-1998), titolare della II cattedra di Clinica medica. Insomma tutti i cattedratici, o ex cattedratici, di Clinica medica erano cooptati nella direzione de Il Policlinico. Dopo la morte di Di Guglielmo, nel 1961, venne inserito anche il nome di Michele Bufano (1901-1993), allora titolare della cattedra di Semeiotica medica, che aveva sede in uno dei nuovi padiglioni costruiti nella zona compresa tra la lavanderia e la Clinica di 44

Un testimone prezioso: cosa racconta del Policlinico Il Policlinico

Malattie Infettive. Analogamente la direzione de Il Policlinico Sezione Chirurgica fu tenuta fino al 1972 da Pietro Valdoni (19001976) e da Paride Stefanini (1904-1981), titolari rispettivamente della I e II cattedra di Clinica chirurgica. Il legame rimaneva dunque saldo e lo testimoniava anche la presenza dei riassunti delle sedute dellAccademia Medica di Roma, che si tenevano nellaula di Clinica Medica e, per un certo tempo, nella biblioteca del Policlinico Umberto I, e che erano una delle espressioni dellattivit scientifica della Facolt di Medicina e del grande istituto in cui essa era largamente presente. Nel numero 16 de Il Policlinico Sezione Pratica9 del 1973 veniva riportata la seguente comunicazione:
Il Prof. Pietro Valdoni, con votazione unanime, stato chiamato a succedere al Prof Pietro Di Mattei nella carica di Presidente dellAccademia Medica di Roma. Il nuovo Consiglio di Presidenza risulta cos composto: Presidente: Prof. Pietro Valdoni; Vice Presidente: Prof. Giuseppe Giunchi; Segretario Prof. Luigi Travia; Consiglieri Proff.i Giorgio Monticelli, Giambattista Bietti, Antonio Ribuffo, Paride Stefanini, Mario Rastelli, Sergio Cerquiglini. Nella stessa seduta stata conferita al Prof. Giuseppe Caronia ed al Prof. Dario Maestrini una medaglia doro per i 50 anni di appartenenza alla Accademia Medica.

Questi resoconti furono presenti, sia pure via via in modo sempre pi saltuario, fino ai primi anni 90. Nel numero 1 de Il Policlinico Sezione Pratica del 1971, comparve un breve corsivo, a firma degli Editori, in cui si annunciava un radicale cambiamento nel contenuto e nella veste tipografica. La Sezione Pratica de Il Policlinico cessava di pubblicare lavori originali, che avrebbero continuato a trovare posto nella Sezione Medica e nella Sezione Chirurgica e riservava il proprio spazio a rassegne sintetiche e a brevi articoli informativi. Contemporaneamente scomparivano dalla testata i direttori, in quanto direttori scientifici, mentre, come si gi detto, restava al professor Frugoni la qualifica di direttore responsabile, che passer poi, dal 1979, al suo antico Aiuto, il professor Arnaldo Pozzi. Il Policlinico Sezione chirurgica restava sotto la direzione di Valdoni e di Stefanini; ad essi sarebbero succeduti G.F. Fegiz e S. Stipa e, in seguito, due editors, in luogo dei direttori, scelti comunque sempre nellambito dei docenti di chirurgia del Policlinico Umberto I. Questi cambiamenti, determinati in larga misura dal crescente 45

Vito Cagli

interesse degli studiosi per la pubblicazione dei propri lavori scientifici su riviste di lingua inglese a circolazione internazionale, rendevano pi tenue il legame tra Il Policlinico e il Policlinico Umberto I. Nello stesso tempo il moltiplicarsi delle cattedre nel Policlinico Umberto I rendeva meno agevole seguire i cambiamenti che si andavano verificando. Nel numero 20 della Sezione Pratica del 1972 nella rubrica Vita Professionale si pu leggere10:
La facolt di Medicina e Chirurgia dellUniversit di Roma ha deliberato che il Prof. A. Beretta Anguissola venga chiamato alla II Cattedra di Clinica Medica Generale e Terapia Medica. Ha deliberato altres con voto unanime che il Prof. Giuseppe Giunchi venga trasferito dalla I Cattedra di Malattie infettive alla III Cattedra di Clinica Medica Generale e Terapia Medica. Ad entrambi le pi vive congratulazioni de IL POLICLINICO.

Comunque il legame tra i due Policlinici permaneva. Alcuni anelli di questo legame restavano e restano. Anzitutto lantico rapporto della Casa Editrice Pozzi con la Clinica Medica del Policlinico Umberto I. E poi le persone. Fino al 1981 Il professor Arnaldo Pozzi fu, con i suoi ricordi e i suoi racconti, un testimone della storica Clinica Medica di Ascoli e di Frugoni. Accanto a lui numerosi componenti della Redazione provenivano dalla Clinica Medica di Frugoni, di Di Guglielmo e di Cassano. Insomma, la Clinica Medica era, ed ancora in una certa misura rimane, il luogo dellimprinting originario della Rivista, il punto di contatto che per tanti anni ha unito due storiche istituzioni del mondo medico romano: il Policlinico Umberto I e la rivista Il Policlinico BIBLIOGRAFIA
1. BACCELLI G., Per intenderci. Il Policlinico. Sezione Medica 1893; I: 2 2. AA. VV., Numero speciale in occasione delle onoranze a Guido Baccelli. Il Policlinico. Sezione Pratica, 1906; 13(14):417-480. 3. ZERI A., Guido Baccelli e il Policlinico Umberto I. Il Policlinico. Sezione Pratica 1906; 13(14):466-470. 4. BACCELLI G., Cronaca delle onoranze a Guido Baccelli. Il Policlinico. Sezione Pratica 1906; 13(15):505-506. 5. Notizie Diverse. Il Policlinico. Sezione Pratica 1917; 24(24):784.

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Un testimone prezioso: cosa racconta del Policlinico Il Policlinico 6. ASCOLI V., I compiti attuali della clinica medica. Il Policlinico. Sezione Pratica 1918; 24(1):3; 24(3):49; 24(4):81. 7. FRUGONI C., Lessenza e gli obiettivi dellinsegnamento clinico. Il Policlinico. Sezione Pratica 1932; 39(4):125-133. 8. IANDOLO C., Ricordo del Maestro. Il Policlinico. Sezione Pratica 1978; 85:1-2. 9. Comunicazione, Il Policlinico. Sezione Pratica 1973; 80(16):714. 10. Vita Professionale, Il Policlinico. Sezione Pratica, 1972, 79(20):886. Le fonti a cui ho attinto per la redazione del presente capitolo sono i volumi de Il Policlinico e desidero ringraziare gli Editori Pozzi per avermi facilitato il lavoro mettendo a mia disposizione la collezione completa della Rivista.

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PARTE II: Gli Istituti Biologici di Fondazione

IL DIPARTIMENTO DI ANATOMIA UMANA


TINDARO G. RENDA

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Il Dipartimento di Anatomia Umana

I primi anni dellinsegnamento Si pu convenire che nella storia di una grande istituzione come il Policlinico Umberto I di Roma le cosiddette discipline di base, fra cui viene annoverata anche lAnatomia Umana, possano non aver avuto un ruolo determinante. Ma pur vero che il Policlinico una struttura universitaria, dedicata alla formazione dei futuri medici nonch ad unattivit di ricerca scientifica di eccellenza. In ciascuno di questi due campi le discipline di base hanno da sempre rappresentato un valido alleato ed un efficiente interlocutore. E in questo ruolo ritengo che lAnatomia Umana romana abbia ben contribuito a rendere grande questo importante complesso. Linsegnamento dellAnatomia Umana, anche se per parecchio tempo impartito nellambito di altri corsi, soprattutto di chirurgia, ha fatto parte del curriculum didattico degli studi di Medicina in Roma sin dal XIII secolo. Le prime tracce risalgono al 1294 nella Scuola Palatina Romana, per passare poi dal 1377 nello Studio Romano in Trastevere, e dal 1431 nellArchiginnasio romano. Un vero Gabinetto di Anatomia Umana fu istituito da Pio IX nel 1870 presso la sede della Sapienza a S. Eustachio, seguito dal regio governo italiano che ha insediato nel 1881 lIstituto di Anatomia Umana e di Istologia generale e speciale nel Convento di S. Antonio in via Agostino De Pretis, 92, al Viminale. Risale infine al 1930 il trasferimento dellIstituto di Anatomia Umana Normale nelledificio di Viale Regina Elena, 289 (con accesso anche da via Alfonso Borelli, 50) che anche la sede attuale del Dipartimento di Anatomia Umana, istituito nel 2002. I Maestri la didattica, la ricerca La ricostruzione delle vicende dellAnatomia romana e delle personalit accademiche che vi hanno operato gi stata oggetto di specifica trattazione negli anni passati e di tali opere mi sono in parte avvalso per il presente contributo e ad esse rimando il lettore che volesse conoscerne i dettagli1. In questa sede riporto brevi cenni biografici soltanto di alcuni personaggi che con la loro attivit hanno dato particolare lustro allAnatomia romana prima del 1870, e, dopo questa data, di tutti coloro che si sono avvicendati nella direzione dellIstituto o vi hanno comunque operato meritevolmente. Realdo Colombo Nato a Cremona tra il 1516 e il 1520, va a studiare a Padova. 53

Tindaro G. Renda

discepolo del celebre Vesalio, di cui diviene assistente prima e successore poi, nel 1544, come lettore di chirurgia ed anatomia.
Fig. 1 Realdo Colombo (Cremona 1516Roma 1559)

Fig. 2 Frontespizio del De Re Anatomica, Libri XV di Realdo Colombo

Nel 1545 Cosimo de Medici lo chiama nella appena riorganizzata Universit di Pisa ove diviene il primo professore di Anatomia. Vi rimane sino al 1548, anno in cui il pontefice Paolo III (al secolo Alessandro Farnese) lo chiama a Roma a insegnare allArchiginnasio che lo stesso papa aveva provveduto a riformare nel 1539. Qui Realdo Colombo accolto alla pari da personaggi illustri e diviene amico di Michelangelo Buonarroti che utilizza i suoi insegnamenti per perfezionare le sue opere. Diventa il medico della curia pontificia, a lui vengono affidati incarichi particolari e delicati, come lautopsia sul cadavere di Ignazio di Loyola e quella sul cadavere del cardinale Federico Ridolfi, morto per apparenti cause naturali durante il conclave per la nomina del successore di Paolo III (1550), morte che egli diagnostic avvenuta per avvelenamento. Muore a Roma nel 1559. Colombo fu un ottimo anatomico ed esegu molteplici osservazioni sul cadavere che raccolse nellopera De Re Anatomica, Libri XV stampata a Venezia nel 1559. Fra le tante descrizioni originali sicuramente la pi importante quella, accurata e completa, della circolazione polmonare, scoperta citata anche dallo stesso Harvey, ma che in genere stata disconosciuta dagli storiografi successivi. Esegu numerose dissezioni in pubblico alla presenza anche di alti prelati e accademici. E stato fra i primi ad utilizzare animali viventi per alcu54

Il Dipartimento di Anatomia Umana

ne dimostrazioni di anatomia e fisiologia cardio-polmonare. A Realdo Colombo oggi intitolata lAula A del nostro Dipartimento Bartolomeo Eustachio (o Eustachi) Nato presumibilmente nel 1513 a San Severino nelle Marche (ma c chi sostiene fosse nato in San Severino di Calabria; anche la data di nascita viene variamente riferita tra il 1500 ed il 1524). Comp dapprima approfonditi studi umanistici in varie universit italiane, incluso lIstituto di Filosofia della Sapienza, nel corso dei quali acquis ottime conoscenze di greco, ebraico ed arabo. Dal 1540 Eustachio si dedic agli studi di medicina e, divenuto presto famoso per la sua bravura, fu scelto come medico personale dal Duca di Urbino. Nel 1547 si spost a Roma, al seguito del fratello del Duca, il Cardinale Giulio della Rovere, e qui divenne protomedico e fu ingaggiato come professore di Anatomia presso il Collegio della Sapienza allArchiginnasio fra il 1555 ed il 1567, quando gravi motivi di salute, soffriva molto di gotta, lo costrinsero a rassegnare le dimissioni. Continu a servire il Cardinale della Rovere e mor nel 1574 Fig. 3 Bartolomeo sulla via per Fossombrone. Eustachi (San Severino Bartolomeo Eustachio fu un grande ana1513-Fossombrone 1574) tomico ed insieme a Vesalio e Falloppio considerato il fondatore della moderna Anatomia. Scrisse molti trattati fra cui fondamentali sono quelli sul rene, sulla morfologia e sulla architettura dei denti, ove si ha la prima descrizione delle due dentizioni, sul sistema delle vene azygos, sul dotto toracico, sulla valvola cardiaca che porta il suo nome e sugli organi delludito con particolare riguardo allorecchio medio e alla tuba che porta ancor oggi il suo nome. Esegu molte ricerche comparative su animali talmente importanti da essere considerato come il fondatore dellAnatomia Comparata. Avvalendosi dellopera di Pier Matteo Pini, artista in Urbino, elabor, per unopera mai pubblicata, 47 tavole anatomiche che furono incise su lastre di rame dal romano Giulio de Musi e di cui le prime 8 furono usate a complemento dei suoi Opuscola anatomica del 1564. Delle rimanenti tavole si persero le tracce sin quando non 55

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furono rinvenute 162 anni dopo in casa di un discendente del Pini ed acquistate dal papa Clemente XI per 600 scudi. Il papa le mostr al proprio medico personale, Giovanni Maria Lancisi, che fra laltro aveva linsegnamento dellAnatomia nella stessa cattedra che era stata dellEustachio. Il Lancisi le pubblic completandole con il suo personale commento nel 1714 col titolo Tabulae anatomicae Bartholomei Eustachi quas a tenebris tandem vindicatas. Anche se non raggiungono la bellezza estetica delle tavole di Vesalio, le tavole di Eustachio risultano molto pi accurate per i dettagli anatomici. A Bartolomeo Eustachio intitolata lAula C del nostro Dipartimento. Un personaggio che merita in questa sede di essere citato, anche se non ha mai avuto lincarico ufficiale di insegnare Anatomia in Roma, Marcello Malpighi, il fondatore dellAnatomia Microscopica. Egli fu a Roma negli ultimi anni della sua vita (dal 1661 al 1664) come Archiatra del papa Innocenzo XII. Nel nostro Dipartimento ha sede lAcademia Malpighiana Studiorum Anatomiae Microscopicae, una Associazione non-profit per la valorizzazione degli studi di anatomia microscopica, a lui intitolata da Pietro Motta che l ha fondata nel 1988. A Marcello Malpighi dedicata l Aula B del nostro Dipartimento. Giovanni Maria Lancisi Nato a Roma nel 1654, ha studiato nel Collegio Romano dei Gesuiti e si laureato allet di 18 anni in Medicina.
Fig. 4 Giovanni Maria Lancisi (Roma 1654-1720)

Fig. 5 Frontespizio di unedizione del 1728, successiva alla prima del 1714, delle tavole di Bartolomeo Eustachio commentate dal Lancisi

Nel 1684 fu chiamato alla Cattedra di Anatomia della Sapienza 56

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passando nel 1696 a quella di Medicina che tenne sino al 1718. Fu Archiatra del papa Innocenzo XI e successivamente dei papi Innocenzo XII e Clemente XI. Si interess anche di Igiene. Si interessato dellanatomia del cuore, della circolazione sanguigna, delle vene azygos, del sistema nervoso centrale. Fondamentali i suoi studi sulla malaria. Fu anche letterato e membro di varie accademie. Fu ammesso allArcadia col nome di Esilio Macariano. Nel 1714, inaugurando solennemente la Biblioteca medica, da lui donata e che oggi porta il suo nome, present al papa Clemente XI le ritrovate Tavole Anatomiche di Bartolomeo Eustachio da lui commentate. Lanno successivo ha inaugurato lAccademia di Medicina e Chirurgia, ancor oggi nota come Lancisiana, nel cui ordinamento dispose lobbligo di indire, almeno due volte al mese, sedute per incentivare la ricerca scientifica e contribuire allistruzione e allaggiornamento dei medici. Mor a Roma nel 1720 lasciando erede universale lOspedale S. Spirito in cui da giovane aveva lavorato come Assistente. Giorgio Baglivi Nato in Dalmazia nel 1668, si laureato in Medicina a Napoli. Ha risieduto in diverse citt italiane e nel 1692 si trasferisce a Roma ove nel 1696 viene incaricato dellinsegnamento dellAnatomia e della Chirurgia che tiene sino al 1701 per passare a quello di Medicina teorica che tiene sino alla morte avvenuta prematuramente nel 1707. Seguace del Malpighi, scrisse alcune opere sulla circolazione del sangue, sul cuore della tartaruga, sulle meningi, sulla composizione della saliva e della bile, oltre a vari altri testi raccolti in una Opera Omnia. Lo si ricorda come il teorico del Solidismo. Francesco Todaro Nato a Tripi (Messina) nel 1839, comp i suoi studi di Medicina nellUniversit di Messina da cui fu espulso per ragioni politiche in quanto aderente al movimento antiborbonico. Avvenuto lo sbarco dei Mille si un ad essi a Milazzo e collabor con i chirurghi, anche se ancora studente, alla cura dei feriti nellospedale di 57

Fig. 6 Giorgio Baglivi (Dalmazia 1668- Roma 1707)

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Barcellona (Messina). Dopo la liberazione dellIsola, riprese gli studi, si trasfer a Firenze ove frequent i laboratori di Schiff e Pacini ed ebbe lincarico di settore di Anatomia in S. Maria Nuova. Qui inizi i suoi studi sul cuore che lo porteranno alla descrizione dellarchitettura cardiaca e del tendinetto che porta il suo nome. Nel 1865 riceve lincarico dellinsegnamento dellAnatomia presso lUniversit di Messina ove allarga i suoi interessi scientifici alla morfologia ed embriologia di animali marini in quanto convinto assertore del valore degli studi comparati per meglio comprendere lorganizzazione degli organismi pi complessi2. Quando nel 1870 Roma si riun allItalia venne chiamato a ricoprire la cattedra di Anatomia della Regia Universit, carica che occup sino alla sua morte avvenuta nel 1918.

Fig. 7 Francesco Todaro (Tripi, ME, 1839-Roma 1918)

Fig. 8 Atrio principale dello stabile con accesso dal viale Regina Elena. Sulla destra il busto di Francesco Todaro (in particolare nella figura seguente).

Venne nominato da Francesco Crispi Senatore del Regno e fu membro delle accademie dei Lincei e dei XL. Fond la rivista Ricerche di Morfologia. E stato tra i primi a introdurre il metodo delle sezioni seriate per lo studio sistematico al microscopio; introdusse lo studio dellEmbriologia come materia complementare e per primo fu incaricato di un corso ufficiale di Embriologia. Come politico, meritevole stata la sua opera a favore di Messina a seguito del terremoto del 1908. Riccardo Versari Nato a Milano nel 1865, si laurea in Medicina a Roma nel 1889. Dopo un breve periodo di lavoro negli ospedali romani, fu nominato 58

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assistente nellistituto di Anatomia, diretto dal Todaro, nel 1890. Per circa quattro anni lavor in entrambi i ruoli per poi passare decisamente allAnatomia nel 1894 quando fu nominato aiuto. Libero docente nel 1896 fu incaricato dellinsegnamento dellAnatomia Microscopica nel 1897 e professore ordinario della stessa materia nel 1900. Nel 1903 pass allIstituto di Anatomia di Palermo e nel 1914 a quello di Napoli, ben operando in entrambi le sedi. Alla morte del Todaro fu chiamato a succedergli nel 1919 nella direzione dellIstituto che tenne sino al pensionamento avvenuto nel 1935; fu nominato professore emerito nel 1940 e mor a Fig. 9 - Busto bronzeo di Morra (Cuneo) nel 1945. Francesco Todaro collocato Fu Senatore del Regno, Consigliere nellAtrio principale del superiore della Sanit Pubblica, Dipartimento Rettore dellAccademia di Educazione Fisica e membro di varie accademie ed enti culturali italiani ed esteri. Dal punto di vista scientifico affront argomenti di angiologia, neurologia periferica, morfogenesi dellapparato urinario. Ma il suo contributo pi notevole e pregevole sono state le finissime osservazioni sullangioarchitettura dellocchio umano e di molti mammiferi. Ha proseguito lopera del Todaro succedendogli nella direzione della rivista Ricerche di Morfologia. Sotto la sua direzione avvenne nel 1930 il trasloco dell Istituto nel nuovo complesso di Viale Regina Elena, che sin dallinizio sub una parziale variazione di destinazione in quanto si convenne di ospitare anche lIstituto di Anatomia Comparata sino ad allora situato in alcuni locali dell Istituto di Patologia Generale allinterno del Policlinico3.

Fig. 10 Riccardo Versari (Milano 1865- Morra, CN, 1945)

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Fig. 11 Facciata principale dello stabile al numero civico 289 del Viale Regina Elena che dal 1930 stata sede dellIstituto ed oggi lo del Dipartimento di Anatomia Umana.

Vincenzo Virno Nato a Cava dei Tirreni (Salerno) nel 1897, ha compiuto tutta la sua carriera accademica allinterno dellIstituto di Anatomia di Roma dal 1921, come assistente, sino al 1972 epoca del suo pensionamento. In pari data fu nominato Professore emerito di Anatomia dalla Facolt di Medicina. Succedendo al suo maestro Versari assunse la direzione dellIstituto di Anatomia tra il 1935 ed il 1967. Si occupato principalmente di Anatomia macroscopica e topografica, di anatomia comparata, di morfofisiologia dellapparato locomotore, di medicina sportiva. Fu editore della rivista Ricerche di Morfologia. Fu Commissario Governativo prima e Direttore poi dellISEF di Roma tra il
Fig. 12 Vincenzo Virno (Cava dei Tirreni, SA, 1897- Roma 1985)

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1950 e il 1967. Fu Direttore della Scuola centrale dello Sport dal 1966 al 1971. Fu insignito di diverse medaglie doro dal CONI, dallISEF, dalla Federazione Medico-Sportiva Italiana e dal Ministero della Pubblica Istruzione. Fu Accademico emerito dellAccademia Lancisiana dal 1977. Mor a Roma nel 1985. Zaccaria Fumagalli Nato a Parabiago (Milano) nel 1912, si laurea in Medicina nel 1937. Dopo due anni di frequenza in Anatomia Patologica, entra nel 1939 come assistente nellIstituto di Anatomia Umana Normale dellUniversit di Milano, diretto dal Bruni. Ottenuta la libera docenza nel 1943, viene chiamato dallUniversit di Messina a dirigere lIstituto di Anatomia Umana (1952-1963). Passa poi a dirigere lIstituto di Anatomia Umana di Palermo (1963-1967) e quindi quello di Roma (1967-1982). Nominato Professore emerito dellUniversit La Sapienza nel 1985, muore a Milano nel 2000. Di grande impegno risultata lattivit organizzativa degli Istituti Anatomici da lui diretti. In particolare, gli Istituti di Messina e Palermo sono stati praticamente costruiti ex-novo, mentre lIstituto Anatomico di Roma stato totalmente riorganizzato con lallestimento di grandi laboratori indipendenti, ciascuno attrezzato per specifiche branche morfologiche: a) il Laboratorio di Microscopia Elettronica (affidato al Prof. P.M. Motta, suo primo allievo che lo aveva seguito da Messina), b) il Laboratorio di IstoFig. 13 Zaccaria Fumagalli chimica e Radiobiologia (Prof. C. Ca(Parabiago, MI, 1912-Milano vallotti), c) il Laboratorio di Colture in 2000) vitro e Immunoistochimica (Prof. Franceschini, Prof. T. Renda), d) il Laboratorio di Anatomia Macroscopica (Prof. G. Marinozzi). Ha anche provveduto a dotare lIstituto romano di un laboratorio didattico attrezzato con speciali e nuove apparecchiature televisive a circuito chiuso (Centro Didattico Televisivo), che, allepoca (si era alla fine degli anni 60), rappresentavano una novit quasi assoluta, anche a livello internazionale, per lo studio dellAnatomia. Dal punto di vista scientifico ha compiuto importanti ricerche sul 61

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sistema ipotalamo-ipofisario, sullorecchio medio ed interno, sullo sviluppo del sistema nervoso, sulla radioprotezione chimica e sulla radiosensibilit dei tessuti (in particolare fegato, milza, sistema nervoso), sulla vascolarizzazione del fegato e sui processi di rigenerazione epatica, sullarchitettura vascolare e sullultrastruttura dei processi ciliari e della retina, sugli spermatozoi animali, ricerche applicate anche a problematiche di fecondazione artificiale. Socio di diverse societ scientifiche, stato anche socio fondatore della Societ Italiana di Istochimica (1957) e della Societ Italiana di Radiobiologia Medica. Ha anche svolto unintensa attivit pubblicistica a carattere didattico con lintendimento di modernizzare linsegnamento universitario dellAnatomia Umana. Durante la direzione del Fumagalli avvenuto lampliamento del numero delle Cattedre e degli incarichi di insegnamento dellAnatomia Umana e dellAnatomia Topografica a ricoprire i quali sono stati chiamati altri docenti, alcuni dei quali, dopo il 1983, si sono avvicendati nella direzione dellIstituto sino alla sua disattivazione a seguito della costituzione dellodierno Dipartimento4. Convinto della necessit di avvicinare lAnatomia Umana alle Scienze cliniche, negli ultimi anni della sua direzione il Fumagalli si adoperato ad organizzare listituzione di uno dei primi Dipartimenti della Sapienza, quello di Scienze Neurologiche ove afferirono insieme a lui tre docenti ufficiali allepoca afferenti allIstituto (Carlo Cavallotti, Domenico Palermo e Isidoro Rossodivita). LIstituto non venne in quella circostanza disattivato perch in esso rimasero afferenti altri quattro docenti ufficiali (Marcello Casini, Giulio Marinozzi, Pietro Motta e Tindaro Renda) Mario Franceschini Beghini Nato a Sanguinetto (Verona) nel 1918, dopo aver frequentato gli Istituti anatomici di Padova e Ferrara, stato allievo di Levi e Loreti nellIstituto di Anatomia Umana di Torino dove ha iniziato la carriera accademica. Il suo primo incarico lo vede succedere al Fumagalli nella direzione dellIstituto di Anatomia Umana di Messina nel 1963, ove chi scrive era stato dallanno precedente accettato come allievo interno dal Fumagalli. Nel 1969 viene chiamato dalla Facolt di Medicina della Sapienza a ricoprire la prima Cattedra di Anatomia Umana. Muore a Roma prematuramente nel 1973. 62

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A lui si deve la completa ristrutturazione dellala dellIstituto romano ove ha attrezzato il reparto per le colture in vitro, dell Anatomia microscopica ottica, dellIstoenzimologia e dellImmunoistochimica con la collaborazione di chi scrive, suo allievo, che egli si era adoperato a far chiamare dalla Facolt romana sia come assistente ordinario che come incaricato di Anatomia sullo sdoppiamento della prima cattedra nel 1970-71. Didatta preciso e infaticabile, stato anche un ottimo ricercatore, addestratosi presso il Fig. 14 Mario Franceschini famoso Centro di Embriologia SpeBeghini (Sanguinetto, VR, rimentale di Nogent-sur-Marne, nei pressi 1918- Roma 1973) di Parigi, allora diretto da Etienne Wolf, ove apprese le metodiche delle colture in vitro, istotipiche ed organotipiche, che successivamente applic sia a Messina che a Roma per i suoi studi su problematiche di organogenesi sullo sviluppo dei somiti, dellabbozzo degli arti e del tubo neurale. Alcune sue ricerche hanno anche ottenuto riconoscimenti ufficiali, tra cui amava citare sempre il premio Lussana per la migliore tesi di laurea, la medaglia doro al IV festival di cinematografia scientifica e il premio Cacace di Nipiologia del 1963. Giulio Marinozzi Nato a Tolentino nel 1935, ha compiuto i suoi studi di Medicina presso lUniversit La Sapienza laureandosi nel 1960. Sin dal primo anno di corso entrato come allievo interno presso l Istituto di Anatomia Umana sotto la direzione del Virno e ben presto dimostra pregevoli qualit di anatomochirurgo tanto da essere, ancora studente, incaricato di seguire gli studenti pi giovani nelle esercitazioni di Anatomia Macroscopica. Nel 1962 diviene Tecnico laureato di ruolo. Consegue la libera docenza in Anatomia Chirurgica e Corso di Operazioni, quindi in Anatomia Topografica e infine in Anatomia Umana. Nel contempo, presta anche servizio come chirurgo generale e di pronto soccorso presso lOspedale S. Camillo di Roma. Tra il 1969 ed il 1972 svolge per incarico il corso di Anatomia Umana presso il Libero Istituto di Medicina e Chirurgia dellUniversit dellAquila e dal 1972 al 1975 presso la Facolt di Medicina della Sapienza. Nel 1975 diviene ordinario di Anatomia Umana e viene chiamato dalla Facolt romana a ricoprire la terza cattedra di 63

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Anatomia nellIstituto che nel frattempo era passato sotto la direzione del Fumagalli. Con questultimo partecipa alla ristrutturazione dellIstituto di cui cura particolarmente il reparto di Anatomia Macroscopica e lannessa Sala Settoria. Introduce per primo in Italia la tecnica della Plastinazione degli organi con la collaborazione del Dr. Von Hagens dellUniversit di Heidelberg. La sua attivit di ricerca si inizialmente rivolta ad argomenti di Anatomia Macroscopica sistematica su temi di angiologia e splancnologia, con particolare attenzione al fegato e alle vie biliari. Avvia cos un filone di studi morfologici sperimentali sulla epatectomia parziale e rigenerazione epatica e Fig. 15 Giulio Marinozzi sulla legatura delle vie biliari (Tolentino, MC, 1935-Roma 1997) che amplier successivamente introducendovi metodiche microscopiche, ultrastrutturali ed istochimiche. Interessanti anche i risultati dei suoi studi sulla articolazione del ginocchio compiuti con indirizzo multidisciplinare5. Collaborando con il Prof. Miodonsky introdusse la tecnica della iniezione vascolare di resine con osservazione al Microscopio elettronico a scansione dei calchi ottenuti a seguito di corrosione degli organi impregnati (corrosion casts). Con tale metodo ottenne ottimi risultati studiando la microcircolazione muscolare, ossea, epatica e retinica. Ha svolto anche una pregevole attivit editoriale per la didattica. Fu Direttore dellIstituto di Anatomia nel triennio 1988-1991. Per la competenza raggiunta nello studio del corpo umano fu incaricato dalle alte autorit ecclesiastiche del tempo a compiere ricognizioni sui corpi di Santi e Beati, fra cui S. Rita da Cascia e S. Nicola da Tolentino, patrono della sua citt natale. Subentrato al suo Maestro Virno come docente di Anatomia nellISEF Statale di Roma ne divenne Direttore e ne cur la riorganizzazione curriculare, ne potenzi i laboratori scientifici, rinnov la rivista Alcmeone (di cui chi scrive fu per tanti anni Capo Redattore), avvi protocolli di cooperazione internazionali e altre iniziative che ben presto portarono lISEF Statale di Roma tra le pi qualificate istituzioni internazionali del settore. Segu con infaticabile attenzione tutte le vicende legislative per trasformare lISEF in Facolt 64

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Universitaria di cui fu strenuo sostenitore. Fu anche per il suo impegno che, poi, dal 1999-2000, si arriv alla trasformazione dellISEF nellunico Istituto Universitario autonomo di Scienze Motorie dItalia (IUSM). Lultimo periodo della sua carriera accademica lo vide impegnato nellorganizzazione del Libero Istituto Universitario Campus Biomedico di cui fu Rettore ed in cui profuse tutta la sua esperienza e capacit organizzativa raggiungendo in breve tempo ottimi risultati. Purtroppo una grave, incurabile malattia lo port in breve tempo e immaturamente a morte avvenuta a Roma nel 1997. Chi scrive gli fu sincero amico e collega e volentieri ne testimonia qui anche le doti umane, lattaccamento al lavoro, il senso del dovere, lo spirito di servizio, lumilt nel riconoscere i propri limiti, che gli permisero di conquistare la stima del mondo accademico e dei colleghi anatomici che lo vollero per diversi anni come consigliere nella Societ Italiana di Anatomia. Pietro M. Motta Nato a Sassari nel 1942, compie i suoi studi di Scienze Biologiche prima e di Medicina dopo, presso lUniversit di Messina ove il padre, Giuseppe, si era trasferito come Direttore della Clinica Ostetrica della locale Universit. Allievo interno del Fumagalli prima e del Franceschini dopo, inizia la carriera universitaria come assistente di ruolo nellIstituto anatomico messinese. Nel 1967-68 si trasferisce a Roma allorquando il Fumagalli vi si trasferisce da Palermo. Collabora con il suo maestro alla ristrutturazione dellIstituto anatomico romano dedicando in modo particolare le sue inesauribili energie nellorganizzazione di un moderno ed attrezzato reparto di Microscopia Elettronica delle cui tecniche, nel frattempo, era divenuto esperto a seguito delle sue frequentazioni di eccellenti laboratori negli Stati Uniti ed in Giappone. Libero docente di Istologia nel 1968 e di Anatomia nel 1970, incaricato di Istologia dal 1967 al 1971 presso il Libero Istituto di Medicina e Chirurgia dellUniversit dellAquila, e di Anatomia Umana dal 1971 presso lUniversit La Sapienza. Diviene professore ordinario e titolare della seconda Cattedra di Anatomia Umana di Roma nel 1975. Nel 1982 succede al suo maestro nella direzione dellIstituto, carica che tiene sino al 1985 e successivamente dal 1992 ininterrottamente sino al 2002 allorquando immaturamente e improvvisamente muore in Roma.

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Dotato di intelligenza vivace, brillante ricercatore e instancabile organizzatore, si afferm ben presto in campo nazionale ed internazionale raggiungendo livelli di eccellenza soprattutto per le sue ricerche di microscopia elettronica a trasmissione ed a scansione sul fegato e sullapparato riproduttivo femminile. Fu Presidente della Societ Italiana di Anatomia dal 1993 al 1999; Presidente della Federazione Mondiale delle Societ di Anatomia dal Fig. 16 Pietro M. Motta 1999 al 2002, Segretario Generale del (Sassari 1942-Roma 2002) Comitato per i Simposi di Scienze Morfologiche. Nel 1995 ha fondato la Academia Malpighiana Studiorum Anatomiae Microscopicae. Svolse una cospicua attivit editoriale sia nel campo della didattica, pubblicando testi ed atlanti di Anatomia Microscopica che vennero tradotti in diverse lingue, sia nel campo scientifico agendo da editor per una collana di 37 volumi su argomenti di anatomia microscopica. Importante anche la sua attivit pubblicistica collaborando alla realizzazione di trasmissioni televisive della serie Quark. Organizz in Roma alcuni congressi nazionali ed internazionali fra cui alcuni Malpighi Symposia ed il Congresso Mondiale degli Anatomisti nel 1999. E stato insignito di innumerevoli premi internazionali ed ha ricevuto 6 lauree honoris causa da Universit straniere. Grazie alla sua instancabile attivit lIstituto di Anatomia di Roma ha acquistato notevole prestigio in campo internazionale costituendo un vero punto di riferimento per molti ricercatori italiani e stranieri che ne hanno frequentato i laboratori ed hanno instaurato attive collaborazioni6. Chi scrive gli stato compagno di cammino e sincero amico sin da quando eravamo allievi interni nellIstituto di Anatomia di Messina, abbiamo seguito i rispettivi maestri nellIstituto romano e, ciascuno con le proprie capacit, animati da profondo amore per la nostra disciplina e da un comune sentire abbiamo operato di conserva sempre e soltanto per il prestigio dellIstituto che entrambi avevamo contribuito a ristrutturare. La morte lo ha colto improvvisamente mentre era dedito alla realizzazione del 5 International Malpighi Symposium concepito per celebrare il 7 Centenario della fondazione dellUniversit la Sapienza. Chi scrive, insieme a tutti i componenti del nuovo dipartimento, ne ha raccolto lidea e lha realizzata con notevole partecipazione di colleghi provenienti da tutte le parti del mondo, nel 2003, dedicandola alla sua memoria ad 66

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un anno dalla sua scomparsa. In quella occasione stata scoperta una targa che intitola a Pietro Motta la Sezione di Microscopia Elettronica del Dipartimento. Lultimo quarto del XX secolo ci ha visto solidali, Pietro Motta, Giulio Marinozzi e chi scrive, nel seguire le trasformazioni tumultuose delle vicende accademiche e le riforme curriculari che in maniera incalzante si sono susseguite. Consci del ruolo insostituibile che le scienze morfologiche rivestono nella costruzione di solide basi teorico-pratiche del futuro medico, abbiamo in ogni sede e con forza fatta nostra lidea, che peraltro avevamo ereditato dai nostri Maestri, di trasformare lAnatomia descrittiva in Anatomia funzionale, favorendone lapertura verso integrazioni orizzontali e verticali ed impedendone nel contempo la perdita di identit. Anche con questa nostra attenta azione, credo, si abbia contribuito non poco alla crescita e al raggiungimento delle attuali posizioni di eccellenza didattica e scientifica della nostra Facolt.

Fig. 17 Logo del 5 Simposio Malpighi organizzato nellambito delle celebrazioni del 7 centenario della fondazione dellUniversit La Sapienza di Roma e dedicato alla memoria del suo ideatore Pietro Motta.

Fig. 18 Targa che intitola la Sezione di Microscopia Elettronica del Dipartimento a Pietro Motta, scoperta l11 settembre 2003, a poco pi di un anno dalla sua morte, in occasione del 5 Simposio Malpighi

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Con Decreto Rettorale del 14.02.2002, stato istituito il Dipartimento di Anatomia Umana dellUniversit La Sapienza. Avendovi aderito la totalit dei componenti dellIstituto di Anatomia Umana Normale della I Facolt di Medicina e Chirurgia, lIstituto stato disattivato in pari data. Viene nominato Direttore del Dipartimento il Prof. Pietro M. Motta che come si detto tragicamente scompare dopo pochi mesi. Dal 2002 ad oggi a tale carica viene eletto chi scrive. Lodierno Dipartimento di Anatomia Umana si articola in quattro Sezioni (Microscopia Elettronica Pietro Motta, Anatomia Microscopica Clinica, Immunoistochimica, Anatomia Macroscopica) ciascuna suddivisa in reparti, e ne prevista lattivazione di una quinta (Sezione di Anatomia ultrastrutturale clinica) presso il Polo S. Andrea, sede della II Facolt di Medicina e Chirurgia. Dispone infine di un Servizio di Organizzazione Didattica, di un Laboratorio di produzione software e servizi multimediali e di una Biblioteca di settore. Ulteriori dettagli sul Dipartimento sono ottenibili visitando il sito web http://w3.uniroma1.it/anatomiaumana/. BIBLIOGRAFIA
1. CAPPARONI P., I maestri di Anatomia nellAteneo Romano della Sapienza durante il secolo XVI. Boll. Istituto Storico Arte Sanitaria 1926; 6:197-214. 2. RENDA T., Linsegnamento delle discipline anatomiche nella Studiorum Universitas Messane. Palermo, IRES, 1967. 3. VIRNO V., Ricordo biografico di un maestro: Riccardo Versari. Ricerche di Morfologia 1952; 22:VII-XIII. 4. CAVALLOTTI C., Linsegnamento delle discipline anatomiche nellUniversit degli studi La Sapienza di Roma. Roma, Edizioni Universitarie Romane, 1985. 5. GAUDIO E., Ricordo del Prof. Giulio Marinozzi. It. J. Anat. Embryol. 1999; 104/2: 22-27. 6. BARBERINI F., FAMILIARI G., MACCHIARELLI G., Commemoration of Professor Pietro M. Motta (1942-2002). It. J. Anat. Embryol. 2003; 108/2: I-X.

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TAB. I- DOCENTI DI ANATOMIA ALLA SAPIENZA (sino al 1870) DOCENTE ANGELO DA CAMERINO....................................................................1294FRANCESCO CASINI ...........................................................................1377PAOLO DI JACOPO DELLA ROTONDA ............................................1378PAOLO DI LELLO DELLA VALLE .....................................................1431GABRIELE DE ZERBI ..........................................................................1480ALFONSO FERRI ..................................................................................1539REALDO COLOMBO............................................................................1551BARTOLOMEO EUSTACHI .................................................................1555BENALBO BRANCALUPO ..................................................................1570ARCANGELO PICCOLOMINI .............................................................1582ANGELO ANTONINI ............................................................................1587ALESSANDRO MENGHINI .................................................................1622GIOVANNI CASTELLANI....................................................................1626GIOVANNI TRULLI ..............................................................................1658PIETRO MANFREDI ............................................................................1667LUCA ANTONIO PORZIO....................................................................1681GIOVANNI MARIA LANCISI ..............................................................1684GIORGIO BAGLIVI...............................................................................1696ALESSANDRO PASCOLI .....................................................................1701ANTONIO COCCHI...............................................................................1731COSIMO GRILLI ...................................................................................1742MARCO MARCANGELI.......................................................................1743NATALE SALICETI ...............................................................................1748LEOPOLDO MICHELI ..........................................................................1769PIETRO LUPI .........................................................................................1793ACHILLE LUPI ......................................................................................1831FORTUNATO RUDEL ...........................................................................1853ANNI ? ? ? ? ? 51 55 67 82 87 1619 26 58 67 81 84 96 1701 08 42 43 48 49 93 1831 53 1870

TAB. 2- I DIRETTORI DELLISTITUTO DI ANATOMIA (dal 1870 al 2002) FRANCESCO TODARO........................................................................1870RICCARDO VERSARI ..........................................................................1919VINCENZO VIRNO ...............................................................................1945ZACCARIA FUMAGALLI ....................................................................1967PIETRO M. MOTTA ..............................................................................1982TINDARO G. RENDA ...........................................................................1985GIULIO MARINOZZI............................................................................1988PIETRO M. MOTTA ..............................................................................19921918 1945 1967 1982 1985 1988 1991 2002

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LA SCUOLA BIOCHIMICA ROMANA


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Le prime radici Il primo corso tenuto a Roma di Chimica fisiologica e patologica (denominazione che pu considerarsi quella originaria della disciplina nota oggigiorno come Biochimica) venne svolto nel 1881 da Giuseppe Colasanti, uno studioso che si era formato anche nel laboratorio di Eduard Pflger allUniversit di Bonn (Fig. 1) e che poi nel 1890 pass alla cattedra di Farmacologia sperimentale. Com noto, verso la fine del XIX secolo gli aspetti chimici dei processi fisiologici e patologici che avvengono negli organismi viventi ricevettero grande attenzione da parte di una molteplicit di specialisti in varie branche della medicina, che andavano dai farmacologi, agli igienisti, ai patologi, ai clinici, ai fisiologi: furono in verit questi ultimi a dare un solido corpo alla nuova disciplina, plasmandone larchitettura generale e dandole un ben definito contenuto in modo da separare nettamente la Chimica fisiologica (denominazione ufficiale in tutta Europa, fino alla prima guerra mondiale, dellattuale Biochimica) dalla cosiddetta Chimica clinica e dalla Chimica forense (le due altre branche della chimica applicata allora note, nel campo della medicina). Una vera e propria cattedra di Chimica fisiologica venne per istituita ufficialmente allUniversit di Roma solo nel 1903 e, come disciplina autonoma, trov ospitalit presso lIstituto di Fisiologia umana. Fu incaricato di svolgere il corso Domenico Lo Monaco, che ne mantenne linsegnamento -rinnovato di anno in anno- fino alla sua morte, avvenuta nel 1930. Gli successe Giuseppe Amantea, il quale lasci lincarico nel 1949, quando divenne professore ordinario di Fisiologia umana. Anche se la gran Fig. 1 - Certificato parte degli interessi scientifici di Amantea fu firmato da Eduard rivolta prevalentemente a temi pi propriamenPflger- che attesta te fisiologici (e. g. epilessia sperimentale), non limpegno attivo di mancarono da parte sua studi che rientrano nelGiuseppe Colasanti lambito della biochimica: basti qui ricordare nelle ricerche svolte nel che nel 1923 scopr che i cristalli di emoglobisuo Istituto di Fisiologia na ottenuti dal sangue di neonato (prelevato dal dellUniversit di Bonn. cordone ombelicale) erano diversi da quelli prodotti dal sangue di adulto: questa osservazione fu tra le prime a mettere in evidenza alcune importanti differenze strutturali a livello molecolare che si producono negli esseri viventi col passare dallo 73

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stato neonatale (caratterizzato appunto dalla presenza di unemoglobina detta fetale) a quello della maturit biologica (con una diversa emoglobina detta adulta, per distinguerla dalla fetale)1. Si ama qui citare questi risultati sperimentali, perch lo studio dei trasportatori di ossigeno negli organismi viventi (come appunto lemoglobina) sar tra le linee di ricerca che nel ventennio compreso tra il 1955 ed il 1975 hanno dato lustro alla scuola biochimica romana, fondata da Alessandro Rossi Fanelli. Alessandro Rossi Fanelli a Roma A partire dagli inizi del Novecento lo studio dei sistemi viventi a livello molecolare and man mano imponendosi negli ambienti biomedici anche in Italia, tant che -ad imitazione di quel che era gi avvenuto in gran parte del resto dEuropa e negli Stati Uniti dAmerica- nel 1942 si ritenne doveroso bandire il primo concorso nazionale per tre cattedre di Biochimica: un termine questultimo che, da quel momento in poi, sostitu definitivamente la dicitura Chimica fisiologica. Tra i vincitori cera Alessandro Rossi Fanelli, che avrebbe dovuto trasferirsi subito -da Napoli, dovera nato ed aveva iniziato la sua carriera universitaria- allUniversit di Pavia, dove per giunse solo nel 1945 per le difficolt imposte dalla guerra allora in atto agli spostamenti di individui e cose. La sede di Pavia fu per lui del tutto transitoria; ed infatti gi nel 1949 venne chiamato a ricoprire la cattedra di Biochimica allUniversit di Roma, in seguito al trasferimento di Giuseppe Amantea alla Fisiologia umana. Prima di andare in cattedra, Rossi Fanelli aveva scoperto -a Napoli- che la differenza di solubilit tra lemoglobina (il trasportatore di ossigeno presente nel sangue) e la mioglobina (il trasportatore di ossigeno che si trova dentro i muscoli) permetteva di isolare e purificare queste due proteine, luna dallaltra: tale metodica, innovativa per quei tempi, diede a Rossi Fanelli mentre si trovava a Pavia- la possibilit di determinare per la prima volta la composizione chimica della mioglobina umana, un brillante risultato che apparve nel 1948 su una delle pi prestigiose riviste scientifiche (di allora, come anche al giorno doggi), Science, e che fu comunicato, sempre nello stesso anno, anche alla Barcroft Memorial Conference (un importante congresso a cui parteciparono i pi importanti scienziati che lavoravano sulle emoproteine, tra cui alcuni futuri vincitori di premi Nobel). A Roma lo spazio assegnato allIstituto di Biochimica comprendeva poche stanze, circondate da ampie ed inutilizzabili terrazze, allultimo piano delledificio che ospitava la Fisiologia umana (al 74

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primo piano) e la Farmacologia (al piano terra). Lala sinistra dellIstituto, in cui si decise di mettere gli uffici amministrativi e lo studio di Rossi Fanelli, era stata riparata alla meglio, dopo la parziale distruzione (Fig. 2) dovuta al bombardamento che sub Roma nel 1943. La strumentazione per una valida ricerca biochimica in pratica non esisteva, in quanto quel poco che vi si trovava era mirato al lavoro sperimentale di neurofisiologia, svolto da Amantea. Quanto al personale, cera un solo tecnico esecutivo assegnato allIstituto, ma nessun assistente. Da questo poverissimo inizio, Alessandro Rossi Fanelli cre quello che al tempo della sua andata fuori ruolo (nel 1981, allet di 75 anni) era diventato il Dipartimento (interfacolt) di Scienze biochimiche e che dalla sua morte (avvenuta nel 1990) porta il suo nome. Attualmente (vale a dire nella primavera del 2005) vi afferiscono 21 professori ordinari, 27 professori associati e 20 ricercatori (13, 17 e 10, rispettivamente, afferenti alla Facolt di Medicina); ed inoltre, 1 assistente ordinario e 38 unit di personale non-docente, tra quello amministrativo e quello di laboratorio. Completano il quadro odierno, le attuali potenzialit scientifiche del Dipartimento, costituite -oltre che dalle apparecchiature di base per la biologia molecolare, la biochimica delle proteine e la biologia cellulare- da sofisticate strumentazioni per la ricerca davanguardia, che vanno da quelle per la cinetica rapida (capaci di misurare eventi molecolari che si producono nei millisecondi, nei microsecondi e nei nanosecondi), a quelle per la biocristallografia, per lanalisi strutturale di biomolecole (basata sulla stretta integrazione tra spettrometria di massa e classiche metodologie biochimiche), per la bioinformatica, per la spettroscopia e per la biotermodinamica2. Date tutte queste realizzazioni, non stupisce che quando and fuori ruolo Alessandro Rossi Fanelli fu molto festeggiato sia dai suoi allievi diretti (ritratti in gran parte con lui nella Fig. 3), sia da numerosi scienziati stranieri ben noti in campo internazionale che avevano trascorso periodi pi o meno lunghi nei laboratori dellIstituto da lui diretto (Fig. 4).
Fig. 2 - Cos appariva ledificio che ospitava nella Citt universitaria gli Istituti di Fisiologia e di Farmacologia, dopo il bombardamento del 1943. AllIstituto di Biochimica, diretto da Rossi Fanelli dal 1949, fu assegnato lultimo piano, compresa la parte che risulta distrutta.

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Fig. 3 - Alessandro Rossi Fanelli (al centro della prima fila) con alcuni dei suoi pi stretti collaboratori nel 1981. Andando dalla fila pi bassa a quella pi alta e allinterno di ogni fila- da sinistra a destra, si vedono: (prima fila) Maurizio Brunori, Lilia Calabrese, Franca Ascoli Marchetti, Alessandro Rossi Fanelli, Dagmar Siliprandi, Emilia Chiancone ed Anna Giartosio; (seconda fila) Giuseppe Rotilio, Carlo De Marco, Donatella Barra, Doriano Cavallini, Francesca Riva ed Eraldo Antonini; (terza fila) Noris Siliprandi, Silvestro Dupr, Roberto Strom, Carlo Cannella, Paolo Cerletti e Bruno Mondov; (quarta fila) Roberto Scandurra, Giorgio Federici, Bruno Giardina, Alessandro Finazzi-Agr, Carlo Turano e Francesco Bossa.

In questoccasione fu organizzato un importante simposio scientifico tenuto a Roma presso lAccademia Nazionale dei Lincei.
Fig. 4 - Ecco la gran parte dei partecipanti al simposio su Structure-Function Relationships in Biochemical Systems, tenutosi dal 28 al 30 settembre 1981 a Roma nella sede dellAccademia Nazionale dei Lincei. Lo spunto per organizzare questa manifestazione scientifica fu la celebrazione del 75 compleanno di Alessandro Rossi Fanelli (al centro della prima fila, vestito di scuro). Nellimpossibilit di nominare tutti i presenti, si citano solo i tre vincitori di premi Nobel: Max Perutz, John Kendrew e Renato Dulbecco.

Tra le varie e dotte comunicazioni scientifiche3 incurios gli astanti lintervento -del tutto fuori dagli schemi classici dei convegni- di William E. Blumberg, un brillante scienziato dei Bell Laboratories (New Jersey, USA): egli present un quadro dettaglia76

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to della carriera scientifica di Rossi Fanelli, applicando un ingegnoso trattamento statistico da lui escogitato, che in seguito si rivel un poco pi elementare -ma altrettanto efficace- di quello successivamente proposto da Eugene Garfield per il suo Citation Index. Secondo Bill Blumberg, la produzione scientifica di Rossi Fanelli aveva seguito landamento tipico che si osserva per ogni grande scienziato: uno stadio iniziale (19461954), caratterizzato da un progressivo aumento del numero di lavori pubblicati ogni anno, seguito da un periodo (19551966) di costante ed elevata produttivit scientifica, che tende poi a declinare gradualmente (19671981) man mano che pi tempo e pi energia vengono dedicati ad altre attivit (politica della scienza, ricerca di finanziamenti, amministrazione e -perch no- anche regate, una passione questa che dur per lintera vita di Rossi Fanelli). La costruzione della scuola biochimica romana Poche stanze dunque ed un solo tecnico: ecco ci che trov Rossi Fanelli a Roma, quando vi fu chiamato a ricoprire la cattedra di Biochimica. Una volta resosi conto della scarna situazione in cui versava il suo Istituto, Rossi Fanelli persegu con tenacia il classico programma di sviluppo che vale per una qualsiasi attivit articolata e complessa, come pu essere la didattica universitaria e la ricerca scientifica che di necessit la accompagna: aumentare il personale docente e non docente, trovare la strumentazione adeguata ed allargare gli spazi; in breve, cercare ed acquisire sostanziosi finanziamenti. Come prima mossa, chiam a Roma i due assistenti che avevano collaborato con lui a Pavia: Noris Siliprandi e Giulio Perri, ai quali affianc due giovanissimi studenti di medicina romani (Paolo Fasella e Paolo Cerletti). Alla fine del 1949, arriv Doriano Cavallini, che aveva trascorso un lungo periodo a New York presso lottimo laboratorio di biochimica della Cornell University, allora diretto dal futuro vincitore di un premio Nobel (quello per la chimica nel 1955), Vincent Du Vigneaud. Al momento della sua partenza per gli Stati Uniti, Cavallini era assistente in una materia dinsegnamento che forse esisteva solo in Italia, la Patologia generale, dedicata allo studio dei fenomeni biologici elementari comuni a molte malattie, osservate dal punto di vista delle loro cause e delle loro modalit di azione, incluse quelle a livello molecolare. Quella di Roma era una buona scuola di Patologia generale che -grazie alle capacit scientifiche ed organizzative del suo direttore, Guido Vernoni- si era guadagnata una notevole fama internazionale. Per tale motivo, ed anche perch considerata una materia importante per gli 77

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studi medici, molti studenti di medicina facevano domanda per esservi accolti come interni, al fine di potervi svolgere la loro tesi sperimentale di laurea. Tre di questi -Eraldo Antonini, Carlo De Marco e Bruno Mondov- passarono allIstituto di Biochimica, non appena vi si fu trasferito Cavallini, completando cos quel nucleo originario di ricercatori che si sarebbe dimostrato decisivo per lo sviluppo qualitativo e la solidit scientifica della scuola romana di biochimica. Non sorprenda questo passaggio di personale da una ad unaltra disciplina, peraltro incoraggiato nel caso in questione dallo stesso Vernoni, che stava per andare in pensione. In Italia, infatti, fino agli anni Sessanta esisteva la consuetudine che il nuovo professore -dopo aver licenziato tutti gli assistenti (che in quei tempi vedevano il proprio incarico rinnovato di anno in anno) del vecchio docente- chiamasse presso di s i collaboratori che lavevano aiutato nella ricerca e nella didattica quando si trovava nella precedente sede. Grandi poi furono gli sforzi di Rossi Fanelli per acquisire -tra il 1950 ed il 1951- alcuni strumenti scientifici davanguardia tramite lEuropean Recovery Program (il cosiddetto piano ERP o meglio piano Marshall, dal nome dellallora Segretario di Stato americano che pianific con chiarezza gli scopi dellassistenza economica ai Paesi dellEuropa occidentale, usciti pi o meno distrutti dalla seconda guerra mondiale). Fra gli obiettivi specifici del piano ERP cera la modernizzazione della strumentazione scientifica, un fatto che permise di avere nellIstituto di Biochimica di Roma uno dei primi spettrofotometri presenti in Italia, oltre ad una centrifuga refrigerata ed un ingombrante apparato per elettroforesi in fase liquida (il cosiddetto Tiselius), sostituito poi con uno pi maneggevole. Un passo ulteriore e fondamentale verso lacquisizione di importanti e necessari strumenti per portare avanti una ricerca davanguardia fu fatto grazie ad un sostanzioso finanziamento della Rockefeller Foundation. A Gerard R. Pomerat, il responsabile della Fondazione che doveva indicare i gruppi di ricerca europei degni di contributi finanziari, fu presentato uno scrupoloso, dettagliato e ben articolato progetto di ricerca e furono indicate per esteso le necessit pratiche per realizzarlo, in termini sia di strumentazione, che di reagenti e di vetreria; a dicembre del 1953 Rossi Fanelli ricevette un finanziamento di 7500 dollari da spendere in due anni anche per pagare laureati e tecnici. Fu questo un risultato molto importante; e non solo per la somma di denaro, che era considerevole per quei tempi, ma anche e specialmente perch quel contributo economico costituiva un vero e proprio attestato di stima che lIstituto di Biochimica riceveva da una prestigiosa istituzione internazionale. 78

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Anche se lentamente, cominciarono ad arrivare altri finanziamenti dagli Stati Uniti dAmerica: per ricerche sui semi di cotone, dapprima, e poi per studi sul trasporto dellossigeno da parte dellemoglobina e per approfondire ed ampliare le conoscenze necessarie alla conservazione del sangue in vitro. Tali finanziamenti furono, tra laltro, utilizzati per pagare un minimo salario a giovani laureati (in medicina, in scienze biologiche o in farmacia) con la stipula di contratti a breve termine oppure con lassegnazione di modeste borse di studio: piccoli riconoscimenti economici a persone affascinate dalla ricerca biochimica, tanto da trascorrere non meno di 10 ore al giorno in laboratorio. Non si pu infatti neanche ipotizzare che il loro impegno derivasse da prospettive di facile carriera nellambito delluniversit. A quei tempi lesame di biochimica veniva sostenuto solo da un piccolissimo manipolo di studenti particolarmente interessati al contenuto di questa disciplina: la quale, non essendo ancora riconosciuta come materia di studio obbligatoria, non aveva possibilit alcuna di vedere banditi concorsi per posti di ruolo in Biochimica. Solo nel 1954 infatti il Ministero della Pubblica Istruzione impose lobbligo di sostenere lesame di biochimica agli studenti di medicina, decisione presa sotto la pressione degli Stati Uniti che minacciavano di non dare il proprio riconoscimento legale alla laurea in medicina presa in Italia, vista lassenza della biochimica e della microbiologia dal curriculum degli studi; un fatto questo che avrebbe penalizzato pesantemente i neolaureati in medicina italiani, che avessero voluto continuare i loro studi in America. Intanto, i primi collaboratori di Rossi Fanelli avevano maturato una grande esperienza nella ricerca scientifica (alcuni erano anche diventati assistenti), tanto da riuscire per i loro propri meriti ad ottenere finanziamenti e nuove strumentazioni, sia dal settore pubblico che da privati. In altre parole, lIstituto di Biochimica dellUniversit di Roma cresceva e molto in fretta. Negli anni Sessanta era diventato uno dei centri di ricerca a livello molecolare meglio equipaggiati in Europa dal punto di vista della strumentazione davanguardia ed allo stesso tempo era divenuto sede di unattivit scientifica di prima grandezza: per questi motivi esercitava grande attrazione per molti scienziati, giovani ed anziani, che vi giungevano di continuo da ogni parte del mondo. Al congresso della FEBS (Federation of European Biochemical Societies) tenuto a Londra nel 1964, il Presidente Arne Tiselius volle presentare un quadro dello stato della ricerca biochimica in Europa, definendo quello italiano il risultato di un vero e proprio miracolo. La scuola romana aveva potentemente contribuito alla realizzazione di questo miracolo. 79

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Si era cos giunti ad un punto in cui Rossi Fanelli sent di dover mirare ad un ulteriore fine molto meritorio, quello di chiedere a sedi universitarie fuori dellarea romana di bandire concorsi per cattedre di biochimica, concorsi ai quali la gran parte dei suoi allievi poteva prender parte con buone speranze di successo. Questa ampia visione politica rese possibile la creazione di stretti collegamenti fondati su interessi comuni e di importanti relazioni di collaborazione scientifica con altre universit, che -col tempo- divennero sempre pi numerose: basti ricordare quelle di Cagliari, Camerino, Catania, Chieti, LAquila, Messina, Udine e Viterbo, dove gli allievi romani esportarono la loro vivacit intellettuale e la maturit scientifica plasmata a Roma. Nel frattempo linsegnamento delle basi molecolari dei sistemi viventi -in termini sia strutturali che funzionali- fu adottato anche in altre Facolt dellUniversit di Roma: in particolare -oltre allaggiunta della Chimica in Facolt di Medicina- nacquero la Biochimica e la Biochimica applicata in due altre Facolt romane (a Farmacia ed a Scienze matematiche, fisiche e naturali), tutti insegnamenti ospitati nel vecchio Istituto di Biochimica che nel 1986 diventato il Dipartimento di Scienze biochimiche. Per quanto attiene al problema degli spazi, si decise dapprima di utilizzare le grandi terrazze che abbracciavano il primitivo Istituto, convertendole in laboratori, studi e biblioteca. Poi, lintero piano terra lasciato dalla Farmacologia medica (in seguito al suo trasferimento in un nuovo edificio appositamente costruito per questa disciplina) fu suddiviso a met con la Fisiologia umana, assieme al sotto-interrato, che fu totalmente ristrutturato. Eraldo Antonini si trasfer al piano terra con i suoi due migliori collaboratori, Maurizio Brunori ed Emilia Chiancone, e l stabil lIstituto di Chimica della Facolt di Medicina, di cui divenne direttore. A Doriano Cavallini
Fig. 5 - Ecco com attualmente ledificio che ospita il Dipartimento di Scienze biochimiche (e la Sezione di Fisiologia umana del Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia). Un semplice colpo docchio che mette a paragone la parte B con la parte A di questa figura- permette di notare facilmente lo sviluppo in altezza del palazzo.

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fu assegnato il compito di rendere abitabile il sotto-interrato, che divenne la sede dellIstituto di Biochimica per la Facolt di Farmacia, una Facolt che Rossi Fanelli governava gi da alcuni anni come Preside. Fu infine possibile sopraelevare di un piano lintero edificio, (Fig. 5) dopo una lunghissima e defatigante trattativa con varie autorit (al Comune di Roma ed al corrispondente dellattuale Ministero dei Beni Culturali) per ottenerne il permesso. La gran parte del nuovo piano fu occupata da Carlo De Marco e dal suo gruppo di ricerca. La creazione a Roma di due altre sedi universitarie -lUniversit Tor Vergata e lUniversit Roma 3- permise un ulteriore sciamare dei professori di biochimica dallunica universit inizialmente presente, che in quelloccasione riprese il suo nome storico: La Sapienza. Paolo Fasella, Alessandro Finazzi-Agr, Giuseppe Rotilio e molti altri si trasferirono direttamente a Tor Vergata nel 1980, mentre Paolo Ascenzi e Giovanni Antonini giunsero a Roma 3 dopo essere stati in altre sedi. C, infine, da aggiungere che nel 1991 Bruno Giardina pass nella sede romana dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore. Tutti questi professori hanno creato loro propri gruppi di ricerca nelle nuove sedi, mantenendo tuttavia strette e continue collaborazioni con i colleghi della casa-madre, collaborazioni non solo scientifiche ma anche e specialmente gestionali, realizzate con incontri periodici e finalizzate alla soluzione di problemi di comune interesse. I Beati Paoli ovverosia i professori ordinari di biochimica nelle universit romane Verso la fine degli anni Sessanta il clima sociale in Italia era andato deteriorandosi e la situazione politica era diventata molto complicata e sempre pi difficile da gestire. Ambedue questi aspetti negativi della vita associata nazionale favorirono la rivolta studentesca del 1968. I professori universitari si trovarono a dover affrontare allo stesso tempo sia loccupazione degli edifici che ospitavano i loro Istituti, che la violenza distruttiva di frange estremiste di studenti. Tutti questi travagli che agitavano luniversit italiana non lasciarono ovviamente indifferente Rossi Fanelli, ma non lo distrassero mai al punto da fargli trascurare i normali doveri quotidiani. La sua acuta capacit di accettare e di pilotare qualsiasi cambiamento fu messa alla prova in tali circostanze. Ed ecco come (re)ag. Innanzi tutto cominci a convocare di tanto in tanto nella biblioteca 81

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dellIstituto tutto il personale -docente e non docente- al fine di tastare il polso della situazione, ed allo stesso tempo fiss incontri settimanali con tutti i professori di ruolo per discutere i problemi accademici ed i progetti futuri (in precedenza queste ultime riunioni si tenevano in modo del tutto irregolare, e solo quando ritenuto veramente necessario). Fu questa una notevole innovazione nella conduzione dellIstituto che, in pratica, sfoci in una forma di gestione collegiale. Visti dal di fuori tali incontri periodici potevano apparire settari, e lo stesso Rossi Fanelli era solito scherzarci sopra dicendo con voce sommessa che quelle riunioni tra i professori di ruolo di biochimica erano in realt veri e propri incontri di Beati Paoli; ed i biochimici romani sono tuttora noti con questo appellativo a molti colleghi italiani e stranieri. Lorigine di tale denominazione risale ad una trasmissione televisiva a puntate che narrava la storia drammatica de La baronessa di Carini. Lintero racconto era basato su un evento storico reale accaduto il 4 dicembre 1503 in Sicilia, nel castello dei Carini, dove il barone Vincenzo La Grua Talamanca uccise la moglie Laura, ritenendola colpevole di una tresca intima con un cavaliere di una fazione avversa. Nel serial televisivo si potevano vedere incontri di notabili incappucciati -incluso lo stesso barone di Carini- tenuti in un sotterraneo segreto. Si trattava delle riunioni dei Beati Paoli, vale a dire dei membri di una societ segreta che teneva stretto nelle proprie mani il potere reale di una vastissima zona attorno al castello (potere ben distinto da quello,

Fig. 6 - Schizzo colmo di napoletana ironia che rappresenta una riunione dei Beati Paoli, presieduta dallApostolo, vale a dire da Rossi Fanelli in persona. Il numero degli incappucciati, cio dei professori ordinari di Biochimica presenti nel 1983 nelle universit romane, era in quel momento di 15, con la possibilit di salire a 16 nellanno che stava per iniziare (una prospettiva indicata dai due numeri in basso a destra). In alto a destra, invece, sono abbozzati due aspiranti Beati Paoli, i cui desideri si sarebbero potuti esaudire in tempi pi lontani. Disegno originale di Rossi Fanelli.

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solo apparente per la verit, dei politici ufficiali) e che -quando necessario- ristabiliva la vera giustizia. La societ segreta dei Beati Paoli era dunque una sorta di mafia buona. Poich a quei tempi -tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta- la stampa nazionale era solita chiamare i professori universitari baroni e mafiosi, Rossi Fanelli per scherzo ribattezz con il nome collettivo di Beati Paoli linsieme di tutti i professori ordinari di biochimica che afferivano allIstituto da lui diretto e quelli che, trasferitisi nelle altre universit dellarea romana, partecipavano alle riunioni settimanali ricordate pi sopra (Fig. 6). Due linee di ricerca tra le tante (ed una breve parentesi) Moltissime sono state, e tuttora sono, le linee di ricerca portate avanti dai vari gruppi della scuola biochimica romana: quali casi esemplari dellattivit scientifica svolta ad altissimo livello -e come tale riconosciuta in campo internazionale- si ricorderanno gli studi fatti sul trattamento di alcuni tumori maligni mediante ipertermia controllata e quelli svolti sui trasportatori di ossigeno (mioglobine ed emoglobine). Trattamento di tumori con ipertermia Nel 1963 Alessandro Rossi Fanelli (con la collaborazione di Bruno Mondov) organizz un gruppo di lavoro, per studiare la maggiore sensibilit al calore delle cellule neoplastiche rispetto a quelle normali. Dapprima fu condotta una ricerca sistematica sugli effetti che il calore induce in vari tessuti tumorali coltivati in vitro, finch non furono stabilite con certezza le condizioni ottimali per lazione distruttiva provocata dallaumento della temperatura sulle cellule malate. Raggiunti i risultati attesi in vitro, furono stabilite strette collaborazioni con clinici ed anestesisti dellIstituto Regina Elena per lo Studio e la Cura dei Tumori di Roma e con oncologi dellUniversit del Wisconsin, dove nel frattempo era stata messa a punto una nuova tecnica che -mediante circolazione extracorporea- permetteva di mantenere per 2-3 ore a 42C il sangue che irrorava un tumore maligno. Si giunse in tal modo ad ottenere la (quasi) completa distruzione di gravi processi cancerosi in vari animali da esperimento. Lapplicazione alluomo vide eccellenti risultati, di gran lunga superiori a quelli ottenuti con i trattamenti convenzionali, in molti casi di tumore degli arti (melanomi, osteosarcomi e sarcomi dei tessuti molli). I primi dati significativi furono pubblicati nel 1967 sulla prestigiosa rivista Cancer. Tutti i quotidiani italiani e molti settimanali riportarono 83

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in breve tempo la notizia, che lentamente si sparse anche nelle altre nazioni europee. Si possono citare almeno due esempi della ricezione popolare di questa scoperta in Europa: in Svizzera, La Tribune de Genve del 24 ottobre 1967 riport in prima pagina un breve articolo intitolato Importante vittoria sul cancro che rinviava alla pagina 15 del quotidiano di quel giorno, pagina interamente dedicata al nuovo trattamento terapeutico; ed inoltre l11 ottobre dello stesso anno il settimanale tedesco Quick dedic al medesimo argomento non solo un articolo nellinterno della rivista, ma anche lintera sua copertina. Ovviamente questa fama che si era ampiamente diffusa in Europa non dispiacque a Rossi Fanelli, che si rallegr ancor di pi in cuor suo leggendo nel 1975 sul quotidiano madrileno ABC che, grazie alle ricerche sul cancro, il suo nome si trovava nella ristretta rosa dei candidati al premio Nobel per la medicina di quello stesso anno. Le cose per andarono altrimenti. Nel 1975 infatti il premio Nobel per la medicina fu assegnato ad un altro italiano, Renato Dulbecco (assieme a H. Temin e D. Baltimore); inoltre, in quel medesimo anno, Eugenio Montale vinse il Nobel per la letteratura. Troppi italiani tutti assieme, verrebbe da dire. Breve parentesi su una serie di ricerche mirate ad applicazioni pratiche Anche se la maggior parte della ricerca scientifica portata avanti nellIstituto di Biochimica fino agli anni Ottanta pu farsi rientrare di diritto nella cosiddetta ricerca di base (quella sullipertermia fu tra le poche eccezioni), ci fu chi, come Paolo Fasella, si dedic ben presto e con interesse a ricerche centrate sulla collaborazione tra universit ed industria. E cos, gi nel 1970 Fasella partecip alla costituzione di un Laboratorio di ricerca (creato da una grande impresa chimica ed ingegneristica), che poi diresse a lungo sviluppandovi assieme ai suoi collaboratori diverse linee di ricerca finalizzata ad applicazioni biotecnologiche, tra cui non si possono non ricordarne due: - quella che port alla realizzazione di uno strumento, basato sulla spettroscopia allinfrarosso, per il controllo in vivo, continuo e non invasivo, dellerogazione di sangue e di ossigeno al cervello; tale tecnologia ha poi trovato applicazione nella farmacologia sperimentale sugli animali e nella diagnostica sugli esseri umani; - la progettazione e la sintesi di strutture chimiche simili a (porzioni di) substrati naturali che, interagendo con enzimi, bloccano in modo irreversibile la loro attivit (vale a dire, lo sviluppo delle 84

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basi teoriche e sperimentali di reazioni enzimatiche cosiddette suicide); tale strategia stata successivamente applicata alla produzione di nuovi farmaci, altamente specifici, attivi su importanti reazioni biochimiche connesse con lattivit nervosa. Le emoproteine Quando giunse a Roma, Rossi Fanelli continu lo studio sui trasportatori di ossigeno iniziato a Napoli e continuato a Pavia, affidandolo in gran parte ad uno dei suoi pi brillanti allievi, Eraldo Antonini (Fig. 7) prematuramente scomparso nel 1983 allet di soli 52 anni4. Mente spumeggiante e creativa, Antonini non mancava di progettare esperimenti estremamente semplici da attuare, ma allo stesso tempo capaci di risolvere complessi problemi scientifici: per questa sua qualit di cogliere con immediatezza lessenziale di ogni fenoFig. 7 - Il volto intelligente e franco di Eraldo Antonini.

meno, oltre che per la sua grande vitalit e per un innato senso dello humor, divenne ben presto un leader, non solo tra i biochimici romani ma anche in campo internazionale. Uomo profondamente libero (moralmente libero soleva definirsi), Antonini condivideva -anche se in modo non conscio- il punto di vista del filosofo della scienza Paul Fayerabend, secondo il quale gli scienziati lavorano nelle migliori condizioni quando non sono vincolati da una qualsiasi autorit, compresa la ragione razionale; volentieri invitava i suoi allievi a cercare asini che volano piuttosto che asini che camminano, invertendo un classico detto popolare. Un tale modo di pensare pu essere esemplificato dalla purificazione di una nuova proteina, lacalina, che ottenne dai semi di cotone con un procedimento del tutto originale. Ad un campione limpido di un estratto totale di semi di cotone, Antonini aggiunse una prima volta una notevole quantit di soda, ma non accadde nulla; in un altro campione, vers molto acido cloridrico, senza peraltro osservare un qualsiasi cambiamento evidente ad occhio nudo; infine, mentre camminava per i corridoi dellIstituto con la mente assorta dal problema di purificare una o pi proteine da quellestratto, passando accanto ad un bagnetto termostatato a 20 C sotto zero, come ispirato, vi immerse il flaconcino che teneva in 85

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Fig. 8 - Eraldo Antonini che fa esperimenti con uno strumento di cinetica rapida, da lui progettato e costruito.

mano, e quasi immediatamente vide il formarsi di un precipitato bianco. Si trattava di acalina pura, che sera separata da tutto il resto per effetto del solo abbassamento della temperatura: ununica operazione che aveva portato alla produzione di una proteina perfettamente purificata. Audentes fortuna juvat, qualcuno potrebbe commentare. Forse, ma anche in questo caso evidente una precisa strategia di ricerca: semplificare il sistema, ponendolo nelle condizioni pi estreme. Di certo Antonini fu uno scienziato geniale, completo come pochi, vale a dire capace di trattamenti teorici, ma anche e specialmente abile nel progettare e nel portare a termine esperimenti originalissimi, oltre che a costruire con le proprie mani -qualit questa estremamente rara tra i ricercatori- la strumentazione necessaria per realizzarli (Fig. 8). I suoi primi risultati scientifici molto importanti vennero con lintroduzione di un semplicissimo e rapido metodo per descrivere lossigenazione dellemoglobina in termini quantitativi, e con la messa a punto di una metodica per preparare allo stato nativo (e dunque in grado di funzionare) la sola parte proteica dellemoglobina detta apoglobina (vale a dire, lintera macromolecola priva degli emi, che costituiscono le porzioni non-proteiche dellemoglobina deputate a legare reversibilmente lossigeno). Allinizio furono specialmente i lavori scientifici sullapoglobina ad ottenere un larghissimo riconoscimento internazionale che si protrasse anche negli anni a venire, tanto che nel 1985 Eugene Garfield (il fondatore di Current Contents) invit Rossi Fanelli a scrivere quale fosse la presunta causa di quellenorme successo5. Fra le varie ipotesi avanzate, Rossi Fanelli ebbe ad affermare che il primo di quei lavori (quello dedicato alla preparazione ed alla caratterizzazione chimico-fisica dellapoglobina, apparso nel 1958) era diventato un Citation Classic perch aveva aperto una nuova era nella ricerca delle relazioni tra struttura chimica e funzione biologica dellemoglobina (per aver dimostrato, in particolare, il ruolo svolto dalla struttura delleme nel modulare alcune importanti propriet del trasporto dellossigeno), rendendo cos lemoglobina un buon modello per studiare i meccanismi di controllo a livello molecolare6. Per brevit, ecco un solo altro ricordo: nel 1961, Antonini pubblic su The Journal of

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Fig. 9 - Max F. Perutz (a sinistra) dona ad Alessandro Rossi Fanelli uno dei tanti libri che ha scritto.

Biological Chemistry unosservazione sorprendente, almeno per quei tempi, che dimostrava come la rimozione di uno o due amminoacidi dallestremit di due delle quattro catene polipeptidiche che costituiscono la molecola dellemoglobina faceva aumentare la sua affinit per lossigeno, abbassare la cooperativit tra gli emi e diminuire leffetto imposto dallacidit dellambiente sul trasporto dellossigeno (il cosiddetto effetto Bohr). Questa scoperta di Antonini -come la gran parte di quelle di cui fu artefice- ebbe un enorme stimolo intellettuale sulla comunit scientifica internazionale ed in particolare produsse un profondo impatto sulla mente di Max Perutz (premio Nobel per la chimica nel 1962; Fig. 9), il quale cos ebbe a scrivere7:
I miei dati di diffrazione dei raggi X mostravano che questi amminoacidi [descritti da Antonini] formavano legami elettrostatici fra loro in assenza di ossigeno, legami che si rompevano quando con laggiunta di questo gas la forma globale della macromolecola cambiava. Antonini inoltre aveva dimostrato che la liberazione di ioni idrogeno dallemoglobina era direttamente proporzionale alla quantit di ossigeno legata. Quando trovai sperimentalmente che gli ioni idrogeno che si liberano dallemoglobina originano da ponti salini, appoggiai i miei dati sugli studi di Antonini ed ebbi la certezza che il legame con lossigeno strutturalmente accoppiato proprio con la rottura di quei ponti elettrostatici che Antonini aveva gi descritto.

A questo punto non si pu non menzionare la venuta a Roma di un americano sessantenne, Jeffries Wyman. Quando era ancora professore alla Harvard University, aveva trascorso alcuni mesi del 1950 in Giappone come visiting lecturer soggiornando in numerose universit, e restando sempre e dovunque affascinato dai paesaggi di quel Paese e dallaccoglienza -rispettosissima ed allo stesso tempo molto amichevole- dei suoi abitanti. Al suo rientro negli Stati Uniti, ancora turbato dai ricordi del Giappone -cos una volta ebbe a raccontare- chiese a se stesso: Jeffries, vuoi veramente restare allUniversit, continuando a fare quel che hai fatto finora?; la secca risposta fu: no! E cos lasci il mondo accademico e la ricer87

Gino Amiconi

ca scientifica, divenendo dapprima -a Parigi- attach scientifico (una nuova figura diplomatica che il Dipartimento di Stato aveva creato in quegli anni) e poi -al Cairo- direttore dellUfficio per la cooperazione scientifica dellUNESCO nel Medio-Oriente8. Nel 1959 Wyman incontr casualmente in Inghilterra Eraldo Antonini (an interesting young Italian, ebbe in seguito a dire), che doveva tenere una conferenza alla Peterhouse (il college pi antico e prestigioso della University of Cambridge) e che lo invit a fare una visita al laboratorio romano dove lavorava. Wyman giunse a Roma nella primavera del 1969, dove ricevette un caldo benvenuto e partecip ad accese discussioni sullemoglobina. Quando Rossi Fanelli ed
Fig. 10 - Dopo quasi venticinque anni di permanenza a Roma, nel 1985 Jeffries Wyman decide di andare a vivere a Parigi. La morte di Eraldo Antonini, al qual era legato da un profondo affetto, fu tra le concause che portarono a conclusione il suo periodo romano. In questa immagine Rossi Fanelli (col camice bianco) fa il brindisi daddio a Jeffries Wyman (col golf marrone) nella biblioteca del Dipartimento.

Antonini offrirono a Wyman un contratto come ricercatore-ospite, egli accett per un periodo di prova, che poi si protrasse per quasi venticinque anni (Fig. 10). John Edsall, della Harvard University, riassunse cos quanto gli confid lamico Jeffries Wyman sui primi tempi trascorsi a Roma9:
il laboratorio era un luogo eccitante, pieno di entusiasmo e di alti spiriti, con un continuo ribollire di articolate pianificazioni di nuovi esperimenti proposti dalla mente di uno o di un altro ricercatore. Tutto ci sfociava in interessanti ed allo stesso tempo amabili discussioni fra tutti i membri di questo gruppo di giovani ed in brevissimo tempo venivano realizzati tutti i nuovi esperimenti che erano stati programmati.

A Rossi Fanelli, Antonini e Wyman presto si aggiunse Maurizio Brunori e, col passar del tempo, altri collaboratori pi o meno giovani, tra cui Emilia Chiancone. Lattivit scientifica, estremamente produttiva, del gruppo dei ricercatori romani contribu a sviluppare le fondamentali correlazioni fra la struttura quaternaria e le propriet funzionali dellemoglobina, risultati che ebbero un effetto significativo sulla formulazione della teoria degli stati allosterici. Tutte queste ricerche culminarono nel 1971 con la pubblicazio88

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ne di una monografia scritta a quattro mani da Antonini e Maurizio Brunori: Hemoglobin and Myoglobin in Their Reactions with Ligands. Questo libro, che tuttora costituisce unimportante fonte di dati sullemoglobina, divenne nel 1991 anchesso un Citation Classic. Nessuna meraviglia dunque che chi ne scrisse la recensione su Science, annot che dopo tutto lemoglobina una molecola romana. Nessuna meraviglia inoltre che dallinizio degli anni Sessanta un costante flusso di visitatori stranieri (tra i quali -essendo impossibile nominarli tutti- si citano a caso solo J. F Taylor, J. T. Edsall, C. Tanford, W. J. Libby, J. Kendrew, M. Kotani, Q. H. Gibson, G. Gilbert, M. F. Perutz, K. Imai, M. Reichlin, S. Gill, P. E. Phillipson) si rivers sui laboratori di biochimica di Roma, dove ciascuno si trattenne per periodi pi o meno lunghi, attratto specialmente (ma non solo) dalla figura centrale rappresentata da Antonini; particolarmente entusiasmanti furono le numerose visite di Rufus Lumry (della University of Minnesota), che trascorse a Roma anche un intero anno sabbatico. Le numerose relazioni internazionali del gruppo romano, che lavorava prevalentemente su emoglobina e mioglobina, furono stimolo per organizzare una serie di congressi informali estremamente fruttuosi, noti come La Cura Conferences, dal nome di un vecchio castello vicino Roma, dove fu tenuto il primo incontro nel 1966. Tali congressi, compreso lultimo che si svolse a Caprarola (in provincia di Viterbo) nel 1980, avevano un loro carattere speciale: gli argomenti trattati erano sviscerati in modo approfondito, senza limiti di tempo e senza alcuna presentazione formale, in gran parte col solo ausilio di lavagna e gesso; il tutto condito dalla gioia di Antonini di essere il generoso ospite. Ad oltre ventanni dalla morte, il ricordo di Eraldo Antonini di certo ancora vivo, sia in Italia che allestero, e non solo tra coloro che lo conobbero personalmente. Quando nel 2003 se ne celebr la memoria nellaula magna de La Sapienza, su iniziativa lodevole di Maurizio Brunori, fu il premio Nobel per la chimica (del 2002) Kurt Wthrich a tenere la Eraldo Antonini Memorial Lecture, in cui ebbe modo di ricordare ai presenti le grandi qualit scientifiche ed umane di Antonini. Non solo bravi scienziati, ma anche dirigenti abili e capaci Dopo una brillante carriera scientifica a Roma, Paolo Fasella si dedicato interamente alla politica della scienza. In particolare, per quattordici anni (dal 1981 al 1995) stato alla guida della Direzione generale degli Affari scientifici, la Ricerca e lo Sviluppo presso la Commissione Europea, vale a dire presso lorganismo 89

Gino Amiconi

esecutivo dellUnione Europea a Brussels. Come direttore generale, stato uno dei principali architetti e promotori del Programma quadro per la politica comunitaria sulla ricerca e sullo sviluppo tecnologico (che -com noto- rappresenta la pi importante piattaforma per la cooperazione tecnico-scientifica in Europa). Al suo rientro in Italia (nel 1995) ha diretto il Dipartimento per lo sviluppo ed il potenziamento dellattivit di ricerca del Ministero dellUniversit e della Ricerca scientifica e tecnologica e, presso il medesimo Ministero, stato nominato tra i nove membri del Comitato di esperti per la politica della ricerca ed ha ricevuto lincarico di esperto delle problematiche e del coordinamento degli affari internazionali. Per i suoi numerosi meriti, sia scientifici che dirigenziali, ha ricevuto un vasto numero di riconoscimenti, tra cui varie lauree honoris causa (da: National University of Ireland, Irlanda; University of Strathclyde, Scozia; University of Newcastle, Regno Unito; Universit de Technologie de Compigne, Francia; Universit di Parma). Maurizio Brunori, accademico dei Lincei, stato presidente della IUPAB (International Union of Pure and Applied Biophysics), ed attualmente Presidente dellIstituto Pasteur-Fondazione Cenci Bolognetti dellUniversit di Roma La Sapienza. Molti altri, in tempi diversi, sono stati scelti come rettori di universit oppure come presidi di facolt: Carlo De Marco, prima Rettore a Cagliari e poi Preside della Facolt di Medicina a Roma La Sapienza; Alessandro Finazzi-Agr, prima Preside della Facolt di Medicina e poi Rettore, luna e laltra carica ricoperte presso lUniversit Tor Vergata; Bruno Mondov e Francesco Bossa, Presidi a La Sapienza, il primo della Facolt di Farmacia, il secondo di quella di Scienze matematiche, fisiche e naturali. Al di fuori dellambiente accademico, si ricordano: Giuseppe Rotilio, che stato Presidente dellIstituto Nazionale della Nutrizione; Emilia Chiancone, nominata Direttore dellIstituto di Biologia e Patologia molecolari del CNR. BIBLIOGRAFIA
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La Scuola Biochimica Romana 2000; 41: 667-706. 3. BOSSA F., CHIANCONE E., FINAZZI-AGRO A. & STROM R. (a cura di), Structure and Function Relationships in Biochemical Systems. New York, Plenum Press, 1982. 4. BRUNORI M., CHIANCONE E. & WYMAN J., Eraldo Antonini, 19311983. Trends in Biochemical Sciences 1984; 9:12-13. 5. ROSSI FANELLI A., A Method for Preparing Globin from Human Hemoglobin. Current Contents 1985; 22:19. 6. BRUNORI M., A Fascination of Hemoglobin: A Roman Perspective. Current Contents 1991; 2:8. 7. BRUNORI M., Hemoglobin is an honorary enzyme. Trends in Biochemical Sciences 1999; 24:158-161. 8. AMICONI G., BRUNORI M., CHIANCONE E. & COLOSIMO A., Jeffries Wyman (1901-1995). Un americano a Roma. Biochimica in Italia 1996; 4:100-102. 9. EDSALL J.T., Jeffries Wyman and Myself: A Story of Two Interacting Lives. Comprehensive Biochemistry 1986; 36:99-195

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LISTITUTO DI FISIOLOGIA UMANA


FABRIZIO EUSEBI E ROBERTO CAMINITI

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LIstituto di Fisiologia Unana

Lesigenza della costruzione LIstituto di Fisiologia dellUniversit di Roma La Sapienza ha sede in uno dei primi edifici costruiti allinterno della Citt universitaria ed ha espresso, nella prima parte del XX secolo, fisiologi di fama internazionale che hanno contribuito allavanzamento di questa disciplina ed in modo particolare allo sviluppo degli studi dei sistemi nervoso e circolatorio. Linsegnamento della fisiologia risale al 1824 -anno della Riforma universitaria voluta da Leone XII- ed impartito con lezioni, esclusivamente teoriche, tenute nellArchiginnasio romano. Con la.a. 1870-71, come risulta dallAnnuario della Regia Universit, iniziano gli Esperimenti di Fisiologia, svolti in un Gabinetto fisio-patologico presso lArcispedale di Santo Spirito, ma in questa sede le lezioni di fisiologia sperimentale vengono impartite per breve tempo. Linsegnamento di questa materia, infatti, insieme ad altri che hanno bisogno di una parte sperimentale, viene trasferito in via Agostino De Pretis, nellex convento di S. Antonio, e questo edificio, cos come altri situati in via Panisperna, riadattato per accogliere gli studi universitari. Il progetto di riunire in ununica area tutti gli istituti medico-biologici-sperimentali era voluto dallallora Ministro della Istruzione Pubblica Antonio Scialoia ma, nonostante gli sforzi della Commissione presieduta da Quintino Sella, e limpegno profuso dal Professor Corrado Tommasi-Crudeli, incaricato di sovrintendere al progetto, di fatto questo non venne mai realizzato. Nel 1929 i locali occupati dalla Fisiologia rientrano nel piano di demolizione di alcuni edifici della zona, al fine di consentire la realizzazione di unampia area, ovvero Piazza del Vicinale; lIstituto, di conseguenza, deve traslocare. Per un breve periodo, circa un anno, ospitato presso lOspedale della Consolazione, finch nel 1931 ottiene la definitiva sistemazione allinterno della Citt universitaria1. I Maestri, la didattica, la ricerca I primi docenti di fisiologia, Giovanni Battista Bomba (17721836), Carlo Donarelli (1797-1851) e Socrate Cadet (1808-1879) svolgono le loro lezioni sulla base di ipotesi speculative, non avendo la possibilit di verificare o confutare le loro teorie attraverso dimostrazioni pratiche. Il modo di insegnare la fisiologia cambia profondamente a partire dal 1870 con listituzione dellUniversit regia -che vuole tenere 95

Fabrizio Eusebi e Robero Caminiti

il passo con le altre Universit italiane e straniere- e con la chiamata a Roma nel 1879 di Jacob Moleschott: la disciplina da teorica si trasforma in disciplina sperimentale. Jacob Moleschott (1822-1893), nato a Bois-le-Duc in Olanda, si forma culturalmente in Germania laureandosi ad Heidelberg nel 1845. A causa delle sue idee materialiste costretto a lasciare questa universit e ad accettare lincarico dellinsegnamento di Fisiologia al Politecnico di Zurigo nel 1856. Nel 1861 per volere di Francesco De Sanctis, allora Ministro della Pubblica Istruzione, chiamato allUniversit di Torino, dove insegna per diciotto anni e dove ha come allievo Angelo Mosso. Nel 1876 Moleschott entra a far parte del Senato del Regno in base alla 18a categoria dei requisiti previsti dallarticolo 33 dello Statuto Albertino: membri della Regia Accademia delle Scienze dopo sette anni di nomina; infine, nel 1879 ricopre la Cattedra di Fisiologia dellUniversit romana La Sapienza2. Inizia con lui la serie di Direttori dellIstituto di Fisiologia che hanno saputo conciliare linteresse per la ricerca scientifica con quello della politica giungendo a ricoprire importanti incarichi: Moleschott Senatore del Regno dal 1876 al 1891, Luigi Luciani Senatore dal 1905 al 1919 e Rettore dellUniversit di Roma (1898-1900); Silvestro Baglioni diviene Deputato al Parlamento e membro del Consiglio Superiore di Sanit, mentre Gaetano Martino nominato Ministro della Pubblica Istruzione nel 1954 e dallo stesso anno al 1957 Ministro degli Affari Esteri; diviene, in seguito, capo della delegazione parlamentare alla XV e XVI Assemblea generale dellONU, Presidente del Parlamento Europeo dal 1963 al 1964 ed, infine, Rettore dellUniversit La Sapienza (1966-1967). Nellallocuzione pronunciata da Jacob Moleschott allUniversit di Roma il 16 dicembre 1892 in occasione delle feste giubilari, organizzate in suo onore al compimento del settantesimo anno det, egli afferma che il suo pensiero si muove tra due poli, Protagora e Feuerbach3:
I due poli come fari mi accompagnarono in tutti i paesi che contribuirono alla mia educazione. Protagora ha detto che luomo la misura di ogni cosa Feuerbach ha aggiunto che Iddio la misura delluomo. Collindirizzo che accennai, la ricerca non ha limiti, nella stessa guisa che inesauribile lideale.

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Fig. 1 Jacob Moleschott

Comunque, nonostante linteresse delle ricerche eseguite da Moleschott e lindiscussa sua capacit di oratore, testimoniata dalla considerevole partecipazione alle sue lezioni di studiosi della materia oltre che di studenti, linsegnamento della Fisiologia non era riuscito ancora ad acquisire le caratteristiche di scienza sperimentale: infatti, solo con larrivo del suo successore, Luigi Luciani, lIstituto di Fisiologia subisce uneffettiva trasformazione. Luigi Luciani (1840-1919), nato ad Ascoli Piceno compie i suoi studi a Napoli ed a Bologna, dove si era laureato nel 1868. Importante per la sua formazione di ricercatore il soggiorno a Lipsia, negli anni 1872-73, per seguire i corsi di perfezionamento tenuti da Karl Friedrich Wilhelm Ludwig. Nel 1974 Luciani ottiene a Bologna la libera docenza in Patologia medica generale, materia che insegna dal 1875 nella cattedra di Parma. Nel 1880 diviene professore ordinario di Fisiologia allUniversit di Siena per poi trasferirsi allIstituto Superiore di Firenze (1882-1893) ed infine a Roma dove, dal 1893 al 1917, eletto Direttore dellIstituto di Fisiologia. Di notevole interesse le sue ricerche svolte sullattivit cardiaca, sui centri respiratori, sullepilessia, sulle localizzazioni cerebrali, sulla fisiologia del cervelletto e sulla fisiologia del digiuno
Fig. 2 Luigi Luciani

In particolare, negli studi della fisiologia del cervelletto, formula dapprima la triade dei sintomi cerebellari: atonia, astenia, atassia, a cui aggiunge successivamente il sintomo della dismetria. Per questi studi sulle funzioni cerebellari, Luciani usa un sistema primitivo, ma molto efficace, al fine di documentare la cinematica del movimento ed, in particolare, le modificazioni delle traiettorie del 97

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cammino a seguito di asportazione chirurgica parziale od in toto del cervelletto, sia nel cane che nella scimmia: dipingere con la vernice le zampe e lasciare libero lanimale di camminare prima e a differenti intervalli dopo lintervento, fotografando dallalto le impronte. In questo modo riesce ad evidenziare come, in una fase avanzata di recupero funzionale dopo una lesione cerebellare, il cane, sebbene in grado di mantenere la postura eretta, mostri tuttavia un atteggiamento atassico, caratterizzato da un allargamento della base dappoggio delle zampe, teso a compensare latonia dei muscoli durante la postura eretta e la loro astenia durante il cammino, oltre ad una perdita della corretta metrica del movimento. Va sottolineato come gli studi di Luciani sulle conseguenze delle lesioni cerebellari negli animali, assieme a quelli eseguiti in Inghilterra da Gordon Holmes sullUomo, hanno gettato le basi per una moderna descrizione del ruolo del cervelletto su molti aspetti del controllo motorio. I suoi studi sulle localizzazioni cerebrali sono, per alcuni aspetti, di natura pionieristica, soprattutto quelli sul ruolo della corteccia uditiva nella localizzazione spaziale dei suoni4. Tra i suoi scritti va ricordato il Trattato di Fisiologia dellUomo, opera in cinque volumi, considerata un classico e tradotta in varie lingue incluso spagnolo, inglese e tedesco, un testo che senza dubbio gli ha dato fama ma che, nello stesso tempo, lo ha impegnato per molti anni distogliendolo dalle ricerche sperimentali che stava svolgendo5. Nel 1918 subentra a Luciani, nella direzione dellIstituto, un suo allievo: Silvestro Baglioni. Silvestro Baglioni (1876-1957), nato a Belmonte Piceno, laureatosi in Medicina nel 1902 presso la Regia Universit di Roma, diviene, nello stesso anno, Assistente di Max Verworn presso lIstituto di Fisiologia di Gttingen, mantenendo lincarico fino al 1904. Tornato in Italia, nel 1905 nominato aiuto presso lIstituto di Fisiologia di Napoli diretto da Filippo Bottazzi ed in seguito aiuto presso la cattedra di Fisiologia di Roma; nel 1913 vince il concorso per la cattedra di Fisiologia umana a Sassari, si trasferisce nel 1917 a Pavia per tornare a Roma nel 1918, dove ricopre il ruolo di Direttore dellIstituto di Fisiologia, fino al 1949. Le sue indagini pi felici si riferiscono allo studio del sistema nervoso, della respirazione e della fisiologia comparata. Il metodo di Baglioni-Magnini viene usato per lapplicazione topica di sostanze chimiche ai centri nervosi. Indaga a lungo la riflessologia, formulando alcuni principi che mettono in relazione gli stimoli sensoriali con le risposte motorie riflesse. Studia la respirazione in varie specie 98

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animali e, per effettuare queste indagini, inventa il toracopneumografo per luomo, strumento che porta il suo nome. Lo studio delludito e della fonazione lo portano allinteresse per il canto e la musica, in particolare per luso degli strumenti a fiato.
Fig. 3 Silvestro Baglioni

Fonda e dirige alcuni periodici tra cui Fisiologia e Medicina e progetta ed organizza gabinetti fisiopsicologici che hanno il compito di contribuire alla selezione di coloro che si candidano per divenire aviatori. Durante la guerra 1915-18 dirige lUfficio Analisi presso il Ministero della Guerra, ufficio preposto al controllo dellalimentazione dellesercito. Per i suoi meriti scientifici viene eletto Presidente della Reale Accademia Medica di Roma e socio di molte accademie e societ nazionali - quali lAccademia dei Lincei e la Societ italiana delle Scienze (detta dei XL) - ed internazionali6. Andato fuori ruolo Baglioni, per raggiunti limiti det, linsegnamento affidato per due anni (1947-1949) ad un suo allievo, Emidio Serianni; in seguito viene chiamato a ricoprire la cattedra Giuseppe Amantea. Giuseppe Amantea (1885-1966), nato a Grimaldi (Cosenza), allievo di Luigi Luciani ha studiato a Roma nel laboratorio di fisiologia, partecipando, in qualit di assistente e poi di aiuto, a ricerche di neurofisiologia, studi da lui continuati con geniale intuito di ricercatore per un buon trentennio. Dal 1925 al 1930 Direttore dellIstituto di Fisiologia di Messina. Tornato a Roma, ricopre la cattedra di Chimica biologica dal 1931 al 1949, poi passa in Fisiologia umana e diviene Direttore dellIstituto, incarico che mantiene fino al 1955. Amantea sviluppa unoriginale linea di ricerca sullepilessia sperimentale riflessa, conseguendo risultati rilevanti, tanto che ancora oggi viene ricordata come Epilessia di Amantea. In particolare, dimostra la possibilit di indurre attacchi epilettici per mezzo della stimolazione chimica 99

Fig. 4 Giuseppe Amantea

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della corteccia cerebrale, mediante stricnina, unita ad una stimolazione sensoriale specifica. Per queste ricerche, egli utilizza il metodo di Baglioni-Magnini ed il primo ad ipotizzare il concorso di pi fattori nellaccesso epilettico (fattore predisponente, fattore preparante, fattore scatenante). I suoi interessi sono rivolti anche alla fisiologia della nutrizione e si occupa, in particolar modo, delle propriet delle vitamine e dei meccanismi neurologici che inducono comportamenti alimentari specifici in risposta a determinati stimoli. Originali i suoi contributi sulle avitaminosi e sul dosaggio della vitamina B1, con lintroduzione del concetto di quoziente beri-berico. Nellambito degli studi sulla riproduzione e la fecondazione artificiale per gli animali, nel 1914, lavorando con cani, galli e piccioni, inventa e sperimenta la prima vagina artificiale per la raccolta del liquido seminale. Diviene socio di prestigiose Accademie e Societ italiane ed internazionali7. Ad Amantea subentra Gaetano Martino, dopo un breve periodo in cui linsegnamento affidato, per incarico, a Sergio Cerquiglini. Gaetano Martino (1900-1967), nato a Messina, si laurea in Medicina e Chirurgia a Roma nel 1923. Dal 1925 al 1930 Aiuto del Prof. Amantea allIstituto di Fisiologia di Messina e, dopo aver conseguito specializzazioni presso universit straniere (Berlino, Parigi, Francoforte, Vienna) insegna dal 1930 e per un triennio Fisiologia umana presso lUniversit di Assuncion in Paraguay e presso quella di San Paolo del Brasile. Ordinario e Direttore dellistituto di Fisiologia di Messina dal 1935 al 1957, assume lincarico di Rettore di quella Universit nel 1943, incarico che mantiene fino alla sua nomina a Ministro della Pubblica Istruzione nel 1954. Nello stesso anno diviene Ministro degli Affari Esteri ed in tale veste promotore nel 1955 della Conferenza dei Ministri degli Esteri della Comunit Europea del Carbone e dellAcciaio (CECA) e nel 1957 dei Trattati di Roma, punti importanti questi per lidea di unEuropa unita8. Nel 1956 chiamato a dirigere lIstituto di Fisiologia di Roma. I suoi interessi scientifici sono molteplici e riguardano lo studio della fisiologia del pancreas, dei riflessi condizionati e dellepilessia riflessa. Sotto la sua direzione, nellIstituto di Fisiologia di Roma, vengono potenziati i laboratori di elettrofisiologia e di neurochimica, viene inoltre creato un reparto per ricerche con radioisotopi. Nel 1966 eletto Rettore dellUniversit di Roma. Durante la sua attivit politica, il Prof. Martino delega il Prof. Sergio Cerquiglini a dirigere lIstituto di Fisiologia. 100

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Gli ultimi anni dellIstituto Sergio Cerquiglini nato a Roma nel 1915, allievo di Giuseppe Amantea, nel 1962 chiamato dalla Facolt a ricoprire la II Cattedra di Fisiologia, Cattedra che lascia nel 1967 ad Alfredo Curatolo per passare alla I. Cerquiglini rivolge i suoi studi ai problemi dellalimentazione, alla fisiologia muscolare e laringea; dedica un interesse particolare alla biomeccanica, alla neurofisiologia e alla fisiologia dellesercizio fisico. Dalla.a. 1971-72 e fino al suo ritiro dallattivit accademica, Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina della Sport9. Alfredo Curatolo, proveniente dallUniversit di Siena, si dedica soprattutto alla biochimica del Sistema Nervoso Centrale; nel 1981 passa a ricoprire la I Cattedra e la Facolt chiama sulla II Cattedra Antonio Urbano, proveniente dallUniversit di Catania, dove stato per alcuni anni Direttore dellIstituto di Fisiologia. Urbano dirige le sue ricerche al campo della neurofisiologia, focalizzandole sui problemi delle basi neurofisiologiche del comportamento motorio nellUomo, che vengono studiate attraverso elettroencefalografia ad alta risoluzione spaziale. Egli istituisce il Dottorato di Ricerca in Neurofisiologia: Basi neurali delle funzioni cognitive superiori, di cui Coordinatore dal 1994 al 1998. Il Dottorato, che prender il nome di Neurofisiologia, dal 1999 coordinato dal Prof. Roberto Caminiti, attualmente ordinario di Fisiologia, che aveva raggiunto il Prof. Urbano presso la Facolt medica romana nel 1983. Marco Marchetti, divenuto ordinario nel 1980, chiamato a ricoprire la III Cattedra di Fisiologia, di nuova istituzione; si applica nella ricerca sulla biomeccanica dellesercizio fisico umano e sullazione riabilitante motoria e fisiologica dello sport. In questi anni svolgono nellIstituto la loro attivit di ricerca i Professori Francesco Figura, Salvatore Condorelli, Andrea Lino, Mariangela Aita e Pietro DArcangelo. LIstituto di Fisiologia, infine, dopo una breve parentesi in cui ha dato vita al Dipartimento di Fisiologia, Biofisica e Nutrizione diretto dal prof. Fabrizio Eusebi, fisiologo dellultima generazione, gi assistente del Prof. A. Curatolo, ha contribuito con lIstituto di Farmacologia medica allistituzione del Dipartimento di Fisiologia Umana e Farmacologia V. Erspamer, diretto prima dal farmacologo Prof. Pietro Melchiorri, allievo del Prof. Vittorio Erspamer, e successivamente dal Prof. Eusebi, allievo del Prof. Ricardo Miledi. 101

Fabrizio Eusebi e Robero Caminiti

BIBLIOGRAFIA
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LISTITUTO DI PATOLOGIA GENERALE


PIER PAOLO GAZZANIGA

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LIstituto di Patologia Generale

I primi anni dellinsegnamento Un marmo apposto su una parete di unaula dellattuale edificio di Patologia Generale che, completamente ristrutturata, stata recentemente intitolata ad Amico Bignami, ricorda la successione di coloro che insegnarono Patologia Generale a Roma a partire dallintroduzione di questa disciplina, allora ancella dellAnatomia Patologica e assai lontana dai contenuti che avrebbe assunto nel secolo scorso, nellordinamento degli studi medici fissato nella Bolla di Papa Leone XII del 1824. Lelenco si apre con il romano Pietro Celi, che ricopr questa cattedra dal 1824 al 1862; seguirono Emilio Negri dal 1863 al 1867, Pietro Gentili dal 1868 al 1875, Antonio Valenti dal 1878 al 1899, e da questanno fino al 1929 Amico Bignami. Fino al 1890 linsegnamento della Patologia Generale fu tenuto in unauletta della ormai vetusta Sapienza; nel 1890 esso fu trasferito, insieme a quelli di Anatomia umana, Anatomia patologica, Farmacologia e Chimica fisiologica, in via Agostino De Pretis1, dove Antonio Valenti fond un Gabinetto di Patologia Generale, nel quale per la prima volta questa disciplina, prima puramente teorica, si apr ad una sia pur limitata attivit sperimentale, per collocarsi infine nella sede attuale nel Policlinico Umberto I solo a partire dal 1929. In realt, come vedremo, Bignami era stato il primo ad aver lavorato, sia pure non come docente universitario, nel Policlinico, ci che giustifica un ricordo della sua figura accademica, scientifica e professionale nel contesto di questo scritto. I Maestri, la didattica, lattivit di ricerca Amico Bignami era nato a Bologna il 25 aprile 1862. Laureatosi a Roma nel 1887, fu assistente nellIstituto di Patologia Generale dallo stesso anno fino al 1891, quando fu accolto nellIstituto di Anatomia Patologica diretto da Ettore Marchiafava. Nel 1900 ebbe lincarico dellinsegnamento della Patologia Generale, divenendo poi titolare della stessa disciplina nel 1906. Contemporaneamente, come allora era consentito, segu una brillante carriera ospedaliera negli Ospedali Riuniti di Roma, come assistente dal 1888 e primario dal 1896; con questultima qualifica oper prima nellOspedale di S. Spirito, poi in quello di S. Giovanni e infine, fino alla morte sopravvenuta nel 1929, nel Policlinico Umberto I. Il nome di Amico Bignami soprattutto legato ai suoi studi sulla malaria. In collaborazione con Marchiafava egli esamin in maniera approfondita lanatomia patologica di questa malattia, particolarmente per quanto riguarda le alterazioni a carico del fegato, della 105

Pier Paolo Gazzaniga

milza e del midollo osseo. Particolare attenzione egli riserv alle alterazioni vascolari, alle quali per primo attribu una fondamentale importanza nel provocare fenomeni regressivi e necrotici dei vari parenchimi. I suoi studi sul ruolo nella malaria dei monociti e delle cellule del reticolo della milza, del fegato e del midollo osseo furono antesignani di quel concetto di sistema reticolo-endoteliale che doveva essere formalmente enunciato pi tardi da Aschoff. Un secondo filone di ricerca di Bignami, che contribu a rendere famosa la scuola malariologica romana, riguard il ruolo della zanzara nella trasmissione della malattia. Gi nel 1892, in collaborazione con Marchiafava, Bignami aveva fornito, attraverso lo studio delle curve febbrili della malaria estivo-autunnale, un fondamentale contributo alla teoria, allora ancora osteggiata, della pluralit dei parassiti malarici. Ben pi importante, peraltro, fu il suo ruolo nellaffermare essere la zanzara il trasmettitore dei parassiti malarici alluomo. Gi negli anni 1894-1896 egli aveva cercato di dimostrare questo meccanismo di infezione, ma fu nel 1898 che, presso lOspedale di S. Spirito dove ricopriva il ruolo di primario, Bignami riusc ad infettare un soggetto ivi ricoverato da sei anni e mai affetto da malaria, mediante la puntura da parte di zanzare catturate nella zona di Maccarese, riproducendo una sindrome estivo-autunnale con presenza di plasmodi nel sangue, esperimento che il Bignami replic poi su s stesso. Ad ulteriore conferma, nel novembre del 1898, unitamente a Grassi e Bastianelli, egli comunic allAccademia dei Lincei la dimostrazione dello sviluppo di parassiti malarici nellintestino di Anopheles claviger. Questa disamina dellattivit di ricerca di Amico Bignami sarebbe tuttavia incompleta ove non si ricordassero i suoi studi sulle malattie del sistema nervoso, del sistema endocrino e del sangue. In particolare egli studi dal punto di vista clinico e anatomo-patologico casi di corea, di atrofia cerebellare, di encefalite letargica; di notevole importanza le ricerche sulle alterazioni cerebrali nellalcoolismo cronico, destinate poi ad essere ricordate con leponimo di malattia di Marchiafava-Bignami. Nel campo della endocrinologia fu il primo in Italia ad occuparsi di acromegalia e nel campo della ematologia si ricordano i suoi studi sullanemia perniciosa e sulle varie forme allora classificate nel capitolo delle leucemie linfatiche. Ci che fa della figura di Bignami uno degli esempi pi brillanti di connubio tra ricerca sperimentale e medicina clinica fu la sua attivit come primario ospedaliero, cui non manc un pari successo nella professione. Nella commemorazione di Bignami tenuta da Bastianelli nel 1930 presso lAccademia Medica di Roma questo 106

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connubio veniva considerato come un bellesempio di che cosa significhi per la pratica medica e per la scienza che deve essere impartita a chi studia medicina, lunione nella stessa persona del medico e delluomo di scienza. Con la scomparsa di Bignami avvenuta nel 1929 venne chiamato a ricoprire la cattedra di Patologia Generale di Roma Guido Vernoni.

Fig. 1 Guido Vernoni

Fig. 2 Guido Vernoni al suo tavolo di lavoro nellIstituto di Patologia Generale di Roma.

Vernoni, nato ad Alessandria dEgitto da padre medico, il 3 dicembre 1881, dopo gli studi liceali a Pisa ed a Lucca, si laure in Medicina a Bologna nel 1906. Fu subito ammesso a frequentare lIstituto di Anatomia Comparata diretto dal Giacomini, dal quale pass, come assistente prima e poi aiuto, nellIstituto di Patologia Generale diretto da Tizzoni, dove nel 1913 consegu la libera docenza nella stessa disciplina. Durante la prima guerra mondiale lavor come Capitano e poi come Maggiore Medico nellIstituto Militare di Bologna, dove si occup della preparazione e del controllo del siero antitetanico messo a punto dal suo Maestro Tizzoni. Terminato il conflitto, fu incaricato dellinsegnamento di Batteriologia Generale e Fisiologia Umana prima a Bologna e poi a Firenze, nellIstituto di Patologia Generale diretto da Alessandro Lustig. Vincitore del concorso a cattedra nel 1925, fu chiamato a Cagliari, donde si trasfer a Catania nel 1928 e finalmente a Roma nel 1929. La nuova sede assegnata per la prima volta alla Patologia Generale nel Policlinico Umberto I era rappresentata dal solo secondo piano di una met delledificio che oggi ospita il Dipartimento di Medicina Sperimentale e Patologia, essendo il primo piano allora 107

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occupato dallIstituto di Zoologia e per qualche tempo anche da quello di Parassitologia, e il piano seminterrato pressoch inagibile; laltra met delledificio, allora come oggi, occupata dallIstituto di Anatomia Patologica. Naturalmente il primo compito di Vernoni fu quello di attrezzare i 15 locali disponibili: cre studi per il direttore e gli assistenti, biblioteca, segreteria, laboratori di istologia e di biochimica, oltre ad un locale per le bilancie e altri apparecchi di precisione; venne anche creata nel seminterrato una camera fredda a -4 C. Un corredo di apparecchiature relativamente ricco per le esigenze della ricerca dellepoca fu approntato da Vernoni in un breve volgere di anni, anche grazie al contributo del C.N.R. che aveva fondato nellIstituto un Centro di Studi per la Fisiopatologia, peraltro poi perduto per il Policlinico perch trasferito a Modena quando Vernoni lasci linsegnamento nel 1952. La Figura 3 mostra, con il simpatico ringraziamento di Cotronei, allora Direttore dellIstituto di Anatomia Comparata, che la dotazione di apparecchiature dellIstituto era tale da consentire a Vernoni di soccorrere con la cessione di un microscopio colleghi meno fortunati (si era nel 1947, nellimmediato dopoguerra). La personalit scientifica di Guido Vernoni emerse ben presto nellambiente accademico romano: egli tenne a lungo la presidenza del Comitato per la Biologia e la Medicina del C.N.R., fu socio nazionale dellAccademia dei Lincei dal 1940 in poi, segretario della Croce Rossa Italiana e, negli anni della seconda guerra mondiale, Direttore Sanitario del Policlinico. Lattivit di ricerca di Guido Vernoni, sia prima che durante il periodo romano, fu assai varia, prevalentemente orientata verso la Fisiopatologia e soprattutto verso lo studio e linterpretazione patogenetica dei fenomeni patologici elementari, peraltro Fig. 3 Biglietto del 1947, con il quale sempre visti nellottica unitaria Giulio Cotronei, Direttore dellIstituto di della malattia. La sua concezione Anatomia Comparata, ringraziava delle finalit della Patologia Guido Vernoni Generale, sia sotto il profilo per la cessione di un microscopio 108

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didattico che quello scientifico, chiaramente espressa dalle sue parole:


Ogni processo patologico che si offre alla nostra osservazione e forma oggetto del nostro studio, presuppone ed illustra un evento clinico naturale, cio una malattia, la quale, per semplice che sia, risulta sempre dalle manifestazioni di un certo numero di manifestazioni morbose elementari che sono appunto quelle che formano loggetto di Studio della Patologia Generale Ogni insegnamento deve tendere alla sintesi ed alla unit: sterile apparendomi ogni descrizione di fatti staccati e singolarmente considerati a scopo didattico se questa analisi non seguita, o preceduta essa stessa, da una visione unitaria del complesso fenomeno biologico morboso quale si presenta in natura, col quadro della malattia, allosservazione degli studiosi.

I campi nei quali emerse la personalit scientifica di Vernoni furono molto vari. Alcune delle sue prime ricerche furono orientate alla istologia ed alla embriologia, come quelle sulla struttura dellepitelio intestinale e di quello renale, o quelle sulleffetto delle radiazioni ionizzanti sullo sviluppo dellembrione di pollo. Nel campo dellanatomia e dellistologia patologica egli fu un accurato studioso della morfologia dei tumori: in proposito egli organizz una sezione di diagnostica istopatologica utilizzata da tutti gli Istituti, universitari ed ospedalieri, del Policlinico; purtroppo, anche in questo caso, gli oltre diecimila preparati istologici della collezione dellIstituto andarono perduti dopo il 1952. Nel campo della infettivologia si occup della brucellosi, delle spirochetosi, delle leishmaniosi, del tetano, delle congiuntiviti tracomatose, e in quello della immunologia della funzione dei sieri immuni e della sieroanafilassi. Nel campo della fisiopatologia meritano un ricordo le sue ricerche sulla patologia del tessuto muscolare, particolarmente importanti quelle sulla distrofia muscolare sperimentale proseguite poi dai suoi allievi, quelle sul metabolismo degli aminoacidi e dei chetoacidi, sul meccanismo dazione di alcune vitamine, sulla respirazione dei tessuti in condizioni normali e patologiche studiata con il metodo di Warburg, sulla febbre. Ma spiccano soprattutto le sue ricerche sulla istogenesi e sulla patogenesi dei tumori. E singolare che proprio riguardo a due tematiche scientifiche che gli erano particolarmente care, la febbre e la patogenesi dei tumori, Vernoni abbia elaborato e proposto ipotesi patogenetiche destinate a non essere confermate dalle indagini successive. Per quanto riguarda i tumori, egli svilupp una teoria, fondata inizialmente sul rilievo 109

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delle alterazioni del derma che precedono la trasformazione neoplastica dellepitelio nella cancerogenesi sperimentale da idrocarburi, secondo la quale la cellula tumorale sarebbe
una cellula perfettamente costituita e perfettamente funzionante, cio una cellula di per s normale, che patologica solo nei suoi rapporti con lorganismo che la ospita.

In altri termini, lalterazione del microambiente metabolico del connettivo sarebbe stato il fattore prevalente responsabile della trasformazione delle cellule parenchimali. A sostegno di questa sua ipotesi Vernoni ricordava sempre che il carcinoma epatico frequente nella cirrosi e altrimenti raro, e che comunque linfiammazione cronica, con le sue alterazioni a carico del connettivo, un fattore concausale in molti tumori (va detto peraltro che questo concetto ridiventato di grande attualit nella ricerca oncologica degli ultimi anni sotto il profilo del ruolo delle citochine proinfiammatorie nella cancerogenesi). Riguardo alla tematica della patogenesi della febbre, Vernoni afferm essere lipertermia febbrile non la conseguenza di una alterazione funzionale primitiva dei centri termoregolatori, bens lespressione di una iperattivit affatto periferica del metabolismo dei tessuti, particolarmente del muscolo striato, destinata ad eliminare materiali eterogenei batterici e tossici. Ma, come ricorda Di Macco2 nella commemorazione di Guido Vernoni da lui tenuta allAccademia Medica di Roma, Goethe affermava che luomo erra finch cerca qualcosa, e ogni errore contiene un nucleo di verit. Il pensiero di Guido Vernoni chiaramente espresso in due trattati, quello di Patologia Generale in due volumi, nel quale ebbe come collaboratori per alcuni capitoli illustri studiosi di varie discipline quali Ageno, Cotronei, Silvestroni, Frontali, e quello sui tumori, al quale collaborarono Bastianelli, Valdoni, Bilancioni ed altri. Guido Vernoni fu un grande didatta. Le sue lezioni, chiare e brillanti, erano seguite con passione da studenti e medici. Soprattutto egli ebbe il culto della Scuola. La fotografia riportata nella Figura 4 fu scattata in uno degli ultimi giorni dellottobre 1952, in occasione del suo addio allinsegnamento e allIstituto al quale tanto aveva dato. Intorno a lui sono i suoi allievi gi in cattedra (Massimo Aloisi) o prossimi a vincere il concorso (Eugenio Bonetti) o destinati comunque a diventare a breve ordinari di Patologia Generale (Paolo Buffa) o di Chimica Biologica (Doriano Cavallini). Ma vi figurano anche, oltre al personale tecnico e amministrativo, gli studenti interni dellIstituto. Chi scrive, allora studente del 3 anno, aveva avuto la 110

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ventura di esservi stato accolto allinizio del secondo anno degli studi medici: si era ammessi, due soli studenti per anno, a seguito di un severo concorsino interno con prova scritta; chi scrive ricorda che il tema proposto quellanno era stato il ciclo di Krebs, descritto solo pochi anni prima, il che dimostra, tra laltro, che, nonostante il suo orientamento prevalentemente fisiopatologico, Vernoni aveva fin dallora chiara lidea che i pi giovani adepti della Patologia Generale dovessero essere orientati verso lo studio della biochimica dei fenomeni patologici3. E facile riconoscere in quella foto, tra gli studenti dei vari anni, futuri ordinari di Patologia Generale, di Chimica Biologica, di Parassitologia, di Genetica Umana.

Fig. 4 Fotografia scattata nellottobre 1952 in occasione delladdio di Guido Vernoni allinsegnamento. E presente tutto il personale dellIstituto di Patologia Generale di allora. Si riconoscono: 1, Guido Vernoni; 2, Massimo Aloisi, ordinario di Patologia Generale a Modena, poi a Padova; 3, Eugenio Bonetti, aiuto, dal 1953 ordinario di Patologia Generale a Messina, poi a Siena ed a Bologna; 4, Paolo Buffa, assistente, futuro ordinario di Patologia Generale a Modena; 5, Doriano Cavallini, assistente, futuro ordinario di Chimica Biologica a Roma. Sono inoltre riconoscibili alcuni studenti interni destinati ad una brillante carriera universitaria: 6, Bruno Mondov, futuro ordinario di Chimica Biologica a Roma; 7, Carlo De Marco, futuro ordinario di Chimica Biologica a Roma e Preside della Facolt Medica dal 1981 al 1990; 8, Eraldo Antonini, futuro ordinario di Chimica Biologica a Roma; 9, Pier Paolo Gazzaniga, futuro ordinario di Patologia Generale a Roma; 10, Guido Modiano, futuro ordinario di Genetica Umana a Roma; 11, Gianfranco Ferretti, futuro ordinario di Parassitologia a Roma.

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Fu proprio il culto della Scuola ad arrecare a Guido Vernoni una grande amarezza, che nel giorno delladdio egli trasmise con un accorato discorso a tutto lIstituto, per non essere riuscito ad ottenere dalla Facolt, a succedergli a Roma, il trasferimento del suo primo valoroso allievo, Massimo Aloisi. Amarezza che traspare da una breve lettera di ringraziamento che chi scrive ricevette per il dono di un libro darte che in quella triste occasione gli era stato fatto dagli studenti interni, lettera gelosamente conservata quale testimonianza dellaffetto che il Maestro dimostrava anche ai pi giovani dei suoi studenti.
Fig. 5 Breve lettera di Guido Vernoni indirizzata a chi scrive, allora studente interno nellIstituto di Patologia Generale, in ringraziamento del dono di un libro darte offertogli dagli studenti interni in occasione del suo addio allinsegnamento ed allIstituto

A succedere a Guido Vernoni fu chiamato nel 1952 un altro illustre studioso, Francesco Pentimalli (Figura 6). Nato il 28 novembre 1885 a Palmi, Pentimalli si laure a Napoli nel 1911. Assistente di Patologia Generale nellIstituto diretto da Gino Galeotti, frequent per tre anni lIstituto di Patologia di Friburgo diretto da Aschoff. Durante la prima guerra mondiale si occup della campagna antitifica coordinata da Galeotti. Libero docente nel 1916, vinse il concorso per professore straordinario nel 1925: chiamato a Cagliari, si trasfer poi a Perugia dal 1927 al 1933, a Firenze fino al 1936, a Napoli fino al 1953 e quindi a Roma, dove concluse la sua carriera nel 1956. Il suo vivo interesse per la ricerca lo port, gi 112

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ordinario, a vari soggiorni allestero in prestigiosi Istituti di ricerca: nel 1927 a Berlino nellIstituto diretto da Warburg, lanno successivo a Londra sotto la direzione di Hilgar e Murray, nel 1936 nellIstituto di Chimica Fisica di Uppsala diretto da Svedberg. Il grande impegno nello studio dei tumori gli valse la nomina a Direttore dellIstituto Pascale di Napoli e poi dellIstituto Regina Elena di Roma, incarico questultimo che ricopr dal 1949 fino alla sua morte nel 1958. Affascinato dallindirizzo fisico-chimico che Galeotti aveva dato alla disciplina, Francesco Pentimalli manifest ben presto un vivo entusiasmo per la ricerca sperimentale, coltivata poi sempre con grande rigore. Le prime indagini furono prevalentemente orientate a problemi di fisiopatologia: tra queste le ricerche sullembolia polmonare, sui rapporti tra alcuni ormoni e funzione renale, sul ricambio idrico, sulla motilit dellintestino e delluretere. Ben presto per i suoi interessi scientifici si polarizFig. 6 Francesco Pentimalli zarono sulloncologia sperimentale. Le indagini sul carcinoma di Ehrlich del topo svolte nel laboratorio di Aschoff gli consentirono di escludere un effetto chemioterapico di alcuni composti, quali quelli del selenio, allora avvalorati da altri studiosi. Ma la vera attivit di Pentimalli inizi con le ricerche sul virus del sarcoma di Rous. Nelle prime indagini su questo modello egli dimostr un fenomeno di grande importanza: linoculo endovenoso di materiale contenente il virus poteva determinare linsorgenza del tumore in sedi diverse quali fegato, rene, milza, nelle quali fosse stato indotto un fenomeno infiammatorio mediante la cauterizzazione, cos come in cicatrici cutanee o in calli ossei in formazione, in altri termini laddove fossero in atto fenomeni proliferativi cellulari. Veniva cos illustrato un brillante esempio di cocancerogenesi, che in certo modo si ricollegava alla visione Vernoniana della patogenesi dei tumori. Dopo di allora Pentimalli tese essenzialmente allisolamento dellagente di Rous, con appassionate lunghe indagini di ultracentrifugazione e di spettrofotometria, che lo portarono ad affermare la natura proteica dellagente del sarcoma. Una linea di ricerca iniziata gi tra il 1919 e il 1924 e che egli persegu fino alla tarda et, riguard gli effetti dellintossicazione cronica con protei113

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ne eterogenee. La dimostrazione che tra gli effetti di questa tossicosi vi era costantemente una leucocitosi, soprattutto monocitica, talora la presenza in circolo di progenitori leucocitari immaturi, ed anche la comparsa di focolai di metaplasia mieloide in vari organi, quali milza e rene, lo port ad affermare che questi effetti, che oggi sappiamo essere quelli di una intensa protratta stimolazione del sistema reticolo-endoteliale, erano la prova di un possibile rapporto eziopatogenetico tra intossicazione proteica cronica e leucemie, concetto che egli sostenne fino alla sua morte, nonostante le critiche, con la feroce passione del suo animo calabrese4. I pochissimi anni romani di Francesco Pentimalli non apportarono particolari miglioramenti allIstituto che era stato chiamato a dirigere. Le gi precarie condizioni di salute e il suo gravoso impegno quale Direttore dellIstituto Regina Elena lo portarono a trascurare lattivit didattica, che rimase in buona parte affidata agli assistenti che lavevano seguito da Napoli, Antonio Caputo, futuro ordinario di Patologia Generale a Perugia e poi Direttore dello stesso Istituto Regina Elena, e Dino Guerritore, futuro ordinario di Patologia Generale nella Facolt di Scienze di Roma. N si ricordano di lui scritti con finalit didattiche. Una figura, insomma, di ricercatore puro, che come tale merita di essere ricordato tra i grandi Maestri della Patologia Generale di allora. A succedergli nella cattedra di Patologia Generale di Roma fu chiamato nel 1956 Gennaro Di Macco (Figura 7). Nato a Siracusa il 1 settembre 1895, si laure a Napoli nel 1919. Prima assistente, poi aiuto nellIstituto di Patologia Generale di Palermo diretto da Scaffidi, vi consegu la libera docenza nella stessa disciplina nel 1923. Incaricato a Palermo dellinsegnamento della Patologia Generale dal 1925, fu nominato, vincitore del relativo concorso, ordinario a Cagliari nel 1930. Lanno seguente pass a Catania, nel 1935 a Torino e infine a Roma nel 1956. Nella fase iniziale della sua carriera frequent importanti laboratori di ricerca esteri, ad Heidelberg quello diretto da Hans Sachs, a Kiel quello diretto da Heinrich Schade ed a Parigi quello di Fisiologia Generale della Sorbona diretto da Louis Lapicque. Fig. 7 Gennaro Di Macco. 114

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Giunto a Roma, Di Macco diede un notevole impulso alla ristrutturazione dellIstituto. Nel piano seminterrato, prima abbandonato, furono create alcune aulette per le esercitazioni degli studenti, corredate con microscopi ed apparecchiature per proiezioni, mentre nel secondo piano furono ammodernati i laboratori di istologia e di biochimica, essendo il primo piano sempre occupato dallIstituto di Zoologia. In un locale situato fuori dallIstituto fu organizzato un moderno stabulario per piccoli animali, che fu poi demolito per la costruzione dellattuale Aula di Patologia Generale e Anatomia Patologica. Nel piano seminterrato fu anche organizzato un laboratorio di analisi cliniche per pazienti ambulatoriali, destinato a rimanere attivo per molti anni. Daltronde, linteresse di Di Macco per la medicina di laboratorio dimostrato anche dalla fondazione a Roma di una Scuola di Specializzazione in Patologia Generale, che per molti anni ha preparato medici e biologi allattivit diagnostica laboratoristica. Lattivit scientifica di Gennaro Di Macco fu soprattutto rivolta a temi di fisiopatologia e di biochimica. Nel primo settore si ricordano le ricerche sulla patogenesi delle varie forme di ipertermia, febbrile e non, e quelle sulle ipotermie sperimentali, ricerche queste ultime che lo portarono a formulare il concetto di zero biologico quale temperatura alla quale cessa lattivit funzionale dei diversi tessuti. Inoltre egli studi con varie metodiche sperimentali i meccanismi implicati nellequilibrio funzionale tra le sezioni, orto- e parasimpatica, del sistema nervoso autonomo, e la patogenesi dei relativi squilibri. In campo biochimico meritano una menzione le ricerche sulla patologia del metabolismo degli aminoacidi, sulle ipervitaminosi sperimentali, sugli effetti delle diete monofagiche. Nel campo della immunologia Di Macco si distinse per alcune ricerche sulle idiosincrasie, come espressione di difetti enzimatici costituzionali, pertanto distinte dalle allergie. Appassionato didatta, si serv ampiamente nelle sue lezioni di sussidi tecnici per dimostrazioni epidiascopiche; degno di menzione il fatto che egli sia stato tra i primissimi docenti di materie mediche in Italia ad utilizzare per lesame finale degli studenti una prova preliminare scritta mediante test a risposta multipla, che egli allestiva personalmente prima di ogni sessione, antesignano di una metodologia docimologica oggi largamente affermata. Nella sua vasta trattatistica, rappresentata da un testo di Patologia Generale in due volumi, da uno di Patologia del Metabolismo e dalla voluminosa monografia Malattia e Disposizione, Di Macco si sempre distinto per loriginalit delle sue concezioni in molti settori della disciplina, 115

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non ultimo un vivo interesse innovativo per la Medicina dello Sport. Non si deve infine dimenticare che Di Macco ebbe anche una intensa attivit editoriale, avendo fondato, gi durante il soggiorno a Torino, vari giornali, almeno uno dei quali, la Rivista di Medicina Sperimentale, ebbe, almeno nelle sue prime annate, un notevole successo nel panorama non fulgido delleditoria scientifica italiana dellepoca. Nel 1966 fu chiamato a succedere a Gennaro Di Macco Dino Merlini. Nato a Peccioli nel Pisano il 26 febbraio 1910, si laure a Pisa nel 1935. Divenuto ben presto assistente nellIstituto di Patologia Generale di quella Universit, allora diretto da Cesare Sacerdotti fino al 1938 e poi da Alberto Marrassini, vi svolse la prima parte della sua carriera, assumendo lincarico dellinsegnamento di Patologia Generale e di Batteriologia nel 1947 e poi quello della direzione dellIstituto prima che nel 1950 vi subentrasse Enrico Puccinelli. Vincitore del concorso a straordinario nel 1952, fu chiamato a ricoprire la cattedra di Fig. 8 Dino Merlini. Perugia, donde fu chiamato a Roma nel 1966. Durante questi anni svolse una vivace attivit scientifica in vari settori della fisiopatologia e della biochimica. Dopo le prime indagini sullattivit respiratoria del cuore, in particolare sullutilizzazione da parte del tessuto cardiaco di acidi grassi a catena breve e lunga e di corpi chetonici quali substrati, sulleffetto di alcune vitamine sul fenomeno di Sanarelli-Schwartzmann e sul fenomeno di Arthus, sulla presenza di fattori antianemici nellurina, si dedic ad una serie di ricerche sulla patogenesi del diabete da allossana, allepoca il pi importante modello di diabete sperimentale. Dopo avere descritto lazione diabetogena dellacido deidroascorbico, Merlini dimostr che la somministrazione di acido ascorbico insieme allallossana non induceva un diabete, ma una grave anemia emolitica in varie specie animali, dovuta alla riduzione dellallossana ad acido dialurico, a sua volta responsabile della formazione di metemoglobina e di coleglobina, con comparsa di corpi di Heinz negli eritrociti, formazioni delle quali fino ad allora era incerta la natura. Durante il soggiorno perugino Merlini allest una sezione di microscopia elettronica dotata di un microscopio elettronico Philips 116

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100, con il quale inizi, in collaborazione con il suo allievo Felice Giacomo Caramia, ricerche di morfologia ultrastrutturale normale e patologica. Giunto a Roma, si impegn duramente per vari anni nella completa ristrutturazione dellIstituto di Patologia Generale. Recuperato lintero primo piano a seguito dellavvenuto trasferimento dellIstituto di Zoologia che laveva occupato fino ad allora nella sua sede attuale allinterno della Citt Universitaria, lattrezz con uffici di segreteria e con una serie di laboratori. La vecchia aula da 140 posti, ormai largamente insufficiente (erano gli anni nei quali gli studenti iscritti al 1 anno superavano i 3000) fu demolita e fu costruita con criteri moderni quella che attualmente intitolata ad Amico Bignami. La biblioteca fu trasferita al secondo piano e attrezzata con moderne scaffalature su due piani anche per accogliere le numerose riviste alle quali lIstituto si andava abbonando. Nello stesso piano venne realizzata una parziale soppalcatura per accogliere magazzini e laboratori di ricerca. Nel piano seminterrato venne realizzata una sezione di microscopia elettronica, nella quale fu subito trasferito il microscopio elettronico Philips 100 di Perugia, cui si aggiunse nel 1968 un Philips 300 e pochi anni pi tardi un secondo Philips 300, sezione che doveva illustrarsi per le ricerche del suo allievo Felice Caramia e di Matteo Russo; inoltre una serie di studi e di laboratori, una elegante auletta in seguito intitolata a Guido Vernoni, e un moderno stabulario in luogo di quello esterno allIstituto, ormai fatiscente. Infine, veniva avviata la costruzione dellattuale aula di Patologia Generale e Anatomia Patologica. Come si vede, una completa ristrutturazione e modernizzazione delledificio, reso idoneo ad accogliere pochi anni pi tardi due nuovi ordinari, Felice Giacomo Caramia e Giuseppe Pontieri. Divenuto Segretario Generale della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, Merlini si dedic alla riorganizzazione delle varie sezioni distaccate di questa Istituzione, compiendo numerosi viaggi nelle sedi sparse in Italia, cui si aggiungevano spesso conferenze sulle neoplasie e sul loro impatto sociale. Si deve infine ricordare che, essendo divenuti in parte superati i trattati di Patologia Generale fino ad allora in uso per la preparazione degli studenti, Merlini provvide a curare ledizione italiana del trattato di Sir Florey dello stesso nome5. Se negli anni successivi alla sua andata fuori ruolo stato possibile ospitare efficacemente nellIstituto una numerosa schiera di nuovi docenti e ricercatori, non vi dubbio che ci si deve allentusiasmo con il quale Dino Merlini rinnov radicalmente le strutture del vecchio edificio. 117

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Uomo di vasta cultura, austero e talora burbero, non facile al rapporto umano ed alla confidenza, Dino Merlini ha tuttavia lasciato un simpatico ricordo in chi lo ha veramente conosciuto da vicino ed ha potuto apprezzare, al di sotto di quella scorza, un animo capace di momenti di grande umanit. Dopo il pensionamento si ritir nella sua ad un tempo amata e odiata Peccioli, donde per la nostalgia lo riportava, sempre pi raramente, a rivisitare per qualche giorno quello che continuava chiamare il suo Istituto, ed a discorrere amabilmente delle vicissitudini ulteriori di questo con chi gli era stato pi vicino in quegli anni e che di lui conserva un caro ricordo. Gi nei primi anni dopo la chiamata di Dino Merlini a Roma si era resa evidente lesigenza di incrementare il numero degli insegnamenti di Patologia Generale per far fronte alla sempre crescente popolazione di studenti che frequentavano il secondo ed il terzo anno della Facolt medica. Esigenza che fu soddisfatta dalla chiamata di due nuovi ordinari, Felice Giacomo Caramia a seguito di concorso, e Giuseppe Pontieri per trasferimento da Napoli, chiamate rese possibili dallampliamento e dalla modernizzazione dellIstituto cui Dino Merlini aveva atteso negli anni precedenti. Felice Giacomo Caramia, nato a Mesagne in Puglia il 20 novembre 1927, si laure a Perugia nel 1954. Assistente nellIstituto di Patologia Generale di quella Universit, diretto da Dino Merlini, vi consegu la libera docenza nel 1964, per seguire poi Merlini a Roma nel 1966. Vincitore di concorso, fu chiamato nel 1973 a ricoprire la seconda cattedra di Patologia Generale di Roma. Gi le sue prime ricerche avevano dimostrato un vivo interesse alla fine indagine morfologica: di quel periodo lo studio dei diversi citotipi delle ghiandole salivari e delle isole pancreatiche, nonch della distribuzione del glicogeno nel miocardio, nei muscoli stria118

Fig. 9 Felice Giacomo Caramia

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ti e nei neuroni. Il periodo pi fecondo della sua attivit scientifica coincise con un soggiorno negli Stati Uniti durato molti anni, a pi riprese dal 1965 al 1972, per lo pi nel prestigioso Institute of Biology della Washington University di St. Louis, dove ebbe come maestri e collaboratori Rita Levi Montalcini, Renato Dulbecco, Piero Angeletti, Sarah Luce ed altri. Erano gli anni sessanta, durante i quali la microscopia elettronica, che aveva iniziato la sua lenta evoluzione dopo la seconda guerra mondiale con laffinamento delle tecniche di preparazione dei campioni, era diventata la metodica di elezione nella ricostruzione della istologia dei tessuti e nella definizione delle ultrastrutture cellulari e delle loro alterazioni elementari. Con due lavori pubblicati nel 1965 in collaborazione con Munger e Lacy, Caramia, che gi nel 1963 aveva da solo identificato un nuovo citotipo nelle isole pancreatiche, furono stabilite definitivamente le basi ultrastrutturali e funzionali delle diverse popolazioni cellulari delle isole. Sul finire del suo lungo soggiorno negli Stati Uniti, nellambito delle ricerche di Rita Levi Montalcini sui fattori implicati nello sviluppo dei neuroni gangliari simpatici, ricerche che le avrebbero valso il Premio Nobel per la scoperta del Nerve Growth Factor, Caramia, in collaborazione con la stessa Montalcini e con Piero Angeletti, studi dal punto di vista ultrastrutturale le alterazioni indotte da vari agenti tossici, quali guanetidina e bretilio, nel corso dello sviluppo di questi neuroni. Tornato in Italia nel 1972, Caramia si dedic allo studio istologico, ultrastrutturale ed immunochimico degli epatociti in soggetti portatori di quello che era allora indicato come antigene Australia, dimostrando per la prima volta la presenza di particelle simil-virali nelle cellule epatiche di questi pazienti. Negli anni successivi Caramia, insieme ai suoi allievi romani, applic la sua grande esperienza di fine morfologo allo studio delle alterazioni elementari del fegato in varie condizioni patologiche, con particolare riferimento alla patologia mitocondriale e perossisomiale, confermandosi uno dei massimi esperti di patologia ultrastrutturale epatica; di particolare rilievo anche le ricerche sui meccanismi del trasporto intranucleare del glicogeno e quelle sulla localizzazione dei collageni tipo IV e V nello stroma di diversi tessuti umani. Si pu affermare che soltanto la innata modestia e riservatezza di Felice Caramia, purtroppo recentemente scomparso, gli hanno impedito di essere universalmente riconosciuto, come in effetti fu, come uno dei padri fondatori della moderna microscopia elettronica. 119

Pier Paolo Gazzaniga

Giuseppe Pontieri, nato a Nocera Terinese il 3 settembre 1927, si laure a Napoli nel 1950. Assistente dal 1951 presso lIstituto di Microbiologia dellUniversit di Napoli, poi presso quello di Patologia Generale della stessa Universit, consegu la Libera Docenza in Patologia Generale nel 1958 e quella in Microbiologia nel 1961. Vincitore del concorso alla cattedra di Patologia Generale di Messina nel 1963, fu chiamato a ricoprire la stessa cattedra a Palermo nel 1964, donde si trasfer a Napoli nel 1971, per essere infine chiamato a Roma nel 1974. La sua formazione scientifica si giov di numerosi soggiorni allestero: nellIstituto Pasteur di Parigi nel 1953, nello stesso anno nellIstituto di Microbiologia di Delft diretto da Kluyver, dal 1954 al 1955 presso lIstituto di Igiene di Bonn, nel 1956 nei laboratori Hilger di Londra diretti da Keckwick, dal 1958 al 1959 nel laboratorio di Heidelberger della Rutgers University di New Brunswick, dove, in collaborazione con Otto Plescia, svolse intensa attivit di ricerca in campo immunologico: sulla immunochimica del tumore mammario del topo, sulle immunoglobuline mielomatose, sulla biosintesi degli antigeni batterici e tumorali, sulla immunochimica del complemento. Seguirono, durante il soggiorno a Palermo e poi a Napoli, le ricerche di microscopia elettronica sulla ultrastruttura dei cromosomi e della membrana nucleare di cellule batteriche e le indagini sulla biosintesi enzimatica indotta nei batteri, nonch sulla induzione di alcuni enzimi nel fegato rigenerante di mammifero. Nel campo dei tumori spiccano le ricerche sugli antigeni del sarcoma di Rous e su un extra-antigene del fattore latte di Bittner assente nel latte normale. Altre indagini riguardarono la titolazione del primo componente del complemento e le tecniche di isolamento e di frazionamento del terzo componente. A Roma lattivit di ricerca di Pontieri continu ad essere rivolta nel campo dellImmunopatologia, in particolare con lo studio del ruolo del sistema complementare nel corso dello sviluppo neoplastico, dei rapporti tra immunodepressione ed oncogenesi e dei fenomeni autoimmunitari. Diversi suoi allievi compirono lunghi soggiorni in Laboratori europei e statunitensi con i quali vennero intrapresi rapporti di collaborazione scientifica con interscambio di ricercatori, ed egli stesso, grazie al supporto del CNR e degli Istituti ospitanti, frequent come Visiting Professor diversi Istituti scientifici degli USA, soprattutto il Waksman Institute of Microbiology della Rutgers University nel New Jersey, dove, durante gli anni giovanili, era iniziata la sua formazione immunologica sotto la guida di Heidelberger e Plescia. Negli studi sul sistema complementare egli mise in evidenza luti120

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lizzazione da parte delle cellule neoplastiche del C3 e la biosintesi, secrezione ed utilizzazione di questa molecola da parte di cellule staminali emopoietiche, che la incrementano dopo la trasformazione neoplastica con virus oncogeni. Dalle indagini sui rapporti tra immunodepressione ed oncogenesi emerse il risultato dellaumentata sintesi e secrezione nelle cellule tumorali di metaboliti dellacido arachidonico, in particolare leucotrieni e prostaglandine, che diventano responsabili dellinibizione funzionale dei linfociti, con la conseguenza che limmunodepressione nei tumori pu essere riguardata pi come un post-factum che come ante-factum. Numerose altre ricerche riguardarono il chiarimento della specificit antigenica degli anticorpi antifosfolipidi, il ruolo degli eosinofili nelle reazioni di ipersensibilit di 1 tipo e le modificazioni strutturali della membrana plasmatica delle cellule neoplastiche. Pontieri cur con passione lattivit didattica nei Corsi di Laurea e di Specializzazione, non solo nellambito della Patologia Generale ma anche in quello della Storia della Medicina, disciplina della quale ebbe per vari anni affidato linsegnamento. Oltre a varie rassegne, egli pubblic, in collaborazione con docenti di diverse Universit italiane, un libro di Patologia Generale in due volumi, che nelle sue tre edizioni stato adottato in molte Facolt di Medicina, di Veterinaria e di Scienze biologiche. Con la figura di Giuseppe Pontieri si conclude una generazione di patologi generali di Roma. La chiamata di Luigi Frati, destinato a diventare Preside della Facolt Medica, prestigioso incarico che egli ricopre dal 1990 a tuttoggi, ha dato inizio ad un nuovo periodo di fervida attivit scientifica, oltrech didattica ed assistenziale, che nel breve volgere di due decenni ha consentito a numerosi suoi allievi, diretti o indiretti, di coronare la loro carriera con il conseguimento dellordinariato nelle varie discipline ricomprese nel raggruppamento della Patologia Generale. Allattivit didattica, scientifica ed assistenziale di questa nuova Scuola ha offerto una solida base organizzativa listituzione del Dipartimento di Medicina Sperimentale e Patologia, da molti anni diretto con efficacia e passione da Mario Piccoli. Se, come tutti speriamo e confidiamo, il Policlinico Umberto I sopravviver alle ormai sue ricorrenti crisi, il riconoscimento dellulteriore importante contributo offerto dalla Patologia Generale alle sue finalit rester affidato ad una futura rievocazione. 121

Pier Paolo Gazzaniga

BIBLIOGRAFIA
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LISTITUTO DI ANATOMIA E ISTOLOGIA PATOLOGICA


ERMANNO BONUCCI

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LIstituto di Anatomia e Istologia Patologica

I primi anni dellinsegnamento LAnatomia Patologica, quale si andata sviluppando nel Policlinico Umberto I, trova le sue radici nellinsegnamento della disciplina presso lOspedale Santo Spirito, dove nella seconda met dell800 fu creato dapprima un Gabinetto fisio-patologico e poi un Istituto di Anatomia Patologica. Questo ebbe poi sede in via Agostino Depretis, in un edificio che comprendeva anche gli Istituti di Anatomia Umana, Fisiologia e Chimica Biologica, e ivi rimase fino al 1928, quando fu trasferito presso il Policlinico Universitario. Nella Storia della Facolt Medica di Roma, di Adalberto Pazzini, possibile trovare una succinta descrizione dei locali e delle strutture del nuovo Istituto, collocato in un edificio di stile cosiddetto coloniale, dapprima condiviso con la Patologia Generale, la Zoologia e la Parassitologia, quindi con la sola Patologia Generale, ed attualmente sede del Dipartimento di Medicina Sperimentale e Patologia1. Linsegnamento pratico dellAnatomia Patologica e la conseguente attivit autoptica, effettuati inizialmente nellOspedale Santo Spirito, furono trasferiti al Policlinico Universitario nel 1907 in locali provvisori adiacenti alle sale mortuarie e poi, nel 1928, in locali definitivi ad esse sovrastanti. In attesa del completamento delle strutture del Policlinico, dal 1923 al 1928, lIstituto aveva anche utilizzato alcuni locali della Clinica Psichiatrica. NellUniversit di Roma il primo docente di Anatomia Patologica fu Gaetano Valeri, il quale dal 1852 al 1865, presso lOspedale Santo Spirito, tenne un corso dedicato alla disciplina, la quale peraltro non era ancora compresa nellordinamento degli studi. Al Valeri segu, come insegnante non ufficiale, Guido Baccelli (1830-1916), professore di Clinica Medica e pi volte ministro della Pubblica Istruzione, il quale aveva pubblicato, oltre a numerose altre opere, un volume su La patologia del cuore e dellaorta. LAnatomia Patologica, tuttavia, non aveva ancora dignit di disciplina autonoma e veniva considerata un complemento di altre discipline e insegnata come corollario soprattutto della Clinica Medica, dellAnatomia Normale, della Fisiologia. I Maestri, la didattica, la ricerca Corrado Tommasi Crudeli (1834-1900) viene considerato il primo docente ufficiale di Anatomia Patologica presso lUniversit di Roma, ove fu chiamato nel 1871-72 provenendo dallUniversit di Palermo, sede nella quale aveva insegnato la disciplina dal 1865. Studente prima a Firenze e poi a Pisa, dopo la laurea si era recato a Parigi dove si era interessato di Medicina Sperimentale con Claude 125

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Bernard, e in Germania, dove aveva frequentato lIstituto di Rudolf Virchow. Spirito libero e intraprendente, si era arruolato tra le truppe di Giuseppe Garibaldi e fu lievemente ferito a Milazzo. Egli fu deputato prima e senatore poi del Regno dItalia e, in tale veste, collabor allistituzione di dispensari e reparti ospedalieri per la cura delle malattie veneree. Egli era peraltro anche uno stimato igienista, molto impegnato nellorganizzazione e nel funzionamento dei servizi sanitari, tanto che nel 1881 ebbe a trasferirsi alla Cattedra di Igiene. Tra le sue ricerche meritano menzione quelle sul parassita malarico e sulla propagazione del colera asiatico e della difterite2. Successore di Tommasi Crudeli, del quale era stato assistente, fu Ettore Marchiafava (1847-1935), il quale port lAnatomia Patologica alla dignit di disciplina autonoma. Noto soprattutto per le sue ricerche nel campo della malaria, della quale, in collaborazione con Angelo Celli, aveva studiato il ciclo, contribu al chiarimento della morfologia e dello sviluppo endoglobulare del parassita. Individu inoltre nel meningococco il responsabile della meningite epidemica. Egli si interess di numerosi altri problemi di patologia, partendo dal presupposto che le manifestazioni cliniche delle malattie trovano un riscontro preciso nelle alterazioni anatomo-patologiche. Descrisse per la prima volta lesioni degli organi in varie condizioni patologiche, alcune delle quali sono note ancora oggi con il suo nome. Si conosce infatti come Sindrome di MarchiafavaBignami la degenerazione del corpo calloso nellalcoolismo cronico, come Triade di Marchiafava lassociazione post-pneumonica di setticemia, endocardite e meningite, e ancora come Sindrome di Marchiafava-Micheli lassociazione di ittero emolitico cronico con emoglobinemia, emoglobinuria e sideruria. Oltre che insigne studioso, e per tale motivo membro nazionale dellAccademia dei Lincei, egli prese parte attiva alla vita nazionale, ricoprendo tra laltro gli incarichi di Presidente del Consiglio Superiore della Sanit e di vicepresidente della Croce Rossa Italiana. Ad Ettore Marchiafava successe nel 1922 lallievo Antonio Dionisi (1866-1931), che nel 1902-3 aveva tenuto per incarico linsegnamento di Istologia Patologica a Roma, si era poi recato a Modena come incaricato di Anatomia Patologica e, dal 1910, era divenuto professore di ruolo di Anatomia Patologica a Palermo. Antonio Dionisi continu gli studi gi intrapresi con il maestro, in particolare quelli sulla malaria, con i quali riusc ad anticipare lidea che il parassita malarico dovesse soggiornare nella zanzara per assumere carattere infettante, e quelli sulle malattie del sangue, con particolare riferimento alla patogenesi degli itteri3. 126

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Successore di Antonio Dionisi fu nel 1931 Guido Sotti, il quale proveniva dallUniversit di Bari, ove era stato nominato professore di Anatomia e Istologia Patologica nel 1928. Sotti fu studioso attento e rigoroso degli aspetti anatomo-patologici delle malattie che allepoca avevano il maggior impatto sociale, quali la tubercolosi. Di questa affezione, analizz aspetti poco noti, come quelli della miocardite di tipo emorragico, e localizzazioni inusuali, quali quelle nella milza e nelle meningi. Cessato linsegnamento di Guido Sotti nel 1947 per raggiunti limiti di et, subentr per un breve periodo Giovanni Lelli, che tenne linsegnamento per incarico dal 1947 and 1949. Titolare della cattedra di Anatomia e Istologia Patologica divenne poi Gaetano Bompiani che, dopo aver diretto vari Istituti di Anatomia Patologica in altre sedi universitarie, fu chiamato nel 1949 a dirigere quello dellUniversit di Roma. Gaetano Bompiani ebbe il merito di continuare lattivit universitaria secondo i rigorosi principi che erano stati propri dei suoi predecessori, ponendo sempre in primo piano linsegnamento dellAnatomia Patologica direttamente al tavolo anatomico. Nel contempo, tuttavia, apr i laboratori dellIstituto a nuove metodiche di ricerca e di studio, introducendo luso delle tecniche istochimiche e favorendo lo sviluppo di quelle ultrastrutturali, in tal modo offrendo allAnatomia Patologica, fino ad allora avente carattere prevalentemente macroscopico e istopatologico, nuovi mezzi di ricerca e di diagnostica. Degni di menzione sono i suoi studi sulla patologia vascolare nella malattia reumatica, su alcune forme di endocardite, su alcune affezioni emolitiche, sui processi organizzativi che possono portare allindurimento polmonare4. Al cessare dellattivit universitaria di Gaetano Bompiani, per raggiunti limiti di et (1958), linsegnamento dellAnatomia Patologica fu affidato per incarico ad Antonio Ascenzi, che del Bompiani era stato aiuto. Tale incarico ebbe la durata di un biennio. Trascorso tale periodo, nel 1960 la Facolt romana chiam Luigi Ajello (1898-1995) a dirigere lIstituto di Anatomia Patologica. Egli aveva tenuto per incarico la cattedra di Anatomia Patologica a Palermo e, nel 1942, era stato chiamato dallUniversit di Genova a dirigere lIstituto di Anatomia Patologica, che aveva tra laltro provveduto a riorganizzare dopo la parentesi bellica. Sia in tale sede, sia in quella romana, Luigi Ajello si fece promotore di numerose ricerche. Meritano particolare menzione quelle sulla granulomatosi amebica, sugli equivalenti anatomici dellallergia in alcune forme di tubercolosi (intestinale, biliare, ecc.), sulla brucella con individua127

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zione di un granuloma similtubercolare, sul cocainismo subacuto con evidenziazione di uno pseudogranuloma nervoso (gliomatosi cerebrale micronodulare), sui bioritmi. Nel 1954 la Facolt istitu la Scuola di Perfezionamento in Oncologia, di cui assunse la direzione e alla quale venne poi annesso il Centro per la prevenzione e la profilassi dei tumori professionali. Inoltre, lAnatomia e Istologia Patologica entr come insegnamento ufficiale in varie Scuole di Specializzazione. Nel 1965, su sua proposta, la Facolt istitu la Cattedra di Tecnica e Diagnostica Istopatologica, che venne affidata al suo allievo Marco Melis. Nato a Genova nel 1927, Marco Melis aveva svolto la sua attivit accademica nella Facolt di Medicina e Chirurgia di quella citt, dove gli era stato affidato nel 1959-60 lincarico di insegnamento dellAnatomia e Istologia Patologica e la direzione dellIstituto in sostituzione del suo maestro che era stato chiamato a Roma. Trasferitosi anchegli in tale sede nel 1960, la Facolt gli affid lincarico di insegnamento di Anatomia e Istologia Patologica su corso sdoppiato dal 1963 al 1968. In questa data, avendo conseguito lo straordinariato, venne chiamato dalla Facolt romana dapprima allinsegnamento di Tecnica e Diagnostica Istopatologica e, successivamente, a quello di Anatomia e Istologia Patologica. E attualmente Professore Emerito. Marco Melis membro di numerose Societ Scientifiche. La sua attivit di ricerca ha riguardato vari aspetti della patologia umana e sperimentale, ed stata condotta, oltre che con metodiche classiche, con tecniche di istochimica, di ultrastruttura e di morforadiologia vascolare normale e patologica. Questultima gli ha consentito di accertare una peculiare fisionomia vascolare degli organi, specie per le componenti collaterali anastomotiche. I risultati delle sue ricerche sono stati riportati su numerose pubblicazioni anche a carattere monografico che, tra laltro, comprendono le metodiche tecniche dalle autopsie alla microscopia elettronica e gli aspetti arteriografici, normali e patologici, del cuore e dei reni. Di particolare interesse loriginale volume sulle Similitudini in patologia, e quello intitolato Tavole sinottiche sistematiche di Anatomia Patologica5. Al cessare dellattivit universitaria di Luigi Ajello per raggiunti limiti di et (1968), la Facolt, per meglio far fronte allaumentato numero di studenti, ritenne opportuno sdoppiare linsegnamento dellAnatomia Patologica in due Istituti distinti, il primo collocato al pianterreno, il secondo al primo piano dello stesso edificio del Policlinico Umberto I. Alla loro direzione vennero chiamati rispetti128

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vamente Antonio Ascenzi e Cesare Cavallero. Come gi riportato, Antonio Ascenzi (1915-2000) aveva tenuto per incarico linsegnamento dellAnatomia e Istologia Patologica nel biennio 1958-59 e gli era stato poi affidato lo stesso insegnamento dalla Facolt Medica dellUniversit di Pisa, prima per incarico, poi, dal 1963, come professore straordinario e ordinario. Egli proveniva dalla stessa Scuola di Sotti, con il quale aveva fatto la tesi di laurea, e di Bompiani, con il quale era stato successivamente assistente, assistente incaricato, assistente di ruolo e aiuto. Aveva intanto ottenuto la libera docenza in antropologia e gli era stato affidato lincarico di insegnamento della Paleontologia Umana presso la Facolt di Scienze dellUniversit di Roma. Richiamato a Roma sulla I Cattedra di Anatomia e Istologia Patologica nel 1968, Antonio Ascenzi accentu le caratteristiche che erano state del suo maestro Gaetano Bompiani, da un lato promuovendo con vigore linsegnamento al tavolo anatomico e facendo riferimento alle metodiche classiche, dallaltro facendosi promotore di importanti innovazioni metodologiche, soprattutto in ambito ultrastrutturale. Resta a testimonianza del primo indirizzo il museo di Anatomia Patologica, che egli volle istituire sia a scopo didattico, sia come mezzo per conservare alla memoria alterazioni patologiche che per le migliorate cognizioni e condizioni sanitarie andavano scomparendo. Resta a testimonianza del secondo il microscopio elettronico che attualmente fa mostra di s, come cimelio storico, nellatrio dingresso dellIstituto; esso fu il primo microscopio utilizzato nel laboratorio di microscopia elettronica istituito da Antonio Ascenzi, laboratorio tuttora efficiente e dotato di pi moderne apparecchiature. Oltre che allo studio di vari problemi di patologia, tra i quali meritano particolare menzione quelli relativi alla tubercolosi e ai vizi congeniti di cuore, egli si interess soprattutto al tessuto osseo e ai problemi collegati con il processo di calcificazione in condizioni normali e patologiche. Fu tra i primi nel mondo ad affrontare tali studi con il microscopio polarizzatore, la diffrazione dei raggi X, il microscopio elettronico. Si occup inoltre di problemi di micromeccanica ossea, giungendo alla conclusione che le varie componenti del tessuto si organizzano in funzione delle forze meccaniche su di esse esercitate. Di notevole rilievo sono anche le sue osservazioni in ambito antropologico, soprattutto quelle sui reperti ossei neandertaliani, uno dei quali rinvenuto da lui stesso nel 1950 nellarea del Circeo (cosiddetto Circeo III B), e quelle che al momento della scomparsa conduceva ancora sul reperto fossile pi antico rinvenuto in Europa, il 129

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cosiddetto cranio di Ceprano, relativo ad homo erectus. I risultati delle sue ricerche sono riportati in numerosi lavori pubblicati su importanti riviste nazionali e internazionali. Particolare importanza ha avuto il suo Trattato di Anatomia Patologica, pubblicato in collaborazione con Giacomo Mottura6. Antonio Ascenzi, oltre alla direzione del I Istituto e della I Scuola di Specializzazione in Anatomia patologica, ebbe numerosi altri incarichi, alcuni dei quali extrauniversitari. Egli fu dal 1966 al 1970 membro di nomina ministeriale del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, dal 1966 membro della Commissione per le Scienze Ausiliarie dellArcheologia del C.N.R, dal 1970 membro del Consiglio Scientifico Internazionale del Laboratorio di Ricerca dellIstituto Calot di Berck Plage, in Francia, dal 1973 Presidente dellIstituto Italiano di Paleontologia Umana. Fu Socio Corrispondente Fig. 1 Antonio Ascenzi dal 1972 e Socio Nazionale dal 1987 dellAccademia Nazionale dei Lincei, nella quale fu membro del Consiglio di Presidenza. Fu socio di numerose associazioni scientifiche nazionali ed internazionali, e membro del Comitato Editoriale di varie riviste scientifiche a carattere internazionale. Numerosi furono i riconoscimenti alla sua attivit scientifica, in particolare gli fu conferito il premio Ettore Marchiafava dallUniversit di Roma La Sapienza, e il premio nazionale Antonio Feltrinelli dallAccademia Nazionale dei Lincei7. Alla direzione del II Istituto di Anatomia e Istologia Patologica della Facolt Medica romana fu chiamato Cesare Cavallero (19131978), il quale proveniva dallUniversit di Pavia dove era stato alunno del Collegio Ghislieri e si era laureato discutendo una tesi sperimentale di micologia preparata sotto la guida di Piero Redaelli, allora Professore Ordinario di Anatomia Patologia. Assistente ordinario ed aiuto presso la stessa Universit, nel 1946 aveva seguito il suo maestro, nel frattempo trasferito allUniversit di Milano. Professore ordinario di Anatomia e Istologia Patologica presso lUniversit di Pavia dal 1955, nel 1969 veniva chiamato dallUniversit di Roma a dirigere il II Istituto di Anatomia Patologica, funzione tenuta con scrupolo e grande competenza fino alla sua prematura scomparsa avvenuta nel 1978. 130

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Cesare Cavallero ha svolto importanti ricerche scientifiche, in parte in Istituti esteri (Louvain, Belgio 1939-1940; Copenhagen, Danimarca 1946-1948), occupandosi dapprima di problemi relativi alla micologia umana e sperimentale e quindi allendocrinologia sperimentale. I suoi studi anatomo-patologici avevano un costante punto di riferimento nella fisiopatologia e nella patogenesi delle affezioni, e tale indirizzo, che lo accompagner lungo tutto larco della sua vita scientifica, rappresenta una caratteristica tipica della sua Scuola. Cesare Cavallero stato Direttore delle Scuole di Specializzazione in Anatomia e Istologia Patologica ed in Oncologia dellUniversit di Roma, ed stato membro di Consigli Direttivi di numerose Societ Scientifiche nazionali ed europee. E stato autore di oltre 300 pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali, su temi riguardanti principalmente lendocrinologia umana e sperimentale, le malattie del collagene, e laterosclerosi umana e sperimentale8. Durante il periodo di insegnamento di Antonio Ascenzi, nel 1969 era stato richiamato a Roma a coadiuvarne loperato Vittorio Marinozzi (1924-1997), che era suo allievo. Egli aveva infatti iniziato e svolto parte della sua attivit accademica presso lUniversit di Roma, dove era stato assistente e aiuto, e aveva poi seguito Antonio Ascenzi quando questi era stato chiamato dallUniversit di Pisa. In tale sede, Vittorio Marinozzi aveva tenuto per incarico dapprima (1966-68) linsegnamento di Ultrastruttura della Cellula per la Classe di Scienze Biologiche della Scuola Normale Superiore, e poi, nel periodo 1968-69, quello di Anatomia e Istologia Patologica nella Facolt di Medicina e Chirurgia. Nel 1969 la Facolt di Medicina e Chirurgia dellUniversit romana lo aveva chiamato a tenere per incarico linsegnamento di Anatomia e Istologia Patologica. Egli aveva ottenuto nel frattempo la libera docenza prima nella stessa disciplina e poi in Istochimica Normale e Patologica. Nel 1975 risult vincitore del concorso di professore straordinario di Istochimica Normale e Patologica presso la I Facolt di Medicina e Chirurgia dellUniversit di Napoli, ove peraltro ebbe ad insegnare per il solo anno accademico 1975-76, essendo stato subito richiamato a Roma sulla terza Cattedra di Anatomia e Istologia Patologica. Dopo la morte prematura di Cesare Cavallero, egli pass alla seconda Cattedra e divenne Direttore del II Istituto. Nel 1985, essendo andato fuori ruolo Antonio Ascenzi, si trasfer alla I Cattedra. 131

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Lattivit scientifica di Vittorio Marinozzi ha avuto una notevole risonanza internazionale sia per limportanza degli argomenti trattati, sia per le tecniche innovative ed originali. Egli si era interessato fin dal 1957 di problemi ultrastrutturali, dapprima presso lIstituto Superiore di Sanit di Roma, ove era disponibile un microscopio elettronico, poi presso i centri di Microscopia Elettronica dellUniversit di Losanna (1961), dellIstituto dei Tumori di Villejuif, in Francia (1962-63), e dellUniversit di Pisa, ed infine a Roma, dove era stato allestito da Antonio Fig. 2 Vittorio Marinozzi Ascenzi il laboratorio di microscopia elettronica. Delle sue numerose ricerche condotte con tale tecnica meritano particolare menzione quelle del tutto originali, riportate su riviste scientifiche di grande risonanza internazionale, sul significato istochimico dellimpregnazione argentica, sulla composizione e ultrastruttura del nucleolo, sulle glicoproteine di membrana e sui glicoconiugati. Di notevole interesse sono anche le indagini che Egli esegu su amplissima casistica anatomo-patologica relativamente alle alterazioni polmonari e, soprattutto, renali nelle cardiopatie congenite cianotizzanti. Per linsieme dei risultati ottenuti, lAccademia Nazionale dei Lincei gli assegn il premio Antonio Feltrinelli per la Medicina nellanno 1979. E stato membro di numerose Societ Scientifiche nazionali e internazionali. Nellanno accademico 1969-1970 vennero affiancati ad Antonio Ascenzi e a Cesare Cavallero i loro allievi, rispettivamente Cesare Bosman e Carlo D. Baroni, con incarico di insegnamento su corso sdoppiato di Anatomia e Istologia Patologica. Cesare Bosman (1932-2003) era stato studente a Roma e, successivamente, assistente di Anatomia Patologica nella Facolt di Medicina e Chirurgia dellUniversit di Pisa. Trascorso un biennio negli USA, presso lUniversit di California a La Jolla, ove si era interessato soprattutto di immunopatologia, aveva ottenuto la libera docenza in Anatomia Patologica. Trasferitosi nuovamente a Roma, era stato incaricato nel 1975 dellinsegnamento di Anatomia e Istologia Patologica presso il I Istituto e nel 1980, a seguito di rego132

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lare concorso, era divenuto docente di ruolo nella disciplina. Cesare Bosman associava ad una conoscenza molto approfondita ed erudita dellanatomia patologica, dellistopatologia e della citopatologia, una notevole capacit didattica, in particolare al tavolo anatomico. Le sue ricerche, condotte soprattutto su casistica anatomo-patologica, hanno prodotto risultati molto importanti, unanimemente apprezzati, anche su temi di patologia estremamente rari. Membro di numerose societ scientifiche, fu tra i primi a comprendere limportanza della diagnostica ultrastrutturale, soprattutto nello studio delle neoplasie, e in tal senso ebbe a coordinare un gruppo di ricerca nazionale espressamente dedicato a tale tema. La sua competenza anatomo-patologica gli valse linvito a collaborare con importanti istituzioni ospedaliere. Carlo D. Baroni, nato a Milano nel 1934, proveniente dallUniversit di Pavia, dove era stato alunno, al pari del Cavallero, del Collegio Ghislieri, aveva ottenuto la specializzazione in Anatomia ed Istologia Patologica ed in Oncologia, la libera docenza in Anatomia ed Istologia Patologica ed in Cancerologia Sperimentale, ed aveva avuto lincarico di insegnamento in Anatomia Patologica prima di trasferirsi a Roma, dove continu tale incarico di insegnamento nel II Istituto di Anatomia Patologica della Facolt di Medicina e Chirurgia dellUniversit La Sapienza. Vincitore di concorso nazionale, quale professore straordinario fu chiamato nel 1980 ad insegnare nella Cattedra di Anatomia e Istologia Patologica dello stesso Istituto, dove poi, divenuto professore ordinario, ha continuato linsegnamento della Disciplina. E attualmente professore fuori ruolo. Il suo percorso universitario contrassegnato da lunghi periodi di studio allestero (Department of Oncology - Chicago Medical School, Chicago, Illinois, dal 1960 al 1963; Salk Institute for Biological Studies, San Diego, California dal 1967-1970; Department of Immunology - University of Minnesota Medical School, Minneapolis, Minnesota nel 1984), durante i quali si occupato di cancerologia sperimentale, immunologia sperimentale, immunopatologia e patologia delle malattie immunoproliferative. In questi periodi ha avuto modo di collaborare con eminenti scienziati quali Henry Rappaport, Philip Shubik, Jonas Salk, Renato Dulbecco, Anthony Davies, Jacques Miller e Fritz Bach. Direttore della Scuola di Specializzazione in Anatomia Patologica dal 1980 al 1986 e dal 2003 ad oggi, membro di numerose Societ Scientifiche nazionali e internazionali; in particolare, stato membro del Board of Directors della European Society of Pathology e 133

Ermanno Bonucci

della European Society of Haemopathology. E Consultant for Pathology of the European Late Effect Project Group. Partecipa a consorzi di ricerca finanziati dalla Comunit Europea (MuvadenDetec). E autore di oltre 260 pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali. Durante il periodo della direzione di Antonio Ascenzi, venne aggregato al I Istituto linsegnamento di Istochimica, che nel 1970 fu affidato per incarico al suo allievo Ermanno Bonucci. Nato a Spoleto (PG) nel 1930, libero docente nella disciplina e in Anatomia Patologica, egli tiene tale incarico sino al 1978, quando gli viene affidato quello dellinsegnamento di Anatomia e Istologia Patologica. Nel 1980, a seguito di regolare concorso, diviene professore straordinario e, nel 1983, professore ordinario di Anatomia e Istologia Patologica presso la Facolt di Medicina e Chirurgia dellUniversit La Sapienza. Ermanno Bonucci, attualmente Professore Emerito, stato dal 1983 al 1988 Direttore del Dipartimento di Biopatologia Umana dellUniversit di Roma La Sapienza, costituitosi nel 1983 dalla confluenza dellAnatomia Patologica, della Biologia, della Chimica Clinica e dellEmatologia. Egli stato inoltre Direttore della Scuola di Specializzazione in Anatomia Patologica dal 1987 al 2002, ed stato coordinatore del Dottorato di Ricerca in Fisiopatologia dei Tessuti Calcificati e del Dottorato di Ricerca in Patologia Umana. Lattivit di ricerca di Ermanno Bonucci ha riguardato numerosi campi della patologia. In particolare, i risultati delle ricerche di istochimica, immunoistochimica e microscopia elettronica condotte sui tessuti osseo e cartilagineo normali e patologici hanno avuto ampia risonanza internazionale. Per essi lAccademia dei Lincei gli assegn nel 1989 il premio Antonio Feltrinelli per la Medicina. E stato membro del Consiglio Scientifico Internazionale del Laboratorio di Ricerca dellIstituto Ortopedico Calot di Berck-Plage (Francia). Socio corrispondente dellAccademia Nazionale dei Lincei dal 1993, dal 2004 socio nazionale; inoltre socio corrispondente della Real Academia de Medicina y Cirugia dellUniversit di Cadice. E socio onorario della Societ Italiana di Ortopedia e Traumatologia e membro di numerose societ scientifiche nazionali e internazionali, di alcune delle quali stato Presidente. Ha fatto parte del comitato editoriale di numerose riviste scientifiche, anche come Editor in Chief, ed autore di oltre 350 pubblicazioni a stampa, prevalentemente su riviste a carattere internazionale. Degni di particolare menzione sono il Manuale di Istochimica e il volume Calcification in Biological Systems9. E 134

LIstituto di Anatomia e Istologia Patologica

stato coordinatore di numerosi programmi di ricerca condotti in collaborazione con Istituti nazionali e esteri. In riconoscimento dei suoi meriti, gli stata conferita dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, lonorificenza di Cavaliere di Gran Croce. I docenti attuali Francesco Nardi, nato a Pisa nel 1941, viene incaricato dellinsegnamento di Anatomia e Istologia Patologica dalla Facolt di Medicina e Chirurgia dellUniversit La Sapienza dal 1979 al 1983. Nel 1983 diviene professore associato di Istituzioni di Anatomia e Istologia Patologica per il Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria presso la stessa Facolt. Diviene nel 1985 professore straordinario nella stessa Disciplina e Facolt e nel 1989 professore ordinario, funzione che ricopre tuttora. Di particolare interesse sono i suoi studi sulla etiopatogenesi e sulla suscettibilit genetica del mesotelioma maligno familiare, e quelli del tutto recenti su nuovi parametri genici per la diagnostica molecolare delle neoplasie tiroidee e sui meccanismi patogenetici dello sviluppo dei tumori tiroidei. Pietro Gallo, nato a Firenze nel 1947, ha iniziato il suo iter accademico nel I Istituto di Anatomia Patologica dellUniversit La Sapienza, dove ha svolto le funzioni di assistente ordinario e, dal 1983, di professore associato di Anatomia e Istologia Patologica. Nel 1990, divenuto professore straordinario nella stessa disciplina, viene chiamato dallUniversit dellAquila, ove trascorre un triennio. Nel 1993 viene richiamato a Roma, sulla cattedra di Anatomia Patologica Cardiovascolare, della quale ancora titolare. Specializzatosi prima in Anatomia Patologica e poi in Oncologia, si interessa prevalentemente di patologia cardiovascolare e in tale campo ha pubblicato oltre 300 lavori, che hanno suscitato vasta eco nazionale e internazionale. E membro di varie Societ Scientifiche, ed stato Presidente della Societ Italiana di Patologia Cardiovascolare e membro del Consiglio Direttivo della SIAPEC. Oltre ai numerosi e gravosi impegni didattici, accademici ed organizzativi, dal 1985 responsabile della Sezione di Patologia, Unit di Trapianto Cardiaco, Universit La Sapienza. Dal 1994 Direttore del Museo di Anatomia Patologica annesso al I Istituto, direzione che aveva gi tenuto nel periodo 1987-90. Tullio Faraggiana di Sarzana, nato a Milano nel 1948, nel 1987 viene chiamato dalla Facolt di Medicina e Chirurgia dellUniversit La Sapienza quale professore associato di Anatomia e Istologia Patologica. In tale disciplina diviene professo135

Ermanno Bonucci

re straordinario nel 1994 e professore ordinario nel 1997 e in tale veste, a tuttoggi, tiene linsegnamento della suddetta disciplina presso lo stesso Istituto. Tullio Faraggiana di Sarzana ha conseguito la specializzazione in Anatomia Patologica e la American Board of Pathology Medical licence per gli stati di New York, New Jersey, Indiana. E stato Assistant Editor e successivamente Associated Editor del Journal of Histochemistry and Cytochemistry. I suoi interessi scientifici riguardano soprattutto la patologia renale, la patologia della pelle, la biologia del collagene; per le sue ricerche si avvale di tecniche ultrastrutturali e di biologia e patologia molecolare. E autore di numerose pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali e internazionali. E membro di numerose Societ scientifiche. Luigi Ruco, nato a Roma nel 1950, ha percorso tutto il suo iter accademico presso lUniversit di Roma, ad eccezione del periodo 1975-78 trascorso negli USA quale Visiting Fellow presso il National Cancer Institute di Bethesda, Md. E professore associato di Anatomia Patologica nella Facolt di Medicina e Chirurgia de La Sapienza dal 1987 al 1994. In tale anno diviene professore straordinario nella stessa disciplina, e, nel 1997, professore ordinario, funzione che svolge ancora oggi presso la seconda Facolt di Medicina e Chirurgia, Ospedale SantAndrea, ove dal 1999 ricopre anche il ruolo di Direttore della Scuola di Specializzazione in Anatomia Patologica. Le sue ricerche di maggior rilievo vertono sulleziopatogenesi e sulla classificazione delle malattie linfoproliferative e dei timomi, e sulla patogenesi del carcinoma papillare della tiroide. Paolo Bianco, nato a Lecce nel 1955, acquisisce la sua maturit scientifica presso la Scuola di Antonio Ascenzi, del quale segue anche lattivit di ricerca, che amplia e completa con lunghi soggiorni nel National Institute of Dental Research, National Institute of Health, Bethesda, Md., USA. Nel 1993 viene chiamato dallUniversit dellAquila quale Professore Associato di Anatomia e Istologia Patologica; nel 2000, divenuto professore straordinario della stessa disciplina, viene richiamato a Roma dalla I Facolt di Medicina e Chirurgia; nel 2003 diviene professore ordinario nella stessa sede. La sua attivit di ricerca, condotta con tecniche di biologia molecolare, di istochimica e immunoistochimica, di microscopia elettronica e confocale, e mediante colture in vitro, verte soprattutto sulla fisiopatologia ossea e sulla biologia delle cellule staminali. Stefania Uccini, nata a Roma nel 1947, specialista in Patologia Generale e in Anatomia Patologica, nel 1986 diviene professore associato di Immunopatologia, nel 2000 professore straordinario e 136

LIstituto di Anatomia e Istologia Patologica

nel 2003 professore ordinario di Anatomia Patologica. Ha svolto un intenso programma di ricerca, tra laltro coordinando il programma MURST sul sarcoma di Kaposi nel 1998 e nel 2000. I risultati ottenuti sono stati oggetto di pubblicazione su riviste scientifiche a carattere nazionale e internazionale. Svolge attivit di ricerca prevalentemente su AIDS, sarcoma di Kaposi, patologia linfoproliferativa, patologia pediatrica, neuroblastomi, per le quali riscuote unanime apprezzamento. Ai suddetti professori di prima fascia si sono affiancati negli anni numerosi professori di ruolo di seconda fascia. In particolare, Francesco Autelitano e Alberto Ceccamea, prematuramente scomparsi, Anna de Matteis, a riposo per raggiunti limiti di et, Luigi Giusto Spagnoli, attualmente professor ordinario della disciplina presso lUniversit di Tor Vergata, e i professori Valeria Ascoli, Francesco Carpino, Giancarlo Castagna, Giulia DAmati, Carlo Della Rocca, Ugo Di Tondo, Daniele Eleuteri Serpieri, Felice Giangaspero, Pietro Mingazzini, Andrea Onetti Nuda, Edoardo Pescarmona, Antonella Stoppacciaro (II Facolt, Ospedale SantAndrea), Domenico Vitolo. BIBLIOGRAFIA
1. PAZZINI A., La Storia della Facolt Medica di Roma. Voll. I e II. Roma, Istituto di Storia della Medicina, 1961. 2. MELINO C., DEL VECCHIO R., Corrado Tommasi-Crudeli, igienista. Ann. Ig. 2000; 12(6):441-456. 3. GRUCCIONI F., BOMPIANI G., Antonio Dionisi. Il Policlinico. Sezione pratica 1931; 38:1577-78. 4. AJELLO L., Gaetano Bompiani. Il Policlinico. Sezione pratica 1968; 75(16):531-538. 5. MELIS M., Similitudini in patologia. Roma, Soc. Ed. Universo, 2000. MELIS M. Tavole sinottiche sistematiche di Anatomia Patologica. Roma, Soc. Ed. Universo, 2000. 6. ASCENZI A., MOTTURA G., Trattato di Anatomia Patologica. Torino, UTET, 1a ed. 1970. 7. ASCENZI M.G., Antonio Ascenzi (1915-2000). J. Biomechanics 2001; 34:419-420. 8. MOSCA L., Cesare Cavallero (1913-1979). Patologica 1979; 71:723-726. 9. BONUCCI E., Manuale di Istochimica. Roma, Lombardo Editore 1981; BONUCCI E., Calcification in Biological Systems. Boca Raton, Florida, CRC Press 1992.

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LINSEGNAMENTO DELLA FARMACOLOGIA


PIETRO MELCHIORRI

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LInsegnamento della Farmacologia

I primi anni dellinsegnamento Il 9 novembre 1513 Leone X con la Bolla Dum suavissimos atque uberes fructus riordin e riform il piano degli studi universitari dellallora Archiginnasio Romano, erede di quello Studium Urbis fondato nel 1303 da Papa Bonifacio VIII, aggiungendo alle due precedenti materie dellinsegnamento medico di allora, la medicina teorica e la medicina pratica, una terza disciplina denominata Lectura simplicium. Questa lettura dei semplici riguardava le parti di piante, animali o minerali che erano usate nella medicina antica e che non dovevano subire sostanziali cambiamenti che ne avrebbero modificato le propriet farmacologiche e terapeutiche. Il Lettore dei semplici doveva leggere quei passi dei testi di Galeno, Avicenna, Dioscoride, Plinio che si riferivano alle propriet delle piante, vi poteva aggiungere le annotazioni, i chiarimenti ed aggiornamenti che riteneva opportuni, ma aveva lobbligo di mostrare e descrivere agli studenti le piante medicinali che vegetavano nellorto dei semplici, un orto botanico allestito su ordine dello stesso Pontefice Leone X nei Giardini vaticani. Con Lectura simplicium Leone X introdusse per la prima volta nel programma degli studi medici universitari, sino ad allora assolutamente teorici, un insegnamento di fitoterapia e farmacognosia basato su dimostrazioni ed esercitazioni pratiche. Lo stesso Pontefice nomin il primo lettore dei semplici nella persona di Giuliano di Foligno, medico illustre ai suoi tempi, assegnandogli il ragguardevole stipendio annuo di 400 fiorini. Da quei pochi Rotuli della Sapienza rimasti (magnifiche pergamente miniate in cui venivano annotati gli atti riguardanti lUniversit, gli insegnamenti impartiti, i nomi dei lettori delle singole materie, gli argomenti delle letture e perfino gli stipendi dei docenti), apprendiamo gli argomenti che i lettori dei semplici trattavano e lanno in cui li svolsero1. Giovanni Faber, ad esempio, svolse nel primo decennio del 1600 letture di semplici dal titolo De vere catarticis tam compositis quam simplicibus, De lenientibus et aromaticis medicamentis, De purgantibus et venenis, De lenientibus et metallicis, e De alterantibus et corroborantibus. Pietro Castelli dal 1629 al 1630 tenne corsi intitolati De medicamentis purgantibus vomitoriis e De mineralibus. Giovanni Sinibaldi, dal 1635 al 1645 tenne letture di semplici dai titoli De alexifarmacis, De vinis Romanorum, De gemmarum virtutibus. Dalla consultazione dei Rotuli si deduce anche che linsegnamento dei semplici alla Sapienza nel 1600 e nella prima met del 1700 era svolto da differenti e numerosi lettori e comprendeva una moltepli141

Pietro Melchiorri

cit di argomenti che oggi definiremmo di Botanica, di Farmacognosia, di Farmacologia e di Terapia medica. Questo carattere multidisciplinare della Lectura simplicium, se da un lato rappresentava un esempio raro e sorprendentemente attuale di insegnamento integrato, dallaltro, per la sua rigidit didattica, legata alla lettura e al commento dei soli testi storici riconosciuti dalla curia pontificia, fin per rendere il corso inadeguato al crescere delle conoscenze scientifiche e sempre pi estraneo alle reali esigenze della medicina2. Infatti, gi nella prima met del 700, gli speziali, i farmacisti del tempo, tentarono di sostituire le piante fresche ed essiccate descritte nei testi di Galeno, o Avicenna o Razes, con estratti purificati ottenuti trattando i semplici con rozzi metodi fisici (macinazione, setacciamento, percolazione, macerazione, filtrazione), al fine di arricchirne il contenuto di ci che era considerato efficace dal punto di vista terapeutico, e nella seconda met del secolo le scienze chimiche incominciarono ad applicare nuove tecniche analitiche all isolamento e identificazione dei principi attivi responsabili delleffetto curativo delle piante medicinali3. Se quindi da un lato si assisteva alla nascita dei primi rudimentali farmaci, dallaltro la Botanica andava sempre pi assumendo i connotati di scienza autonoma dedicata allo studio delle piante indipendentemente dal loro valore terapeutico. In questo modificato scenario Benedetto XIV introdusse nel 1748 la sua riforma degli studi settecenteschi romani (1748) abolendo la Lectura simplicium e trasferendo linsegnamento dei semplici nelle Istituzioni di Botanica pratica e aggiungendo agli insegnamenti impartiti nel corso di Medicina della Sapienza quello di Istituzioni ed esperimenti chimici, nel cui programma didattico possiamo trovare i primi rudimenti di biochimica e chimica del farmaco. Ma agli inizi dell800 anche la riforma benedettina si dimostr inadeguata allevolversi delle scienze mediche. Fu Leone XII, nella sua celebre bolla Quod Divina Sapientia (1824), a riformare nuovamente i corsi di Medicina della Sapienza, riunendo linsegnamento dei farmaci con quello delligiene e della terapia medica in una unica cattedra di Igiene, Terapia generale e Materia medica2. Inoltre, la aumentata disponibilit di principi attivi purificati o sintetizzati dalla chimica indusse il Pontefice ad aggiungere allultimo anno degli studi medici un nuovo insegnamento di farmaci, la Farmacia pratica, ritenuto necessario per far conoscere ai medici come si compilavano e si spedivano le ricette contenenti i principi attivi, in un tempo in cui ancora non esistevano specialit medicinali standardizzate4. 142

LInsegnamento della Farmacologia

I Maestri, la didattica, la ricerca Possiamo quindi, a buona ragione, considerare che la riforma di Leone XII segna linizio della Farmacologia come nuova disciplina dellAteneo romano, sia pur suddivisa negli insegnamenti di Materia medica, Terapia generale e Farmacia pratica. Di questa nuova cattedra fu primo professore Giacomo Folchi, noto igienista, che vi insegn fino al 1849, seguito da Raffaele Luchini (1851-1856) e da Francesco Scalzi (1856-1889). Scalzi fu il primo a vincere una cattedra per pubblico concorso e sotto il suo insegnamento, nel 1870, la Sapienza divenne Universit dello Stato Italiano e la denominazione del corso di insegnamento fu mutata in Materia medica e Terapia Generale, mentre ligiene divenne insegnamento distinto. Nella Materia medica vennero raggruppati sia i farmaci estrattivi di origine vegetale ed animale (sezioni definite come Materia medica botanica e Zoologia medica) sia quelli prodotti dalla chimica (Materia medica chimica). Lo Scalzi, popolarissimo nellambiente studentesco, impresse alla sua scuola un indirizzo sperimentale e scrisse un manuale ad uso degli studenti del suo corso, il Trattato di Materia Medica e una Synopsis pharmacologiae generalis in cui si ritrovano alcuni rudimenti di quelle che oggi sono le due principali sezioni della Farmacologia, la farmacocinetica e la farmacodinamica. Ma la fine dell800 fu soprattutto caratterizzata dalla identificazione della struttura chimica di numerose molecole contenute nelle piante medicinali, a cui si attribuirono le propriet terapeutiche dei semplici, e che permise una prima classificazione dei farmaci naturali in tre grandi categorie chimiche: alcaloidi, glucosidi e acidi vegetali. Queste scoperte della chimica fornirono le basi a nuova disciplina, la farmacologia sperimentale, che ebbe i suoi pi insigni rappresentanti in quelle figure di fisiologi-farmacologi in grado di studiare linterazione tra organismo e farmaco e di valutare di questultimo sia gli effetti terapeutici che tossici. La farmacologia sperimentale fece tesoro di quelle idee innovative che in ambito medico avevano rivoluzionato le precedenti concezioni: la medicina sperimentale di Claude Bernard, la patologia cellulare di Rudolf Virchow, le ipotesi germinali di Louis Pasteur e la biologia dei microbi di Robert Koch. In questo nuovo fervore delle scienze mediche sperimentali, nel 1890, Giuseppe Colasanti viene chiamato a ricoprire la prima cattedra di Materia Medica e Farmacologia sperimentale della Sapienza con il compito di organizzare e sviluppare la nuova scienza del farmaco. Giuseppe Colasanti era uomo di vasta cultura biolo143

Pietro Melchiorri

gica, dotato di una solida ed aggiornata esperienza nella sperimentazione animale, maturata in lunghi soggiorni nei principali laboratori di fisiologia e farmacologia europei. Vincitore di borse di perfezionamento allestero, si rec fin da giovane nel laboratorio di Stricker a Vienna, in quello di Pfluger a Bonn, di Virchow a Berlino e infine in quello di Felice Hoppe-Seyler a Strasburgo. Inizi la sua carriera universitaria come settore di Anatomia e poi assistente di Anatomia Comparata; fu quindi docente di Fisiologia e incaricato di Anatomia e Fisiologia Comparata. Nel 1881 fu titolare di Chimica Fisiologica alla Sapienza, e quindi titolare della cattedra di Farmacologia sperimentale. Con Giuseppe Colasanti la Farmacologia venne trasferita dal Palazzo della Sapienza nellIstituto di Farmacologia sperimentale con sede in Via Agostino De Pretis 92. Nelledificio di via De Pretis, che alloggiava anche altri Istituti Biologici, la Farmacologia occup il terzo piano. LIstituto di Farmacologia sperimentale disponeva di 11 locali tra laboratori, studi e direzione, possedeva inoltre un museo delle droghe, una biblioteca, una officina ed uno stabulario. Colasanti attrezz in maniera adeguata il suo Istituto, talch alla fine dell8oo lIstituto di Farmacologia sperimentale della Sapienza era considerato uno dei meglio organizzati in Italia e in grado di sviluppare quella nuova scienza sperimentale che incominciava ad acquisire una posizione autonoma rispetto alle altre scienze biologiche. Colasanti fond inoltre la prima rivista italiana di farmacologia, Archivio di farmacologia e scienze affini. Lindirizzo nettamente sperimentale conferito alla farmacologia romana dal Colasanti ricevette un impulso ulteriore in senso fisiologico dal suo successore Gaetano Gaglio (1903-1924). Gaglio infatti aveva iniziato la sua carriera universitaria come assistente di Fisiologia nellIstituto Universitario di Torino diretto da Angelo Mosso, per passare poi alla scuola di Fisiologia di Luigi Luciani a Firenze. Egli si perfezion nella fisiologia sperimentale presso i pi noti Istituti di Lipsia e Strasburgo. Le linee di ricerca che Gaglio svolse nellUniversit di Roma risentono della sua formazione fisiologica sperimentale. Organizz ricerche sulla fisiologia e farmacologia del pancreas, sugli effetti della cocaina sulle funzioni cerebellari e labirintiche, sulla tossicit del mercurio. Fu uno dei primi in Europa a descrivere i danni prodotti dal mercurio sul sistema nervoso periferico. Per queste sue ricerche ricevette anche lincarico di un insegnamento complementare di Tossicologia presso la Facolt di Medicina e Chirurgia della Sapienza e la direzione della Scuola di Farmacia5. 144

LInsegnamento della Farmacologia

Nel 1925 Attilio Bonanni subentr a Gaglio nella cattedra di Farmacologia e nella direzione dellIstituto di Farmacologia sperimentale. Nel 1929 ledificio di via Agostino De Pretis, che alloggiava lIstituto di Farmacologia sperimentale e gli altri Istituti Biologici della Sapienza, venne demolito per permettere la costruzione del Ministero dellInterno e la relativa Piazza del Viminale. Gli Istituti di Farmacologia, Chimica Fisiologica e Fisiologia vennero trasferiti in una nuova sede costruita nellarea compresa tra il Policlinico, la cui costruzione era stata ultimata nel 1902, e il Verano. LIstituto di Farmacologia fu localizzato al primo piano di questo edificio e Bonanni cur personalmente una razionale organizzazione dei laboratori, degli studi, della direzione, della biblioteca e dei servizi. Nei tredici anni del suo insegnamento alla Sapienza, Bonanni si dedic allo studio dellassorbimento del ferro e del suo trasporto nellorganismo, delle porfinurie tossiche prodotte da farmaci e degli effetti degli amari sulla secrezione gastrica, impiegando le tecniche dei riflessi condizionati descritte da Ivan Pavlov. Nel 1938, alla morte di Attilio Bonanni, venne chiamato a ricoprire la cattedra di Farmacologia della Sapienza un suo allievo, Pietro Di Mattei, che vi si trasfer dalla Universit di Pavia dove gi insegnava la stessa disciplina dal 1928.

Fig. 1 Attilio Bonanni (1925) al tavolo della biblioteca dellIstituto di Farmacologia sperimentale di Via Agostino De Pretis insieme al giovane assistente Pietro Di Mattei (in piedi nella foto).

Fig. 2 Pietro Di Mattei (al centro con gli occhiali) e alla sua sinistra Hans Selye al 4 Congresso Internazionale di Terapia (Roma 2325 settembre 1954).

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Pietro Melchiorri

Gli eventi bellici del secondo conflitto mondiale isolarono la ricerca italiana dal contesto europeo producendo una oscura stagnazione culturale e scientifica. Durante il bombardamento di Roma del 19 luglio 1943 i locali dellIstituto di Farmacologia furono gravemente colpiti e alcuni piani delledificio crollarono.

Fig. 3 Ledificio della Sapienza che ospitava gli Istituti di Fisiologia, Chimica Fisiologica e Farmacologia semidistrutto dal bombardamento di Roma del 19 luglio 1943.

Segu una faticosa e lenta ricostruzione che ben presto si dimostr inadeguata di fronte alle crescenti esigenze sollevate dallimponente sviluppo della Farmacologia nel rifiorire della ricerca scientifica italiana. Fu merito indiscusso di Pietro Di Mattei lessersi energicamente impegnato per ottenere i fondi ministeriali necessari per la costruzione di un nuovo edificio interamente dedicato alla Farmacologia. Finalmente nel marzo del 1955 il Ministero dei Lavori Pubblici bandiva un concorso nazionale per la costruzione della nuova sede dellIstituto di Farmacologia nella Citt Universitaria di Roma. Fig. 4 Il Ministro dei Lavori Pubblici On.le Risult vincitore il progetto Togni pone la prima pietra del nuovo edificio presentato dagli architetti
di Farmacologia Medica (7 giugno 1958)

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LInsegnamento della Farmacologia

Claudio DallOlio e Alfredo Lambertucci, il cui impianto planovolumetrico e alcune soluzioni architettoniche testimoniano un autonomo tema di ricerca nel panorama romano di quegli anni. La matrice italiana del progetto utilizza infatti alcuni precisi contributi della ricerca architettonica internazionale. Il progetto fu rielaborato tra il 1956 e il 1957, i lavori iniziarono nel 1958 ma solo nel 1963 ledificio fu definitivamente completato. Ledificio fu eretto su un lotto di terreno ricavato tra lIstituto di Botanica, lIstituto di Medicina legale e lex Ufficio postale. Su viale Regina Margherita si affaccia la parte a 2 piani, destinata alle aule e ai laboratori didattici, sulla quale inserito un corpo a 4 piani per gli uffici, gli studi e la biblioteca. Su questo si innesta un altro edificio a 5 piani destinato ai laboratori di ricerca e, nellultimo piano, agli stabulari e ai relativi servizi. In un volume di forma completamente diversa e opportunamente inserito nellimpianto generale, ricavata laula magna capace di 350 posti.

Fig. 5 Il nuovo edificio dellIstituto di Farmacologia Medica i cui lavori terminarono nel 1963

Di Mattei volle che il nuovo Istituto fosse denominato Farmacologia Medica, a significare le finalit terapeutiche e diagnostiche che per sua scelta ed intuizione dovevano costituire la seconda anima della farmacologia del 900, accanto a quella fisiologica sperimentale. Questa idea guida di una Farmacologia inserita attivamente nell attivit assistenziale e connessa pertanto per finalit e 147

Pietro Melchiorri

compiti allattivit clinica del Policlinico Umberto I ben si sposava nella mente di Di Mattei allinteresse per le intossicazioni che egli definiva di massa, vere malattie sociali, e tra queste in particolare quelle prodotte dallabuso delle sostanze stupefacenti e psicotrope. Queste idee del Di Mattei si concretizzarono con listituzione del Centro di Studio per i Farmaci Stupefacenti e Psicoattivi, con sede presso lIstituto di Farmacologia Medica. Il Centro nasce il 20 magFig. 6 Vittorio Erspamer diresse gio 1963, data della firma della conlIstituto di Farmacologia Medica dal venzione tra lallora Ministero della 1969 al 1979. Sanit e lUniversit, avendo come fine, non solo la prevenzione, la diagnosi e la cura delle tossicosi da stupefacenti e da sostanze psicoattive, ma anche la promozione di iniziative per la prevenzione degli abusi di psicofarmaci sia a livello della classe medica che del comune cittadino. Questo ampio ventaglio di compiti del Centro, cos come il sostegno governativo alla sua istituzione, derivava dalle esigenze poste dalla appena allora promulgata normativa che classificava la tossicodipendenza come malattia sociale (art. 4 del DPR 11/2/1961 n. 249). Di Mattei pot operare nellIstituto di Farmacologia Medica e nel Centro per le Tossicodipendenze solo per cinque anni poich lasci la direzione e linsegnamento nel 1968 per raggiunti limiti di et. A Pietro Di Mattei subentr nel 1969 il suo allievo Vittorio Erspamer, chiamato alla cattedra romana da quella di Parma dove gi insegnava come farmacologo. Vittorio Erspamer, illustre pioniere della ricerca fisio-farmacologica e scienziato di chiara fama interna148
Fig. 7 Vittorio Erspamer e Pietro Melchiorri nella biblioteca del nuovo Istituto di Farmacologia Medica

LInsegnamento della Farmacologia

zionale, si rese subito conto che la gestione di un Centro per le Tossicodipendenze richiedeva la direzione di un farmacologo che si dedicasse interamente ai problemi tossicologici e sociali connessi con labuso dei farmaci stupefacenti e psicotropi. Pertanto propose alla Facolt di Medicina e Chirurgia listituzione di una seconda cattedra di Farmacologia per la quale indic come docente Eugenio Paroli, allievo di Di Mattei e professore ordinario di Farmacologia nellUniversit di Camerino6. Vittorio Erspamer diresse lIstituto di Farmacologia Medica dal 1969 al 1979, ma continu la sua attivit di ricerca sino al 1999, anno in cui mor allet di novanta anni. In questo trentennio linesauribile desiderio di conoscere e ricercare di Vittorio Erspamer coinvolse nellavventurosa ricerca di nuove molecole peptidiche naturali non solo i farmacologi del suo Istituto ma anche altri gruppi di ricerca dellarea biomedica e clinica dellUniversit di Roma, come il gruppo biochimico di Donatella Barra, quello istochimico di Tindaro Renda, lunit gastroenterologica di Aldo Torsoli, i medici della Clinica Chirurgica diretta da Vincenzo Speranza e molti giovani ricercatori che, nei suoi consigli e sotto la sua guida, vissero leccitante entusiasmo della scoperta scientifica. Nei laboratori dellistituto di Farmacologia Medica dellUniversit di Roma, Vittorio Erspamer ha isolato da anfibi e molluschi pi di cinquanta nuovi peptidi bioattivi. La ceruleina, le tachichinine, la sauvagina, la bombesina, le dermorfine, le deltorfine sono solo alcuni capostipiti di 10 nuove famiglie di peptidi naturali che il gruppo di ricercatori guidato da Erspamer ha sequenziato, sintetizzato e caratterizzato nelle principali propriet biologiche. Ma assai pi che in Italia, i peptidi scoperti da Erspamer sono stati oggetto di numerosi studi nei laboratori di ricerca biomedica europei e nordamericani. Una breve consultazione della MEDLINE mostra, ad esempio, che dal 1970 ad oggi la bombesina stata oggetto di 3340 pubblicazioni, la sauvagina di 240, la dermorfina di 452, la deltorfina di 354, la eledoisina di 810, la ceruleina di 1939, e le tachichinine di 2500. Le pubblicazioni di Erspamer (452) hanno ricevuto pi di 900 citazioni internazionali e sono comparse quasi tutte (pi del 90%) su le pi qualificate riviste internazionali. Questi aridi numeri, con maggiore efficacia ed evidenza di tante pompose parole di elogio, ci forniscono una obiettiva valutazione della enorme diffusione internazionale delle scoperte di Erspamer. Forse la migliore definizione dellopera scientifica di Erspamer quella pronunciata da Viktor Mutt del Karolinska Institute di 149

Pietro Melchiorri

Stoccolma, un altro illustre pioniere dellera peptidica: Vittorio Erspamer has done in our time what two of his countrymen Christofer Columbus and Amerigo Vespucci did some five hundred years ago: discovered a continent to explore. In Vittorio Erspamer viveva appunto lo spirito entusiasta ed avventuroso dellesploratore. Non esit a dirigere personalmente spedizioni di raccolta di anfibi e molluschi nelle Ande del Cile, nel Sud Africa, nella barriera corallina Australiana. Come i grandi navigatori Colombo e Vespucci, Erspamer era guidato nelle sue navigazioni tra migliaia di specie di anfibi dal suo senso di orientamento biologico. Dalle sue esperienze, scrupolosamente catalogate e conservate, aveva elaborato una teoria geo-filogenetica di correlazioni tra le diverse specie geografiche di Fig. 7 Eugenio Paroli diresse lIstituto di anfibi, basata sul contenuto Farmacologia Medica dal 1979 al 1994. cutaneo di peptidi ed amine, che, come stella polare, lo guidava nelle sue spedizioni di raccolta verso le specie pi ricche di nuove molecole biologiche7. Vittorio Erspamer fu Socio di numerose accademie e societ nazionali e straniere tra le quali lAccademia Nazionale dei Lincei, la British Pharmacological Society, la National Academy of Science degli Stati Uniti dAmerica. Sotto la direzione di Vittorio Erspamer lIstituto di Farmacologia Medica raggiunse una grande notoriet internazionale ed ospit molti ricercatori e scienziati europei e nordamericani. Nel 1979 subentr a Vittorio Erspamer nella direzione dellIstituto di Farmacologia Medica Eugenio Paroli, gi titolare della II Cattedra di Farmacologia ed allievo di Di Mattei. Fin dalla sua chiamata a Roma dalla cattedra di Farmacologia di Camerino, Paroli si dedic a sviluppare il tema delle tossicodipendenze da sostanze stupefacenti e da farmaci psicotropi nellambito dellapposito Centro fondato da Pietro Di Mattei. Il Centro stato un prezioso punto di osservazione della evoluzione del comporta150

LInsegnamento della Farmacologia

mento dabuso delle sostanze psicoattive in Italia. E stato infatti testimone dellimprovvisa fiammata nel consumo di allucinogeni alla fine degli anni sessanta, dellaltrettanto improvviso dilagare delleroinismo nel decennio successivo, del diffondersi dellAIDS negli anni ottanta, della successiva fase montante nella diffusione della cocaina. Unattivit osservazionale ed assistenziale culminata nella partecipazione ad un progetto di accoglimento e assistenza in Pronto Soccorso di soggetti con intossicazione acuta da sostanze psicoattive, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Questa prolungata esperienza sul campo ha permesso di fornire un contributo concreto agli orientamenti terapeutici e legislativi in materia di tossicodipendenze: ne stato un esempio la nomina di Paroli a Presidente della Commissione governativa per la determinazione della dose media giornaliera. Lattivit scientifica connessa con quella assistenziale stata continua e fertile di risultati. Di particolare rilievo sono stati i risultati degli studi epidemiologici, clinici e sperimentali sullabuso di Khat (catha edulis forsk), condotti in collaborazione con lUniversit Nazionale Somala di Mogadiscio e finanziati dalle Nazioni Unite. Il Centro ha anche ampiamente assolto al compito di formazione, ad esso originariamente assegnato, contribuendo infatti a formare personale medico competente in Medicina delle Tossicodipendenze. Nel 1994 Luciano Angelucci, anche lui allievo di Di Mattei, subentrava a Eugenio Paroli nella direzione dellIstituto di Farmacologia Medica mentre Paolo Nencini, allievo di Paroli, sostituiva Eugenio Paroli nel ruolo di primario del Servizio per la prevenzione e cura delle tossicodipendenze e fondava la Scuola di specializzazione in Tossicologia. Nel 1997 Pietro Melchiorri, allievo di Di Mattei e di Erspamer, veniva eletto direttore dellIstituto di Farmacologia Medica. Prima del termine del suo mandato di direttore, Melchiorri concord con i docenti dellIstituto di Fisiologia Umana la creazione di un unico Dipartimento di Fisiologia Umana e Farmacologia intestato alla memoria di Vittorio Erspamer. Il Dipartimento di Fisiologia Umana e Farmacologia Vittorio Erspamer ha iniziato la sua attivit nel 2000. Nel 2004 anche i docenti del Dipartimento di Farmacologia delle sostanze naturali e Fisiologia generale della Facolt di Farmacia sono confluiti nel Dipartimento di Fisiologia Umana e Farmacologia, completando quindi lopera di riunire la Fisiologia e la Farmacologia della Sapienza sotto ununica struttura dipartimentale. 151

Ermanno Bonucci

BIBLIOGRAFIA
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LA SCUOLA ROMANA DIGIENE


GIANFRANCO TARSITANI ROSELLA DEL VECCHIO CARMINE MELINO

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La Scuola Romana dIgiene

La fabbrica della Sapienza Gi dal 1500 insufficiente si dimostrava la classica e monumentale fabbrica della Sapienza nonostante il prezioso intervento di Papa Leone X che, su disegno di Michelangelo, ne port avanti non solo la sistemazione edilizia, ma anche la riorganizzazione delle Facolt, delle finanze ed il riordino dellamministrazione. Ci per incrementare il primato delle scienze sperimentali tra cui, oltre gli studi matematici e fisici, gran forma andava acquistando la Scuola medica di Roma. E numerosi erano gli scienziati che ne tennero alto il prestigio, come Bartolomeo Eustachio da San Severino (1510-1574) per gli studi anatomici; Andrea Cesalpino (1519-1603) per i primi studi sulla circolazione del sangue; Benedetto Castelli (1577-1644), il maggiore discepolo di Galileo; Marcello Malpighi (1628-1694) con i suoi studi anatomici sul cuore, sul rene, sul sangue; Giovanni Maria Lancisi (1654-1720), il pi famoso accademico dellepoca, che fond una ricca Biblioteca allOspedale S. Spirito; Giorgio Baglivi (1668-1707) chiamato lIppocrate romano. Ma, pur con ampliamenti sparsi qua e l nella citt e presso i diversi ospedali romani, lo spazio era sempre tiranno tanto che cos si espresse il primo Rettore dellUniversit di Roma nel 187172:
per dar vita ai laboratori ed al moderno progresso scientifico fanno ostacolo al presente langustia, la deficienza ed il difficile adattamento dei locali di questa Universit, la quale fu retta ai tempi quando gli insegnamenti erano nella massima parte cattedratici e lo sperimentalismo era allinfanzia.

Il ministro Ruggero Bonghi present subito in proposito un disegno di legge, altrettanto fece nel 1874 il ministro Baccelli per il nuovo Policlinico. Nel 1874 fu insediata una commissione per lo studio degli edifici universitari con la scelta di altri locali demaniali, ex conventi e monasteri sul Viminale1. Lidea del grande Policlinico cominci a concretizzarsi nel 1881 e la prima pietra fu collocata il 19 gennaio 1888; con la legge 25 febbraio 1900 n. 56 si provvide al completamento ed allordinamento del grande Policlinico Umberto I, vanto per la citt e davanguardia a quei tempi nel mondo. A tutto ci segu poi, su sollecitazione del Rettore Tonelli, la legge 25 maggio 1907 per la costruzione dellUniversitas studiorum nelle vicinanze del Policlinico, che pur stentatamente and avanti, per trovare completamento soltanto negli anni trenta in piena era fascista2. 155

Gianfranco Tarsitani Rosella Del Vecchio Carmine Melino

LIstituto dIgiene Sin dalla mitologia ci viene tramandato che non pu esistere la medicina dissociata dallIgiene: in pratica ebbero i natali insieme, secondo il mito di Esculapio, dio della medicina e padre di Igea, dea della salute, cui trasmise i suoi doni miracolosi anche della prevenzione. Segu poi Ippocrate a dar maggior lustro allIgiene, quale anticipatore dellIgiene moderna. Disciplina, quindi, lIgiene teorica e pratica su un riscontro nettamente scientifico e pertanto sperimentale, che purtroppo nel corso dei secoli non aveva ancora trovato una adeguata identit scientifica. Tuttavia, si andava sempre pi sviluppando fino a sfociare, come una valanga, nelle prime rudimentali ricerche di E. Jenner (1798), che diede il battesimo alla vaccinazione antivaiolosa, e quindi di L. Pasteur nella sperimentazione ad alto contenuto scientifico e pratico. In tal modo lIgiene divenne allunisono anche materia di governo, quale strumento di lotta e di difesa contro le malattie, quale fondamento primario di tutela nei confronti delluomo e delle sue svariate attivit. del 1865 il classico trattato di Claude Bernard Introduction a ltude de la mdicine exprimentale, secondo il quale soltanto attraverso la medicina, cosiddetta attiva sarebbe possibile comprendere il meccanismo dazione delle malattie ed identificarne strategie mirate dintervento; privata della sperimentazione la medicina ospedaliera sarebbe rimasta del tutto passiva e pertanto insufficiente. Anche il Virchow (1858) fond tutta la sua scienza danatomopatologo sulle tecniche di laboratorio e quindi sullindagine microscopica strettamente mirata allo studio delle cellule. Lo stesso fece in Italia Corrado Tommasi-Crudeli, (Fig. 1) il primo igienista di Roma che, dopo essere stato garibaldino in qualit di medico, and a frequentare gli Istituti dei due grandi prima citati. Facendo tesoro di tante conoscenze, gett le basi del primo Istituto dIgiene dellUniversit di Roma sulla ricerca sperimentale, sulla valorizzazione del metodo dindagine, tracciando gli intimi legami tra fisiologia, patologia clinica, terapia e prevenzione, opponendosi decisamente alle vecchie conoscenze empiriche e filosofiche, al tempo ancora tanto in auge.

Fig. 1 Corrado Tommasi-Crudeli

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La Scuola Romana dIgiene

Linsegnamento dellIgiene fu istituito nellUniversit di Roma con la Bolla di Leone XII Quod divina sapientia nel 1824, non come materia unica, ma abbinato alla Materia medica (Farmacologia), e tenuto da diversi docenti fino al 1870, quando fu affidato a Gaetano Valeri che, nominato Rettore, si dimise dallinsegnamento nel 1882. Gli successe Corrado Tommasi-Crudeli che, a sua volta, lasci lAnatomia patologica e seguendo la sua dinamica attivit, trasform linsegnamento teorico in pratico-sperimentale sullesempio di Pettenkofer in Germania (1881): la cattedra assunse la denominazione di Igiene sperimentale con annesso Gabinetto dIgiene e rappresent il primo Istituto dIgiene in Italia3. Nel 1879 fu creata la Societ Italiana dIgiene, di cui Alfonso Corradi fu il primo Presidente, con appena 248 membri. La predisposizione dei locali fu realizzata soltanto nellanno 1884 e, nel 1885, fu inaugurato il primo corso ufficiale con le famose lezioni sul Clima di Roma4. Poich la sistemazione definitiva dei locali continuava a subire slittamenti per motivi burocratici, nel 1886 Tommasi-Crudeli si dimise dallinsegnamento, che fu poi affidato al suo allievo Angelo Celli, dapprima come incarico e successivamente in qualit di professore ordinario. Il Celli port avanti lidea del Tommasi-Crudeli con grande attivit scientifica unita ad una non indifferente capacit organizzativa. Nel 1887 egli volle abbinare allinsegnamento dIgiene sperimentale per medici anche un insegnamento di Ingegneria sanitaria e laboratori dindagini tecniche sanitarie, quale perfezionamento dIgiene pubblica per medici, ingegneri, veterinari e farmacisti (R.D. 27 novembre 1887, n 5103). Ci costitu il primo avvio dellattuale Istituto Superiore di Sanit, che ebbe i natali proprio presso lIstituto di Igiene dellUniversit di Roma con il nome di Laboratori di ispezione igienica (D.M. 31 luglio 1887). In tal modo, al momento della promulgazione della prima legge sanitaria nazionale del 22 dicembre 1888 (detta Crispi-Pagliani), i laboratori erano gi affiancati alla Direzione Centrale di Sanit, allora presso il Ministero degli Interni, ed allavanguardia rispetto al resto dellEuropa.

Fig. 2 Angelo Celli

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E cos fu anche per la creazione dellIstituto Vaccinogeno Nazionale con annessi laboratori di ricerca batteriologica e stabulari (R.D. 23 novembre 1888). Nel 1889 furono istituiti i corsi di perfezionamento e complementari dIgiene pratica. Nello stesso anno il Celli fond la rivista Annali dellIstituto dIgiene Sperimentale dellUniversit di Roma e pi tardi propugn ed ottenne i due nuovi insegnamenti ufficiali di Batteriologia (1924) e di Parassitologia (1925), dapprima come incarico e, successivamente, come ordinariato. Egli diresse lIstituto dIgiene sperimentale sino alla sua morte prematura nel 1914; la cattedra fu affidata per concorso al nuovo titolare Giuseppe Sanarelli che ne divenne direttore. Egli fu anche Rettore nel biennio 1922-23. Il Sanarelli diresse lIstituto con altissimo prestigio ed instancabile attivit scientifica e riorganizzativa sino al suo collocamento a riposo nel 1935. E fu proprio in questo anno che lIstituto si trasfer dalla sede originaria dellex convento di San Paolo Eremita al Viminale allattuale sede appositamente progettata ed edificata dagli architetti Marcello Piacentini ed Arnaldo Foschini, presso la Citt Universitaria. Va anche ricordato che nel 1934, sempre presso il Ministero degli Interni, fu fondato lIstituto di Sanit Pubblica (R.D. 11 gennaio 1934, n 27), che poi prender il nome di Istituto Superiore di Sanit, con laiuto economico della Fondazione Rockfeller. Esso comprendeva, oltre i laboratori gi funzionanti presso lIstituto di Igiene, quelli di batteriologia, di chimica, di controllo vaccini, virus o sieri; di fisica, di alimenti, di acqua, del suolo ed aria; dellindustria delle sostanze radioattive. Il primo direttore fu Dante De Blasi (1935), che fu nominato in contemporanea accademico dItalia e direttore dellIstituto dIgiene, cariche che ricopr sino al 1943. da ricordare che nellanno 1934 la prima legge sanitaria nazionale del 1888, la cosiddetta legge Crispi-Pagliani, fu sostituita dal Testo Unico delle Leggi Sanitarie: da quel momento i Laboratori di Sanit Pub158

Fig. 3 Giuseppe Sanarelli

Fig. 4 Dante De Blasi

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blica furono separati dallUniversit e divennero parte integrante dellIstituto di Sanit Pubblica, mentre linsegnamento e la ricerca sperimentale rimasero di pertinenza universitaria. Successivamente, durante lultima guerra, lIstituto dIgiene venne colpito e devastato dai bombardamenti. Segu rapida la ricostruzione, pur con tanti tesori di scienza inevitabilmente distrutti. Nel 1943 Vittorio Puntoni pass da titolare della cattedra di Microbiologia a quella di Igiene che ricoprir sino al 1957. La cattedra di Microbiologia fu affidata Fig. 5 Vittorio Puntoni per trasferimento da Perugia ad Aldo Cimmino, gi da anni assistente presso lIstituto di Igiene. Densa fu lattivit di Puntoni per la ripresa dellIstituto che, nel giro di pochi anni, ritorn ai suoi vecchi splendori sia nel campo della ricerca che in quello della didattica5. Nel 1959 fu chiamato a ricoprire la cattedra di Igiene Vittorio Del Vecchio, dopo un breve interregno con incarico di Giovanni Labranca, che sin dal 1939 era assistente presso lIstituto con un qualificato curriculum di ricerca ed un preminente inteFig. 6 Vittorio Del Vecchio resse rivolto allo sviluppo delle attivit di prevenzione. Purtroppo, ad ancor meno di sessantanni det, la prematura morte di Del Vecchio, nel 1972, lasci lIstituto in una prostrazione profonda. Gli successe, prima come incaricato e poi come ordinario, Salvatore Ugo DArca, assistente ed aiuto dellIstituto 159

Fig. 7 Salvatore Ugo DArca

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che, superando non poche difficolt, riusc a riportare in auge tutti i settori di ricerca e di studi, ampliando il corredo dei laboratori con nuove apparecchiature e con lungimiranza scientifica di rispetto. Nel 1988 gli succeduto nella direzione dellIstituto Gaetano Maria Fara, formatosi nella Scuola dIgiene milanese di Giovanardi, chiamato allunanimit dalla Facolt di Medicina di Roma e successivamente riconfermato sino alla trasformazione dellIstituto nel Dipartimento di Scienze di Sanit Pubblica (2001). Il primo direttore del nascente Dipartimento stato uno di noi (Gianfranco Tarsitani), che nellIstituto di Igiene di Roma ha svolto sin dallinizio la sua preparazione come allievo di Del Vecchio. E allievi di Del Vecchio che danno lustro alla Scuola Romana dIgiene sono Adele Simonetti DArca, titolare della cattedra di Igiene e Odontoiatria Preventiva e Sociale con Epidemiologia; Valerio Leoni, titolare della cattedra di Igiene Ambientale; Augusto Pan che ha trasferito il germe fecondo dellIstituto di Igiene nella prestigiosa sede dellUniversit di Tor Vergata. I locali Soltanto nel 1882 con Corrado Tommasi-Crudeli, che per primo diede inizio ed impulso alla sperimentazione, linsegnamento dellIgiene cominci a richiedere locali ed attrezzature di laboratorio, in quanto nel passato il tutto sesauriva in una lezione accademica vuota e sterile, tanto che i corsi non avevano nessun seguito.

Fig. 8 Regia Universit degli Studi di Roma Istituto dIgiene Sperimentale - Piazza del Viminale (1885-1935)

La prima sede fu un vecchio convento di monache presso la chiesa di San Paolo Eremita al Viminale in Via Palermo n 58. La liberazione dei locali si riusc a realizzare soltanto nel 1884 e le condizioni di grave fatiscenza delledificio ne ritardarono ulte160

La Scuola Romana dIgiene

riormente la consegna, con grave disappunto del Tommasi-Crudeli. Finalmente nel 1885 egli riusc ad inaugurare il primo corso ufficiale dIgiene sperimentale con le cinque brillanti e documentate lezioni sul Clima di Roma, allepoca argomento di rilevante attualit a causa della presenza della malaria in Italia e, in particolare, nel Lazio. Infatti, era in corso il dibattito sulla questione di Roma capitale con infinite diatribe tra sostenitori, oppositori ed anche speculatori finanziari.
Fig. 9 Universit degli Studi di Roma La Sapienza dal 1935 al 2001: Istituto di Igiene G. Sanarelli, Istituto di Microbiologia, Istituto di Parassitologia. Dal 2001 Dipartimento di Scienze di Sanit Pubblica G. Sanarelli

Il Celli cominci la sistemazione dellIstituto adattando la struttura di tre piani nei diversi settori di ricerca, situando laula al posto della vecchia chiesa, al piano terreno lIstituto antirabbico con apposite convenzioni con il Comune di Roma (1889) ed i laboratori di preparazione delle culture; al primo piano la direzione, la biblioteca e la sala lettura; al secondo piano i laboratori di Chimica e degli aiuti ed assistenti; al terzo piano i laboratori di Microbiologia e Parassitologia; sul terrazzo, poi ricoperto, stabulari, sala esercitazioni ed una stazione meteorologica. da questa sede che prende la mossa la grande Scuola romana dIgiene che tanto lustro