Premessa
nel parlare del ’68, in Italia ha prevalso un’ottica più politica. In generale è mancata una
ricostruzione puntuale degli eventi che sapesse evidenziare il contesto storico e i problemi
interpretativi sollevati e del ruolo del ’68 nella storia recente. Il motivo di tale carenza, che
prevale nel senso comune storiografico, è porre più attenzione agli esiti piuttosto che alle
origini del fenomeno; quindi il ’68 è visto come anno iniziale di un quindicennio successivo
in cui si sono manifestati i segni della crisi aperti in quell’anno (in questo libro non si userà
questa ottica ma si darà importanza all’evento). Dunque il ’68 è stato uno spartiacque tra
due mondi,epoche e mentalità e questa è la caratteristica storica principale; lo si può
vedere come la fine di un’epoca (economica) e inizio di un’altra dal punto di vista di
mentalità e globalizzazione. Quindi concentrarsi sul secondo aspetto significa interrogarsi
sul rapporto ’68 e sue conclusioni e cercare di individuare in quell’anno le origini di una
storia recente. La scelta del libro è di isolare il ’68 per poterlo vedere come evento che può
permettere di comprenderlo nella sua specificità all’interno del decennio e del secolo. Il
protagonista del ’68 è il mondo giovanile→che in quell’anno ha scritto la pagina più
autonoma della propria storia ; è da ricordare che i giovani hanno sempre fatto parte della
storia (in modo drammatico con la 1GM) ma ora hanno acquistato autonomia e sono
riusciti a fondare la categoria gioventù come soggetto del processo storico. Dunque dal ’68
la categoria giovanile ha mutato carattere nella sua realtà e percezione che si ha di essa.
Gli anni’60 sono caratterizzati dalla fine della guerra fredda,anche se USA e URSS
continuano a segnare un mondo bipolare, ma si andrà verso una progressiva distensione.
Questa distensione si realizzò già nella seconda metà degli anni’50, quando Cruscev e
Eisenhower realizzano un dialogo basato sulla “coesistenza pacifica”. In sostanza USA e
URSS si riconoscono come le due grandi super potenze del dopo guerra e si riconoscono
a vicenda; questo riconoscimento avviene specialmente dopo la crisi del ’56→che da un
lato vede Budapest invasa dai carri armati sovietici e dall’altro Suez con la sconfitta del
tentativo neocoloniale francese. Dunque gli anni’60 accelerano i tentativi di mutamento in
corso. In URSS→Cruscev manda avanti i tentativi di destalinizzazione,emarginando la
vecchia guardia staliniana; In USA→nel ’60 vinse le elezioni Kennedy, utilizzando anche la
televisione per informare l’opinione pubblica. La sua idea (Kennedy) di “nuova frontiera”
rappresentava→una strategia di rinnovamento politico e sociale, capace di sconfiggere il
sottosviluppo collegando la democrazia col capitalismo; lo stesso spirito di rinnovamento
lo ebbe la politica del “disgelo” di Cruscev. La demolizione del mito di Stalin sembra
compiersi nel XXII congresso del PCUS e intanto Cruscev annuncia che il socialismo
ormai è affermato in URSS, ora bisogna raggiungere il comunismo (raggiunto nel 1980).
Tra questo obiettivo e il lancio dell’astronauta russo nello spazio, Cruscev incontra il
presidente Kennedy a Vienna (nonostante ci fosse stato da poco il tentativo di invasione
di Cuba da parte dell’USA). A parte tutto il tentativo di distensione sembra procedere,
nonostante alcuni ostacoli e opposizioni all’interno dei paesi. Ma la guerra fredda torna a
farsi sentire in Germania→il governo della “Germania democratica” blocca le vie di
passaggio tra l’est e l’ovest,costruendo il muro di Berlino, quando vede che la popolazione
si sposta nella zona ovest. Viene adottata come motivazione quella che le potenze
occidentali hanno rifiutato di firmare un trattato di pace con le due Germanie→di
conseguenza gli USA aumentano la spesa per la difesa e l’URSS riprende le forze armate
e il riarmo nucleare. Dunque il muro divide in due l’Europa e la Germania.
Ma la vera tensione tra le due super potenze si tiene a Cuba→nel 1962 un anno dopo la
fallita invasione nella baia dei porci, L’URSS comincia ad installare missili nucleari
sull’isola, contro il territorio americano; allora Kennedy inizia il blocco navale verso l’isola
per convincere i russi a smantellare tutto. Dopo poco Cruscev fa ritirare i missili, in cambio
di→una simile azione americana in Turchia, ottenendo così da Kennedy l’impegno di non
rovesciare più il regime castrista. La crisi di Cuba è il segno che→il baricentro si è
spostato fuori dall’Europa, questo è anche un sintomo della decolonizzazione che negli
anni ’60 cessa (prima stati asiatici mediorientali, poi nord Africa e infine Africa nera).
Così URSS e USA capiscono che i nuovi stati indipendenti possono far rafforzare una
potenza a discapito dell’altra e di qui si vedrebbe quale delle due è più in grado di attirare
e influenzare. Quindi la divisione stessa dell’Europa si è estesa a tutto il mondo,rendendo
difficile la presenza di forze effettivamente autonome e lontane dalle due potenze. In
generale la decolonizzazione NON è un processo lineare e pacifico:
Questo è un periodo in cui si affacciano nuovi leader, che offrono nuove immagini della
politica, più dinamiche e positive→possiamo vedere infatti Kennedy e Cruscev. Ma anche
nel contesto europeo avvengono dei cambiamenti politici→sembra che si vada sempre di
più verso il centro e questa convergenza riguarda sia i partiti conservatori, sia quelli
socialisti e laburisti; quindi è un periodo in cui si favoriscono le riforme e le coalizioni di
centro sinistra. Nel caso dell’Italia (dopo il tentativo di far nascere un governo autoritario
nel’60) il partito socialista e la democrazia cristiana si coalizzano(1962) destinata a durare
per i successivi anni. Invece in Germania i cristiano democratici perdono la maggioranza,
quindi devono fare un compromesso con i liberali; mentre cresce la presenza politica della
social democrazia di Brandt. Nel ’66 i cristiano democratici e socialdemocratici creano la
“grande coalizione” e intanto Brandt persegue la politica di apertura all’est. In Gran
Bretagna i laburisti tornano al potere con Wilson nel ’64, che cerca di far ritirare
l’Inghilterra dalle colonie e riassorbire i fallimenti economici dalla caduta dell’impero. Il
caso Francese→ rimane nelle mani di De Gualle,che nel ’58 fa revisionare la costituzione
portando così alla “quinta Repubblica”. Quello di DG è un centrismo particolare→in cui
intreccia nazionalismo e autonomia dagli stati uniti, crescita economica e ruolo dello stato.
Egli riesce a chiudere la “questione algerina”→nel’62 la riconosce indipendente, mentre
l’anno prima reprime il colpo militare delle forze ostili ai negoziati.
Gran Bretagna e Francia sembrano così diverse,ma il corso delle sviluppo è impostato in
maniera simile→si vuole promuovere in entrambe: progresso economico, miglioramento
livello vita, anche se rimangono sacche di povertà e tensioni sociali. La cultura di massa
diventa una cultura urbana e la tv unifica il linguaggio. Solo che in GB nel ’64 la vittoria
laburista non convince i giovani,che sia possibile una svolta etico politica, tanto più che poi
Wilson appoggerà l’intervento americano in Vietnam (questo gli toglierà parte del
consenso giovanile). Mentre in Francia la polizia,sotto ordine del prefetto Papon, si
distinguerà per la violenza vs algerini e studenti. La realtà europea è caratterizzata anche
da altri aspetti come→ad es la Spagna di Franco: negli anni ’50 era isolata politicamente e
culturalmente, successivamente conosce un rilancio economico e il risveglio delle forze
democratiche; ma la repressione dell’opposizione politica è il risultato del tentativo di
mantenere nell’arretratezza questo paese ed estraneo agli avvenimenti esterni. Analoga
situazione si presenta in Portogallo di Salazar→ deve vedersela con la liberazione delle
colonie in lusitania in Africa. La Grecia→ vede un colpo di stato da parte del colonello
Papadopulos,che interrompe la costituzione e la democrazia e fa prendere il potere ai
militari. Dunque la nuova fase politica che caratterizza più o meno tutti negli anni’60 è il
risultato della crescente partecipazione politica→nel senso di coinvolgimento della
società ,nelle scelte politiche di ampio respiro (urbanistiche, di istruzione ecc). In sostanza
la nuova fase storica→apre nuovi spazi sia ai partiti che ai sindacati, favorendo i dibattiti
su scelte concrete e la comunanza di interessi. L’identità ideologica si sta indebolendo e
lascia spazio a nuovi ideali; infatti i partiti di massa coinvolgono una dimensione ancora
più ampia sia dal punto di vista sociale,che culturale→cercano di rappresentare l’intera
società e di diventare partiti piglia tutto.
Alla base dei mutamenti politici c’è il nuovo orizzonte economico e sociale,che si
dispiega lungo gli anni’60. Il periodo che va dal ’57 al ’73 è identificato come→epoca d’oro
del capitalismo, in cui c’è un’alta crescita in Europa e di meno in USA e Giappone. In
questo modo si riduce il divario economico che c’era tra USA e Europa→ormai
caratterizzata da bassa disoccupazione e inflazione. Questo ventennio è caratterizzato dal
fatto di essere un periodo di relativa pace (a parte le guerre locali) e soprattutto dal fatto di
non avere delle crisi,che interrompono il processo di crescita. Il clima internazionale
sembra caratterizzato da→una spinta alla collaborazione e integrazione, in cui ci sono alti
tassi di crescita della produzione e dell’esportazione (che per molti paesi fanno
raggiungere il boom economico). Il “miracolo economico”è presente ovunque, ma
soprattutto in: Italia, Germania e Giappone (le nazioni sconfitte durante la guerra e più
vincolate dalle politiche USA). In questo periodo, nel ’61, entra in vigore l’OCSE,che aveva
lo scopo di→rafforzare l’integrazione internazionale e favorire la crescita e stabilità delle
economie interdipendenti. Gli aspetti più evidenti del miracolo economico sono:
Questi sono effetti di trasformazioni già in atto nel periodo della ricostruzione come ad
es→la disponibilità della forza lavoro per l’industria, creata dall’esodo dalle campagne alle
città, che portano all’industrializzazione e urbanizzazione della società. Il ruolo dello stato
è quello di intervenire nell’economia e incrementare il ruolo delle imprese pubbliche,
intromettendosi nel campo: fiscale,creditizio e monetario. Invece i grandi gruppi industriali
non sono più i padroni assoluti della politica economica degli stati e i poteri forti
ridimensionano la loro influenza sui governi. Infatti si è sostenuto che proprio la rottura
istituzionale in Germania, Italia e Giappone (con il passaggio da dittatura a democrazia) ha
favorito l’emergere di nuovi soggetti nel campo industriale/imprenditoriale,che rendono più
dinamica la struttura economica. Ma a parte tutto l’emergere delle nuove forze fu un
fenomeno che caratterizzò tutti i paesi. È stata importato dagli stati uniti il modello
produttivo fordista così i beni di consumo si diffondono a livello di massa (come auto ecc
che fanno aumentare la crescita economica e si introducono anche materiali nuovi). Il
modello d’importazione,nonostante gli aggiustamenti locali è quello degli USA→in questo
modo gli stati uniti riescono ad ampliare la propria egemonia,attraverso il dominio del
commercio internazionale.
Ma gli Stati Uniti negli anni’60 conoscono un periodo di tensioni sociali e politiche, che non
si verificano invece in Europa. È un decennio che vede→le elezioni di Kennedy, le tensioni
razziali, la guerra in Vietnam, ma anche i movimenti per i diritti civili, degli studenti e delle
donne. Al contrario dell’UE le divisioni sociali aumentano, lo stato federale allarga i suoi
interventi (sottratti ai governi locali)sotto il liberalismo democratico. Si giungerà così ad
una crisi in cui→la burocrazia federale, i sindacati e le industrie non riusciranno più a
organizzare intorno a loro il paese ormai frammentato. L’idea che il progresso economico
possa risolvere i problemi sociali è smentito sia sul fronte interno,che internazionale. Sul
versante interno→si verificano delle lotte dei militanti per i diritti civili,che mostrano la
violenza razzista del sud e le autorità locali che si oppongono alle scelte del governo
federale. In tutto ciò il presidente Kennedy→appoggia il movimento per i diritti civili, ma
evita lo scontro con i conservatori e i moderati (si inviano le truppe federali per proteggere
i militanti dalle violenze della polizia del sud). Nel 1963 Martin Luther King parla alla
grande marcia su Washington del sogno di convivenza pacifica tra bianchi e neri→questo
porterà a formalizzare con la legge i risultati ottenuti; ma può anche essere visto come
l’ultimo atto pacifista sul movimento nero, perché si verificheranno posizioni più radicali.
Sul versante internazionale→la guerra in Vietnam sarà significativa per capire la linea
politica americana. Kennedy si oppone all’invio delle truppe americane nel territorio, voluto
dall’esercito e dai suoi consiglieri, ma vuole difendere→le politiche di aiuti e teme che il
ritiro da quelle zone (c’erano già i suoi consiglieri) possa rovinare il prestigio americano sia
nel mondo,che contro l’URSS. L‘assassinio di Kennedy nel 1963 sarà percepito come
una brusca fermata della sua “nuova frontiera” e delle sue ipotesi riformatrici. Tuttavia il
suo successore Johnson (che rimane in carica dal’64 al ’68) abbandona il progetto di
rinnovamento globale di Kennedy, ma in compenso da vita a molte leggi. La sua figura di
presidente è segnata dal coinvolgimento in Vietnam→infatti proclama l’inizio dei
bombardamenti aerei sulle aree del nord e sud e fa raddoppiare le spese militari
statunitensi. Questa presenza americana in Vietnam fa creare→una frattura all’interno
dell’amministrazione e tra questa e la società (inizialmente quasi d’accordo). La situazione
a seguito di questo conflitto vede:
● gli attriti tra i vertici perché i risultati militari non si vedono e anzi ci sono insuccessi e
richieste di nuovi aiuti;
● l’opinione pubblica è sconcertata ed è informata dai mezzi di comunicazione,che
documenta le distruzioni anche della popolazione;
● il consenso ai vertici viene meno e si ascoltano sempre di più le proteste dei giovani
e degli studenti contro la guerra (anche se si tratta di minoranze).
Gli aspetti sconvolgenti della guerra annebbiano quello che Johnson sta riuscendo a fare
nel fronte interno→il suo progetto è chiamato “Grande società” e si basa su: sconfitta della
povertà, uguaglianza di diritti e opportunità tra i cittadini e progresso della vita civile nel
paese. Nel ’64 viene erogato il civil rights act e il voting rights→che sanciscono la fine
della discriminazione e segregazione razziale e degli ostacoli che ponevano alcuni stati al
voto dei neri. Inoltre Johnson crea leggi sulle misure di politica sociale, infatti viene
aumentata la spesa per il sociale più che per la difesa; vengono stanziati fondi
per→rinnovare il sistema scolastico, spese sanitarie, assistenza ai poveri,ristrutturazione
degli slums ,edilizia popolare,trasporti pubblici ecc. In più vengono pensati programmi
sociali creati apposta per i disoccupati , gli anziani senza pensione e aiuti alimentari per le
famiglie povere. Gli impieghi pubblici locali aumentano più di quelli federali;ma alla
quantità di investimenti non corrisponde sempre un risultato duraturo e coerente. La
politica di spesa,infatti, conduce al deficit statale e all’inflazione. Il modello americano di
modernizzazione si basa su→industrializzazione intrecciata al mercato mondiale,che è già
dominato dagli USA; questo non si basava solo su aspetti economici,ma comprendeva
anche quelli culturali e politici. In generale l’espansione del capitalismo era visto come il
modo migliore per bloccare l’espansione del comunismo e del modello sovietico→quindi il
rapporto tra i due blocchi era quello di rivalità, in cui c’è sia dialogo che minaccia.
In Russia nel 1964 Cruscev viene rimosso come segretario del PCUS (da parte della
dirigenza che era contraria alle sue riforme e dai militari contrari alla crisi dei missili) e
sostituito da Breznev→si apre così la stagione di un nuovo centralismo (corrotto) che
invalida i tentativi di riforma economica precedenti. Viene così data precedenza
a→industria pesante, difesa e agricoltura, che bloccano i tentativi di sviluppo di Cruscev. È
dal 1972 che il potere di Breznev diventa assoluto→ dopo aver ridimensionato il
numero dei dirigenti,legati allo sviluppo dell’industria leggera. Con questo leader il dominio
del partito sulla società tornerà pieno, come dimostrerà la successiva repressione; infatti
vengono repressi due scrittori (ma anche molti altri) che pubblicarono i loro libri all’estero
con pseudonimi. Nonostante le petizioni intellettuali contro di lui, Breznev continua gli
arresti e le condanne contro i dissidenti; ma ciò porta a pubblicare i “samizdat” cioè dei
manoscritti per mantenere viva la critica verso il regime. Il conflitto è ripreso tra altre due
potenze→l’URSS e la Cina,che trovano una divisione sulla strategia per egemonizzare i
movimenti di lotta di liberazione nazionale; i contrasti che si creano portano ad una
spaccatura del movimento comunista internazionale. Nei paesi del blocco sovietico si
vogliono coniugare le riforme economiche e il miglioramento delle condizioni di vita,
attraverso il potere saldo del partito comunista, ma in Cecoslovacchia la situazione è di
immobilismo economico quindi si fa critica. Nel 1967 il capo del partito Novotny cerca di
avviare una riforma economica,che dà l’illusione di un’apertura e concessioni; ma il
congresso degli scrittori critica apertamente questa politica e riescono a ricevere
l’appoggio da parte di alcuni dirigenti. Quando Breznev va a Praga→si rifiuta di dare il suo
appoggio a Novotny→questo vistosi abbandonato decide di far arrestare gli oppositori,
però questi si erano organizzati all’interno del comitato centrale e nel ’68 lo fanno
dimettere dal suo incarico e chiamano il segretario del partito slovacco Dubcek. Questo
mutamento istituzionale sarà il momento di avvio della “primavera di Praga”.
Gli Stati Uniti vogliono favorire l’integrazione dei paesi in via di sviluppo appena giunti
all’indipendenza,solo se→ i partiti comunisti non rappresentano una minaccia o non hanno
la possibilità di prendere il potere. La lotta contro queste organizzazioni diventa prioritaria
tanto da→appoggiare le dittature e governi autoritari, come nel caso di: America latina,
Indonesia e Grecia. Questo continuo ricorso alle “covert actions” (operazioni segrete) da
parte degli USA faceva parte di un duplice piano:
Quindi le operazioni segrete in questi luoghi erano fatte per evitare che l’opinione pubblica
internazionale criticasse l’ intervento diretto. I colpi di stato che si tengono tra il ’64 e il ’66
in America del sud sono il prodotto di dinamiche interne ai paesi in via di sviluppo, però
non si sarebbero mai potute tenere senza la tolleranza da parte degli stati uniti. Invece il
caso di Cuba è a sé→ si riunisce un gruppo di propaganda alla rivoluzione nell’intero
continente di stampo socialista ; nel ’66 Fidel Castro inaugura la “conferenza
tricontinentale” che riunisce i movimenti di guerriglia e liberazione nazionale del terzo
mondo. Le lotte armate presenti in stati come: Argentina, Brasile,Perù sono condotte da
Cuba, che le vede come l’unico modo per sopravvivere contro gli americani, che vogliono
isolare l’isola economicamente e politicamente. Bisogna, dunque, esportare la
rivoluzione,perché l’unificazione delle forze combattenti sono finalizzate alla politica
estera→infatti Che Guevara è convinto che per fare una rivoluzione continentale,si
debbano sacrificare i disegni politici e spostarsi da Cuba ad altri territori,per lottare, come
ad es: Africa e Bolivia (dove sarà ucciso). Con la sua morte sembra finita l’utopia
rivoluzionaria→ma egli diventa un simbolo della ribellione ripreso da molti giovani.
Negli stati uniti nasce negli anni’60 il “movement” ovvero→il complesso di attivismo sociale
e culturale,che acquista un ruolo politico sempre più rilevante. In questo si intrecciano sia
emotività che coscienza civile e politica e insieme costruiscono→la mentalità collettiva
giovanile di quegli anni. Chiunque trovi ingiusta la realtà e la voglia cambiare fa parte del
movimento→infatti non c’è un vero modo di entrarci se non partecipando alle marce
organizzate. Era un’esperienza comune che dava un senso di appartenenza; infatti
l’identità negli USA è importante nella vita collettiva,che fa parte della cultura e
dell’educazione ricevuta. Adesso questa appartenenza riguarda solo i giovani nati nel
dopo guerra, che si manifesta in modo spontaneo. Questi movimenti sono una minoranza
(anche tra i giovani stessi) ma stanno via via crescendo e coinvolgendo più persone e
regioni, grazie al loro impatto. Si può notare che si sono formati nelle regioni del sud,
per→lottare a favore dei diritti civili e poi si sono diffuse anche nelle maggiori università; i
primi attivisti sono stati→giovani intellettuali idealisti (anni’30) che spezzano il consenso
alla guerra fredda e danno inizio al periodo di proteste, fino al’68. Successivamente a loro
subentrano i loro figli nati (nati nel baby boom del dopoguerra) e sollevano nei college i
nuovi problemi, come la guerra nel Vietnam. Il movimento non ha bisogno di leader quindi
si può frantumare in organizzazioni locali. Dunque la guerra e la razza erano le questioni
principali, anche se si sosterranno ragioni ancora più ampie. I sondaggi dimostrano che i
cittadini erano contenti della vita che facevano e anche i giovani erano soddisfatti da
questa esperienza, solo nei campus si manteneva un certo conservatorismo, così che gli
adulti trovassero soddisfazione nella mancanza di idee politiche tra gli studenti (che in
generale avevano più tempo da dedicare e meno responsabilità cittadine).
Il movimento degli anni’60 comincia con le proteste del “sit in” ovvero gruppi di ragazzi
neri che si siedono nei locali pubblici e rimangono li per delle ore, sapendo che non
saranno serviti perché neri (questo prese il via da quando successe nella città di
Greensboro). La pressione più forte era esercitata verso l’amministrazione federale. In
quegli anni venne eletto Kennedy come presidente e aveva ricevuto dei voti anche da
parte dei neri del nord; egli lascia che il problema sia sbrigato dalle autorità locali, ma
quando queste si rifiutano di obbedire agli ordini federali, il presidente manda la guardia
nazionale a difendere i diritti dei neri. Nel 1960 nasce anche lo “student nonviolent
coordinating committee” che era→la prima organizzazione studentesca degli studenti di
colore, la più importante per le rivendicazioni dei diritti civili. Nell’anno successivo molte
città posero fine alla segregazioni razziale nei ristoranti e locali pubblici, ma la polizia
continuava a reprimere le manifestazioni e a stare dalla parte dei bianchi. Il tutto culminò
nel 1963 con la “grande marcia su Washington” che è un punto cruciale per la battaglia
per i diritti. Questa avvenne dopo che Kennedy ribadì l’importanza dell’uguaglianza tra gli
uomini e chiese al congresso di votare il “civil rights act” e proprio in questa grande marcia
parlò Martin Luther King del sogno di convivenza pacifica tra bianchi e neri.
Successivamente nel ’64 il civil rights act divenne legge sotto un altro presidente→perché
Kennedy fu ucciso, e questo fu uno schok per tutto il pese specie per i giovani, per coloro
che avevano partecipato ai progetti sociali del presidente; ma anche la minoranza che
nonostante il liberalismo di K vedeva ancora il potere delle grandi imprese ed era
d’accordo con il suo appoggio ai diritti civili. Kennedy era legato in modo profondo al
sistema americano e voleva anche cambiarlo e renderlo più dinamico; questi aspetti
provocarono l’appoggio dei giovani, ma anche gli ostacoli da parte dei conservatori. In
questo momento da un lato ci sono i movimenti per i diritti civili,che cercando di imporre al
nuovo presidente Johnson la richiesta di uguaglianza razziale in tutti gli stati e di voto ai
neri; dall’altro ci sono gli studenti che iniziano a mobilitarsi per avere attivismo politico
dentro ai campus e per avere un confronto con le autorità accademiche a riguardo della
vita universitaria. Infatti nel’60 si forma l’organizzazione studentesca più impo a livello
nazionale→ students for a democratic society: i suoi militanti partecipano alle lotte per il
voto ai neri e si riuniscono a Port Huron dove verrà elaborato un programma di azione
diretta verso i diritti civili e le libertà individuali. Venne successivamente creato un
manifesto (port huron statement) che sarà considerato il primo documento ufficiale del
movimento. Gli obiettivi che questa generazione (sia di giovani che di studenti)si pose
furono:
Con l’approvazione del voting right nel’65, Johnson pensa di chiudere la stagione dei diritti
civili, ma invece si apre la rivolta dei ghetti. La legge prevedeva→l’abolizione delle
restrizioni di voto fatte dagli stati del sud verso i neri. Dopo questa legge il ghetto di Los
Angeles (Watts) esplode in una rivolta,che dilaga in tutto il ghetto e c’è bisogno di
chiamare la guardia nazionale. I motivi che possono aver fatto scattare questa ribellione
possono essere→emarginazione,violenza, disoccupazione,carenza di case e si scopre
così che anche negli stati del nord ci sono dei ghetti discriminati. Successivamente nel’67
anche altri ghetti esplodono e la rivolta maggiore si ha a Newark (città con molti
disoccupati).
Per quanto riguarda sempre la guerra in Vietnam→tra il ’65 e il ’67 la protesta contro il
coinvolgimento cresce in tutto il paese: diminuisce il consenso verso Johnson e aumenta
Quello verso i movimenti pacifisti (es anche cittadini che affiancano gli studenti). La lotta
prende il nome di “resistenza” e si arriva anche a rifiutare la leva militare. Anche tra le
forze politiche→ci sono delle voci contrarie alla guerra, come il partito democratico,che
trovano consensi, ma anche se i giovani sono contro la guerra,che è il simbolo del
sistema, essi non mettono in discussione la fiducia verso il proprio paese. Nel’67 si lancia
la “settimana contro la leva” che culmina in una marcia verso il
Pentagono→partecipano:cittadini,classi medie ,hippies, neri e per la maggior parte
studenti, che vogliono la pace. Il “fronte interno” e l’opinione pubblica erano considerati dai
diplomatici e militari a Saigon→gli elementi del loro successo; infatti finchè la protesta
rimaneva tra poche persone nessuno si preoccupava. Ma poi si cominciò a parlare di
tradimento→si cercano tra gli studenti contrari alla guerra i colpevoli del suo
prolungamento; inoltre i vietnamiti fanno delle guerriglie che indeboliscono le truppe Usa e
dimostrano l’inefficacia dei vertici militari. A rendere il movimento pacifista più efficace e
diffuso ci pensarono gli hippies→ giovani anticonformisti apparsi in USA negli anni’60 e
colpiscono per il loro atteggiamento e aspetto; sono contro i valori del sistema e creano
una “controcultura” tipica di quegli anni e anticipano un cambiamento estetico e morale
che si sarebbe diffuso tra i giovani. Dunque è il mondo giovanile il protagonista di quegli
anni (’69 primo uomo sulla luna) ma alla fine del decennio le speranze iniziali di questi
movimenti,si trasformano in rabbia e delusione. Gli elementi che caratterizzano il mondo
giovanile:
i giovani subiscono gli effetti dei cambiamenti morali, ma essi stessi accelerano tali
cambiamenti; ad es oggetto delle lotte studentesche sarà anche l’abolizione della
separazione tra maschi e femmine. Però le autorità continueranno a difendere il
puritanesimo e questo è un segno evidente della rottura generazionale sul terreno della
sessualità. La culla della contro cultura è la California con le sue città Los Angeles
(aggressiva e caotica, pronta a commercializzare) e San Francisco (più sofisticata centro
di un nuovo stile di vita anti convenzionale; entrambe sono il simbolo
dell’indipendenza,specie della classe media bianca giovane. Gli hippies sono→giovani che
vogliono liberare l’anima dalle convenzioni e dalle strutture mentali, è un movimento
pacifista, che partecipa fin dal’66 alle manifestazioni contro la guerra e si sente alienato in
questa società autonoma e differente.
Il ’68 si apre con l’escalation USA in Vietnam, sotto a Johnson. I guerriglieri vietcong
(partigiani del fronte nazionale di liberazione) iniziano un’offensiva (del Tet)contro gli Usa,
con l’appoggio dell’esercito del nord. Questi riescono a conquistare molti capoluoghi del
paese,ma dal punto di vista militare questa offensiva ha poca rilevanza perché molti
territori vengono o bombardati o riconquistati dagli USA (come la città di Hue); mentre dal
punto di vista politico e strategico ha avuto successo,perché dimostra che la guerriglia è
attiva. L’offensiva del Tet suscita entusiasmo tra gli studenti,che lottano contro la guerra;
mentre invece desta preoccupazione tra i cittadini americani, informati dai telegiornali. I
fermenti del mondo studentesco si erano già presentati nel ’67 in Europa e USA, ma
nel’68 si manifestano anche in scuole e università di altri paesi come ad es il
Giappone→manifestano per la pace nel Vietnam e cercano di far disertare una nave
militare USA. Questi gruppi studenteschi appartengono all’organizzazione di sinistra:
“zengakuren” (federazione giappo delle associazioni studentesche); giovani comunisti
della “Minsei” (lega della gioventù democratica); i trotzkisti della “sampa rengo” (alleanza
delle tre fazioni) caratterizzati per organizzazione paramilitare e vanno contro la polizia. Le
violenze si ripetono e bloccano la vita universitaria,ottenendo l’appoggio dei partiti
comunisti e socialisti per il loro carattere antiamericano. Invece in Polonia a Varsavia→
vengono arrestati degli studenti che si oppongono alla proibizione di una rappresentazione
teatrale (gli avi) che polemizza sulla sopraffazione subita dalla Polonia ad opera
dell’imperialismo zarista. Quindi questi studenti sono anti russi e vogliono la libertà
dell’arte. Gli studenti polacchi danno inizio alle manifestazioni in cui si chiede la liberazione
dagli arresti (rivendicati anche dai sindacati degli scrittori); però successivamente la polizia
irrompe nell’università di Varsavia e gli scontri si diffondono in tutte le altre uni, mentre gli
studenti lottano contro i mezzi di comunicazione che hanno stravolto i fatti. La richiesta di
democrazia e libertà rende la protesta sempre più diffusa tra i giovani. Nemmeno
l’intervento di Gomulka, che accusa gli studenti ebrei e i professori riformisti di aver
fomentato i disordini, riesce a placare gli animi→anzi le proteste continuano fuori e dentro
l’uni di Varsavia, contro le misure adottate, che hanno fatto espellere gli studenti e
licenziare i professori. In Francia nell’università di Nanterre (fatta in una bidonville
occupata da immigrati algerini) gli studenti occupano l’ufficio del rettore per protestare
contro l’arresto di alcuni compagni membri del comitato Vietnam. Invece lo studente
francese Bendit guiderà uno sciopero che coinvolgerà quasi tutti gli studenti e insieme ad
altri giovani di tendenze anarchiche, darà vita al “movimento 22 marzo” gg del culmine
della protesta giovanile. Questi studenti appartengono alla facoltà di sociologia e
sostengono che si importino le teorie americane per far funzionare meglio il capitalismo.
Successivamente il rettore chiama la polizia per controllare le discussioni in atto e molti
studenti boicottano gli esami trovando approvazione in alcuni professori,per avere degli
spazi appositi; dopo una grande assemblea il rettore deicide di chiudere il campus. Intanto
l’influenza si questo movimenti si diffonde e domina l’idea contro l’uni capitalista. In
Cecoslovacchia il mutamento più impo si ha con il colpo di stato del’48 che permette al
partito comunista di avere il monopolio del potere→infatti si abolisce la censura,
permettendo che certe idee circolino liberamente. Dopo che Novotny viene fatto dimettere
dal ruolo di capo di stato, l’opinione pubblica si preoccupa del futuro del paese, che
successivamente vedrà al potere Dubcek, uomo che può smantellare il sistema stalinista e
rendere il socialismo più vicino alle tradizioni democratiche del paese e del suo sviluppo
economico. La volontà di restaurare la legalità e garantire diritti civili e politici ai
cittadini,ma anche un programma di sviluppo→portano alla stesura di un programma
d’azione, che non mette in discussione il monopolio del partito comunista, ma si apre un
processo di democratizzazione (recepito dai giovani). La primavera di Praga è vista in
modo favorevole dagli studenti delle università europee, anche se c’è chi accusa di
riformismo Dubcek. L’esperienza generale della Cecoslovacchia è criticata dagli studenti
più politicizzati, perché è mossa da valori rivoluzionari. Anche in GB e Spagna la
mobiliotazione studentesca si attiva→nel primo caso a Londra scoppia una manifestazione
contro la guerra in Vietnam, in cui i giovani vengono repressi, da parte dell’ordine del
governo laburista, poi accusato di essere conservatore sul tema della subordinazione agli
Usa (’64). Anche nel secondo caso è il tema del Vietnam a portare i giovani a
manifestare,nonostante la mancanza di democrazia renda tutto più complicato, ma questi
sono già mobilitati anni prima. Nel’65 si tiene una marcia silenziosa per protestare contro il
controllo governativo sugli organismi studenteschi e le autorità così fanno chiudere due
facoltà. In generale è la serrata e l’espulsione (di stud e prof) la risposta più comune da
parte delle autorità e studenti. Intanto nel ’67 le manifestazioni antifranchiste e per la
libertà portano alla chiusura di altre facoltà e ad altre serrate e l’anno dopo a Madrid si
crea la polizia universitaria. Successivamente,dopo che prof e stud hanno boicottato
esami lezioni e fatto scioperi, viene chiusa anche l’uni di Madrid e la polizia comincia a
difendere l’ambasciata USA dagli studenti. Questo è il culmine della mobilitazione e
repressione studentesca diffusa in tutta la Spagna.
La protesta contro la guerra americana aumenta dopo l’offensiva del Tet, ma l’aggressività
americana si manifesta ancora di più nel massacro di My Lai→si tratta dell’uccisione
arbitraria di molti civili solo perché accusati di patteggiare coi vietcong; l’episodio fa
inorridire i soldati stessi,ma le autorità non si vogliono fermare. Nixon blocca l’inchiesta,ma
una commissione militare dopo scopre delle fosse comuni. Inoltre il capitano Medina non
incorre in nessuna sanzione, come del resto tutti i soldati responsabili. In quell’anno muore
anche Martin Luther King→era l’anima moderata e pacifista del movimento nero; la sua
morte porta una violenta ribellione in molti ghetti americani e il suo sogno interraziale
finisce con la nuova coscienza nera rappresentata dalle “black panthers”e dalla
provocazione dell’FBI. I seguaci di King compiono una “marcia dei poveri” a Washington
dove vengono arrestati. Anche nel ’66 si verificano degli arresti dentro al partito del black
panthers; e l’FBI la considera una seria minaccia per la sicurezza del paese. Poco prima
dell’assassinio di king il primo ministro del partito pronuncia una dichiarazione di guerra,
ponendo fine alla collaborazione coi bianchi di sinistra. Ma col fatto che non tutti erano
d’accordo il bp si divide. Invece in Germania l’omicidio di Dutschke fu visto come il
risultato di una campagna di stampa contro “rudi il rosso” e le manifestazioni studentesche
(un anno prima venne ucciso un altro studente dalla polizia).Dutschke fu accusato dalla
stampa di essere un agente della Ulbricht, così fu riparato nel settore ovest della città
prima della costruzione del muro ’61. Poco prima dell’agguato egli→aveva discusso con
gli studenti dell’uni di Praga per fargli capire la lotta in corso nei paesi europei e cercando
di capire le motivazioni delle rivolte degli studenti cecoslovacchi durante la primavera di
Praga. L’azione di Dutscheke portò gli studenti tedeschi ad una strategia antiautoritaria
fondata sulla provocazione pubblica (egli era contrario al socialismo dell’URSS) e fu
questo che lo fece uccidere; tale evento fece manifestare gli studenti di Berlino, ma anche
italiani e francesi. Intanto nell’università della Columbia a New York (in aprile)gli studenti
scatenano la reazione delle autorità accademiche e della polizia→perché occupando
l’edificio, essi si vogliono ribellare alla presenza della Cia e dei marines dentro all’uni e
vogliono combattere i rapporti tra uni e ricerca scientifica finanziata per scopi militari. La
protesta è guidata dalla “sds” e l’occupazione è divisa per etnia, anzianità di studio e
determinazione alla lotta, degli studenti. La linea dura è guidata da Hayden che chiama gli
studenti alla→occupazione permanente, formazione di comitati rivoluzionari e alle
barricate. Gli occupanti eleggono un comitato di sciopero per coordinare l’azione, a cui
non partecipano gli studenti neri e uno dei loro obiettivi immediati era→far ritirare il
progetto di costruzione di una palestra che avrebbe tolto uno spazio agli studenti neri.
Successivamente la polizia entra nel campus, chiamata dal rettore Kirk e pesta gli studenti
(specie quelli di colore); ma tali pestaggi in giro per le università incrementano la protesta
studentesca. Sempre nella columbus questo sciopero trova l’appoggio da parte
di→studenti e docenti, che occupano l’edificio e vengono fatti sgomberare. In questo caso
sia studenti che docenti firmano una petizione per mandare via il rettore, ma la stampa
locale è contro questi movimenti “estremisti” e chiede agli altri studenti di isolarli. Però nel
resto delle uni americane si vede la ribellione della columbus come il simbolo della lotta
contro il potere accademico corrotto, immischiato con questioni del pentagono e che
finalizza la guerra in Vietnam; l’unico strumento che hanno i giovani è quello della
ribellione. Ma è a maggio che il ’68 diventa il “sessantotto”, specie con il “maggio di
Parigi”che rilancia e ingigantisce le esperienze precedenti europee e del mondo. In questo
posto il movimento studentesco→sembra una rivoluzione, mette in crisi il potere e fa
vedere che i giovani non sono più soli,ma sono parte della società intera. Ci sono anche
altre esperienze di maggio come:
Ma il 5 giugno a Los Angeles venne ucciso Kennedy, dopo i festeggiamenti della vittoria vs
McCarthy.
In generale l’estate porta una pausa alle mobilitazioni studentesche→col fatto che
chiudono scuole e università non si può prolungare la protesta. Ma a luglio si registrano in
alcuni posti delle tensioni come a→Zurigo (in cui gli studenti chiedono la liberazione dei
loro compagni e si scontrano con la polizia); Berkeley (gli uni protestano contro il
coprifuoco imposto e per liberare degli studenti); Madrid e Bilbao (la polizia sgombera le
università); Buenos Aires e Berlino (in cui gli studenti chiedono un nuovo statuto e la
polizia li fa sgomberare). Sempre a luglio si tengono delle manifestazioni in tutto il mondo
contro la guerra in Vietnam, in occasione dell’anniversario degli accordi di Ginevra. Ma
agosto diventa il mese di Praga in cui le truppe del patto di Varsavia invadono la
Cecoslovacchia; così la primavera di Praga finisce, sotto la repressione. Intanto Dubcek
cerca di convincere i sovietici che il socialismo e l’alleanza URSS e Cecoslovacchia non è
in pericolo→così con l’ultimo incontro tra i paesi del patto si conclude la dichiarazione
dell’unità del blocco socialista e la fedeltà Cecoslovacca ad esso. Intanto l’URSS fa ritirare
le truppe che erano in qst territorio; a Praga giunge Tito e Dubcek si incontra con
Ceausescu per ribadire il trattato di accordo tra Cecoslovacchia e Romania. Sempre in
agosto la “pravda” sferra un attacco alla politica ceca di riforme→così i carri armati del
patto di V invadono la cecoslovacchia e uccidono delle persone. Intanto: il partito
comunista si riunisce clandestinamente; i dirigenti del “nuovo corso” sono rieletti; il
presidente Svoboda (ceco)e Dubcek si incontrano a Mosca coi dirigenti sovietici e infine a
Praga la folla manifesta contro l’invasione. Successivamente Mosca emette un
comunicato che fa capire l’imposizione russa sulla volontà di far finire la politica di riforme
ceca e così l’assemblea nazionale ceca approva questa operazione, cominciando dal
togliere la libertà di stampa. Così i sovietici sostituiscono Dubcek con Husak, per dirigere il
paese (in quel momento uno studente si dà fuoco per attirare l’attenzione sull’invasione
del suo paese).
● Brasile→in cui gli studenti vengono arrestati dalla polizia e dalle squadracce fasciste;
● Berkeley contro l’arresto di alcuni studenti;
● In Giappone si tiene la giornata nazionale di lotta contro la guerra in Vietnam, che
coinvolge molte città e vedrà la polizia scontrarsi con gli studenti.
● Sempre nella giornata di manifestazione nazionale per il Vietnam→la protesta più
clamorosa si tiene a Londra, in cui la school of economics viene occupata, per
diventare la base di qst movimento. Però molti studenti sono contrari, così si crea una
frattura tra rivoluzionari e riformisti; anche la dimostrazione vs l’imperialismo vede la
divisione tra: moderati ed estremisti (questi ultimi attaccano la polizia e raggiungono
l’ambasciata americana). In queste proteste vengono coinvolti anche i professori,che
entrano in lotta con il consiglio d’amministrazione,perché vieta la libertà di opinione. La
protesta si estende anche in altre città inglesi.
● In Grecia→gli studenti non si sono potuti organizzare,perchè dopo il golpe dei
colonnelli (’67)si elimina ogni forma di democrazia,si apre la continua repressione e si
usa la tortura (vengono condannati molti esponenti politici). Intanto il colonnello
Papadopulos annuncia una nuova costituzione più liberticida e fa nuovi arresti; invece
a settembre vengono liberati dei detenuti politici tra cui Papandreu. Il referendum per la
nuova costituzione viene approvato in un clima di truffa. Successivamente Papandreu
muore e si tiene una manifestazione antifascista e contemporaneamente viene
processato Panagulis che denuncia le torture subite, venne condannato a morte e in
giro per il mondo si creano dei comitati per la sua grazia,l’esecuzione si rinvia, ma gli
studenti vengono incarcerati.
● In Cina→continua il controllo delle università e delle scuole da parte delle guardie
rosse;
● In Spagna→gli studenti scioperano o occupano le uni vs il franchismo e si scontrano
con la polizia;
● In Francia→gli studenti tornano in strada e occupano le uni vs i tentativi di riforma del
governo;
● In Polonia→vengono processati studenti e prof che avevano partecipato alla protesta e
continua la campagna antisionista del regime;
● In Egitto→la polizia uccide degli studenti manifestanti.
● Negli USA→la protesta riprende con caratteri nuovi, dopo l’elezione di Nixon; al San
Francisco state college sono gli studenti neri i protagonisti. E in questa città la tensione
esplode quando viene condannato il dirigente delle black panthers. Ora al centro del
dibattito ci sono→la creazione di black studies ovvero dei dipartimenti di storia afro
americana con prof neri e accesso a un numero maggiore di studenti di colore. Così il
sindacato degli studenti neri organizza una lotta e azioni violente dentro
all’università→lo scontro tra polizia-autorità e studenti-comunità nera si fa più acuto.
Dopo molti gg di sciopero si arriva ad una compromesso: l’amministrazione riconosce il
dipartimento di black studies e garantisce borse e sussidi ai neri (anche se non ritira
molte accuse vs gli arrestati). Una protesta analoga avviene nella Cornell university di
NY in cui gli studenti neri vogliono dei dipartimenti black studies,così protestano e
lasciano l’edificio occupato solo dopo aver ottenuto le garanzie di avere questi
dipartimenti. Questi due episodi segnano→quanto il potere nero fosse andato avanti
(da persone dei ghetti armati, a studenti universitari armati) e quindi vedere quanto il
potere nero avesse preso una piega sinistra man mano che i suoi militanti
radicalizzavano le proprie idee.
Simultaneità temporale; solo che bisogna chiedersi se questi due elementi erano il
risultato di un movimento con caratteri comuni o il prodotto di particolarità nazionali che
coesistevano. A parte tutto col tempo si sono venuti a differenziare degli elementi dei vari
movimenti nazionali,ma sicuramente la caratteristica principale era la generazione. Anche
nel ‘900 si vedeva questa caratteristica ad esempio→nelle lotte partigiane,nei movimenti
rivoluzionari e lotte risorgimentali (sped mille) insomma erano sempre i giovani il veicolo
dell’esplosione politica e sociale. Per cercare di comprendere il movimento del ’68 ci si è
più focalizzati sull’elemento generazionale, che sulle motivazioni che spingevano i giovani
a protestare; infatti questa generazione presenta delle caratteristiche innovative rispetto a
quelle precedenti. Ad es: fanno parte della “baby boom generation” quindi dell’apice dello
sviluppo demografico occidentale, avvenuto in un periodo senza crisi ne guerre; questo
periodo infatti si caratterizza per la crescita economica e sviluppo tecnologico senza
precedenti e per la fase di ricostruzione post bellica e l’avvio delle democrazie (dunque in
una società del benessere). Questa società è chiamata dai sociologi americani “affluent
society” che allontana dall’orizzonte psicologico delle persone, la guerra; anche se si
incombe negli anni’50/’60 in un equilibrio del terrore,dovuto alla minaccia atomica. In
generale la paura dello scontro finale (tra le due super potenze) costituisce il quadro entro
cui cresce questa generazione e infatti gli avvenimenti basilari della protesta sono quelli
della guerra in Vietnam. Diversa è invece la situazione dell’Europa centro orientale, dal
punto di vista: del tenore di vita, merci disponibili, partecipazione politica e opportunità
culturali e di mobilità sociale; ciò che caratterizza e differenzia questi luoghi sono:
Parlando dei giovani della baby boom generation→molti sociologi (USA) cercano di capire
quali sono le caratteristiche della nuova classe giovanile, anche se sono ancora troppo
grandi le differenze tra i ceti sociali dei giovani e soprattutto geografiche,politico
istituzionali e ideologiche, per poter parlare di “classe”. Oggi questo termine non desta più
nessuno scandalo, col fatto che i giovani fanno parte di un universo giovanile
metropolitano e hanno caratteristiche simili,pur differenziandosi per lingua e cultura.
Questo significa che nella seconda metà degli anni’60 si crea un ambiente favorevole a far
emergere una trasformazione, in cui il ruolo e statuto dei giovani avevano un peso più
importante; e inoltre che una serie di eventi, frutto dello sviluppo, avevano accentuato
questo ruolo e accelerato le trasformazioni. Dunque il surplus demografico generazionale
ha creato una rottura, imponendo prodotti destinati solo a quella specifica classe di età
(musica); mentre invece le istituzioni formative ed educative, non si sono adattate e sono
state incapaci di affrontare le nuove richieste e bisogni sul piano quantitativo e qualitativo.
Si può parlare di gioventù come classe,perché il livello di acculturazione e scolarizzazione,
muta il carattere di una parte rilevante della gioventù e questo mutamento avviene perché:
1. Si prolunga la fase di formazione, che precede l’entrata nel mondo del lavoro;
2. Questa avviene in ambiti protetti (scuole uni) dove c’è più socialità;
3. Perché crea un livello di promiscuità sessuale e di liberazione individuale che creano
una rottura con il passato.
I giovani del ’68 vivono anche la rivoluzione sessuale grazie alla pillola e alla scoperta di
antibiotici contro alcune malattie sessuali; Le cause di questa sono molteplici, ma si
possono ricondurre al livello di libertà,abbondanza e tolleranza, che prima si manifestano
tra i coetanei giovani e poi nelle relazioni famigliari e individuali. Così la tendenza della
liberalizzazione sessuale può essere praticata dalla maggior parte dei giovani, che non
sono più vincolati dalla morale puritana dei decenni precedenti→infatti alcune proteste si
tenerono per combattere le norme separatiste di maschi e femmine e le occupazioni erano
segno di una nuova promiscuità e libertà sessuale, insieme alle manifestazioni e proteste.
Così questa libertà è il segno di una nuova identità generazionale,che si contrappone a
quella adulta, ma è anche il fenomeno,appartenente alla controcultura giovanile, che prima
si diffonde nel resto della società. In generale si verifica un fenomeno di propagazione e
imitazione dei comportamenti strutturali (amicizia, sessualità,famiglia) e di forme di vita
comunitaria e protesta collettiva (scioperi, occupazioni ecc); quindi la controcultura
giovanile si è costruita su una nuova capacità di diffusione, che unisce una comunicazione
sotterranea e alternative moderne di trasmissione culturale. È da notare che la
generazione del’68 ha un’identità più forte delle generazioni precedenti e questo avviene
in un periodo di crescita della società civile→tale sviluppo si caratterizza per la distanza
che essa manifesta (alla sfera politica) e come maggiore libertà sul terreno economico e
sociale; in altre parole a una maggiore separazione della società civile (autonoma)
corrisponde una sua maggiore integrazione con la sfera pubblica e politica. In questo
scenario i giovani capiscono che devono creare una nuova contrapposizione globale ai
sistemi politici dominanti→perché la prima autonomia che vogliono è quella dai loro
genitori/adulti che,pur distanziandosi dal potere dominante, sono perfettamente integrati a
questo. Dunque l’autonomia ha bisogno dell’indipendenza →cioè serve creare un proprio
mondo giovanile (mentale e fisico) attraverso la contestazione globale del mondo degli
adulti. L’identità giovanile ha dei propri valori e quello centrale è→ l’antiautoritarismo: è il
principio di autorità che viene messo in discussione (tradotto in forme nuove dai provos e
situazionisti) perché si pretende dalle istituzioni che venga riaffermata ogni volta la propria
legittimità; è infatti proprio la mancanza del riconoscimento di questa legittimità che fa
continuare la protesta giovanile contro il potere accademico, la burocrazia, l’autorità ecc. e
la risposta di repressione che ricevono, fa radicalizzare ancora di più il movimento.
L’osservatore Nicola Chiaromonte individua nel problema dell’autorità l’elemento per
comprendere il movimento→ la principale ragione di questo, è che le premesse morali e
intellettuali della società sono le stesse della loro rivolta e le si ritrova dovunque (ad es nel
modo di vivere degli anziani, basi dello stato ecc); queste premesse si riassumono nella
degradazione dell’autorità morale. Ma l’antiautoritarismo riceve forza da altri elementi che
caratterizzano il movimento come→ il bisogno/desiderio di comunità, che alimenta le
occupazioni; la coscienza di separatezza generazionale, che ha bisogno di spazi di
socializzazione sottratti al controllo dell’autorità; infine il radicalismo morale che era dovuto
sia all’età che al momento storico→infatti non si era mai vissuto un evento come la guerra
del Vietnam in cui una super potenza attacca un popolo arretrato e la sua popolazione,per
impedire che i civili aiutassero i guerriglieri a combattere vs la dittatura dell’altra parte del
paese. Per questo gli studenti si mobilitano contro questo “oltraggio morale”→perché non
accettano di fare parte del mondo occidentale visto come aggressore di questi popoli, dato
che la loro coscienza si basava sui valori democratici, antifascisti e di pace. La loro base
ideologica è costituita dal valore di solidarietà con le vittime, a cui si aggiungerà il terzo
mondismo inteso come: lotta per l’indipendenza, valorizzazione culturale e rifiuto della
rapina economica. Quindi il connotato antimperialista dei giovani si esprime attraverso:
I mutamenti avvenuti negli ultimi tempi sono stati molto veloci; i figli vivono e crescono in
un mondo sconosciuto dai loro genitori e non fanno più parte di nessuna struttura:
nazionale, religiosa o etica conosciuta dai loro genitori (Mead). Anche Morin scrive a
proposito dei giovani,sul fatto che la protesta nelle uni non nasceva dall’inadeguatezza
dell’insegnamento o dalla vecchiaia delle istituzioni, infatti i giovani non volevano adattare
l’uni alla vita moderna, ma volevano rifiutare la vita borghese (oppressiva); inoltre
rifiutavano gli sbocchi previsti e contestavano in modo globale la società che era degli
adulti. Invece Shils identificava il tratto saliente di questa generazione nel vivere il
passaggio da una società della scarsità a una dell’abbondanza; per lui la
simultaneità(stesso periodo) della protesta giovanile deriva dal fatto che c’è una
deprimente condizione studentesca e la diffusione degli atteggiamenti imitativi. Dunque le
differenze che si registrano nei movimenti dell’UE occidentale e orientale, impediscono
che si possa fare un’unica interpretazione del ’68, mentre invece si può notare l’esistenza
di movimenti diversi accomunati solo casualmente dalla contemporaneità storica. Aron
invece era d’accordo con gli studenti polacchi e cecoslovacchi, ma vedeva con ostilità
l’atteggiamento estremista e antidemocratico dei giovani parigini→osserva che i giovani si
uniscono nella loro protesta, solo che un gruppo combatte per la mancanza di libertà e
l’altro (che invece le ha) vorrebbe raggiungere una democrazia diretta, ma bisogna stare
attenti che non si raggiunga una dittatura. Quindi la comprensione distorta della primavera
di Praga e la scarsa mobilitazione ceca contro l’invasione sovietica, dimostrano la difficoltà
di poter accomunare il movimento di studenti sotto un denominatore comune; perfino nel
movimento più affine a quello ceco (quello di Berlino) le posizioni di condanna all’invasione
sovietica vennero temperate da critiche alla politica di Dubcek. Nonostante i giovani
vivessero condizioni materiali diverse, il loro ruolo relativo di giovani era più simile delle
condizioni in cui vivevano→la convinzione di far parte di un soggetto politico unico era
radicata nella loro coscienza. Già Dutschke aveva intuito sia il legame che le difficoltà di
comparazione fra la lotta degli studenti berlinesi e praghesi, perché una volta arrivato nella
capitale boema aveva riassunto gli obiettivi della lunga marcia attraverso le istituzioni e
aveva consigliato il ricorso alla violenza,anche se solo vs gli oggetti simbolo di proprietà.
Ma i simboli ideologici presi come emblema del movimento erano una proiezione dei
propri desideri e speranze più che il modello da cercare di riproporre. L’oppressione
vissuta dagli studenti occidentali, detta marcusiana (riferita alla teoria della tolleranza
repressiva, che si manifesta nel rifiuto della società opulenta, l’appiattimento consumistico
e l’alienazione individuale) era diversa da quella classica oppressione degli studenti
dell’est, vista come mancanza di libertà. Gli studenti occidentali davano per scontato che
la democrazia e i diritti civili fossero il punto di partenza dei processi di liberazione; mentre
invece per quelli dell’est risultava difficile rinnegare i valori che accompagnavano il
benessere che era loro negato. Dunque la repressione nella società contemporanea
suggeriva→una lotta contro gli apparati di manipolazione, vs costruzione del consenso e
sovversione delle strutture sociali, ma sosteneva di dover fare uno sforzo per recuperare
dalla propria vita la dimensione di parziale libertà e dignità. In generale le differenze
politiche e sociali dei sistemi, creavano degli obiettivi diversi, ma le forme di lotta e la
cultura che sorreggevano tale lotta davano un senso di appartenenza comune; inoltre i
modi di formazione della sociabilità, il linguaggio e i comportamenti dimostravano (ancora
di più del discorso politico) una comunanza di stile di vita e intenti.
Una differenza ancora maggiore si registrava negli USA nel ’68, dentro ad un movimento
in cui bianchi e neri prendevano strade separate e manifestavano comportamenti diversi;
ma nonostante queste diversità, l’intreccio della loro protesta costituiva l’orizzonte della più
generale e unica dinamica giovanile di quell’anno. Ma la semplice dicotomia tra alcuni
movimenti diversi tra loro è solo superficiale e legata alle prospettive politiche immediate e
non ad una contrapposizione profonda; infatti la simultaneità che coinvolge molte città del
mondo, induce a ridimensionare le diversità dei discorsi e a sottolineare invece le affinità
dei comportamenti. Non a caso la prima rivendicazione è ovunque la stessa→autonomia
del movimento e difesa degli spazi di libertà dentro all’uni; questi due aspetti significano:
rifiuto di ogni autorità e bisogno di individuare i confini entro cui la propria identità è
garantita e non soggetta a pressioni esterne ( è una condizione fondamentale per creare il
movimento). A questo obiettivo fa riscontro una diffusa reticenza a delegare il potere. Il
carattere libertario ed egualitario dei movimenti del ’68 sconcerta i leader delle diverse
organizzazioni politiche giovanili e contiene in sé una critica: alla pratica della democrazia
borghese e alla realtà dello stato padrone dei regimi comunisti. Più che altro si tratta di un
tentativo ultra democratico, che conosce sviluppi diversi nei vari paesi e resterà nella
memoria culturale del movimento (anche quando si farà sentire l’egemonia dei gruppi
extra parlamentari). All’obiettivo dell’”agibilità” dentro alle università si affianca quello della
lotta contro l’imperialismo→i giovani odiano entrambe le superpotenze,ma in ogni contesto
si va contro a quella che domina il proprio blocco; dunque la coerenza dei movimenti del
’68 (nonostante le differenze geografiche) si verifica nel momento che si fanno
occupazioni e manifestazioni contro USA e URSS. In generale ovunque si assiste a una
ridefinizione della politica, che può essere un elemento circoscritto (es lotta nelle
università) o un momento generalizzato di collegamento (es lotta per il Vietnam); un altro
legame è dato dall’intreccio tra rivendicazione pubblica e morale privata, tra progetti politici
e affermazione di comportamenti individuali→i primi aspetti fanno parte del contesto
storico specifico di ogni paesi; i secondi sanciscono una somiglianza di scelte e condizioni
tra tutti i paesi. Sono solitamente, le minoranze a spingere perché i loro comportamenti
vengano presi come esempio/accettati e il fatto di andare contro le autorità gli da ancora
più visibilità (sia a loro che al problema), offre spazi di libertà e autonomia e affascina la
maggioranza. Gli atteggiamenti che prima erano repressi ed emarginati, si cominciano a
diffondere e radicare; anzi si candidano per diventare il nuovo senso comune. La facilità di
questi mutamenti comportamentali è dovuta→all’intreccio tra una nuova realtà materiale
(anticoncezionali) e un cambiamento dell’etica individuale e di gruppo, che però fa fatica
ad istituzionalizzarsi e ad imporsi al pubblico. È proprio questo il compito del’68, che
riuscirà a compiere e a rompere col passato. A questo movimento non interessava imporre
al pubblico certi comportamenti di cui si chiedeva la legittimità e la libertà,non si volevano
generalizzare come succedeva per le rivendicazioni politiche. La libertà dall’ipocrisia (alla
base del nuovo comportamento sessuale, stravolgimento dei canoni estetici ecc) ampliava
in modo permanente la sfera delle libertà e dei comportamenti ammessi o tollerati→ma
questo non toglieva il fatto che si potevano creare nuove ipocrisie. La richiesta di coerenza
(alla base delle opposizioni del ’68) fa ridurre la divaricazione tra etica individuale e morale
pubblica, del contrasto tra comportamenti ammessi e appena tollerati. Questo non avviene
solo per la modernizzazione etica e la libertà comportamentale richiesta dal movimento,
ma per il fatto che questo movimento ha cambiato il discorso e la comunicazione→questa
acquista nel corso del ’68 una semplificazione e arricchimento,allo stesso tempo: le forme
più complicate sono semplificate e si uniscono espressioni estetiche e forme di
propaganda. Anche la retorica si rinnova→questa viene usata nelle assemblee dell’uni e
addotta stereotipi nuovi he presto si diffondono. Dunque accanto al nuovo linguaggio
pubblico il ’68 crea anche→una nuova visione della realtà,che rispecchia le nuove
relazioni sociali; solo da adesso si potrà fare una lettura socio psico antropologica dei
rapporti pubblici/privati e dei comportamenti collettivi individuali, che si aggiunge alle
analisi precedenti. Da questo punto di vista il ’68 diventa→un punto di rottura e un nuovo
inizio per tutti i movimenti a carattere settoriale (antipsichiatria) e universale (femminismo)
che nei prossimi anni cambieranno ancora la scena e acquisteranno consenso,cambiando
le istituzioni e la mentalità, pur esistendo già da tempo (ma prima del ’68 erano
circoscritti). Si può dire in generale che→il carattere di gioventù accomuna di più i giovani
del mondo, rispetto alle loro scelte ideologiche; le forme del discorso li accomunano di più
rispetto ai contenuti; le reazioni che creano la protesta, sono simili in sé, se rapportate ai
regimi che la suscitano; anche la protesta repressione mobilitazione conosce delle fasi
simili tra: democrazie, regimi autoritari e comunismi dell’est. L’incomprensione delle
aggregazioni primarie e la rigidità gerarchica e burocratica della risposta, sembrano
ricalcare un unico modello, anche se in certi casi le vittime sono di più e in altri di meno;
però c’è da notare che non c’è legame tra regime e intensità della risposta repressiva→ad
es il Messico era una democrazia parlamentare e ha ucciso tanti studenti e la brutalità non
si misura in base al n di morti (come in Cecoslovacchia). Quello che ricorre ed è simili
è→la qualità della repressione sia per bloccare piccole illegalità, sia per mostrare il volto
dell’autorità (che in qst modo ridicolizza il potere). Quello che caratterizza le autorità in
generale è→la volontà repressiva vs i movimenti e l’incomprensione verso studenti e
giovani; quindi gli effetto che si creano sono di paralisi, ma poi subentrano le teorie
complottistiche: cercano di individuare la colpa di quello che sta accadendo nel delirio
morale. In questa situazione si generalizza l’idea di rivoluzione (che prima faceva parte
solo dei movimenti iniziali e politicizzati) per merito del potere, perché questo è corrotto,
assente e pronto a rispondere in modo repressivo per ottenere ordine; così
successivamente verranno fuori dei vecchi/nuovi raggruppamenti rivoluzionari, specie
dove sono forti i partiti comunisti e socialisti. Tali gruppi cercano di criticare la società
industriale, la spettacolarizzazione della politica e l’alienazione individuale, la falsa libertà
e la manipolazione del consenso; questi riusciranno in parte nell’intento, ma non potranno
impedire che le idee del ’68 vadano oltre la dimensione studentesca.
Infine per quanto riguarda gli avvenimenti francesi, Castoriadis, riassume gli avvenimenti
di quell’anno dei giovani→per lui il movimento di maggio ha portato una risocializzazione;
la gente era animata da una comune disposizione: in negativo (criticava a futilità del
regime gollista) in positivo (c’era più voglia di libertà per tutti). La gente voleva
comunità,giustizia e libertà, ma le istituzioni non davano questi ideali; e lui ricorda che è
stata una minoranza a mobilitarsi contro i conservatori. Per concludere egli sostiene che:
lo spazio culturale e politico non si sarebbe così aperto senza il delirio di questo
movimento e i cambiamenti introdotti da questa hanno evitato i peggiori abusi di potere
che si potessero fare (ne ha posto dei limiti); inoltre introduce anche l’idea che la
differenza di razza cultura ecc non deve implicare deferenza nella politica.
Un esercizio si periodizzazione
Capita che la periodizzazione di un periodo storico, in termini cronologici, non coincida col
decennio storico; infatti gli anni ’60 non possono essere costretti all’interno degli anni di
inizio e fine del decennio. Dunque stabilire l’effettivo arco temporale di un’epoca o di un
periodo storico implica definire i punti di osservazione, ovvero i nodi problematici e gli
eventi, dai quali si intende analizzarlo. Bisogna scegliere gli eventi rilevanti che lo
caratterizzano,attraverso il quale dare un ordine agli avvenimenti e proporre
un’interpretazione. In sostanza per analizzare gli anni’60 (ad es in Italia) bisogna
individuare i criteri di fondo e i risultati della ricerca scientifica dimostrano che sono 4:
Quindi con questi quattro elementi principali si possono sciogliere alcuni nodi della
periodizzazione, ad es partendo dal punto di partenza. Infatti i quattro elementi sono
cominciati tutti nel’58 →fu un anno particolare, in cui nacque anche la comunità
economica europea ,prende il via il boom economico e si sviluppa il progresso e
l’industrializzazione (sorretta dalle esportazioni e dal consumo interno). Intanto in quegli
anni muore il papa Pio XII, il più conservatore che difendeva l’ordine politico della guerra
fredda e le forti ingerenze della vita politica italiana; il suo successore fu papa Giovanni
XXIII che ridisegna il ruolo e la cultura della chiesa cattolica nel mondo, favorendo quelle
componenti della Dc che volevano un’alleanza col Psi, per poter ridefinire gli equilibri
politici e modificare l’azione di governo. I segnali di un esaurimento dell’esperienza
centrista vengono fuori anche→dopo le elezioni politiche che vedono l’ascesa di Fanfani
(segretario dc e capo del governo) e che vedono entrare in campo il progetto politico del
centro sinistra, preso come punto di riferimento per l’azione politica di tutti i partiti. Inoltre
sempre nel ’58 si verificano le grandi emigrazioni dal sud alle industrie del nord, con il
conseguente spopolamento delle campagne (nelle quali si afferma un’agricoltura senza
contadini); però questi processi interagiscono anche con nuovi fenomeni di costume e
della televisione,oltre alla rivoluzione musicale. Emergono così,in questi anni, le profonde
fratture nella mentalità collettiva, create dall’industrializzazione→si delinea in questo modo
una nuova epoca fatta di benessere,che crea nuovi valori condivisi e rimodella la psiche
delle masse. Questa svolta è segnalata anche dalla fine della depressione alimentare post
bellica e in questi anni l’Italia guadagna livelli alimentari prebellici e avvia i regimi
alimentari soddisfacenti. Ma nel ’58 mancano gli elementi di riferimento ai movimenti
collettivi e si perdono gli elementi periodizzanti,rispetto a questo fenomeno. In quell’anno
le fabbriche erano immerse nel clima di soggettazione imposto dai conservatori della Dc e
dalla sconfitta dei sindacati della cgil; Inoltre la costituzione rimaneva fuori dai luoghi di
lavoro e vigeva un paternalismo portato avanti con le forze dell’ordine che dominavano le
relazioni industriali→perciò ne conseguiva una pace forzata e un silenzio della classe
operaia, che durò fino al ’58 in cui esplosero gli scioperi. Proprio nell’occasione del rinnovo
del contratto di lavoro dei metalmeccanici,l’anno successivo,che emerge la protesta
operaia nei luoghi principali del sistema industriale (grande impresa meccanica,
siderurgica ecc). Si apre la grande stagione delle lotte operaie che durerà fino al
’62,raggiungendo l’apice nel ’60 con due avvenimenti: il natale in piazza degli
elettromeccanici milanesi e la rivolta di piazza statuto a Torino(’62). In quest’ottica è il 1960
l’anno di periodizzazione,perché alle lotte operaie si affianca la mobilitazione collettiva
antifascista di luglio; proprio negli scioperi e manifestazioni contro il governo Tambroni e il
Msi (intenzionato a svolgere il proprio congresso a Genova, città famosa per la sua
resistenza) emerge il protagonismo di nuovi soggetti sociali collettivi cresciuti durante il
grande balzo industriale. Questi soggetti erano accomunati da un’appartenenza
generazionale, nonostante le diversità occupazionali nel sistema produttivo,perchè le
piazze erano piene di giovani sia operai che studenti, tra i quali si poteva scorgere:
Questi giovani operai e studenti si riunivano nel movimento “i giovani con la maglietta a
strisce” ,in cui la protesta aveva obiettivi differenti dalle forme tradizionali di mobilitazione
di massa, sperimentate dalle politiche sindacali del movimento operaio. A questo punto la
prima operazione di periodizzazione (trovare il punto di partenza) si conclude, perché
trovando questa data sono corrisposti i vari eventi; seguendo il solito procedimento
bisogna definire quando questo periodo si conclude→infatti,non a caso, la fine degli
anni’60 coincide con il venir meno delle spinte che ne avevano alimentato gli elementi
caratterizzanti. Prendendo in considerazione il ciclo di sviluppo economico dell’economia
italiana, si vede che questo finisce nel ’73 con il primo schok petrolifero (fa alzare prezzi
petrolio) che mette in crisi le economie dei paesi industrializzati; ma già nel ’71 Nixon
aveva annunciato l’inconvertibilità del dollaro e così saltò il sistema monetario
internazionale, dei piani di Bretton Woods. Così l’età dell’oro del capitalismo finisce e si
avvia l’inflazione e stagnazione, che portano l’Italia alla crisi. L’effetto dell’inversione dato
dalla crisi economica, si ripercosse anche sui movimenti sociali; infatti nel ’73 le lotte
operaie e studentesche in parte si interrompono o cambiano genetica. Dal lato degli
studenti→il loro movimento si sgretola nella crisi dei gruppi politici extraparlamentari;
mentre dal lato operaio il loro potere di controllo sull’organizzazione del lavoro viene meno
e la lotta sui posti di lavoro sembra più una difesa dei diritti conquistati; mentre invece
cerca di generalizzarsi (tale lotta) nel campo del consolidamento del welfare
state,coinvolgendo altri strati sociali come impiegati pubblici. Questo processo raggiunge il
suo apice nel’75→quando Agnelli (pres confindustria) e Lama (segretario Cgil) accordano
la creazione di un punto unico di contingenza, che trasferiva i diritti acquisiti dagli operai
(nel campo del salario) a tutte le categorie di lavoratori pubblici e privati; questo evento fa
verificare il riflusso dell’azione collettiva,che venne via via paralizzata dalla stagflazione.
Ma sempre nel ’73 con il rapimento del capo del personale della Fiat, da parte delle
brigate rosse (organizzazione terroristica di sinistra) si capisce che nei movimenti
collettivi si determinano alterazioni→le parti centrali sindacali imboccavano la via della
negoziazione neocorporativa; mentre nel movimento sindacale,tra i proletariati industriali,
si creano reazioni alla fine del ciclo espansivo di conflittualità operaia e si sceglie il gesto
esemplare e della lotta armata (proposta dalla piccola borghesia che partecipò ai
movimenti operai). Sempre nel solito periodo (’72-’74) si esaurisce anche l’esperienza
politica di centrosinistra→dopo le elezioni del ’68 che mettono da parte Aldo Moro da
parte della maggioranza (Rumor, Piccoli) e l’insuccesso dell’unificazione socialista,si mette
in luce il fatto che stavano venendo meno le ragioni di alleanza, nelle due maggiori forze di
coalizione: il psi era alla ricerca di equilibri migliori ( che richiamavano un rinnovato
rapporto col pci) e invece la Dc cercava di riprendere il ruolo centrale di unificazione delle
forze moderate per arginare il processo di mobilitazione della società. Così in questo
periodo iniziano i governi irresoluti, che “galleggiano” sulla società che si
autoriforma→infatti proprio negli anni ’70,a conferma di questa valutazione, si crea lo
statuto dei lavoratori e la legge sul divorzio. Il ritorno al governo dei liberali e l’uscita dei
socialisti dal secondo governo Andreotti (’72) decretano la fine del centro sinistra (è da
ricordare che il governo Andreotti finisce prima della sua scadenza ed è stato eletto con
elezioni anticipate). Ma nell’impossibilità di trovare nuove stabili maggioranze in grado di
guidare il governo (anche xk la maggioranza di governo è composta da pci che è stata
delegittimata a governare per la sua fedeltà a Mosca), la frattura tra il paese e il sistema
politico si trasforma in una crisi delle istituzioni democratiche, che si sarebbe
successivamente aggravata. In sintesi tutte queste combinazioni di fenomeni politici,
sociali e strutturali,concorrono a fare del ’73 l’anno di conclusione del ciclo di crescita
economica e di modernizzazione. Finiscono così gli “anni sessanta” dopo un quindicennio
di avvenimenti, in cui il ’68 fu il momento centrale.
Con l’entrata nel Mec (’57-’58) si concludeva il ciclo positivo dell’economia italiana, ma
dopo la ricostruzione l’Italia si inserisce nell’economia internazionale raggiungendo
importanti risultati come: pareggio di bilancio statale, pagamenti in equilibrio, sistema
produttivo efficiente ed era cresciuto il prodotto industriale e gli investimenti industriali.
Intanto nella popolazione si riduceva il numero dei lavoratori agricoli, ma era ancora
limitato l’incremento dei lavoratori nel settore industriale e c’era un alto numero di
disoccupati→questo infatti dimostra la stortura di questa prima fase di accelerata
industrializzazione italiana. Nonostante l’intensità dello sviluppo degli anni’50 , il triangolo
industriale non era ancora in grado di assorbire il grosso numero di contadini, che non
potevano più lavorare la terra dopo la sua meccanizzazione; inoltre la migrazione non era
ancora unidirezionale (sud nord), perché anche dalla pianura padana i braccianti se ne
andavano per lavorare nelle città del nord. Ma a parte questi ritardi,nel 1958 si sviluppa
un’accelerazione della crescita economica→il fattore decisivo di questa furono tre elementi
in combinazione:
● l’espansione della domanda interna→col fatto che il reddito pro capite crebbe, si
stimolò la crescita del mercato interno, che si aprì ai consumi di massa;
● la crescita delle esportazioni→con questo modello di sviluppo si migliora la qualità dei
prodotti e con l’inserimento dell’Italia nel mercato comune si permettono le
esportazioni;
● l’intervento pubblico→che si intreccia con la spesa privata che si mantennero su
standard molto elevati (mai prima d’ora) contribuì ad elevare la domanda e a
consolidare il mercato nazionale.
I dati dimostrano che l’industria crebbe oltre il 90% e l’agricoltura si ferma al 15%
nonostante ci fu un incremento della produttività della terra e del lavoro (specie nel sud ad
agricoltura intensiva e nel veneto emilia romagna). Così l’Italia si riesce ad inserire tra i
paesi industrializzati moderni e il segnale più importante è il fatto che l’industria riesce ad
assorbire l’ondata di forza lavoro agricola espulsa dalle campagne, avvenuto tra il ’59 e
’71 per avere migliori opportunità lavorative. In questo periodo si verifica l’esodo da sud a
nord e si incrementa il n di occupati nel settore industriale e terziario. Gli economisti sono
d’accordo sul fatto di affermare che l’elemento chiave del miracolo economico italiano
sono stati→i lavoratori disponibili all’occupazione a basso salario, poco sindacalizzati e
poco qualificati; questi lavoratori hanno permesso all’industria di essere competitiva sul
mercato internazionale,contenendo i costi del lavoro. Il contenimento dei costi era stato
possibile grazie a→politiche di bassi salari, ma soprattutto con l’introduzione del progresso
tecnologico e innovazioni organizzative: con la tecnologia (meccanizzazione processo lav)
si riduce il numero degli operai qualificati, e si aumenta quello di operai de qualificati, che
tanto erano sottoposti alla “razionalità” della macchina e guidati dagli organizzatori di
produzione ( i nuovi manager della fabbrica taylorista, che ottimizzano le risorse umane e
materiali). Questi nuovi operai comuni e posti alla catena di montaggio sono gli ex
contadini meridionali, che rappresentano il nuovo proletariato di fabbrica, il quale entra
anche in conflitto e si sovrappone alla vecchia classe operaia del nord→i nuovi operai
riescono a diffondersi nell’intero mercato del lavoro che è dominato dalla piccola media
impresa. Un altro fattore caratteristico del boom italiano è→l’imprenditorialità diffusa, che
si riesce ad esprimere grazie alla disponibilità quasi illimitata di forza lavoro a basso costo;
infatti i maggiori incrementi occupazionali si verificano nelle piccole medie imprese.
Dunque per certi aspetti il miracolo economico coincise con lo sviluppo di queste nuove
realtà produttive, di modeste dimensioni→esse miscelano: gli operai professionali (che
dopo la ricostruzione si mettono in proprio, per avere mobilità sociale), giovani tecnici,
commercianti dotati di capitale ed ex contadini che rivedevano in questa la nuova
coesione famigliare. Ma la diffusione del tessuto imprenditoriale e della base produttiva,
non riuscirono a modificare l’oligopolio del capitalismo italiano, dominato da grandi
imprese, pubbliche /private, che egemonizzavano determinati settori ed erano i motori
dell’economia del paese. A parte questo fatto,nella metà degli anni’60, lo sviluppo
industriale italiano, non era più limitato a certe zone del paese, ma avviò una
trasformazione del territorio, dei modelli culturali e della vita che fece sentire la presenza
dell’industria per la maggiora parte della popolazione. Questo processo (in questi
anni)toccò anche il Mezzogiorno, in cui si verifica una tenue crescita delle attività
manifatturiera,spronata dalla “cassa del mezzogiorno”, che voleva→promuovere
l’industrializzazione e fermare la troppa crescita demografica del sud; si costruirono così le
“aree di sviluppo industriale”. In questo processo furono favorite le grandi imprese
pubbliche e private (fiat, montecatini, Eni) che erano più in grado di ottenere finanziamenti
pubblici, col fatto che erano più legate alla politica; tali imprese riuscirono a localizzare nel
sud grandi impianti siderurgici e petrolchimici. Ma questo tipo di impresa (ad alto capitale e
basso tasso di lavoro) non riuscì a stimolare la creazione di un tessuto di attività produttive
più piccole, come invece era avvenuto al nord e centro che ne garantì lo sviluppo (qst
avvenne solo in aree circoscritte del sud dove si impiantarono le industrie
automobilistiche). La caratteristica dell’industrializzazione del sud era quella di “cattedrale
nel deserto” perché si disarticolò il tessuto manifatturiero già presente,che era incapace di
reggere la concorrenza con le industrie del nord (in questo modo il progetto della cassa
fallì). Questo tipo di intervento andò a vantaggio solo delle industrie del nord, ma non
riuscì a creare la capacità autopropulsiva del sistema economico del sud, che avrebbe
permesso all’industria di radicarsi; anche se tale progetto portò una scia di benessere per
queste famiglie. Così la mancata industrializzazione non riuscì a creare modernizzazione,
anche per il fatto che molte risorse erano trasferite dal centro alle periferie e il sud viveva
nel clientelismo. Dunque le cause del fallimento sono da cercare anche nel fatto del limite
dell’intervento statale nel processo di industrializzazione, che consiste nell’insufficiente
programmazione strategica delle erogazioni pubbliche fornite. Mentre cresceva la
socializzazione dei mezzi di produzione (garantito dalla mano pubblica, che portò ad una
accelerazione con la nazionalizzazione dell’energia- enel) faceva riscontro l’incapacità
dello stato di imporre all’impresa pubblica/privata linee guida di programmazione
economica dotate di efficacia; lo stesso ministro La Malfa si accorge, nello stendere le
note aggiuntive alla situazione generale economica del paese (stilata dalla commissione x
la programmazione economica di Saraceno), che dopo un decennio di interventi pubblici la
situazione non era cambiata e c’erano lo stesso gli squilibri (questione meridionale e
agraria pesavano ancora sul paese). La vicenda stessa della programmazione economica
(voluta dal psi)→venne fatta fallire dall’establishment conservatore e dai gruppi di
comando dell’industria pubblica e privata. Successivamente nel ’63 l’onda di sviluppo si
arrestò e si aprì una breve fase di crisi congiunturale,segnalata da:
è da notare che le due caratteristiche di base del miracolo economico furono→la stabilità
dei prezzi e i tassi d’investimento; quindi la loro alterazione dimostrava che si erano creati
degli squilibri nei processi economici. Già dal 1960 nella situazione generale si introduce
un elemento nuovo→la ripresa su larga scala delle lotte operaie nelle grandi città
industriali ad es: nel ’61 “natale in piazza” a Milano (sostenuti da tutti i lavoratori) o
successivi scontri appoggiati dai sindacati; scioperi della Lancia a Torino e scontri in p
dello statuto contro le forze dell’ordine. Con queste proteste si diffuse la lotta anche per
lavoratori di altri settori e in altre città. L’effetto di questa improvvisa mobilitazione
fu→la crescita dei salari,accentuata dal fattoche per la prima volta in Italia si raggiunse la
piena occupazione(industria manifatturiera e delle costruzioni). Invece la conseguenza di
questa inversione di tendenza fu una rapida erosione dei profitti→le imprese pensarono
di porre rimedio a questo problema con l’aumento dei prezzi, tentando di scaricare
l’aumento dei salari sui consumi, che erano balzati in avanti in quegli anni. Questo
processo poteva essere tenuto sotto controllo, ritrovando l’equilibrio tra investimenti e
consumi (se non si fosse subito scaricato sui conti con l’estero); così la bilancia
commerciale segna un saldo passivo. Dunque le autorità economiche (banca d’Italia)
adottarono→soluzioni tradizionali vs l’inflazione (fanno creare una stretta creditizia che
sottrasse alle imprese i finanziamenti esterni) per riequilibrare la bilancia e non svalutare la
moneta; non si presero soluzioni Keynesiane, che avrebbero usato la spesa pubblica x
rilanciare la domanda. Il risultato di questa manovra fu→la caduta degli investimenti e il
declino della produzione industriale, che si scaricarono sul mercato del lavoro vedendo
diminuire l’occupazione; si torna così all’emigrazione. Così si pensò di rispondere
all’eccesso di domanda con una riduzione della domanda interna. Insomma nel ’65
riprende la crescita economica, ora sostenuta dalle esportazioni→ma alla crescita della
produzione non si creò dall’altra parte una ripresa degli investimenti, che continuano a
cadere (ripresero solo nel ’66 ma mai come prima). A questa crisi gli imprenditori risposero
con quella che è chiamata “lo sciopero del capitale” si prevedeva che: per il timore di
tornare ad alti salari e piena occupazione, questi si sottrassero al tentativo di riavviare
l’accumulazione attraverso la ripresa degli investimenti; preferirono piuttosto intensificare i
margini di redditività,con operazioni di concentrazione aziendale. Si creò così l’assurdo
quadro del paese, in cui si esportavano capitali e lavoro invece di farli lavorare nel
territorio nazionale. Quindi agli investimenti produttivi si sostituirono impieghi di risorse
rivolti all’acquisizione di altre aziende, anche distanti da quelle tradizionali, per rispondere
alla crisi con la concentrazione del capitale (es Pirelli si unisce a Dunlop). Nello stesso
periodo l’industria pubblica cambia comportamento→da strumento di formazione delle
capacità manageriali, a terreno di azione di una nuovo ceto di imprenditori, capace di
drenare il denaro pubblico, per impiegarlo in iniziative industriali che rispondevano agli
interessi privati delle lobby (un es fu Eugenio Cefis con l’avventura della chimica
pubblica,che alimentò in chiave clientelare l’intervento pubblico). L’altra direttrice di marcia
delle imprese nella nuova fase di sviluppo dopo la crisi fu→incrementare la produttività,
attraverso la razionalizzazione dei processi produttivi, con l’intento di risparmiare lavoro e
costi; ma si verificò un peggioramento delle condizioni di lavoro, in cui avvenne una
riduzione dei salari e dell’occupazione. In questo contesto si crea la crisi delle relazioni
industriali con l’esplosione delle lotte operaie (’69-’73) anche nelle città industriali del sud,
nei nuovi distretti industriali del centro e anche i braccianti; la mobilitazione avviene
principalmente nelle nuove figure di operai comuni, che fino ad allora erano stati marginali.
Oltre a tutte queste figure si aggiungono alla lotta operaia anche→impiegati, tecnici e
studenti. intanto i salari crescevano, ma la produttività diminuiva insieme alle ore
lavorative.
La forza degli operai non si limita a ridefinire la distribuzione del reddito a favore del
lavoro, ma impose anche la definizione di una nuova legislazione sociale a favore delle
classi subalterne, in cui le tappe più importanti furono:
ma in assenza di una riforma fiscale adeguata questi nuovi oneri si scaricano sulla spesa
pubblica facendola lievitare. Dunque gli anni’60 si concludono con conflittualità sociali,
mosse dalla volontà di rimuovere le contraddizioni (prodotte dal mancato intreccio tra
modernizzazione e sviluppo), che il capitalismo italiano e l’azione di governo non erano
riuscite a correggere. Con la caduta dei tassi di profitto e il rallentamento della crescita, le
autorità di politica monetaria volevano trovare soluzioni con strategie deflazionistiche, ma
l’inversione non si verificò perché l’occupazione rimase costante come i salari e invece si
arrestò la crescita. In conclusione a completare il quadro si aggiunge il peggioramento del
commercio internazionale, che impedì che le esportazioni riequilibrassero il sistema
economico come in passato; la stabilità era tutta da trovarsi nell’espansione del mercato
interno, che però non risolsero i problemi e nel ’73 le autorità monetarie svalutarono la
lira→la caduta della moneta simboleggiava la fine dello sviluppo espansivo economico
italiano; ma questa fine avvenne in un momento di mutamento nel mercato mondiale.
● una più equa redistribuzione del reddito, per far accedere tutti ai consumi di massa;
● l’estensione dei diritti di cittadinanza, che sancisse l’inclusione sociale del mondo
del lavoro.
Gli anni ’50 stavano finendo e la crescita economica non si era tradotta in un allargamento
dei consumi, che è sinonimo di benessere (erano escluse ancora le fam piccolo borghesi e
operaie). Anche se si sono compiuti passi avanti, rispetto all’epoca registrata
dall’”inchiesta sulla miseria” del parlamento in cui: il 23% delle famiglie viveva in condizioni
di miseria, in cui il tot del reddito non soddisfaceva i bisogni primari; quindi con questi
redditi non si potevano comprare i beni di consumo che rimasero per molto tempo solo
d’elite. Invece i dati sui consumi giornalieri di calorie pro capite rispetto al reddito
dimostravano che→la maggioranza dei ceti popolari facevano fatica ad uscire dal baratro
alimentare in cui l’Italia era entrata durante la 2GM. In realtà nel sistema italiano
industriale il vantaggio in termini di competitività dei bassi salari poggiava sulla ristrettezza
dei consumi interni→infatti la mentalità degli imprenditori non vedeva di buon grado un alto
livello di salari per alzare i consumi interni. Questa situazione di mancati consumi per le
classi operaie,braccianti ecc era il segno della mancata attuazione dei diritti di cittadinanza
sanciti dalla costituzione→ma questa nonostante fosse basata sul lavoro creava una sua
versione “materiale” dei primi anni’50, che si basava sul modello della guerra fredda, del
conservatorismo e della continuità tra vecchio e nuovo;in questo modo si basava sulla
discriminazione di quelli che erano sospettati di aderire ad organizzazioni politiche di
sinistra e così il potere imprenditoriale veniva protetto a mano armata. Come risultato di
ciò una gran parte di amministratori, militanti politici e cittadini venne sottoposta a
sorveglianza, perché visti come potenziali sovversivi, e lo scopo era→impedire che
venissero assunti in fabbrica, facessero avanzare la propria carriera o venissero a far
parte della pubblica amministrazione. Quindi una parte degli italiani era sottoposto a
vigilanza e le libertà civili erano limitate, specie nei luoghi di lavoro in cui prevaleva la
subordinazione al capo. In generale la fruizione della cittadinanza era condizionata da una
doppia appartenenza→1 di campo politico ideologico; 2 di classe, chi rimaneva fuori da
entrambe era escluso, nel senso che non apparteneva alla comunità nazionale e quindi
non poteva avere i diritti dati dalla costituzione. Nelle lotte operaie questa doppia valenza
veniva fuori perché:
Quindi nelle lotte dei lavoratori degli anni ‘59/’60 confluivano dei fenomeni distinti:
● da un lato il protagonismo della classe operaia urbana, sia sul versante sindacale che
su quello politico, che richiedevano una degna redistribuzione dei redditi e il
riconoscimento dei propri diritti civili come classe;
● dall’altro il proletariato rurale che aspirava ai consumi e all’integrazione sociale;
● inoltre anche la voglia di avere un ruolo determinato e un’identità, da parte dei giovani
operai, immigrati e studenti; questi avrebbero voluto accelerare i tempi dell’ascesa
sociale e anche guadagnare soldi, ma le loro aspettative si scontravano con la realtà.
Poco prima degli scontri a Torino si era insediato il quarto governo Fanfani→quindi si era
conclusa la stagione centrista(entrata in una crisi alla fine degli anni’50), per farne aprire
un’altra sondata sul “patto riformatore” tra socialisti e democristiani. L’esaurimento del
centrismo era dovuto a:
● scollamento del progetto conservatore, che era alla base dell’alleanza tra Dc e partiti
laici moderati;
● modernizzazione che la prima fase del ciclo espansivo aveva alimentato.
Già dal ’57 in alcune componenti dirigenti del gruppo della Dc (strette intorno a Fanfani) si
faceva strada la consapevolezza che le basi ideologiche e politiche dell’egemonia della dc,
si stavano logorando; infatti il collante su cui la Dc aveva creato le basi di massa
interclassista del suo sistema di potere (ovvero: anticomunismo, liberismo
economico,statalismo clientelare e conformismo cattolico) si rivelò inadeguato a sostenere
il processo di integrazione sociale messo in moto dai consumi. A tal proposito la
mobilitazione sociale creata dal miracolo economico, non poteva essere rappresentata da
un’alleanza di partiti moderati, che avevano perso lo slancio riformatore (dopo la morte di
De Gasperi) e si era ridotta alla ricerca di equilibri. La Dc era scossa da un dilemma sulla
lettura delle trasformazioni della società italiana→ da un lato gli ambienti cattolici e quelli
laici volevano consolidare il carattere anti operaio, fino al punto di rompere la legalità
democratica, perseguendo una soluzione autoritaria; dall’altro le forze politiche dentro e
fuori la dc volevano una apertura a sinistra (cooperando con forze del movimento operaio)
per poter guidare la modernizzazione e impedire che la crisi del sistema politico
diventasse una crisi della democrazia. Quindi il dubbio era sulla risposta da dare ai
movimenti operai→da un lato c’era la “smobilitazione” quindi impedire l’ascesa sociale del
proletariato, utilizzando gli strumenti coercitivi messi già in atto dal fascismo; oppure
dall’altro “integrare” quindi dare corso ai cambiamenti strutturali in grado di dare piena
legittimazione ai soggetti mobilitati. Questo dilemma da inizio ad uno scontro di forze per
tutta la metà degli anni ’50 e non trova soluzioni; mentre tra il ’54 e ’60 si susseguivano
governi sempre più deboli (la loro azioni si concentrava solo nel dare soddisfazione a
gruppi d’interesse spendendo la spesa pubblica a propria discrezione) il progetto del
centro sinistra non riusciva a superare i veti (specie dentro la Dc) che ne impedivano
l’attuazione e l’opzione reazionaria non riusciva ad aggregare forze sufficienti per imporsi.
Con l’ascesa del governo Fanfani si apre l’iniziativa del nuovo pres della repubblica
gronchi che prevedeva:
Il tutto unito agli scandali tra affari e politica,contribuiva a delegittimare la classe dirigente
centrista e c’era anche il rischio di ingovernabilità; questa situazione faceva venire fuori i
rischi del sistema politico italiano in cui non coincidevano “area della rappresentanza”
(cioè le forze politiche ammesse al parlamento) e “area della legittimazione” (i partiti che
potevano aspirare alla formazione del governo. Con la combinazione di due vincoli (anti
fascista e altantico) si erano irrigiditi i rapporti tra queste due aree e la seconda coincise
con la dc e i suoi satelliti; La soluzione per creare elementi su cui far poggiare la nascita di
una nuova formula politica era→allentare uno dei due vincoli, ma il problema era capire
quale: per il centro sinistra andava allentato quello atlantico, per quelli di destra andava
allentato quello antifascista.
Con l’intreccio di tre fattori esterni (crisi movimento comunista internazionale, pontificato di
Giovanni e equilibrio relazioni internazionali)e due interni (rottura tra psi e pci e la forza del
proletariato industriale) si rese praticabile la prima opzione, favorendo lo spostamento
della politica verso sinistra e includendo la psi nell’area di legittimità. Ma in questo insieme
di cause risiede un posto impo il protagonismo degli operai e dei giovani, contro i quali si
infranse il progetto autoritario di Tambroni. Però senza le proteste popolari anni’60,che
fecero riscoprire un’identità antifascista che denunciò la democrazia incompiuta, lo stallo
del sistema politico sarebbe durato più a lungo e non sarebbe nato il centro sinistra.
Tuttavia il compromesso dentro la dc tra riformisti e conservatori (tessuto da Aldo Moro,
che voleva trovare l’appoggio di tutto il partito per la nuova riforma) richiede ancora del
tempo e il risultato fu un ritardo che impedì alla grande trasformazione della società di
poter contare su un centro politico che lo guidasse. Ma quando nel ’63 venne varato il
governo di centro sinistra (detto organico) il miracolo economico si era già affievolito→si
sostituì con una breve fase di crisi; in questa fase si esaurì una parte dei margini
economici per concretizzare un programma di riforma e la politica dei redditi di Giolitti La
Malfa si scontrò con gli imprenditoriali che volevano recuperare i profitti a spese dei redditi
degli operai, dopo la disoccupazione. In questa occasione la borghesia imprenditoriale
(fatta di conservatori) creò un blocco antiriformista→la risposta al disegno di
programmazione economica del ministro La Malfa, fu lo sciopero del capitale e questo era
un segnale che la classe dirigente si rifiutava di condividere col proletariato un “patto
riformatore” in grado di mantenere l’equilibrio tra: equità sociale crescita economica.
Questa scelta determina l’effetto di aggravare la polarizzazione sociale e si sfocia così
nelle lotte operaie. Ma il ritardo detto prima, esprimeva→l’ambiguità del compromesso Dc
su cui si basava la nuova formula politica; inoltre il progetto riformista di Moro era privo
della carica di rinnovamento utile per fornire un governo efficace della modernizzazione.
Questo riformismo avrebbe incluso:
● la messa sotto controllo delle forze produttive per orientarle al superamento degli
squilibri della società italiana (nord- sud, arretratezza agricoltura ecc);
● avrebbe ridisegnato i rapporti tra cittadini e stato, garantendo i servi sociali per: casa,
scuola, sanità e rimuovere l’inefficienza della pubblica amministrazione;
Ma la novità più significativa fu il fatto che→il focolaio del dissenso contro il capitalismo, la
sua società e miti, non si limitò più alle fabbriche, ma investì i luoghi di aggregazione
giovanile, quindi scuole, università,associazioni culturali, che diventarono luoghi di
contestazione di massa, che miravano→prima ai caratteri arretrati della formazione
scolastica e poi ai tentativi del governo per riformarla in senso tecnocratico; per poi
estendere il movimento fino al conformismo ufficiale, all’autoritarismo famigliare e alle
ineguaglianze della società, in nome di un nuovo umanesimo mischiato coi valori di
libertà,uguaglianza e pace. Dunque in Italia si registrano diversi eventi, che fanno creare
una comune sensibilità e identità,che supera i confini nazionali e si adegua alla cultura
internazionale di quella generazione; gli eventi sono:
● giovani che nel’64 occupano università di Pisa per protestare contro:progetto di riforma
del ministro Gui;
● i giovani che animavano le comunità di credenti,che praticavano il messaggio
evangelico in senso rivoluzionario, contro la società secolarizzata;
● gli studenti del liceo Parini a Milano che fecero la prima inchiesta sulla sessualità, che
furono processati;
● Firenze diventò la città della libertà e delle esperienze alternative.
Gioventù bruciata
Anche in Italia gli anni’60 sono gli anni del movement,ovvero quell’epoca caratterizzata dal
protagonismo giovanile. In questo periodo del “miracolo” i giovani riuscirono a
radicalizzare i conflitti sociali e a traferirli in luoghi solitamente pacifici come: scuole,
uni,chiese. Ma la mobilitazione studentesca avvenne già prima del ’68, perché i giovani
cercavano già un’identità sociale,espressa attraverso la politicizzazione→questa
politicizzazione era l’esito della trasformazione della condizione giovanile,che iniziò negli
anni’50 e si tradusse in episodi come: moto popolare di protesta antifascista del’60,
manifestazioni vs guerra Vietnam e proteste universitarie. In questo periodo emergono i
tratti distintivi di questo “giovanilismo” caratterizzato dalla ribellione verso la società e i
suoi stili di vita; infatti nella sua prima fase si caratterizza per comportamenti devianti e
nuove mode di vestiti e musicali. Le ricerche di Simonetta Piccone Stella confermano
questo quadro interpretativo e sostiene che→ nelle bande di giovani si mescolano sia i figli
dei proletari,che quelli dei benestanti ed è in questi movimenti che si manifesta la voglia di
emancipazione della generazione, che non vuole essere ricondotta ad una classe di nuovi
consumatori e si fa assorbire dai miti di americanizzazione. Era una gioventù ribelle e
bruciata e le cause erano:
Dunque anche in Italia si manifesta il distacco generazionale, che avviene ancora nella
continuità famigliare e professionale, in cui la giovinezza rappresenta uno spazio
esistenziale in cui le sue specificità sono date dal destino della discendenza, fondato sulla
riproduzione dei modelli tradizionali. Nei giovani (della beat generation) si esprimono i tratti
della nuova antropologia giovanile che percorreva tutta la nuova generazione e andava
dall’anticonformismo,alla separatezza dal mondo adulto, alla volontà di autoaffermazione
negando il mondo intorno a sé e svalorizzando i valori condivisi. In generale i giovani
sostenevano che i mali della loro società erano→le ingiustizie sociali, l’ignoranza, la
repressione sessuale, la religione e i giovani ne erano le prime vittime; loro sentendosi
considerati inferiori volevano ribellarsi alla società borghese con le sue istituzioni, ma la
società teme in fondo questa mobilitazione. In quegli anni all’interno del movimento
giovanile ha preso forma un “salto di qualità”,una nuova consapevolezza,che fa passare
dai fenomeni collettivi di aggregato, al movimento di protesta; si tratta dell’individuazione
dell’avversario e della scoperta che il cambiamento avviene come risultato dell’azione
collettiva. Infatti nella metà degli anni’60 si verifica il passaggio da→generico
anticonformismo,alla forma compatta della contestazione. Negli anni della grande
trasformazione e mancato riformismo, i giovani si ribellavano per esprimere: la caduta
della tradizionale autorità famigliare e la disgregazione delle lealtà dentro ai gruppi sociali,
per entrare così nella fase più matura di “soggetto collettivo” con propri obiettivi e impegno
civile. Essi diventano un soggetto trasversale che si integra alla mobilitazione di massa
con un’identità più definita; ma tale integrazione tra movimenti vede dall’altro lato
l’esclusione da parte delle istituzioni sociali, dei giovani. In questa fase avviene il
passaggio da rifiuto individuale a movement, che si differenzia dalle tradizionali forme di
protesta (nate dalla lotta operaia) e la critica alla società si basa, non su presupposti di
classe (sfruttamento di uomo su uomo), ma sulla scoperta della “falsa coscienza” di cui è
permeata la democrazia occidentale,ovvero la libertà che viene presentata dalla società è
falsa, perché→non ha progettualità e le scelte possibili sono controllate dal potere che ci
impone cosa pensare e credere, quindi definisce il campo dei valori su cui si fonda la
personalità (ad es votare significa scegliere ma alla fine non cambia niente perché tutto è
ricondotto al padrone).
Mondo beat era una rivista scritta dai “capelloni” (stabiliti a Roma e Milano)che era il primo
fenomeno del movement→la loro scelta fondamentale era quella di vivere in un mondo a
parte, dopo aver rotto con la famiglia e la società,assumendo uno stile di vita senza fissa
dimora ne lavoro( si basa sulla cittadinanza universale). A Roma i Capelloni erano→figli di
proletari scappati di casa e senza autorità; questi assomigliavano ai teppisti di qualche
anno prima, ma si differenziavano da questi per il fatto di avere una scelta culturale e
ideale libertaria e non violenta; invece a Milano la differenza coi teppisti era data dalla
costruzione di un capeggio autogestito, basato sull’eguaglianza, libertà e
solidarietà→dopo molte pressioni della magistratura fu smantellato dalla polizia in modo
simbolico; successivamente veniva anche sequestrata la rivista perché era caratterizzata
da: libertà sessuale, contrarietà all’imperialismo e alle guerre e dava nuove posizioni
contrarie a quella dei due blocchi della guerra fredda. Questo vivere ai margini era
ambivalente perché→prevedeva delle irruzioni nella cittadella da parte dell’integrazione
consumista attraverso le manifestazioni di massa e la capacità di orientare gli
atteggiamenti dei giovani che non appartenevano al mondo beat.
Dunque alla base del movimento c’era l’insoddisfazione giovanile, che era alla ricerca di
modelli di vita alternativi,rispetto a quelli basati sul successo individuale, e inoltre miravano
alla liberazione→dalle forme molteplici di controllo sociale, dai riti delle società di massa e
dalle autorità,oltre che dai codici comunicativi radicati. Lo stesso Pasolini cerca di capire
cosa fanno questi capelloni e sostiene che creano un anticorpo alla società tramite il
rifiuto,rischiando la subalternità con la rottura così radicale; però egli non riesce a cogliere
(come molti altri) che per la prima volta in Italia stava nascendo un movimento collettivo
giovanile,che aspirava alla valorizzazione dell’individuo,al riconoscimento della differenza
e alla promozione della cittadinanza; quindi esprimevano valori democratici che erano
lontani dallo stampo fascista dei giovani del primo dopo guerra. Un altro segno che
lasciava l’esperienza dei capelloni , al movimento giovanile era→la concezione del
movimento stesso come spazio fisico per praticare in modo quotidiano esperienze di
gruppo, che (oltre ai fini dichiarati) erano finalizzate alla creazione di ambiti di vita
comunitaria separata. Nel movimento non ci si iscriveva, si viveva e basta, in modo che si
perdevano i confini tra momenti di azione pubblica e moment privati. Dunque i riferimenti
culturali su cui si basa la formazione di questa generazione erano diversi tra cui→il mito
delle lotte di liberazione del terzo mondo, impersonato da Che Guevara (assunto come
metafora delle giustizie mondiali e della raggiunta mondializzazione dei processi
economici e sociali);inoltre c’erano la teoria dei bisogni,l’antifamilismo, il marxismo,la
psicanalisi. Quindi anche nella fase nascente del movimento, si stava delineando uno dei
caratteri di fondo della mobilitazione giovanile→la rivendicazione di un percorso autonomo
di definizione della propria soggettività ( di cui essere padroni) che passava attraverso sia
la costruzione di nuovi ambiti di comunicazione, sia attraverso la ridefinizione dei rapporti
pubblico privato. In sostanza i movimento giovanili si configurano come una rivoluzione del
soggetto, contro le prescrizioni imposte dalle convenzioni sociali e contro la società che
sembra che ci liberi dai bisogni, ma allo stesso tempo minaccia una perdita dell’identità
personale. Nel ’66-’67 questa rivolta si diffonde e divenne un movimento collettivo sempre
più politicizzato →anche se questa politicizzazione è originale, perché si colloca a sinistra,
ma era lontana dalle ascendenze classiste, e si muove in un orizzonte culturale distante
dalla tradizione organizzativa del movimento operaio ( al punto di entrare in conflitto coi
gruppi che si riconoscevano in essa). Tale politicizzazione era il risultato di processi
diversi→da un lato era la manifestazione nella sfera pubblica della frattura tra generazione
e società; dall’altro era una critica alla politica dei sistemi democratici occidentali
(atteggiamenti antipolitici); infine era una presa di parola di un nuovo soggetto collettivo,
che rivendica il proprio diritto di liberazione. La lotta politica significa per questo
movimento, occupare scuole, uni ecc per trasformarli in spazi di vita alternativi e centri di
aggregazione generazionale, nei quali vengono meno le appartenenze sociali, politiche o
religiose di ognuno. In effetti la politicizzazione e sviluppo del movimento avvennero in un
momento in cui in Italia si diffuse il conflitto per→la conquista e difesa degli spazi
d’espressione antiautoritaria (le case matte) del contropotere giovanile; infatti su di loro si
scatenarono le forze dell’ordine, le organizzazione neo fasciste e le autorità accademiche
ed ecclesiastiche. In questi anni si verificarono una serie di eventi che costituirono il
legame di questo movimento→il primo fu l’occupazione delle università di Pisa, Roma e
Trento, che vedeva tra le motivazioni: la critica ai saperi imposti dalle istituzioni
accademiche e alle finalità della formazione (che si tradusse in assemblee e controcorsi) e
infine la rivendicazione al diritto allo studio per superare le disuguaglianze tra ceti.
Bastarono le prime mobilitazioni per spazzare vie le organizzazioni rappresentative dei
partiti all’interno delle uni (Ugi e Unuri) perchè erano poco rappresentativi degli studenti ed
estranei ai processi di politicizzazione in corso. Ma non è da dimenticare che,prima del’68,
le mobilitazioni studentesche erano organizzate da queste organizzazioni→infatti a Pisa,
Napoli e Roma le prime iniziative furono mosse da queste, ma presto le associazioni
furono travolte dalla carica delle contestazioni dei movimenti, che erano incompatibili con
tali organizzazioni e dal rifiuto degli studenti di una rappresentanza delegata in nome della
democrazia diretta. Inoltre le università furono i centri del movimento pacifista contro la
guerra nel Vietnam, che nel ’67 si diffuse ancora di più. In quegli anni gli studenti si
incontrano con la classe operaia, coi militanti della federazione giovanile
comunista/socialista e con gli intellettuali marxisti, che si erano raccolti intorno a delle
riviste (es quaderni rossi,classe operaia ecc) che erano impegnate in una revisione critica
della cultura politica dei partiti di sinistra. Questo incontro intensificò i contatti con la
tradizione ideologica del movimento operaio e la generazione del movimento, orientando
la loro politicizzazione; inoltre l’incontro creò numerosi centri antiimperialisti detti case
matte,che connotarono il movimento. Nella mobilitazione ebbero un ruolo importante
anche i cattolici (oltre che gli ebrei e protestati) infatti le prime uni a mobilitarsi furono
quelle cattoliche di Milano e Trento; questo fatto mette in luce la profondità dei processi di
ridefinizione dell’identità dei credenti, promossi dal pontificato di Giovanni, che si intrecciò
con la modernizzazione e secolarizzazione della società. Dunque il mondo cattolico è uno
snodo impo del movimento giovanile,che trovò i suoi primi centri di aggregazione anche
nelle parrocchie (specie centro e sud)→queste comunità (guidate da parroci
anticonformisti) fanno ripensare al ruolo del cristiano nella società contemporanea e il
senso della fede in una società piena di ingiustizia e disuguaglianza. Alcuni precetti
religiosi fanno così avvicinare le comunità al movimento operaio, impegnato nella lotta in
fabbrica, oppure ai contadini del Vietnam e dell’America latina, che sono oppressi
dall’imperialismo americano. Questo ripensamento della testimonianza della fede e il
nesso fede- impegno politico coinvolgono anche il protestantesimo che fa diventare la sua
rivista (gioventù evangelica) un foglio di battaglia contro la tradizione religiosa delle
comunità. In questo contesto nel’67 il prete Don Milano scrive una “lettera ad una
professoressa” nella quale denuncia→la selezione di classe presente nella scuola
dell’obbligo, l’autoritarismo dei rapporti tra docenti e studenti e il disagio degli studenti
stessi; così questa lettera diventa il manifesto della generazione (sia di credenti che non)
nella quale si combinavano tutti i principali messaggi del movimento:
La caratteristica che accomunava tutti i giovani del movimento era il fatto di essere
pienamente scolarizzati; in questo caso la condizione di studente e giovani si
sovrapponevano e già questo mette in luce la profonda trasformazione della società
italiana. Fino agli anni ’60 questa sovrapposizione aveva riguardato solo le elite, mentre
per il resto della popolazione essere giovane coincideva col lavoro (spesso minorile) e se
femmine con l’apprendistato da casalinga. Fino alla fine degli anni’50→i tassi di
analfabetismo erano alti (specie tra le femmine addette al lavoro domestico) anche se si
era raggiunta la totale scolarizzazione elementare; sempre in quegli anni gli iscritti alle
medie erano un milione, quelli alle superiori il milione e mezzo e all’università ci andavano
relativamente in pochi. Mentre negli anni ’60 il tasso di scolarizzazione si alza, perché
aumentano sia gli iscritti alle medie, che alle superiori e all’università (sia per maschi che
per femmine); ma bisogna notare che l’incremento si è verificato man mano che ci si
allontanava dagli inizi del decennio in questione→infatti tra il ’61 e ’66 la crescita degli
iscritti all’uni si è arrestata per balzare in avanti tra il ’67 e ’69. Quindi la situazione
generale vedeva un incremento della popolazione scolastica e una diminuzione di quella
attiva. Ormai alla fine degli anni’60 la scuola e l’uni erano diventate di massa, ma tale
processo era avvenuto in modo rapido, come l’industrializzazione, e quindi mancava un
disegno organico di riforma dei piani di studio e dell’organizzazione strutturale
scolastica,che non era in grado di adeguare l’offerta alla domanda di formazione;
nonostante in quegli anni ci fu il lavoro della “commissione d’indagine sullo stato e
sviluppo della pubblica istruzione in Italia” sotto la presidenza del Dc Ermini. Se si esclude
l’introduzione della scuola media unica (del ’62 centro sinistra) il sistema scolastico italiano
era rimasto alla riforma Gentile degli anni’20. Le scuole superiori rimanevano divise
tra→licei (che davano una formazione elitaria e di cultura umanistica) e gli istituti tecnici
professionali (pensati come luogo di apprendistato per i giovani destinati al mercato del
lavoro con ruoli tecnici). Tale distinzione sembrava sempre più anacronistica perché→era
accresciuto il divario tra i profili professionali richiesti dal mercato e la formazione data
dall’istruzione tecnica; per lo scarto crescente tra rapidità dell’evoluzione tecnologica e
lentezza dell’aggiornamento dei programmi scolastici; e infine perché si era approfondito il
divario tra la gamma dei saperi dati dalla scuole e la richiesta culturale che veniva dai
giovani. La domanda di nuova cultura da parte dei giovani era mossa dal dinamismo
sociale, dagli effetti del cresciuto livello di benessere e consumi, che costruivano insieme
un’identità collettiva dei giovani che aumentava il divario tra domanda e offerta di cultura.
In sostanza gli effetti della massificazione della scuola e dell’uni furono molteplici:
Cresce così la selezione che si basa sulle diseguaglianze sociali e di genere, creando un
meccanismo di espulsioni, irregolarità di frequenza, bocciature, barriere all’accesso ai
gradi alti di istruzione; inoltre la selezione era alimentata dalle carenze culturali degli
insegnanti, perché→utilizzavano la prerogativa di libertà di insegnamento per poter
continuare ad insegnare con pratiche obsolete, a tutela della condizione di insegnanti
rispetto a quella degli studenti. Così il corpo docente risponde in modo conservativo alla
massificazione scolastica, ma si trova in contrasto con la modernizzazione sociale in corso
e con il progetto di riforma della sinistra, che cerca di far diventare l’accesso scolastico
uno strumento d’inclusione (per classi subalterne) ed emancipazione femminile. Queste
resistenze sono ancora più solide nel mondo accademico, perché si cercò di bloccare con
una corporazione, i contenuti innovativi della riforma dell’università del ministro Gui nel ’65
(la 2314). Questa selezione praticamente negava il diritto democratico di→pari opportunità
per tutti i cittadini e che rimuoveva gli ostacoli culturali che impedivano la piena
esercitazione della cittadinanza; già il mancato esercizio al diritto allo studio favoriva il fatto
che si creassero meccanismi di esclusione ed emarginazione per i soggetti deboli, che
senza cultura avrebbero fatto più fatica ad inserirsi nel mondo del lavoro. Questa
esclusione era tanto più insopportabile, quanto più era evidente che lo studio permetteva
l’ascesa sociale. Quindi le lotte studentesche del ’65 ’67 si basavano su questa
contraddizione sociale e si scagliano contro il progetto di riforma Gui perché→non aveva
dato strumenti di promozione del diritto allo studio e nemmeno organismi di controllo degli
studenti sui processi formativi, in grado di rompere il controllo accademico. Le tensioni
sociali prodotte dalla selezione si univano a quelle delle disfunzioni del mercato del
lavoro,che era incapace di dare un occupazione adeguata ai giovani scolarizzati con una
certa formazione; così i figli del ceto medio urbano si trovavano con aspettative disilluse, le
scuole erano sovraffollate e gli insegnanti incapaci di dare la giusta formazione. Però la
modernizzazione senza governo non riversava solo nelle scuole le tensioni di classe, ma
alimentava anche altre contraddizioni riferite alla differenze della domanda culturale degli
studenti e i saperi impartitidagli insegnanti; quindi si trattava di divaricazioni che colpivano
tutti gli studenti a prescindere dalla classe di provenienza. Il sapere impartito dalla scuole
era→obsoleto, tradizionale e utilizza codici comunicativi autoritari, e nel caso
dell’università è divisa in specializzazioni; quindi questo tipo di sapere, secondo gli
studenti, non era in grado di dare quella formazione culturale utile per sviluppare una
personalità libera, capace di orientarsi nella società e capire il senso del proprio agire.
Basta pensare che i giornali studenteschi si occupavano di temi come→religione, minaccia
nucleare,terzo mondo razzismo ecc, che non veniva insegnati a scuola o uni; quindi i
giovani si riunivano in questi luoghi formando una controcultura in cui essi stessi
acquisivano competenze culturali alternative,modellate sui loro interrogativi. È questo
background culturale che crea i giovani intellettuali del movimento. All’interno di questi
percorsi si andava delineando una concezione dell’apprendimento come parte integrante
dell’azione politica; infatti il nesso tra politica e pensiero è mosso da una duplice
convinzione:
● La convinzione che la conoscenza avesse senso solo all’intero della pratica militante di
cambiamento dell’ordine esistente;
● L’altra sostiene che solo l’esperienza del cambiamento produce nuovo sapere e nuovo
pensiero (diversi da quelli dati dalle istituzioni).
Dunque la cultura del movimento si basava su queste convinzioni e sul fatto che
bisognasse andare verso un sapere liberato dal principio di autorità, ma anche il rifiuto del
falso idolo della “libertà di pensiero” garantito dall’inclusione nell’ordine capitalista. Inoltre
per i giovani l’oggettività della conoscenza (che dava legittimità alle istituzioni scientifiche e
culturali) era un inganno che impediva di vedere i nessi che legavano sapere e potere;in
più la scienza su cui si basa l’università aveva creato i canoni di normalità e aveva
teorizzato le differenze tra razze e generi→aveva creato così i presupposti teorici del
dominio. Dunque il compito dell’intellettuale critico del movimento era→smascherare la
subordinazione della scienza agli interessi delle classi dominanti e di impedire la
produzione di quel sapere che era la funzione fondamentale della riproduzione del potere
(si criticano: lo specialismo e la funzione del sapere come comprensione della totalità del
mondo). Si pensava così ad un’utopia del sapere critico che avrebbe dovuto ridefinire le
scienze per renderle strumenti di liberazione.
Premessa
Anche il ’68 italiano è un evento complesso del quale si dilatano i confini cronologici e si
stratificano i fatti. Non si può mettere in discussione il fatto che si tratta di un evento locale,
nel caos planetario dei movimenti giovanili, mobilitati contro→la società del benessere,
l’equilibrio geopolitico del terrore e l’oppressione dei popoli sotto l’imperialismo. Il ’68 in
Italia si manifesta come un esito imprevisto della rottura tra giovani e società, scaturita
dalla modernizzazione veloce e non governata, che ha cambiato la mentalità delle nuove
generazioni cresciute nella società dei consumi e nel periodo delle comunicazioni di
massa. Così anche tra i giovani italiani si crea una cultura collettiva che critica la
razionalità del capitalismo e voleva raggiungere l’utopia anti autoritaria, egualitaria e
pacifista; queste idee danno vita ad una serie di proteste, in cui questa cultura diventa una
visione del mondo fortemente politicizzata, in cui scuole e uni diventano i luoghi di scontro.
Questo fenomeno di manifestazioni e occupazioni→esplose nel ’68 assumendo la forma di
un movimento studentesco diffuso in tutte le università italiane, che si impegna in un
conflitto contro le uni stesse e lo stato. Si può dire che questo scontro divenne
rivoluzionario nel momento in cui si abbandonano gli spazi riformisti e le rivendicazioni
sindacali, lasciando lo spazio solo per la ribellione contro il potere (sia nelle uni, che in
famiglia e fabbrica). Quindi i caratteri comuni della cultura e delle forme di protesta
studentesche e la simultaneità spazio temporale dei conflitti→hanno alimentato la
convinzione che il ’68 sia un evento senza nazione, promosso invece da soggetti diventati
planetarizzati; si è dunque costituito nella polarità mondiale locale, ovvero si sono diffusi in
modo internazionale slogan e stili di vita, ma le esperienze politiche sono fondate su
comunità studentesche metropolitane, che non si sono mai unite a livello nazionale. Però
questa tesi sottovaluta il peso e il ruolo giocato dal contesto nazionale nel
determinare→cause, forme ed esiti del movimento di protesta nei singoli paesi; in questo
modo non si diversificano solo occidente e oriente, ma anche l’interno delle stesse nazioni
occidentali. Si può dire che il ’68 ha seguito dinamiche diverse in base ai tempi e modi
diversi seguiti dalla modernizzazione, dei caratteri specifici dei sistemi politici e infine della
forma stato presa da ognuno dopo la 2GM. In sostanza il ’68 è formato sia dal piano
mondiale, che in base alle specificità locali→dunque si può parlare di ’68 italiano,
cercando di individuare le sue specificità. La prima caratteristica del ’68 italiano è proprio
la sua lunghezza, cioè la mobilitazione studentesca è stata più lunga; si può partire dal
’67 in cui si raggiunge un certo grado di radicalità e diffusione, pere proseguire in tutto il
’68 esaurendosi in inverno→perché si sfaldarono i movimenti e cominciò un altro periodo
quello della fuoriuscita dalle università di avanguardie politicizzate e del loro incontro col
proletariato di fabbrica, ovvero i gruppi della sinistra extra parlamentare.
In questi mesi è possibile vedere 4 fasi delle agitazioni dentro alle uni:
1. La prima→fase di incubazione in cui c’è una stagione di lotte che finisce nei primi mesi
del ’67 e che si concentra su→opposizione verso i programmi di riforma (l’apice fu la
riforma Gui), tentativo di progettare una nuova università con spazi di democrazia
interni e sulla ridefinizione della formazione culturale. Le sedi pricipali di questo primo
momento furono: Venezia (sede architettura), Milano, Trento e Pisa.
2. La seconda→fase di esordio del movimento e radicalizzazione del conflitto (dura solo
due mesi del ’67) ed è caratterizzata dal cambiamento di idea,che passa da una
concezione riformista e sindacale dell’azione collettiva, ad un nuovo orizzonte politico
più rivoluzionario; il modello preso in considerazione era l’esperienza dell’uni di Berlino.
Le sedi principali sono: le comunità studentesche di Torino, cattolica a Milano e Trento,
però questa volta il movimento si generalizza anche al sud e in uni periferiche. In
queste due prime fasi si forma la leadership del movimento.
3. Terza→fase del ’68 vero e proprio,ovvero il periodo di massima espressione ed
espansione del movimento, che arriva in tutte le università d’Italia e fa diffondere:
occupazioni, manifestazioni ,violenti scontri con la polizia (valle Giulia a Roma) e
incontri con gli operai.
4. Ultima fase→dopo la fase di espansione della lotta si presenta il periodo delle
contraddizioni interne e di difficoltà,che trascinarono il movimento in un impasse
paralizzante, i cui esiti non permisero più l’evoluzione dei movimenti e scandirono la
crisi politica evidente già nelle elezioni del ’68.
Il prologo
La fase di incubazione si crea nel ’67 con sede a Milano, Trento e Pisa in cui vengono
elaborate le tesi della sapienza→che costituiscono il primo documento politico nazionale
del movimento studentesco. In generale il movimento è creato dall’impatto della
massificazione dell’uni sulle strutture accademiche, che sono inadeguate a reggere questa
crescita enorme e improvvisa di studenti. Oltre all’inadeguatezza degli apparati didattici
(che impedivano di seguire i corsi a causa del sovraffollamento, quindi si potevano
scartare gli studenti), c’era la carenza di docenti; infatti a Napoli fu pubblicato dagli
studenti il libro bianco sull’edilizia universitaria di Napoli, che denunciava il collasso delle
strutture accademiche. Dunque le lotte studentesche si situano in questo contesto e
vogliono creare delle riforme, facendo degli studenti dei soggetti propulsivi per la
riorganizzazione dell’università. È emblematico l’es della facoltà di architettura
nell’evoluzione del movimento→qui ci sono state molte lotte durante gli anni’60 e le
occupazioni fatte rivendicavano il ruolo del movimento degli studenti nel realizzare una
trasformazione democratica dell’uni, oltre che voler uno sviluppo organico della didattica e
delle attività di ricerca (come gestione democratica si intende la pubblicità dei lavori fatti
dal consiglio di facoltà). Un quadro di tendenze politiche simile emerge dalle lotte
dell’istituto di architettura di Venezia, in cui si richiedeva un disegno di riforma didattica.
Questa esperienza iniziale, in generale, segna anche le fasi successive del movimento,
che nel ’67 radicalizzò le sue lotte contro la politica scolastica del centro sinistra e dei suoi
disegni di riforma dell’uni. Così nella facoltà di architettura a Milano si radicalizza il
conflitto, che si tradusse nell’idea di autogestione dell’università da parte del movimento; in
questo modo si ricolloca la prospettiva politica del disegno di organizzazione didattica e
scientifica, in modo diverso. Dunque questo orientamento ,che voleva fare si che il
movimento studentesco fosse l’agente principale del progetto alternativo di organizzazione
degli studi (in senso anticapitalista e antiautoritario), si radicò così tanto che la stessa
assemblea e occupazione diventarono i luoghi operativi conquistati dagli studenti e
sottratti “all’università dei docenti”. Analoghe tendenze ci furono nell’università di Trento
(sociologia) in cui gli studenti avevano manifestato un alto grado di combattività politica
fino dalla metà degli anni’60 e nel ’66 il movimento si esprime attraverso un documento nel
quale si sostiene una diversa organizzazione dello studio e delle finalità della formazione.
Nelle riflessioni collettive fatte sulle funzioni sociali del sociologo (a Trento, mentre
avvenne per l‘architetto a Venezia e Milano) le grandi questioni dell’autonomia del sapere
e della neutralità della scienza, furono la base su cui si costruirono le proposte di una
nuova strutturazione dell’organizzazione degli studi universitari, funzionali alla formazione
della figura del sociologo (in questo caso)visto come→ricercatore indipendente capace di
riconoscere e dominare le implicazioni politiche di ogni ricerca sociale. È proprio su questa
base che le iniziative di studio alternativo e le occupazioni si configurarono come forma di
protesta e soprattutto come tentativo di trasformare l’uni in uno spazio studentesco
autogestito. Nemmeno quando nel movimento di Trento ci fu una battaglia per il Vietnam ,
in cui si coinvolse anche la città e finì con lo sgombero della polizia, si riuscirono ad
individuare i nessi tra: manifestazioni e battaglie fatte per la contestazione delle strutture
universitarie. Dunque l’elemento comune delle esperienze iniziali del movimento era→lo
sforzo degli studenti di imporsi come soggetto dell’università e di affermare il proprio
dominio sui processi formativi in cui erano coinvolti, per rompere i nessi tra:
scolarizzazione e divisione capitalista del lavoro; allo stesso tempo rivendicavano il diritto
all’istruzione funzionale per la presa di coscienza collettiva e alla piena espressione della
libertà individuale. Nonostante le lotte, l’orizzonte politico della contestazione studentesca
non possedeva ancora i caratteri radicali di eversività, che avrebbe assunto tra poco; gli
studenti di immaginavano ancora come soggetto sociale in grado di pensare ad una
grande riforma dell’università (basata su: diritto allo studio e libertà di ricerca). In effetti la
vera novità del ’68,che segnò il salto di qualità, fu che il nuovo protagonismo delle masse
studentesche,la loro spinta di riappropriazione collettiva e l’iniziativa politica, Travolsero le
forme storiche della rappresentanza studentesca. Infatti tutte le forme di mediazione che
delegavano un ristretto gruppo politico di rappresentare le istanze studentesche, nel
sistema politico, saltarono, perché il movimento rifiutava la tradizione organizzativa della
democrazia delegata e sfuggiva alla definizione di movimento di interessi. Intanto i segnali
di un nuovo orizzonte politico si vedevano→ad es nell’esperienza di Trento che nel ’67
scrisse il “manifesto per una università negativa” e quindi si fa promotrice della
radicalizzazione del disegno politico del movimento. Trento lanciò la sua idea di
un’università negativa che riaffermasse nelle uni ufficiali la necessità di un pensiero:
teorico, critico,negativo che denunciasse quello che i mercenari chiamano ragione e
ponesse quindi le basi per un lavoro politico. Nonostante i riferimenti al socialismo, questa
prospettiva era lontana dal marxismo dell’esperienza pisana, che nacque a seguito di un
travaglio interno tra i suoi rappresentati degli studenti, in particolare dell’unione goliardica
italiana, e si riassume nelle tesi della sapienza del ’67→questo documento si basa sulla
concezione di studente come “forza lavoro in formazione” ,però rimase un concetto isolato
perché proponeva una cultura politica diversa da quella diffusa tra gli studenti. A parte tutto
queste tesi furono importanti perché→sono il primo tentativo di proporre un’analisi di
classe della condizione di studenti,facendo appello alla teoria marxista che avrebbe avuto
successo dopo. Dunque la proposta del sindacato studentesco era quello di vedere gli
studenti come forza lavoro in fase di qualificazione e oggetto del capitalismo; il tutto in una
fase di riorganizzazione del sistema produttivo che comportava una subordinazione della
scuola e dell’uni,allo stesso piano del capitale. Quindi in questo modo gli studenti
diventavano parte interna della classe operaia, il cui processo di sindacalizzazione portava
al conflitto di classe; infine l’esito di questa formazione di coscienza politica era la scoperta
che la controparte del movimento era la classe borghese dominante. Da qui nasce per la
prima volta il problema dell’alleanza tra studenti e lavoratori nella lotta anticapitalista e in
più il movimento e le scuole divennero i nuovi spazi (insieme alla fabbrica) in cui si va a
formare la dirigenza politica rivoluzionaria. Questa elaborazione teorica ebbe un certo
seguito, specie nelle uni (es Napoli) in cui c’era una forte presenza di rappresentanza
studentesca,modellata sul sistema dei partiti, nelle quali questi gruppi si formarono prima
del movimento di massa del ’68. In generale l’immagine dello studente proletario sarebbe
stata rievocata durante il ’68 e sostenuta dalle componenti marxiste leniniste del
movimento, animate dal doppio scopo di→ricondurre a quelle teorie l’analisi della
mobilitazione giovanile in corso e trovare una giustificazione classista al tentativo di
ricollocare gli studenti nel nuovo ciclo di lotte.
Ci si domanda che cosa abbia accelerato e scatenato l’esplosione delle lotte dentro alle
uni nel ’67 e come queste lotte episodiche siano diventati conflitti di un grande movimento
di massa, che si diffuse in tutto il paese. Nel ’67 sulla rivista Giacobino (del Psiup)si
leggeva che anche gli studenti hanno un potere,ma manca qualcosa che unifichi questi
episodi isolati di lotta; così proprio nel ’67 accadde quella svolta nelle lotte studentesche.
Dopo l’inizio del nuovo anno scolastico università come→palazzo campana a Torino, sacro
cuore a Milano e sociologia a Trento, divennero il luogo del nuovo movimento, diverso da
quello di prima perché era più radicalizzato e con una nuova cultura politica. Dunque ci
furono diversi fattori che fecero modificare la situazione nelle università italiane:
Questo progetto di riforma non recepiva le aspirazioni del movimento degli studenti, ma
anzi faceva finalizzare l’istruzione al mercato del lavoro e quindi segnava la fine delle
ipotesi di ricerca scientifica e qualificazione reale del laureato; anche le sue intenzioni più
feconde erano intrecciate con le strutture tradizionali dell’università fondate su: potere
gerarchico, del quale non ne limitava il dominio dentro alle uni. Infatti questo disegno
vedeva una riorganizzazione degli studi dando la priorità ai docenti e un nuovo rapporto
tra ricerca e didattica. La riforma Gui accelerò la presa di coscienza degli studenti sul fatto
che si stava verificando una trasformazione nei rapporti tra: scuola, mercato, condizioni
sociali e status acquisibili, ovvero la mobilità verticale diventava sempre di più un miraggio,
se non per una piccola fascia di studenti di ceto medio. Quindi questa riforma (come
sostenne un movimento dell’uni cattolica di Milano) era un tentativo di→combinare
l’esigenza del sistema capitalistico di riorganizzare l’istruzione per dare agli studenti una
preparazione ai nuovi ruoli professionali; e di controllare le lotte con l’eliminazione delle
storture più evidenti. In questo modo aumentava la subordinazione del sistema scolastico
alle esigenze del sistema sociale e capitalistico. Così facendo gli studenti (specie quelli
meno abbienti) si scoprono merce e parte integrante del meccanismo formativo che le
classi dirigenti intendevano far funzionare meglio per il mercato del lavoro, lasciando
immutate la sua inefficienza, arretratezza ecc. A tal proposito gli studenti di Trento
sostengono che→le uni sono dei sistemi produttivi che producono l’uomo come merce e
forza lavoro, il suo scopo è collocare la merce nel mercato al fine che sia vendibile e
consumata. Ma l’università deve calibrare la sua produzione in base ai bisogni del mercato
infatti questa nel processo di produzione crea dei blocchi per smaltire sul mercato parti
della forza lavoro qualificata (crea uno scarto tra immatricolati e laureati, tra iscritti e
frequentati). Inoltre la valutazione accademica era il criterio per differenziare le biografie
dei singoli, ma queste non erano scientifiche bensì erano funzionali alle finalità mercantili
dell’uni (dietro al professore che vota c’è sempre lo stato e la morale borghese, che valuta
la forza lavoro). Non a caso il punto polemico principale del movimento era il diploma
professionalizzante,alternativo alla laurea pensato dal progetto di riforma Gui. Inoltre si
aggiunsero altre contraddizioni (oltre alla mobilità verticale limitata)→ad es la
modernizzazione stava erodendo lo status, il potere e i vantaggi economici acquisiti dai
ceti intermedi; mentre la riorganizzazione dei processi produttivi verticalizzava i centri
decisionali dentro all’organizzazione del lavoro, riducendo gli spazi di dirigenza e
allargando quelli delle funzioni tecniche subalterne. Quindi la promozione sociale doveva
essere una necessità per poter mantenere le posizioni sociali acquisite, che sfociava nella
competizione tra queste professioni.
Si delineano così le caratteristiche di fondo della svolta nel movimento durante il ‘67/’68;
queste ragioni di fondo scaturirono dalla presa di coscienza collettiva dello scarto tra:
formazione e sbocchi professionali,che rendeva subito percepibile la contraddizione tra
massificazione delle uni e divisione del lavoro. Ma all’interno di questa contraddizione non
si crearono spinte reazionarie, ma piuttosto una gigantesca secessione culturale di una
generazione che si trasformò in un movimento di massa originale, nel quale si radicalizzò
il processo di politicizzazione verso sinistra. Inoltre a determinare questo fenomeno di
massa ci furono alcuni eventi internazionali→la morte del Che, l’offensiva del Tet e l’avvio
della protesta studentesca in altre parti del mondo. Dunque riassumendo, le basi del
movimento sono:
1. La biennale di Venezia→la maggior parte degli artisti presenti ritirò le sue opere per
essere solidali con gli studenti dell’uni e con il gruppo di giovani repressi dalla polizia;
2. La mostra del cinema di Venezia→fu occupata da un gruppo di giovani cineasti e un
gruppo di vecchi maestri del neorealismo.
Queste due occasioni fanno capire che anche gli autori significativi del cinema aveva
recepito la lezione del movimento studentesco e decisero di unirsi alla loro protesta.
Questa scelta di unirsi alla protesta influenzò i film d’autore italiani (ad es nasce il nuovo
genere western in cui sono inserite tematiche di rivoluzione e politiche). Ma anche nel
capo teatrale si inserisce un fenomeno analogo→dal ’68 prende campo il teatro che critica
in modo radicale lo spazio teatrale stesso e si creano luoghi di rappresentazione alternativi
(alcuni autori creano la nuova scena che viene fatta in spazi pubblici come fabbriche e
così il teatro diventa totale); poi a Milano nasce il teatro politico e a Roma nasce il teatro
alternativo. Ma i rapporti tra movimento e intellettuali prosegue con l’influenza anche di
altri campi professionali, con lo sviluppo di associazioni come: la magistratura democratica
e la medicina democratica,che fecero proprie le critiche del movimento verso la neutralità
della scienza o al carattere di classe della giustizia. Il movimento più famoso che si crea è
quello dell’antipsichiatria di Basaglia, che denuncia il manicomio come struttura repressiva
volta a trasformare il malato di mente in escluso e vittima delle istituzioni totali, che
avevano lo scopo di segregarlo e occultarlo alla vista della società normale; quindi questa
battaglia contro l’esclusione dei folli aveva dei punti in comune con il movimento degli
studenti nella lotta antiautoritaria. Però l’adesione intellettuale non fu unanime→il ’68
italiano pareva ad alcuni una carnevalata messa in scena dai giovani cresciuti nell’era del
benessere e diseducati; lo stesso Pasolini critica gli eventi degli studenti a Valle Giulia
accusandoli di essere figli di papà e si schiera dalla parte della polizia vedendola come
vero proletariato, nati nell’Italia povera. Era una critica radicale che esprimeva→lo stato
d’animo e l’atteggiamento politico di molti intellettuali comunisti, che ebbe l’influenza di
creare l’atteggiamento del pci verso il movimento.
L’inevitabile declino
Il problema (secondo Bobbio, Viale)di fondo sembra essere il fatto che il movimento
sopravvive oltre la fase di blocco permanente delle attività didattiche, che si verificò in
primavera ed ebbe conferma nell’autunno ’68. Intanto l’unità politica antiriformista del
movimento inizia a sgretolarsi e sotto la pressione della composizione sociale prevalente
tra gli studenti, presero a divaricarsi le componenti e le esperienze differenziate che erano
confluite al suo interno. Ma secondo le ricerche di alcuni sociologi dell’uni di Milano le
direttrici di questa divaricazione erano riconducibili ad una duplice tendenza→nelle facoltà
in cui si creava un ruolo professionalizzante reale, l’atteggiamento degli studenti era meno
critico e conflittuale; invece dove gli sbocchi professionali erano più irreperibili, si creava
un atteggiamento radicale ed eversivo. Quindi i gruppi dirigenti degli studenti cercano di
risolvere questa crisi d’identità del movimento (che metteva in luce la sua difficoltà di
durare nel tempo) e di calibrare l’elaborazione teorica e la progettualità politica delle
avanguardie politicizzate con le possibilità limitate di questi soggetti sociali; insomma
cercano di trasformare il movimento in un partito di tipo nuovo, capace di garantire ai ceti
espressi nel movimento una rappresentanza in grado di entrare nella sfera politica. In
sostanza il nuovo partito “rivoluzionario” diventa il terreno di confronto tra le avanguardie e
il sistema politico, attraverso il quale si poteva riformulare il problema dell’unità tra studenti
e ceti sociali subalterni e tra movimento- tradizione del movimento operaio. Ma il processo
di passaggio da movimento a partito→non è univoco ,ne omogeneo perché è segnato
dalle storie locali del ’68 che segnavano i modi differenti in cui i movimenti sarebbero
diventati partiti. però un filo rosso ricollegava le varie esperienze come ad es→il
radicalismo antiautoritario del movimento di Torino, trentino e Milano collegato con la
nascita dell’azione politica del gruppo “lotta continua”; il sindacalismo pisano e
l’accentuazione classista del movimento romano collegati con l’operaismo
dell’organizzazione di “potere operaio” o dell’”unione comunisti italiani”. Nel sud invece
proliferano diverse esperienze alcune di stampo leninista e marxista (Circolo Lenin di
Puglia poi confluita nell’organizzazione comunista marxista leninista fronte unito)o il circolo
città campagna di Cagliari fatto da alcuni studenti. A questa formazione di gruppi locali si
combina la mobilità territoriale delle avanguardie che genera il rimescolamento delle
appartenenze e ideologie→ad es: l’unione dei comunisti italiani (Roma) riuniva parti del
gruppo dirigente del movimento studentesco romano , con l’esperienza “falce martello” di
Milano,che si riconobbero nel marxismo leninismo e una militanza politica vissuta come
rigenerazione della piccola borghesia a fianco del proletariato. Poi potere operaio raccolse
ex militanti del psiup e dei leader del movimento studentesco romano, si unì poi con un
gruppo di militanti milanesi, torinesi, emiliani che crearono un’organizzazione nazionale
estremista operaia. Infine lotta continua fu in grado di raccogliere al suo interno delle
esperienze organizzative locali e avanguardie studentesche, in diversi luoghi
raggiungendo le dimensioni di una organizzazione nazionale. All’interno di questa
geografia di gruppi partiti è possibile enucleare le tendenze politiche in un insieme di
gruppi politici; le tendenze furono due:
Conclusioni
La maggior parte dei giudizi e analisi fatte sul’68 si sono concentrate sugli esiti immediati o
di medio periodo, manifestati negli anni successivi. Gli anni’70 sono stati anni di svolta che
hanno portato alla maturazione degli elementi di rottura già manifestati nel ’68; ad ogni
modo il risultato in ogni paese è stato diverso,accentuando le differenze già uscite fuori nel
’68 dietro ai fenomeni che sembravano simili e che omogeneizzavano la situazione
globale. Il dato in comune era dato dagli elementi strutturali che il ’68 pensava di aver
cancellato, a partire da:
Dunque la percezione che gli anni successivi avessero cambiato lo spirito e l’ispirazione
del ’68 fu subito chiara→infatti prima nel ’68 si poteva trovare un unico grande gruppo,
anche spostandosi in altri posti, perché ci si riconosceva tutti come compagni; adesso
negli anni ’70 non si può parlare più di unico grande gruppo, perché esistono gruppi più
piccoli a volte contrapposti tra loro. Al di là della spinta volontaristica ancora forte, non è in
dubbio il fatto che non esista più un movimento unico e siamo arrivati agli anni della
disperazione e dell’odio. Si è già avuta una sensazione di rottura dagli anni precedenti, già
nel ’69→in quell’anno infatti si sentì la divaricazione tra: l’esperienza di Woodstock e il
gesto senza sbocco dei weathermen che non riescono a raccogliere le persone per
portare a termine i giorni di rabbia a Chicago (ci fu uno scontro tra i manifestanti e polizia,
ma non fu una vera rivoluzione). Poi nello stesso mese accadde quella che fu chiamata
“Woodstock politica”ovvero l’evento del moratorium day contro la guerra che riuscì a
radunare molti giovani provenienti da diverse città USA, appoggiati da chiesa, sindacati,
insegnanti e politici. Sempre di più l’America chiedeva la conclusione della guerra in
Vietnam, ma Nixon sembrava di non volerne porre fine e nella primavera del ’70 ordinò
l’invasione della Cambogia (paese neutrale accusato di dare basi logistiche ai vietcong);
quindi gli studenti si mobilitano in molte università e le conseguenze generali
furono→chiusura di campus, scontri con polizia e governatori che dichiarano lo stato di
emergenza e chiamano la guardia nazionale. Gli attivisti sapevano che non avevano
possibilità di influenzare la politica di Nixon così vedevano davanti a sé tre opzioni→1
entrare in clandestinità e combattere le istituzioni; 2abbandonare; 3 rivolgersi ad altre
cause politiche (fu la più adottata).
Dunque la coscienza, il percorso soggettivo dei giovani e l’identità che maturarono nel ’68
furono analoghi in tutto il mondo, a differenza dei vari risultati politici e istituzionali raggiunti
nei diversi paesi; esce così fuori l’elemento di uniformità del ’68 malgrado le differenze
sociali e culturali dei contesti. Il modello degli USA è quello prevalente. Ma anche il livello
di violenza statale e repressione istituzionale furono elementi di diversità tra i vari contesti:
● Negli Usa una parte dei weathermen cercarono di dare un profilo armato alla propria
clandestinità ma vennero sbaragliati;
● In Germania→la deriva terroristica durò a lungo e fu caratterizzata dalla durezza dalla
repressione (il gruppo la frazione armata rossa venne arrestato);
● In Cecoslovacchia→dopo che lo studente si uccise per attirare l’attenzione sul suo
paese, si aprì la strada a forme difficili di dissenso e lotta contro il governo, che dette
vita all’organizzazione Charta ’77.
● In Francia→il ’68 aveva coinvolto la società intera più che altrove e a dialettica
governo-oppositori si arricchì di tentativi riformatori posti poi in atto e dalla vitalità dei
gruppi extraparlamentari, che non erano terroristi; fu prevalentemente in campo
culturale che qst paese affronta l’eredità lasciata aperta dal maggio.
Quindi gli anni ’70 sono caratterizzati da fenomeni di svolta ,in opposizione con quelli degli
anni’60, nel campo economico e di politica internazionale→infatti la crisi petrolifera e del
sistema monetario internazionale (no più convertibilità dollari in oro) aprono una dinamica
che fa concludere il periodo d’oro dello sviluppo economico degli anni’60. Col fatto che
l’ondata inflazionistica e la depressione colpiscono i paesi sviluppati, cambiano anche le
prospettive di sviluppo per i paesi del terzo mondo. Allo scenario strutturale si devono
aggiungere anche i mutamenti politici internazionali→1 la fine della guerra in Vietnam e
l’insediamento di governi comunisti in questa penisola indocinese, che però entrano in
conflitto tra loro e con la Cina; 2 la rivoluzione dei garofani in Portogallo e la fine del
colonialismo portoghese in Guinea, mozambico e Angola; 3 i colpi di stato dell’America del
sud che portarono ai governi autoritari; 3il peggioramento dell’apartheid e la guerra tra
Etiopia eritrea e somalia. Inoltre gli anni ’70 furono caratterizzati dalla presenza di
movimenti collettivi nella società→il più rilevante fu il femminismo (in seguito si creò anche
quello per i gay); anche le minoranze etniche si organizzano con nuove forme di
partecipazione e intervento politico, per avere un’identità culturale più forte. Sul piano
politico→continuarono a crescere i gruppi rivoluzionari ed extraparlamentari; su quello
sociale→si diffusero movimenti di singole questioni ad es: casa, salute ecc e vediamo gli
squatter nelle case occupate e i disoccupati organizzati. È da considerare che il fermento
degli anni’70 non sarebbe accaduto se non ci fosse stata la rottura del ’68, però è difficile
stabilire con certezza il periodo cronologico; che le forme e gli esiti di quegli anni avessero
preso piede dalla cultura giovanile e nell’ispirazione del ’68 è più un giudizio morale e
accusa verso questi giovani. Quindi attribuire al ’68 delle responsabilità, piccole o grandi
che siano, è come non voler comprendere come avvenne l’evento e perché. In generale
’68→ha liberato energie, ha diffuso idee e precipitato crisi che erano già latenti da prima;
ma ha anche mostrato le contraddizioni della politica moderna, le possibilità di
cambiamento e il ruolo della coscienza soggettiva; ha cambiato la coscienza di un’epoca,
non ha magari mutato in modo stabile le istituzioni però ha contribuito ad una rivoluzione
della mentalità, del linguaggio e costume. Si può ritenere che un momento simile si sia
verificato nel 1848. Infine Gitlin sostiene che gli anni ’60 abbiano lasciato→un
miglioramento delle condizioni di donne,gay e neri; un aumento di dignità e diffidenza
verso il potere statale, ma anche delusioni.
Quello che sostenne Gitlin si può sostenere anche per il caso italiano; solo che la
storiografia italiana ha superato da poco il “modello di spiegazione del ‘68” che
racchiudeva le cause della mobilitazione: nella crisi del riformismo di centro sinistra e nella
miopia della politica scolastica delle classi dirigenti→questo modello non teneva conto
delle variabili psicologiche e antropologiche dell’agire collettivo e soprattutto tralasciava il
nesso giovani- società. Quindi anche le ricerche più attente non badavano al quadro
internazionale per leggere il ’68 italiano e non cercavano nemmeno di ricostruire una storia
sociale dei giovani nella quale collocare la rivolta; anzi l’interpretazione era più articolata
verso il fatto di vedere il ’68 come parte integrante della stagione di movimenti sociali e
come fattore di esplosione della crisi politica del centro sinistra (non ci sarebbe più stato
equilibrio). Ad ogni modo questa chiave interpretativa non badava alla questione cruciale
che era invece posta al centro della ricerca sociologica cioè→la ridefinizione dell’identità
sociale dei giovani come ambito problematico, dal quale si genera prima il rifiuto
dell’integrazione consumistica e poi la rivolta di massa contro la società. Ci sono anche
altre ricerche che hanno usato un modello di spiegazione che vedeva il ’68 come→crisi
sociale dei ceti medi, minacciati dalla proletarizzazione e dall’assenza di nuovi sbocchi
professionali al livello di preparazione dato dalla scolarizzazione di massa. Si tratta di un
fenomeno nuovo di proletarizzazione perché rimanda alle contraddizioni che ci sono
all’interno dei ceti medi, dovute al crollo delle aspirazioni di emancipazione, date dalla
scuola. Dunque in quest’ottica la proletarizzazione è la caduta delle illusioni alimentate
dallo sviluppo capitalistico per un intero ceto sociale. Questo concetto attraversa diversi
pensieri storiografici come quelli di:
● Lanaro dove il ’68 è interpretato come una domanda di promozione del ceto medio
intellettuale che si è acculturato di recente;
● Sapelli che vede una vera e propria rivoluzione di ceto, cioè l’emergere ,nella forma di
lotta studentesca, di una nuova coscienza di sé delle classi medie, ed era espressa da
chi aveva i requisiti ad es gli studenti che erano socializzati e cercavano un accesso
rapido allo status riconosciuto dalle istituzioni.
Gli esiti più solidi che riuscì ad avere il ’68 fu sul campo del costume (più libertà) e le
energie modernizzatrici portarono alla vittoria del referendum sul divorzio e alla diffusione
del femminismo e dignità per gli omosessuali; quindi le conseguenze più impo sono state il
potenziamento dei processi di democratizzazione della società che riorientano la
modernizzazione,allargando l’inclusione e la cittadinanza. Ovviamente questa
democratizzazione dal basso sarebbe stata più efficace se fosse stata governata dal
sistema politico, ma questa opportunità non venne colta dai politici stessi; in questo modo
si sarebbero potute risanare le fratture tra stato e cittadini→è proprio questa l’anomalia del
caso italiano che portò al prolungamento delle lotte e alla crisi del centro sinistra ( i partiti
si scompongono). In questa fase di crisi emersero→le aporie della democrazia bloccata,
che trovò la soluzione nel compromesso storico, e riemerse il “doppio stato” che era già
visto come un attore politico influente negli anni ’60. Si apre così l’epoca della “strategia
della tensione” cominciata con l’esplosione di due bombe a Milano e a vigilia dell’autunno
caldo,segnato dalla morte di Aldo Moro. Dunque si ha l’impressione che il ’68 sia più lungo
di quello che è stato perché i politici non hanno saputo porre fine alle proteste, ma in
questo modo si rischia di confondere il movimento studentesco con quello che è seguito
dopo. In realtà il ’68 è finito nello stesso inverno, ma nella scena restava un debole ceto
politico formato dai leader che si erano creati nell’assemblearismo; questi sarebbero
scomparsi dalla scena se non avessero avuto la possibilità di attaccarsi alla nuova ondata
di lotte del proletariato industriale e non avesse trovato un sistema di pensiero (il
marxismo leninismo) in grado di legittimare il loro ruolo di comando dentro ai gruppi
partito. Quindi combinando questi due fattori con la crisi politica, i nuovi leader ebbero uno
spazio d’azione notevole e si oscurò la differenza tra movimento e rivolta del ’68.infatti la
mobilitazione di massa del ‘67/’68 e quella del ‘69/’73 ebbero delle differenze→ad es si
perdono le caratteristiche fondamentali del movimento del ’68: la dimensione planetaria,
l’antiautoritarismo e la rivolta morale di giovani contro l’imperialismo e la società opulenta.
Le piccole formazioni politiche cercarono di declinare la critica antiautoritaria del
movimento, all’interno di un discorso politico nel quale riprendeva i simboli della
rivoluzione internazionale. C’era comunque differenza tra la rivoluzione di stampo marxista
e leninista e quella dei movimenti giovanili→la prima voleva riorientare in termini di classe
la ribellione dei giovani di ceto medio e consentire ai gruppi di inserirsi nella mobilitazione
del proletariato. L’assunzione di queste ideologie consentiva di mirare all’obiettivo più impo
degli studenti intellettuali di ceto medio, ovvero→porsi alla guida del proletariato di
fabbrica, avendo trovato degli elementi comuni nelle condizioni di vita e valori tra operai e
studenti, cercando di evitare la mediazione del ceto politico. Nonostante si fosse formata
l’unità giovani operai, questa non riuscì a intaccare l’egemonia dei sindacati,nemmeno nei
settori più avanzati di fabbrica; si formarono si delle organizzazioni alternative ai sindacati
(es assemblee autonome ecc) ma rimasero fenomeni minoritari e si ridussero a mobilitare
solo minoranze politicizzate, coinvolgendo anche alcuni studenti e facendo diventare la
scuola un’estensione della conflittualità operaia. Agli inizia del ’73 era già evidente la crisi
dei gruppi,che si concluse di li a poco con il loro scioglimento ; ma in questo momento di
declino si fecero avanti alcuni militanti con l’idea di estremizzazione terrorista ,che la
vedevano come unica possibilità di continuare la loro lotta, nella convinzione che la
democrazia stesse venendo meno e fosse in atto una fascistizzazione dello stato. Questi
gesti erano visti come→un fanatismo ideologico, un rifiuto di prendere atto che era finito
un periodo storico e bisognava rientrare nei ranghi. Anderson sosteneva che questa era
una delle scelte che potevano fare gli attivisti di fronte alla scomparsa del loro progetto
rivoluzionario, ma in generale si è sempre trattato di una minoranza; invece nel caso
italiano il consenso a questo tipo di scelte aveva prese più campo che altrove e si intreccia
con→la strategia della tensione e la difficoltà de sistema politico di produrre la coesione
sociale per isolare il terrorismo.