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DOPO LA GUERRA

1. Ombre lunghe di una guerra appena conclusa→ Nell’immediato dopoguerra, il 25 aprile 1945, si riuniscono a
San Francisco i rappresentanti di 50 nazioni che approvano lo statuto di un nuovo ente sovranazionale, l’ONU
(Organizzazione delle Nazioni Unite), che ha l’ambizione di proporsi come una sorta di governo mondiale;
sembra una notizia positiva, presa a posizione della pace appena conquistata, ma ben presto ci si rende conto che
per conquistare una pace vera e duratura ci vorrà ancora del tempo.
Succede infatti, un po’ ovunque, che la liberazione dal nazi-fascismo e la fine della guerra siano accompagnate da
violenze, vendette, esecuzioni sommarie ed assassinii politici a danno di collaborazionisti o ex fascisti, dai numeri
impressionanti. Azioni del genere si concentrano in Francia ed in Italia, ma ancor di più nella zona dell’Istria, di
Gorizia e di Trieste dove il simbolo di queste violenze sono le foibe, grotte carsiche perpendicolari alle quali si
può accedere tramite una stretta imboccatura. In queste zone succede che molti militari italiani o in generale
coloro che venivano considerati fascisti o che avevano collaborato col fascismo, vengono giustiziati ed
“infoibati”, cioè gettati nelle foibe. Queste azioni sono messe in atto dalle forze jugoslave sia per vendicarsi
dell’occupazione nazifascista sia per eliminare tutti i potenziali oppositori del regime comunista che si stava
formando in quei territori. Una soluzione si trova con il trattato di pace di Parigi firmato il 10 febbraio 1947, con
il quale si stabilisce l’appartenenza dell’Istria alla Jugoslavia e della città di Trieste all’Italia. Questo provoca un
imponente esodo di italiani che tra gli anni ‘40 e ‘60 decidono di lasciare l’Istria per trasferirsi in Italia. L’esodo
istriano verso l’Italia non è il solo spostamento di persone che si realizza in questo periodo: a causa dei
cambiamenti della carta politica dell’Europa, infatti, si assiste ad un generale movimento forzato di popolazioni
che si ritrovano ora in uno Stato di appartenenza diverso da quello in cui si trovavano prima della guerra.
La logica di questi cambiamenti è data, in particolar modo, dalla spartizione dello spazio europeo tra le due grandi
potenze che escono vincitrici dalla guerra, cioè gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, che porta alla formazione di
due blocchi politici principali e contrapposti, uno occidentale che gravita attorno agli Usa ed uno orientale che
gravita attorno all’Urss. Questa spartizione parte dal territorio tedesco, infatti i territori ad est di Berlino sono
affidati all’amministrazione dell’Urss, mentre quelli ad ovest sono affidati al controllo delle potenze europee:
anche la stessa città di Berlino, infatti, viene divisa da un muro in una parte est ed in una parte ovest, controllate
rispettivamente da Urss e Usa. Ne consegue, dunque, che ogni spostamento di confine provochi lo spostamento di
moltissime persone da una zona all’altra, quasi sempre contro la loro volontà.
In questo periodo, inoltre, si tengono numerosi processi per punire i dirigenti del partito nazista e le loro azioni: il
più importante si tiene a Norimberga tra il 1945 ed il 1946; qui un tribunale militare processa 24 alti dirigenti
nazisti, cui sono attribuiti “crimini contro la pace”, “crimini di guerra” e “crimini contro l’umanità”, molti dei
quali vengono condannati a morte e molti dei quali vengono impiccati.

2. L’Europa divisa e la guerra fredda → Col passare dei mesi le sfere di influenza precisano ed irrigidiscono i
loro confini. La distanza economica, ideologica e sociale tra Usa ed Urss è enorme, in quanto il primo è una
democrazia dove vigono la libera iniziativa ed il libero mercato, mentre il secondo è un paese comunista a partito
unico. Il presidente degli Stati Uniti Harry Truman, infatti, sente di dover frenare l’avanzata del comunismo e di
“dover sostenere i popoli liberi che stanno resistendo ai tentativi di soggiogamento da parte di minoranze armate o
di pressioni straniere”; è per questo, infatti, che sostiene economicamente e militarmente la Grecia e la Turchia
dove stavano avvenendo dei conflitti per liberarsi dal comunismo. Per questi motivi Stalin è indotto ad una
plateale ritorsione contro gli Usa che ha luogo a Berlino nell’estate del 1948, quando decide di chiudere la parte
ovest di Berlino, cioè quella controllata dalle potenze europee, in modo da non far arrivare più rifornimenti. E’ un
gesto di aperta ostilità che segna l’inizio della “guerra fredda” tra Usa ed Urss, che per fortuna non si tradurrà mai
in una guerra vera e propria. La crisi di Berlino si accompagna ad un processo più generale a seguito del quale
nelle aree occidentali si costituiscono delle democrazie parlamentari, mentre nelle aree orientali delle democrazie
popolari, cioè stati comunisti a partito unico.

3. L’Occidente nell’immediato dopoguerra →


• STATI UNITI → Dal punto di vista della politica estera abbiamo già visto come si sono comportanti gli
Stati Uniti nei confronti dei paesi alleati e nei confronti dei paesi che avevano perso la guerra, e
soprattutto nei confronti dei paesi a regime comunista. Per questo, la politica interna del paese è
condizionata, per almeno un decennio, da una vera e propria ossessione anticomunista, che porta ad una
serie di indagini e di schedature nei confronti dei cittadini statunitensi anche solamente sospettati di
comunismo.
• REGNO UNITO → Con le elezioni del 1945 i conservatori di Churchill vengono sconfitti nettamente dai
laburisti, guidati da Clement Attlee, che avvia un importante piano di riforme sociali e sanitarie le cui
misure cominciano a costituire il primo esempio di quello che adesso viene chiamato Welfare State, per
superare il Warfare State che c’era stato fino a quel momento. Alle elezioni successive però, quelle del
1950, salgono nuovamente in carica i conservatori guidati da Churchill.
• FRANCIA → Il caso della Francia è differente in quanto in questo caso siamo di fronte ad un paese in cui
è stata interrotta la continuità statuale e costituzionale a causa dell’occupazione nazista e della divisione
del paese in due aree diverse. Per questo bisognava istituire una nuova costituzione del paese, il cui
compito viene assegnato all’assemblea costituente ed il 21 ottobre 1945 si tiene una doppia elezione alla
quale partecipano per la prima volta anche le donne: una per eleggere un’Assemblea parlamentare ed
un’altra per decidere la presenza o meno dell’Assemblea costituente. La maggioranza vota per il
rinnovamento della costituzione e durante le elezioni emergono tre partiti diversi: il movimento
repubblicano popolare, il partito socialista ed il partito comunista. In Francia viene quindi approvata una
nuova costituzione che sancisce la nascita della Quarta Repubblica Francese, che tuttavia tra il 1947 ed il
1950 viene guidata da otto governi diversi ad esclusione di quello comunista.
• ITALIA → Anche l’Italia sperimenta un forte cambiamento nell’assetto istituzionale dello stato ma deve
fare i conti con lo scontro tra partiti politici tra loro opposti e con l’emergere di fenomeni di malavita
organizzata, come la mafia, che fino a quel momento erano stati tenuti sotto controllo dal fascismo. Nel
1945, quindi all’uscita della guerra, si costituisce un governo presieduto da Alcide de Gasperi, dirigente
della Democrazia Cristiana (DC), che organizza le elezioni del 2 giugno 1946 nelle quali si elegge
l’Assemblea Costituente e contemporaneamente si tiene il referendum istituzionale, col quale gli elettori
devono decidere se la nuova Italia sarà una monarchia o una repubblica. Con le elezioni tenutesi nel 1946,
alle quali partecipano per la prima volta anche le donne, l’Italia sceglie di diventare una Repubblica, con
un governo presieduto sempre da De Gasperi, ed una nuova costituzione che entra in vigore il 1° gennaio
1948. Nel frattempo, anche in Italia si accendono scontri e tensioni per cercare di allontanare la minaccia
comunista dal paese, ma gli scontri vengono comunque tenuti sotto controllo e l’Italia si colloca
saldamente entro il blocco occidentale.

4. Il comunismo in Asia: la nascita della Cina popolare e la guerra di Corea→ In questo periodo le diplomazie
occidentali si devono occupare non solo del dilagare del comunismo negli stati europei ma anche in Asia. Durante
la guerra, infatti, in Cina i comunisti di Mao Tse-tung ed in nazionalisti di Chiang Kai-shek avevano stretto un
accordo per evitare l’avanzata del Giappone in quei territori. Alla fine della guerra, però, i conflitti, da patriottici
antigiapponesi, diventano civili, e così ha inizio una guerra civile che tra il 1945 e il 1949 volge a favore dei
comunisti, quando questi entrano a Pechino e Mao Tse-tung il 1° ottobre 1949 proclama la nascita della
Repubblica Popolare Cinese.
L’avanzata comunista si è estesa, inoltre, anche fino alla Corea. Questo paese, dopo vari scontri tra Usa ed Urss
nel clima della guerra fredda, viene diviso in due zone con il confine segnato dal 38° parallelo nord: la parte Nord
è sotto un regime comunista mentre la parte Sud è affidata ad un governo nazionalista, appoggiato dagli
americani.

5. Decolonizzazione e nuovi mondi→ Già durante la seconda guerra mondiale prende avvio un processo di
emancipazione delle colonie europee che prosegue e si fa più concreto anche dopo la guerra. In particolar modo,
infatti, i paesi asiatici e mediorientali, approfittano del forte indebolimento politico e militare dei colonizzatori per
conquistarsi l’indipendenza. Dal punto di vista politico, si delineano così in questi paesi due scenari ricorrenti:
• Ci sono aree nelle quali si sviluppano movimenti nazionalisti che mescolano il discorso patriottico di
matrice europea con l’identità religiosa e culturale locale (es. India induista, Pakistan, Indonesia).
• Ci sono aree nelle quali si sviluppa l’esperienza del comunismo cinese (es. Asia sud-orientale)
Le nuove realtà statali che nascono dalla dissoluzione degli imperi coloniali occidentali, seppur diverse tra loro,
occupano una posizione di non allineamento nei confronti delle potenze europee, cioè non sono a favore né del
blocco occidentale né di quello sovietico. Questa realtà viene dichiarata nel 1955 quando questi paesi si riuniscono
nella conferenza di Bandung, per promuovere un coordinamento afro-asiatico che si opponga sia all’imperialismo
occidentale che a quello sovietico: è la nascita del movimento dei “non allineati” oppure del “Terzo Mondo”.

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