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Nel 1921, con la nascita del Partito nazionale fascista, Mussolini abbandonò
le aperture sociali del programma del 1919 e pose l'accento sulla difesa dello
stato e sull'antiparlamentarismo, trovando seguaci in particolare tra i reduci
di guerra, i gruppi giovanili e il ceto impiegatizio. Presentatosi invano alle
elezioni del 1919, fu eletto deputato nel 1921. Dopo la marcia su Roma
(ottobre 1922), ottenne da Vittorio Emanuele III la presidenza del
Consiglio. Nel volgere di pochi anni fondò un regime totalitario fondato su un
partito unico e sull'assenza di libertà politiche.
Durante il suo governo, stipulò con la Santa Sede i Patti lateranensi (1929),
con cui si arrivò a una conciliazione tra lo
stato italiano e la Chiesa, dopo mezzo
secolo di contrasti; intraprese una politica
estera aggressiva, conquistando l'Etiopia
(1935-36); appoggiò militarmente il
generale Francisco Franco durante la
guerra civile spagnola (1936-1939); invase
l'Albania (aprile 1939) e si alleò con la
Germania nazista, stipulando il cosiddetto
Patto d'acciaio (maggio 1939).