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Giuliano Campioni
Edizioni ETS
A
partire da Umano, troppo umano, nella filosofia di Nietz
sche, accanto al genio e al santo, si “ congela l’eroe” esalta
to nella metafisica dell’arte della Nascita della tragedia.
Questo contrasta certamente con la figura consolidata del mito
eroico di Nietzsche che ha comunque caratterizzato, in più modi e
direzioni, la fortuna e talvolta perfino il culto del filosofo.
Il tema dell’eroismo appare un termine di confronto continuo e
centrale che permette al filosofo di differenziare la propria posi
zione dalle molte “morali eroiche” dell’epoca (da Carlyle a Gobi
neau, da Wagner a Baudelaire).
La prima parte di questo lavoro percorre il tema dell’eroismo in
Nietzsche cogliendone - fino alla radicale critica - i significativi
mutamenti: la filosofia dello spirito libero dissolve, con le certezze
metafisiche, ogni propensione verso una morale eroica che può ar
rivare all’estremo ascetico sacrificio di sé. La seconda parte è de
dicata alla complessa figura di Socrate, “eroe” della decadenza, la
cui scelta di morte rivela il vero senso della sua filosofia. La terza
parte analizza la lotta di Nietzsche contro le “ ombre di Dio” che
offuscano l’orizzonte, le diverse figure ed atteggiamenti che il
grande avvenimento della morte di Dio produce. L’“ uomo superio
re” della quarta parte di Zarathustra ha in sé i caratteri dell’eroi
smo: dalla lotta contro il movimento di Verkleinerung che porta al
dominio dell’“ ultimo uomo” , alla necessità del proprio tramonto
per il sorgere di una forma di esistenza legata a nuovi valori.
ISBN 9 7 8 - 8 8 4 6 7 2 2 4 5 - 4
€ 16,00 9 788846
111 722454
Eroismo - è il sentimento di un uomo che aspira
a un fine rispetto al quale egli medesimo
non conta più nulla. Eroismo è la buona volontà
del tramonto assoluto di noi stessi.
Friedrich Nietzsche
allievo della Scuo
G iu l ia n o C a m p io n i
la Normale Superiore di Pisa, si è
laureato nel 1970 in Filosofia presso
l’Università di Pisa con Nicola Ba
daloni. Ha insegnato all’Università
di Lecce e di Pisa dove attualmente
è professore di Storia della filosofia.
È direttore del Centro interuniversi
tario “ Colli-Montinari” . Dal 2001 è
coordinatore nazionale di ricerche
interuniversitarie. È curatore e re
sponsabile del completamento e re
visione dell’edizione italiana Colli-
Montinari delle Opere e de\VEpisto
lario di Nietzsche e della nuova edi
zione dei Frammenti postumi 1869-
1889 in 21 voll. (Adelphi 2004). È
tra i curatori del Catalogo della bi
blioteca del filosofo (de Gruyter
2003). Ha compiuto studi sulla filo
sofia e sulle culture tedesche e fran
cesi dell’800 e del ’900, con partico
lare riferimento a Nietzsche ed alla
sua fortuna. Si è occupato, nell’am
bito della storia della filosofia italia
na, della “crisi dell’attualismo” e di
alcune figure del movimento positi
vista. Ha indagato momenti e figure
centrali della riflessione francese sui
temi dell’etnocentrismo, del razzi
smo e dell’identità nazionale.
Tra le pubblicazioni recenti: la cura
delle Lettere da Torino di Friedrich
Nietzsche (Adelphi 2008) e degli
Scritti filosofici di Ernest Renan
(Bompiani 2008); la monografia Der
französische Nietzsche (de Gruyter
2009).
nietzscheana
10
collana diretta da
Giuliano Campioni, Franco Volpi
Sandro Barbera, già condirettore della collana sin dalla sua nascita nel
2004, è improvvisamente scomparso il 5 febbraio 2009. Segnaliamo
uno scritto di Giuliano Campioni in sua memoria su questa pagina:
www.schopenhauersource.org/barbera.html
Giuliano Campioni
Nietzsche
La morale dell’eroe
Edizioni ETS
w w w .ed izio n iets.co m
© Copyright 2008
EDIZIONI ETS /
Piazza Carrara, 16- 19, I-SóDiVPisa
info@edizioniets.com
www.edizioniets.com
Distribuzione
PD E, Via Tevere 54 , 1-50019 Sesto Fiorentino | Firenze |
ISBN 978-884672245-4
memoria di Sandro Barbera
Introduzione
2 Sulla forte presenza del tema dell’eroismo nella fortuna e nel culto di Nietzsche ri
mando agli studi di Sandro Barbera, basati su una attenta esplorazione di archivi (tra cui
il Goethe-Schiller-Archiv di Weimar), che hanno portato alla luce e valorizzato con esiti in
novativi e sorprendenti epistolari inediti, diari, appunti. Barbera ha seguito le varie meta
morfosi del tema a partire dai «volumi della biografia in cui Elisabeth fissava le linee ca
noniche per il culto del fratello, descritto come un genio che assomma in sé anche i tratti
della santità e dell’eroismo» fino all’interpretazione agonale e guerriera di Baeumler degli
anni Trenta, riveduta radicalmente nel dopoguerra. Cfr. in particolare: L’Archivio Nietz
sche tra nazionalismo e cosmopolitismo (in «Giornale critico della filosofia italiana», 2003,
voi. LXXXm, pp. 21-41) e “Er wollte zm Europa, wir wollten zum Reich“. Anmerkungen
zu den Nietzsche-Interpretationen von Alfred haeumler in S. Barbera, R. Müller-Buck ed.,
Nietzsche nach dem ersten Weltkrieg, E TS, Pisa 2006, pp. 199-234.
10 Nietzsche. La morale dell’eroe
Sigle
NA = Nachgelassene Aufzeichnungen
NF = Nachgelassene Fragmente
FP = Frammenti postumi
AC = E Anticristo
BA = Sull’avvenire delle nostre scuole
AC = E Anticristo
CV = Cinque prefazioni per cinque libri non scritti
DS = David Strauss, l’uomo difede e lo scrittore
EH = Ecce homo
FW = La gaia scienza
GD = Il crepuscolo degli idoli
GM = Genealogia della morale
GT = La nascita della tragedia
HL = Sull’utilità e il danno della storia per la vita
JG B = Al di là del bene e del male
M = Aurora
MA = Emano, troppo umano
NW - Nietzsche contra Wagner
SE = Schopenhauer come educatore
UB = Considerazioni inattuali
VM = Opinioni e sentenze diverse
WA = Il caso Wagner
WB = Richard Wagner a Bayreuth
WS = Il viandante e la sua ombra
ZA = Così parlò Zarathustra
Agonismo “inattuale” e critica
della “morale eroica”
in rima del poema eroico serbo Der grimme Bogdan (Il feroce Bogdan), tradotto dallo sla
vo da Talvj von Jacob, Bogdan è caratterizzato come «der starke, grimme, wutherfüllte
H eld» (NA 10[4] März-August 1861).
18 Nietzsche. L a morale dell'eroe
8 Ibidem.
9 N A 14[2] Oktober 1862 bis März 1863; Opere I, I, p. 252.
20 Nietzsche. L a m orale dell’eroe
18 C fr.B N .p p . 671-672.
19 NA 6[77] Aprii-Oktober 1859; Opere I, i, p. 101.
24 Nietzsche. L a morale dell’eroe
26 Sul tema della ‘seconda natura’ cfr. NA 6011] Herbst 1867 bis Frühjahr 1868;
Opere I, II, p. 266; H L 3, BA 2; M 455.
27 NA 14[12] Oktober 1862 bis März 1863; Opere I, I, p. 258.
28 Mein Leben, NA 18[2] Sommer 1864; Opere I, i, p. 444.
29 NA 4[77] Januar-September 1858, Opere I, I, pp. 43, 42.
28 Nietzsche. La m orale dell’eroe
54 Der Gottesdienst der Griechen, KGW II/5, pp. 355-520. Sugli studi di Nietz
sche, sulla loro importanza e vastità si veda il volume di A. Orsucci, Orient-Okzident.
Nietzsches Versuch einer Loslösun vom europäischen Weltbild, de Gruyter, Berlin-New
York 1996.
38 Nietzsche. L a m orale dell’eroe
61 O C, I, p. 71.
62 Lettera a Reinhart von Seydlitz, 12 febbraio 1888. Il perspicuo riferimento di
Nietzsche (ripreso più volte anche in altri contesti) è alla parabola di Arthur Scho
penhauer dei Parerga e Paralipomena, (396). II, cit., p. 884.
Agonismo “inattuale” e critica della “m orale eroica” 43
89 R. Wagner, Il crepuscolo degli dèi, Atto terzo, Scena seconda, v. 1677. Nel saggio
postumo Su verità e menzogna in senso extram orale, Nietzsche designa come «eroe su
premamente giocondo» l’uomo intuitivo che, diversamente dall’uomo razionale che af
fronta i più impellenti bisogni armato di «previdenza, prudenza, regolarità», non vede
neppure quei bisogni e «considera come reale soltanto la vita trasformata dalla finzione
in parvenza e bellezza» (WL 2; Opere, HI, n, p. 371).
90 R. Wagner, L a Walkiria, Atto secondo, Scena seconda, v. 879.
91 R. Wagner, Una comunicazione a i m iei am ici, cit., pp. 118-119.
56 Nietzsche. La morale dell’eroe
101 Ch. Baudelaire, I fio ri del m ale, CXV III (Il tradimento di San Pietro), in Opere, a
cura di G. Raboni e G. Montesano, Mondadori, Milano 1996, p. 249.
62 Nietzsche. L a morale dell’eroe
102 V. Hugo, Les M ages, in Les Contemplations, Lévy frères, Paris 1856, pp. 184,
201,197,192-193.
105 Cfr. P. Bourget, E ssais de Psychologie, cit., p. 224: J . Michelet «ne pouvait com
prendre et n’a compris ni Montaigne ni Bonaparte» (saggio su Taine). Trad. it., cit.,
p. 129. Nel saggio di Paul Bourget Enfance de Michelet si legge una decisa critica al ro
manticismo dello storico «frémissant jusqu’au spasme à la moindre impression, sensible
jusqu’à la colère, capable d ’une perspicacité divinatoire quand il voit juste, incapable
Agonism o “inattuale” e critica della “m orale eroica: 63
de contrôler ses erreurs quand la passion l’égare» (cit. in E. Seillière, Paul Bourget psy
chologue et sociologue, Édition de la Nouvelle Revue Critique, Paris 1937, p. 39).
104 K. Hillebrand, Zeiten, Völker und Menschen, Zweiter Band: Wälsches und Deut
sches, R. Oppenheim, Berlin 1875 (BN), pp. 140 sgg.
105 H. Taine, E ssais de Critique et d ’Histoire, Hachette, Paris 18662, pp. 175 sgg.
106 Ivi, pp. 189-190.
107 K. Marx, I l diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte, Editore Riuniti, Roma 1964,
pp. 87-88.
64 Nietzsche. L a m orale dell’eroe
di eroismo nei tempi della decadenza») sta nel giocare una par
te aristocratica per non rendersi accessibile ai sensi del grande
gregge dominante: il suo eroismo sta nella quotidiana fatica
della costruzione di sé per l’apparenza («Il dandy deve vivere e
dormire davanti a uno specchio»). Indubbiamente Nietzsche
subisce il fascino di questa figura possibile di eroismo della mo
dernità. Ricordiamo il suo interesse per De Custine, Barbey
d’Aurevilly oltre che la costante presenza (più o meno esplicita)
di Byron nei suoi scritti e la sua trascrizione dei passi di Baude
laire dedicati al dandy.
La stessa figura di Cesare, che appare negli ultimi scritti, è
lontana dalla semplificazione di una affermata volontà di po
tenza ‘imperiale’ o guerriera. Cesare è piuttosto più vicino alla
complessa e ambigua figura posta come modello più illustre dal
dandy (De Custine, Delacroix, d’Aurevilly) e che fa esclamare a
Baudelaire: «Che splendore di sole al crepuscolo getta nell’im
maginazione il nome di quest’uomo! Se mai uomo in terra ha
avuto somiglianza col Divino questi è Cesare»108. Nietzsche,
come Baudelaire, insiste sulla cura che Cesare aveva della pro
pria persona (era un dandy raffinato dalla «pelle bianchissima»
nonostante le marce), sulla costante capacità di autodominio,
sull’esercizio della ‘forma’. Nietzsche lo presenta tra gli «estre
mi, e perciò quasi essi stessi già decadenti... La breve durata
della bellezza, del genio, del Cesare, è sui generis» (14 [133 J pri
mavera 1888), ed altrove si legge della «estrema vulnerabilità di
una macchina delicata». L’appunto «Cesare tra i pirati» (11 [52]
novembre 1887-marzo 1888) mi pare significativo in questa di
rezione di lettura per il riferimento a Plutarco (cap. 2): Cesare
caduto in mano a pirati sanguinari si comporta con impassibi
lità e pieno autodominio della collera, come un principe che
impone la distanza o concede familiarità senza poi tralasciare,
dopo il riscatto, una vendetta inaspettata e a freddo. «Scriveva
poesie e discorsi, e glieli faceva ascoltare, e se non glieli applau
divano li chiamava bruscamente illetterati e barbari, e spesso,
109 A. Gobineau, E ssai sur l ’inégalité des races humaines, in Oeuvres, I, Gallimard,
Paris 1983, p. 1163.
66 Nietzsche. L a m orale dell’eroe
1 Si veda FP 7[124] fine 1870-aprile 1871. Tale frammento corrisponde alla parte
finale del cap. 22 di Urspung und Ziel der Tragödie in Nachträge, KGW, III, vq, p. 195.
2 Cfr. Goethe, Taust I, 1254-55: «schon sieht er wie ein Nilpferd aus,/ mit feuri
gen Augen, schrecklichem Gebiß». Cfr. DS 3 dove Nietzsche riprende queste immagini
dal Taust di Goethe contro il filisteismo di Strauss, che si ingigantisce: cane barbone, si
72 Nietzsche. La morale dell’eroe
«fa lungo e largo» e «si voltola già come un ippopotamo sulla ‘strada mondiale dell’av
venire’».
3 Cfr. U. von Wilamowitz-Mòllendorf, Filologia dell'avvenire! Seconda parte , in
Nietzsche, Rohde. Wilamowitz, Wagner. La polemica sull'arte tragica, a cura di F. Serpa,
Sansoni, Firenze 1972, pp. 300 e 302.
Socrate monstrum: eroismo e decadenza 73
12 NA 17[12] Aprii 1864-September 1864. Questo saggio, tra i più significativi del
periodo preuniversitario, non presente nel volume I, tomo I, delle Opere, viene dato, in
appendice, nella traduzione italiana di M.C. Fomari. A questo scritto giovanile dedica
la sua attenzione, tra i pochi, F. Ghedini, Il fiatone di Nietzsche. Genesi e motivi di un
simbolo controverso (1864-1879), ESI, Napoli 1999, pp. 25-31, che fa una completa p a
noramica degli studi a proposito. Il volume di Ghedini, per le sue analisi e per la ric
chezza dei riferimenti, è anche una opportuna e utile guida attraverso gli studi su
Nietzsche e Socrate. Per un’analisi di questo saggio giovanile di Nietzsche e per il suo
rapporto con gli studi su Platone del filologo Karl Heinrich August Steinhart, professo
re a Pforta, si veda, in particolare: H.J. Schmidt, Nietzsche absconditus, II Jugend, t. 2,
IBDK Verlag, Berlin 1994, p. 605 sgg.
13 KGW II, rv, 106; trad. it. [parziale, basata sul testo della GA, Philologica III,
pp. 235-304], Plato amicus sed, Introduzione ai dialoghi platonici, a cura di P. Di G io
vanni, Bollati Boringhieri, Torino 1991, p. 70. Nelle lezioni Nietzsche legge, in questo
procedimento di Platone, in diretta connessione con il Pedro, la messa in opera della
nuova retorica filosofica contro «la scuola di Lisia e tutta la teoria sofistica dell’arte e
della retorica». Nella parte delle lezioni dedicata al Fedro, Nietzsche scriveva: «Il rap
porto tra retorica e filosofia in senso stretto è il medesimo che corre tra bellezza e ve
rità: come la bellezza, quando non è riflesso della vita eterna, si riduce ad una inganne
vole apparenza, così la retorica e l ’amore che le si porta sono soltanto una forma di
gretto materialismo» (ivi, p. 100; p. 69).
Socrate monstrum: eroismo e decadenza 77
M Nel corso di lezioni sui lirici greci Nietzsche ricorda come Saffo venisse parago
nata a Socrate dal retore e filosofo platonico Massimo di Tiro per la natura omoerotica
dei loro amori. «M a la sua fine sensibilità ci garantisce che lei, come Socrate, abbia
amato il bel corpo sempre solo in quanto vaso della bella anima. Questa fine sensibilità
si manifesta nel rapporto con Alceo, che le dice: “Tu, dal crine di viola, dal dolce riso,
divina Saffo, vorrei dire qualcosa ma me lo impedisce il pudore” . Lei risponde: “Se il
tuo desiderio fosse di cose nobili e belle e se la lingua non si muovesse per qualcosa di
male, la vergogna non ti farebbe arrossire le guance ma parleresti apertamente di una
cosa giusta”» (Die g riechischen Lyriker, KGW II, 11, p. 135). L’episodio è tramandato da
Aristotele (Retorica 1367a7). Nietzsche aggiunge, all’inizio della frase di Alceo il ce
lebre rigo (fr. 384 Lobel-Page) citato da Efestione nel suo Manuale di metrica.
78 Nietzsche. La morale dell'eroe
20 Per il ruolo del Sileno come modello fisiognomico di Socrate si veda il saggio di
D. Lanza, Lo stolto. D i Socrate, Eulenspiegel, Pinocchio e altri trasgressori del senso co
mune, Einaudi, Torino 1997, p. 26 e sgg. e passim. Si vedano anche le osservazioni di
Michela Sassi, Fisiognomica, in Lo spazio letterario della Grecia antica, a cura di G.
Cambiano, L. Canfora, D. Lanza, L. Giuliani, Salerno editr., Roma 1993, voi. I, t. II,
pp. 431 sgg.
21 Senofonte, Simposio, 5,1-10. Cfr. anche Plutarch. quaest. conviv. I I 1 632 B. Ab
biamo utilizzato per le traduzioni dei testi su Socrate: Socrate. Tutte le testimonianze da
Aristofane e Senofonte ai Padri cristiani, a cura di G. Giannantoni, Laterza, Roma-Bari
1986 [Giannantoni]. Sulla gara di bellezza in Senofonte: cfr. G. Reale, Socrate. Alla sco
perta della sapienza umana, Rizzoli, Milano 2001, pp. 9-11.
22 Platone, Lettere 2,314: « ... non esiste e non esisterà mai alcun trattato di Platone.
Quanto ora gli si attribuisce, è dovuto a Socrate, bello e giovane». Anche in Ateneo (5,
219) troviamo “il bel Socrate” che se ne va a caccia di giovani. Cfr. Giannantoni, p. 284.
23 Su questo si veda anche: Geschichte der griechischen Litteratur, KGW, II, V,
Socrate monstrum: eroismo e decadenza 81
p. 198. Nella nota Nietzsche dopo aver ripreso l’intera espressione (xaXò^ x a i véog)
della seconda lettera di Platone, ed aver rinviato ad un passo di Athen. 505 D, afferma:
«cosa si intende qui con “giovane e bello” ? Idealizzato? Oppure redivivus?». Un altro
riferimento non esplicito nel frammento 8[15] estate 1883: dove a proposito dei Greci
come conoscitori degli uomini si legge: «L ’idealizzare (“giovane e bello”), l’avversione
per ciò che non rientra nel tipo, la menzogna inconscia (manca il prender posizione
contro se stessi, una certa magnanimità)».
24 Cfr. Geschichte der griechischen Litteratur, KGW, II, V, p. 198 in cui Nietzsche
insiste sull’atteggiamento “non storico” di Platone. Si vedano anche le lezioni sui filoso
fi preplatonici dove Platone è presentato come «natura assolutamente non storica» che
si immerge in un’atmosfera mitica: «Platone non ha intenzione di fissare l’immagine di
Socrate, ne crea senza posa di nuove come controfigure della propria evoluzione». An
cora un giudizio analogo in JG B 190.
82 Nietzsche. La morale dell’eroe
25 NA 57[48] Herbst 1867 bis Frühjahr 1868; Opere, I, n, pp. 215-216. Cfr. anche:
Demokrit der wissenschaftliche Reisende («colui che viaggia per la scienza») ( 191318]
1872-1873).
Socrate monstrum.- eroismo e decadenza 83
26 NA 57 [34], Herbst 1867 bis Friihjahr 1868; Opere, I, II, 209. Su questo tema
Nietzsche utilizza anche il saggio di Carsten Redlef Volquardsen, genesis des Socrates in
“Rheinisches Museum”, X IX [1864], pp. 505-520, cfr. Opere, I, II, p. 211.
84 Nietzsche. La morale dell’eroe
31 Si veda anche MA 261 (I tiranni dello spirito), che rielabora e riassume i conte
nuti dei frammenti delPestate 1875 dedicati ai filosofi preplatonici. Socrate appare qui
la pietra nell’ingranaggio capace di far saltare la macchina fortemente accelerata della
cultura greca: «in una notte lo sviluppo della scienza filosofica, fino allora così meravi
gliosamente regolare, anche se troppo celere, fu distrutto».
32 Cfr. i frammenti 6[14] e 6[15] estate 1875. La citazione di Nietzsche (una frase
di Merck, amico di Goethe), è tratta da A. Schopenhauer, Parerga e paralipomena, I,
cit.,pp. 551-552.
Socrate monstrum: eroismo e decadenza 87
non hanno scritto, appartiene alla schiera degli «eroi pratici che
hanno operato più col loro carattere che con la loro mente»41.
In Schopenhauer gioca un ruolo essenziale l’assoluta diffi
denza verso il dialogo e l’ostilità al confronto con gli altri, giac
ché non può discenderne alcuna verità filosofica profonda che
può nascere solo dalla meditazione personale: in essa «tutto è
come ritagliato da un solo pezzo, o come sonato in una sola to
nalità; perciò si può raggiungere pieno nitore, chiarezza, e au
tentica coerenza, anzi unità»42. La forma dialogica può valere
solo nel caso in cui più opinioni si completino per giungere ad
una giusta comprensione della questione in oggetto oppure
quando siano permesse più opinioni del tutto diverse. In que
sto caso la drammatizzazione deve essere reale. Non è questo il
caso dei dialoghi platonici in cui Socrate non ha veri interlocu
tori e avversari che lottino realmente, mettendo in pratica tutti i
mezzi per ottenere ragione, strappando la rete in cui si erano
progressivamente impigliati e distruggendo comunque ài filo
sofo ironico «il suo bel gioco costruito ad arte»43.
Nietzsche riprende puntualmente l’argomentazione sull’ano
malo ascetismo nei confronti della scrittura, all’inizio del suo lun
go appunto filologico, dell’estate 1867, su «17civaxs? dei Demo
critea».
«Non sappiamo ciò che spinse Socrate a non scrivere e attra
verso la scrittura portare una chiara espressione del suo spirito
ai posteri: le sue ragioni devono essere state di ben strana natu
ra, poiché non ci è dato di capire questa forma di àfixYjcrt?, at
traverso la quale egli si privò da un lato di un grande piacere e
sfuggì dall’altro a quel dovere, che è assieme il privilegio delle
teste più eccellenti, di incidere cioè sulla più lontana umanità e
di essere attivo non solo sulla passeggera generazione dei suoi
contemporanei, ma su ogni tempo»44. Nietzsche è qui fedele -
si muove ancora sulle orme di Valentin Rose e del suo “scetticismo” nei confronti della
tradizione (cfr. V. Rose, De Aristotelis librorum ordine et auctoritate commentatio, Diss.
Phil., Berlino 1854, BN, pp. 6-10) e di tutte le opere che vengono attribuite a Democri
to dai ttivaxE? di Trasillo ritiene che solo una o due siano realmente del filosofo.
Nietzsche muterà opinione. Su questo cfr. la lettera a Cari von Gersdorff del 16 feb
braio 1868. Sulle ragioni per cui Socrate non abbia scritto nulla, si veda il cap. I li del
già citato voi. di G. Reale, che inizia appunto dalla citazione di Nietzsche da me com
mentata: op. cit., pp. 71-93.
Socrate monstrum: eroismo e decadenza 95
45 ST, Opere, IH, II, p. 39. Il brano è interamente ripreso, con qualche modifica, in
GT. Sui Cinici («divenuti gli umoristi dell’antichità») e sulla loro volontà di tradurre
l’ironia e la doppiezza della natura di Socrate, da lui impresse nel discorso, in un nuovo
stile cfr. anche NA 74[61] Marz 1868 bis Mai 1869.
46 Richard Wagner, Oper und Drama, a cura di Klaus Kropfinger, Reclam, Stutt
gart 1984. Si veda in particolare la seconda parte, cap. I e II. Cfr. i frammenti 1 [108]
autunno 1869, 7[124] 1870-1871.
96 Nietzsche. La morale dell’eroe
50 R. Wagner, Uber musikalische Kritik, trad. it. di E. Pocar, Della critica musicale,
in Ricordi battaglie, visioni, cit., pp. 341-342. Questi temi, centrali, sono sviluppati in
più saggi teorici.
51 Wagner toma su questo motto nell’introduzione al III e IV voi. degli “Scritti e
poemi” (1872), traduz. italiana in R. Wagner, Scritti scelti,-cit., p. 185.
Socrate monstrum: eroismo e decadenza 99
1869 al maggio 1870, i Wagner si dedicano, con passione, alla lettura dei dialoghi di
Platone (Menane, Eutifrone, l’Apologià, Critone, Gorgia, Cratilo, Teeteto, Il simposio -
6-7 aprile, «una delle impressioni più profonde della mia vita» - il Fedone) e il 7 aprile
del 1870 leggono i Memorabili di Senofonte. Questa l’immagine che ne dà Wagner: «È
molto evidente come si presenti in modo del tutto negativo e come in questo sia sag
gio, non filosofo. Vuol cercare sempre e dovunque la verità, in cielo e sotto terra,
nell’Ade. Per questo atteggiamento è da confrontare con Kant, con la sua Critica della
ragion pura che afferma insolubile il problema, e si rapporta a Platone all’incirca come
il primo libro di Schopenhauer si rapporta al secondo. In tal modo egli è anche il tipo
più puro di uno stadio di sviluppo dello spirito umano. Non poteva che essere dolce e
buono, poiché vedeva l’errore dappertutto. Deve aver irritato in modo terribile poiché
non si poteva collocare in nessuna categoria, neppure in quella dei filosofi, traendo tut
tavia tutto a sé; se solamente avesse accettato danaro, tutto sarebbe andato bene. Il pri
mo filosofo fu Platone - Socrate era solo suo precursore, per lui di grande importanza,
poiché rimetteva in discussione tutto ciò che veniva ammesso. I filosofi anteriori come
Anassagora, Pitagora etc. erano solo pratici che cercavano una spiegazione del mondo
oggettivo. Platone è il primo, che ha riconosciuto l’idealità del mondo e che afferma
che il genere è tutto, l’individuo nulla». Il ritratto risente di Schopenhauer (avvicina
mento allo spirito di Kant, valorizzazione di Platone) ma anche di Feuerbach quando
si parla della prevalenza del genere sull’individuo. Il giorno seguente, tornando sull’ar
gomento, Wagner afferma: «il cristianesimo non poteva trasmettere questa morale - il
cristianesimo produce l’estasi, l’annientamento totale del mondo, ma per ciò che può
essere fatto dentro questo mondo, mai si può andare più in alto di Socrate. Il santo,
con il suo grande cuore, vede e può parlare solo in immagini simboliche, le immagini
simboliche della religione, ma chi non vede l’immagine come lui la vede, non può com
prendere i simboli». Ancora il 22 novembre, a proposito del saggio Uber das Dirigiren,
scritto in quel periodo, si ripromette: «voglio come Socrate, essere il tafano che non
cessa di pungolare. E infame come viene trattata l’intera nostra arte». Cfr. anche p.
194, (3 febbraio 1870), sulla conferenza di Nietzsche su Socrate e la tragedia. Wagner si
mostra colpito dal riferimento di Nietzsche al sogno di Socrate che rimanda al proble
ma del musicista e della musica come espressione diretta della volontà. Il 26-27 gen
naio 1879, Wagner rilegge i Memorabili (in particolare il dialogo tra Socrate e Theodo-
ta), il 31 gennaio Plutarco sul demone socratico. Ancora, il 18 e 19 agosto 1879, rileg
gendo l’Apologià di Socrate: «Impressione magnifica». H punto di partenza che Wag
ner approva è la criticità, la negatività della filosofia di Socrate che deve lasciare il
posto all’inesprimibile, «la pace dell’anima» che nasce dalle illusioni distrutte e che
muove all’azione. Agli inizi di ottobre, ancora a Bayreuth si legge il Critone. Wagner
mostra di non apprezzare l’esaltazione dello stato: «non fa parte degli scritti migliori».
Una testimonianza dell’interesse per Socrate a Tribschen nella lettera di Cosima a
Nietzsche del 30 novembre 1869. « ... il Maestro la sera mi legge Platone, siamo alle
prese con il Gorgia. [...] Vorrò parlare di Socrate in ogni occasione [...] Riderà se le
dico che le ultime parole di Socrate, nell’Apologià, ci fanno pensare a quel folle subli
me? [Don Chisciotte]».
102 Nietzsche. L a morale dell'eroe
7. Socrate e l’istinto
Questo ci porta al centro dell’anomalia socratica de La nasci
ta della tragedia: il filosofo greco appartiene «ad un mondo as
surdo e rovesciato» affermando la consapevolezza e la riflessio
ne della coscienza nella sua lotta contro l’inconscio. «Il socrati-
smo disprezza l’istinto e quindi l’arte» (ST, Opere, III, II, p. 37).
Socrate è monstrum, anche nella fisionomia: il suo corpo, pa
radossalmente, rimanda a quella naturalità istintiva, dionisiaca,
da lui combattuta ad internecionem con la riflessione. Socrate
che distrugge «la terribile saggezza di Sileno» {«die schreckliche
Weisheit des Silen») ne conserva l’aspetto vicino a quello del
Satiro del coro originario della tragedia «quella figura fantasti
ca, che appare così urtante, del Satiro saggio ed esaltato, il qua
le è insieme, in contrapposizione al dio, l’uomo tonto: immagi
ne della natura e dei suoi istinti più forti, anzi simbolo di essa e
insieme annunciatore della sua saggezza e arte - musicista, poe
ta, danzatore e visionario in una sola persona» (GT 8). Il Sileno
può dire all’uomo moderno e alla sua civiltà: «noi siamo la ve
rità, voi la menzogna»58.
Socrate è vivente paradosso: è monstrum, testa balzana, cari
catura, histrio in quanto segna una diversità epocale rispetto al
mondo in cui vive: è monstrum in quanto razionalista in un
mondo dominato dall’istinto. «L o si sarebbe potuto mandar
fuori dai confini, come qualcosa di assolutamente enigmatico,
inclassificabile, inesplicabile...» (GT 13). Criticando il cosid
detto «demone di Socrate», Nietzsche scrive nella Nascita della
tragedia-. «Questa voce, quando viene, dissuade sempre. La sag
gezza istintiva si mostra in questa natura assolutamente abnor
me soltanto per contrastare qua e là, ostacolandolo, il conoscere
cosciente. Mentre in tutti gli uomini produttivi l’istinto è pro-
58 Così scrive nella stesura preparatoria in P I 16. Cfr. GT, Note, p. 510. Sul com
plesso significato della fisionomia da sileno di Socrate si veda anche Remedios Ávila
Crespo, Aquella excéntrica fisonomía de sileno" , Agonismo y piedad en la reflexión
de Nietzsche en torno a Grecia, in «Logos». Anales del Seminario de Metafisica, Madrid
2000, n. 2, pp. 91-117.
Socrate monstrum: eroismo e decadenza 103
59 NA 77[4] September 1868 bis Herbst 1869; Opere I, II, p. 478. Sulla presenza
di von Hartmann nella riflessione del Nietzsche di Basilea cfr. F. Gerratana, Der Wahn
jenseits des Menschen. Zur frühen E. v. Hartmanns-Rezeption Nietzsches, in “Nietzsche-
Studien”, voi. 17/1988, trad. it. in F. Gerratana, Scritti su Nietzsche editi e inediti, cit.
104 Nietzsche. L a morale dell’eroe
Leipzig 1869, in John Stuart M ills Gesammelte Werke. Erster Band. Le pp. 23, 24, 25
presentano segni di lettura.
106 Nietzsche. L a morale dell’eroe
63 Tale espressione si trova già nella Prolusione su Omero e la filologia classica nel
caratterizzare “gli impulsi” fondamentali che caratterizzano la filologia: «L a vita è degna
di essere vissuta, dice l’arte, la più bella seduttrice; la vita è degna di essere conosciuta,
dice la scienza» (Opere, I, II, p. 519). Cfr. anche 3 [3] inverno 1869-70 - primavera 1870.
Socrate monstrum: eroismo e decadenza 107
64 FP 71174] fine 1870-aprile 1871. Cfr. anche 7[166]: «Euripide e Socrate danno
una nuova impostazione allo sviluppo dell’arte: partendo dalla conoscenza tragica. Questo
è il compito dell’avvenire [...] la tragedia greca si può vedere solo come preparazione:
serenità inappagata».
108 Nietzsche. La m orale dell’eroe
mento» (G. Campioni, Leggere Nietzsche. Alle origini dell’edizione critica Colli-Monti-
nari, cit., p. 433).
67 Cfr. 40[59] 1885. Per Montaigne si veda Essais, 1.1, XX V I, trad. it., cit. pp. 213-
214. Cfr. anche V. Vivarelli, Nietzsche und die Masken des freien Geistes: Montaigne,
Pascal und Sterne, Königshausen & Neumann, Würzburg 1998, pp. 78-79.
68 Nella biblioteca di Nietzsche si trovano due edizioni degli Essais di Montaigne:
Essais avec des notes de tous les commentateurs, Paris 1864 e Versuche, nehst des Verfas
sers Leben, nach der neuesten Ausgabe des Herrn Peter de Coste, ins Deutsch übers., 3
Bde. Leipzig 1753-54.
Socrate monstrum: eroism o e decadenza 113
75 Cfr. anche FW. 36. Per una lettura radicalmente diversa delle ultime parole di
Socrate si veda Glenn W. Most, A Cock for Asclepius, in “Classical Quartely” 43, 1993,
pp. 96-111. Contra: Alexander Nehamas, The ari ofliving, cit., pp. 246-248.
76 GD, Il problema di Socrate 3. In questo Nietzsche ha, come precedente, E. Zel
ler che parla dell’elemento “non greco” dell’aspetto e del carattere di Socrate e che giu
dica storicamente attendibile l’episodio di Zopiro. Si veda anche: Hans Günther See-
beck, Das Sokratesbild vom 19. Jahrhundert bis zur Gegenwart, Phil. E , Diss., Göttingen
1947, pp. 296-297.
116 Nietzsche. L a m orale dell’eroe
77 Aristosseno, fr. 54a Wehrli, (Giannantoni, pp. 272-273). Si veda anche 5[128]
Socrate monstrum: eroismo e decadenza 117
1875, «Forza enorme del superamento di sé, ad esempio nel cittadino, in Socrate, che
era capace di ogni malvagità».
118 Nietzsche. La m orale dell’eroe
ragione esterna ed ostile agli istinti, che taglia via senza ordina
re: la «superfetazione della logica» non è un primum, non è
l’istinto che dissuade con la voce del demone, ma è la conquista
di uno strumento che appare necessario agli occhi del decaden
te («o andare in rovina o ... essere assurdamente razionali») che
riconosce la stessa forma di decadenza nel mondo che lo cir
conda. «C ’era ovunque l’anarchia degli istinti: ovunque si era a
pochi passi dall’eccesso, il monstrum in animo era il pericolo
generale». « “Gli istinti vogliono tiranneggiare, occorre inventa
re un tiranno opposto che sia più forte”. Quando quel fisiono
mista ebbe rivelato a Socrate chi egli fosse, un covo cioè d’ogni
malvagia brama, il grande ironista disse ancora qualcosa che ci
dà la chiave per comprenderlo. “Questo è vero - furon le sue
parole - ma io sono diventato signore di tutti”» (GD, Il proble
ma Socrate 9). «L a più cruda luce diurna, la razionalità ad ogni
costo - scrive ancora nel Crepuscolo degli idoli - la vita chiara,
fredda, prudente, cosciente, senza istinto, in contrasto con gli
istinti, era essa stessa soltanto una malattia, una malattia diversa
- e in nessun modo un ritorno alla “virtù”, alla “salute”, alla fe
licità... Dover combattere gli istinti - questa è la formula della
décadence-, fintantoché la vita è ascendente, felicità e istinto sono
eguali» (GD, Il problema Socrate 11).
Di fronte alla morale greca capace di mantenere - nella sua
espressione corporea - la ricchezza e multiforme vitalità (pro
pria anche dell’uomo del Rinascimento), Socrate si presenta,
con la sua enkrateia, come espressione di una fanatica unilate
ralità: «l’antico ideale è fatto a pezzi» (7[441 1883). Il tratto or
dinatore autoritario ed esterno, che tenta di imporsi ad una
molteplicità in movimento e in lotta, è proprio dei «monstra
morali»: «Una tale preponderanza di un elemento sugli altri
(come nel monstrum morale) si contrappone appunto ostilmen
te alla potenza classica dell’equilibrio» (9[166] autunno 1887).
Ancora una volta possiamo richiamare - per contrasto - la
figura di Montaigne come colui che, nell’ordinare il caos, è più
radicale e consapevole: il suo ordine e la sua ‘verità’ fanno a
meno delle certezze che garantiscono e rassicurano. Gli Essais
Socrate monstrum: eroismo e decadenza 119
le argomentazioni di Montaigne. Ma, messo all’indice dal Vaticano, da gran pezza so
spettato da tutti i partiti, egli impone forse volontariamente alla sua pericolosa tolleran
za, alla sua calunniata imparzialità, la sordina di una specie di interrogativo. Ciò era già
molto ai suoi tempi: umanità che dubita...”» (11 [63] novembrel887 - marzo 1888).
Cfr. Paul Foucher, Les coulisses du passé, E. Dentu, Paris 1873, p. 203: «C ’est lui [Mon
taigne] qui aurait eu le droit de dire au démon de la guerre : Tu égorges, tu brûles, tu
pilles, tu violes, tu peux illustrer, mais qu’est-ce que tri prouves? On s’est étonné des
tâtonnements de l ’argumentation de Montaigne, mais son incertitude n’a été peut-être
que de la prudence. Mis à l’index au Vatican, facilement suspect à tous les partis, il
mettait peut-être volontairement à sa tolérance dangereuse, à son impartialité calom
niée, la sourdine d ’un point d ’interrogation. C ’était déjà beaucoup, dans son temps,
que de l’humanité dubitative. Censuré à Rome pour son éloge de Julien l’Apostat, et
condamné à des corrections, - qu’il ne fit pas - qui sait? avec un chapitre plus affirma
tif, il eût été brûlé. Or, martyr, ce n’était point la destinée de Montaigne. C ’est la foi,
non le raisonnement, qui fait les martyrs» (Il capitolo è dedicato a «Les pyrrhoniens an
tiques & modernes - Horace-M ontaigne»).
Le ombre di Dio
1. Nuove battaglie
L’espressione “ombra di Dio” in Nietzsche è legata a due im
portanti aforismi: l’aforisma 108 “Neue Kämpfe” (Nuove batta
glie) e 109 “Hüten wir uns!” (Stiamo all’erta!) che si trovano al
l’inizio del terzo libro della Gaia scienza. Se l’espressione “om
bra di Dio”, così pregnante, è presente solo in questi aforismi
(e nel frammento preparatorio 14[14] dell’autunno 1881) la te
matica è invece diffusa e ha un ruolo importante nelle riflessio
ni del filosofo. La stessa celebre parabola de Guomo folle (FW
125) che irrompe sul mercato ed annuncia, non inteso e irriso,
la morte di Dio, nel manoscritto M III 5 ha una conclusione
che rimanda direttamente al significato connesso all ’ombra e al
le ombre di Dio: «Se noi continuiamo a vivere e a bere la luce,
apparentemente come sempre abbiamo vissuto; non è come per
il rilucere e lo scintillare di astri che si sono estinti? Ancora non
vediamo la nostra morte, la nostra cenere; e questo ci inganna e
siamo indotti a credere di essere noi stessi luce e vita - ma non
è che la vecchia vita nella luce di un tempo, l’umanità passata e
il Dio passato, i cui raggi e bagliori ci raggiungono ancora - an
che la luce vuol tempo, anche la morte e la cenere vogliono
tempo! E infine, noi che ancora viviamo e riluciamo, che cosa
ne è della nostra forza luminosa? a paragone con quella delle
generazioni passate? E essa qualcosa di più della luce grigio-ce
nere che la luna riceve dalla terra illuminata?» (14 [25] autunno
1881). Dagli astri estinti ancora proviene la luce che ci permet
te di vivere «apparentemente come sempre abbiamo vissuto» -
122 Nietzsche. La morale dell’eroe
1 Cfr. C.F. Koeppen, Die Religion des Buddhas, Schneider, Berlin 1857, Bd. I, pp.
523-524. Il volume ebbe un’ampia recensione di H. Taine, probabilmente conosciuta
da Nietzsche, in cui non vi è riferimento all’ombra di Buddha (H. Taine, Le Bouddhis-
me, in Nouveaux Essais de critique et d’histoire, Hachette, Paris 1866, pp. 317-383). Cfr.
anche E. Renan, Le Bouddhisme, in Nouvelles Etudes d’histoire religieuse, Paris 1884,
pp. 115-117. Entrambi fanno riferimento a Histoire de la vie de Hiouen-Thsang et de ses
voyages dans l'inde : depuis l’an 629jusqu’en 645, par Hoei'-li et Yen-thsong; ediz. a cu
ra di Stanislas Julien, Impr. imperiale, Paris 1853, p. 81: «Après avoir pénétré dans le
Le ombre di Dio 123
caverne où vécut le grand initiateur, animé d ’une foi profonde, Hiouen-Thsang s’accu
sa de ses péchés avec un cceur plein de sincérité; il récita dévotement ses prières en se
prosternant après chaque Strophe. Lorsqu’il eut ainsi fait cent salutations, il vit paraìtre
une lueur sur le mur orientai. Pénétré de joie et de douleur, il recommenja ses saluta
tions, et de nouveau il vit une lumière de la largeur d ’un bassin qui brilla et s’évanouit
cornine un éclair. Alors, dans un transport de joie et d’amour, il jura de ne pas quitter
cet endroit avant d’avoir vu l’ombre auguste de Bouddha. Il continua ses hommages,
et, après deux cents salutations, soudain toute la grotte fut inondée de lumière et le
Bouddha apparut, d’une blancheur édatante, se dessinant majestueusement sur le mur.
Un éclat éblouissant éclairait les contours de sa face divine. Hiouen-Thsang contempla
longtemps, ravi en extase, l’objet sublime et incomparable de son admiration. Il se
prosterna avec respect, célébra les louanges du Bouddha, et répandit des fleurs et des
parfums, après quoi la lumière céleste s’éteignit. Le brahmane qui l’avait accompagni
fut aussi ravi qu’émerveillé de ce miracle. “Maitre, lui dit-il, sans la sincérité de votre
foi et l’énergie de vos voeux, vous n’auriez pu voir un tei prodige”».
2 Cfr. Vs. N V 7, 16: «Kurz, hütet euch vor dem Schatten Gottes. - Man nennt
ihn auch Metaphysik», Kommentar, KSA 14, p. 253; FW, Note, Opere V, II, p . 640.
124 Nietzsche. L a morale dell’eroe
3 Ph. Mainländer, Die Philosophie der Erlösung, Berlin 18792, p. 108. Su questo
cfr. G. Campioni, Der französische Nietzsche, de Gruyter, Berlin-New York 2009, p. 250
e sgg.
4 Heinrich Heine's Sämmtliche Werke, Hoffmann und Campe, Hamburg 1867,
voi. XII, p. 73 sg. Cfr. G T 11, e ST 1; 5 [116]; 7[8], 7 [15] 1870-71.
5 H. Heine, Die Stadt Lucca, in Heinrich Heine’s Sämmtliche Werke, cit., voi. II,
p. 74.
6 Cfr. H. Heine, Deutschland, ein Wintermärchen, Kap. I: «Ein neues Lied, ein
besseres Lied,/ O Freunde, will ich euch dichten!/ Wir wollen hier auf Erden schon/
Das Himmelreich errichten» e F. Nietzsche, ZA IV, La festa dell’asino 2; cfr. anche FP
32[11] 1884-1885.
126 Nietzsche. La morale dell’eroe
7 Questo è espresso con particolare forza drammatica anche in Per la storia della
religione e della filosofia in Germania. L’azione di Kant nei confronti del Dio tradizio
nale è analoga, per efficacia, a quella della rivoluzione francese: «il vecchio Geova in
persona si prepara a morire». Lo sguardo storico lo segue fin dall’infanzia nelle sue
metamorfosi: in Egitto «cresciuto fra divini vitelli, coccodrilli, sacre cipolle, ibis e gat
ti», divenuto in Palestina presso un popolino di pastori, «un piccolo Dio-re» che abi
tava in un proprio tempio, fino a che, adulto, emigrato a Roma «rinunciò ad ogni pre
giudizio nazionale e proclamò la celeste uguaglianza di tutti i popoli». Questo evento
decisivo comporta l’inizio di una irreversibile decadenza: « l’abbiamo visto spiritualiz
zarsi ulteriormente, piagnucolare teneramente, divenire un padre affettuoso, un uni
versale filantropo, un benefattore del mondo - tutto questo non gli servì a nulla. U di
te il suono della campanella? Inginocchiatevi... portano i sacramenti a un dio moren
te» (H. Heine, Zur Geschichte der Religion und Philosophie in Deutschland in Heinri
ch Heine’s Sämmtliche Werke, cit., voi. V, pp. 177-178, trad it. La Germania, cit.,
pp. 263-264).
8 NA 57 [48] Herbst 1867 bis Frühjahr 1868, Opere, I, π, pp. 215-216,
Le ombre di Dio 127
10 Per la diffusione del tema si veda ad es. la poesia di Friedrich Rückert, Fürst
und Volk: « Kutheir Ben Murra hat berichtet;/ So sprach Muhammed: wer da herrscht
und richtet, /Ein Fürst des Volks, ein Hirt der Herde,/ Ist Schatten Gottes auf der E r
de,/ Der Schutz und Schirm Verfolgten beut,/ Ermüdeten die Kraft erneut,/ Und Se
gen und Erquickung streut» (Friedrich Rückert’s gesammelte poetische Werke in zwölf
Bänden, J.D . Sauerländer, Frankfurt a.M. 1868, Bd. 6, p. 72).
Le ombre di Dio 129
14 L’edizione dei Pensées di J. Joseph curata da P. de Raynal appare nel 1842 (Pa
ris, Gosselin, 2 voli.). L a casa editrice Didier (Paris) ripubblica la medesima raccolta
dei Pensées di Joubert condotta da P. de Raynal nel 1861, in 2 volumi. Nella biblioteca
di Nietzsche è conservata la sesta ristampa (1874).
15 A. de Lamartine, CEuvres complètes, voi. Il, chez l’auteur, Paris 1860, p. 22.
Le ombre di Dio 131
3. Stiamo all’erta!
Paolo D ’Iorio, nel suo lavoro di tesi (un po’ di anni fa) diven
tata poi un’ottima monografia18, analizzava, sulla scorta docu
mentale dei volumi della biblioteca di Nietzsche e delle glosse, i
precisi riferimenti, i termini della discussione con le varie ipotesi
cosmologiche contemporanee. In particolare gli avvertimenti so
no rivolti alla cosmologia di Otto Caspari (.Zusammenhang der
Dinge, 1881) che concepiva l’universo come un grande organi
smo vivente ed attribuiva alle monadi viventi della concezione
organicistica la capacità di una continua creazione di nuove for
me. Nietzsche ha presente e discute, oltre che Caspari, il proces
so del mondo di Hartmann e Dühring (di cui riecheggia l’e
spressione: «Guardiamoci (hüten wir uns) da tali superficiali
sconsideratezze») e il meccanicismo di Thomson quali espres
sioni delle ombre, residui del vecchio Dio, nelle concezioni della
natura. Ma molteplici altre sono le ombre di Dio che caratteriz
zano la modernità, che tengono ad oscurare l’orizzonte umano.
19 Cfr. 26[383] estate-autunno 1884: tra gli «effetti postumi del vecchio dio»
Nietzsche pone la diffusione crescente di cosmologie che postulano un inizio del mon
do, che si ribellano all’idea di una «infinità all’indietro»: «Q ui si trovano d ’accordo
Mainländer, Hartmann, Diihring, ecc.».
136 Nietzsche. La morale dell’eroe
sono state sostituite. Per noi altri, spiriti colti, gli equivalenti di
queste credenze che l’idealismo ci fornisce sono più che suffi
cienti, perché agiamo sotto il dominio di vecchie consuetudini;
siamo come quegli animali a cui i fisiologi levano il cervello e
che nondimeno continuano certe funzioni vitali per effetto
dell’abitudine. Ma questi movimenti istintivi si indeboliranno
con il tempo. Fare il bene perché Dio, se esiste, sia contento di
noi, ad alcuni sembrerà una formula alquanto vuota. Noi vivia
mo nell’ombra di un’ombra. Di cosa si vivrà dopo di noi?...
Una sola cosa è sicura, che l’umanità escogiterà tutto ciò che è
necessario in fatto di illusioni, per riuscire a compiere i suoi do
veri e a realizzare il suo destino. Finora in questo non ha mai
fallito, e non fallirà in avvenire»21.
Più volte Renan ripeterà l’espressione, «noi viviamo nell’om
bra di un’ombra»22: è l’estremo tentativo di affidare alla forza
delle illusioni che permangono dopo la morte di Dio, la spinta
per proseguire il cammino. «Le sage est celui qui voit à la fois
que tout est image, préjugé, symbole, et que l’image, le préjugé,
le symbole, sont nécéssaires, utiles et vrais»23.
L’epiteto di «nichilista» accompagna Renan fin dall’uscita
della scandalosa Vita di Gesù. Il critico cattolico bretone Ernest
Hello (1828-1885), si impegnò in una critica radicale del conter
raneo Renan in cui affermava che per caratterizzarne «la dottri
na a cui nessuna parola conosciuta si addice, perché tutte le pa
role tendono ad esprimere l’essere che questa dottrina tende a
negare, si deve creare una parola tanto spaventosa quanto la co
sa stessa, una parola che non dica niente, una parola che signifi
chi il niente: questa parola sarebbe nichilismo. Dio e la società
5. L’univers se ripète...
L’uomo superiore è detto anche: « l’ultimo residuo di Dio tra
gli uomini, cioè gli uomini del grande anelito, della grande nau
sea, del grande disgusto» {der letzte Rest Gottes unter Men
schen, das ist: alle die Menschen der grossen Sehnsucht, des gros
sen Ekels, des grossen Überdrusses) (Za IV, Il saluto). In un cer
to senso gli «uomini superiori» potrebbero esser definiti «om
bre di Dio» se considerati rispetto al presente o al passato op
pure «ombre del superuomo (Schatten des Übermenschen)» se
considerati rispetto al futuro, alla possibile loro guarigione.
Mentre il superuomo si pone al di là dell’attività «generica»,
l’uomo superiore è tale ancora in relazione al metro sociale di
giudizio: riflette drammaticamente la crisi dei valori di un certo
periodo storico, incapace di creare un’alternativa. L’uomo supe
riore è condizionato fino in fondo dai vecchi valori (anche nell’e
stremo rifiuto o nel tentativo di capovolgimento) e soffre quindi
per la loro crisi: in questo è un decadente. Il disgusto davanti a se
stesso e agli altri è il tratto distintivo dell’uomo superiore, della
sua nobiltà: per lui si tratta di superare decisamente se stesso e le
proprie contraddizioni o di far naufragio. In più punti si legge
come il compito di Zarathustra stia proprio nell’educare queste
«nature superiori colte da ogni specie di folle degenerazione», e
nel dar loro uno scopo (27[23] estate-autunno 1884). Ma qui
vorrei solo ricordare la presenza del tema del «grande disgusto»,
del «grande disprezzo» che non deve confondersi con «l’odio di
sé», espressione di ascetica inimicizia verso la vita. Nell’«odio di
sé» come nell’«amore di sé» si esprime l’angustia della prospetti
va che misura tutto su se stesso: «amore di sé è un’espressione
sbagliata, troppo ristretta; l’odio di sé e tutti gli affetti agiscono
di continuo con la stessa ristrettezza; come se noi fossimo al cen
tro di tutto» (11[10] 1881), sono espressioni di un fantasmatico
ego - debole e piccolo - plasmato dal milieu. Di contro - con il
salire all’orizzonte del pensiero dell’eterno ritorno - si tratta di
imparare a «S entire in modo cosmico» - «Al di Là di “me” e
di “te” !» (11[7] primavera-autunno 1881).
«Nella storia dell’umanità gli eventi sono i grandi disprezzi:
in quanto sorgente del grande desiderio del superuomo. Non
fatevi ingannare - una volta si desiderava l’aldilà, oppure il nul
la, oppure l’unione con D io!? Tutte queste parole di vario colo
142 Nietzsche. La morale dell’eroe
con una notevole riduzione del suo valore, senza diventare per
ciò piccoli e deboli», scrive Nietzsche alla fine del testo sul ni
chilismo, scritto nella solitudine di Lenzer Heide, chiudendolo
con la domanda che lo assillerà per il resto del suo percorso fi
losofico: «Come penserebbe un tale uomo all’eterno ritorno?»
(5[71] 16, estate 1886-autunno 1887).
E certamente la teoria cosmologica dell’eterno ritorno da
Nietzsche concepita come ipotesi scientifica estrema, sperimen
tale, capace di liberare gli orizzonti dalle ombre di Dio, si in
contra con altre teorie cosmologiche dell’eterno ritorno capaci
di mantenere in sé l’ombra di Dio. Nell’ultimo periodo del suo
percorso Nietzsche si confronta con un testo significativo di
Guyau, Dirréligion de Γavenir (1887), in cui il filosofo-sociolo
go francese intende opporsi alle molte “religioni dell’avvenire”
“vecchie e nuove fedi” che pullulavano in quegli anni. Se per
alcuni aspetti «la metafisica e la morale sono una religione, o al
meno il limite a cui tende ogni religione che sta per sparire {en
vote dH‘évanouissement")»2(>, Guyau intende combattere nelle
molte religioni dell’avvenire il compromesso ipocrita con le re
ligioni positive fino alla proposizione di culti e cerimoniali quali
il culto feticistico dell’Umanità, il Catechismo positivistico alla
Comte («altra cosa è l’amore dell’umanità, altra cosa l’idolatria
dell’uomo, la “sociolatria”»). L’attenta lettura di Nietzsche del
grosso volume di Guyau è testimoniata dai molti segni di lettu
ra e dalle numerose glosse a margine nella copia della sua bi
blioteca. Molte delle argomentazioni e riflessioni presenti negli
appunti postumi sembrano essere una risposta alle argomenta
zioni del filosofo francese di cui Nietzsche aveva già letto 1Έ-
squisse d’une morale sans Obligation ni sanction (Alcan, Paris
1885). Il nome di Guyau compare nei testi di Nietzsche solo
quattro volte: in lui il filosofo tedesco legge comunque la piena
conferma della direzione che caratterizza il positivismo, in par
ticolare quello rappresentato dalla race moutonnière dei socio
logi francesi. Nel “Freidenker” Guyau, avvicinato a Mill e a26
26 J.M . Guyau, Uirréligion de l’avenir, Alcan, Paris 1887 (BN), pp. XI-XII.
144 Nietzsche. La morale dell’eroe
30 Ivi, p. 365.
31 J.M . Guyau, Vers d’un philosophie, Alcan, Paris 1881, pp. 195-196.
146 Nietzsche. L a morale dell’eroe
Introduzione
«L’opposto di una natura eroica». Per una lettura
antimitica di Nietzsche 7
Avvertenza 11
Appendice
Friedrich Nietzsche, Il rapporto del discorso di Alcibiade
con gli altri discorsi del Simposio platonico (1864) 149
Finito di stampare nel mese di dicembre 2008
in Pisa dalle
EDIZIONI ETS
Piazza Carrara, 16-19,1-56126 Pisa
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