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CANTICO (FRANCESCO D’ASSISI)

- è una prosa ritmica (nasceva forse come una canzone perché ha un andamento
molto musicale).
- scritta in volgare umbro (presenza della tipica u) in modo che anche il popolo
potesse comprendere → la struttura può sembrare semplice ma è molto pensata.
- "Bon Signore” è un dialogo/preghiera diretto con Dio.
- uso delle vocali chiare → senso di luminosità, vede solo gli aspetti positivi della
natura (“guai a quelli … peccata mortali” unica frase negativa).
- presenta qualche rima imperfetta (assonanza) qua e là ma non è una poesia perché
non presenta versi.
- la prima parte parla della natura, la seconda degli uomini.

DONNA DE PARADISO (JACOPONE DA TODI)


- è una lauda drammatica / canzone religiosa, ha una musicalità quasi da filastrocca.
- linguaggio semplice e popolare → semplicità apparente perchè x esempio la metrica
è ben pensata (rima che lega tutta la lauda).
- 33 strofe (come gli anni di Cristo) + quella introduttiva (formata da 3 versi).
- i primi 3 versi rimano tra loro, i quarti versi per tutta la lauda rimano tra loro → grande
musicalità.
- 3 versi centrali (parlano della crocifissione) sono i più significativi.

S’I FOSSE FOCO… (CECCO ANGIOLIERI)


- sonetto endecasillabo, 2 quartine e 2 terzine.
- sembra spontaneo ma non lo è → struttura molto pensata.
- tutto il sonetto è un anticlimax: si parte parlando di cose importanti (fuoco, vento,
acqua → presenti anche nel cantico delle creature, è un riferimento ad esso) per poi
passare a quelle meno importanti.
- è comunque un gioco letterario e quindi alla fine con la frase “torrei le donne …
lasserei altrui” smorza la tensione dei versi prima (fulmen in clausola).
- nonostante dica cose cattive si percepisce l’idea che si tratti di uno scherzo letterario
→ il poeta non è arrabbiato perché se si è arrabbiati si scrivono frasi disordinate e
sconnesse, questa poesia è invece molto ordinata.
- no enjambement perchè la poesia è un scherzo e quindi non c’è coinvolgimento
emotivo.

TANTO GENTILE TANTO ONESTA PARE… (DANTE ALIGHIERI)


- sonetto endecasillabo, 2 quartine e 2 terzine.
- ha un andamento molto discorsivo, il senso si capisce già dalla prima lettura perché
Dante fa un uso semplice di utilizzo della lingua.
- tema dell’amante stilnovista e della figura della donna-angelo.
- ci sono molti latinismi che sono simbolo di prova di rendimento della poesia più
nobile e colta.
- sono spesso usati enjambement che simboleggiano coinvolgimento emotivo,
soprattutto quando descrive Beatrice.
- prevale l’uso delle vocali chiare (a, e, i) che evidenziano luminosità e la bellezza di
Beatrice.
- l’ambientazione non è descritta ma sembra si parli in una strada cittadina.
- “Sospira” alla fine → rallenta il ritmo della poesia ed è posto in una sede notevole
(alla fine del verso).

ERANO I CAPEI D’ORO A L’AURA SPARSI… (FRANCESCO PETRARCA)


- sonetto endecasillabo, 2 quartine e 2 terzine.
- nel primo verso “l’aura” oltre che essere un latinismo è anche una sfraglisse, come
fosse una firma del poeta (laura, ossia il nome della donna amata).
- poesia stilnovista e concetto della donna-angelo.
- l’ultimo verso è un fulmen in clausola, ossia una frase che dà la chiave di lettura di
tutto il sonetto (“la piaga non si rimargina se l’arco si allenta”)
- Petrarca vive in un’epoca di passaggio: il secolo prima quasi la scomparsa del latino,
il secolo dopo ripristinazione del latino e riscoperta del greco.
- significato denotativo: amore per laura. significato connotativo: laura invecchia e sta
ad indicare che si tratta quindi di una donna vera e reale (ma l’amore di Petrarca non
si fa ostacolare dalla vecchiaia).

CHIARE, FRESCHE ET DOLCI ACQUE… (FRANCESCO PETRARCA)


- è una canzone (lunghezza variabile → in questa 5 strofe + il congedo finale) che
presenta uno schema apparentemente disordinato che però si ripete in tutte le strofe.
- nonostante la metrica delle canzoni fosse libera Petrarca decidere di mettere una
metrica rigida e fissa che si ripete per tutta la canzone (tranne che nel congedo).
- la natura è descritta come perfetta (topos del locus amoenus → descritti solo gli
aspetti positivi, la natura non sembra reale) a differenza della vita e dello stato
d’animo di Petrarca.
- nel verso 23 è presente un topos della letteratura classica ossia il “porto” (sinonimo
di sicurezza e salvezza).
- laura descritta come una ninfa, quindi in modo differente rispetto alla concezione
stilnovista della donna-angelo → nuova immagine della donna.
- significato denotativo: descrizione di un ricordo che porta al poeta il desiderio di voler
essere seppellito lì. significato connotativo: tema della donna-angelo e
contrapposizione tra passato e presente.

CRIN D’ORO CRESPO E D’AMBRA TERSA E PURA… (PIETRO BEMBO)


- sonetto endecasillabo, 2 quartine e 2 terzine.
- si ispira al sonetto di Petrarca ma non si limita soltanto alla copiatura aggiungendo
elementi suoi (utilizza molte più metafore x esempio) → è il più grande petrarchista.
- nel secondo verso (come nel sonetto di Petrarca) è presente la parola “l’aura” → è
una sfraglisse e fa riferimento alla donna amata.
- nella poesia egli nota anche caratteristiche fisiche della donna amata.
- probabilmente dedicata a Lucrezia Borgia ma non è sicuro perché la donna doveva
rimanere segreta.
- nel verso 13 “l’esca del mio foco” copia il sonetto di Petrarca.

CHIOME D’ARGENTO FINO IRTE E ATTORTE… (FRANCESCO BERNI)


- sonetto endecasillabo, 2 quartine e 2 terzine.
- si tratta di una parodia ossia quando prendi in giro ogni elemento costitutivo di un
determinato argomento → in questo caso se non sai di cosa si parla non fa ridere.
- usa molte metafore (così come Bembo → è una parodia al suo sonetto), ma si tratta
di metafore di slittamento, ossia belle ma che diventano brutte affiancate a sostantivi
sbagliati (come per deridere la “donna amata”).
- nel verso 7 “ond’io m’accoro” è un modulo petrachesco.
- nel verso 12 “inaudita ineffabile” c’è la presenza di due prefissi negativi che
richiamano l’attenzione del lettore → suggerisce il fatto che il sonetto si tratti di una
parodia.
- letta senza prestare attenzione al significato delle numerose metafore sembra un
semplice sonetto dedicato alla donna amata.

A ZACINTO (UGO FOSCOLO)


- sonetto endecasillabo, 2 quartine e 2 terzine.
- scritta nel periodo di passaggio tra illuminismo e romanticismo.
- l'isola in realtà si chiama Zante che in greco è Zacinto (è legato alla classicità greca).
- il linguaggio è molto comprensibile → è una poesia moderna.
- il sonetto inizia con 3 monosillabi come per dare l’idea di un singhiozzo, inizia con
una congiunzione che sta ad indicare che probabilmente si tratta della fine di un
pensiero precedente.
- nel verso 12 la parola “canto” → la poesia è l’unico mezzo per rendere qualcosa (in
questo caso Zacinto) immortale.
- c’è un pesante uso di enjambement (simbolo di coinvolgimento emotivo) → si
concentrano quando la descrizione di Zacinto è proiettata nel mondo greco di
Odisseo (insiste sulla classicità greca).
- molto frequente è il topos dell’esule dalla propria terra (proprio come Odisseo con
Itaca).

SOLCATA HO FRONTE (UGO FOSCOLO)


- sonetto endecasillabo, 2 quartine e 2 terzine.
- si gioca sulla velocità che è data dalle frequenti allitterazioni e dall’asindeto.
- nella descrizione si parla prima dell’aspetto esteriore e poi del carattere (è una
descrizione di se stesso come un eroe romantico → vanitoso ed egocentrico).
- l’ultima terzina è come fosse un commento finale alla poesia.
- nell’ultimo verso la parola “riposo” fa terminare tutta la velocità del sonetto → alla
fine tutto quello che Foscolo desidera è il riposo.

LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA (GIACOMO LEOPARDI)


- è una lirica strutturata come un testo argomentativo.
- Leopardi studia le strutture già preesistenti e le riutilizza in modo più libero (pochi
anni di differenza con Foscolo → è molto rivoluzionario).
- Leopardi tende a non parlar mai di problemi generali, ma parla di problematiche che
lo coinvolgono → le sue riflessioni sono dettate dal pessimismo dell’epoca
(pessimismo storico).
- il titolo non è banale ma è molto studiato dato che deve essere l’elemento che attira il
lettore.
- la poesia non ha una struttura fissa (endecasillabi si alternano a settenari) anche la
lunghezza delle strofe è diversa.
- sembra un testo argomentativo perché: 1. descrive la situazione 2. la analizza nel
dettaglio 3. svela tutti gli aspetti negativi e pessimistici.
- nell’ultima strofa è presente del sarcasmo ironia su qualcosa che non ti coinvolge
direttamente).
- significato denotativo: sensazione di quiete che si prova dopo una tempesta,
significato connotativo: la felicità è un inganno, un’illusione, è un’assenza temporanea
del dolore.

L’INFINITO (GIACOMO LEOPARDI)


- è un idillio (quadretto realizzato in un breve componimento poetico o musicale, di
solito improntato alla serenità), Leopardi nel paesaggio (piccolo quadro) proietta i
propri stati d'animo.
- è presente nella poesia il topos del paesaggio - stato d’animo.
- all’interno della poesia parole come interminati, sovrumani, profondissima danno il
senso di infinito.
- sono presenti un sacco di dimostrativi (questo e quello) → inizialmente utilizza
“quello” perchè prima si trovata nel giardino, poi si immerge nei suoi pensieri e si
sente vicino a ciò che pensa, per questo utilizza “questo”.
- sono presenti molte anastrofi e molti latinismi→ struttura simile a quella latina.
- significato denotativo: cosa egli prova stando seduto nel giardino. significato
connotativo: cerca di spiegare il significato dell’infinito.

IL TUONO (GIOVANNI PASCOLI)


- è un idillio (quadretto realizzato in un breve componimento poetico o musicale, di
solito improntato alla serenità).
- la struttura è in endecasillabi → somiglianza con il lampo nonostante la distanza di 6
anni (stesso enjambement, stessa struttura e stesse rime).
- la poesia inizia con una congiunzione quindi l’idillio sembra essere la conclusione di
un pensiero più ampio di Pascoli.
- nel primo verso “come il nulla” strana similitudine (di solito si fanno per fare un
confronto di qualcosa di noto da tutti per spiegare qualcosa di nuovo) il nulla può
essere interpretato in modi diversi → non esiste un’idea chiara del nulla.
- nell’ultimo verso “moto di una culla” riferimento al tema della culla e della famiglia →
pascoli non ha mai avuto una famiglia.

IL LAMPO (GIOVANNI PASCOLI)


- è un idillio (quadretto realizzato in un breve componimento poetico o musicale, di
solito improntato alla serenità).
- la struttura è in endecasillabi → somiglianza con il tuono nonostante la distanza di 6
anni (stesso enjambement, stessa struttura e stesse rime).
- la poesia inizia con una congiunzione quindi l’idillio sembra essere la conclusione di
un pensiero più ampio di Pascoli.

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