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La sabbia del tempo

I madrigali dell’estate
2 terzine che rimano ABA e CBC a rime alternate DEDE poi
Parla del declino dell’estate e l’annuncio dell’autunno incipiente: nostalgia, tristezza e malinconia
per l’uscita di scena dell’estate.
D’annunzio sente il tempo scorrere tramite la sabbia che lui fa scorrere sulle sue mani. Si evince
poi che il poeta diventi quasi il luogo in cui il tempo scorre: il poeta è una specie di clessidra:
natura e uomo diventano la stessa cosa, fino al limite della percezione sensibile.

Il pretesto iniziale è un gesto quotidiano e ordinario: lasciare scivolare la sabbia fra le dita della
mano. Lui si trova i ìn questa condizione, e i un momento di ozio infila le dita fra la sabbia.
Probabilmente è il tardo pomeriggio della seconda metà di agosto perché si accorge che le ore di
luce si sono ridotte. Lui si aspettava probabilmente una luce più prolungata. Rimane quasi sopreso
dalla brevità del giorno.

Dunque da qui nasce l’inquietudine che gli fa realizzare che dall’estate si arriva all’equinozio, e
dunque intuisce che l’estate sta finendo, e ha un’associazione metafisica: il finire dell’estate allude
in lui il finire anche della vita, e la galoppante rapidità con cui la morte sopraggiunge.

Qui abbiamo raffinate analogie. Tematicamente abbiamo la denuncia del parallelismo del tempo in
tempo assoluto, che passa in maniera rapida, e la sabbia che scivola rapidamente fra le dita. Qui
abbiamo il contenuto detto in maniera trasversale.

Analisi:

1 terzina
Come=valore temporale (una contemporaneità)
Il cor percorre delle fasi di realizzazione della morte: a una certa età si inizia a capire che il tempo
viene meno. La vita che abbiamo davanti diventa più breve. L’uomo si è fatto clessidra, e in lui
scorre il tempo. C’è un isterilirsi della natura.
Musicalità contrapposta la tempo silenzioso.
Il cavo della mano può essere paragonato ad un’urna. La mano dell’uomo fa scorrere la sabbia chè
simbolo del tempo e della cenere.
Fonema: citura.
Questa strofe anticipa una sensazione aspra e inquietante, che si presenta solo apparentemente
come idilliaca, ma che nasconde un senso di morte. C’è per tutto ciò che contorna l’immagine,
un’ottima descrizione piacevole.
Qui poi troviamo la parola cor, che si presenta in tutte le strofe. Il cor è una parola chiave perché
mentre tutti i sensi sono trascinati dalla raffinatezza della descrizione del paesaggio, dalla dolcezza
e la piacevole atmosfera che viene creandosi nell’armonia del gesto delicato del poeta, questo è
l’unico che rompe gli schemi imposti dai sensi e percepisce la vera natura dello scorrere del
tempo, e si inquieta, suscita ansia: L’ESTERNO INFLUENZA L’INTERNO. Il cuore tuttavia poi
influenza la descrizione dell’esterno per il poeta, ha una forte risonanza, negativa, sull’esterno, c’è
questa bella influenza che poi prende forma nella seconda strofa. C’è una metamorfosi, uno
scambio fra la natura umanizzata e l’uomo che diventa parte della natura. Il cuore è toccato
dall’esterno e poi trasmette all’interno.
v,l danno l’idea dello scivolare fra le dita della sabbia, e la sensazione sulla pelle. La mano poi
ritornerà. Qui la mano è ancora una mano fisica, oggettiva e materiale.

2 terzina
Ricorre il suono della s.
Nasce l’ansia del poeta. E questo suscita in lui un pensiero di morte che lo turba. La sensazione
inquietante è abbinata alla sensazione del salmastro, dello strofinamento della sabbia con la pelle,
e infatti la s è molto frequente.
M’assalse e salse: paranomasia
S richiama un suono aspro, sibilante, molto negativo, acre, ma dall’altro riproduce la sensazion
della sabbia, non solo tattile, anche olfattiva e gustativa del salmastro, del mare. Salse è un
termine forbito, significa salamstro.
M’assalse è una parola che è stata costruita apposta per dare un senso di campo semantico.
Umido equinozio provoca l’offuscamento della doratura delle spiagge: l’umidità richiama la
pioggia, e dunque le nubi, e dunque la luce solare si fa esigua. L’umidità nasce come
un’informazione tattile, ma poi diventa visiva. È tutta una sinestesia questa strofa. È una strofa
completamente impressionista.

3 strofa
Ora la sabbia rivela la sua potenza simbolica (analogia): è sabbia del tempo: evoca la figura della
clessidra.
Dunque ora la mano diventa l’urna della sabbia: TRASFORMAZIONE ANALOGICA (sorta di
metamorfosi del corpo e dello spirito). Anche il cuore diventa clessidra: il poeta diventa strumento
di misurazione del tempo sia nel corpo (mano) sia nel cuore.
Stelo vano è la vegetazione che sta andando verso la marcescenza: l’autunno porta questo: senso
di sterilità. Questo stelo getta un’ombra che ricorda un tacito quadrante: sarà un quadrante di
orologio? Ma le lancette sono rumorose. E allora è il quadrante della meridiana, che crea
un’ombra a partire da un’asta. Lo stelo dunque diventa l’ago della meridiana, strumento di
misurazione del tempo.
Dunque c’è una metamorfosi: alla fine il tempo si misura sul nostro corpo e sulla natura:
guardando il corpo di un individuo ne deduciamo gli anni. Siamo tutti degli orologi. Anche il nostro
cuore percepisce il tempo: un giovane sente la vita in maniera diversa da un anziano. Quindi c’è lo
spirito e il fisico uniti, contornati da una misurazione anche da parte della natura. La vegetazione
però ha qualcosa in più: ha la facoltà della resurrezione, la natura è ciclica.
L’uomo ha incapacità di risorgere, se non si mescola alla natura.
Ad ogni modo la velocità del tempo non è positivo per il poeta, in tutto questo l’autunno adombra
la morte.
L’urna allude alla morte. Il cuore palpita ma è ancora una volta richiamante il ticchettio delle
lancette.

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