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(Riassunto: Francesco insieme al fratello Gherardo, accompagnato anche da altre due persone, ha
intenzione di scalare il monte ventoso. Poco prima dell’inizio della scalata incontra un vecchio
pastore che prova a non fargli compiere l’impresa, ma non riuscendo nell’intento indica loro un
sentiero alternativo per iniziare la salita. I fratelli decidono però di affrontarla in due modi
differenti: Gherardo segue un sentiero ripido, invece Francesco decide di prendere strade piane e
nel frattempo riflette sulla conflittualità del suo animo. Dopo un po’ lo sguardo di Francesco
rimane ipnotizzato dal maestoso spettacolo naturale che arriva dall’alto del monte. Durante
questo evento subentra in lui una riflessione sulla propria vita passata e in quegli istanti apre a
caso il libro delle Confessioni e vi legge delle parole che sembrano scritte proprio da lui.)
a)Quanto più m’avvicino al giorno extremo b)La vita fugge et non s’arresta una hora(418/419)
a) E’ collocato nella parte iniziale del Canzoniere e ha i caratteri di una meditazione filosofica sulla
caducità dei beni terreni da cui non è ancora distaccato. Con il passare del tempo il poeta
acquisisce consapevolezza della vanità dell’esistenza. Con la pace eterna finiscono le tentazioni.
Ritmo fluido e leggero. Temi: caducità beni terreni; scorrere del tempo.
b) E’ collocato nella seconda parte del Canzoniere e ha lo stesso tema del primo ma con una
prospettiva più drammatica. Lo scorrere del tempo non è più legato alla meditazione filosofica, ma
è causato da esperienze personali(morte di Laura) che lo portano all’idea del suicidio. Metafora
della vita come navigazione(v. 11): la barca è travolta dalla tempesta e non riesce a tornare nel
porto perché i fari(occhi di Laura) sono spenti(perché Laura è morta). Ritmo rapido e incalzante.
Gli occhi di ch’io parlai sì caldamente(424)
Il sonetto è incentrato su una cupa disperazione(morte Laura) priva di consolazione religiosa che
induce il poeta(inizialmente) a chiudere qua la raccolta in modo angoscioso, ma poi la finirà con il
pentimento religioso della Canzone alla Vergine. Nel sonetto c’è il contrasto fra il vivo ricordo della
donna e la dura realtà della morte. Quartine: incentrate sulla figura di Laura(splendore da viva e
morte); Terzine: incentrate su Petrarca(situazione psicologica dopo la morte e crisi dell’ispirazione
poetica)
Vergine bella(436)
Questa canzone chiude il canzoniere e si rifà all’ultimo canto della Divina Commedia. Petrarca
prega la Vergine per farsi perdonare dai peccati e trovare così quella pace mai raggiunta. Metafora
della stella sul mare in tempesta: la Vergine è paragonata a una stella che guida il navigante
immerso nella tempesta, immagine riferita precedentemente a Laura. Solo la Vergine può
condurre in porto l’anima nella tempesta, mentre gli occhi di Laura si celano, abbandonando
l’amante alla deriva.