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preoccupazioni
In Petrarca il contrasto tra anima e corpo esplode nella forma nuova e moderna di un
conflitto interiore tra desiderio del corpo femminile e senso di colpa. L’orrore e lo
splendore del corpo di Laura dividono Agostino e Francesco nella disputa sull’amore
nel Secretum.
La bellezza fisica di Laura turba i sensi del poeta, e nello stesso tempo il sentimento del
peccato e della caducità è per lui ragione di tormento. Mentre nella poesia stilnovistica,
e soprattutto in Dante, l’amore subisce un processo di sublimazione a vantaggio delle
esigenze dell’anima, in Petrarca non è più possibile conciliare questi termini antitetici,
subordinando l’uno all’altro. L’anima e il corpo hanno forza e diritti uguali e convivono
nel poeta senza che nessun dei due riesca a prevalere. Di qui l’esperienza del “doppio
uomo” che lacera la sua vita interiore e la rende contraddittoria.
Tuttavia, anche dopo la morte di Laura, il senso religioso della fugacità delle cose
terrene non indurrà mai il poeta ad aderire alla visione macabra, ascetica e agostiniana
della distruzione fisica, al rifiuto del corpo; questo è rispettato nella sua bellezza e
dignità anche nella morte, “morte bella parea nel suo bel viso”
Struttura e riassunto
Le caratteristiche dell’opera e il “Proemio”
Il Secretum ha la forma di un diario segreto, in cui Petrarca riflette tra sé e sé sul
complesso rapporto tra i suoi desideri terreni e l’aspirazione alla purezza
morale e alla salvezza eterna della sua anima. Il poeta sceglie così di presentare il suo
percorso di redenzione dai peccati sotto forma di un dialogo che, per tre giorni, lo
vede confrontarsi con Sant’Agostino, autore delle Confessioni e modello etico e
letterario per lo scrittore. I due intellettuali discutono alla presenza di una
interlocutrice muta e silenziosa, la Verità. In realtà, i due protagonisti sono
entrambi proiezioni di Petrarca stesso, che incarnano la parte morale e
coscienziosa del suo animo e quella mondana e più terrena.
La struttura del Secretum si compone di un proemio e di tre libri, uno per ciascun
giorno del colloquio con il santo. Nella prima sezione dell’opera, Petrarca descrive
la visione della Verità, che chiede a Sant’Agostino di salvare il poeta dalla
dannazione, dando così avvio al dialogo morale tra i due.
Nel primo libro, partendo proprio dal rapporto tra vita e morte, Francesco e
Agostino analizzano la futilità dei patimenti dello scrittore, che infatti dipendono da
motivazioni me passioni mondane e transitorie, che non sono nulla di fronte alla morte
che accomuna tutta l’umanità. Il Santo sprona il poeta a rinunciare ai suoi affanni e alle
sue ambizioni mondane e di mirare a ciò che è realmente importante e benefico,
ovvero la virtù e la fede religiosa che conducono alla conoscenza di Dio, unico
bene che sopravvive anche alla morte. Petrarca, a differenza del fratello Gherardo,
fattosi monaco, non riesce però a rinunciare davvero a beni ed illusioni del mondo
terreno, ed è questo il peccato da cui scaturiscono le sue sofferenze e i suoi mali. A tal
proposito il santo espone allora la sua teoria del male, basata appunto sulla
confusione tra “non potere” e “non volere” intraprendere un cammino di redenzione
spirituale.
Nel primo libro, Agostino imputa all'accidia tutti i mali di Francesco . Per
Petrarca, però, essa è qualcosa di nuovo, e rappresenta più uno stato di malinconia
costante, una tristezza continua che spegne tutte le nostre azioni e inibisce la capacità
di scegliere. La malattia dell'accidia impedisce a Francesco di purificare la propria vita:
se si vuole una cosa, la si deve volere, secondo Agostino, anche con il cuore, non solo
con la mente. Il problema risiede dunque nella debolezza della volontà
Nel secondo libro il santo presenta di fronte a Petrarca i sette peccati capitali (In
accordo con la morale cristiana: Superbia, Avarizia, Lussuria, Invidia, Gola, Ira,
Accidia) e si concentra su quello in cui Petrarca persevera con maggior
tenacia: l’accidia, ovvero l’incapacità di operare per il bene per eccessiva pigrizia, noia
o indifferenza. Il poeta tuttavia è incapace di tendere verso il bene (e verso Dio) perché
eccessivamente legato al desiderio di beni materiali.
Nel terzo volume il viaggio introspettivo si fa sempre più profondo e Agostino tocca
Petrarca nei suoi punti più deboli e scoperti, sottolineando con forza i due peccati cui
non riesce a rinunciare: l’amore per Laura e il desiderio di gloria letteraria. Il
Santo annovera questi due sentimenti tra i vani affanni mondani che distolgono il poeta
da Dio e dalla salvezza dell’anima.
Se il poeta riconosce la vanità della passione amorosa, tuttavia non abbandona del
tutto la ricerca letteraria, e afferma di voler portare a compimento le opere da cui si
aspetta la gloria poetica (il poema in latino Africa e il De viris illustribus). In seguito,
egli si dedicherà alla filosofia. Del resto, la modernità del Secretum petrarchesco si
trova esattamente in questa accettazione problematica della propria natura e
nella finezza con cui l'autore mette in luce tutta la complessità interiore
dell’animo umano, attraverso una minuziosa indagine introspettiva e una
confessione "aperta" di fronte al lettore.
Analisi
Fonti e stile
Tematiche
Anche se il Secretum non venne mai diffuso dal suo autore (che sembra considerarlo
appunto un’opera privata, quasi frutto di una meditazione personale), ci sono alcuni
temi che attraversano tutta la produzione dello scrittore. Il primo è senza dubbio la
presenza della morte e del trascorrere inesorabile del tempo, che per Petrarca
costituisce proprio lo stimolo ad abbandonare i vizi e le passioni umane, per
prendersi cura della propria anima. L’altro tema cruciale è appunto il radicale
cambiamento della propria esistenza, abbandonando i godimenti terreni per tendere
verso la grazia divina.
La datazione del Secretum è una questione assai complessa; da recenti studi pare che
l’autore inizi la stesura del Secretum nel 1347, ma modifichi e riveda l'opera già due
anni dopo, per arrivare poi alla redazione attuale nella prima metà del 1353.
La sua crisi, insomma, non giunge a una soluzione definita, come invece era avvenuto
per Dante: tra i due quindi si scorge la differenza tra il Medioevo e la nuova era che sta
nascendo, la modernità. Secondo Petrarca, inoltre, la sua crisi non è solo
personale, ma rappresentativa di un'intera epoca, in cui la spiritualità medievale non
è più sufficiente a risolvere le domande e i dubbi degli uomini.
Considerazioni generali
Petrarca è una figura di intellettuale nuova e moderna rispetto a Dante e agli scrittori
del Due-Trecento, anzitutto nel rapporto col patrimonio della letteratura latina classica
(egli ignora il greco, come la maggior parte degli uomini di cultura della sua età) che il
poeta recupera in modo pienamente consapevole, a partire dalla raggiunta maturità
linguistica: il latino di Petrarca è quello di Orazio e Virgilio, che lo scrittore conosce e
usa perfettamente, e anzi considera il latino lo strumento privilegiato da adoperare
nelle sue opere. Petrarca padroneggia il latino classico in modo assai più perfetto e lo
sente "suo" al punto da usarlo addirittura nelle annotazioni a margine delle opere
volgari, oltre che nelle lettere del suo epistolario. Ciò si accompagna ad una conoscenza
delle opere antiche altrettanto sicura sul piano dei contenuti, finalmente compresi nel
loro vero significato senza alcuna lettura allegorica in chiave cristiana come nel passato:
Petrarca getta le basi della filologia come disciplina che studia e ricostruisce il testo
delle opere antiche, è un instancabile "esploratore" di fondi e biblioteche di conventi
dove scopre spesso libri di cui si era persa traccia. Se gli autori latini classici sono per
lui fonte di ispirazione e modello, anche più dei poeti della tradizione volgare che pure
conosce e riprende all'occasione, grande importanza hanno anche gli scrittori
latini cristiani, a cominciare da S. Agostino. Il nuovo e più consapevole rapporto con
la classicità si traduce in un grande eclettismo e in una varietà di interessi che
produce opere latine molto diverse per genere e tematiche, dall'epica al dialogo di
argomento morale, dalla riflessione su temi religiosi alle lettere private e pubbliche,
sino agli interventi di "censura" contro la corruzione ecclesiastica della Curia papale.
• Ritrovamento
Nel 1378-13 79 il monaco fiorentino Tedalda della Casa ottenne dai superiori del
monastero di Santa Croce il permesso di recarsi a Padova. E qui proprio negli anni in
cui Lombardo della Seta e i suoi aiutanti provvedevano al riordinamento e alle prime
trascrizioni degli originali del defunto poeta, riuscì a entrare nello 'scrittoio' del
Petrarca e a trascrivere anch'egli, da autografi o da copie autentiche, con grande retta
ma con grande onestà e rispetto, molte opere: l'Africa, i Rerum memorandarum libri, il
Bucolicum carmen, il De remediis, le Sine nomine, il De sui ipsius et multorum
ignorantia, le Invective in medicum e contra Gallum . . E, certamente dall'autografo, il
Secretum. La copia del dialogo di mano di Tedalda è giunta sino a noi, nei ff. 208-243
di quello che oggi è il codice Laurenziano Santa Croce, che raccoglie una serie di opere
di Petrarca trascritte dal frate. Il quale fu probabilmente il primo ad arrivare al
Secretum. Altri dopo di lui trassero copia dell'opera, che via via si ritrova in alcune delle
più importanti miscellanee petrarchesche di fine '300 e primi '400, derivate dal lungo
lavoro dei copisti sulle carte padovane, amorosamente conservate dal genero ed erede
del poeta, Francescuolo da Brossano, e irrimediabilmente disperse dopo la sua morte. '
Cosi, il dialogo 'segreto' che Petrarca mentre era in vita non aveva voluto far conoscere
neppure agli amici piu cari, cessava di essere tale, trasformandosi in opera postuma.
Secretum a cura di Enrico Fenzi (1992), Gum
Francesco Petrarca, Grandangolo Letteratura, (2017) Corriere della Sera
https://www.linkuaggio.com/2015/09/secretum-di-petrarca-riassunto-
e.html
https://library.weschool.com/lezione/ secretum-francesco-
petrarca-e-sant-agostino-4793.html
https://letteritaliana.weebly.com/francesco-petrarca.html
https://letteritaliana.weebly.com/lamore-per-laura.html