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SHAKESPEARE

E’ l’eccellenza della drammaturgia di quell’epoca.

Nasce nel 1564 a Stratford on Avon, in una città di provincia da una famiglia benestante che gli
consente di ricompiere studi adeguati, formandosi in una delle migliori scuole, la Grammar
School, e ha una formazione di stampo umanistico. Infatti legge Virgilio, Terenzio, Ovidio e ‘Le
Vite’ di Plutarco, una fonte importante per i suoi drammi.

Si sposa giovanissimo, appena 18enne con una donna più grande di otto anni. Sono state nozze
frettolose e riparatrici. Per sfuggire da questo clima familiare va a Londra nel 1586 e frequenta
l’ambiente teatrale, inizialmente come attore e poi come sceneggiatore, rimaneggiando i testi per
la scena, adeguandoli al gusto del pubblico, sopprimendo o inserendo scene.

La data di inserimento è quella della nascita dei Lord Chamberlain’s Man ed entra come azionista.

Negli anni successivi scrive le sue opere più importanti.

Potrebbero esserci delle difformità nelle date delle opere poiché la ricostruzione delle opere è
congetturale, giacché non era consuetudine dei drammaturghi dell’epoca dare alle stampe, sono
quindi ricostruite per testimonianze e incrocio di date.

• RICCARDO III (1597): appartiene ai drammi meno noti e meno rappresentati. I drammi storici
sono un tributo che lui paga alla dinastia dei Tudor, una transcodificazione scenica che
consentiva di dire che prima dei Tudor c’era il male e dopo di loro pace e prosperità.

• ROMEO E GIULIETTA (1594-1595): si rispecchia con il linguaggio molto leggero dei sonetti.

• SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE (1695):tre piani di narrazione che si intrecciano in
maniera arguta e molto riuscita.

TRAGEDIE:

• AMLETO (1600-1601):attinge a fonti medievali ma anche ad ‘Ur Hamlet’, andato perduto e poi
viene rimaneggiato nei personaggi come Ofelia.

• OTELLO (1604)

• RE LEAR (1606)

• MACBETH (1606)*

• ANTONIO E CLEOPATRA (1607)

• TEMPESTA (1612): è il suo ultimo testo, ne compone un altro in verità, ma questo è il canto del
cigno prima di ritrarsi nel suo paese natale.

Morirà, nel 1616 a Stratford on Avon, dopo aver accumulato fortuna scenica e patrimonio che nel
su testamento distribuisce in maniera atipica, lasciando tutto alla sua figlia prediletta, Susanna, e
alla moglie lascia il suo secondo miglior letto con gli arredi e biancheria. Il testamento presenta tre
firme di cui una molto dubbia infatti ci sono varie congetture su questa frase, si presume che lui
non fosse stato in grado di intendere e volere.

*MACBETH (1606)
Siamo sotto il regno di Giacomo I quindi la compagnia è diventata The King’s Man, la più
prestigiosa, e lo stesso Shakespeare ha la possibilità di fare rappresentazioni alla corte reale ma
già nel regno di Elisabetta godeva di un riconoscimento consolidato come persona e artista.

L’opera immersa nel sangue che all’interno del testo assume una sua materialità, permea le scene
con una sua consistenza.

Altro elemento importante è questo notturno che viene sempre evocato con le parole e
continuamente suggerito con l’uso intensivo di torce, quindi luce artificiale che anche nella messa
in scena, prescritta nel testo, sottolineano l’idea della notte; altro elemento di questo testo, che si
dipana come un incubo notturno, è la fiaccola che Lady Macbeth vuole tenere sempre accesa
dopo tutti i misfatti.

-Eventi significativi: Macbeth e Banquo, generali del re Duncan, tornando da una missione contro
i ribelli, incontrano tre streghe.

THANE: titolo nobiliare di compagno del Re, quasi Barone

Banquo genererà dei re.

Macbeth sarà thane di Cawdor

Macbeth consulta le streghe che con tre apparizioni gli danno tre informazioni fondamentali:
-guardati da Macduff

-che nessun nato di donna può nuocere

-finché il bosco di Birnam non si muoverà

Accantona la prima informazione (la più inquietante) e accoglie le altre due che sono più
rassicuranti.

Macduff si è unito a Malcom

Macbeth fa uccide Lady Macduff e i suoi figli.

Lady Macbeth perde la ragione e muore suicida.

L’esercito assale Macbeth e passando dal bosco

Macduff uccide Macbeth e Malcom diventa re, inaugurando la restaurazione dell’ordine razionale
e della legittimità, un re giovane che proietta sul futuro dello stato pace, dopo questi misfatti.

Viene catalogata come la tragedia dell’ambizione, così come Otello viene identificato come la
tragedia della gelosia.

L’ambizione sfrenata istiga da Lady Macbeth ma non si può ricondurre tutto a questo punto di
vista, che corrisponderebbe a un solo piano psicologico.

Il testo è denso e ornato in alcuni momenti, stratificato e costruito ma è soprattutto una macchina
teatrale.

Nel prologo di Enrico V c’è un appello all’immaginazione e alla fantasia dello spettatore ‘Patto di
Incredulità’ con lo spettatore che vive lo spettacolo con l’esperienza della quotidianità che fa si
che i riferimenti siano ben identificati dagli spettatori.

Primo atto
La prima cosa che si nota nella costruzione del dramma è L’INTRODUZIONE PARTICOLARE
ALL’AZIONE: c’è una scena misteriosa

-Prima scena con le tre streghe strane, ‘sorelle fatali’: siamo in un luogo non preciso, nella
seconda scena, invece, vengono assunti contorni tattili e precisi ‘nella radura’. Si parla con una
modalità linguistica in cui affermano il contrario di tutto.

*è un mondo dove c’è una compresenza di bene e male che appartiene alla condizione umana e
in cui c’è una conflittualità e una compresenza di entrambi. La battaglia vinta e perduta che
sembra una contraddizione è una realtà in quanto vinta da qualcuno e persa da qualcun altro.

-SECONDA SCENA: siamo all’interno di un contesto che perde i connotati del mistero e
acquisisce una connotazione umana con personaggi indiscutibilmente appartenenti alla sfera
dell’umano.

La scena per spiegare cosa succede (campo di battaglia), è in medias res (inizia il racconto a
metà degli avvenimenti) , *nella tragedia si attua lo stesso sistema: non ha bisogno di mettere in
atto la battaglia, si apprendono i fatti essenziali di ciò che avviene fuori scena; attraverso un
ufficiale sanguinante si viene informati che lo scontro avviene tra i ribelli e l’esercito del re.

Si inizia a fare conoscenza del protagonista del dramma in sua assenza, tramite le parole ‘prode’,
‘ben si merita tal nome’ si indica un valoroso guerriero che non teme l’avversario e lo affronta in
maniera aperta e reale.

Shakespeare usa la tecnica efficace di montaggio ‘cinematografico’, c’è una prima immagine-uno
stacco-e una seconda immagine e qui ci fa conoscere il personaggio con informazioni trasversali,
gli proietta addosso delle informazioni ancora prima che di incontrarlo e fa si che nella mente
dello spettatore si costruisca un’immagine del protagonista: così facendo crea tensione
drammatica, coinvolge il pubblico, lo mette difronte al protagonista dipinto con qualità positive,
genera attesa e attiva la massima attenzione.

-TERZA SCENA: nella radura dove sono le streghe, insieme a Banquo, suo compagno fedele.

Sembra una citazione della prima scena, infatti c’è una ripresa di quel linguaggio e l’incrocio tra i
due mondi presentati che è preannunciato proprio dalle streghe che già pronunciano il nome di
Macbeth nel dialogo che precede il suo ingresso. Seconda parte (profezia): lo vedono re e Banquo
genitore di re. Subito dopo arriva la notizia che lui è stato nominato thane di Cawdor.

*MEDITATION: monologo che Macbeth recita alla presenza di altri personaggi che non ascoltano
ma serve per comunicare con il pubblico: prologo felice di una seconda promessa più grande e
accattivante.

Subito diventa traballante l’immagine positiva costruita inizialmente perché queste qualità positive
vanno in contrasto con un’opposizione che era latente quindi il male era già presente in lui.

Viene smentito nella scena con Duncan, che proclama erede ill figlio Malcom.

*Macbeth quindi comprende che per diventare re avrà commettere un regicidio, i suoi propositi
diventano chiari e definitivi

-QUINTA SCENA: introduzione di Lady Macbeth con un espediente scenico (inutile in quanto
Macbeth sta per arrivare) che ha la funzione di presentare il personaggio, leggendo una lettera di
Macbeth che serve anche a riassumere la situazione quindi è una sintesi dello stato delle cose ma
anche la possibilità di presentare la protagonista femminile, dalle caratteristiche differenti da
quelle di Macbeth.

Finita la lettura lei riflette, mette in dubbio la tenacia di Macbeth nel mettere a punto e nel
realizzare un progetto che gli consenta di diventare re e si assume il compito di sostenere il
progetto.

Dopo c’è un monologo di Lady Macbeth dove c’è un’invocazione degli spiriti maligni, come se
assumesse il ruolo della ‘quarta strega’: c’è un andamento da incantesimo, da rituale magico;
*freudianamente Lady Macbeth e Macbeth sono visti come due pati della stessa persona, in
questa parte è come se lei si virilizzasse, per amore del marito e per acquisire la sua
determinazione che sa mancargli, immola il suo corpo femminile. Il riferimento alla stregoneria è
fortemente legato alle credenze contemporanee, in Shakespeare, e lo stesso Re Giacomo I scrive
un trattato sulla stregoneria, la ‘Daemonologia’; è un tema condiviso però si fa un uso non
folkloristico in quanto le streghe hanno una funzione, danno un ritmo alle scene che poi si
sviluppa.

Inizia il complotto e si capisce che Lady Macbeth è più decisa rispetto al marito.

-SETTIMA SCENA:

*presenza delle torce ad indicare la luce notturna

Ci sono i dubbi di Macbeth sull’omicidio di Duncan. Lui ha un dovere di ospitalità ed è una legge
che non può essere infranta.

*Il personaggio di Duncan, è senza ombre, del tutto positivo. In realtà è una presenza regale,
qualcosa che garantisce ordine e legalità che viene sovvertito da Macbeth subito dopo. Non
acquisisce un suo spessore però perché lo spettatore non deve affezionarsi, perché in qualche
modo deve essere con Macbeth, fino quasi all’ultimo.

Macbeth ha anche consapevolezza del bene, non è pronto al delitto.

*si vede nel passaggio come Lady Macbeth ha un ruolo fondamentale nel sostenere l’ambizione
vacillante del marito. Abdica la sua natura più tenera e mette in discussione la virilità di lui.
Minaccia una sottrazione di amore. Batte molto sul tasto della virilità e di assumersi il rischio
dell’attuazione del progetto, è una forma di istigazione e di fatto è lei che progetta il piano per
uccidere Duncan; il marito risulterà pronto anche per via della concretezza del piano.

*l’amore è un sentimento labile. Sicuramente il loro progetto malefico è costellato di delitti, la cosa
che non stupisce è il crollo di Macbeth mentre è stupefacente il crollo di Lady Macbeth che è
equiparabile ad una strega; il loro sentimento, da potente che era, viene disgregato e l’aver
condiviso questo progetto genera l’allontanamento. Tanto forte è l’attrazione, tanto forte è
l’allontanamento.

Secondo atto
Si profila con nettezza la natura malefica di Macbeth, la funzione incantatori si esaurisce con il
primo atto e con il secondo inizia quella di Macbeth stesso.

Prima dell’assassinio di Duncan ha la visione del pugnale: diventa si protagonista del delitto
criminoso ma ha ancora una sorta di reticenza, il pugnale che vede è una sorta di cosa allucinata
ma è un processo di realizzazione come se fosse capace di evocare, come se questo pugnale
fosse impugnato da quel doppio che l’adesione al male ha fatto risvegliare in lui. Proprio come
uno stregone vorrebbe trovarsi immobile in un luogo e apparire in un altro; è il linguaggio che
diventa sempre più evocativo nello sforzo di far avvenire un incantesimo a distanza e che lui ha
orrore di fare.

Al colpo di campana, capisce che l’atto va necessariamente compiuto perché così tutto arrivi ad
una conclusione. Si pente immediatamente, avverte il rimorso e subito evoca l’immagine
dell’insonnia:così come il sonnambulismo di Lady Macbeth è l’esclusione della vita quotidiana, lo
trae fuori dal contesto naturale, un momento di frattura; così come in seguito la decisione di
uccidere Lady Macduff è l’atto di scissione dalla comunità umana, un atto irrimediabile e non
potrà ripristino nessun tipo di normalità, è disgregata la possibilità di un contesto sociale.

Si percepisce l’ispessirsi dell’angoscia di Macbeth, di aver intrapreso una strada da cui non può
tornare indietro e sente di dover compiere un altro delitto: non si può raggiungere una
pacificazione interiore.

-SECONDA SCENA: subito dopo l’assassinio di Duncan

-TERZA E QUARTA SCENA: ci sono due figure d’importanza drammaturgia quali:

• il portiere il FOOL, personaggio di derivazione medievale, a più stretto contatto con gli spettatori
che agisce sulla parte antistante del main stage, linguaggio dinamico ed arguto a dispetto della
mancata dinamica drammaturgia ma necessario in questo momento perché spezza la
drammaticità ed è un centro tra razionalità e follia ed tra atto e scoperta.

Pronuncia una serie di non-sense, arguzie verbali (gioco di allitterazioni e ripetizioni verbali, una
sulla dinamicità del linguaggio), in un momento drammatico.

Interagisce (modernità) con l’ambiente sonoro con i colpi, con i suoni ed agisce e interagisce con
quei rumori.

C’è la necessità di spezzare la tragicità e usa uno stratagemma drammaturgico: la mescolanza dei
generi, compresenza di comico e tragico: Shakespeare e la sua drammaturgia si sottraggono alle
regole aristoteliche ma qui ci sono eccessi ‘Senechiani’ di qualunque genere ;

• Il vecchio che assume il ruolo del coro, come nella tragedia greca, è un momento-commento e
riflessione super partes su quello che sta accadendo, da una figura che ha l’esperienza e
possibilità per analizzare in modo distaccato quello che sta avvenendo.

Nelle battute successive si fa riferimento delle immagini legate agli animali in cui si sottolineano
cose contro natura, sovvertimento dell’ordine naturale delle cose, oltre che quello politico e
sociale, come se fosse istintivo a questa rimaturazione del contesto; è utile per dare un’altra info
su Macbeth, si apprende che sta per essere incoronato, anche qui info in maniera diretta.

Terzo atto
Centrale dal punto di vista organizzativo.

E’ uno dei teti pubblicati per la prima volta nell’in-folio del 1623, dopo la morte dell’autore,
prima edizione in cui confluiscono vari testi. La cosa certa è che il testo ha subito modifiche
rispetto alla sua scrittura iniziale, come scena introdotta di sana pianta (V SCENA, ATTO TERZO)
ma, suo complesso, ha una fisionomia molto vicina all’originale.

-PRIMA SCENA: torna il personaggio di Banquo, affiancato a Macbeth; si distingue da lui in


quanto non è meno ambizioso ma sicuramente più tentato dal bene che dal male, è più
attendista, non costruisce a qualunque costo il suo futuro, tentenna, si pone dei dubbi ma
comunque sceglie il bene. Fa una riflessione, sa che Macbeth ha agito in maniera delittuosa.

Crede alla profezia ma non la sostiene a qualunque costo: è come se fosse l’altra faccia di
Macbeth che non aumenta la sua ambizione di delitti.

Qui Macbeth calca il percorso di morte senza scrupoli: in questa scena si vede come istiga nei
confronti di Banquo due sicari, imitando le stesse modalità che Lady Macbeth ha usato nei suoi
confronti (mette in dubbio la loro virilità). Dice che Banquo è stato la causa della loro sfortuna,
addossandogli delle colpe e li convince della necessità di vendicarsi. La morte di Banquo è
necessaria per sanare il debito di venderla e per mettere il sigillo sul suo ruolo di re. Chiede loro di
assumersi questo ruolo come la moglie ha fatto a suo tempo con lui.

-SECONDA SCENA: allontanamento tra Lady Macbeth. e Macbeth è diventato marcato e in


quando non saranno uccisi tutti, loro non potranno essere tranquilli.

Macbeth non condivide il suo progetto con la moglie, quasi con una premura amorosa ma in
realtà è già tracciata la distanza tra i due.

Lui alla fine invoca la notte (tema ricorrente, come se l’opera fosse immersa nell’inchiostro; ricorda
anche l’invocazione della moglie), come se iniziasse ad assumere il comportamento di un mago e
inizia ad esser complice e partecipe di di un mondo infernale.

-TERZA SCENA: uccisione di Banquo

-QUARTA SCENA: assimilazione di una modalità magica.

La scena tra Macbeth e lo spettro di Banquo si può interpretare in due modi:

• Macbeth che è un uomo ambizioso, dotato di fervida immaginazione che è la parte migliore e
più profonda dei suoi pensieri e che lascia spazio al senso di colpa: quella parte positiva, che si
esprime attraverso visioni, che la moglie accusa di vigliaccheria.

Lo spettro è già entrato ma lui non si è accorto della presenza. Quando gli faranno un cenno di
sedersi ha un sentimento di sconcerto; Lady Macbeth porta tutto alla vigliaccheria.

È come se la sua coscienza morale stesse creando questa immagine e i suoi sensi di colpa
prendono forma

• è come se fosse lui stesso ad attirare lo spettro e avesse capacità medianico-magiche in quanto
intriso così tanto nelle pratiche di stregoneria praticate da altri, se ne è appropriato.

Lo spettro entra prima a suggerire che la visione debba essere quasi reale, non solo come suoi
sensi di colpa. È un intervallo brevissimo, che è occupato dall’accenno che lui fa a Banquo.

Perché lui stesso evoca Banquo? Non lo sappiamo se per ipocrisia, per il bisogno di esorcizzare
la paura nata dal rimorso o una coazione interiore ad evocare l’oggetto della paura.

Accogliendo questa lettura, di un Macbeth stregone si capisce perché dopo ha la necessità di


consultare le streghe, le potenze occulte, come se riconoscesse di appartenere a quel mondo.
Hanno una loro concretezza che mantengono quasi solo per Macbeth

Il momento delle streghe è caratterizzato da elementi che compaiono da botole (sottopalco), uso
di fumo, come una presenza fisica del sovrannaturale, c’è un indulgere su un elemento
spettacolare ma bisogna leggere la funzione drammatica. Sono espressione di un destino
segnato, come le parche, come qualcuno che tesse il destino umano o che sa e preannuncia i
dettagli.

È un mondo da cui non si può più fuggire, si chiuderà ermeticamente, lasciandolo inuma
solitudine.

Ha la consapevolezza di aver inanellato una catena di delitti

Quarto atto

-PRIMA SCENA: in una caverna, con calderone a bollore al centro (immagine primigenia di male e
caos), linguaggio delle tre sorelle fatali e Macbeth che le invoca con un linguaggio simile ad uno
stregone.

Fa appello alle forze distruttive di cui si sente parte integrante, ottenendo altre profezie:

1. testa con elmo (GUARDATI DA MACDUFF) *la strega scende, le apparizioni non possono
essere governate. La ‘vera e propria profezia’

2. bimbo insanguinato (NESSUN NATO DA DONNA POTRÁ NUOCERE A MACBETH)

3. bimbo incoronato con un albero in mano (FINO A QUANDO LA FORESTA DI BIRNAM NON
AVANZERÁ CONTRO DI LUI VERSO L’ALTA COLLINA DI DUNSINAN)

Lui invoca un’ulteriore apparizione che ‘non è possibile’ e per questo le maledice in eterno, come
se lui avesse acquisito un potere demoniaco incontrastabile.

Ultima apparizione: corteo di otto re, ultimo con uno specchio, e il fantasma di Banquo.

-SECONDA SCENA: l’immagine di Lady Macduff è la definitiva cesura di Macbeth rispetto al


consorzio umano.

-TERZA SCENA: organizzazione della controffensiva del potere legittimo conto Macbeth per
ripristinare ordine.

Quinto atto

-PRIMA SCENA: dama e medico, sebbene personaggi secondari, hanno una cura assoluta nelle
descrizione.

Il medico è tratteggiato con dei dettagli che ce ne fanno ipotizzare la fisionomia non rendendolo
anonimo: si comporta come uno scienziato che sta analizzando e nota uno stato di turbamento
forte che ha Lady Macbeth; è ossessionata dalle macchie di sangue che vede sempre dalle sue
macchie di sangue e svela piccoli dettagli sui delitti

*Subito dopo l’assassinio di Duncan la voce dice che Macbeth sarà sottratto al sonno
(interruzione del ritmo naturale della vita quotidiana)

Lucerna, che con la torcia rappresenta elemento di luce artificiale

‘Piccola mano’: se si pensa la statura del personaggio, di una donna che si virilizza che si
sostituisce al marito nell’atto di audacia ma che ora si presenta nella sua fragilità, dettaglio che dà
il senso dello slittamento del personaggio verso una dimensione altra. È oppressa distrutta dal
peso del rimorso, il prezzo che paga per essersi avvicinata al sovrannaturale ed ora è incapace di
riportare la mente al primo equilibrio.

Da questo momento in poi si smarrisce, ricompare solo per morire, è un punto di non ritorno.
Sparirà fino al chiarimento nell’atto finale che spiega il suicidio.

Si ha solo la notizia e si sancisce il definitivo distacco da Macbeth

-QUINTA SCENA: Sembra quasi una reazione di lontananza alla notizia della morte. Dopo la forte
complicità delle prime scene c’è il momento di allontanamento tra i due, innescato quando lui non
condivide i progetti criminali, ora non c’è spazio per amore e di amicizia; Macbeth fa la sua
riflessione rispetto al suo destino, un attimo prima della catastrofe, prima che tutto arriva ad un
compimento, in quanto sa che dall’incubo non si scampa. È un attimo di sospensione lirica, c’è
una riflessione sul destino dell’uomo e sulla vita, non sulla regina.

‘La vita è soltanto un’ombra che cammina’: metafora della vita come il teatro, corrispondenza tra i
due mondi accomunati dalla estemporaneità, da un destino fragile che si chiude quando si chiude
la rappresentazione.

Gioca con tutti gli strumenti a sua disposizione e affronta il duello con Macduff, guerriero da cui è
stato messo in guardia dalle streghe.

La morte non si consuma in scena. La cosa non è scontata giacche i duelli in scena abbondano.
Qui però è come se non dovessero essere più dati gli onori di un guerriero valoroso, come
qualcuno che si batte con audacia e senza tentennamenti, com’era stato descritto all’inizio. Si
vede solo la testa, stesso destino del contendente ucciso da Macbeth all inizio. Non concede di
avere una sorta di pietà per Macbeth perché c’è Malcom che deve ripristinare l’ordine e il
pubblico quindi non deve più patteggiare per il primo.

Malcom è un personaggi che nel corso della tragedia ha acquisito una consapevolezza, ha
maturato la fisionomia giusta per assumere questo incarico; è proprio il modo cui si concludono le
tragedie di Shakespeare; prevale quindi della razionalità che chiude il dramma, è quindi
necessario tornare all’equilibrio, che promette un futuro migliore.

Molti colgono elementi con i drammi storici, per indicare un avvicendamento e sostituzione del
bene al male.

*Nella sua articolazione questa lettera informa sui dettagli organizzativi, estetici del teatro
elisabettiano.

È la testimonianza di un giovane dell’epoca che viene dalla provincia e viene conquistato dal
mondo teatrale, tanto da entrare a far parte del Globe e ne sottolinea la collocazione.

Pubblico in piedi (pubblico eterogeneo)

Info su nuove tendenze: lui sa ripagare il pubblico.

Prezzo alto nelle gallerie,

Commercio delle vivande. Teatro anche come luogo di ritrovo

Scena coperte da un telo—-> tettoia

Riferimento alla nuova moda che sta nascendo: teatro illuminato da candele e torce.

Languidi masques: diventano un genere molto seguito, sostenuto dalla corte inglese e che man
mano avranno scenografie sempre più articolate

BEN JOHNSON: lo accusa di non terminare i drammi in modo appropriato e di non seguire le
regole. Sarà autore prediletto di Giacomo I. È uno che si adegua alle regole della composizione

Grande ammiratore di Shakespeare, infatti, quando viene pub l’in-folio, scrive un epitaffio per lui.
È noto per essere uno degli esponenti della COMMEDIA DEGLI UMORI (es. Il Volpone…) secondo
cui ciascun uomo è percorso da umori, che sono fluidi la bile e la flemma. Il carattere quindi
deriva o dall’equilibrio tra questi umori o dallo squilibrio. Quindi ‘bilioso’ corrisponde a pacifico e
‘flemmatico’ più irruento

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