ALESSANDRO BARBERO La società trecentesca nelle novelle di Boccaccio
LUCIA RICCI BATTAGLIA “Inventio” letteraria, immaginario figurativo e filigrane filosofiche:alle fonti del ‘Decameron’ FABRIZIO PENNACCHIETTI L’eventuale fonte araba della novella di Alibech e Rustico (‘Decamerone’ III, 10) CHIARA LOMBARDI Troilo e Criseida: la storia e i personaggi nella riscrittura di Boccaccio, Chaucer e Shakespeare ROBERTO BIGAZZI Boccaccio e il romanzo europeo CARLA RICCARDI Un ponte novellistico tra Trecento e Ottocento: da Boccaccio a Verga ANASTATICA
ALESSANDRO BARBERO, La società trecentesca nelle novelle di Boccaccio
Le novelle di Boccaccio si prestano ad essere utilizzate in sede didattica per illuminare la società comunale italiana; ma sono anche una fonte per la ricerca, capace di rivelare agli storici aspetti finora poco compresi di quella società. Per un uso corretto di questo ricchissimo materiale è necessario superare il luogo comune che vede nel Boccaccio il cantore convinto di un’ideologia borghese: il mondo degli affari è bensì ritratto nel Decameron con straordinaria ricchezza di dettagli anche tecnici, ma l’ideologia dominante nell’opera, come nella Firenze del tempo, è quella nobiliare e cavalleresca. Particolarmente importante è poi la testimonianza delle novelle per la gender history, dal momento che esse ritraggono acutamente ruoli e spazi delle donne nel mondo cittadino medievale.
LUCIA RICCI BATTAGLIA, “Inventio” letteraria, immaginario figurativo e filigrane filosofiche:
alle fonti del ‘Decameron’ Boccaccio costruisce il motivo della lieta brigata che ragiona nel giardino mentre a Firenze impazza la morte utilizzando un complesso reticolo di fonti e modelli. Il saggio intende provare come l’interazione di modelli tanto diversi di densità simbolico-allusiva e spessore semantico-ideologico a questa “invenzione”. E in particolare intende provare come la riflessione sulla morte, che occupa le pagine di apertura e attraversa tutta l’opera, innervando sia le novelle tragiche sia quelle comiche, costituisca un tema fondamentale del libro, carico di implicazioni ideologiche, se ad esso Boccaccio ricorre per proporre una visione del vivere umano solidale con l’etica stoico-epicurea desunta dal Seneca morale e vistosamente polemica con l’ideologia ascetico-penitenziale vulgata da quella vera e propria predica dipinta che è l’affresco del Trionfo della Morte, qui assunto come modello di riferimento fondamentale per l’invenzione del Decameron.
FABRIZIO PENNACCHIETTI, L’eventuale fonte araba della novella di Alibech e Rustico
(‘Decamerone’ III, 10) Gli antecedenti della decima novella della terza giornata del Decamerone sono vaghi se non addirittura inesistenti. Con questo contributo si vuole segnalare un episodio di un’opera narrativa della letteratura araba medievale, la Storia di Gesù e il re, che offre una corrispondenza calzante con la novella del Decamerone e che costituisce nello stesso tempo una rielaborazione del racconto biblico di Susanna (Daniele, cap. 13). Lo sfondo su cui si muove la protagonista del racconto arabo, Susanna, la nipotina orfana di un re israelita, è identico a quello della novella: un paesaggio desertico in cui eremiti hanno ricavato qua e là le proprie celle. Sia la Susanna araba sia la Alibech del Decamerone, la figlia di un uomo facoltoso della Tunisia, sono appena entrate nella pubertà, ma entrambe sono animate dal forte desiderio di servire Dio nella solitudine. Tuttavia, mentre Susanna si libera dei suoi anziani spasimanti con impensata malizia, l’ingenua Alibech si sottomette con provocante candore al libidinoso eremita Rustico. Capovolgendo la smaliziata castità dell’eroina di un racconto ammonitorio arabo nell’inconsapevole lussuria di Alibech, Boccaccio ci offrirebbe un’ulteriore irridente parodia di motivi della tradizione monastica e della cultura penitenziale del suo tempo.
CHIARA LOMBARDI, Troilo e Criseida: la storia e i personaggi nella riscrittura di Boccaccio,
Chaucer e Shakespeare Incentrato sul tema delle «amorose fiamme» – e del rapporto tra amore e guerra che si stabilisce nella cornice dell’epico conflitto di Troia – il saggio ripercorre le riscritture della leggenda di Troilo e Criseida nel Filostrato di Boccaccio (1339), nel Troilus and Criseyde di Chaucer (1385-86) e nel dramma di Shakespeare Troilus and Cressida (1600-01). La fitta intertestualità e la tradizione (dalla classicità al medioevo) a cui si richiama ciascuno di questi testi accentua l’aspetto problematico del discorso letterario attraverso il quale la storia e i personaggi sono proposti. Per vastità di temi e di intrecci, e per i diversi motivi letterari e filosofici che in esse si sviluppano, inoltre, queste riscritture vanno al di là di un unico genere letterario (come la lirica e la poesia epica, secondo Bachtin) e preludono a quella forma aperta e discorsiva che sarà il romanzo, nonché alla moderna ripresa della leggenda in Baudelaire, Morley, Giraudoux.
ROBERTO BIGAZZI, Boccaccio e il romanzo europeo
È ben noto che Boccaccio ha scritto varie narrazioni lunghe come Filocolo o Fiammetta, di scarso rilievo nella storia del romanzo europeo. Al contrario, è straordinario il contributo del Decameron alla complessità strutturale che il romanzo moderno ha ereditato da Ariosto e Cervantes: il loro peculiare intreccio “post-moderno” tra “modi”, generi, cornice e racconti, e la coscienza che ne hanno i personaggi, risalgono decisamente al Decameron.
CARLA RICCARDI, Un ponte novellistico tra Trecento e Ottocento: da Boccaccio a Verga
Il saggio parte dalla tradizione novellistica boccacciana, analizzando le tecniche di composizione, la struttura del libro di novelle sulla scorta degli studi di Šklovskij e di altri più recenti sul rapporto tra macrostruttura e racconto per dimostrare come il modello boccacciano agisca con forza nella rinascita ottocentesca del genere. Dopo la premessa teorica si analizzano la novella proemiale del Novelliere campagnuolo di Ippolito Nievo, dove agisce la tecnica dell’infilzamento e degli incidenti e incontri di viaggio in una mescolanza tra riferimenti trecenteschi e settecenteschi europei, il romanzo contenitore di raccontini di Carlo Dossi, La vita di Alberto Pisani, e la produzione verghiana, con particolare attenzione alle due ultime raccolte, I ricordi del capitano D’Arce e Don Candeloro e C.i, che riprendono l’espediente del collegamento per temi e personaggi a formare un originale macrotesto.