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SOLUZIONI DEGLI ESERCIZI E DELLE VERIFICHE DEL VOLUME B

LEGGERE POESIA

Emily Dickinson
Vederla è un dipinto, p. 7 Esercizi, p. 7

1. I pregi dell’amica sono l’aspetto gradevole come quello di un dipinto e la voce armoniosa e musicale.
Stare con lei consente di sentirsi fuori dalle regole ma senza colpa (un’intemperanza / innocente), di provare
gioia per il solo fatto di conoscerla, di sentire la propria vita illuminata e riscaldata dalla sua presenza.

2. La similitudine come se il sole / ti brillasse nella mano esprime la gioia di possedere, di avere sempre a
disposizione, proprio in mano, qualcosa di enorme, vitale, luminoso. La forza dell’immagine deriva proprio
dal contrasto tra l’enormità del sole e la piccolezza della mano.

Una parola in regalo: Risposta possibile: rispondendo in modo provocatorio all’insegnante che lo
rimproverava.

Valerio Magrelli
In una lontananza irraggiungibile, p. 8 Esercizi, p. 8

1. Risposta possibile: La poesia è crudele perché separa, ostile perché alza muri tra gli amanti, solitaria
perché richiede il raccoglimento individuale.

Una parola in regalo: Alzò gli occhi dal foglio e le rivolse uno sguardo ostile; Nonostante l’impegno, la
chimica resta una materia ostica per me.

Constantinos Kavafis
I muri, p. 9 Esercizi, p. 9

1. Risposta possibile: Si comprende che coloro che hanno costruito i muri sono nemici perché la loro azione
è descritta come spietata, immotivata, priva di umanità (v. 1). Questi caratteri sono sottolineati dal ripetersi
per tre volte della parola senza, che qui nega qualità positive (v. 1), e dalla parola contro, che suggerisce
ostilità (v. 2); i muri causano infatti l’isolamento e l’imprigionamento del poeta. Il nemico non è riconoscibile
perché il soggetto di mi drizzarono resta sottinteso e al verso 7 si parla genericamente di muratori.

Una parola in regalo: scrupolo; attenzione; cura.

IL LINGUAGGIO DELLA POESIA

2. Il testo come misura: l’aspetto metrico-ritmico

Esercizi, p. 27

1. ùtile, diciàmolo; attéso; incapàce; vivìbile; Elisabètta; stùpido; componiménto; audàce; trabocchétto;
immàgine; té; vestìto; adagiàto; metamòrfosi; volàtili; gerarchìe, altruìsta; assillànte; soggiogàto; litanìa;
diadèma.

2.
Esempi Nome del verso Piano, tronco, Figure
sdrucciolo metriche
I turbini sollevano la polvere (E. Montale) endecasillabo sdrucciolo
che maggior prima non lo invidïate (G. Pascoli) endecasillabo piano dieresi
Finita è la notte e la luna (S. Quasimodo) novenario piano due sinalefe
Più non mi batte il cor (P. Metastasio) settenario tronco sinalefe
3. quattro; settenari; abbc deec fggh aiih; baciata; l’ultimo; l’ultimo; tronca; sull’ultima sillaba; più; sinalefe;

1
vezzosa-Irene, sdegnarti-un, che-il, breve-e.

4. Risposta possibile:
Rima Assonanza Consonanza
tormento vento innesto pronto

amò ricamò saltò emù

mare lottare base mora

fortuna luna radura fortino

veliero destriero lieto denaro

5. Tipo di versi: endecasillabi.


Figure metriche: otto sinalefe (vv. 1, 5, 7, 8, 13,14), due dialefe (v. 9).
Donne ch’avete intelletto d’amore,
i’ vo’ con voi de la mia donna dire,
non perch’io creda sua laude finire,
ma ragionar per isfogar la mente.
5 Io dico che pensando il suo valore,
Amor sì dolce mi si fa sentire,
che s’io allora non perdessi ardire,
farei parlando innamorar la gente.
E io non vo’ parlar sì altamente,
10 ch’io divenisse per temenza vile;
ma tratterò del suo stato gentile
a respetto di lei leggeramente,
donne e donzelle amorose, con vui,
ché non è cosa da parlarne altrui.
Fronte: dal verso 1 al verso 8. Primo piede: vv. 1-4, secondo piede: vv. 5-8. Chiave: verso 8. Sirima: dal
verso 9 al verso 14. Prima volta: vv. 9-11, seconda volta: vv. 12-14.
Schema delle rime: ABBCABBCCDDCEE.

Francesco Petrarca
Pace non trovo, et non ò da far guerra, p. 28 Esercizi, p. 29

1. quartine; terzine; endecasillabi; 11; ABAB ABAB CDE CDE; alternate; ripetute.

2. e | te | mo, et | spe | ro; et | ar | do, et | son | un | ghiac | cio

3. Nella poesia non sono presenti enjambements; infatti la misura del verso coincide sempre con quella della
frase.

4. Le parole in assonanza con trovo sono volo e mondo; quelle in assonanza con temo sono spero e cielo.

5. Rime interne nella prima quartina ghiaccio : giaccio : abbraccio; rime interne nella prima terzina: Veggio :
cheggio.

Guido Gozzano
Parabola, p. 30 Esercizi, p. 31

1. Risposta possibile: La poesia mette in scena un bambino che mangia una mela. Il frutto è bellissimo e
promette piaceri straordinari; di morso in morso il bambino si aspetta un appagamento che tuttavia alla fine
non giunge.

2. quartine; terzine; endecasillabi; ABBA BABA CDE CDE; incrociata; alternata; ripetute.

3. Al verso 9: ancora – e ad

2
4. a

5. Una parabola è una breve narrazione che induce a riflettere sul senso della vita (come le parabole di
Gesù nei Vangeli). Il titolo Parabola allude al fatto che la poesia offre un insegnamento generale sulla vita
attraverso l’esempio di un fatto quotidiano.

6. a. V; b. V; c. F; d. F; e. V

7. Il procedimento che rende poetico l’ultimo verso è l’inversione dell’ordine delle parole: il complemento
oggetto precede il verbo (ogni piacere tolsero).

8. Sinonimo: indugia (v. 3); contrario: s’affretta (v. 5).

Umberto Saba
Glauco, p. 33 Esercizi, p. 33

1. Risposta possibile: Un bambino biondo di nome Glauco, vestito alla marinara e con volto sereno, si rivolge
in dialetto all’amico Umberto con voce allegra. Gli chiede per quale motivo trascorra il suo tempo senza
divertirsi e perché ogni sua parola suoni misteriosamente segnata dal dolore. Lo invita a seguirlo sulla riva
del mare, così invitante con le sue onde limpide. Gli domanda quale sia la preoccupazione nascosta che lo
allontana all’improvviso dagli amici. Per incoraggiarlo gli dice che quegli amici che lui evita vivono una vita
dolce, divertente e piena di fantasia.

2. Glauco non capisce perché Umberto se ne stia in disparte, di malumore, senza partecipare ai giochi degli
amici. Umberto non conosce la dolcezza e l’allegria piena di speranze degli altri ragazzi.

3. quartine; terzine; sonetto; ABAB BABA CDE CED.

4. Glauco, un fanciullo dalla chioma bionda,


dal bel vestito di marinaretto,
e dall’occhio sereno, con gioconda
4 voce mi disse, nel natio dialetto:
Umberto, ma perché senza un diletto
tu consumi la vita, e par nasconda
un dolore o un mistero ogni tuo detto?
8 Perché non vieni con me sulla sponda
del mare, che in sue azzurre onde c’invita?
Qual è il pensiero che non dici, ascoso,
11 e che da noi, così a un tratto, t’invola?
Tu non sai come sia dolce la vita
agli amici che fuggi, e come vola
14 a me il mio tempo, allegro e immaginoso.
Si trova una sinalefe tra tre vocali contigue nei versi 7, 11 e 14. Una successione di tre sinalefe si trova al
verso 9 e al verso 14.

5. Sineresi.

6.
Glau | co, un | fan | ciul | lo | dal | la | chio | ma | bion | da,
dal | bel | ve | sti | to | di | ma | ri | na | ret | to,
e | dal | l’oc | chio | se | re | no, | con | gio | con | da
vo | ce | mi | dis | se, | nel | na | tio | dia | let | to

7. Glau | co, un | fan | ciul | lo | dal | la | chio | ma | bion | da,

8. a; a

9. gioconda / voce; nasconda / un dolore; sponda // del mare. Dividendo tra loro parole che dovrebbero
restare unite, gli enjambements le mettono in evidenza: così risultano particolarmente visibili le parole che si
riferiscono agli opposti modi di vivere dei due ragazzi (gioconda, dolore) e il luogo che rappresenta
simbolicamente la vita (il mare), in cui si tuffano i ragazzi che non la temono.

3. Il testo come musica: l’aspetto fonico

3
Esercizi, p. 42

1. [Nel versi di Caproni] Rime: vv. 1-4, 6-7. Assonanza: scarpe-talpe. Onomatopee: scricchiolio, rodìo.
Allitterazione: s e r (Sentivo lo scricchiolio, / nel buio, delle mie scarpe: / sentivo quasi di talpe / seppellite un
rodìo / sul volto, ma sentivo / già prossimo ventilare / anche il respiro del mare).
[Nel versi di Montale] Rime: incontrato : stramazzato; gorgoglia : foglia. Rima interna: incontrato : strozzato.
[Nei versi di Pascoli] Rime: vv. 5-7, 6-8. Allitterazione: s, r, cc (Ma secco è il pruno, e le stecchite piante / di
nere trame segnano il sereno, / e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante / sembra il terreno).
[Nei versi di Palazzeschi] Rime: vv. 83-85. Assonanza: finisci – uccidi. Onomatopee: Clof, clop, cloch, /
cloffete, / cloppete, / clocchete, / chchch…
[Nei versi di Marinetti]: Onomatopea: ebbrrra (v. 2); frrremi (v. 3). Allitterazione: rodendo, morso, striduli (v.
4).

3. [Nel testo di Caparezza] Paronomasia: predico, merito, eretico.


[Nel testo di De André] Rime: vv. 3-4. Assonanza: sole, pescatore.
[Nel testo di Silvestri] Rime interne: parlava : parlava; importanti : passanti; distratti : tratti; argomenti :
commenti. Consonanze: argomenti : avanti : commenti. Assonanze: passanti : distratti; monologo :
megafono.

Gabriele D’Annunzio
La pioggia nel pineto, p. 43 Esercizi, p. 47

1. Quattro strofe di 32 versi ciascuna. I versi sono liberi, ossia di lunghezza varia. Non è identificabile uno
schema rimico preciso.

2. Verso 5: senario; verso 6: novenario; verso 7: ternario; verso 29: settenario; verso 39: senario; verso 51:
novenario. Ai versi 6 e 51 sono presenti due sinalefe: che parlano gocciole e foglie; sotto innumerevoli dita.

3.
Rime e figure di suono Esempi Definizione

Rima sparse : arse (vv. 9 e 11); pini : divini identità di suono di due parole a fine
(vv. 12 e 15); accolti : folti : vólti (vv. verso, a partire dalla sillaba su cui cade
17, 18 e 20); verdura : dura (vv. 35 e l’accento tonico
36); cicale : australe (vv. 42 e 43);
ginestre : terrestre (vv. 61 e 62) ecc.

Rima interna varia : aria (v. 37); pianto : canto (v. identità di suono, a partire dalla sillaba
41) su cui cade l’accento tonico, di due
parole che non si trovano entrambe a
fine verso

Onomatopea crepitìo (v. 36); crosciare (v. 82); imitazione di un suono attraverso una
croscio (v. 85) parola di senso compiuto o un segno
costituito da una semplice successione
di lettere

Allitterazione ciel cinerino (v. 45); la figlia / del limo ripetizione degli stesi suoni in parole
lontana (vv. 90-91); verde vigor rude successive
(v. 112)

4. Risposta possibile: Ouverture (apertura): suono persistente della pioggia sulle diverse foglie del bosco, in
un crescendo che coinvolge anche i due protagonisti (la pioggia penetra persino nei loro pensieri); prima
voce solista: canto delle cicale, che diventa più sordo e più fioco, poi trema e diviene impercettibile mentre il
suono della pioggia si fa più intenso e scrosciante; seconda voce solista: canto della rana, roco e lontano;
ripresa conclusiva: suono della pioggia, ripetuto sullo sfondo.

Giovanni Pascoli

4
Il tuono, p. 48 Esercizi, p. 48

1. Risposta possibile: Il primo momento, dal v. 1 alla prima parte del v. 6 (vanì), descrive l’improvviso
scoppio di un tuono nella notte, il dilagare del rimbombo, la sua ripresa dopo una breve pausa e infine il
ritorno del silenzio; il secondo momento, da Soave (v. 6) alla fine, presenta il ritorno della quiete e di suoni
delicati, come il canto di una madre e l’oscillare di una culla.

2. due; endecasillabi; A BCBCBA.

3. Soave allora un (due sinalefe); poi (dittongo); soave (iato).

4. vv. 2-3: rumore secco, improvviso, violento; vv. 4-5: rumore sordo, prolungato, ripetuto.

5. E nella notte nera come il nulla, // a un tratto, col fragor d’arduo dirupo / che frana, il tuono rimbombò di
schianto: / rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo, / e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,
e poi vanì. Soave allora un canto / s’udì di madre, e il moto di una culla.
Al verso 1 si ripete la “n” e ai versi 3-5 i gruppi di consonanti “rim/rin” e “bom/ba”.

6. a 7. b

8. Il passaggio dalla paura alla consolazione, dal timore della morte alla vita, dalla distruzione alla dolcezza.

9. fragor: forte rumore; rimbalzò: produsse un rumore ripetuto, come una ripresa dopo una pausa; rotolò:
produsse un rumore prolungato, come di qualcosa che rotola; rimareggiò: produsse un rumore simile a
quello di un’onda del mare in tempesta, che si ripete violenta; rinfranto: infranto di nuovo, frammentato.

10. Una parete scoscesa che cede e precipita.

11. d

Giuseppe Ungaretti
In dormiveglia, p. 50 Esercizi, p. 51

1. Risposta possibile: 1. Il poeta, come un infermiere, assiste la notte ferita violentemente dai rumori della
guerra. 2. L’aria, lacerata dai colpi continui, gli fa pensare a un pizzo, un tessuto forato e ricamato, mentre gli
uomini nascosti dentro le trincee sembrano lumache ritirate nel guscio. 3. Infine il suono insistente delle
fucilate evoca in lui il ricordo di una situazione lontana: gli pare di ascoltare, nel dormiveglia, il lavoro intenso
degli operai che battono con lo scalpello le strade della sua città.

2. vv. 2-8: somiglianza visiva: l’aria è simile a un merletto, i soldati nelle trincee sono lumache nel guscio; vv.
9-17: somiglianza di suoni: il battere delle fucilate ricorda quello degli scalpellini.

3. Lo spazio bianco tra il primo verso e il resto della poesia, unito all’assenza di punteggiatura, mette in
rilievo il verso iniziale (molto violento) e genera un senso di sospensione e di separazione tra momenti
diversi.

4. tre; liberi.

5. As | si | sto | la | not | te | vio | len | ta | ta: decasillabo; L’a | ria | è | cri | vel | la | ta: senario con sinalefe;
Co | me | u | na | tri | na: quinario con sinalefe.

6. Rima: violentata : crivellata. La notte e l’aria, trattate come esseri viventi, subiscono atroci violenze; Rima:
affannato : lastricato. Sono associati l’impegno e il risultato del lavoro degli operai; Consonanze: crivellata –
schioppettate - affannato. Sono associati tutti termini negativi, che indicano violenza, dolore o fatica.

7. La figura di suono è l’allitterazione dei suoni “t”, “tr”, “ta” che riproducono il martellamento delle fucilate e in
generale i rumori della guerra.

8. Si nota l’allitterazione del suono “l”. Il suono liquido evoca la mollezza della lumaca, in contrapposizione
con la durezza della guerra; nell’espressione nugolo di scalpellini la dolcezza del suono “l” si associa al
ricordo di una situazione piacevole, perché legata alla pace.

5
9. crivellata, schioppettate, batta.

4. Il testo come tessuto: l’aspetto lessicale e sintattico

Esercizi, p. 56

1. Risposta possibile: Dolcezza: sapore dolce, proprio dello zucchero; montagna: rilievo della superficie
terrestre; statua: monumento; sonno: condizione di chi dorme; aria: miscuglio gassoso.

2. - Era una musica di una dolcezza nauseante: connotazione negativa (nauseante); E, nel pianto
imprevisto, finalmente dolcezza: connotazione positiva (finalmente).
- Il tuo naso, dal profilo nobile di montagna: connotazione positiva (nobile); Lo intrappolava una montagna di
pensieri: connotazione negativa (intrappolava).
- Da lei, sfinge, insensibile statua, non veniva risposta: connotazione negativa (insensibile, non veniva
risposta); Splendeva il suo viso perfetto da statua: connotazione positiva (splendeva, perfetto).
- Infine venne il sonno ristoratore : connotazione positiva (ristoratore); Un sonno plumbeo e inerte avvolgeva
la città: connotazione negativa (plumbeo, inerte).
- L’aria si fa greve, pregna di una malsana umidità: connotazione negativa (greve, malsana); Con lei, nella
stanza entrò un’aria nuova: connotazione positiva (nuova).

3. Parole che appartengono al campo semantico della vegetazione: albero (v. 1); verde melograno (v. 3);
vermigli fior (v. 4); orto (v. 5); rinverdì (v. 6); fior (vv. 9 e 12); pianta (v. 9); terra (vv. 13 e 14). Parole che
appartengono al campo semantico del dolore e della morte: muto (v. 5); solingo (v. 5); percossa e inaridita
(v. 10); inutil vita (v. 11); estremo (v. 12); fredda (v. 13); negra (v. 14). Parole poetiche: da’ (v. 4); fior (vv. 4, 9
e 12); or (v. 6); calor (v. 8); inutil (v. 11); ne (vv. 13 e 14); amor (v. 16).

4.
Registro elevato Registro medio
ignudo, venerabile, lucerna, giaciglio, musa, arcano, sporco, letto, materasso, polvere, piede, zoccolo,
tremulo, ribrezzo fabbrica

5. La sintassi è prevalentemente ipotattica.


Suddivisione in proposizioni: L’onda / che si ritira e si allontana dalla riva / dove alzandosi / e crollando / ha
fatto la sua uscita / non sapendo delle altre / che la precedevano / e che la seguivano / e che erano il suo
avanzare e il suo cedere, / ha perduto la superficie / e / rientrando nelle acque profonde / si è confusa nel
suo proprio corpo / dove prepara attraverso i millenni la sua prossima identica uscita il suo prossimo identico
crollo.
La frase principale è L’onda […] ha perduto la sua superficie. La coordinata alla principale è e […] si è
confusa nel suo proprio corpo.
Le congiunzioni “e” della parte centrale della poesia costituiscono un polisindeto.

Cesare Pavese
O ballerina ballerina bruna, p. 57 Esercizi, p. 58

1. strofa; sciolti.

2. Nei versi che si concludono con una parola tronca si deve contare una sillaba in più. Nei versi in cui
l’ultima parola è sdrucciola si deve contare una sillaba in meno.

3.
Vitalità e splendore Brama e buio
anima di carne appassionata; musiche; luci; gloria; buio; mi divoro / e contorco febbrile; distruggermi;
brividi intensi; sempre splendida rombo; strazi; tesi; schianti; lancinanti; adosso a te

4. Assume una connotazione positiva, perché significa che la ballerina non perde mai il suo splendore,
niente può toccarla né sminuire la sua bellezza.

5. c 6. c

6
Giosue Carducci
San Martino, p. 59 Esercizi, p. 61

1. Risposta possibile: San Martino è l’11 novembre, il giorno in cui è ambientata la poesia e in cui, per
tradizione, si celebra la maturazione del vino (come dice il proverbio: «A San Martino ogni mosto diventa
vino»).

2. quattro strofe; settenari; i versi centrali; l’ultimo delle altre quartine; abbc deec fggc hiic.

3. ur ǀ la e ǀ bian ǀ cheg ǀ gia il ǀ mar


l’a ǀ ni ǀ me a ǀ ral ǀ le ǀ grar
su ǀ l’u ǀ scio a ǀ ri ǀ mi ǀ rar
nel ǀ ve ǀ spe ǀ ro ǀ mi ǀ grar
Sono presenti alcune sinalefe (evidenziate in grassetto). L’accento cade sempre sull’ultima sillaba: dunque il
verso è tronco e si deve contare una sillaba in più: si chiama in questo caso settenario tronco.

4. irti, maestrale, urla, mar, per, borgo, ribollir, aspro odor, rallegrar, gira, cacciator, rimirar, rossastre, stormi,
neri, pensieri, vespero migrar. La figura di suono si chiama allitterazione.

5. Appaiono “poetiche” per la forma grafica le parole che presentano elisioni o troncamenti nella parte finale:
a gl’; mar; ribollir; de’; de i; rallegrar; su’; cacciator; su l’; rimirar; com’; migrar. Anche vespero appartiene a
un registro elevato, perché segue la forma latina vesper, che mantiene la “e”, anziché la forma più comune in
italiano “vespro”.

6.
Protezione e vitalità Minaccia e inquietudine
ribollir de’ tini, aspro odor de i vini, rallegrar, nebbia, irti, piovigginando, maestrale, urla e
ceppi accesi, spiedo, scoppiettando, cacciator, biancheggia, nubi, neri, esuli, migrar
fischiando, rimirar

7. La poesia è composta da due periodi, di lunghezza uguale: il primo occupa le prime due strofe, il secondo
la terza e la quarta.

8. Irti significa “pungenti, ispidi, dritti”. Nella poesia i colli sono detti irti perché è autunno: gli alberi spogli e i
rami nudi suggeriscono l’idea di tante spine. “Erti” significa invece “ripidi, scoscesi”.

9. b

Giovanni Raboni
Zona Cesarini, p. 62 Esercizi, p. 63

1. La poesia descrive l’azione di un attaccante a pochi istanti dalla fine di una partita di calcio, quando il suo
tiro, già quasi in rete, viene respinto.

2. Significa che il portiere non è piazzato nel modo migliore davanti alla propria porta e non può parare il tiro.

3. Non si sa se un avversario o un compagno del giocatore che ha tirato.

4. Probabilmente il compagno ha voluto intervenire per essere lui a segnare il goal, nonostante la sua azione
non rientrasse negli schemi di gioco previsti dall’allenatore, e nel farlo ha involontariamente ribattuto il tiro già
diretto verso la rete.

5. L’evento è narrato dal punto di vista del calciatore che ha tirato in porta, come si capisce fin dal primo
verso, quando il fatto che il tiro sia stato ribattuto è commentato con dispiacere (maledizione).

6. una; liberi.

7. la ǀ ra ǀ di ǀ ce ǀ del ǀ na ǀ so: settenario;

7
del ǀ l’av ǀ ver ǀ sa ǀ rioac ǀ cor ǀ so, ǀ guar ǀ da ǀ ca ǀ so: endecasillabo con sinalefe;
da ǀ me ǀ tà ǀ cam ǀ po o ǀ for ǀ se ǀ (chi ǀ ca ǀ pi ǀ va: endecasillabo con sinalefe;
le ǀ brac ǀ cia al ǀ cie ǀ lo e ǀ ra ǀ pos ǀ si ǀ bi ǀ le: novenario con sinalefe
Al verso 21 si contano 10 sillabe, ma poiché l’ultima parola è sdrucciola si deve contare una sillaba in meno.
Il verso è perciò un novenario.

8. Enjambements: ribattuto / sulla linea; convulsa / mischia; dito / mignolo; con / la radice del naso; chi
capiva / più niente; ancora / tutto; anche / azzeccare; tra decine / di gambe; rotolarsi / nell’erba; stendere / le
braccia. La frequenza degli enjambements accelera il ritmo: tale scelta impone al lettore di passare da un
verso all’altro senza una pausa, fino alla fine del testo, e rispecchia il ritmo rapido e convulso dell’azione di
gioco alla ricerca del goal.

9. La figura fonica formata dalle parole casa e causa è la paronomasia; insieme con la ripetizione di fuori,
essa mette in rilievo le parole che si riferiscono alla particolarità della situazione: il portiere non è al suo
posto (fuori casa) e non può parare (fuori causa).

10. tiro; ribattuto; linea; mischia a portiere; fuori casa; avversario; metà campo; compagno; gloria; schemi;
ritiro; mister; vincere; tiro teso; radente; il centro; sfida; erba. La presenza di una grande quantità di termini
calcistici è un segnale linguistico che contribuisce a delineare l’identità dell’io lirico, il quale è un giocatore,
un protagonista della partita, e si esprime con il linguaggio tecnico proprio del mondo del calcio.

11. maledizione; guarda caso; chi capiva / più niente. Tali espressioni appartengono a un registro colorito e
familiare, privo di formalità, e sottolineano la sua delusione per la rete mancata.

12. La poesia è composta da un solo lungo periodo, e tale scelta sintattica rende il ritmo più rapido e
incalzante.

13. Tra tutto e era possibile si trova un elenco di azioni che sarebbero potute accadere ma non sono
accadute: vincere, riuscire a mandare in rete il tiro rasoterra tra la selva di gambe dei giocatori, correre quasi
al rallentatore verso il centro del campo, rotolarsi nell’erba per la gioia, stendere le braccia al cielo per
esultare esprimendo la propria sfida senza gridare.
Tale rinvio sintattico contribuisce a mettere in evidenza la successione di azioni che il calciatore avrebbe
desiderato compiere nel finale della partita, per esprimere la gioia suprema del goal realizzato.

5. Il testo come deviazione dalla norma: l’aspetto retorico

Esercizi, p. 78

3.
Figure retoriche di posizione Figure retoriche di significato
iperbato, anafora, accumulazione, parallelismo, metafora, analogia, sineddoche, adỳnaton,
chiasmo, iterazione, anadiplosi, climax, anastrofe, similitudine, metonimia, antitesi, ossimoro,
hỳsteron pròteron antonomasia, personificazione, iperbole, ipallage,
ironia, figura etimologica, sinestesia

4. a. perifrasi; b. reticenza; c. sinestesia; d. iperbole; e. apostrofe; f. antonomasia; g. anastrofe

5. Pascoli: a; Pascoli: a; Marinetti: a; Pascoli: b; Corazzini: b; Corazzini: a; Gozzano: b; Oxilia: a; Petrarca: a

Eugenio Montale
Felicità raggiunta, si cammina, p. 79 Esercizi, p. 80

8
1. c

2. Settenario, v. 2; novenario v. 6; endecasillabi tutti gli altri, tranne il verso 8 (che è un doppio ottonario).

3. Risposta possibile: Il passaggio dalla prima alla seconda parte è segnato dal Ma, congiunzione che segna
la contrapposizione tra le due parti. Gli ultimi due versi infatti non descrivono più la consolazione, sia pur
effimera, della felicità, ma mostrano soltanto il dolore della perdita.

4. Personificazione.

5. Il campo semantico è quello del pericolo (fil di lama, ghiaccio che s’incrina) e della precarietà (barlume
che vacilla).

6. Lo schema rimico è AbCAB dEdED. Risposta possibile: cammina : s’incrina: procedere nel proprio
cammino, ossia continuare a vivere dopo aver raggiunto la felicità, espone al rischio della perdita; lama :
t’ama: rischia maggiormente di essere ferito e di soffrire chi più ama la felicità e la sfiora.

7. b

8. Risposta possibile: ripaga, compensa.

Gesualdo Bufalino
A chi lo sa, p. 82 Esercizi, p. 83

1. a

2. una sola strofa; diciotto; versi liberi.

3. S’io ǀ sa ǀ pes ǀ si ǀ can ǀ ta ǀ re: settenario;


l’u ǀ bi ǀ quo in ǀ vin ǀ ci ǀ bi ǀ le ǀ so ǀ le: novenario;
u ǀ sur ǀ pa ǀ re il ǀ lin ǀ guag ǀ gio ǀ del ǀ la ǀ piog ǀ gia: endecasillabo.
Nel conteggio delle sillabe dei versi 3 e 8 si deve applicare la sinalefe tra ubiquo invincibile e usurpare il.

4.
Figure retoriche Esempi Definizione
Ad ỳ n a t o n dal v. 1 al v. 9 (S’io sapessi [...] crudeli espressione di un desiderio impossibile
dolcezze)
Ossimoro crudeli dolcezze (v. 9) accostamento di due parole di senso
opposto che sembrano tra loro incompatibili

Climax cantare […] gridare […] usurpare il tre parole disposte in ordine di intensità
linguaggio crescente

Anafora S’io sapessi […] s’io sapessi […] s’io ripetizione di più parole o espressioni a
sapessi; il mio […] il mio […] il mio inizio verso

Metafore ventre della spiga; linguaggio della similitudine abbreviata, in cui è soppresso il
pioggia; muri; cieco cammino; sigillo di nesso logico esplicito
nuova speranza; pane; vino; viatico
buono

Similitudini come il sole di giugno; come il mare confronto di due elementi con nessi logici
espliciti

Metonimia nel ludibrio d’aquilone (v. 6); la letizia sostituzione di una parola con un’altra in
del tuo nome (v. 14) base a un rapporto di vicinanza logica
(l’astratto per il concreto)

9
Iterazione s’io sapessi gridare / gridare (vv. 4-5) ripetizione della stessa parola a fine verso e
all’inizio del verso successivo

5. La consonanza al verso 8 è tra le parole linguaggio e pioggia.

6. L’espressione sui muri del mio cieco cammino descrive la vita del poeta come chiusa, oscura, priva di
direzione, mentre l’espressione la letizia del tuo nome allude al fatto che la donna è fonte di gioia.

7. letizia; sante e misteriose; sigillo; nuova speranza; pane; vino; viatico. Il ricorso da parte del poeta a
termini che appartengono alla sfera del sacro per descrivere la donna contribuisce a innalzarla, ad attribuirle
doti salvifiche: la donna dà beatitudine, nutre, soccorre nel viaggio della vita.

8. Risposta possibile: Il titolo A chi lo sa potrebbe alludere alla donna, che sa dell’amore dell’uomo, lo
conosce, nonostante egli si senta incapace di esprimerlo come vorrebbe; oppure riferirsi al fatto che la
donna, diversamente dal poeta, sa esprimere intensamente il suo amore (cantare).

9. c 10. a

11. Risposta possibile: Il vento di aquilone offende il mare perché viene dal Nord e porta freddo e maltempo.

Antonia Pozzi
Dolomiti, p. 85 Esercizi, p. 85

1. La poesia parla di una scalata in montagna, compiuta dall’io lirico insieme con una o più persone. La
situazione ritratta è quella degli scalatori aggrappati alla roccia, in faticosa ascesa; essi aspirano a
raggiungere la vetta e percepiscono la ripidezza della parete, tesa verso l’alto, aspra in contrasto con la
fragilità dei loro corpi. Inoltre “sentono” l’anima della montagna, che si esprime come un pianto attraverso
l’acqua che sgorga dalla roccia.

2. Queste cime chiare, che hanno pareti rigide e slanciate verso l’alto, sono le anime delle montagne.

3. In basso (v. 11). Prima parte della poesia: il desiderio d’ascesa e lo sforzo degli scalatori.
Seconda parte della poesia: i suoni e i colori del paesaggio roccioso.

4. una strofa; sciolti.

5. Verso 1: Non | mon | ti, | a | ni | me | di | mon | ti | so | no: dialefe; verso 2: que | ste | pal | li | de | gu | glie,
ir | ri | gi | di | te: sinalefe; verso 16: un | az | zur | ro | fio | ri | re | di | mio | so | ti | di. Al verso 16 si contano
12 sillabe, ma poiché l’ultima parola è sdrucciola si deve contare una sillaba in meno. Il verso è perciò un
endecasillabo.

6. Gruppi consonantici formati con la lettera r: irrigidite (v. 2); strisciamo (v. 3); fermezza (v. 4); arcuata (v. 5);
membra (v. 6); predatori, pietra (v. 8); nostro, corpo, ebbri (v. 9); sopra, irta (v. 10); nostra, fragilezza,
ardente (v. 11); profonde, crepe, freddo (v. 13); franati, intorno (v. 15); azzurro (v. 16); tradisce (v. 17); terra
(v. 19). Doppia z: fermezza (v. 4); fragilezza (v. 11); azzurro (v. 16); singhiozzo (v. 18).
Il prevalere dei suoni aspri nel testo accentua nel lettore la percezione dello sforzo degli scalatori, in difficile
ascesa sulla roccia dura e ripida. La figura fonica è l’allitterazione.

7. Risposta possibile: Consonanza: irrigidite : dita; assonanza: strisciamo : palmo.

8. Campo semantico della durezza e dell’asprezza: irrigidite, fermezza, roccia, pietra, irta vetta, roccia dura.
Campo semantico dello sforzo e della debolezza: strisciamo, a palmo a palmo, l’arcuata tensione delle dita,
piatta aderenza delle membra, guadagniamo la roccia, issiamo, corpo molle, fragilezza. Tali parole
evidenziano da una parte che la montagna è difficile da scalare, che l’ascesa è ardua, dall’altra che i corpi
degli scalatori sono fragili e devono faticare molto per arrampicarsi.

9. La figura retorica di posizione è il parallelismo. La disposizione simmetrica delle parole dà rilievo allo
sforzo che le singole parti del corpo (dita, membra) devono compiere per superare la difficoltà della scalata.

10. Le parole sono dita e membra. La figura retorica è l’ipallage.

10
11. La metafora con la fame / dei predatori esprime il desiderio estremo, vitale, di conquista, quasi di rapina,
che spinge gli scalatori verso la vetta. L’enjambement dà rilievo alla parola fame, ben visibile a fine verso.

12. La figura retorica si chiama metonimia. Si può riconoscere un’altra metonimia (l’astratto per il concreto) ai
versi 3-4: E noi strisciamo / sull’ignota fermezza: “noi strisciamo sulle montagne sconosciute e immobili,
dure”.

13. la roccia dura piange; cola un freddo pianto; un remoto / lamento; il singhiozzo […] della terra. La figura
retorica è la personificazione, e le parole piange, pianto, lamento, singhiozzo sono metafore.

14. Perché sono in opposizione:


- l’alto e il basso, che dominano la prima e la seconda parte della poesia. All’alto può essere attribuito un
significato positivo perché gli alpinisti, nonostante la fatica, aspirano a salire; al basso è associato invece un
significato negativo, perché è il luogo da cui salgono i lamenti e i singhiozzi della terra. Salire in alto significa
allontanarsi da questo dolore;
- il fragile, il molle dei corpi (corpo molle, fragilezza) e il forte, il duro delle rocce (fermezza, irta);
- la felicità dell’ascesa (fame / dei predatori; ebbri d’immenso) e la tristezza che resta in basso (piange,
pianto, lamento, singhiozzo);
- i monti che si ergono verso l’alto, dotati di anime, di volontà d’ascesa di fermezza, di immenso, e la
montagna in basso, che ha nere / profonde crepe e massi franati.

6. La parafrasi e l’analisi del testo

Esercizi, p. 97

a. Parafrasi: O mio gregge che ti riposi, beato te che non conosci, credo, la tua miseria. Quanta invidia
provo per te! Non soltanto perché sei quasi libero da ansie, poiché dimentichi subito ogni male, ogni dolore,
ogni grave paura; ma ancora di più perché non provi mai noia. Quando tu riposi all’ombra sull’erba, sei
tranquillo e appagato e trascorri in quella condizione gran parte dell’anno senza noia. Anch’io siedo sull’erba
all’ombra e una inquietudine mi pesa sulla mente e quasi mi ferisce un pungolo, tanto che, pur seduto, sono
più che mai lontano dal trovare quiete. Eppure non desidero nulla e non ho fino a questo momento motivo
per piangere.
Sintesi: Il pastore si rivolge al suo gregge ed esprime invidia per la sua condizione: le pecore sono infatti
non soltanto libere da preoccupazioni, ma anche immuni alla noia. Possono stare tranquille sull’erba in
riposo e sentirsi appagate, mentre il pastore nella stessa situazione è assalito dall’inquietudine, benché non
abbia ragioni per essere insoddisfatto o in pena.
b. Parafrasi: E amai di nuovo, la maggior parte della mia vita appartenne a Lina dal rosso scialle. La
bambina dagli occhi azzurri che cresce accanto a noi è nata da lei. La città è Trieste, la donna è Lina, per la
quale scrissi il mio libro di più coraggiosa sincerità, e la mia anima fino ad oggi non è mai stata separata
dalla sua. Ho conosciuto ogni altro amore umano; ma per Lina inizierei nuovamente a vivere, vorrei
cominciare di nuovo. L’ho amata per la profondità del suo dolore, perché è stata tutto al mondo, ma mai
astuta e ha saputo amare tutto ma mai se stessa.
Sintesi: Il poeta ricorda di avere nuovamente provato amore per Lina, che è stata la donna più importante
della sua vita, e da cui ha avuto una figlia. A Trieste ha scritto per lei le sue poesie più coraggiose per la loro
sincerità e non si è mai sentito lontano dalla sua anima. Pur avendo avuto altri amori, il poeta si sentirebbe
pronto a ricominciare la vita soltanto per lei, amata per la sua sofferenza e per la sua completa mancanza di
astuzia e di egoismo.

Giacomo Leopardi
Alla luna, p. 98 Esercizi, p. 99

1. La poesia è composta da un’unica strofa di 16 versi endecasillabi sciolti, ossia non legati tra di loro da
rime.
che, or | vol | ge | l’an | no, | so | vra |que | sto | col | le (v. 2): endecasillabo con sinalefe
Ma | ne | bu | lo | so e | tre | mu | lo | dal | pian | to (v. 6): endecasillabo con sinalefe
2. Risposta possibile: O bella luna, io ricordo che proprio un anno fa venivo pieno di angoscia sopra questo
colle a guardarti: e tu allora sovrastavi quel bosco così come fai ora, che lo illumini tutto. Ma il tuo aspetto
appariva ai miei occhi annebbiato e tremolante a causa delle lacrime che mi affioravano sugli occhi, perché
la mia vita era piena di dolore e di ansia: e lo è tuttora, né cambia modo di essere, o mia cara luna. Eppure

11
mi dà piacere ricordare, e richiamare alla mente il mio dolore. Oh come giunge gradito, nella giovinezza,
quando la speranza ha ancora un lungo percorso davanti e la memoria ha un breve percorso dietro di sé, il
ripensare alle cose passate, anche se queste sono tristi e anche se il dolore dura ancora.

3. Da un colle, la visione della luna che illumina un bosco suscita nel poeta il ricordo di un analogo
spettacolo di un anno prima. Come allora il poeta soffre: egli definisce la sua vita travagliosa e dice che tale
condizione non cambia con il trascorrere del tempo. Tuttavia, dal dolore può nascere un piacere: l’io lirico
afferma infatti che ricordare il dolore passato, misurare la durata di questa pena è per lui fonte di
consolazione (mi giova, v. 10). Il piacere consiste dunque nel rimembrar (v. 15), in particolare nell’età
giovanile, quando la memoria ha poco su cui agire, mentre la speranza può ancora distendersi molto sul
futuro, ossia sono ancora vive le illusioni nei confronti della vita.

4. Prevalgono suoni dolci e aperti (vocali a e o: es. v. 1 O graziosa luna, io mi rammento); non ci sono scontri
aspri tra consonanti; la presenza di suoni aperti pone l’accento sulla consolazione che, nonostante il dolore,
viene offerta dalla dolcezza del ricordo. Non sono presenti rime. Si possono notare a fine verso i richiami
rammento - pianto (vv. 1 e 6, consonanza), in cui il legame è tra memoria e dolore. Il poeta ricorda un
momento di sofferenza, ma poi proprio dall’atto del ricordare nasce un piacere; tra rimirarti - rischiari (vv. 3 e
5, assonanza) il richiamo è legato all’ambito della visione, che è lo strumento attraverso il quale scaturiscono
il ricordo e la riflessione.

5. Risposta possibile: Campi semantici:


– dolore: pien d’angoscia, pianto, travagliosa, dolore, triste, affanno
– piacere: mi giova, grato
– visione: rimirarti, rischiari, nebuloso, tremulo, ciglio, luci, apparia
– ricordo: rammento, ricordanza, rimembrar, memoria, passate
La visione fa scaturire il ricordo dell’analoga situazione e dell’analogo dolore; l’atto del ricordare suscita
piacere.

6. Risposta possibile: L’aspetto della luna era nebuloso e tremulo (parole legate da un’assonanza tra le
vocali e-u-o) perché gli occhi del poeta erano colmi di lacrime. In tutta la poesia la descrizione del paesaggio
e dello stato d’animo è vaga e indeterminata (sappiamo solo che la luna illumina un bosco, il poeta la
osserva da un colle e soffre per ragioni che non vengono precisate).

7. Risposta possibile: La poesia è composta da quattro frasi separate da punti fermi, ma ognuna si apre con
una congiunzione o con una interiezione (O, Ma, E, Oh), per cui l’effetto è quello di un discorso unitario. Tra
le frasi la più complessa dal punto di vista sintattico è l’ultima, in cui il poeta passa dalla situazione
individuale a una riflessione più generale. La maggiore ricchezza di subordinate (una temporale e una
concessiva) rispecchia l’evolversi del ragionamento del poeta, che formula una considerazione universale
accompagnandola con le opportune delimitazioni e argomentazioni (il ricordare è fonte di piacere, anche se
si tratta di un ricordo doloroso e di una sofferenza non superata; questo ricordo è piacevole nell’età
giovanile, quando le memorie sono limitate e la speranza invece si può estendere lontano). Anche la forte
separazione tra il verbo, con predicativo del soggetto (come grato occorre), e il soggetto stesso (il rimembrar
delle passate cose) potenzia la conclusione a cui giunge il poeta in merito all’atto del ricordare.

8. Nel testo si alternano due tempi verbali, imperfetto e presente, e gli avverbi di tempo allor e or, perché la
lirica si fonda sul confronto tra due situazioni, quella di un anno prima e quella presente.

9. La poesia ha le caratteristiche di un colloquio, o piuttosto di un monologo del poeta che si rivolge con
un’apostrofe alla luna. Sebbene la luna non risponda, è definita graziosa, diletta, ossia cara al poeta, il quale
mostra un coinvolgimento affettivo per un’entità naturale e la umanizza attraverso la figura retorica della
personificazione (tu, tuo volto). Si crea così l’illusione di una partecipazione della luna al dolore del poeta.

10. Vi è un parallelismo sintattico e un’antitesi semantica tra lungo / la speme e breve […] la memoria; tali
figure retoriche mettono in evidenza la contrapposizione tra speranza e memoria, tra percezione del futuro e
permanenza del passato durante l’età giovanile. L’enjambement lungo / la speme dà ulteriormente risalto a
questi termini.

PERCORSI POETICI

• Percorso 1 – La gioia di vivere

12
Emily Dickinson
Non so danzare sulle punte, p. 117 Esercizi, p. 118

1. d 2. b 3. a

4. come gli uccelli, / una zampetta sospesa nell’aria (vv. 11-12). I ballerini fanno balzi sulla scena e
assumono pose, ad esempio quella che consiste nel sospendere le fragili braccia in aria, che li rendono
simili a uccelli.

5. I trattini segnano una pausa, una sorta di breve sospiro tra le parole, e il ritmo risulta così particolarmente
scandito.

6. Essere sul punto di ricordare una parola; conoscere molto bene un argomento; non poterne più.

8. a

Walt Whitman
Forte e contento m’avvio per libera strada, p. 121 Esercizi, p. 122

1. d

2. A nessuna meta particolare ma dovunque egli abbia voglia di andare: Il lungo sentiero marrone pronto a
condurmi ove voglia (v. 3).

3. b

4. Risposta possibile: Il poeta non vuole più rinviare ciò che gli sta a cuore ma vuole farlo subito.

5. a 6. a 7. b

8. Risposta possibile: D’ora in avanti non chiedo più buona fortuna, sono io la buona fortuna (v. 4); D’ora in
avanti non voglio più gemere, non più rimandare, non ho più bisogno di nulla (v. 5).

9. b 10. c

11. Risposta possibile: In piena salute e libero. Nel testo italiano si perde la sensazione di libertà.

Umberto Saba
Il garzone con la carriola, p. 126 Esercizi, p. 127

1. c

2. c. Con il verbo all’indicativo il poeta intende descrivere un dato di fatto (il suo modo di cercare sollievo e
consolazione dal male della vita), con il verbo all’imperativo avrebbe espresso un’esortazione.

3. endecasillabi; settenario; ABBa

4. Un altro verso tronco della poesia è il verso 5: Spalanchi le finestre o scendi tu. Se l’ultima parola è tronca
si deve contare una sillaba in più: il verso 5 ha dieci sillabe, ma essendo tronco è un endecasillabo.

5. d. Risposta possibile: Ai versi 6 e 7 il poeta scrive vedrai che basta poco / a rallegrarti.

6. Risposta possibile: “Più egli accresce il fracasso e l’ira…” .

7. b

8. Stare in guardia, fare attenzione, stare attento.

13
Antonia Pozzi
Acqua alpina, p. 130 Esercizi, p. 131

1. Risposta possibile: In un prato di montagna, vicino a un torrente.

2. A un torrente.

3. d

4. la notte, v. 9; il morso dei ghiacci, v. 10.

5. La figura dell’anafora.

6. a

7. Risposta possibile: Provo gioia di cantare come te, torrente.

8. bianchi, v. 4: aggettivo qualificativo; tuo, v. 4: aggettivo possessivo.

9. Nella terza accezione.

Le parole sono idee • Gioia Esercizi, p. 132

Principali significati: Significato 1.

Contrari: Risposte possibili: delusione, disperazione; tristezza, afflizione, malinconia, mestizia.

Sinonimi: diletto; giubilo; tripudio; gaiezza; letizia.

Modi di dire: c

Dentro il testo: Nasce da un’esperienza accessibile a tutti.

In altri testi: Risposte possibili: Sì, la Pozzi e Salinas descrivono due sentimenti di fortissima intensità,
capaci di stravolgere positivamente la percezione della realtà e di suscitare un nuovo slancio vitale. Nei versi
della Pozzi la gioia viene descritta come un sentimento momentaneo, che giunge dopo un periodo
fortemente negativo (la notte / ed il morso dei ghiacci, vv. 9-10) e non si sa quanto e se potrà sopravvivere;
nel componimento di Salinas, invece, l’allegria sembra essere un sentimento più duraturo, poiché il poeta è
sicuro di poterla trattenere con sé: E vedrò che ora è mia, finalmente (vv. 47-48). Nella poesia della Pozzi si
comprende chiaramente che la gioia proviene dal contatto con la natura; Salinas invece non rivela
esplicitamente la fonte della sua allegria, ma afferma che essa arriva improvvisa, inattesa, fortuita, […] a
sorpresa (vv. 1-6).

Pablo Neruda
Ode al giorno felice, p. 133 Esercizi, p. 135

1. c 2. a

3. Il poeta si rivolge sia a un “voi” (lasciatemi, v. 1; lasciatemi, v. 30; lasciate, v. 40), che rappresenta gli altri
uomini, coloro che sono esclusi dal suo mondo di felicità individuale, sia al “tu” dell’amata (Tu […] sei sabbia,
vv. 22-23; tu canti e sei, v. 24; la tua bocca, v. 29; nella tua bocca, v. 31; tu respiri, v. 34; il tuo ginocchio, v.
36; con te, con la tua bocca, v. 50).

4. sabbia (4 volte); canto/canti (3 volte); mondo (2 volte); bocca (2 volte); esser felice (3 volte); respiro/respiri
(2 volte)¸ tocco/toccassi (2 volte). La ripetizione della locuzione esser felice sottolinea l’evidenza e l’intensità
della felicità del poeta, di cui sono elementi essenziali e ben in vista la sabbia, il canto e la bocca, mentre la
ripetizione del verbo “respirare” e del verbo “toccare” collega lo stato di gioia a due azioni semplici e “fisiche”.

5. Si tratta di una personificazione, perché il cielo, che è inanimato, viene trattato come se fosse una
persona, dotata di pelle azzurra.

14
6. Lasciami nella tua bocca e nella sabbia esser felice; Lasciatemi nella sua bocca e nella sabbia esser
felice.

10. c

Valerio Magrelli
Mi lavo i denti in bagno, p. 138 Esercizi, p. 139

1. Il poeta scopre che dietro a una frase apparentemente banale e quotidiana come Mi lavo i denti in bagno
è nascosta una duplice realtà, rassicurante e gioiosa: il fatto di avere un bagno, quindi un tetto sotto cui
proteggersi, e il fatto di avere i denti, quindi di essere giovane e sano.

2. b 3. c

4. Ho una figlia che canta; Ho una figlia che ha voglia di cantare / e canta. La prima frase registra
semplicemente un fatto. La seconda registra una conoscenza dell’interiorità della figlia, della sua voglia di
cantare e della sua spontanea decisione di fare quello di cui ha voglia.

5. Mi, Ho, Ho, Ho, Ho. La frase in cui l’io poetico non appare espresso in prima persona è Può bastare.

7. a

• Percorso 2 – I morsi delle parole

Marco Valerio Marziale


Fabulla, p. 144 Esercizi, p. 145

1. Alle cene, a spasso, nei teatri.

2. Nel voler apparire più giovane e più bella di quanto sia.

3. a

4. tutte vecchie / o racchie, ancora peggio delle vecchie (vv. 1-2).

5. b 6. d 7. c

Dante Alighieri
Chi udisse tossir la malfatata, p. 148 Esercizi, p. 150

1. La tosse.

2. Ad Agosto.

3. La madre di lei.

4. non l’addovien per omor ch’abbia vecchi (v. 10).

5. d

6. Riporta possibile: Si tratta del rapporto di reciproca ostilità, dovuta a sentimenti di gelosia, tra suocera e
genero. I due infatti si contendono le attenzioni e la considerazione della figlia/moglie.

7. d 8. d 9. c
Le parole sono idee • Difetto Esercizi, p. 151

Etimologia: Eccedenza del passivo rispetto all’attivo; perdita.

15
Contrari: L’accezione 3.

Sinonimi: vizio; imperfezioni, anomalie, irregolarità; carenza, scarsità, penuria.

Dentro il testo: La metafora della coperta troppo corta; v. 8: copertoio […] cortonese.

Wisława Szymborska
Concorso di bellezza maschile, p. 152 Esercizi, p. 153

1. c 2. b 3. b

4. ma comunque non vero; invisibili.

5. c

6. assumere, scritturare un artista; arruolare un gruppo di mercenari; avviare una discussione.

7. c

Patrizia Cavalli
Tu te ne vai, p. 156 Esercizi, p. 157

1. L’interlocutrice promette di pensare costantemente e con nostalgia all’amata da cui si sta allontanando,
afferma che si ricorderà di lei sia quando sarà sola sia quando si troverà in mezzo alla gente.

2. Assolutamente no. Avrà invece ben chiaro che l’interlocutrice non ha valore.

3. d. Viene ripetuto il suono “m”: Mi dici: «Amore mio mi mancherai.

4. Pronomi personali e aggettivi possessivi: Mi dici: «Amore mio mi mancherai. / E in questi giorni tu cosa
farai?» / Io ti rispondo: «Ti avrò sempre presente, / avrò il pensiero pieno del tuo niente».

5. Nel testo prevalgono le frasi coordinate, ad esempio Tu te ne vai e […] mi dici; Pensi; Mi prometti; Mi dici;
mi mancherai; E in questi giorni tu cosa farai?; Ti avrò sempre presente; avrò il pensiero pieno del tuo
niente.

• Percorso 3 – L’amore felice, l’amore perduto

Saffo
È sparita la luna, p. 161 Esercizi, p. 162

1. Le due parole alta (v. 3) e sola (v. 6) sono portatrici del significato dell’intera lirica: è infatti troppo tardi per
un incontro amoroso e la donna è rimasta sola. Isolando le parole nel testo il traduttore dà loro particolare
rilievo.

2. All’assenza fisica della luce può essere attribuito un valore simbolico: con il tramonto degli astri e della
loro pur debole luce la donna perde la speranza, la fiducia nell’attesa.

3. L’aggettivo alta (v. 3) riferito a Notte (v. 2) significa “a notte inoltrata”, cioè a notte fonda, quando gli astri
sono pronti a tramontare.

Charles Baudelaire
A una passante, p. 164 Esercizi, p. 166

16
1. È rimasto stupefatto a guardarla finché non l’ha persa di vista.

2. Il gesto di sollevare l’orlo del suo vestito con la mano.

3. Si dice certo che se avesse potuto frequentarla l’avrebbe amata.

4. Una grande sofferenza, un forte turbamento.

5. c 6. b 7. a 8. c

9. Il silenzio che assorda; La diversità che unisce; Il brutto che piace; L’umiltà che innalza.

Hugo von Hofmannsthal


I due, p. 169 Esercizi, p. 170

1. c 2. a

3. c. L’ossimoro è una figura retorica che consiste nell’associare tra loro parole di significato opposto.

4. Risposta possibile: La coppa è in realtà leggera, ma i due innamorati la percepiscono come pesante,
perché l’emozione impedisce loro di reggerla con quella stessa facilità che avevano prima di entrare in
contatto.

5. Sinonimi: indifferente, incurante, impassibile, imperturbabile; contrari: coinvolto, interessato, attento,


preoccupato.

6. Aveva un passo così leggero e sicuro, / Che dalla coppa non cadeva una stilla (vv. 3-4); Perché entrambi
tremavano tanto / Che le mani non si trovarono (vv. 12-13).

9. b

Camillo Sbarbaro
Ora che sei venuta, p. 173 Esercizi, p. 175

1. Il verso 1 è un settenario, il 3 e il 12 sono quinari.


Verso 16: E | tut | te | tu | e | so | no | le | pa | ro | le. Nella parola tue si contano due sillabe (è presente una
dièresi), siccome il verso è un endecasillabo.

2. La donna è entrata nella vita del poeta con grazia e con leggerezza: questa immagine suscita un’idea di
serenità e di delicatezza.

3. Perché il poeta ricorda il tempo in cui non sapeva ancora a chi avrebbe rivolto il suo amore, ma provava il
desiderio di innamorarsi.

4. a. Nell’espressione E tutte tue è allitterato il suono “t”: viene in questo modo dato rilievo al fatto che la
donna amata è destinataria di tutte le parole d’amore affiorate alla mente del poeta nel passato, quando
ancora non avrebbe saputo a chi rivolgerle.

5. Così come gli uccelli smettono di cinguettare non appena sorge il sole, anche il poeta, ora che ha
incontrato la sua amata (paragonata quindi al sole, alla luce), non trova più le parole per esprimere il suo
amore. L’isolamento della similitudine nel testo ha l’effetto di evidenziarla e di far intuire che si tratti dell’idea
centrale dell’intero componimento. Un’altra similitudine significativa è presente al verso 17 (come l’acqua
all’orlo che trabocca), che sottolinea come, prima dell’incontro con l’amata, il poeta-ragazzo avesse in mente
moltissime parole d’amore, tanto numerose da non poter essere contenute, come l’acqua che trabocca da
un contenitore.

6. b. La personificazione consiste nel trattare come un essere animato un oggetto o un concetto astratto (in
questo caso l’inquietudine). In questo modo il poeta sottolinea quanto fosse “trascinato” dal suo inquieto
desiderio di amore, quasi come se questo fosse una forza “viva”.

17
7. La figura retorica è l’antitesi; la collocazione delle due espressioni all’inizio e alla fine del verso ne
accentua il contrasto: il poeta, già cresciuto ma forse non ancora del tutto maturato, ha il desiderio di amare
ma non ha ancora incontrato la donna giusta.

Pedro Salinas
L’allegria, p. 177 Esercizi, p. 179

1. c

2. Risposta possibile: Nei versi 11-17 il poeta parla di una ragazza che gli è passata vicino e gli appare
affascinante e piena di promesse come un’isola selvaggia e avventurosa.

4. Risposta possibile: Inizialmente il poeta non può credere che l’allegria possa appartenergli stabilmente,
anche se essa lo ha visitato; alla fine invece constata invece che, avendola ormai conosciuta, non potrà più
perderla davvero e per sempre.

5.
Sequenza Frase riassuntiva
versi 1-8 L’allegria giunge all’improvviso, come un dono
versi 9-24 Il poeta si interroga: a chi può essere sfuggita
l’allegria che lo ha raggiunto all’improvviso?
versi 25-37 Il poeta si abbandona all’allegria, che assume la
forma di un amore felice
versi 37-48 Soltanto quando verrà qualcuno a portarla via il
poeta capirà che l’allegria gli appartiene davvero

6. a. Risposta possibile: la ripetizione di così per ben tre volte sottolinea la positività dell’allegria (così è infatti
collegato a parole positive come grazia, dono).

7. Risposta possibile: La scelta di eliminare il verbo dai primi due versi sottolinea il fatto che l’allegria si
presenti come un’apparizione improvvisa, la mostra già lì, non racconta come si è avvicinata, e dunque
accentua l’idea di sorpresa. Un verbo che si adatta al contesto potrebbe essere: “è arrivata”.

8. Risposta possibile: L’allegria è verticale perché è giunta rapida, diretta, senza deviazioni.

Anna Achmàtova
La porta è socchiusa, p. 182 Esercizi, p. 183

1. L’immagine colloca l’abbandono dell’amato nel passato immediato. L’amato è infatti appena partito,
dimenticando, nella fretta, uno dei suoi guanti e il suo frustino.

2. I due sensi che vengono evocati nei versi considerati sono la vista (la poetessa vede il cerchio di luce
della lampada) e l’udito (la poetessa è in ascolto dei più lievi rumori esterni).

3. I due interlocutori della poetessa sono prima l’amato che se ne è appena andato, poi il suo stesso cuore.
Nei confronti dell’amato la poetessa dimostra un sentimento di stupore per l’abbandono che ella non
capisce. Nei confronti del cuore dimostra un dolce sentimento di complicità, come se esso fosse un amico da
consolare e convincere del fatto che il mondo è bello e il futuro, nonostante tutto, pieno di speranza.

4. b

5. La poetessa fa riferimento all’immortalità delle anime per consolare il suo cuore prostrato dal dolore: se
tutto sembra finire, compreso l’amore, qualcosa rimane e resiste alla morte: l’anima, lo spirito degli uomini e
dell’universo.

6. L’io poetico appare per la prima volta direttamente nel verso 6: tendo l’orecchio ai fruscii.

7. Risposta possibile: L’uso frequente di questo segno di punteggiatura suggerisce l’alternanza dei diversi
stati d’animo che spinge la poetessa a sospendere ripetutamente il suo pensiero: l’amato se ne è appena
andato e l’emozione ancora viva la fa oscillare da un’impressione all’altra.

18
Le parole sono idee • Anima Esercizi, p. 185

Principali significati: Significato 5.

Sinonimi: Sinonimo 6; sinonimo 2 o 3.

Dentro il testo: Risposta possibile: Il cuore rappresenta l’emotività, l’individuo sofferente per la perdita; il
suo battito sempre più lento prelude alla morte. Le anime invece sono immortali, la svolta sta quindi nel
comprendere che il principio vitale in ogni uomo è immortale, non è soggetto al turbinio delle emozioni e va
oltre la morte. Le anime sono plurali perché rappresentano un principio universale, che non riguarda soltanto
la situazione individuale della figura femminile rappresentata nella poesia.

In altri testi: L’anima è qui intesa come la parte spirituale dell’essere umano, e viene associata/contrapposta
al corpo.

Eugenio Montale
Avevamo studiato per l’aldilà, p. 186 Esercizi, p. 187

1. Risposta possibile: Nei primi due versi il poeta ricorda il patto che aveva stretto con la moglie per ritrovarsi
nell’aldilà, attraverso un segno concordato che consentisse di riconoscersi tra i tanti morti. Nei due versi
successivi dichiara che vorrebbe provare subito quel segnale, perché forse è morto anche lui insieme a tutti
gli altri, e nessuno lo sa. È questo che spererebbe ora.

2. La convinzione del poeta che la morte non sia la fine di tutto è suggerita dai primi due versi, in cui si
raffigura un aldilà in cui parrebbe possibile ritrovarsi dopo la morte.

3. Perché potrebbe riunirsi alla moglie morta. Il mondo che lo circonda è talmente insignificante e vuoto
senza di lei, da apparirgli popolato di morti.

4. Nel testo ricorre il suono “s”: studiato, fischio, segno, speranza, siamo, senza saperlo. L’allitterazione
suggerisce a livello fonico il suono del fischio che il poeta dichiara di voler
modulare.

5. È paradossalmente la parola speranza a suggerire che il poeta sia colto da sconforto, perché essa non
allude alla fiducia nella vita che continua, ma al desiderio dell’io lirico di essere già morto (nella speranza /
che tutti siamo già morti).

6. La locuzione “al di là” significa “oltre qualche cosa”, mentre il nome “aldilà” indica il luogo dove si
immagina possano trovarsi i morti.

7. d

8. Fare, emettere, mandare.

Le parole sono idee • Riconoscimento Esercizi, p. 188

Principali significati: ricompensa; gratitudine.

Sinonimi: apprezzamento; compensi; ammissione.

Dentro il testo: Il poeta e la donna hanno ritenuto necessario concordare un segno di riconoscimento,
nonostante il legame che li unisce, perché hanno immaginato un aldilà affollato di sconosciuti dove sarebbe
stato probabilmente difficile ritrovarsi; è il poeta a mandare il segno convenuto, perché sente la mancanza di
lei e vorrebbe essere già morto per poterla incontrare.

In altri testi: Il poeta ammette di aver compreso meglio di essere una “parte del tutto” e rileva di potersi
identificare nell’universo stesso.
Eugenio Montale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale, p. 189 Esercizi, p. 190

19
1. Risposta possibile: Dichiara di sentire la sua mancanza come un vuoto ad ogni passo; la vita trascorsa
accanto a lei è stata un lungo viaggio che gli è parso breve. Nel percorso al suo fianco non era ben chiaro
chi dei due sostenesse l’altro, ma il poeta mostra di credere che la guida fosse piuttosto quella della moglie,
nonostante la sua vista difettosa.

2. c

3. Le scale sono sia reali sia metaforiche; reali perché l’autore lungo le scalinate porgeva il braccio alla
moglie miope; metaforiche perché intese come il percorso della vita, il lungo viaggio (v. 3) compiuto insieme,
in discesa verso la fine della vita.

4. c. L’iperbole è una figura retorica dell’esagerazione: si ingigantisce o diminuisce la realtà per rendere più
incisivo il discorso. In questo caso il poeta usa l’espressione iperbolica almeno un milione per intendere che
molto lungo è stato il percorso compiuto al fianco della moglie.

5. a. Antitesi: accostamento di concetti o parole di significato opposto. Metafora: sostituzione di un termine


con un altro, connesso al primo da un rapporto di parziale sovrapposizione di significato. Il poeta intende qui
sottolineare che il lungo tempo trascorso al fianco della moglie gli pare breve, ed egli ne sente la mancanza.

6. a 7. a

8. Risposte possibili: I tuoi risultati in Italiano sono molto migliorati / Ho migliorato l’organizzazione degli spazi
in camera mia; Le condizioni climatiche negli ultimi anni sono mutate a causa dell’inquinamento / L’azienda
ha mutato strategia in seguito alla crisi economica; Sono passati in fretta questi giorni di vacanza / Ho
passato un pomeriggio bellissimo con te; La storia tra Marco e Tiziana è finita / Hai finito già tutti gli esercizi?

9. a. Complemento di termine.

10. c

Jacques Prévert
Questo amore, p. 193 Esercizi, p. 197

1. c 2. b

3. Verso 68: Resta dov’eri un tempo.

4. Vv. 61-65: Per te per me per tutti quelli che si amano / E che si sono amati / Oh sì gli grido / per te per me
per tutti gli altri / Che non conosco. 

5. a 6. b

7. Questa cosa (v. 31) e Il nostro amore (v. 45).

8. Risposta possibile: Bois potrebbe indicare il “bosco più fitto”, la parte più nascosta della “foresta” della
memoria. Il poeta potrebbe quindi invitare l’amore a rinascere dai ricordi più lontani, a farsi ricordo vivo nella
memoria.

Alda Merini
Io sono folle, folle, p. 199 Esercizi, p. 199

1. d 2. c

3. folle, confusione, malata.

4. gemo di tenerezza, v. 3.

5. a

6. confusione : perdizione

20
7. d 8. b

9. “malata perché ti ho perso”; “malata perché a causa tua ho perso me stessa”.

Pierluigi Cappello
Piove, p. 203 Esercizi, p. 204

1. Risposta possibile: La pioggia che dura per sempre sarebbe uguale alla tua carezza prolungata.

2. Risposta possibile: L’espressione due sguardi versati in un corpo sottolinea l’unione fisica tra i due amanti
che non annulla la loro individualità.

3. Risposta possibile: Nell’espressione uno stare senza dimora è presente l’idea dell’assenza di uno spazio
preciso (i due amanti sono tali in qualunque luogo), della continua evoluzione (i due amanti non si fermano,
non hanno dimora, il loro amore non è statico), ma anche della stabilità del legame, in qualsiasi condizione (i
due amanti “stanno”, anche senza dimora).

4. Risposta possibile: La presenza dell’aggettivo dimostrativo questa suggerisce la presenza dell’amata: la


poesia appare così come un discorso rivolto a lei, in un momento di dolcezza e intimità.

5. Risposta possibile: La parola sorella sottolinea la somiglianza tra le anime del poeta e della donna, e
suggerisce un rapporto casto, smentendo la sensualità della carezza descritta nei primi versi (ma è
contenuta nella parola, unita a luccicante, anche l’allusione alla somiglianza tra la pioggia e la donna).
L’epiteto amore invece riconduce il rapporto a un legame tra innamorati.

6. b. Risposta possibile: l’allitterazione consiste nella ripetizione di uno stesso suono in parole vicine: eccoci,
luccicante.

7. a

8. Risposta possibile: La parola intangibili nella poesia significa “intoccabili” e allude a una condizione di
forza garantita agli amanti dal reciproco amore: nessuno li può toccare, li può allontanare.

Elisa Biagini
Acqua smossa, p. 207 Esercizi, p. 208

1. a 2. b 3. b

4. da te; tua parola; mi fai; Bevimi; bevimi; in te; tuo passo.

5. Perché i ricordi sono effimeri come una scia di spuma che resta in superficie e scompare, mentre le parole
dell’amato lasciano un segno profondo.

6. La metafora neve al sole indica che la poetessa si sente sciogliere come se fosse neve sotto il sole.
Risposte possibili: Dannoso come la grandine; Noioso come la pioggia; Mutevole come il vento.

7. b 9. b

Franco Battiato
La cura, p. 210 Esercizi, p. 211

1. L’io lirico annuncia che proteggerà la persona amata da paure, dolori, sbalzi d’umore, ossessioni, manie,
malinconie.

2. L’io lirico ritiene che la persona amata sia particolarmente esposta a fallimenti e delusioni, per la sua
stessa “natura”: forse perché aspira a cose troppo grandi, forse perché sfavorita dalla sorte, forse perché
troppo sensibile e fragile. Nel caso si interpreti la canzone in senso spirituale, come un discorso di Dio

21
all’uomo, questa frase esprime il punto di vista del creatore verso la sua creatura, di natura finita e soggetta
all’imperfezione e al fallimento.

3. Il pronome personale “io” compare espressamente soltanto negli ultimi due versi, due volte; tuttavia, la
frequenza di tanti verbi alla prima persona singolare ottiene l’effetto di mettere costantemente in scena l’io
lirico. Il pronome personale di seconda persona e l’aggettivo possessivo di seconda persona sono
disseminati in tutto il testo, come ad evocare la presenza costante dell’interlocutrice (o interlocutore). Ai versi
11-13 l’io e il tu si fondono in un “noi” (verbi alla prima persona plurale; avverbio assieme; uso dell’aggettivo
“nostri”: nostri corpi; nostri sensi).

4. bonaccia significa quiete, assenza di vento sul mare. Può rappresentare la noia, l’eccesso di tranquillità,
l’abitudine che può trasformare l’amore in noia. Il cantautore afferma con certezza che nulla potrà spegnere
la passione amorosa tra di loro, nemmeno la quotidianità, la calma eccessiva.

PROVE DI COMPETENZA

Marco Santagata
Bubi era la grazia, p. 212 Esercizi, p. 213

1. c

2. L’episodio si svolge a scuola, in un’aula del liceo classico (ginnasio) e nel corridoio; il tempo è quello di
una mattina, verso la fine del secondo trimestre, tra febbraio e inizio marzo. La primavera si avvicina ma non
è ancora giunta.

3. d

4. Bubi, la ragazza vista dal protagonista è alta, molto magra ma armoniosa, con capelli lunghi e lisci, di un
biondo molto chiaro. Il viso è pallido e gli occhi sono azzurri; la pelle sembra trasparente, tanto che il ragazzo
riesce a individuare alcune vene celesti sul collo.

5. La poesia di Cavalcanti parla di una donna bellissima, che fa tremare l’aria intorno a sé di luce e attira gli
sguardi di tutti; inoltre, al vederla nessun uomo riesce a parlare, ma può soltanto sospirare. I capelli di Bubi,
illuminati dai raggi del sole, sembrano diffondere luce dorata attorno a sé; Fabio al vederla è talmente
emozionato che resta immobile, come paralizzato, tanto che non riesce nemmeno a girarsi per seguirla con
lo sguardo.

6. a. F; b. V; c. F; d. V

7. a. 3; b. 5; c. 6; d. 2; e. 7; f. 1; g. 4

8. b

9. Si riferisce ai capelli.

10. a 11. c

• Percorso 4 – Sogni, scelte, possibilità

Constantinos Kavafis
Per quanto sta in te, p. 218 Esercizi, p. 219

1. Risposta possibile: Realizzare nella vita i propri desideri.

2. Di non frequentare troppo gli altri.


3. d

22
4. Dovrebbe imparare a starsene anche da solo e dovrebbe frequentare soprattutto i pochi amici con cui ha
un legame profondo.

5. d

6. a. Risposta possibile: Per ciò che dipende da te, per quanto ti è possibile fare.

7. a

Guido Gozzano
Invernale, p. 221 Esercizi, p. 224

1. Prova paura di morire.

2. Consiste nel rimanere a pattinare sul laghetto con lei pur sapendo che il ghiaccio si sta rompendo e che
c’è il rischio di finire nelle sue acque gelide.

3. Nei due versi l’onomatopea cricch e l’allitterazione della lettera “r” suggeriscono, come nei film, la paura
crescente del poeta.

4. a. Risposta possibile: La metafora si riferisce al laghetto ghiacciato abbandonato che, abbandonato da


tutti, è ormai frequentato soltanto dalla protagonista come fosse, appunto, il suo regno.

5. Risposta possibile: L’espressione allude al legame d’amore che c’è tra i due protagonisti e che dovrebbe
rafforzarsi in questa comune sfida mortale.

6. d 7. b 8. c

Edgar Lee Masters


Walter Simmons, p. 226 Esercizi, p. 228

1. a

2. Walter Simmons pensa ininterrottamente alla macchina che vuole inventare e a come farla funzionare.

3. Colui che parla in prima persona non è l’autore ma un personaggio: autore e io lirico pertanto non
coincidono.

4. Punto di vista dei genitori: I miei genitori […] o più grande (vv. 1-2). Punto di vista di Spoon River: E tutta
[…] mai (vv. 17-18). Punto di vista di alcune persone: E poche […] negozio (vv. 19-20). Punto di vista di
Walter Simmons: Non era […] genio (vv. 21-22).

5. c

6. a. Risposta possibile: La scelta di rappresentare con queste figure retoriche l’attesa degli abitanti di Spoon
River dà l’idea del peso che grava sulla vita del protagonista. Il paese è rappresentato come un solo essere
vivente, che condivide lo stesso pensiero: Walter Simmons deve aver successo perché possiede un
presunto talento naturale.

7. c. Risposta possibile: Usare la metonimia poche anime buone per definire gli abitanti del paese che
mostrano benevolenza verso Walter Simmons è un modo per evidenziare la verità contraria, cioè che la
maggioranza degli abitanti di Spoon River ha un’“anima cattiva”, malevola, del tutto indifferente alla felicità
del ragazzo.

8. Risposta possibile: L’isolamento della frase che attesta con certezza che al protagonista manca il genio
rende l’affermazione più energica e definitiva. La separazione dal resto del testo di una verità tanto schietta
raggiunge il lettore all’improvviso e lo sorprende.

9. Risposta possibile: Il lessico della poesia è semplice e quotidiano, e nella sintassi prevale la

23
coordinazione. Questa forma espressiva è adatta a una persona dotata di senso pratico ma non
particolarmente colta come Walter Simmons, che racconta la sua vita e il fallimento delle sue speranze in
modo schietto e disadorno, come fatti ormai evidenti.

10. Nella prima parte della poesia (vv. 1-9) prevale l’imperfetto: si elencano le capacità di Walter Simmons,
le cose che sa fare (azione prolungata nel passato). Nella seconda parte (vv. 10-20) prevale il passato
remoto: si evidenzia che qualcosa accade in un momento puntuale del passato (mi sposai, appresi, tenni, vv.
10, 12, 13) a mutare il corso delle cose. L’attesa degli abitanti di Spoon River che la macchina pensata da
Walter Simmons funzioni è espressa con l’imperfetto (aspettava, v. 17, azione che dura), mentre il passato
remoto del verso successivo (non funzionò, v. 18) sottolinea che il momento preciso in cui la macchina
avrebbe dovuto funzionare non si verificò mai. Nella terza parte (vv. 21-22) l’uso dell’imperfetto sottolinea
che la mancanza di genio di Walter Simmons non riguarda un momento puntuale del passato, ma tutta la
sua vita, nella sua durata.

11. Risposta possibile: La frase conclusiva in lingua originale appare più spietata perché suona letteralmente
“non avevo cervello, non avevo capacità di capire”, e dunque presenta il protagonista non soltanto come
privo di genio, ma come una persona intellettualmente poco dotata.

Nâzim Hikmet
Il più bello dei mari, p. 231 Esercizi, p. 232

1. Risposta possibile: La ragione per cui il mare, il figlio, i giorni, le parole sono i più belli è il fatto che devono
ancora compiersi: il mare deve ancora essere percorso, il figlio deve ancora crescere, i giorni migliori devono
ancora arrivare, le parole più intense devono ancora essere pronunciate.

2. b 3. a

4. ricchissimo; cattivissimo, pessimo; celeberrimo; grandissimo, massimo; piccolissimo, minimo.

7. c

8. Risposta possibile: La parola ancora assume nella poesia il significato di “fino a questo momento”, perché
si riferisce a ciò che non è accaduto ma che potrà avvenire. Il sentimento evocato dalla parola è opposto al
rimpianto perché si tratta della speranza: mentre il rimpianto è un ripiegamento verso il passato, la speranza
è uno sguardo ostinatamente rivolto al futuro.

Sandro Penna
Felice chi è diverso, p. 235 Esercizi, p. 236

1. d

2. quartina; settenari.

3. c

4. Risposta possibile: La parola diverso. Solo tale parola è legata all’idea della felicità mentre essere
comune sembra indicare un adattamento, per paura o per comodità, alla visione della vita e alle regole degli
altri.

5. Risposta possibile: Ordinario, normale.

Alida Airaghi
Non sono onde, p. 238 Esercizi, p. 239

1. Le onde dei laghi.

2. c

24
3. b. L’espressione si riferisce a minimi solchi sulla superficie dell’acqua, piccole variazioni, non veri e propri
sollevamenti. La parola suggerisce inoltre una sorta di personificazione del paesaggio, che prepara alla
successiva assimilazione all’uomo.

4. Assume un significato positivo: le tempeste sono la vita, fatta di conflitti e prese di posizioni, e la loro
assenza corrisponde a una morta immobilità. Poco dopo l’espressione scarso coraggio / di farsi mare
chiarisce che ci vuole coraggio per essere tempesta, e conferma perciò il significato positivo della parola.

5. Le espressioni prive di verbo sono scarso coraggio / di farsi mare (vv. 5-6), e E così niente corse né fughe
/ di pesci (vv. 8-9). Con il verbo suonerebbero così: Ha uno scarso coraggio di farsi mare; E così non ci sono
corse né fughe di pesci. L’espressione senza il verbo è più breve e intensa e mette efficacemente in rilievo le
parole scarso e niente, che sottolineano le mancanze del lago, ciò di cui è privo.

6. Gli enjambements quiete / casta (vv. 7-8); fughe / di pesci (vv. 8-9) mettono in rilievo le parole che
vengono divise, in particolare quiete e fughe. Le due parole indicano l’una la calma, l’altra il movimento, e
sono dunque molto significative, perché riguardano l’opposizione principale di cui si parla nella poesia.

7. b. L’accumulazione laghi colline periferie, cioè l’accostamento immediato di più parole, senza segni di
punteggiatura, colloca questi termini sullo stesso piano, come se fossero tre esempi equivalenti di paesaggi
senza eccessi, ordinari e noiosi. I laghi di cui si è parlato in tutta la poesia vengono qui assimilati ad altri
paesaggi altrettanto insignificanti, secondo l’autrice, ed esemplificano i tipi di persone di cui parla il verso
precedente (chi non sa osare).

8. Perché l’unione delle due parole è portatrice dell’idea centrale della poesia: periferie indica un paesaggio
anonimo e apparentemente insignificante, stregonerie allude a qualcosa di fortemente negativo, nocivo.

9. c 10. Lievi. 11. a

12. L’espressione si usa per indicare una persona apparentemente calma e mite, che all’improvviso può
rivelare un aspetto opposto e pericoloso, una persona insomma di cui non ci si può fidare.

13. Le due parole del verso 14, malefici, stregonerie, introducono nel testo una connotazione negativa, e
spostano il lettore in un’atmosfera fantastica, dove tutto può accadere, anche quello che meno ci si
aspetterebbe.

14. Significa “invenzione”, “cosa imprevedibile e strana”. La frase significa: “Quale stratagemma/strana
invenzione hai ideato questa volta per evitare di partecipare alla riunione?”.

Le parole sono idee • Intenzione Esercizi, p. 241

Principali significati: Significato 1; significato 2.

Sinonimi: Aspirazione, desiderio, intento, progetto, proposito.

Famiglie di parole: Il reato intenzionale è quello che viene commesso in modo volontario e consapevole; il
reato preterintenzionale è quello che va oltre l’intenzione di chi agisce o che provoca conseguenze più gravi
del previsto.

Modi di dire: Avere un vago progetto, un proposito ancora incerto e generico di fare qualcosa.

Dentro il testo: La parola è usata nel significato 1; potrebbe essere sostituita dai termini “desiderio”,
“proposito”, “intento”, “volontà”; la poetessa parla metaforicamente dell’aspirazione delle increspature
leggere dell’acqua a diventare vere e proprie onde.

In altri testi: L’aggettivo ha il significato di “attenti”, “concentrati”. Gli occhi del poeta scrutano la sabbia per
evitare di camminare là dove ci sono le impronte di altri esseri umani ed evitare quindi gli spazi frequentati.

25
• Percorso 5 – Luoghi dell’anima, paesaggi del mondo

Francesco Petrarca
Solo e pensoso i più deserti campi, p. 246 Esercizi, p. 247

1. Perché non vuole che qualcuno vedendolo si accorga di quanto soffra per amore.

2. Dall’atteggiamento d’insieme di persona triste.

3. L’Amore, personificato.

4. a

5. Solo e pensoso (v. 1); cercar non so ch’Amor non venga sempre / ragionando con meco, ed io con lui (vv.
13-14).

6. b

7. Della “s”, della “r” e della “p”.

9. b

10. Allegro e contento, felice; triste e afflitto, malinconico; timido e schivo, introverso; agile e sciolto,
scattante.

Ugo Foscolo
A Zacinto, p. 250 Esercizi, p. 251

1. Zacinto è un’isola nel mar Ionio.

2. L’autore parlando di diverso esiglio si paragona indirettamente a Ulisse.

3. Le parole o materna mia terra (v. 13) rendono evidente l’identificazione tra Zacinto e una madre
affettuosa.

4. che te specchi nell’onde / del greco mar (vv. 3-4); isole feconde (v. 5); le tue limpide nubi e le tue fronde
(v. 7).

5. b

6. ove (v. 2): dove; da cui (v. 4): dal quale; onde (v. 6): motivo per cui; di colui (v. 8): inteso Omero; per cui
(v. 10): al termine del quale.

7. La sintassi della poesia è ipotattica perché è ricca di proposizioni subordinate, come si può notare
specialmente dalle prime tre strofe, costituite da un solo lunghissimo periodo.

8. a

9. Risposte possibili: Sconosciuto, ignoto, insignificante.

10. “Prescrivere”, detto di disposizioni di legge, significa ordinare qualcosa; in ambito sanitario, significa
assegnare medicinali o cure a qualcuno.

Giovanni Pascoli
Temporale, p. 254 Esercizi, p. 255

1. Il paesaggio è ritratto mentre il sole tramonta.

2. Il temporale di cui si parla non è ancora in atto, è imminente e comincerà presto.

26
3. Rosseggia (v. 2), affocato (v. 3), nero di pece (v. 4), nubi chiare (v. 5), nero (v. 6).

4. bubbolìo (v. 1); è un’onomatopea.

5. Delle disgrazie che si abbattono sugli uomini.

6. Del rifugio tra gli affetti familiari.

7. b

8. Il silenzio e l’attesa del temporale.

9. Rosseggia (v. 2).

10. Risposta possibile: Scricchiolio, rimbombo, sciacquio, sibilo, sussurro, borbottare.

Le parole sono idee • Orizzonte Esercizi, p. 257

Etimologia: Le due parole hanno diversa etimologia: oriente deriva dal latino orientem, participio presente
del verbo oriri che significa “nascere”.

Principali significati: Significati 2, 1, 3.

Sinonimi: Risposte possibili: campi d’azione, ambiti di ricerca, settori di studio, possibilità di indagine;
aspirazioni, scopi, obiettivi, mete.

Famiglie di parole: L’aggettivo orizzontale significa “parallelo al piano dell’orizzonte”; il suo contrario è
verticale.

Giovanni Pascoli
Nebbia, p. 258 Esercizi, p. 260

1. le cose lontane (v. 1) che il poeta chiede alla nebbia di nascondere appartengono al suo mondo interiore e
sono i parenti defunti e il dolore che ha provato nella sua vita.

2. b

3. cose (vv. 1, 7, 13, 14, 19, 25), due (v. 15), Ch’io veda (vv. 9, 15, 21, 27), che (ripetuto tre volte al v. 20),
soltanto (vv. 9, 16), solo (vv. 21, 28).

4. tu (vv. 2 e 3).

5. don don (v. 24).

6. involale al volo (v. 26).

7. c 8. a

Umberto Saba
Trieste, p. 261 Esercizi, p. 263

1. Il poeta descrive la propria città, Trieste, presentando l’intrico delle vie cittadine, la spiaggia e la collina, e
descrivendola come spontanea, vitale e piena di contrasti.

2. Il poeta al termine della sua salita si siede in un cantuccio (v. 5), posto alla fine di una stradina chiusa da
un muretto.

3. d

4. un’aria strana […] l’aria natia (vv. 21-22); La mia città […] e schiva (vv. 23-25).

27
5. La ricerca di protezione dalla folla cittadina e di intimo contatto con la città.

6. b

7. in cui solo / siedo (vv. 5-6); ogni chiesa […] mena (vv. 15-16); Intorno / circola ad ogni cosa / un’aria
strana (vv. 19-21).

8. ridenti e fuggitivi (v. 4); lieta e pensosa (v. 5).

9. muricciolo (v. 4): diminutivo; cantuccio (vv. 5 e 24): vezzeggiativo; ragazzaccio (v. 10): peggiorativo.

10. Aggettivi possessivi: mia (vv. 23 e 24); pronomi personali: mi (v. 6); a me (v. 24). Sono numerosi
nell’ultima strofa.

Sylvia Plath
Io sono verticale, p. 265 Esercizi, p. 266

1. Agli alberi e ai fiori.

2. d

3. Quando è sdraiata e dorme, perché il sonno le permette di non pensare.

4. Risposta possibile: Cammina di notte nella natura, tra alberi e fiori, sotto la luce delle stelle.

5. b 6. b

7. Risposta possibile: È impiegato come sostantivo e può significare “il fiore più bello”.

Wisława Szymborska
Addio a una vista, p. 268 Esercizi, p. 270

1. b

2. a. No; b. Sì; c. No; d. Sì.

3. Risposta possibile: La poetessa non pretende che l’acqua del lago si conformi all’immobilità del suo
dolore, diventando diversa da quella che appariva ai tempi in cui frequentava le sponde del lago con l’amato.
Ella sa che l’acqua è un elemento sempre mobile, cangiante, e che sarebbe impossibile e assurdo chiederle
di arrestare il suo moto ondoso o di non cambiare colore.

4. Risposta possibile: Perché se per lei tollerare la rinascita della natura e la sua immutata bellezza è già
cosa difficile, ancora più difficile le sembra poter immaginare che altri amori si intreccino sulle sponde del
lago dove era solita andare con l’amato.

6. b 8. b

Paolo Conte
Genova per noi, p. 272 Esercizi, p. 273

1. Piovoso e temporalesco, raramente soleggiato.

2. Da quello dei contadini piemontesi d’altri tempi.

3. c

4. e intanto, nell’ombra dei loro armadi / tengono lini e vecchie lavande.

28
PROVE DI COMPETENZA

Giovanni Arpino
Sere in Via Fossaretto, p. 274 Esercizi, p. 274

1. a

2. luna di maggio (v. 3); vesti / chiare delle donne (vv. 8-9); le foglie / degli alberi nuovi (vv. 11-12).

3. c 4. a

5. La personificazione più evidente si trova ai versi 6-9. Al cielo sono attribuite due azioni umane, quella di
“scendere” e di “giocare” con gli abiti delle ragazze. Può essere considerata una personificazione anche
quella presente ai versi 4-5: alle venture, ossia alle vicende avventurose della vita, è attribuita l’azione di
“rapire”.

6. d

7. Il poeta afferma che ogni anno si vedono dai balconi spuntare foglie nuove, ma passano, se ne vanno,
senza realizzare le loro speranze. Il giudizio è netto e malinconico: con sogni e fortune / che non accadranno
(vv. 13-14). La speranza dei ragazzi è quella propria della giovinezza, ma il trascorrere degli anni ha
insegnato al poeta che tali sogni non sono destinati a realizzarsi.

8. Da tanti anni passano (v. 10). L’accento di passano cade sulla terzultima sillaba, per cui si conta una
sillaba in meno.

9. Ha valore spaziale riferita al muro; riferita alla sera, ha valore temporale e significa “durante la sera”.

10. b 11. a

12. La preposizione semplice “per” e l’articolo “i”.

• Percorso 6 – Sguardi sulla società

Giovanni Pascoli
Italy, p. 279 Esercizi, p. 281

1. d

2. Risposta possibile: Svolgono lavori legati al commercio: appena sbarcati sono venditori ambulanti di
statuine di gesso e in seguito chi fa fortuna diventa negoziante.

3. I ricordi di vita americana degli emigranti tornati in patria sono resi piacevoli dal fatto che appartengono al
passato.

4. ignoti mari (V, v. 22); grido / straniero (V, vv. 23-24); gettare in sogno quel lontano grido (VI, v. 3); con una
voce che te stesso accora (VI, v. 6); nella notte, solo in mezzo a tanta / gente (VI, vv. 7-8); Quando entra
quel gelo (VI, v. 13); O va per via, battuto dalla pioggia (VI, v. 16).

5. Lo riporta con la mente nei suoi luoghi d’origine.

6. La stufa a carbone, che emana un forte calore tanto da riscaldare dal gran gelo, e l’ospitalità della gente
che vive nelle fattorie.

7. con una voce che te stesso accora (VI, v. 6); Finalmente un altro odi, che canta… // Tu non sai come […]
concime (VI, vv. 9-12).

8. c 9. c

10. Un nido in cui riposare.

29
Trilussa
Nummeri, p. 284 Esercizi, p. 285

1. Il numero uno si vanta di valere più dello zero affermando che se si mette a capo di alcuni zeri il suo
valore diventa enorme.

2. Il numero uno denigra lo zero affermando che quest’ultimo è una cosa vuota e inconcludente, sia
nell’azione sia nel pensiero.

3. Il dittatore, così come il numero uno, ha un minimo valore di per sé, ma lo aumenta enormemente se è
seguito da tanti zeri (v. 7), ovvero da tante persone vuote, che non valgono niente.

4. b 5. a

6. Parole che appartengono al campo semantico della matematica: Uno, Zero (v. 2); zeri (v. 7); Centomila (v.
8); nummeri (v. 9). Parole che appartengono al campo semantico del potere: capofila (v. 6); dittatore (v. 10).
Parole riferite a entrambi i campi semantici: Conterò (v. 1); vali (v. 3); potenza (v. 11); valore (v. 11).

7. capofila è un nome composto. Risposte possibili: capolettera, capodanno, capobranco.

8. “Inconcludente” si riferisce a chi o a ciò che non viene a capo di nulla, inutile; si tratta di una parola
composta. Risposte possibili: inadatto, inespressivo, infelice.

9. c

Salvatore Quasimodo
Uomo del mio tempo, p. 287 Esercizi, p. 288

1. c

2. senza Cristo (v. 7) e Quando il fratello disse all’altro fratello: / «Andiamo ai campi» (vv. 11-12).

3. b

4. a. F; b. V; c. F; d. V; e. F; f. V

5. t’ho; T’ho; eri tu; tua scienza; ti videro. Appartengono alla seconda persona singolare.

6. c

7. ancora (vv. 1 e 7); sempre (v. 8); per la prima volta (v. 9); quando (v. 11).

8. d

Vittorio Sereni
Non sa più nulla, è alto sulle ali, p. 291 Esercizi, p. 292

1. c 2. b

3. a. No; b. Sì; c. No; d. Sì

4. a. Il poeta, con l’espressione sono morto, accostata ai concetti di guerra e di pace, indica che la propria
“morte” non è reale, ma è una forma di estraneità a ciò che accade nel mondo che è molto simile alla morte.

5. L’indeterminatezza delle parole allontana il lettore dalla singolarità di un soggetto determinato,


coinvolgendolo in un destino che non è soltanto individuale, ma universale; la guerra condanna gli uomini
all’indeterminatezza, all’anonimato.

6. Discorso indiretto: di pregar per l’Europa (v. 5); discorso diretto: – È il vento […

30
] mi basta –. (vv. 8-17)
8. c

Le parole sono idee • Pace Esercizi, p. 294

Principali significati: Significati 4, 1.

Sinonimi: Risposte possibili: Serenità, armonia.

Contrari: Significati 4, 2.

Modi di dire: Senza essere disturbato; non dare fastidio; rassegnarsi.

Dentro il testo: Risposta possibile: Il poeta si riferisce allo sbarco degli Alleati in Normandia e alla
imminente fine della Seconda guerra mondiale. Il suo senso di estraneità rispetto a questi avvenimenti è
determinato dal fatto che egli si trova prigioniero in Algeria, costretto a una condizione di passività, lontano
dai luoghi in cui si sta compiendo il destino dell’Europa.

In altri testi: Significato 3.

Edoardo Sanguineti
Piangi piangi..., p. 296 Esercizi, p. 297

1. Il destinatario della poesia è il figlio del poeta.

2. L’unico regalo che non si può acquistare in un negozio è un fratellino per il bambino.

3. c

4. Il poeta sottolinea che l’unico regalo importante avrà un nome proprio perché non è un oggetto, ma una
persona.

5. È presente una climax ascendente, in quanto si trovano in successione immagini di intensità crescente:
tante teste di legno, / tante teste di moro, tante teste di morto. Questa climax all’interno del testo sottolinea
come tutto abbia un valore consumistico, anche la sopraffazione dei Paesi ricchi sui Paesi poveri, fonte di
violenza e morte.

6. b 7. a 8. d

Wisława Szymborska
Fotografia dell’11 settembre, p. 299 Esercizi, p. 301

1. d

2. Le vittime dell’attacco alle Torri Gemelle che si sono lanciate nel vuoto per evitare le fiamme causate
dall’implosione dei grattacieli.

3. Descrivere la caduta nel vuoto quando è appena iniziata ed evitare di descriverne lo schianto al suolo.

4. Ognuno è ancora un tutto / con il proprio viso / e il sangue ben nascosto (vv. 7-9).

5. Con una quartina, più lunga delle altre strofe che sono tutte terzine.

6. sopra, sotto (v. 3), sopra, verso (v. 6).

7. d 8. d

31
PROVE DI COMPETENZA

Fabio Geda
Il viaggio infernale di un giovane clandestino, p. 302 Esercizi, p. 303

1. d 2. a

3. In uno spazio minimo tra la base del rimorchio e quella del camion.

4. c 5. c

6. Il protagonista non ha materialmente dei pesi sulla nuca e sul collo, ma si sente insopportabilmente
oppresso perché è costretto a stare rannicchiato con braccia, gambe, collo piegati in uno spazio ridotto e
chiuso. Le pietre non pesano direttamente su di lui, poiché si trovano nel cassone, mentre lui è nel doppio
fondo del camion: tuttavia, per esprimere la sensazione di oppressione e claustrofobia, dice che anche
elementi privi di peso, come l’aria, la notte, il cielo, le stelle, gli sembrano gravare su di lui e schiacciarlo.

7. mi sono sentito soffocare (riga 13); Ho cominciato a respirare con il naso, ma respiravo polvere (riga 16);
Ho cominciato a respirare con la bocca, ma avevo male al petto (righe 16-17); Avrei voluto respirare con le
orecchie o con i capelli, come le piante (righe 17-18); non c’era ossigeno (righe 18-19).

8. a. F; b. V; c. F; d. F; e. V; f. F; g. F; h. F; i. V

9. Che qualcosa si è rivelato diverso dalle aspettative.

10. Perché in entrambe le situazioni la persona non ha il controllo del proprio corpo, è intorpidita e
rattrappita, i movimenti causano dolore, lo sguardo è annebbiato.

11. c 12. b 13. a

• Percorso 7 – Il presente ha un’anima antica

Jacques Prévert, Gaio Valerio Catullo


I baci degli innamorati, p. 308 Esercizi, p. 311

1. La reazione degli altri allo scambio di baci tra gli innamorati è l’invidia (Prévert: Per far rabbia disprezzo
invidia riso, v. 9; Catullo: perché nessun malvagio ci invidi, v. 12). Nel testo di Prévert i ragazzi che si
baciano sono invulnerabili alla malevolenza dei passanti, perché si sentono altrove rispetto alle loro
meschinità (Sono altrove lontano, v. 11), mentre nella poesia di Catullo l’io lirico manifesta preoccupazione
per l’invidia dei malvagi e invita l’amata a confondere la somma dei baci perché nessuno conosca la misura
della loro felicità (sapendo che esiste un dono così grande di baci, v. 13).

2. La ripetizione dell’espressione “i ragazzi che si amano non ci sono per nessuno” sottolinea la situazione di
indipendenza e autosufficienza di coloro che si amano, e sottolinea la forza dell’amore, che consente loro di
trascurare l’ostilità della gente. L’espressione allude inoltre al fatto che gli innamorati si sentono altrove
rispetto al mondo in cui vivono tutti, in un luogo più elevato e perfetto, di pura gioia. Nella poesia di Catullo
l’espressione e i rimproveri dei vecchi troppo austeri / tutti insieme non stimiamoli un soldo (vv. 2-3)
suggerisce, in forma di esortazione, la stessa idea: chi si ama non tiene conto della malevolenza altrui.

3. Prévert mostra gli innamorati come impavidi di fronte alla minaccia della notte (si baciano / In piedi contro
le porte della notte, vv. 1-2; Non ci sono per nessuno, vv. 5, 10; E se qualcosa trema nella notte / Non sono
loro, vv. 6-7), mentre Catullo invita la sua donna a temere la morte (ma noi quando cade la breve luce della
vita, / dobbiamo dormire una sola interminabile notte, vv. 5-6), proprio per chiederle di abbandonarsi alla
gioia vitale dei baci.

4. Il primo loro è il pronome personale, il secondo è l’aggettivo possessivo.

5. b

32
6. Espressioni iperboliche nella poesia di Prévert: più lontano della notte / Più in alto del giorno (vv. 11-12),
cioè “molto lontano” e “molto in alto”. Nella poesia di Catullo: non stimiamoli un soldo (v. 3), cioè
“consideriamoli pochissimo”; Dammi mille baci […] altri cento. (vv. 7-9), ovvero “dammi moltissimi baci,
senza fine”.

Valerio Magrelli, Tito Lucrezio Caro


Il naufragio e lo spettatore, p. 312 Esercizi, p. 315

1. Nella poesia di Magrelli il male a cui deve assistere lo spettatore è indicato con espressioni generiche, che
non precisano di che cosa si tratti: morte altrui, orrore quotidiano e naufragio. In Lucrezio invece il male è
descritto più dettagliatamente: gli affanni per mare, le guerre, le contese per l’ingegno, la nobiltà, la ricchezza
e il potere.

2. Lucrezio ritiene che i mali del mondo siano responsabilità dell’uomo, che rivolge i suoi desideri verso
oggetti sbagliati: il male può essere evitato se si assume un comportamento da saggio, lontano dalle contese
che dividono gli uomini (abitare là in alto i templi sereni / del cielo saldamente fondati sulla dottrina dei
sapienti, vv. 7-8). Magrelli invece ritiene che l’essere o meno coinvolti dal male non dipenda dalla volontà
individuale ma da un incomprensibile e ingiusto ordine delle cose, che stabilisce chi affonda e chi si salva
senza che noi possiamo interferire in alcun modo (l’ingiustizia che sublime / ci ha tratti in salvo, vv. 5-6; il dio
che impunemente / ci ha fatto accomodare sulla riva, vv. 12-13).

3. b

4. Magrelli con la parola naufragio non si riferisce a un affondamento, bensì a una sventura in genere,
mentre Lucrezio usa l’espressione grande travaglio proprio per indicare gli affanni degli uomini per mare
durante una tempesta. Magrelli usa la parola in senso metaforico.

5. Risposta possibile: La relazione tra l’io lirico della poesia di Magrelli e gli uomini si può definire
“orizzontale” perché è paritaria: il poeta contempla il naufragio degli altri uomini da terra, cioè dal divano di
casa, e si sente al loro stesso livello, benché sia separato da loro dal confine del televisore. Il rapporto tra l’io
lirico e gli altri uomini in Lucrezio è invece “verticale”, perché l’aspirazione del saggio è di guardare dall’alto
al basso coloro che vanamente inseguono i loro desideri.

6. Il dio di Magrelli è una forza incomprensibile, insieme sublime e ingiusta: le dobbiamo la salvezza ma non
possiamo comprendere perché altri siano stati condannati; la natura di Lucrezio appare invece benevola
perché ha predisposto l’uomo a non soffrire né nel corpo né nell’anima: sta all’uomo saggio realizzare questo
fine.  

7. riva, al verso 13. Tra le due parole quella di registro più alto è litorale.

8. d 9. c

Alida Airaghi, Publio Virgilio Marone


Orfeo ed Euridice, p. 316 Esercizi, p. 319

1. Nel testo di Virgilio Euridice tende le mani verso Orfeo quando ormai è troppo tardi, come estrema difesa
di fronte a un destino inevitabile: e tendo verso di te – ahi, non più tua – le mani senza forza (v. 498).
Euridice è consapevole che questo tentativo di contatto è vano: ella infatti non appartiene più a Orfeo (ahi,
non più tua) e le sue mani sono senza forza.

2. Nella poesia di Airaghi Orfeo ascolta. Il suo udito è teso a sentire i passi di Euridice alle sue spalle, ed è
proprio il silenzio di lei a un certo punto, l’impercettibilità dei suoi passi (Sei silenziosa e ferma […] nel tuo
passo leggero ti ascolto) la causa dell’apprensione che lo induce a voltarsi. I sensi che invece Orfeo deve
tenere sotto controllo sono la vista e il tatto: egli non può guardare la sua sposa, non può toccarla (Ma non ti
guardo, v. 2; Come vorrei mi prendessi la mano / toccarti un braccio, sfiorarti la bocca, vv. 5-6).
Se nel sonetto di Airaghi la scena è completamente silenziosa e il dialogo di Orfeo con Euridice è soltanto
mentale, nel testo di Virgilio ci sono suoni che rompono drammaticamente il silenzio: il fragore che rimbomba
per tre volte sugli stagni dell’Averno (v. 493) e il lamento che Euridice rivolge a Orfeo (vv. 494-498). Anche la
vista è chiamata in causa: la luce all’orizzonte, già quasi raggiunta da Orfeo (ormai presso la luce, v. 490), lo

33
sguardo fatale di Orfeo a Euridice (gettò uno sguardo indietro alla sua Euridice, v. 491), la notte immensa (v.
497) che avvolge Euridice e la dissolve come fumo (v. 499), impedendole di vedere ancora Orfeo (e non lo
vide più, v. 500).

3. La metafora del sonetto di Airaghi, trasparente pensiero di vetro (v. 13), si riferisce al modo in cui Orfeo
percepisce Euridice nel drammatico momento in cui non crede di poterla recuperare: una trasparenza priva
del calore e della materialità di un corpo vivo. La metafora del testo di Virgilio, il sonno chiude i miei occhi
smarriti (v. 496), si riferisce invece alla morte: Euridice la descrive come un sonno a cui sono costretti i suoi
occhi, turbati perché non potranno mai più rivedere la luce.

4 . L’uso del presente nel testo di Airaghi dipende dalla scelta di rappresentare la scena come se stesse
avvenendo in quel momento: chi parla è Orfeo nel cammino di ritorno dagli Inferi, e il suo discorso mentale
assomiglia a una specie di monologo teatrale; in tal modo il lettore è indotto a partecipare agli eventi mentre
avvengono, a restare sospeso e a vivere la catastrofe come “in diretta”. In Virgilio invece è usato il passato
perché gli eventi sono rappresentati come già accaduti in un indefinito passato e narrati da una terza
persona (il dio marino Proteo); soltanto il discorso diretto di Euridice è compiuto al presente per accrescere
l’effetto drammatico della scena.

5. Risposta possibile: Il verbo “sentire” indica “udire” ma anche “percepire interiormente” qualcuno. Il verbo
“ascoltare” invece ha un significato più ristretto e indica “mettersi in ascolto”, “prestare attenzione a un
suono”.

6. d 7. a

AUTORI IN PRIMO PIANO

• Percorso 8 – I premi Nobel per la letteratura

Eugenio Montale
Meriggiare pallido e assorto, p. 324 Esercizi, p. 325

1. a

2. Nella poesia sono nominati merli, serpi, formiche e cicale; vengono percepiti attraverso l’udito (merli, serpi
e cicale) e la vista (formiche).

3. strofe; baciate; alternate

4. schiocchi (v. 4); frusci (v. 4); scricchi (v. 11). Le tre parole con valore onomatopeico imitano i suoni prodotti
dagli animali e permettono al lettore di immaginarne concretamente il verso.

5. Nella prima strofa si nota l’allitterazione del suono r: Meriggiare, assorto, presso, rovente, muro, orto,
ascoltare, tra, pruni, sterpi, merli, frusci, serpi; la ripetizione della lettera “r”, particolarmente evidente nella
prima strofa, ma presente anche nelle successive, crea una particolare atmosfera sonora, evocando il
paesaggio arso e brullo. Nell’ultima strofa si ripete il suono “gl”: abbaglia, meraviglia, travaglio, muraglia,
bottiglia; tale allitterazione collega tra di loro le parole chiave della poesia, come abbaglia, travaglio e
muraglia, che esprimono rispettivamente la luce del meriggio, la sofferenza esistenziale e la chiusura
dell’orizzonte simboleggiata dal muro.

6. ascoltare (v. 3); schiocchi, frusci (v. 4); palpitare (v. 9); tremuli scricchi (v. 11).

7. c

8. Verbi che indicano azioni: Meriggiare (v. 1); spiar (v. 6); palpitare (v. 9); seguitare (v. 16). Verbi che
indicano percezioni dei sensi o dell’anima: ascoltare (v. 3); Osservare (v. 9); sentire (v. 14).

9. b

A tu per tu con l’autore Esercizi, p. 327

34
1. c

2. Risposta possibile: Perché la poesia non è un prodotto necessario alla vita di tutti i giorni, una merce di cui
si ha bisogno e che si può acquistare con il denaro, come il cibo, i vestiti o un’automobile. Eppure, benché
non serva a migliorare la vita, la poesia non fa neanche male, almeno, dice il poeta, nella maggior parte dei
casi.

3. c

Pablo Neruda
Il tuo riso, p. 330 Esercizi, p. 333

1. a

2. a. Sì; b. No; c. No; d. Sì; e. Sì

3. Si tratta della quinta strofa, ai versi 26-33. I due verbi sono deve (il tuo riso deve innalzare) e voglio (voglio
il tuo riso come / il fiore). Il poeta passa al “comando” perché sente con forza sempre maggiore l’importanza
vitale del riso dell’amata nella sua vita ed esprime così l’urgenza del suo bisogno.

4. spumeggiante: sia acqua sia risata; frizzante: sia acqua sia risata; gasata: acqua; argentina: risata;
sguaiata: risata.

5. risottino; rischiare.

7. b

A tu per tu con l’autore Esercizi, p. 334

1. b

2. d

3. a, c, d. Risposta possibile: Il poeta sa che soltanto grazie a una tenace volontà di lottare per la giustizia e
la dignità di tutti gli uomini e all’infinita pazienza che spinge a continuare la lotta finché non si è ottenuto lo
scopo, si potrà vivere in una società più giusta.

Wisłava Szymborska
Scrivere il curriculum, p. 337 Esercizi, p. 339

1. c

2. Risposta possibile: Allude al fatto che l’assunzione di qualcuno implica spesso il licenziamento o le
dimissioni di un altro lavoratore che svolgeva mansioni analoghe a quelle del neoassunto.

3. c 4. b 5. c

6. Risposta possibile: Nel contesto di questi versi significa “oggetti vecchi e di poco valore in sé, ma a cui si
tiene molto per il valore affettivo o simbolico che rivestono”.

7. Risposta possibile: L’appartenenza a un che, ma senza perché (v. 13); Onorificenze senza motivazione (v.
14); Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu (v. 11); I viaggi solo se all’estero (v. 12); meglio il prezzo
che il valore / e il titolo che il contenuto (vv. 19-20).

A tu per tu con l’autrice Esercizi, p. 341

1. b

2. Perché coloro che lo svolgono non l’hanno scelto, lo compiono senza passione, come una noiosa
abitudine, senza coltivare la loro curiosità, senza affrontare nuove, avventurose sfide.

35
3. c

Luigi Pirandello
La prova oggettiva del documento, p. 344 Esercizi, p. 347

1. Perché tale certificato servirebbe ad accertare che Lina, prima moglie di Ponza, è morta e che la seconda
moglie, Giulia, pietosamente finge di essere Lina per assecondare l’illusione della signora Frola che la figlia
sia viva. In tal caso si proverebbe che la signora Frola è impazzita e che il signor Ponza ha tutte le ragioni di
comportarsi in modo stravagante.

2. Il documento che attesterebbe la morte della signora Ponza è andato perduto in una sciagura: un forte
terremoto che ha colpito la città d’origine della famiglia Ponza.

3. b

4. Studio […] ecc (righe 1-4); Agazzi sarà […] in attesa (righe 6-7); Ascolterà a lungo, poi (riga 9); Ascolterà
di nuovo a lungo, poi (riga 11); Altra pausa lunga, poi (riga 13); Pausa (righe 15 e 17); Poserà il ricevitore, e
verrà avanti (riga 19); (ansioso) (riga 20); (alzandosi) (riga 30); Si farà […] chiamerà (riga 73). Le didascalie
nei testi teatrali descrivono la scena che gli spettatori osserveranno quando lo spettacolo sarà messo in
scena. Nel testo riportato le didascalie sono messe in evidenza perché si trovano scritte in corsivo e, se sono
situate subito prima di una battuta, vengono inserite tra parentesi.

5. Io? […] che farmene (righe 42-43); Al più […] dall’altra! (righe 63-66); Io vi chiedo […] alla fine (riga 71).

6. Agazzi e Sirelli pensano di mettere il signor Ponza e la signora Frola uno davanti all’altra per scoprire chi
dei due è pazzo e non dice la verità.

7. testimonianza (riga 24), prove (riga 28 e 34), dati di fatto (riga 34, 36, 43 e 58), verità (riga 34), atto (riga
37, 39, 41), evidenza (riga 41), documenti (riga 43), realtà (riga 44, 61, 62 e 66); documento (righe 62-63 e
64).

8. b

A tu per tu con l’autore Esercizi, p. 351

1. b 2. d

• Percorso 9 – Giacomo Leopardi

L’infinito, p. 360 Esercizi, p. 362

1. Il poeta si trova all’aria aperta a osservare l’orizzonte da una collina che ben conosce.

2. Lo stormire del vento richiama alla mente del poeta l’idea di eternità, il passato e il presente.

3. c

4. Inizialmente la siepe rappresenta un dettaglio del paesaggio familiare, caro al poeta al pari del colle in cui
è solito recarsi. In seguito ha la funzione di ostacolo alla vista che stimola l’immaginazione e che consente di
percepire con la mente l’infinito.

5.
Versi dedicati al mondo reale Versi dedicati alla sensazione di infinito

interminati / spazi là da quella, e sovrumani / silenzi, e


Ma sedendo e mirando (v. 4)
profondissima quiete / io nel pensier mi fingo (vv. 4-7)

36
E come il vento / odo stormir tra queste piante io quello / infinito silenzio a questa voce / vo comparando: e
(vv. 8-9) mi sovvien l’eterno (vv. 9-11)

e mi sovvien l’eterno, / e le morte stagioni, e la Così tra questa / immensità s’annega il pensier mio: / e il
presente / e viva, e il suon di lei (vv. 11-13) naufragar m’è dolce in questo mare. (vv. 13-15)

6. d

7. una debole paura; la dolcezza.

8. infinito silenzio; questi aggettivi evocano l’idea di qualcosa di illimitato che nella realtà non esiste, che
appartiene a una finzione della mente.

9. a 10. c 11. b

12. Risposta possibile: Interminabile, sconfinato, illimitato, sterminato.

A Silvia, p. 365 Esercizi, p. 367

1. Silvia mentre lavorava al telaio immaginava per se stessa un futuro lieto e ancora tutto da scoprire.

2. Nonostante il faticoso lavoro della tessitura, Silvia era felice perché cantava ininterrottamente (perpetuo
canto, verso 9).

3. Una malattia ha precocemente spento le illusioni di Silvia, portandola alla morte, mentre il poeta ha
prematuramente perso le speranze di felicità per la sopraggiunta consapevolezza dell’infelicità umana.

4. E non vedevi il fiore […] ragionavan d’amore (versi 42-48); c

5. c 6. b

7. splendea (v. 3); salivi (v. 6); Sonavan (v. 7); sedevi (v. 11); avevi (v. 12); Era (v. 13); solevi (v. 13);
spendea (v. 18); porgea (v. 20); percorrea (v. 22); Mirava (v. 23); sentiva (v. 27); apparia (v. 30); perivi (v.
42); vedevi (v. 42); molceva (v. 44); ragionavan (v. 48); mostravi (v. 63).
Il verbo all’imperfetto che costituisce l’anagramma di Silvia è salivi (verso 6).

8. Silvia […] salivi? (vv. 1-6); Che pensieri […] il fato! (vv. 28-31); O natura […] i figli tuoi? (vv. 36-39); Ahi
come […] speme! (vv. 52-55); Questo è […] genti? (vv. 56-59).

9. Anastrofe.

10. Campo semantico: felicità. Intruso: amor; campo semantico: morte. Intruso: sventura.

11. Risposte possibili: inganno: ingannevole, ingannato; promessa: promettente; speranza: speranzoso.

13. Risposte possibili: immagine a sinistra: Era il maggio odoroso (v. 13); immagine a destra: ed alla man
veloce / che percorrea la faticosa tela (vv. 21-22).

Il sabato del villaggio, p. 370 Esercizi, p. 372

1. La poesia è ambientata in sul calar del sole (verso 2), cioè alla sera, di un sabato.

2. I personaggi rappresentati sono accomunati dall’attesa speranzosa e trepidante del giorno festivo.

3. Il poeta sostiene che il sabato sia il giorno più gradito della settimana perché si può fantasticare sul giorno
di festa che segue, pregustando lieti eventi, mentre, quando effettivamente arriva la domenica, i sogni lievi
sono sostituiti da noia e delusione perché la realtà non eguaglia le aspettative.

37
4. La vecchierella (verso 9) sta seduta sulla scala a filare, verso ponente, parlando dei tempi passati con le
vicine. Quando diventa buio e compare la luna (Già tutta […] luna, ai versi 16-19) i fanciulli gridano e
saltellano, mentre lo zappatore ritorna alla sua povera cena pensando al riposo che lo aspetta. Il falegname
si adopera nonostante sia scesa la notte (Poi quando […] face, al verso 31) e si affretta a terminare il proprio
lavoro prima dell’alba.

5. b

6. Garzoncello scherzoso […] vita (versi 43-47).

7. L’espressione festa di tua vita allude all’età adulta, e tale periodo è ritenuto festoso dal garzoncello
scherzoso; a, d

8. a. finire il lavoro; dare qualcosa; b. fatica di tutti i giorni; patimento, affanno; c. ragazzino spensierato;
aiutante, lavoratore subordinato non qualificato; d. non ti dispiaccia; pesante, oneroso, serio.

9. donzelletta (verso 1): vezzeggiativo, evoca la tenerezza e la dolcezza delle scene descritte e comunica
l’allegria dei personaggi; mazzolin (verso 4): diminutivo, accentua la bellezza e l’armonia del paesaggio;
vecchierella (verso 9): diminutivo, evoca la tenerezza e la dolcezza delle scene descritte; piazzuola (verso
25): diminutivo, accentua la bellezza e l’armonia del paesaggio; Garzoncello (verso 43): vezzeggiativo,
comunica l’allegria dei personaggi.

Il passero solitario, p. 374 Esercizi, p. 377

1. Risposta possibile: In primavera, che è metafora della giovinezza.

2. c

3. Risposta possibile: quasi romito, e strano / al mio loco natio (vv. 24-25); Io solitario in questa / rimota parte
della campagna uscendo (vv. 36-37).

4. a. F; b. F; c. V; d. F; e. V; f. F; g. V

5. c

6. antica (v. 1); lontano (v. 23); lontani (v. 41).

7. c 8. c

9. Odi greggi belar, muggire armenti (v. 8).

10. b 11. c

Le parole sono idee • Contento Esercizi, p. 379

Etimologia: Accontentare.

Principali significati: Significato 2.

Contrari: Risposta possibile: Insoddisfazione, malumore, malcontento, scontentezza.

Sinonimi: Pago, soddisfatto.

Dentro il testo: Risposta possibile: Non si può dire che sia scontento, in quanto il fatto che se ne stia in
disparte a cantare è conseguenza della sua natura di animale solitario.

In altri testi: Nel sentirsi paga delle speranze in un futuro felice.

38
• Percorso 10 – Giuseppe Ungaretti

Veglia, p. 386 Esercizi, p. 387

1. Nella poesia Ungaretti descrive la notte passata in trincea accanto al cadavere di un compagno:
un’esperienza che ha dato al poeta l’impulso ad amare sempre di più la vita. I temi fondamentali della poesia
sono la morte e la vita. La prima parte arriva fino al verso 11 e il tema centrale è la morte, mentre la seconda
va dal verso 12 alla fine e il tema è la vita.

2. b

3. Nonostante l’assenza di punteggiatura il poeta divide le frasi e dà ritmo alla poesia andando a capo. Nel
testo sono presenti due periodi divisi da uno spazio bianco; il primo va dal primo verso al 13 e il secondo dal
14 alla fine. L’elemento che consente di cogliere il passaggio da un periodo all’altro è la presenza della
lettera maiuscola all’inizio del periodo seguente.

4. Il poeta rimanda a lungo il verbo della frase principale per creare un effetto di attesa e sospensione,
sottolineando così la condizione drammatica (in trincea accanto a un cadavere) in cui egli si trova.

5. massacrato; digrignata; penetrata; tanto. Le prime tre parole sono verbi al participio passato, la cui
violenza è evidenziata dalla somiglianza di suono (-ato, -ata, -ata), che trova un’eco in altre parole nel testo,
come nottata, buttato, stato, attaccato.

6. Il ritmo della prima strofa è più lento di quello della seconda. Gli enjambements si trovano ai versi 2-3
(vicino / a un compagno), 3-4 (compagno / massacrato), 5-6 (bocca / digrignata), 8-9 (congestione / delle
sue mani), 10-11 (penetrata / nel mio silenzio), 12-13 (ho scritto / lettere), 14-16 (Non sono mai stato / tanto /
attaccato alla vita).

7. Risposta possibile: Il titolo della poesia dà una chiave di lettura per comprendere il testo poiché indica
come, durante la notte, il poeta non è rimasto semplicemente sveglio con un cadavere accanto, ma ha
vegliato il corpo del compagno come si fa con le persone care.

8. Parole che appartengono al campo semantico della morte: massacrato (verso 4); digrignata (verso 6);
congestione (verso 8); sono parole che si riferiscono ai crudi dettagli corporei della morte. Parole che
appartengono al campo semantico della vita: amore (verso 13); vita (verso 16); la prima parola con cui il
poeta parla della vita non si riferisce volutamente al corpo, ma al sentimento.

9. v. 5: la sua bocca; v. 9: delle sue mani; v. 11: nel mio silenzio. L’opposizione è tra il cadavere del soldato
morto (le parti del suo corpo) e la sopravvivenza silenziosa del soldato vivo.

11. b

In memoria, p. 389 Esercizi, p. 391

1. d

2. Risposta possibile: I versi 10-11 indicano che Moammed Sceab non riesce a integrarsi in una nuova
patria, nonostante abbia cambiato il proprio nome.

3. Risposta possibile: Moammed Sceab non soltanto non riesce a integrarsi in Francia, ma non può più
tornare indietro, perché non saprebbe più adattarsi alla vita nomade e alle usanze rituali del suo popolo.

4. Risposta possibile: Le negazioni ripetute sono non aveva (v. 6), non era (v. 11), non sapeva (vv. 12, 18).
La loro ricorrenza sottolinea il fallimento dello sforzo di Moammed Sceab di adattarsi alla vita.

5. Risposta possibile: La prima parte va dal verso 1 al verso 21 e contiene la descrizione delle aspirazioni e
della disillusione di Moammed Sceab, con i motivi del suo suicidio; la seconda parte va dal verso 22 alla fine
e contiene la descrizione del suo funerale e del cimitero.

6. Le lettere maiuscole e gli spazi bianchi alla fine dei versi, a volte costituiti da una parola sola.

39
7. a

8. Risposta possibile: stretto, triste, grigio, spento, sbiadito, dimesso, morto, deserto, desolato, disabitato,
squallido, spopolato, abbandonato, misero, umile, modesto, trascurato, povero ecc.

Fratelli, p. 392 Esercizi, p. 393

1. A porre la domanda è un soldato; i fratelli sono soldati appartenenti allo stesso reggimento di chi parla.

2. a

3. Attribuendo l’aggettivo spasimante all’aria anziché ai soldati al fronte, il poeta amplifica la sofferenza
attribuendola non soltanto agli esseri umani, ma anche all’ambiente in cui si svolge il conflitto; a

4. Nella poesia è presente l’unica rima tremante : spasimante (vv. 3 e 6). Le due parole sono affini per
significato perché entrambe esprimono incertezza e paura.

5. Risposta possibile: L’aggettivo tremante attribuito al sostantivo fratelli evoca la sensazione del persistere
del suono nel silenzio della notte, ma anche quella della paura propria della situazione di guerra e forse
dell’esitazione con cui può esser stata pronunciata una parola così poco coerente con la violenza del
conflitto.

6. Risposta possibile: Il soldato che pronuncia la parola fratelli probabilmente non si rende conto di
esprimere, con la scelta di questo termine, un’opposizione all’odio e alla violenza del conflitto, come se tale
termine facesse per un attimo assaporare, senza consapevolezza di chi la pronuncia, un contesto libero
dalla guerra.

7. Figura retorica che consiste nella fusione in un’unica sfera sensoriale delle percezioni di sensi distinti;
associazione di termini pertinenti a sfere sensoriali differenti.

8. reggimento (v. 1); tremante (v. 3); spasimante (v. 6); involontaria (v. 7); presente (v. 8).

9. b

10. tremante: participio presente, verbo “tremare”; nata: participio passato, verbo “nascere”; spasimante:
participio presente, verbo “spasimare”.

Sono una creatura, p. 395 Esercizi, p. 396

1. Risposta possibile: Il poeta paragona un simbolo di morte, una pietra totalmente / disanimata (vv. 7-8), a
un segno estremo di vita, il proprio pianto chiuso nell’anima. Il pianto trasformato in pietra che non può
manifestarsi è espressione della coscienza del poeta che la morte sia una pena da scontare già in vita.

2. b

3. L’indicazione precisa della località di guerra e della data e la presenza dell’aggettivo dimostrativo questa
ai versi 1 e 9 mostrano che il poeta si riferisce a un’esperienza concreta, nel momento stesso in cui si sta
svolgendo.

4. I punti fermi potrebbero essere collocati a conclusione di ogni strofa; lo suggeriscono lo spazio vuoto e la
presenza della lettera maiuscola all’inizio delle strofe.

5. a. Il mio pianto che non si vede è come questa pietra.

6. b. La ripetizione del verso Come questa pietra (vv. 1 e 9) rende più comprensibile la similitudine rinviata
dal lungo elenco di attributi della prima strofa; la ripresa del verso identico potenzia inoltre l’accostamento
della pietra al pianto.

7. a

40
8. b. La scelta del poeta di sospendere il discorso su totalmente (v. 7) amplifica il significato dell’avverbio e
mette in rilievo anche la parola disanimata (v. 8).

9. c

I fiumi, p. 398 Esercizi, p. 401

1. c

2. b

3. mi (vv. 1, 9, 14, 21, 25, 29, 34, 38, 39, 53, 59, 60, 65 e 67); mie (vv. 17 e 22); me (v. 18); mio (vv. 32 e
51); mia (vv. 44, 50, 51, 63 e 67); miei (vv. 22, 46 e 61).

4. Stamani […] dell’universo (versi 9-31). Immergendosi nell’Isonzo il poeta si è sentito in armonia con
l’universo (mi sono […] dell’universo, vv. 29-31), come un sasso levigato, privo di dolore, in pace con ciò che
lo circondava. Quell’esperienza è stata importante per il poeta perché ha significato per lui una sorta di
purificazione, compiuta attraverso l’acqua e il sole, che ha lenito la sua maggior pena: non sentirsi in
armonia con l’universo (Il mio […] in armonia, vv. 32-35).

5. Per il poeta non c’è maggiore sofferenza del non sentirsi in armonia con l’universo, come fosse estraneo,
fuori posto; immergersi nell’Isonzo gli ha invece fatto recuperare contatto con la natura. Egli vuole sentirsi
una parte del tutto, accordata all’ordine universale delle cose.

6. Gli elementi circolari presenti nella prima e nell’ultima strofa hanno valore negativo; essi infatti sono
immagini di desolazione e oscurità, come suggeriscono i termini che a essi si riferiscono (languore, v. 3, e
tenebre, v. 69).

7. Nell’ultima strofa il poeta torna a descrivere la situazione iniziale, ovvero la notte che segue il bagno
nell’Isonzo; come all’inizio si tratta di una situazione di malinconia: infatti i versi 67-69 (la mia vita mi pare /
una corolla / di tenebre) corrispondono all’atmosfera dei versi 2-5 (abbandonato in questa dolina / che ha il
languore / di un circo / prima o dopo lo spettacolo).

8. mi sono […] ho riposato (vv. 9-12): “mi sono disteso in una pozza d’acqua e ho riposato come se il mio
corpo non fosse vivo, ma un oggetto sacro”; mi levigava / come un suo sasso (vv. 14-15): “mi scivolava
addosso privandomi di asperità, depurandomi”; me ne sono andato […] sull’acqua (vv. 18-20): “me ne sono
andato con un passo attento e vacillante come quello degli acrobati”; come un beduino […] il sole (vv. 24-
26): “mi sono piegato sotto il sole come fanno gli abitanti del deserto per pregare”.

9. b. L’io lirico risulta molto smagrito dalla guerra, incerto e vacillante nel passo.

10. Il fatto di attribuire al fiume mani segrete (occulte) contribuisce a rappresentarlo agli occhi del lettore
come un essere animato, il quale stringe il poeta nel suo abbraccio e attraverso quel contatto fisico gli dona
la rara / felicità.

11. L’aggettivo mutilato si riferisce in genere al corpo di un essere vivente; il fatto che qui sia associato a un
albero estende la sofferenza e l’offesa della guerra all’ambiente circostante e suggerisce la presenza del
conflitto anche in un momento di relativa calma.

12. Per il primo significato l’ausiliare è “essere”, per il secondo significato l’ausiliare è “avere”. Risposte
possibili: Significato 1: Sono ripassato da casa perché ho dimenticato il libro di storia; Significato 2: Ho
ripassato scienze tutto il pomeriggio per la verifica di domani.

13. a. Risposta possibile: Melmosità, torbidezza, fangosità, opacità.

Le parole sono idee • Armonia Esercizi, p. 403

Contrari: La facciata della chiesa mostra una certa sproporzione tra le parti; Tra i due fratelli c’è disaccordo;
Ha agito in chiara discordanza con le linee dell’azienda.

Dentro il testo: Risposta possibile: L’esperienza che consente al poeta di sperimentare una momentanea
situazione di armonia tra se stesso e il mondo è il bagno nel fiume Isonzo (Questo è l’Isonzo / e qui meglio /

41
mi sono riconosciuto / una docile fibra / dell’universo, vv. 27-31), l’acqua che scorre intorno al suo corpo e lo
priva della sporcizia della guerra (mi levigava / come un suo sasso, vv. 14-15), l’immersione nel fiume che
avvolge il corpo intero con una specie di carezza (Ma quelle occulte / mani / che m’intridono / mi regalano /
la rara / felicità, vv. 36-41).

In altri testi: Il poeta accoglie in sé in un istante e con pienezza l’immensità dell’universo, lasciandosi
invadere dalla luce del mattino.

Mattina e Soldati, p. 404 Esercizi, p. 405

1. Il cambiamento che il poeta ha apportato ai titoli delle due poesie rispetto alla versione iniziale è
significativo: se infatti Mattina non indica soltanto un momento della giornata, ma la rinascita, un momento di
rinnovato stupore di fronte alla natura, il titolo Cielo e mare non consente quest’interpretazione. Anche il
titolo Soldati ha un significato diverso da Militari: i soldati combattono sul campo e vivono costantemente
l’ansia per la precarietà della propria vita, mentre non è così per tutti i militari.

2. I due versi sono ternari benché il primo abbia quattro sillabe perché la parola illumino è sdrucciola, cioè ha
l’accento tonico sulla terzultima sillaba, per cui nel computo metrico si calcola una sillaba in meno.

3. Se si contano di seguito le sillabe dei due versi di Mattina si ottiene un settenario: M’il ǀ lu ǀ mi ǀno ǀ d’im ǀ
men ǀ so. Allo stesso modo si ottengono due settenari se si contano a due a due i quattro versi di Soldati: Si ǀ
sta ǀ co ǀ me ǀ d’au ǀ tun ǀ no, su ǀ gli al ǀ be ǀ ri ǀ le ǀ fo ǀ glie.

4. “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”: riscrivendo la poesia su un’unica riga si perde il senso di
precarietà trasmesso dalla posizione strategica delle parole.

5. b. L’anastrofe consiste nella disposizione delle parole secondo un ordine non consueto.

6. M’ in Mattina sta per “mi”, mentre d’ sta per “di”. È opportuno attuare un’elisione quando si incontrano due
vocali.

7. Qui di solito si parla italiano; Normalmente il sabato si balla fino a tardi; In Italia si guida a destra.

8. Risposta possibile: Il titolo L’importo sepolto si riferisce a una somma di denaro (importo) seppellita come
se fosse un tesoro. La parola importo appartiene al linguaggio economico-finanziario ed è priva di qualsiasi
suggestione poetica. L’espressione prende in giro l’idea del mistero remoto e sommerso che sta alla base
del titolo della prima raccolta di Ungaretti (Il Porto sepolto). L’argomento di cui parla la poesia è del tutto
insignificante: si parla dei giorni della settimana e del poeta che decide di andare a letto. Le parole in questa
parodia sono semplici, scontate; nei testi di Ungaretti invece anche i vocaboli più comuni vengono rinnovati
da accostamenti imprevisti. In questa poesia i versicoli mettono in rilievo parole ordinarie e senza sfumature
di significato, accentuando l’effetto parodico.
In questa poesia si mette in ridicolo la volontà di Ungaretti di affidare alle singole parole messaggi profondi
sul senso della vita e della morte e sui valori dell’uomo. La stessa forma delle poesie di Ungaretti è usata qui
per parlare di ovvietà, che vengono ironicamente definite grandi pensieri.

Fabrizio De André
La guerra di Piero, p. 407 Esercizi, p. 408

1. Consiste nel non fare gli eroi mettendo a rischio la propria vita e di sparare per primi.

2. sepolto, fossi, cadaveri, morti in battaglia, croce, morire, un uomo che muore, cadesti.

3. Si tratta di un ritmo monotono poiché gli accenti ritmici cadono sempre sulla quarta e sulla penultima
sillaba: Dormi sepòlto in un campo di gràno / non è la ròsa, non è il tulipàno

4. c 5. a

6. Fermati […] fermati; sparagli […] sparagli. Sottolineano la voce interiore dell’istinto di sopravvivenza, una
voce imperiosa che lo invita dapprima a disertare (fermati) e poi a sparare per primo (sparagli).

7. c

42
IL LINGUAGGIO TEATRALE

Esercizi, p. 423

1. a. Sto entrando in casa in questo momento; b. Vado di là; c. Ora ti mostro; d. NON PRESENTE; e. Ti
prometto; f. Ti scongiuro; g. NON PRESENTE.

2. a. non dirmi; tu, Jago. b. Andiamo, Commissario, fate ; istruitegli. c. Ti prego, non interrompermi. Ascolta.
d. Orsù, tenete; Godetele. e. Donne! Prendetevi; Prendete; donne!.

3. OFELIA (protendendo i regali verso Amleto)


Monsignore, i vostri ricordi, desideravo renderveli da tempo. Vi prego, riprendeteli.
AMLETO (rifiutando di prenderli)
No. Io non vi diedi mai niente.
OFELIA (mettendo i regali tra le mani di Amleto)
Sapete bene che lo faceste, monsignore, accompagnandoli con parole sussurrate così dolcemente da
accrescerne il pregio. Ora che hanno perso il loro profumo, riprendeteli; per un’anima nobile i ricchi doni si
fanno povera cosa, quando chi dona si dimostra crudele. Ecco, monsignore.

4. LA STATUA DEL COMMENDATORE Parlo, ascolta, più tempo non ho. ENUNCIATO PERFORMATIVO: Parlo.
ESPRESSIONE CONATIVA: ascolta
DON GIOVANNI Parla, parla, ascoltando ti sto. ESPRESSIONI CONATIVE: Parla, parla. ENUNCIATO PERFORMATIVO:
ascoltando ti sto
LA STATUA DEL COMMENDATORE Tu m’invitasti a cena, il tuo dover or sai. Rispondimi: verrai tu a cenar meco?
ESPRESSIONE CONATIVA: Tu. DEITTICO: tuo. DEITTICO: or. ESPRESSIONE CONATIVA: Rispondimi. ESPRESSIONE
CONATIVA: tu
LEPORELLO. DIDASCALIA: (tremando)
Oibò, oibò, tempo non ha, scusate. ESPRESSIONE CONATIVA: scusate
DON GIOVANNI A torto di viltade tacciato mai sarò!
LA STATUA DEL COMMENDATORE Risolvi! ESPRESSIONE CONATIVA: Risolvi!
DON GIOVANNI Ho già risolto.
LA STATUA DEL COMMENDATORE Verrai?
LEPORELLO Dite di no, dite di no! ESPRESSIONI CONATIVE: Dite di no, dite di no!
DON GIOVANNI Ho fermo il core in petto: non ho timor, verrò!
LA STATUA DEL COMMENDATORE Dammi la mano in pegno! ESPRESSIONE CONATIVA: Dammi
DON GIOVANNI DIDASCALIA: (dandogli la mano)
Eccola! ohimè! ENUNCIATO PERFORMATIVO: Eccola!

PERCORSI TEATRALI

• Percorso 1 – Tragedia e commedia nelle civiltà greca e latina

Sofocle
Lo scontro tra Edipo e Tiresia, p. 429 Esercizi, p. 434

1. Edipo insiste perché spera che scoprendo l’assassino di Laio le disgrazie che colpiscono la città si
interromperanno, e Tiresia, con le sue doti profetiche, è l’unico in grado di svelare la verità. Quando Tiresia
si ostina a non rispondere, però, Edipo sospetta che sia coinvolto egli stesso nell’omicidio. Tiresia, invece,
esita a parlare perché sa che è Edipo l’assassino, e ha timore di rivelarglielo.

2. a

3. O Tiresia che tutto discerni […] anche se non vedi (righe 1-2); se tu potessi vedere, direi che anche l’atto
è opera soltanto tua (righe 37-38); sei cieco nelle orecchie, nella mente, negli occhi (righe 58-59); Tu vivi
sempre nella notte, sì che non potresti mai nuocere né a me né a nessun altro che vede la luce (righe 62-
63). Edipo inizialmente fa riferimento alla cecità di Tiresia per lodare, di contrasto, la sua capacità profetica;
man mano che procede il dialogo, però, Edipo inizia a fare riferimento alla cecità dell’indovino con sempre
maggior disprezzo, arrivando a sottolineare i suoi limiti più evidenti (non potresti mai nuocere […] la luce) e a
sostenere che, così come è cieco negli occhi, è cieco anche nella mente (e quindi non è in grado di capire la
realtà dei fatti).

43
4. Nei confronti della città Edipo esprime un grande attaccamento e un grande senso di responsabilità.

5. c

6. Possono considerarsi metaforiche le espressioni cieco nelle orecchie e cieco nella mente. Edipo intende
insultare l’indovino, sostenendo che, così come non è in grado di vedere, allo stesso modo non riesce a
sentire (cieco nelle orecchie) e a comprendere (cieco nella mente), ed è quindi incapace di capire come
stanno realmente le cose.

7. Risposte possibili: non negarci il responso; dammi ascolto; non andartene; spiegami di nuovo; Va in
malora […] ritorna donde sei venuto, va via da questa casa; accompagnami; Che ti accompagni; E adesso
va in casa e rifletti; di’ pure.

8. per un uomo, far bene secondo che uno sappia e possa, è la più bella delle azioni (righe 8-9): l’idea alla
base dell’espressione di Edipo è che se un uomo ha i mezzi e le capacità per fare qualcosa di buono e di
utile, non deve esimersi dal farlo. Intende in questo modo esortare Tiresia a dare il massimo contributo
possibile per salvare la città dalla rovina, lodando in anticipo il comportamento che si aspetta da lui.

Euripide
Una passione più forte della ragione, p. 436 Esercizi, p. 441

1. a; c; d; f

2. a

3 Risposta possibile: Il pedagogo crede che Medea pianga perché comunque si dovrà separare dai figli
andandosene in elisio da Corinto mentre Medea piange perché sa bene che il suo progetto di vendetta
terminerà con l’uccisione per mano propria dei due figlioletti.

4. Priva di voi, condurrò una vita triste e angosciata (righe 65-66); Avviati, Medea, verso una vita di dolore,
non essere vile (righe 97-98).

5. b

6. La mano, date (conativo) a vostra (deittico) madre la mano perché ve la baci. Dio, come amo questa
(deittico) mano, questa (deittico) bocca, come sono belli i miei (deittico) figli, che tratti nobili hanno (righe 83-
85); Vi abbraccio (performativo) con tenerezza; com’è morbida la vostra (deittico) pelle, com’è dolce il vostro
(deittico) respiro (righe 86-87).

7. c

8. Risposta possibile: Remore, incertezze, dubbi, timori.

Le parole sono idee • Passione Esercizi, p. 443

Etimologia: Passione di Cristo.

Principali significati: Significato 1.

Sinonimi: Trasporto, inclinazione, attrazione.

Famiglie di parole: Risposta possibile: Appassionante, passionalità, compassionevole.

Usa la parola: Risposte possibili: Ho una vera passione per i film thriller; Guardo con passione i film
d’amore; Mi piacciono i film che rappresentano intense passioni d’amore.

Dentro il testo: Risposta possibile: Si tratta della collera (odio, ira, furore…) verso il marito che l’ha ripudiata
e più in generale verso i suoi nemici (la principessa, il re di Corinto, i corinzi), pronti a deriderla qualora
subisse l’oltraggio senza vendicarsi.

In altri testi: Le passioni sono per Aristotele emozioni negative, da cui gli spettatori si devono liberare
mediante la “catarsi”, ovvero la purificazione dalle passioni stesse.

44
Plauto
Le esagerazioni di uno sbruffone, p. 445 Esercizi, p. 447

1. Pirgopolinice afferma di avere grandissimo successo in ambito militare e in ambito amoroso.

2. Desidera mangiare a casa del soldato un saporito pasticcio di olive; si presta ad ascoltare e a inventare
fandonie soltanto per soddisfare la sua panza.

3. Il soldato afferma di dover andare al foro per pagare i soldati mercenari che ha arruolato per conto del re
di Siria, Seleuco.

4. Lo scudo deve essere lucidato dai servi sino a divenire una letale arma abbagliante contro i nemici; la
spada è personificata come un essere con volontà propria, che smania dalla voglia di compiere stragi.

5. c

6. Il soldato non si accorge nemmeno degli errori di calcolo, anzi loda il parassita: I conti li tieni benissimo.
Artotrogo insiste nella sua burla, arrogandosi il merito di saper calcolare tutto a memoria, senza aver bisogno
di scrivere nulla.

7. Quando dai successi militari passa a parlare di donne (riga 55), e soprattutto quando dice che le donne
impediscono al soldato di pensare ai suoi affari (righe 67-69). In questo modo distoglie l’attenzione
dall’appuntamento inesistente che dice di aver fissato con due ragazze, e induce Pirgopolinice a ricordarsi
che deve andare al foro.

8. Non è un “a parte” perché la battuta successiva presuppone che il soldato abbia sentito: Pirgopolinice
infatti risponde collegandosi a quanto il parassita ha detto, promettendogli che potrà sempre soddisfare il suo
appetito se continuerà a ricordare così bene le imprese militari.

9. gorgoglioneschi; Bumbummachide Fessachioide; Scitolatronia.

10. vvvummm, riga 12; le hai spazzate via con un soffio, come fa il vento con le foglie e le pannocchie sul
tetto, righe 12-13.

11. Se le orecchie non orecchiano, i denti non mi si sdentano (riga 30). L’allitterazione e la paronomasia tra il
nome e il verbo corrispondente potenziano l’effetto comico.

12. straziare i nemici e ucciderli; un pasticcio di olive che ti fa perdere la testa, ossia un pasticcio di olive dal
sapore irresistibile; la pancia, il ventre; non è necessario che; le conosco benissimo, nei minimi dettagli;
racconta menzogne; ne eliminavi; provano un’intensa passione per te; mi ha chiesto con grande insistenza.

13. Risposte possibili: Contrario: modesto, umile; sinonimi: fanfarone, gradasso, spaccone, vanitoso,
smargiasso, millantatore, pallone gonfiato.

• Percorso 2 – L’evoluzione del teatro dal Medioevo al Barocco

William Shakespeare
Giulietta al balcone, p. 456 Esercizi, p. 462

1. Nel giardino dei Capuleti, poco distante dal balcone in cui si trova Giulietta.

2. c 3. b

4. Risposta possibile: Perché l’amore tra i due giovani è presentato come un sentimento totale e invincibile,
tale da rendere gli amanti sprezzanti di ogni pericolo, compreso quello di morire. Inoltre tali riferimenti hanno
la funzione di far presagire al pubblico il finale tragico dell’opera.

5. Risposta possibile: Perché teme di apparire troppo frivola e superficiale dopo aver espresso con
abbandono i propri sentimenti (tanto che ora arrossisce in volto per la vergogna: vedresti il rosso, /

45
allora, che copre le mie guance, per le parole dette, vv. 90-91) e inoltre poiché teme che reputandola una
conquista facile (ma se credi che mi sia presto abbandonata, v. 98) ora Romeo possa approfittare della sua
ingenuità e fingere di essere innamorato di lei (ma se giuri, tu puoi ingannarmi, v. 95).

6. Risposta possibile: Perché sentendo dei rumori in casa teme che qualcuno possa accorgersi del loro
colloquio (Sento qualche rumore / nella casa; caro amore, addio!, vv. 145-146).

7. Risposta possibile: Come, perché, sei giunto fino a qui? (v. 63); e se qualcuno ora ti scopre (v. 65); questo
è luogo di morte (v. 66); Se ti vedono qui, ti uccideranno (v. 71); Non vorrei / che ti vedessero qui per tutto il
mondo (vv. 76-77); Chi ti ha guidato in questo luogo?(v. 82); vedresti il rosso, / allora, che copre le mie
guance, per le parole dette / questa notte! (vv. 91-92)

8. c

9. Per offrirlo ancora una volta (v. 140); più a te ne concedo (v. 143).

William Shakespeare
I turbamenti del principe Amleto, p. 463 Esercizi, p. 473

1. b 2. c

3. Una scena che rispecchi il suo infame delitto.

4. b 5. c 6. a 7. a

8. Ho dunque / fegato di piccione, senza il fiele / che restituisca amaro a chi l’opprime, / s’io della sua
carogna di gaglioffo / non ho ingrassato gli avvoltoi? [...] Suvvia, che asino sono! / Bel coraggio pel figlio di
un diletto / padre, ucciso così, che Cielo e inferno / spingono alla vendetta, di sgravarsi / con due bestemmie
come fa una sguattera / puttana! / Vergogna! (vv. 186-199)

9. soffrire / oltraggi di fortuna, sassi e dardi, / o prender l’armi contro questi guai / e opporvisi e distruggerli;
dopo che ci si strappa dal tumulto / della vita mortale; E chi vorrebbe / sopportare i malanni / e le frustate dei
tempi.

10. b

11. a. per orecchie di persona viva; b. la persona infida e malvagia che ha ucciso tuo padre ora è re al posto
suo; c. dalla mia memoria.

12. c

Le parole sono idee • Snaturato Esercizi, p. 476

Sinonimi: Scellerata, disumana.

Principali significati: Nella prima accezione.

Usa la parola: Intatta ma snaturata.

In lingua originale: Risposta possibile: L’aggettivo “innaturale” indica tutto ciò che genericamente non è
conforme alle leggi di natura e che quindi risulta anomalo, insolito mentre l’aggettivo “snaturato”,
nell’accezione più comune, si riferisce a una persona che nel suo comportamento dimostra di violare
gravemente i doveri imposti dalla natura, di non aver coscienza dei sentimenti più naturali.
Montale sceglie di tradurre “snaturato” per sottolineare la disumanità dell’assassino che non ha esitato a
uccidere il proprio stesso fratello, mentre scarta “innaturale” perché tale aggettivo ha una connotazione più
neutra, meno marcata sotto l’aspetto morale.

46
Molière
Il “sistema di vita” di Don Giovanni, p. 478 Esercizi, p. 482

1. Sganarello accusa Don Giovanni di amare troppe donne e di essere loro infedele; gli rimprovera di
disprezzare il sacramento del matrimonio e le leggi di Dio.

2. Perché in questo modo non fa torto a nessuna: egli dà il proprio cuore a tutte, e non soltanto alla prima
che ha suscitato il suo interesse.

3. Secondo Don Giovanni l’amore coincide con il piacere, e il piacere coincide con la novità: a lui interessa
conquistare una donna, ma, una volta ottenuto ciò che desidera, perde ogni interesse per lei.

4. La conquista di una donna è assimilata alla conquista di una nuova terra: in questo campo io ho le stesse
ambizioni dei conquistatori, che volavano in perpetuo di vittoria in vittoria, senza mai rassegnarsi a porsi dei
limiti. Non vi è nulla che possa arrestare l’impeto dei miei desideri: mi sento un cuore in grado di amare tutto
il mondo; e al pari di Alessandro vorrei augurarmi che esistano altri mondi, per potervi estendere le mie
conquiste amorose (righe 30-34). Il paragone con Alessandro Magno avvolge in un’atmosfera nobile ed
eroica quelle che in realtà sono azioni egoistiche da parte di Don Giovanni, che mira soltanto a soddisfare i
propri desideri. Non c’è evidentemente nulla di eroico nel sedurre e poi tradire una donna.

5. mi rendo conto che questo è molto piacevole e molto divertente, e farebbe abbastanza comodo anche a
me, se non ci fosse niente di male (righe 50-51); pensate voi, dico, che basti questo per essere più furbo
degli altri, e perché a voi sia tutto permesso, e nessuno abbia il coraggio di dirvi quel che vi va detto? (righe
70-71).

6. c

7. Sganarello usa il “voi”, e chiama Don Giovanni signore. Don Giovanni usa il “tu” e chiama Sganarello
ironicamente signor impertinente (riga 57), gli concede il permesso di parlare e glielo toglie (ti do il permesso
di parlare, riga 1; Basta!, riga 74).

8. a destra e a sinistra, ossia dappertutto; vi esprimete in modo efficace e convincente, come se il discorso
fosse stato pubblicato su un libro; presentate le idee e le situazioni; mi hanno confuso; un po’; non dare
alcuna importanza; affatto; pensano che ciò li renda più importanti e affascinanti.

9. Risposte possibili: Napoleone non riuscì a conquistare la Russia; Dopo una lunga camminata abbiamo
conquistato la vetta; Con quella risposta brillante, Luca ha conquistato il professore di Matematica; Vorrei
trovare una strategia per conquistare Beatrice.

• Percorso 3 – Il teatro borghese tra Settecento e Ottocento

Carlo Goldoni
Partire o non partire?, p. 489 Esercizi, p. 493

1. Risposta possibile: Vittoria è ossessionata dal desiderio di mettersi in mostra. Ora che l’abito è pronto non
può accettare di rinunciare alle occasioni mondane. Alla sua vanità si unisce il dispetto perché il fratello si
lascia influenzare più da un’altra donna che da lei. L’irritazione si trasforma poi in invidia quando pensa che
Giacinta otterrà ciò che a lei è negato: Non si va più in campagna per ragione di quella sguaiata, ed ella ci
anderà, ed io non ci potrò andare; e si burleranno di me (righe 55-57).

2. Caffé, cioccolata, zucchero, cera per le candele, spezie.

3. Perché i suoi padroni non pagano da molto tempo.

4. Partirete, quando a me parerà di partire (riga 22); Giacinta è indegna […] non vo’ che la pratichiate (righe
53-54); Io non voglio che le parliate (riga 70).

5. b

47
6. Leonardo ha annullato l’ordine di far predisporre le carrozze, ma alla sorella pare poca cosa, poiché il
padre di Giacinta potrà facilmente porvi rimedio. Vittoria reagisce appunto con ironia, dicendo per antifrasi
che Giacinta e il padre peneranno assai a ottenere da soli cavalli e carrozze.

7. Bravo, signor padrone: così va bene. Far manco debiti che si può (riga 45).

8. VITTORIA (Oh, povera me! La villeggiatura è finita), riga 44. Con l’ordine di restituire i prodotti, Vittoria
capisce che il fratello fa sul serio e pensa che non vi sia più speranza di andare in villeggiatura.
PAOLO (Andiamo, andiamo, prima che si penta. Si vede che non lo fa per economia, lo fa per qualche altro
diavolo che ha per il capo), righe 47-48. Paolo rivela al pubblico di aver capito che l’ordine di restituire i
prodotti presi a credito non è dettato da una avvedutezza di conti, e sa che il padrone può cambiare idea: il
buon senso lo spinge ad agire subito per limitare i debiti.

9. a

10. Ci: per questo. Vittoria prova soddisfazione per il fatto che il signor Filippo non condurrà per ora la sua
figliola in campagna (righe 66-67).

11. Anderà, oggi “andrà”.

Le parole sono idee • Credito Esercizi, p. 495

Principali significati: Attendibilità, credibilità; considerazione, prestigio, stima.

Contrari: Screditare.

Famiglie di parole: Creditore.

Usa la parola: ritenere attendibile e fondata un’opinione; essere molto stimato e apprezzato; essere titolare
del diritto di riscuotere qualcosa da qualcuno.

Dentro il testo: Il servitore di Leonardo è abituato a dover chiedere beni senza poter pagare, perché i suoi
padroni dispongono di poco denaro ma non vogliono rinunciare al lusso; ha faticato a ottenere le merci a
credito, perché i bottegai esigono di essere pagati e non si fidano più, non sono disposti ad aspettare
ancora.

In altri testi: Prestigio e rispettabilità: credito inesauribile; capitali; firme di ditte solide; cambiali […] come
denaro contante. Decadenza: sfacelo.

Henrik Ibsen
Il confronto definitivo tra Nora e Torvald, p. 497 Esercizi, p. 504

1. Nora afferma che il matrimonio è stato tutto un gioco: lei è stata una bambola per il marito, ossia qualcuno
con cui divertirsi ma da non prendere sul serio; allo stesso modo i bambini sono stati dei giocattoli per Nora,
non persone da aiutare a crescere.

2. Il termine prodigio è usato con due significati differenti. Nel primo caso indica l’illusione di Nora in merito
alla generosità del marito: ella pensa infatti che, di fronte al pericolo della vergogna e del disonore, Torvald
sarebbe intervenuto a proteggerla, avrebbe capito e apprezzato il gesto di Nora, si sarebbe addossato ogni
responsabilità penale per la firma falsa. Insomma, si sarebbe comportato come un cavaliere eroico. Nel
secondo caso invece il prodigio indica la trasformazione del rapporto tra i due coniugi da “convivenza” a
“matrimonio”, ossia da una situazione di disparità e di distanza a una di condivisione profonda e paritaria.

3. Avrei dovuto […] a sopportare? (righe 18-19); Ma, cara […] a te? (riga 22); Povera creatura illusa e
inesperta! (riga 78); Abbandonare […] gente! (righe 80-81); Oh, è rivoltante […] doveri? (riga 83); Quando
avessi […] vergogna? (riga 119); tu pensi […] incosciente (riga 129).

4. Nora afferma che migliaia di donne hanno avuto il coraggio di rinunciare alla propria onorabilità per
proteggere una persona amata; Torvald invece sostiene che nessuno sarebbe disposto a un simile sacrificio:
per lui l’onore è un valore irrinunciabile.

48
5. c. Sono presenti indicatori deittici di luogo (qui; uno di fronte all’altra) e il pronome personale -ci di eccoci.

6. Perché ha sempre avuto di lui una visione idealizzata, costruita sulle fantasticherie. Nel momento della
vera difficoltà le reazioni di Torvald sono del tutto diverse da quelle che lei aveva immaginato, e si rende
conto di avere davanti a sé un uomo che non conosce affatto.

7. c

8. Voi si riferisce a Tuo padre ed io della battuta di Torvald, ossia al padre e al marito di Nora.

9. a 10. b

11. verifica del proprio operato; bilancio

• Percorso 4 – Il teatro dal Novecento a oggi

Luigi Pirandello
L’uomo che vive le vite degli altri, p. 513 Esercizi, p. 518

1. c

2. Eh, ben legati, me l’immagino: con quell’arte speciale che mettono i giovani di negozio nell’involtare la
roba venduta... (righe 53-54).

3. Risposta possibile: Il bisogno di conoscere la vera essenza della vita e di convincersi della sua vanità e
banalità per soffrire meno della morte imminente.

4. c 5. a 6. a 7. a 8. c

Samuel Beckett
Tutta la vita le stesse stupidaggini, p. 521 Esercizi, p. 525

1. Sono i due protagonisti del dramma; Hamm è un cieco paralitico e Clov è suo servitore e figlio adottivo.

2. Gli serve a tentare di spostare la propria poltrona. La richiesta è assurda poiché non può esercitare una
leva visto che è seduto sulla poltrona e da lì, essendo paralitico, non si può muovere.

3. d

4. Risposte possibili: Io! Non ho già abbastanza da fare senza seppellire la gente? (riga 13); Anche noi
eravamo carini… una volta. È raro che non si sia carini… una volta (righe 17-18); (Pausa. Hamm si toglie la
calotta). Gli volevo bene. (Pausa. Rimette la calotta. Pausa). Dipingeva (righe 49-50).

5. c

6. Agli attori si chiede di rimanere in silenzio per un po’ senza specificare per quanto tempo. Queste
didascalie pertanto sono generiche.

7. non potrai più non farlo; non lo potrai più fare. “Non potrai più non farlo” significa che Clov non potrà più
rifiutarsi di eseguire gli ordini del patrigno Hamm, mentre “Non lo potrai più fare” significa che Hamm pensa
di morire presto e di lasciare Clov solo al mondo.

8. d

9. Risposta possibile: Può essere reso con “assurdità”, “insulsaggini”, “idiozie”.

49
Dario Fo
La Madonna incontra le Marie, p. 527 Esercizi, p. 532

1. b

2. Di essere uno stregone.

3. c

4. I ricchi e i potenti (i cavalieri e le loro dame, dottori e signori, riga 68). Ha polemizzato contro i preti e i
prelati, ovvero contro gli uomini di Chiesa.

5. andiamo a casa […] minestra (righe 14-15); mi era uscito dalla testa […] a mezzogiorno… (righe 37-39);
Tanto mi piacerebbe […] e in giocondità! (righe 99-101); Lo sai come […] sul fuoco (righe 111-113); Vuoi
venire […] minestra? (righe 114-115).

6. c

7. Risposta possibile: Dalle parole di Maria e Giovanna Gesù appare come una figura carismatica e
rivoluzionaria, ma al tempo stesso molto umana e capace di farsi benvolere dagli altri: si schiera a fianco
delle persone più umili, e non ha paura di opporsi ai potenti.

8. Risposta possibile: indica Maddalena (righe 62-63) per l’esecuzione dei gesti e Cambia tono (riga 97) per
l’intonazione della voce.

9. Risposta possibile: Giovanna potrebbe avviarsi e fare segno a Maria di seguirla oppure potrebbe tirarla
per un braccio.

10. Sappiamo bene che il tuo sentimento verso il figlio di Maria è un amore di tipo carnale, basato su
un’attrazione sessuale.

11. Risposta possibile: Emarginati e corrotti, senza tetto e scioperati.

Marco Paolini
L’invasione e la ritirata, p. 536 Esercizi, p. 541

1. Il sergente Rigoni si trova sulla linea del fronte, in Russia; la scena si svolge nel gennaio del 1943. Al
sergente viene chiesto di ripiegare, ossia di ritirarsi, guidando il suo gruppo di uomini fuori
dall’accerchiamento russo.

2. Gli alpini devono mettere nello zaino le munizioni, le razioni di emergenza e i viveri; inoltre devono
mettervi le armi pesanti divise a pezzi e le lettere dei famigliari. Devono invece lasciare indietro i libri e le
cartoline. I vestiti devono essere indossati uno sull’altro, a strati, perché nello zaino non c’è posto.

3. Il sergente disteso sulla branda tenta invano di riposare perché il corpo è ancora scosso dalle violente
emozioni del combattimento appena cessato. Dopo avere rischiato di morire, dopo avere sparato e visto
cadere compagni, è impossibile ritrovare la calma: non si può schiacciare un interruttore e addormentarsi
(non è che dopo la macelleria fai clic e spegni tutto come prima, righe 42-43).

4. Il paradosso è che il sergente minaccia di uccidere il proprio corpo per potere finalmente riposare; si tratta
di una battuta ironica che esprime l’esasperazione di chi pur essendo stanchissimo non riesce ad
addormentarsi.

5. Il sergente, una volta indossato lo zaino, suda a causa del peso eccessivo; tuttavia se si ferma congela,
perché la temperatura è di 40° sotto zero. Più avanti la fatica diventa insostenibile e la situazione estrema
viene messa in luce attraverso il dialogo tra il cuore e il polmone personificati: il cuore vuole cedere, non
riesce più a pompare sangue; il polmone per respirare invece gli comanda di continuare il suo lavoro. Il
dialogo si conclude con la metafora del conflitto de classe organico, ossia dello scontro tra chi vorrebbe
scioperare (il cuore) e chi vuole continuare a lavorare (i polmoni).

50
6. mi prende in disparte; hai già fatto molto, fai ancora un piccolo sforzo; essere totalmente privo di scrupoli,
essere in grado di subire qualunque cosa senza esserne scalfito; i vestiti indossati uno sull’altro; è un caos,
una confusione indescrivibile; un male tremendo.

7. Il zaino è forma scorretta dal punto di vista grammaticale perché davanti a un nome maschile che inizia
con la consonante “z” si usa l’articolo “lo”.

8. Risposta possibile: Soltanto un crumiro accetterebbe di studiare per domani le trenta pagine aggiuntive di
storia senza protestare.

PROVE DI COMPETENZA

Eduardo De Filippo
La “nota della salute” di Tommasino, p. 542Esercizi, p. 543

1. b

2. Tommasino intende dire che vuole cambiare la propria condotta, ossia promette di diventare un bravo
giovane (riga 1); lo zio ironizza sulla sua frase, interpretandola alla lettera come il proposito di cambiare
d’abito (Preparami…[…] ’a cammisa, ’a maglia e ’e cazettine, riga 3).

3. Tommasino chiede alla madre un regalo, come premio per il suo proposito di diventare un bravo ragazzo.

4. c

5. Perché è l’elenco dei famigliari a cui Tommasino augura cent’anni di vita.

6. d

7. Augura anche a zio Pasquale di vivere cent’anni, ma non in buona salute (però con qualche malattia, riga
39).

8. delinquente, farisei, carogna.

9. b 10. a

11. quello; leggi; va bene; fammi sentire, fammi capire; non mi mettere

12. La scena si svolge in un interno, probabilmente il soggiorno di casa Cupiello, come si può dedurre dal
piatto afferrato improvvisamente da Tommasino e dal riferimento alla sedia; l’ambiente è modesto dal punto
di vista economico, come suggerisce la battuta di Luca alla riga 9: i piatti sono pochi, affinché tutti possano
mangiare è meglio non romperne altri.

TEMI DI CITTADINANZA

Bullismo e cyberbullismo - Non è un gioco da ragazzi

Alessandro Meluzzi; Ilvo Diamanti


Vecchi e nuovi bulli, p. 551 Esercizi, p. 554

1. c

2. Lo spazio privilegiato era la scuola, l’età maggiormente interessata quella dell’infanzia e dell’adolescenza.

3. Le ragazze, tra gli 11 e i 14 anni.

4. Risposta possibile: La maggior parte della popolazione intervistata, il 60%, ritiene maggiore il rischio di
bullismo attraverso i social network, probabilmente perché il fenomeno è considerato meno controllabile.

51
Sono soprattutto i più giovani, tra i 15 e i 34 anni, a ritenere molto diffuso il bullismo nelle scuole della loro
zona; gli anziani oltre i sessanta anni, invece, non ritengono che il fenomeno sia particolarmente diffuso,
forse perché in passato non era percepito come un comportamento condannabile.

5. c

Il cyberbullismo secondo la Polizia Postale, p. 555 Esercizi, p. 557

1. b

2. Risposta possibile: Per la facilità con cui può attuare e reiterare le molestie, per l’assenza di un contatto
reale con la vittima di cui non vede le reazioni emotive, per l’ignoranza delle conseguenze delle sue azioni
sul piano legale.

3. c 4. d

Le parole sono idee • Violazione Esercizi, p. 558

Etimologia: Risposta possibile: Violatore, violenza, violento, violentare, violentemente.

Contrari: Risposta possibile: L’ottemperanza, il rispetto, la conformità (alla).

Principali significati: Con il significato di “inosservanza”.

Usa la parola: Risposta possibile: Sostare sulle strisce pedonali costituisce una violazione del Codice
stradale che implica la sottrazione di due punti dalla patente.

Dentro il testo: Risposte possibili: Infrazione, trasgressione.


La violazione di un segreto confidato, la violazione dell’intimità della vittima, la violazione della privacy della
vittima, la violazione della sensibilità della vittima.

Stephen King
Il coraggio di opporsi, p. 559 Esercizi, p. 562

1. d

2. a. f; b. f; c. v; d. v; e. f; f. v

3. facendolo arrossire (riga 41); Henry si guarda attorno […] qualcun altro, eh? (riga 52); «Sì, è così “fuori”»
[…] rosso come un peperone (righe 55-57); prima ancora di vedere […] cadere all’indietro (righe 74-77);
Parla a gran velocità […] quando è imbarazzato (righe 78-79); è Beaver a risponderle […] guance in fiamme
(righe 83-84).

4. Risposta possibile: I quattro protagonisti, nella loro semplicità, dimostrano di avere un grande senso della
giustizia e una bontà istintiva: trovano inconcepibile un’azione di crudeltà e sopraffazione, soprattutto se a
danni di una persona che non si può difendere. Decidono di aiutare Duddits non perché sono costretti, ma
perché è simpatico e perché sentono di avere la possibilità di sostenere l’amico che non può difendersi da
solo.

5. Non accenna al fatto […] né parla dello schifoso spuntino […] risponde di no (righe 7-11).

6. Risposta possibile: I ragazzi insegnano a Duddits a giocare a Monopoli in versione semplificata; inventano
il Gioco di Duddits e si intrattengono in partite senza fine, divertendosi moltissimo (ridendo così forte […] una
cosa del tutto «fuori»; Beaver pensava che sarebbe scoppiato dal ridere, e Duddits se ne stava lì […] con un
sorriso da Buddha). I ragazzi imparano a considerare la differenza come un valore, e non come un ostacolo:
invece di farsi intimorire dalla diversità, la considerano una ricchezza (Duddits, entrando nelle loro vite […]
diverso da chiunque altro).

52
PROVE DI COMPETENZA

Elena Buccoliero, Marco Maggi


Dieci luoghi comuni sul bullismo, p. 563 Esercizi, p. 564

1. c

2. c

3. a. F; b. V; c. F; d. F; e. V; f. F

4. Risposta possibile: La scuola può fare molto: può impostare relazioni positive tra insegnanti e allievi, può
acquisire conoscenze sul fenomeno, può avvalersi dell’aiuto di esperti esterni. Soprattutto la scuola non
deve evitare di farsi carico del problema.

5. b 6. c 7. c

LE ORIGINI DELLA LETTERATURA

• Sezione 1 – La nascita della letteratura europea in Francia

Anonimo
Rolando a Roncisvalle, p. 581 Esercizi, p. 585

1. b 2. c

3. I Saraceni vengono definiti più volte felloni pagani (v. 1057), cioè traditori senza fede, gente esotica (v.
1086), cioè straniera, e si dice anche che rabbiosamente avanzano (v. 1098); ne risulta un’immagine
screditata di nemici estranei a tutti i valori condivisi dai cristiani, mossi da un odio bestiale e traditori.

4. È l’iperbole: vengono in questo modo amplificati da Rolando il valore e la forza che egli dichiara di
possedere.

5. L’uso del passato remoto per introdurre le parole di Olivieri (Disse) evidenzia che i fatti narrati
appartengono al passato, e tuttavia il narratore li racconta come se si stessero svolgendo in quel momento.
La narrazione è infatti per lo più compiuta al presente, allo scopo di coinvolgere direttamente il pubblico degli
uditori nelle vicende. Lo dimostra la lassa LXXXVII (Rolando è prode e Olivieri è saggio…), in cui viene
descritta l’azione imminente dei paladini (schiveranno) e quella presente dei Saraceni (avanzano).

6. Il significato più comune di talento è “particolare attitudine e capacità” in qualche campo intellettuale o
pratico.

7. d

8. Vile, pauroso, vigliacco.

Chrétien de Troyes
Lancillotto sul Ponte della Spada, p. 590 Esercizi, p. 593

1. d

2. trattenere i venti, impedire agli uccelli di cantare, fare rientrare un uomo nel ventre della propria madre,
vuotare il mare; i leoni lo divorerebbero; commetterebbe un torto verso se stesso.

3. Perché nessuna minaccia alla propria incolumità lo può turbare; Lancillotto è guidato dall’unico pensiero
della donna che ama e ogni altra preoccupazione gli appare secondaria e irrilevante.

4. Lancillotto intende dire che l’acqua e il ponte gli appaiono sicuri quanto la terraferma.

53
5. Lancillotto afferma che la morte è per lui meno temibile che venir meno al proprio dovere di cavaliere;
esso consiste nel dedicare ogni pensiero alla sua donna e ogni forza a cercare di proteggerla. Ora perciò
Lancillotto non può rinunciare a oltrepassare il ponte che gli consentirà di raggiungere il luogo in cui Ginevra
è tenuta prigioniera.

6. c 7. a

8. Perché è raffigurato come un essere vivente che domina il cuore degli innamorati (nel mito era un dio
armato di arco e frecce). La figura retorica è la personificazione.

9. incorrotto; inerte; infimo.

Le parole sono idee • Cavaliere Esercizi, p. 594

Etimologia: La radice dell’antica parola latina eques è visibile nelle parole “equestre”, “equino”,
“equitazione”.

Principali significati: Lancillotto è un cavaliere in entrambi i significati, perché è un guerriero a cavallo ma è


anche un nobile uomo di sentimenti elevati.

Modi di dire: Stare a cavalcioni di una sedia; Risposta possibile: Sii cavaliere, cedi il posto alla tua
compagna.

Dentro il testo: Lancillotto affronta coraggiosamente il dolore fisico e si mette in grave pericolo di vita senza
lamentarsi della sofferenza, perché ogni dolore sopportato per amore gli pare non soltanto necessario, ma
gradito.

Guglielmo d’Aquitania
Come il ramo del biancospino, p. 597 Esercizi, p. 599

1. b

2. La scelta della parola essere è il segno che il poeta vuole celare l’identità dell’amata, per non renderla
riconoscibile.

3. Il rapporto di subordinazione dell’amante rispetto alla sua dama è evidente al verso 10, quando il poeta
afferma che non osa farsi avanti, e nella quarta strofa, in cui il poeta mostra di attendere che sia la donna a
concedere il proprio favore (l’amore).

4. Il poeta mostra fiducia nel legame amoroso con la sua dama quando, nella quarta strofa, ricorda una
riconciliazione del passato e si augura di poter ancora godere in futuro dei favori dell’amata (Dio mi conceda
ancor tanto di vita, v. 23), e anche quando, nella quinta strofa, mostra di non temere le chiacchiere degli
invidiosi perché sa che lui e la sua dama possiedono la certezza dell’amore.

5. Come il biancospino trema nel freddo della notte e si riscalda al sole del giorno così l’amore tra i due
amanti è soggetto ad alti e bassi, a lontananze (gelo) e ricongiungimenti (sole).

6. Mentre gli altri si vantano di amare ma non godono di un vero amore, il poeta dispone di un legame di
fedeltà con la sua dama (pane e coltello).

7. Risposta possibile: “Ardimento”: coraggio, sfrontatezza, sfacciataggine; “ardito”: coraggioso, sfacciato.

• Sezione 2 – La nascita della letteratura italiana


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Francesco d’Assisi
Cantico di Frate Sole, p. 609

Collabora alla parafrasi, p. 609

1-4 sono le lodi; nessun uomo è


5-9 e ci illumini grazie a lui; Ed esso; raggiante
10-11 sorella
12-14 le nuvole; grazie al quale
15-16 e umile e preziosa
17-19 illumini la notte
20-22 la nostra sorella madre; fiori colorati ed erba
23-24 la malattia e la sofferenza
25-26 le sopporteranno
27-31 troverà nella Tua santissima volontà; non farà loro male
32-33 con grande umiltà

Esercizi, p. 612

1. Francesco loda Dio per onne tempo perché i diversi eventi atmosferici consentono alla Terra di dare i suoi
frutti e di offrire sostentamento agli esseri viventi.

2. d 3. b

4. Francesco definisce sora (sorella) la Terra in quanto creatura figlia di Dio come l’uomo, ma anche matre
(madre) perché dà vita e sostentamento agli uomini.

5. La morte del corpo e quella dell’anima. Chi non sarà sorpreso nel peccato al momento della morte del
corpo (sora nostra morte corporale) non dovrà temere la morte dell’anima, cioè la dannazione eterna (morte
secunda).

6. Bello: d; Utile per l’uomo: a, c; Bello e utile: b

7. Rima baciata: stelle : belle; rengratiate : humilitate. Assonanza: vento : tempo; nocte : forte; terra :
governa : herba.

9. Perché la seconda morte non gli farà male.

Jacopone da Todi
Donna de paradiso, p. 614

Collabora alla parafrasi, p. 614

4-7 Accorri; guarda; credo che lo uccidano


8-11 Come potrebbe essere; speranza
12-15 è stato Giuda a venderlo; ricavato
16-19 «Vienimi in aiuto; come è stato annunciato».
20-23 Soccorri
24-27 non fare torturare mio figlio; che io ti posso mostrare

Esercizi, p. 620

1. b 2. b

3. Divisione in sillabe metriche: al | cor | mio an | gu | stï | a | to. Figure metriche: sinalefe: mio an; dieresi:
stï-a.

4. a

55
5. Risposta possibile: Le scene raccontate a Maria dalla voce narrante sono quelle della flagellazione, del
trasferimento della croce, della spogliazione e della crocifissione. Questo stratagemma serve a risolvere il
problema della rappresentazione delle scene più difficili e aiuta il pubblico a immaginare ciò che non vede.

6. Risposta possibile: Inizialmente Maria è nominata con un appellativo che la santifica (Donna de Paradiso),
poi Madonna e alla fine semplicemente Donna: l’anticlimax evidenzia la sua umanità, il suo dolore tutto
umano, constatato progressivamente dalla voce narrante.

7. Risposta possibile: La ripetizione della parola figlio è un’anafora. La parola è pronunciata insistentemente
da Maria nel suo lamento funebre, a partire dal momento in cui Cristo viene condannato alla crocifissione: si
tratta di una invocazione di aiuto, ma anche di una dichiarazione d’amore materno. In questo momento
Cristo per Maria non è colui che Dio ha inviato nel mondo, ma il proprio figlio di carne e sangue.

8. Risposta possibile: Rivolgendo a Cristo questi epiteti, Maria intende dire sul piano umano che egli
rappresenta per lei una protezione maschile in tutti i suoi ruoli, ma i tre epiteti sono anche un riferimento alla
Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, incarnatosi in lei perché concepisse il figlio di Dio.

9. Risposta possibile: Le espressioni bianco e biondo e volto iocondo suggeriscono l’idea di infanzia e
bellezza; in questo modo Maria sottolinea la sua tenerezza per il proprio figlio, l’orrore nel vedere che altri
violano quel bel corpo che le appartiene.

10. Risposta possibile: Cristo manifesta sentimenti umani quando chiama la madonna Mamma, quando le
dice che lo addolora vederla piangere e quando chiede a Giovanni di avere cura di Maria.

11.
Espressioni del testo Lingua odierna
Se i tollete el vestire (v. 60) gli; il
lassatelme vedere (v. 61) lasciatemelo
la man li è presa (v. 64) gli
ennella croce è stesa (v. 65) e nella
Meglio averiano fatto (v. 80) avrebbero
Mortal me dài feruta (v. 85) mi; ferita
Voglio che tu remagni (v. 93) rimanga
aggine pïetate (v. 110) abbine

12. c 13. a

14. Risposta possibile: È una speranza sia religiosa sia umana: Cristo è speranza di salvezza eterna perché
è venuto a salvare gli uomini dal peccato e ad aprire loro le porte del paradiso, ma è anche speranza in
quanto figlio, sostegno a cui vorrebbe affidarsi sua madre.

Jacopone da Todi
O Signor, per cortesia, p. 622

Collabora alla parafrasi, p. 624

51-54 mi siano dati come servitori; nei mali che io ho meritato


55-58 così a me
59-62 ventre di lupo; nelle spine e nei rovi
63-66 forti tormenti
67-70 Ogni uomo che mi sente; incontro
71-74 non è un’espiazione (sufficiente), ucciso

Esercizi, p. 626

1. È la dieresi, che indica che due vocali successive appartengono a due sillabe diverse: co-ti-dï-a-na.

2. Il peccato non è individuale, ma collettivo: è la colpa di tutti gli uomini che hanno mandato a morte Cristo
tradendo l’amore di Dio.

56
3. Le malattie nominate nel testo che riguardano parti del corpo o funzioni corporali che l’uomo nasconde per
pudore sono mal de cóglia, v. 24; bisinteria, v. 25, morroite, v. 26. È degradante ciò che resta del corpo dopo
la morte perché si tratta della cacatura (v. 61) del lupo.

4. Significa “puzza puzzolente”. Il pleonasmo ha l’obiettivo di intensificare il significato, facendolo risaltare di


più.

5. Gli aspetti ostili della natura nominati nel testo sono: un terribile fossato (v. 43), il gelo, la grandine e la
tempesta (v. 47), i fulmini, i tuoni e il buio (v. 48), i cani rabbiosi (v. 29) e i lupi (v. 60), le spine e i roveti (v.
62).

6. Mentre Francesco nel Cantico di Frate Sole chiama la morte “sorella” (sora nostra morte corporale), e la
considera una possibilità di accesso alla beatitudine eterna (se si muore senza aver compiuto peccati
mortali), Jacopone descrive la morte come un passaggio doloroso e degradante, senza accennare al
possibile incontro con Dio.

7. mandami; grande; abbia; con; giammai; io; in; lì; reliquie; dopo.

8. La villania di cui si accusa il poeta è l’ingratitudine, la mancanza di generosità e riconoscenza propria di


chi ha mandato a morte colui che l’ha beneficato.

Le parole sono idee • Cortesia Esercizi, p. 627

Principali significati: Cavalieri: Lancillotto, Tristano; dame: Ginevra, Isotta.

Famiglie di parole e modi di dire: Riposte possibili: Ho fatto la corte alla mia compagna di banco per un
anno intero, ma lei non mi ha mai guardato; Gli studenti fanno la corte al professore per ottenere che li porti
in gita.

Dentro il testo: Cortesia e malsanìa sono collegate tra loro anche nel significato perché la cortesia che
Jacopone sta chiedendo a Dio è di punirlo nel modo più grave (con la malsanìa) per la sua indegnità.

Jacopo da Lentini
Io m’aggio posto in core a Dio servire, p. 631

Collabora alla parafrasi, p. 631

1-4 essere fedele; andare in; di cui ho sentito parlare.


5-8 Non vorrei andarci senza la mia donna; capelli biondi e viso luminoso; perché; potrei provare piacere.
9-11 di voler commettere peccato insieme con lei; ma solamente.
12-14 dolce; consolazione.

Esercizi, p. 633

1. due quartine e due terzine; versi endecasillabi; ABAB ABAB CDC DCD; siciliana.

2. a

3. Sanza mia donna non vi voria gire (v. 5), sanza lei non poteria gaudere (v. 7). Il pleonasmo nella seconda
frase è costituito dalle due espressioni sanza lei e estando da la mia donna diviso (vv. 7-8).

4. b

5. Sguardo: veder (v. 11), io lirico; sguardare (v. 12), donna; veggendo (v. 14), io lirico. Le parole che
appartengono al campo semantico dello sguardo rinviano a un’idea dell’amore che si nutre di sguardi e
riceve il suo piacere dalla vista.

6. Perché sono unite tra loro parole che appartengono a campi sensoriali differenti: morbido (tatto) e
sguardare (vista). L’idea di morbidezza associata allo sguardo descrive un modo di guardare dolce e
amoroso.

7. cuore; potessi; udito; senza; vorrei; bionda; chiaro; guardare; gloria.

57
8. a 9. c

Guittone d’Arezzo
Tuttor ch’eo dirò «gioi’», gioiva cosa, p. 636

Collabora alla parafrasi, p. 636

1-4 capirete; siete


5-8 che fa a tal punto innamorare; guardare
9-11 pensiero; agire
12-14 così

Esercizi, p. 638

1. La parola del testo in cui il suono “io” forma due sillabe metriche distinte è disïoso (di-sï-o-so). La figura
metrica si chiama dieresi ed è segnalata dai due puntini sopra la vocale.

2. La bellezza (beltà, v. 3), l’eleganza (adornezze, v. 6), la snellezza della figura (cor asnello, v. 6) I caratteri
descritti sono molto approssimativi e non consentono di immaginare un corpo preciso.

3. L’enjambement si trova tra i versi 12 e 13. Le parole che risultano evidenziate sono disïoso e di voi. Esse
riguardano l’una il soggetto lirico (evidenziato nel suo desiderio), le altre la donna oggetto d’amore, a cui il
poeta rivolge la sua lode.

4. I due sehnals sono gioiva cosa (v. 1) e gioiosa gioi’ (v. 12). I poeti che per primi hanno usato il senhal per
celare l’identità della donna amata sono i Provenzali.

5. Prendere a mira (ad esempio con un’arma).

6. c

7. Nella parola gioi’ l’apostrofo finale indica la caduta della vocale “a” della parola “gioia”, mentre nella parola
’n l’apostrofo iniziale indica la caduta della vocale “i” della parola “in”.

Le parole sono idee • Desìo Esercizi, p. 639

Famiglie di parole: La parola desistere non appartiene all’area semantica di desio, e significa “smettere”,
“cessare”.

Principali significati: 1. Amore è un desiderio che viene dal cuore per abbondanza di grande piacere. 2. In
questo caso la parola desio comprende due sillabe metriche: a | mor | è u | n[o] | de | sio | che | ven | da’ | co
| re.

Dentro il testo: La ragione per cui il poeta dichiara di essere disïoso, cioè innamorato dell’amata, è che
gioisce soltanto quando il suo cuore è unito a lei (o è certo della gioia di lei). L’espressione vostra gioi’ ha qui
due possibili significati: la gioia “per voi” (cioè perché vi sono accanto), o la gioia “di voi” (che appartiene a
voi).

Cecco Angiolieri
Tre cose solamente m’ènno in grado, p. 643

Collabora alla parafrasi, p. 643

1-4 al meglio
5-8 mi è concesso; il mio denaro; ciò che desidero
9-11 mi tiene così in miseria
12-14 Poiché; catturare

58
Esercizi, p. 645

1. due quartine e due terzine; versi endecasillabi; ABAB ABAB CDC DCD.

2. b 3. a 4. c

5. a. No; b. No; c. Sì; d. No; e. No; f. Sì; g. Sì

6. sì·mme le convene usar di rado, / ché la mie borsa (vv. 5-6). Una seconda costruzione consecutiva si
trova ai versi 10-11: che·mmi tien sì magro, / che tornare’ senza logro di Francia.

7. L’uso del verbo fornire, cioè “procurarmi”, riferito alla donna ne suggerisce un’immagine degradata, come
di un oggetto di piacere.

8. b

9. aspro; difficile; duro

10. Quando (che, v. 13); Poiché (Ché, v. 12), Che (che, v. 14).

Cecco Angiolieri
S’i’ fosse foco, p. 647

Collabora alla parafrasi, p. 647

1-4 lo sprofonderei in un abisso


5-8 perché metterei nei guai tutti i cristiani; Taglierei la testa per intero a tutti
9-11 andrei; allo stesso modo; con
12-14 belle; lascerei; agli altri

Esercizi, p. 649

1. I due puntini su cristïani si chiamano dieresi e indicano che la i e la a devono essere considerate due
sillabe distinte: cri-sti-a-ni. In questo modo il verso è un endecasillabo.

2. L’accento sull’ultima sillaba impone, nel conteggio delle sillabe, di aggiungerne una. I versi con l’accento
sull’ultima sillaba hanno dunque dieci sillabe, ma sono endecasillabi.

3. Nella prima terzina il poeta se la prende con il mondo, nella seconda con tutti i cristiani.

4. d

5. a. No; b. No; c. Sì; d. Sì; e. No

6. Perché il poeta scrive un elenco di cose desiderabili che sono però l’opposto di quelle che normalmente si
potrebbero desiderare, e non hanno nulla di bello e di nobile.

7. Il primo (’l) significa “il”, il secondo (l’) significa “lo”.

8. Voce verbale: manderei; pronome: l’, cioè “lo”: lo manderei.

9. fosse (fossi); annegherei; farei; mozzarei (mozzerei); andarei (andrei); fuggirei; farìa (farei); lasserei
(lascerei)

10. Parafrasando laide con “brutte” si perde l’idea della sporcizia e del disgusto che ne deriva.

59
Rustico Filippi
Oi dolce mio marito Aldobrandino, p. 650

Collabora alla parafrasi, p. 650

1-4 poiché egli; ti è stato detto di lui


5-8 a testa bassa; perché; come
9-11 non tenerlo più; perché; dato che ha conosciuto
12-14 mai più; poiché a me

Esercizi, p. 652

1. ABAB ABAB CDC DCD.

2. Ha trovato un vestito di Pilletto nella camera e ha ascoltato le chiacchiere della gente.

3. La ragione per cui si comprende che Aldobrandino voglia trattenere il vestito di Pilletto è l’insistenza della
moglie perché lo restituisca (rimanda ormai il farso suo a Pilletto, v. 2; Rimanda il farso ormai, più no il
tenere, v. 9). È probabile che Aldobrandino trattenga il farsetto per indurre il rivale a venirlo a prendere e fare
a quel punto i conti con lui.

4. Possiamo parlare di rime semantiche perché Aldobrandino è costretto a tenere il capo chino per la
vergogna del tradimento, mentre Pilletto ha avuto certamente a che fare con il letto.

5. a

6. fòtine: te ne fo (faccio).

7. Poiché fante significa “giovane uomo”, la parola contribuisce a spiegare un motivo (la giovinezza) per cui
la moglie di Aldobrandino lo abbia trovato interessante.

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