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Nichilismo ed Etica – Alberto Caracciolo

Introduzione di Giovanni Moretto


Si tratta del secondo libro (1983) di una trilogia: 1) “Pensiero contemporaneo e nichilismo” ’76; 3) “Nulla
religioso e imperativo dell’eterno” ‘90
NB vicinanza alla poiesis convinzione che un pensiero nato dalla prossimità alla poesia rechi in sé un sigillo
di verità
cfr lettera filo fiorentino Cesare Vasoli 28/12/1983
Riflessione che C avvia con il cilco di lezioni dell’anno accademico ‘75/6 riunite con titolo hegeliano “La virtù e
il corso del mondo”  C si concentra sull’homo patiens, nella sua sofferenza socialmente inutile, convinto che
tutta l’etica moderna, concentrata dalla cultura e dalle istituzioni, si sia poco interessata al destino del singolo
^^ Grundfrage = domanda di base
Nichilismo ereditato nella filo contemporanea da una delle formulazioni conferite da Leibniz al principio di
ragione: “Perché l’essere di ciò che è piuttosto che il nulla?”
In Caracciolo il male storico s’inscrive in quello ontologico cfr esperienza dei Lager patita anche dal suo
compagno di studi Teresio Olivelli
La grande sfida di C : è ancora possibile dire sì all’esistenza, “abitare” questo mondo lacerato e costruire
un’etica fondata sulla dottrina della fede
“Nichilismo ed etica” titolo anche della conferenza del 26/02/79 all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di
Napoli
Il libro “Nichilismo ed etica” raccoglie, con i risultati della coeva meditazione di C, i tre convegni internazionali
tenutisi a S Margherita Ligure (novembre ’78; maggio ’80;maggio ’81->che tratta della sofferenza inutile)
cfr Xavier Tilliette ha def C “un Natanaele tra i filosofi”; e molto deve nelle sue riflessioni alla distinzione
caraccioliana tra “male del mondo” e “mala in mundo”
NB la figura della donna in attesa di maternità e la Madonna dell’Annunciazione
L’homo patiens si lega sia al grido lancinante pronunciato dal Cristo in Croce sia all’interrogazione implacabile
di Giobbe  Quest’interrogare non cerca consolazione , ma “un fondamento dell’impegno etico”; così il
religioso è “l’antitesi della certezza e delle certezze; l’origine stessa dell’interrogare radicale, e , pertanto,
sorgente della faticosa libertà del singolo”

La rilettura di Feuerbach nel cap VII, in cui rinviene la distinzione fondamentale tra malum e mala mundi
innovatività ermeneutica
NB il nichilismo, spiega C, non è ne ateismo né scetticismo

DAL TESTO
^ Nella Prefazione spiega come abbi raccolto saggi degli ultimi 7 anni
1 cap: Nichilismo e dialettica religiosa
La grande domanda-> “perché l’esistere di ciò che esiste piuttosto che il niente?” nella storia della
formulazione di tale domanda si tengano presenti Leibniz, Schelling e Heidegger
Due significati di nihil  il “niente assiologico-ontologico” e il “Nulla religioso”
Domanda che si lega a una “negatività radicale” designabile con nome di “peccato di origine ontologico” (=
male metafisico)
Il male insidia e segna di sé l’esistere dell’uomo, essere comunitario e cosmico
Ma “militia est vita hominis super terram” (Job) / il male è la materia stessa della moralità e la “buona volontà”,
volta al trionfo sul male, secondo la formula kantiana, è l’unico bene che possa essere detto tale nel mondo e
fuori del mondo ?
La buona volontà può lottare contro i mali, ma non contro il male  Contro la “struttura”, le radici ontologiche
dei possibili mala, contro il malum, la lotta dell’uomo è senza speranza . Non c’è “liberazione” che possa
essere “redenzione”
Le strutture dell’esistere includono possibilità sgomenti che minimizzano le possibilità vitali -> Auschwitz e
Hiroshima come simboli, che però non garantiscono di essere o restare l’accadimento estremo
No alla versione dell’Apologo di Menenio Agrippa per cui “ombre e difetti giovano all’armonia del tutto”
L’ “accidentale” è un carattere costitutivo della struttura ontologica, e quindi non accidentale
“Essere nato significa essere collocato in un contesto cosmico e storico che è segnato da una negatività
ontologica” ->> Salmo 50 “In peccato concepit me mater mea” ->Termine peccato che non ha un significato
meramente morale
cfr le note parole di Nietzsche a Jacob Burckhardt
La grande domanda della teodicea (Dio summe bonus persegue il summum bonum ?) è la domanda che
l’uomo pone anche a se stesso, ma in questo senso, assume altra figura L’uomo essere cosmico ha dunque
una corresponsabilità cosmicacon-sofferente e col-laborante in –essere nel cosmo, con-essere col cosmo
Doppia caratteristica di homo patiens e homo agens
La domanda della teodicea che l’uomo pone a se stesso, sul fine dell’aedificium mundi, è proprio “Perché
l’essere piuttosto che il nulla?” Che assume vista setto quest’ottica il significato: “è il mondo degno di essere?”

Il malum mundi è esperito dall’uomo nella concretezza dei mala in mundo, ma non ne rappresenta solo la
condizione trascendentale
Cfr la lotta etica nel dominio della corporeità la medicina e il tentativo di aggredire e dominare la corporeità
proprio come struttura -> ma non è possibile sottrarsi allo strutturale della struttura
Il trionfo finale della medicina (l’eliminazione della morbilità) coinciderebbe con la sua definitiva soppressione
Impossibile pensare di poter vincere il malum mundi con gli stessi mezzi dei mala in mundo. Tuttavia il malum
resta una negatività che deve essere negata
Strettissimo legame (se non identità) tra “possibilità ontologica del negativo” e “negatività ontologica”
Quale relazione tra malum mundi e niente?
Assenza di valore e niente sono (nel regno del “dover essere” (Sollen) ontologico) indistinguibilmente
congiunti
La lotta contro il malum mundi è la volontà di trovare barlumi di eternità nella temporalità deserta, di
trasformare l’inerzia e la volontà di morte (morte cosmica) in affermazione di vita e di azione è una lotta
“per un fede”
Eterno e fede sono arché prima di éschaton

cfr Schelling, Dostoevskij e Freud …


Attingimento dello Ja-sagen è un imperativo che per affermarsi deve lottare contro un interno Todesrieb
(pulsione di morte <- a parte subiecti!) che si manifesta o come volontà di onniannientamento
demonicamente potente (anti-creazione) o come accidia ; cedimento di fronte alla fatica dell’esistere
colpevole di demissio di fronte alla fatica ontologica e all’impegno etico
 L’imperativo etico fondamentale si configura come ricerca di fede , possibilizzazione e sostanza delle
opere

La domanda fondamentale implica un giudizio sul mondo, inteso come un possibile e un contingente
In ogni momento della sua esistenza, l’uomo si muove all’interno dello spazio religioso
Lo spazio religioso può anch’esso dirsi Nihilma è il nihil come Nulla (Nulla religioso, nientificante), non il
nihil come niente
La domanda radicale del nichilismo è la stessa domanda radicale propria del religioso
Il religioso è l’interrogare di Giobbe e del Cristo in croce; suo simbolo può essere la “nube carica di
interrogativi” di cui parla Nietzsche
Diff tra momento religioso e momento della fede, che è risposta, è “dire sì”

Le migliori chiarificazioni dello spazio religioso vengono da Heidegger e da Kant


Il Nulla crisi sia di ogni possibile figura della fede sia di ogni possibile figura dell’etica
Ma una chrisis è autentica solo se guidata da un chriterion
Nozione di imperativo dell’eterno fu Kant a mostrarne l’immanenza

Antinomia centrale nell’etica: bonum cum laetitia conjuctum / bounum laetitia destitutum sforzo di ridurre
ed eliminare la seconda
In Kant il summum bonum più che postulato della ragione pratica è il suo vero oggetto
L’imperativo fondamentale dell’eticità va ravvisato nell’imperativo ontologico dell’eterno
Cercare un’etica altro non può significare se non cercare quali e come siano le figure dell’eterno (di ciò che in
sé e per sé ha senso, ha valore) possibili nel tempo

Nonostante la cristi della fede , non è scomparso dallo sguardo dell’uomo lo spazio religioso
cfr l’esperienza della Croce l’uomo ha sempre bisogno di essere redento dalla morte, cioè dal peccato
d’origine ontologico; chiede sempre il miracolo della trasformazione del soffrire fenomenicamente privo di
senso nell’agire carico di senso
La nostra epoca sta sotto il “segno del religioso” ma non sotto quello della fede. Se , ammonisce Heidegger, il
Nulla sempre si converte nell’Essere, non il momento dell’Essere ma quello del Nulla ha oggi il predominio:il
momento della crisi di ogni fede e di ogni etica, della distruzione di ogni “tradizione”
l’imperativo dell’eterno avvertito nel modo dell’aporia
Quanto potente oggi sia la signoria di questo imperativo lo testimoniano i due opposti fenomeni di utopia (della
rivoluzione come redenzione  cfr Bloch e Sartre, il marxismo popolare, la rivolta giovanile, persino il
terrorismo) e la disperazione

cap 2: Figure della sofferenza fenomenicamente inutile


3 figure esemplari (3 exempla “ficta”), colte nella concretezza vivente dell’esistere
 NB al di qua del concepimento, non problema dell’aborto!

1) Una donna incerta se diventare madre sapendo di dover partorire un uomo moralmente eccezionale,
destinato a morire in un campo di concentramento come Auschwitz
<- diff con la Madonna (Ecce ancilla domini), consapevole della gloria finale …
Ma , molti pur avvertendo l’impossibilità sul piano filosofico della fede nell’alba pasquale, hanno sottolineato la
presenza di eternità nella stessa ora della Croce e hanno su questo alla fine fondato il loro sì all’esistere

2) Donna destinata a partorire un focomelico:mentalmente sano, ma fisicamente minorato in modo grave e


penoso

3) Donna destinata a partorire un figlio segnato da deficienza mentale gravissima, dove gli apriori (kantiani)
funzionano non come forze cosmo poietiche ma come potenze del caos

L’uomo conosce la morte perché in lui vive e opera l’imperativo dell’eterno


In ultima analisi, pensare è rapportarsi al nesso morte-eternità ; <- nell’idiota il pensare, almeno
fenomenicamente, è assente
Ma , figura del tragico (in quanto svela lo scandalo ontologico) , l’idiota è privo di autoconsapevolezza circa
l’assenza del pensiero in lui, e in questa mancanza di autocoscienza si manifesta la grande diff con le altre 2
figure della sofferenza
Inoltre l’idiota è il più remoto dalla grande domanda del Cristo in croce …

Di fronte all’idiota si conoscono i due poli della possibile scelta: essi trovano la loro figura-simbolo in Hitler da
un lato, nel Cottolengo dall’altro
Di fronte al nihil, l’imperativo ontologico-etico ci comanda di cercare per vedere , là dove tutto appare senza
senso (“inutile”), non ci sia una misteriosa presenza di senso

Questa triplice esemplificazione serve a rivendicare il “singolo” e fare presente la spaventosa iniquità che
grava sui destini degli uomini al di qua e indipendentemente dalla iniquità sociale
Tali figure inoltre permettono di comprendere la crisi della teodicea tradizionale che poggia su due
presupposti:il principio di Dio somma sapienza e bontà, creatore del mondo; il principio del dolore come
conseguenza del peccato ..>ma qui, il sofferente appare innocente

NB dire sì o no è per la madre è la sostanza dell’agire etico stesso


Tuttavia il Nein-sagen non fornisce alcuna giustificazione al suicidio!
NB citato il passo di Giovanni chi ha peccato se un uomo è cieco dalla nascita, lui o i genitori? Nessuno
dice Gesù, “ciò accade perché in lui si manifestassero le opere di Dio” diff col Simposio dove la
rivelazione di eterno si manifesta sul volto su cui splende la bellezza ….

cap3: Esistenzialismo, Ermeneutica, Nichilismo


Tutti e tre questi –ismi si illuminano in reciproca relazione
A C interessano le parole che stanno alla base di questi ismi! Parole che interessano “per se stesse”
parole fondamentali in Heidegger, che ne rifiutava gli ismi!

Carattere religioso del termine esistenza


Proprio dall’esperienza dell’angoscia nasce la domanda delle domande
L’angoscia (Angst) di Heid si colloca sulla linea del thaumazein platonico-aristotelico, ma l’angoscia non è alla
radice dell’uomo in quanto filosofante, ma del suo esistere comunque si determini
Il Da-sein, proprio come irripetibile singolo, è uguale a ogni altro, sì che una fraternità e una ecumenicità è
inscritta alla radice del suo essere
L’esistenza e il pensare originario sempre in relazione all’identico, ma mai all’uguale
Il Da-Sein come Existenz è cosmico nella domanda del singolo è il cosmo che chiede il perché di se stesso
Heid identifica il Nichts dell’angoscia e il Nitchts della morte  La morte come evento che sta alla base
dell’essere per la morte, lo Sterben, è la nientificazione, è il niente che penetra la sostanza dell’esistere nel
suo intero arco
La morte è lo scandalo ontologico cui si deve guardare in faccia col coraggio della verità e della veracità
assolute per essere in grado di “dir di sì” all’esistere e al mondo, nel cui contesto l’esistere umano ha realtà
In l’ “essere per la morte” quel “per” non è un telos! , ma indica la relazione fondamentale dell’uomo, cioè la
relazione con la morte.
Ma confondere il Nichts della morte con il Nichts dell’angoscia significa confondere il male che deve essere
redento con la fonte che lo evidenzia come male, con la possibile scaturigine della redenzione
La Kehre di Heid è la presa di coscienza della non identificabilità del Nichts della morte (es il Cottolengo è un
simbolo più arduo rispetto al cimitero nella meditazione sul male) con il nichts dell’Angst, con il Nihil quale
spazio cui l’uomo si apre in quanto Existenz, come essere costitutivamente religioso

Il Nihil religioso è innanzitutto crisi del mondo nella sua strutturalità ontologica
In questo spazio si dice quel Sì che è il nascere della fede e con la fede delle opere. Il Sì all’esistere e al
cosmo è il movente e la sostanza stessa dell’agere

L’eterno è la vera categoria del religioso inteso come la dimensione radicale dell’uomo
L’eterno è archè prima che eskaton è continuo presente ! L’eterno è un apriori
Per questo è intrinseco al Nichts religioso il necessario, perpetuo convertirsi in Sein

^ C si riallaccia allo Heid pensatore del religioso, e non a quello annunciatore e teologo di una particolare fede

In quanto donazione di senso. l’Essere è Sage: il Dire originario, la Parola condizione di ogni possibile parola
che abbia senso
La Parola è creazione, rivelazione (cfr il fiat e il valde bona della Genesi), e anche redenzione (il Verbum fatto
caro [carne] in Giovanni )
Il Sein è dunque Sage: è qui il luogo d’origine dell’ermeneutica

La parola che interessa l’ermeneutica è la Parola proveniente dallo spazio religioso


Il pensare originario è solo come rapporto alla Parola

Nessuna parola è senza una qualche presenza della Parola


Heid prende in considerazione il linguaggio della poesia e della filosofia
L’Ort è il luogo storicamente ontologico del destino e della destinazione dell’uomo, il modo con cui l’Essere,
parlandogli, lo destina a concretamente determinarsi, il posto che così gli assegna nella storia del mondo
Nell’Ort si svolge il dramma dell’eterno che entra nel tempo

Heid critica fortemente la filosofia come concetto (etim: “cumcapere” = afferrare, chiudere, tenere in pungo)
ma per natura essa è inafferrabile e vive di Winke (cenni, accenni)

Heid ha come pochi altri aiutato a capire che è nel dominio del religioso, non solo la scaturigine, ma la
sostanza stessa di ogni possibile impegno etico
^ Il senso della responsabilità cosmica si fa veramente e veracemente acuto col farsi acuto del senso delle
responsabilità concrete

^ Sia in Heid sia in Jaspers il merito di aver ridestato la consapevolezza della varietà delle forme in cui si è
storicamente incarnato e può comunque incarnarsi il pensiero filosofico

Si può parlare di esistenzialismo dove sia presene una tematizzazione dell’Existenz, intesa come il momento
dell’interrogare radicale proteso verso una risposta di fede
La fede risponde in quanto continua ad interrogare; la sua pace è vittoria sempre ancora in lotta con lo
sgomento di fronte alla negatività inscritta nelle stesse strutture ontologiche; le sue affermazioni, negando
l’enigma, serbano comunque il senso del mistero

cap4: Cristologia e pensiero contemporaneo


Le tre figure emblematiche Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”; quelli che non riconoscono in
Lui altro che Gesù, figlio di Giuseppe e che arrivano a lapidarlo come reo di bestemmia; tutti coloro che
affermano “Credo, Domine. Adiuva incredulitatem meam”
Di fornte al mopmento della decisione fondamentale
NB la conclusione con Heid: “L’oscurità non è necessariamente tenebra” a simbolo del cristianesimo
non è rimasta dominante un immagine di gloria, bensì la Croce …

cap5: Di quale fede vive l’uomo contemporaneo?


La domanda di fondo di Kahn nel volume “Letteratura e crisi della fede” ‘67
Non semplice sociologia!
La domanda del titolo dovrebbe trasformarsi così: Di che fede deve vivere l’uomo in quanto avverte insieme la
necessità e il dovere di essere contemporaneo?
Quella luce di eterno non può che attingerla in una figura storica, ma sempre rimandante oltre se stessa
Attingere da ciò che è cronologicamente contemporaneo ciò che è idealmente contemporaneo
L’incomprensibilità del mondo non è un suo difetto, ma è il mondo! cfr Kafka-> la sua non è un accusa, perché
implicherebbe la possibilità di altri mondi!  La vera speranza dell’uomo contemporaneo è di trovare
nell’inconsistente il consistente, nel frammento l’intero, nel nulla il Tutto ?
Il nichilismo è l’inveramento esistenziale del dubbio metodico cartesiano, l’enucleazione stessa della struttura
ultima e radicale della criticità

La “fede senza fede” non come esito, ma come passaggio obbligatorio

LE possibilità implicite al reale, costituenti l’autentico reale, esigono, per disvelarsi una “volontà” e un impegno
e una forza di evocazione il rinvenire senso nel non senso è una decisione, è un atto di volontà, anche se
formalmente è un intelligere

Kahn celebra l’intuizione di Weber su protestantesimo e capitalismo e cerca di attuarla anche alla letteratura,
in rapporto al processo di secolarizzazione (tema fondamentale!)
Per Kahn la secolarizzazione è la crisi della fede nel Dio trascendente della trad platonico-cristiana e la fede in
un altro mondo e in un’altra vita
Crisi della fede cmq non indica sparizione e nemmeno attenuazione del religioso anzi per Kahn =
sacralizzazione del mondano nella letteratura
Non segna la fine del religioso ma una sua metamorfosi

^^ Storicamente la crisi della fede parte dal Rinascimento


^^ I due testi che segnano la crisi iniziale indicati nel Doctor Faustus di Marlowe e in “Romeo e Giulietta” di
Shakespeare

L’uomo dell’umanismo teomorfico che serva la sua postulazione di assoluto intatta, fa severamente i conti con
la realtà del negativo e del finito

Goethe (col personaggio di Egmont= anticipa il grande sì alla vita (che include la morte) di Nietzsche ma
anche l’accettazione dell’assurdo di Camus; e insieem li oltrepassa

IL farsi Dio dell’uomo nella religione dell’umanismo teomorfico ha palesemente altro significato a seconda di
quale uomo si fa divino di ciò che dell’uomo si fa divino, del perché l’uomo si fa divino

NB il discorso sulla religione dell’amore sempre presente il senso del tragico; se viene meno l’amore, crolla
tutto!
La risp tragica di Leopardi il tu non può mai farsi Tu assoluto se non per “inganno”

In Kahn teomorfico è sinonimo di cristomorfico  tale religione infatti conosce la passione del Figlio più che la
gloria del Padre

CFR: necessario indagare sui perché economici e sociali dell’emarginazione ma ciò che realmente è
emarginazione e liberazione dalla emarginazione lo si capisce solo attraverso una ricerca de vera fide

cap6: Progetto di una ricerca


NB Nichilismo e Disumanità
Importanza sia dell’educazione cristiana sia dell’educazione umanistica

cap7: Dio e spazio religioso in Feuerbach


Il nome di F, pur essendo la sua una vastissima presente nella cultura e nell’ethos, non compare nei grandi
pensatori contemporanei del religioso come Otto, Jaspers, Heidegger, e non fa eccezione nemmeno Barth …
L’annuncio di F voleva essere chiarificazione di quella decisiva svolta: eliminazione della religione come fede
in un dio e in un mondo altri dall’uomo e da questo mondo, e sostituzione di essa con la religione dell’avvenire
homo homini deus

Per F la religione è coscienza dell’infinito e la coscienza che l’uomo ha di Dio è l’autocoscienza


dell’uomo la specie umana non ha limiti, limitato è solo l’individuo
cfr la “sacra idea della specie”
cfr Leibniz “Le perfezioni di Dio sono le perfezioni delle nostre anime, solo che egli le possiede in misura
illimitata” ->In F il “solo che” cade, nel passaggio dall’individuo alla specie

La dialettica inferno-paradiso già propria di questo mondo  lotta tra la disperazione di fronte all’enigma e la
speranza di fronte al mistero

L’intento di F è quello di tradurre in prosa miti religiosi ed elaborazioni teologiche o speculative di miti, cioè
dogmi

Il presupposto metafisico è quello che il reale sia strutturalmente razionale imperativo etico “vivi secondo
natura” perché così “vivi secondo razionalità”

NB la morte avvertita come necessaria L’Infinito è dato solo nella temporalità


L’assenza di animus jobico, la mancanza di radicalità esistentiva, un previo assenso di fondo al reale si
rivelano una costante del pensiero feuerbachiano
Tale assenso dato da un “buon senso” di fondo, venato da un certo borghesismo metafisico

NB il senso della Natur, privo della ybris …

F non esperì né pensò la morte di Dio

^ cfr l’idea per cui solo l’uomo che soottrae la fede nel Dio onnipotente può creare una grande “cultura” (diff
per F tra ebrei e greci …)

Lontananza di F dalla contemporaneità nel suo essere ‘borghese’


Tuttavia, è possibile valorizzare il F che si immerge nel mondo e nella logica dell’anima orante, per il quale Dio
è il redentore da quel male di fronte a cui cessa la potenza dell’imperatore
Sulla scorta dell’indicazione kantiana la religione nono come soggetti “desiderio teogonico”, ma come volontà
ontologicamente ed eticamente necessaria di eterno
L’idea di eternità ha a che fare anche con la più quotidiana delle nostre decisioni necessaria voluta
aeternitatis costitutiva dell’uomo

cap8 Nichilismo e Scetticismo: “Il problema di Dio nel pensiero scettico” di W. Weischedel
La “teologia filosofica”
In W colpisce l’immagine religiosa e ascetica del filosofare
La filosofia per W non è l’unica scelta esistenziale ma chi la compie deve sapere che è decisiva, irreversibile,
esclusiva (e per pochi) e anche la più alta
Di fronte al niente il filosofo può essere colto da due diverse tentazioni di evasione: il suicidio / il rifugio nella
fede nel senso ecclesiale del termine entrambi, per W sono cadute morali Quel che importa è tenere
aperta la domanda sul senso , anche e proprio continuando a esperire l’impossibilità di cogliere un senso
Per W l’occuparsi del problema di Dio non può avere per il filosofo altro significato se non quello di cercare un
senso ultimo a ciò che pare destituito di senso, semplice assurdo
La domanda con cui la filosofia interroga il reale è la domanda sul senso , sull’interna giustificazione ad essere
di quanto è
La domanda è dubbio!
In questa linea, vi è una identificazione tra nichilismo e scetticismo
Il “Dio dei filosofi” si configura come ciò da cui la problematicità radicale irrompe sulla realtà e da ultimo sullo
stesso interrogare è l’origine di questa stessa problematicità è il Mistero che fonda e origina il
mistero del mondo

cap9: L’interrogazione jobica nel pensiero di Benedetto Croce


Interrogazione (= Cristo in Croce) che sorge di fronte al male ontologico (strutturale) che rimane indistrutto e
indistruttibile oltre ogni possibile vittoria sui mali e di cui questi mali documentano la non evitabile tragicità
Oggi tale domanda suona: perché l’essere di quello che è piuttosto che il niente?
Quale aiuto può venire dal pensiero crociano per una risp a tale domanda?

Per C il “positivo” si lega indissolubilmente al “negativo”; ”La moralità non è altro che la lotta contro il
male:ché se il male non fosse, la morale non troverebbe luogo alcuno”
“Bene e male sono i due termini dialettici che compongono l’unità della vita. ed essa non può escludere uno
dei due senza escludere il suo concetto stesso”

La domanda sulla vita risulta indissolubile alla domanda sul Tutto (se la Legge del Tutto sia divina o
demoniaca)  L’esistere dell’uomo è impensabile fuori del contesto cosmico e viceversa
L’uomo è entro il contesto del Tutto Ogni sforzo che egli faccia per cangiare non una figura del mondo, ma la
struttura del mondo è velleitario e fallimentare:impresa non da Prometeo ma da Capaneo

Per Croce, filosofia come chiarificazione dei modi del fare umano ; come dottrina delle categorie  Etica
generale!
^ Non è il silenzio di Dio che è alla base del relativo silenzio filosofico di Croce su Dio, ma l’avvertimento della
Sua parola, mai venuto meno
Ma ne “La fine della civiltà” (’46 <- eco 2GM) in primo piano la passione e la morte dei figli, a cui è indifferente
la gloria del Padre

La rivolta di Giobbe è una rivolta contro Dio o non piuttosto contro un’immagine di tetra di Dio prospettato
come il Custode e il Vindice di una Dike che è in realtà pura iniquità? L’ybris di Giobbe nella sua apparente
asebeia non è per caso generata da una eusebeia nei confronti del Dio verso, del Dio che è sempre oltre ogni
figura che l’uomo attinga di Lui?

Identificazione tra l’Anticristo di Croce e lo Stavrogin de “I Demoni” di Dostoevskij , eroe emblematico della dis-
creazione nichilismo non come sgomento di fronte al niente, bensì come volontà del niente

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