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La rilettura di Feuerbach nel cap VII, in cui rinviene la distinzione fondamentale tra malum e mala mundi
innovatività ermeneutica
NB il nichilismo, spiega C, non è ne ateismo né scetticismo
DAL TESTO
^ Nella Prefazione spiega come abbi raccolto saggi degli ultimi 7 anni
1 cap: Nichilismo e dialettica religiosa
La grande domanda-> “perché l’esistere di ciò che esiste piuttosto che il niente?” nella storia della
formulazione di tale domanda si tengano presenti Leibniz, Schelling e Heidegger
Due significati di nihil il “niente assiologico-ontologico” e il “Nulla religioso”
Domanda che si lega a una “negatività radicale” designabile con nome di “peccato di origine ontologico” (=
male metafisico)
Il male insidia e segna di sé l’esistere dell’uomo, essere comunitario e cosmico
Ma “militia est vita hominis super terram” (Job) / il male è la materia stessa della moralità e la “buona volontà”,
volta al trionfo sul male, secondo la formula kantiana, è l’unico bene che possa essere detto tale nel mondo e
fuori del mondo ?
La buona volontà può lottare contro i mali, ma non contro il male Contro la “struttura”, le radici ontologiche
dei possibili mala, contro il malum, la lotta dell’uomo è senza speranza . Non c’è “liberazione” che possa
essere “redenzione”
Le strutture dell’esistere includono possibilità sgomenti che minimizzano le possibilità vitali -> Auschwitz e
Hiroshima come simboli, che però non garantiscono di essere o restare l’accadimento estremo
No alla versione dell’Apologo di Menenio Agrippa per cui “ombre e difetti giovano all’armonia del tutto”
L’ “accidentale” è un carattere costitutivo della struttura ontologica, e quindi non accidentale
“Essere nato significa essere collocato in un contesto cosmico e storico che è segnato da una negatività
ontologica” ->> Salmo 50 “In peccato concepit me mater mea” ->Termine peccato che non ha un significato
meramente morale
cfr le note parole di Nietzsche a Jacob Burckhardt
La grande domanda della teodicea (Dio summe bonus persegue il summum bonum ?) è la domanda che
l’uomo pone anche a se stesso, ma in questo senso, assume altra figura L’uomo essere cosmico ha dunque
una corresponsabilità cosmicacon-sofferente e col-laborante in –essere nel cosmo, con-essere col cosmo
Doppia caratteristica di homo patiens e homo agens
La domanda della teodicea che l’uomo pone a se stesso, sul fine dell’aedificium mundi, è proprio “Perché
l’essere piuttosto che il nulla?” Che assume vista setto quest’ottica il significato: “è il mondo degno di essere?”
Il malum mundi è esperito dall’uomo nella concretezza dei mala in mundo, ma non ne rappresenta solo la
condizione trascendentale
Cfr la lotta etica nel dominio della corporeità la medicina e il tentativo di aggredire e dominare la corporeità
proprio come struttura -> ma non è possibile sottrarsi allo strutturale della struttura
Il trionfo finale della medicina (l’eliminazione della morbilità) coinciderebbe con la sua definitiva soppressione
Impossibile pensare di poter vincere il malum mundi con gli stessi mezzi dei mala in mundo. Tuttavia il malum
resta una negatività che deve essere negata
Strettissimo legame (se non identità) tra “possibilità ontologica del negativo” e “negatività ontologica”
Quale relazione tra malum mundi e niente?
Assenza di valore e niente sono (nel regno del “dover essere” (Sollen) ontologico) indistinguibilmente
congiunti
La lotta contro il malum mundi è la volontà di trovare barlumi di eternità nella temporalità deserta, di
trasformare l’inerzia e la volontà di morte (morte cosmica) in affermazione di vita e di azione è una lotta
“per un fede”
Eterno e fede sono arché prima di éschaton
La domanda fondamentale implica un giudizio sul mondo, inteso come un possibile e un contingente
In ogni momento della sua esistenza, l’uomo si muove all’interno dello spazio religioso
Lo spazio religioso può anch’esso dirsi Nihilma è il nihil come Nulla (Nulla religioso, nientificante), non il
nihil come niente
La domanda radicale del nichilismo è la stessa domanda radicale propria del religioso
Il religioso è l’interrogare di Giobbe e del Cristo in croce; suo simbolo può essere la “nube carica di
interrogativi” di cui parla Nietzsche
Diff tra momento religioso e momento della fede, che è risposta, è “dire sì”
Antinomia centrale nell’etica: bonum cum laetitia conjuctum / bounum laetitia destitutum sforzo di ridurre
ed eliminare la seconda
In Kant il summum bonum più che postulato della ragione pratica è il suo vero oggetto
L’imperativo fondamentale dell’eticità va ravvisato nell’imperativo ontologico dell’eterno
Cercare un’etica altro non può significare se non cercare quali e come siano le figure dell’eterno (di ciò che in
sé e per sé ha senso, ha valore) possibili nel tempo
Nonostante la cristi della fede , non è scomparso dallo sguardo dell’uomo lo spazio religioso
cfr l’esperienza della Croce l’uomo ha sempre bisogno di essere redento dalla morte, cioè dal peccato
d’origine ontologico; chiede sempre il miracolo della trasformazione del soffrire fenomenicamente privo di
senso nell’agire carico di senso
La nostra epoca sta sotto il “segno del religioso” ma non sotto quello della fede. Se , ammonisce Heidegger, il
Nulla sempre si converte nell’Essere, non il momento dell’Essere ma quello del Nulla ha oggi il predominio:il
momento della crisi di ogni fede e di ogni etica, della distruzione di ogni “tradizione”
l’imperativo dell’eterno avvertito nel modo dell’aporia
Quanto potente oggi sia la signoria di questo imperativo lo testimoniano i due opposti fenomeni di utopia (della
rivoluzione come redenzione cfr Bloch e Sartre, il marxismo popolare, la rivolta giovanile, persino il
terrorismo) e la disperazione
1) Una donna incerta se diventare madre sapendo di dover partorire un uomo moralmente eccezionale,
destinato a morire in un campo di concentramento come Auschwitz
<- diff con la Madonna (Ecce ancilla domini), consapevole della gloria finale …
Ma , molti pur avvertendo l’impossibilità sul piano filosofico della fede nell’alba pasquale, hanno sottolineato la
presenza di eternità nella stessa ora della Croce e hanno su questo alla fine fondato il loro sì all’esistere
3) Donna destinata a partorire un figlio segnato da deficienza mentale gravissima, dove gli apriori (kantiani)
funzionano non come forze cosmo poietiche ma come potenze del caos
Di fronte all’idiota si conoscono i due poli della possibile scelta: essi trovano la loro figura-simbolo in Hitler da
un lato, nel Cottolengo dall’altro
Di fronte al nihil, l’imperativo ontologico-etico ci comanda di cercare per vedere , là dove tutto appare senza
senso (“inutile”), non ci sia una misteriosa presenza di senso
Questa triplice esemplificazione serve a rivendicare il “singolo” e fare presente la spaventosa iniquità che
grava sui destini degli uomini al di qua e indipendentemente dalla iniquità sociale
Tali figure inoltre permettono di comprendere la crisi della teodicea tradizionale che poggia su due
presupposti:il principio di Dio somma sapienza e bontà, creatore del mondo; il principio del dolore come
conseguenza del peccato ..>ma qui, il sofferente appare innocente
Il Nihil religioso è innanzitutto crisi del mondo nella sua strutturalità ontologica
In questo spazio si dice quel Sì che è il nascere della fede e con la fede delle opere. Il Sì all’esistere e al
cosmo è il movente e la sostanza stessa dell’agere
L’eterno è la vera categoria del religioso inteso come la dimensione radicale dell’uomo
L’eterno è archè prima che eskaton è continuo presente ! L’eterno è un apriori
Per questo è intrinseco al Nichts religioso il necessario, perpetuo convertirsi in Sein
^ C si riallaccia allo Heid pensatore del religioso, e non a quello annunciatore e teologo di una particolare fede
In quanto donazione di senso. l’Essere è Sage: il Dire originario, la Parola condizione di ogni possibile parola
che abbia senso
La Parola è creazione, rivelazione (cfr il fiat e il valde bona della Genesi), e anche redenzione (il Verbum fatto
caro [carne] in Giovanni )
Il Sein è dunque Sage: è qui il luogo d’origine dell’ermeneutica
Heid critica fortemente la filosofia come concetto (etim: “cumcapere” = afferrare, chiudere, tenere in pungo)
ma per natura essa è inafferrabile e vive di Winke (cenni, accenni)
Heid ha come pochi altri aiutato a capire che è nel dominio del religioso, non solo la scaturigine, ma la
sostanza stessa di ogni possibile impegno etico
^ Il senso della responsabilità cosmica si fa veramente e veracemente acuto col farsi acuto del senso delle
responsabilità concrete
^ Sia in Heid sia in Jaspers il merito di aver ridestato la consapevolezza della varietà delle forme in cui si è
storicamente incarnato e può comunque incarnarsi il pensiero filosofico
Si può parlare di esistenzialismo dove sia presene una tematizzazione dell’Existenz, intesa come il momento
dell’interrogare radicale proteso verso una risposta di fede
La fede risponde in quanto continua ad interrogare; la sua pace è vittoria sempre ancora in lotta con lo
sgomento di fronte alla negatività inscritta nelle stesse strutture ontologiche; le sue affermazioni, negando
l’enigma, serbano comunque il senso del mistero
LE possibilità implicite al reale, costituenti l’autentico reale, esigono, per disvelarsi una “volontà” e un impegno
e una forza di evocazione il rinvenire senso nel non senso è una decisione, è un atto di volontà, anche se
formalmente è un intelligere
Kahn celebra l’intuizione di Weber su protestantesimo e capitalismo e cerca di attuarla anche alla letteratura,
in rapporto al processo di secolarizzazione (tema fondamentale!)
Per Kahn la secolarizzazione è la crisi della fede nel Dio trascendente della trad platonico-cristiana e la fede in
un altro mondo e in un’altra vita
Crisi della fede cmq non indica sparizione e nemmeno attenuazione del religioso anzi per Kahn =
sacralizzazione del mondano nella letteratura
Non segna la fine del religioso ma una sua metamorfosi
L’uomo dell’umanismo teomorfico che serva la sua postulazione di assoluto intatta, fa severamente i conti con
la realtà del negativo e del finito
Goethe (col personaggio di Egmont= anticipa il grande sì alla vita (che include la morte) di Nietzsche ma
anche l’accettazione dell’assurdo di Camus; e insieem li oltrepassa
IL farsi Dio dell’uomo nella religione dell’umanismo teomorfico ha palesemente altro significato a seconda di
quale uomo si fa divino di ciò che dell’uomo si fa divino, del perché l’uomo si fa divino
NB il discorso sulla religione dell’amore sempre presente il senso del tragico; se viene meno l’amore, crolla
tutto!
La risp tragica di Leopardi il tu non può mai farsi Tu assoluto se non per “inganno”
In Kahn teomorfico è sinonimo di cristomorfico tale religione infatti conosce la passione del Figlio più che la
gloria del Padre
CFR: necessario indagare sui perché economici e sociali dell’emarginazione ma ciò che realmente è
emarginazione e liberazione dalla emarginazione lo si capisce solo attraverso una ricerca de vera fide
La dialettica inferno-paradiso già propria di questo mondo lotta tra la disperazione di fronte all’enigma e la
speranza di fronte al mistero
L’intento di F è quello di tradurre in prosa miti religiosi ed elaborazioni teologiche o speculative di miti, cioè
dogmi
Il presupposto metafisico è quello che il reale sia strutturalmente razionale imperativo etico “vivi secondo
natura” perché così “vivi secondo razionalità”
^ cfr l’idea per cui solo l’uomo che soottrae la fede nel Dio onnipotente può creare una grande “cultura” (diff
per F tra ebrei e greci …)
cap8 Nichilismo e Scetticismo: “Il problema di Dio nel pensiero scettico” di W. Weischedel
La “teologia filosofica”
In W colpisce l’immagine religiosa e ascetica del filosofare
La filosofia per W non è l’unica scelta esistenziale ma chi la compie deve sapere che è decisiva, irreversibile,
esclusiva (e per pochi) e anche la più alta
Di fronte al niente il filosofo può essere colto da due diverse tentazioni di evasione: il suicidio / il rifugio nella
fede nel senso ecclesiale del termine entrambi, per W sono cadute morali Quel che importa è tenere
aperta la domanda sul senso , anche e proprio continuando a esperire l’impossibilità di cogliere un senso
Per W l’occuparsi del problema di Dio non può avere per il filosofo altro significato se non quello di cercare un
senso ultimo a ciò che pare destituito di senso, semplice assurdo
La domanda con cui la filosofia interroga il reale è la domanda sul senso , sull’interna giustificazione ad essere
di quanto è
La domanda è dubbio!
In questa linea, vi è una identificazione tra nichilismo e scetticismo
Il “Dio dei filosofi” si configura come ciò da cui la problematicità radicale irrompe sulla realtà e da ultimo sullo
stesso interrogare è l’origine di questa stessa problematicità è il Mistero che fonda e origina il
mistero del mondo
Per C il “positivo” si lega indissolubilmente al “negativo”; ”La moralità non è altro che la lotta contro il
male:ché se il male non fosse, la morale non troverebbe luogo alcuno”
“Bene e male sono i due termini dialettici che compongono l’unità della vita. ed essa non può escludere uno
dei due senza escludere il suo concetto stesso”
La domanda sulla vita risulta indissolubile alla domanda sul Tutto (se la Legge del Tutto sia divina o
demoniaca) L’esistere dell’uomo è impensabile fuori del contesto cosmico e viceversa
L’uomo è entro il contesto del Tutto Ogni sforzo che egli faccia per cangiare non una figura del mondo, ma la
struttura del mondo è velleitario e fallimentare:impresa non da Prometeo ma da Capaneo
Per Croce, filosofia come chiarificazione dei modi del fare umano ; come dottrina delle categorie Etica
generale!
^ Non è il silenzio di Dio che è alla base del relativo silenzio filosofico di Croce su Dio, ma l’avvertimento della
Sua parola, mai venuto meno
Ma ne “La fine della civiltà” (’46 <- eco 2GM) in primo piano la passione e la morte dei figli, a cui è indifferente
la gloria del Padre
La rivolta di Giobbe è una rivolta contro Dio o non piuttosto contro un’immagine di tetra di Dio prospettato
come il Custode e il Vindice di una Dike che è in realtà pura iniquità? L’ybris di Giobbe nella sua apparente
asebeia non è per caso generata da una eusebeia nei confronti del Dio verso, del Dio che è sempre oltre ogni
figura che l’uomo attinga di Lui?
Identificazione tra l’Anticristo di Croce e lo Stavrogin de “I Demoni” di Dostoevskij , eroe emblematico della dis-
creazione nichilismo non come sgomento di fronte al niente, bensì come volontà del niente