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Le ultime fasi del pensiero di Schelling

L’Assoluto è identità originaria di Natura e Spirito, di Io e non-Io, di Soggetto e Oggetto


(coincidentia oppositorum). E’ l’Uno – Tutto, al di fuori del quale nessuna cosa esiste per sé.
Il problema che ora si presenta a Schelling è di chiarire come dall’Assoluto possa essere
emersa la differenziazione e il finito. E’ l’antico dilemma: posta la realtà dell’essere, da dove il
divenire?
Per rispondere a questa domanda, egli abbandona il piano della razionalità e ricorre al
misticismo teosofico.
Influenzato dal pensiero degli antichi mistici tedeschi, e soprattutto da Boheme, sostiene
che l’esistenza delle cose e la loro origine suppongono un’originaria “caduta”, un “distacco” da Dio.
Così scrive Schelling: <<L’origine del mondo sensibile può spiegarsi solo con un distacco
dall’Assoluto mediante un salto>>. In Dio, infatti, c’è un principio oscuro e cieco ,
irrazionale, e un principio razionale, e la vita di Dio si esplica come vittoria del positivo sul
negativo.
E’ questo il tema centrale della fase <<teosofica>> (1804 – 1811) del pensiero di Schelling.
Inizialmente, quindi, Schelling aveva definito l’Assoluto come unità indifferenziata di Natura e
Spirito, di Io e non-Io (filosofia dell’Identità). A partire dal 1804, il termine “Assoluto” e’
sostituito con quello di “Dio”. Gli opposti, che precedentemente erano ammessi come
unificati nell’Assoluto, vengono ora intesi da lui come presenti in lotta in Dio medesimo. In Dio, gli
opposti ( bene – male, libertà – necessità, ecc. ) sono in lotta tra loro e la vita di Dio si esplica come
vittoria del positivo sul negativo. Dio non è puro Spirito, ma è anche Natura. Il dramma umano, che
consiste nella lotta tra il bene e il male, tra la libertà e la necessità, è dunque il rispecchiarsi di un
originario conflitto di forze opposte che sono alla base della stessa esistenza e vita di Dio.
Il male è nel mondo perché è già in Dio e, nel corso della Storia, esso sarà vinto per via del
rispecchiamento di quella vittoria sul negativo che si realizza eternamente in Dio.

La “filosofia positiva” (1815 in poi)


La distinzione tra filosofia positiva e filosofia negativa appartiene all’ultimo Schelling.

La filosofia negativa è la speculazione basata solo sulla ragione e concerne il “che cosa
universale”, ossia l’essenza delle cose, la loro possibilità logica.

La filosofia positiva, invece, è la speculazione fondata, oltre che sulla ragione, anche sulla
religione e sulla rivelazione; concerne l’esistenza effettiva delle cose. La filosofia positiva deve
necessariamente integrare quella negativa.

La rivelazione per eccellenza è quella su cui è fondata la religione cristiana. Egli, pero’, estende il
concetto di rivelazione a tutte le religioni storiche, comprese quelle politeistiche, che sono una sorta
di “rivelazione progressiva di Dio”.
Il Dio di cui questa filosofia positiva si occupa “è ormai il Dio – persona che crea il mondo, si
rivela e redime l’uomo dalla caduta”. ( Reale – Antiseri ).

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