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INTERROGAZIONE FILOSOFIA HEGEL

Hegel viene considerato il massimo esponente dell’idealismo nella metà dell’800 ed è definito
EGEMONICO cioè detta legge. La sua filosofia è considerata ONNICOMPRENSIVA, spiega la realtà
circostante). Hegel cerca di essere sistematico creando una filosofia in cui tutto è disposto in modo
corretto e sarà quest’ultima a doversi adattare alla realtà. I suoi avversari sono SCHOPENHAUER e
KIERKEGAARD (filosofo dell’esistenzialismo). La sua filosofia è caratterizzata da 3 punti cardine:

1. Rapporto tra FINITO\ INFINITO: l’idealismo afferma che bisogna andare oltre, verso l’infinito,
attraverso uno sforzo detto STREBEN. In questo caso l’infinito si manifesta nel finito (realtà,
considerata come tutto ciò che ci circonda, quindi un organismo). L'infinito è in continuo
movimento (una realtà sempre in divenire) che si identifica in qualcosa di ultraterreno: lo
spirito, l’assoluto, Dio e soprattutto la ragione, in quanto per H. l’infinito è la RAGIONE.
2. Rapporto tra RAGIONE\REALTA’: in questo contesto, tutto ciò che è razionale è reale, ossia la
ragione si concretizza nella realtà. Non è la ragione soggettiva di Kant, in quanto non
parliamo di noi singoli, ma di una ragione generale cioè una ragione del tutto. La ragione di
Hegel è una ragione assoluta, ma si concretizza sempre nella realtà. La realtà è una
conseguenza logica della razionalità, ciò che si manifesta è la realtà che è razionale, ossia
avviene per una ragione. Hegel sostiene che quello che accade è giusto, razionale cioè “la
realtà ha in sé una ragione” e quindi, nulla avviene per caso. Si tratta di una ragione
ontologica che fa sì che la realtà, l’oggetto in sé esista. A questo punto possiamo parlare di
PANLOGISMO cioè il tutto è logico-razionale
3. FUNZIONE DELLA FILOSOFIA: per Hegel la filosofia non deve basarsi sulla fantasia, ma sulla
realtà, e quindi sull’evidenza. Essa ha una funzione GIUSTIFICATRICE e ha il compito di
interpretare, comprendere e spiegare la realtà attraverso la ragione, per questo viene
considerata una scienza rigorosa.

DIALETTICA: è una legge della ragione (LOGOS) che serve per far comprendere la realtà. In questo
processo avviene uno scambio tra gli opposti che si scontrano\dialogano creando così un confronto
con:

- TESI, in cui una cosa si determina;


- ANTITESI, in cui avviene la negazione di ciò che si è determinato nella tesi, come qualcosa di
astratto;
- SINTESI, in cui avviene la fusione delle due realtà creando così una situazione nuova per
andare avanti.

ESEMPIO: se compriamo dei bulbi per piantare un fiore, come cosa concreta possiamo affermare che
siamo in presenza “dell’essere” (TESI). Nel momento in cui posizioniamo i bulbi in una buca, questi in
un certo senso muoiono, in quanto scompaiono e quindi siamo in presenza del “non essere”
(ANTITESI). A questo punto, la morte è una condizione che fa parte della vita reale del fiore, in
quanto la realtà è in continuo divenire e in questo modo siamo in presenza della sintesi, ossia
fusione tra ESSERE e NON ESSERE. Il divenire è una contrapposizione di eventi, pensieri da cui ha
origine la sintesi, che rappresenta il vero. A differenza della logica tradizionale in cui non si presenta
una contrapposizione.

LA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO (1807)

E’ un’opera che porta alla comprensione del sistema hegeliano, che ha influenzato il panorama
culturale tedesco ed europeo nell’800. La “Fenomenologia dello Spirito” è la storia romanzata dello
spirito, attraverso l’utilizzo di figure storiche ideali. Per Hegel ragione, spirito, assoluto sono sinonimi
e si manifestano nella storia. Hegel, quindi, ci racconta come attraverso le figure storiche ideali, la
ragione che era in sé, sia uscita da sé e stia ritornando a sé. La ragione fuori da sé si manifesta in
fenomeni e torna in sé attraverso figure come:

- la figura del servo padrone;


- la figura dello stoicismo e scetticismo;
- la figura della coscienza infelice.

Il processo dialettico si manifesta in 3 momenti:

1. TESI, momento affermativo (COSCIENZA)


2. ANTITESI, momento negativo (AUTOCOSCIENZA)
3. SINTESI, momento del ritorno (RAGIONE), che risulta più fertile (grazie soprattutto
all’antitesi poiché in assenza di essa non esisterebbe la sintesi), in quanto avviene lo scontro
tra gli opposti, TESI e ANTITESI, e il superamento di quest’ultimo.

La Coscienza è concepita come consapevolezza di un oggetto che percepisce l’altro rispetto a sé. La
coscienza si articola in tre momenti:

1. la certezza sensibile permette di arrivare al sapere immediato attraverso i sensi, ma si


rivelerà insufficiente, in quanto quest’ultima non riuscirà a comprendere le cose nella loro
complessità. Per comprendere una sensazione percepita dai sensi, è necessaria la presenza
del soggetto che mette in relazione, la sensazione percepita con altre sensazioni, creando
un’unica esperienza. La certezza sensibile tende ad una percezione più ampia delle cose, ma
non è capace di farlo. Il problema, secondo H, viene superato quando si passa ai gradi
superiori della conoscenza: percezione e intelletto.
2. la percezione, nella percezione le parti delle cose (forma, colore, sapore) possono essere
colte come parte di un’unità.
3. L’intelletto, con l’intelletto il soggetto organizza e struttura le esperienze in cui si riconosce
come artefice, ma nonostante l’intelletto organizza, classifica e riconduce a leggi i fenomeni
esterni non arriva alla verità, ma ne conosce solo alcune parti relative a singole discipline
pertanto, deve essere superato: ciò avviene con l’autocoscienza.

L’autocoscienza è il momento dello scontro, del riconoscimento di sé verso l’altro (attenzione verso il
soggetto) in cui si ha la conferma della propria identità. H tale obiettivo può essere raggiunto solo
con lo scontro, il conflitto. C’è la lotta tra due autocoscienze in cui ogni contendente deve mettere in
gioco la propria vita per ottenere la supremazia ed il ruolo di dominio. Bisogna passare attraverso il
rischio dell’oggettivazione, cioè alla morte: solo così il soggetto può affermarsi in contrapposizione
all’oggetto. La lotta cessa quando una delle due autocoscienze, per paura della morte, abbandona il
campo e si sottomette all’altra. A questo punto introduciamo quella del servo-padrone, molto
studiata dai successori di H, in particolare da Marx. Il padrone è colui che, per ottenere
l’indipendenza, ha accettato di mettere in pericolo la sua vita nella lotta tra le autocoscienze,
mentre, il servo è colui che, per paura della morte, ha deciso di perdere l’indipendenza e la libertà,
sottomettendosi all’altro. In termini dialettici, questo è il momento della tesi: la coscienza del
padrone si determina come soggetto libero che afferma la propria superiorità sul servo, ridotto a
“cosa”. Il padrone vive di rendita derivante dal lavoro del servo, rendendosi dipendente da lui. Il
servo attraverso il lavoro acquista la propria indipendenza e superiorità, ribaltando la situazione. In
termini dialettici siamo nel momento dell’antitesi: colui che era servo (oggetto) si scopre soggetto
libero e autonomo rispetto al padrone, il quale diviene servo del suo servo. Con l’affermazione
dell’autonomia del servo si realizza il diritto di entrambi i soggetti alla libertà. Si tratta del momento
della sintesi: inizialmente prerogativa del padrone (tesi) poi acquisita dal servo con il lavoro
(antitesi).

LO STOICISMO

Attraverso una storia romanzata della libertà, lo stoico rimane distante dalla realtà. Lo stoico ritiene
che tutto è necessario e accetta tutto ciò che accade, in quanto c’è la ragion d’essere. Dunque vi era
un’identità tra la natura e la ragione. Il saggio era colui che non andava contro natura e ragione, ma
si adeguava al tutto, senza farsi travolgere da emozioni, passioni e sentimenti perché erano portatori
di illusioni, fraintendimenti, tensioni, malessere. Secondo lo stoico il mondo non deve intaccare la
sua libertà, mentre secondo Hegel non si tratta di una vera libertà, ma solamente interiore.
Introduciamo la figura degli scettici, coloro che dubitano di tutto nel mondo, diventando così la loro
verità, con ciò cadono in contraddizione poiché dubitando di tutto, negano l’esistenza di una verità e
perché prendere in considerazione la loro? L'uomo tende all’assoluto ma al tempo stesso non ne ha
consapevolezza così subentra la figura della COSCIENZA INFELICE. A questo punto, si afferma
l’autocoscienza cristiana, in quanto i cristiani, hanno un rapporto diverso con l’assoluto rispetto agli
ebrei perché i cristiani credono in Dio mentre gli ebrei in un profeta. La coscienza comprende
l’esistenza di Dio che ha creato il mondo (TESI) anche se poi Dio si è palesato ed è morto (ANTITESI),
lasciando la nostalgia dell’essere. La massima espressione di tutto ciò è l’ASCETA MEDIEVALE, colui
che è superiore e che cerca in tutti i modi di avvicinarsi a Dio, il quale sarà per sempre irraggiungibile,
in quanto PERFEZIONE. Egli ha la consapevolezza dell’esistenza di Dio e dell’impossibilità di
raggiungerlo, ecco perché si parla di coscienza INFELICE (non realizzazione).

LA RAGIONE

L’uomo vuole raggiungere Dio e scopre di essere esso stesso Dio. L'autocoscienza ti trasforma in
ragione e si manifesta nel rinascimento, dove cerca di esprimere la divinità, nella sua realtà. In
questo modo la ragione diventa osservativa (metodo scientifico) che non soddisfa l’uomo. La
ragione, allora, si fa attiva, cioè potrà godere di ogni singola cosa esterna, ma anche ciò non basterà,
perché cercherà un appagamento anche tramite i sentimenti, così tutte queste autocoscienze
entrano in conflitto. La coscienza va oltre e si accosta alla virtù, che è astratta e bisogna metterla in
pratica. Si è legati ad una morale kantiana (soggettiva) che non è universale ma solo attraverso
un’etica soggettiva, si raggiunge una dimensione universale, che condividiamo tutti, espressa dal
percorso della storia.

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