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HEGEL

Punti fondamentali filosofia di Hegel:

1. rapporto finito-infinito: il finito non esiste, è solo apparenza. Esiste solo in relazione all’infinto: tutte le cose del
mondo sono collegate, fanno parte di un’unica realtà infinita. Quello che sembra autonomo è una parte del tutto,
ma da solo non ha senso (dado con le facce: la realtà ha infinite facce come un dado. noi siamo una faccia che sembra
limitata, quindi autonoma, ma senza il dado, la faccia non esisterebbe e comunque non avrebbe senso. Il tutto
cambia nel tempo secondo la legge della dialettica.

2. Ragione-realtà: “ciò che è reale è razionale. ciò che è razionale è reale.” Tutto cambia ma tale cambiamento non
è casuale, il mondo si modifica secondo una legge. La realtà non è irrazionale perché segue una logica: tutto ciò che
accade, accade perché il mondo segue il suo percorso verso il suo obbiettivo. La realtà è razionale perché, ad
esempio, anche le guerre sono necessarie per un obbiettivo.

3. La filosofa non deve criticare la realtà, la deve spiegare, dimostrando la razionalità del reale. La filosofia è come
la nottola di minerva (gufo che inizia a volare quando fa notte). Quindi la filosofia inizia, allo stesso modo, il suo volo
quando la realtà si è già fatta. Quindi, il suo scopo non è cambiare il mondo, ma conoscerlo, analizzarlo e
commentarlo.

4. dialettica: questo infinito non è fermo, ma si muove e diviene secondo la legge della dialettica. Una legge che
prevede tre moment: tesi, antitesi e sintesi. Questa legge spiega il modo in cui noi conosciamo la realtà ma anche il
modo in cui la relata diviene e si realizza.

I tre momenti della dialettica sono:

1. tesi: momento in cui l’uomo guarda alla realtà e la vede ancora formata da tanti corpi separati e indipendenti l’uno
dall’altro.

2. antitesi: si supera la divisione e bisogna confrontare ogni conoscenza con il proprio opposto. È quindi un momento
negativo.

3. sintesi: dopo il confronto tra opposti, ci rendiamo conto che i vari corpi fanno parte della stessa realtà: il primo
sguardo della tesi era ingenuo, si supera la divisione della realtà, raggiungendo un’unità. Tutte le cose fanno parte
della stessa realtà.

Il finito si risolve nell’infinito. È una visione positiva perché nel corso della storia ci sono sempre momenti di antitesi,
di scontro, ma vengono risolti nella sintesi.

FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO

Presenta, in maniera romanzata, anche attraverso delle storie, il cammino della coscienza per rendersi conto di
essere parte del tutto. La fenomenologia si articola in tre momenti:

1. COSCIENZA (tesi): quando l’io prende coscienza dell’oggetto.

Parte della certezza sensibile (tesi): conoscenza attraverso i sensi, che sembrano dare una certezza, che è però una
certezza sensibile, quindi molto superficiale. Con i sensi conosco ciò che percepisco in quel momento, non è detto
che un oggetto o in un momento sia uguale in un altro momento. Quindi conosco finché ho quella cosa davanti agli
occhi. Conoscenza qui e ora. Quindi il baricentro di tale conoscenza non è l’oggetto, ma più il soggetto. Il “qui e ora”
dipende da chi guarda, non dal mondo.

Si passa alla percezione (antitesi): guardiamo le cose ma ci rendiamo conto che noi non percepiamo l’unità della
cosa ma le caratteristiche di tale cosa. A unificare le percezioni è l’io, quindi la conoscenza de mondo esterno
dipende dall’individuo.

Intelletto (sintesi): ci rendiamo conto che gli oggetti esistono per l’uomo in quanto fenomeni. La realtà è
rappresentata nella nostra coscienza. Il mondo è una mia rappresentazione, io conosco il fenomeno: il mondo visto
da me.
È inutile cercare di capire il mondo, devo cercare di capire me stesso. Si passa quindi dalla coscienza,
all’autocoscienza.

2. AUTOCOSCIENZA (antitesi): prendere coscienza di noi stessi. Usa figure per spiegare il suo dire.

1. dialettica servo-padrone: riflessione su come l’autocoscienza si può riconoscere. Ogni autocoscienza per capire
chi è si deve specchiare nell’altro e lottare con l’altro. Quando due autocoscienze si confrontano cercando di
dominare l’atro, l’autocoscienza che predomina è quella che è disposta a morire, che non ha paura fino alla fine.
Quindi non vince il più forte, ma chi non ha paura di rischiare e tale autocoscienza diventa il padrone.

Dopo un po’ di tempo si ha un’inversione di ruoli: perché il padrone ha bisogno del servo, quindi dipende da lui. Al
contrario, il servo si rende conto che non ha più bisogno del padrone, che è autonomo. Quindi, in questo cambio di
ruoli, il servo compie un percorso che si divide in tre parti:

1. paura della morte: diventa servo perché ha avuto paura di morire

2. servizio: essendo diventato servo del padrone, egli serve quest’ultimo. Il servizio aiuta il servo a compiere un
percorso interiore, a capirsi meglio, a conoscersi.

3. lavoro: il servo è libero tramite il lavoro, distinto dal servizio perché il lavoro è creare qualcosa di libero, di proprio
e mettere nella cosa prodotta la propria coscienza.

2. stoicismo e scetticismo

Figura in cui Hegel riprende il pensiero di due scuole filosofiche che dicono l’una l’opposto dell'altra.

Lo stoicismo diceva che il filosofo deve essere autonomo rispetto alle cose, deve essere libero e indipendente,
autocontrollo estremo. Invece di guardare al mondo si guarda a se, cercando dentro di noi la regola. L’errore sta nel
tentativo di cercare una libertà interiore indipendentemente dal mondo esterno e non rendersi conto che non c’è
distinzione tra mondo interno e esterno (il mondo esterno è per Hegel quello che e dentro di noi).

Lo scettiscismo, al contrario, nega il mondo, perché tutto è incerto. diventa indipendente dal mondo negandolo. Ma
così facendo cade in paradosso: l’unica legge degli scettici è che non ce nulla di vero ma questa frase vien considerata
vera. L’affermazione “non si è certi di nulla” è per gli scettici una certezza, quindi in questo si vede il paradosso.

3. coscienza infelice

Cerca di presentare il rapporto tra la coscienza e dio contrassegnato dall’infelicità perché la coscienza umana è
andata verso dio ma questo tentativo è stato sempre vano. Anche la coscienza infelice è divisa in tre:

1. ebraismo: massima separazione tra coscienza e dio. L’uomo è talmente lontano da dio che si instaura il rapporto
tra padrone e servo.

2. cristianesimo medievale: si fonda sulla vicinanza di dio che si incarna, si fa uomo e si mescola tra gli altri uomini. la
lontananza dell’ebraismo apparentemente si annulla, ma dio si è incarnato nei primi 30 anni d.C. quindi non tutti gli
uomini lo hanno sentito vicino. Nel medioevo l’uomo cerca di nuovo il contatto con dio anche attraverso le crociate,
ma arrivati a Gerusalemme il sepolcro è vuoto: sconfitta cristianesimo.

3. rinascimento: superamento della lontananza con dio. Ci si rende conto che dio si può ritrovare per esempio nella
natura.

3. RAGIONE (sintesi): momento in cui ci rendiamo conto che la realtà e contenuta in noi. la ragione è la facoltà che
ci permette di parlare del tutto. Si divide in una triade:

1. ragione osservativa: si rivolge al mondo naturale, a ciò che ci circonda. Fa capo al rinascimento, momento in cui
si studia la natura partendo dall’osservazione di essa. Ma andando avanti ci si è resi conto che studiando quello che
ce fuori, studiamo anche noi stessi attraverso la psicologia: che studia il modo in cui noi ci relazioniamo con le cose.
Si passa, quindi, alla ragione attiva.

2. Ragione attiva: rapporto tra io e mondo non è già dato, ma va costruito, va fatto proprio, interiorizzato. Ma questo
rapporto può essere costruito non dal singolo individuo, ma dalla comunità. La ragione attiva prevede tre figure:
1. piacere e necessità: si rifà al faustismo, dove fausto è un uomo che fa un patto con il diavolo. Egli deluso dalla
scienza si dedica al piacere ma viene sconfitto e travolto dal destino. È questo l’esito di chi si si scontra da solo contro
il mondo.

2. legge del cuore: l’individuo vuole risolvere i mali del mondo, ma si scontra con tutti gli altri che hanno questo
obbiettivo, perché si hanno idee diverse. Questa legge non porta da nessuna parte perché ognuno ha la sua idea.

3. Virtù e corso del mondo: personaggio che tenta di cambiare il mondo appoggiandosi alla virtù. Chi vuole cambiare
il mondo appendendosi alla virtù finisce di fare la fine di Robespierre che compie crimini e drammi clamorosi per poi
essere ucciso. Proprio nella sua pretesa di cambiare il mondo con la virtù egli viene sconfitto, perché da solo l’uomo
non può vincere.

3. l’individualità in se per se: dimostra come l’individualità pur potendosi realizzare, rimane astratta e inadeguata.
Anch’essa viene divisa in una trilogia:

1. il regno animale dello spirito e l’inganno: agli sforzi universalistici della virtù subentra la dedizione ai propri compiti
specifici. Quindi alla base di questo regno animale dello spirito, c’è un inganno: l’individuo tende a spacciare il proprio
operato come il dovere morale stesso, in realtà questo impegno è fatto solo al fine dei propri interessi.

2. ragione legislatrice: l’autocoscienza, avvertendo l’inganno, cerca in se stessa delle regole che valgano per tutti.
Ma queste leggi universali, essendo di origine naturale, sono autocontraddittorie, appunto perché non universali.

3. ragione esaminatrice delle leggi: tali contraddizioni spingono l’autocoscienza a cercare delle leggi che siano
assolutamente valide. Ma essendo che esamina le leggi, essa si pone al di sopra di esse e quindi ne riduce la validità
e l’incondizionatezza.

Quindi ponendosi nei panni dell’individuo, si è condannati a non raggiungere mai l’universalità, che si trova solo nella
fase dello spirito, definito da Hegel come eticità, con il quale termine esprime la ragione che si è realizzata
concretamente nelle istituzioni storico-politiche dello stato. La ragione reale non è quella dell’individuo, ma quella
dello spirito, o dello stato.

SECONDA PARTE DELLA FENOMENOLOGIA

La sezione dello spirito, comprende tre parti fondamentali:

1. eticità: si riferisce alla polis greca, caratterizzata dalla fusione tra individuo e società, dove l’individuo è totalmente
immerso nella vita del proprio popolo

2. cultura: frattura tra l’io e la società, già iniziata nell’impero romano, ma trova il suo culmine nell’era moderna. Essa
presenta una cultura corrosiva che attraverso l’illuminismo, critica e distrugge tutto, andando a contraddirsi.
Manifestazione di tale affermazione è la rivoluzione francese, che volendo instaurare una società libera, ha dato
origine ad una politica del terrore.

3. moralità: riconquistata eticità e armonia tra individuo e società, in cui lo spirito si riconosce nella sostanza etica
dello stato.

Con la religione, e soprattutto con il sapere assoluto (la filosofia), l’uomo conquista la piena coscienza di se come
spirito.

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