Di molti testi di Totò ci sono diverse versioni. Soprattutto per quanto riguarda il
teatro capita di ritrovare una scena, uno sketch, con minime o ampie variazioni, in
più di un copione. Non bisogna dimenticare che Totò faceva teatro di rivista,
avanspettacolo:
singole idee, anche derivanti dalla tradizione del teatro popolare, venivano
riprese, rielaborate, riorganizzate in testi che valevano spesso come semplice
canovaccio e gli attori, ad ogni rappresentazione, aggiungevano altre varianti,
recitando “a soggetto”.
Inoltre, non essendo mai stata curata prima una edizione organica di tutti i testi,
le versioni differenti non attengono solo alla catalogazione (alcuni versi sono
stati proposti a volte come liriche a volte come strofe di canzoni) ma anche
all’aspetto linguistico, con versioni tipografiche notevolmente discordanti, quando
non chiaramente errate.
Il nodo linguistico ò stato uno degli aspetti più delicati affrontati per questa
edizione in quanto, non essendo più disponibili i manoscritti originali, non sempre
è stato possibile distinguere le discordanze attribuibili ad errori tipografici da
quelle derivanti dalla stesura originaria.
Né tanto meno si poteva fare riferimento ad una precisa griglia grammaticale poichè
anche la lingua napoletana ha subito delle evoluzioni, non tanto remote se si
pensa, ad esempio, ad alcune polemiche accademiche di fine Ottocento in cui si
dibatteva sull‘opportunità o meno di trasporre graficamente la tendenza della
lingua parlata che trasforma gli articoli determinativi lo, la, le, quando sono
dinanzi a consonanti, in ‘o, ‘a, ‘e. Non essendo uno scrittore di professione, e
tantomeno un filologo, probabilmente Totò non badava alla coerenza formale dei suoi
scritti.
Dagli appunti che si conoscono si può ritenere che nelle prime stesure egli badasse
soprattutto a registrare il flusso dei pensieri, ma per certe particolarità
linguistiche (come l’uso di nce invece di ce) si potrebbe supporre che siano state
invece determinate da una (inconsapevole?) esigenza di rappresentare anche
graficamente diversi “caratteri” che si affacciano nei suoi versi.
Emerge un’amara visione della realtà, un costante ed intimo dialogo con la morte,
che rappresenta uno degli aspetti più caratteristici dell’animo napoletano. Totò,
pur non discostandosi dai caratteri consueti, anche un pò vieti, di certa
tradizione lirica napoletana, lo rappresenta con uno stile a tratti estremamente
efficace.
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A Franca
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Si fosse n'auciello
Si fosse n'auciello,
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