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DMITRIJ SOSTAKOVIC
TRA MUSICA, LETTERATURA E CINEMA
a cura di
ROSANNA GIAQUINTA
Firenze
Leo S. Olschki Editore
MMVIII
«HISTORIAE MUSICAE CULTORES»
CXII
diretta da
LORENZO BIANCONI
DMITRIJ ŠOSTAKOVIČ
TRA MUSICA, LETTERATURA E CINEMA
a cura di
ROSANNA GIAQUINTA
FIRENZE
LEO S. OLSCHKI EDITORE
MMVIII
Tutti i diritti riservati
1 Per la realizzazione di questo studio desidero ringraziare il maestro Roman Vlad, il maestro
Bruno Bartoletti e la signora Jolanda Meneguzzer per le interviste che mi hanno gentilmente con-
cesso e i materiali forniti; l’Ufficio Stampa del Maggio Musicale Fiorentino, presso il quale ho potuto
consultare la splendida raccolta di recensioni agli spettacoli del Maggio del 1964; il dott. Moreno
Bucci dell’Archivio del Maggio, presso il quale ho preso visione dei bozzetti di Mino Maccari e
del materiale iconografico relativo alla rappresentazione del Naso, e dal quale ho avuto utilissime
indicazioni, bibliografiche e non; l’Archivio Bonsanti di letteratura contemporanea del Gabinetto
Vieusseux di Firenze; Luca De Filippo, figlio di Eduardo, per l’autorizzazione a consultare e pub-
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ROSANNA GIAQUINTA
blicare i materiali del padre conservati presso l’Archivio Bonsanti; Ernesto Cilento dell’associazione
Voluptaria per i materiali relativi a Eduardo gentilmente messi a mia disposizione; Caterina e Maso-
lino d’Amico per le lettere relative al lavoro di Fedele d’Amico sul libretto; Marco Maccari per
l’autorizzazione a pubblicare i materiali del padre; l’IRTEM di Roma; la biblioteca del Conservatorio di
San Pietroburgo; e infine Eleonora Cvetkova della Biblioteca Nazionale di Pietroburgo per l’aiuto
nelle ricerche bibliografiche.
2 «Nuova Rivista musicale italiana», 1984, n. 4, p. 747.
3 R. VLAD, Eduardo e Maccari, sotto il segno del ‘‘naso’’, in Eduardo e Maccari, Napoli, Associa-
zione Voluptaria, 1994, pp. 15-16. La grafia del nome di Šostakovič e di quello di Gogol’ nel testo e
nelle citazioni bibliografiche del presente lavoro è stata standardizzata in base alla traslitterazione
scientifica italiana, e non riproduce quindi i modi, spesso fantasiosi, in cui essi vengono trascritti
sui giornali dell’epoca. Lo stesso per quanto riguarda altre menzioni di nomi russi.
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VIAGGIO DA PIETROBURGO A NAPOLI
IL NASO DI ŠOSTAKOVIČ
4 Va ricordato che per la creazione della musica per La cimice Mejerchol’d si era rivolto inizial-
mente a Sergej Prokof’ev, il quale nel 1926 aveva composto, dietro suggerimento del regista, L’amore
delle tre melarance, poi messo in scena proprio al Malyj opernyj teatr di Leningrado non da Mejer-
chol’d, ma da un suo allievo, Sergej Radlov. Cfr. I. GLIKMAN, Mejerchol’d i muzykal’nyj teatr, Lenin-
grad, Sovetskij kompozitor, 1989, p. 331.
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ROSANNA GIAQUINTA
5 Per comprendere l’attualità del tema gogoliano in questi anni si veda I. SOLLERTINSKIJ , Gogol’
tava, in realtà, di una canzone popolare raccolta da Dostoevskij a Mosca molti anni prima dell’inizio
della stesura del romanzo: «Il lacchè Smerdjakov canta una canzone da lacchè», spiega lo scrittore
(cfr. F.M. DOSTOEVSKIJ, Polnoe sobranie sočinenij v tridcati tomach, t. 15: Bratja Karamazovy, Lenin-
grad, Nauka, 1976, nota p. 448).
7 D. ŠOSTAKOVIČ , Počemu ‘‘Nos’’?, in Nos. Opera v 3-ch dejstvijach, 10-ti kartinach (po Gogolju).
Leningrad, Sovetskij kompozitor, 1975, pp. 213-215. La Chentova riferisce su Ionin, giovane di
grande talento scomparso a poco più di vent’anni, quanto racconta L. PANTELEEV, suo vecchio com-
pagno di scuola, in Geroi ‘‘Respubliki Škid’’, «Naši dostiženija», 1929, n. 3, p. 155, e in Gde vy, geroi
‘‘Respubliki Škid’’?, «Komsomol’skaja pravda», 11.VI.1967, n. 135, p. 4 (il riferimento è ai racconti
di L. Panteleev e G. Belych dedicati alla scuola per ragazzi senza famiglia da loro frequentata:
Respublika Škid, Moskva-Leningrad, Gosudarstvennoe izdatel’stvo, 1927). Con Prejs invece Šostakovič
scriverà, come è noto, anche il libretto per Lady Macbeth del distretto di Mcensk.
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VIAGGIO DA PIETROBURGO A NAPOLI
pida censura si attaccherà al fatto che un naso non può venirsi a trovare nella
cattedrale di Kazan’» – aveva scritto Gogol’ già al redattore dell’«Osservatore
moscovita», la rivista alla quale aveva inizialmente offerto il racconto, – «lo si
può magari trasferire in una chiesa cattolica».9 Infatti, puntualmente, la cen-
sura non aveva accettato un’ambientazione tanto irrispettosa, e lo scrittore
aveva collocato altrove la scena, abbandonando anche qualsiasi allusione anti-
cattolica e optando per uno sfondo decisamente mondano. Proprio nel 1928
esce un’edizione delle opere di Gogol’, curata da Boris Ejchenbaum, in cui
sono per la prima volta eliminati tutti gli interventi della censura.10 È difficile,
senza un controllo nella biblioteca del compositore, stabilire se Šostakovič si
sia servito di questa edizione, oppure se abbia ripristinato il testo secondo la
primitiva intenzione dello scrittore, con l’ambientazione nel Gostinyj dvor, di
propria iniziativa. In questo secondo caso, comunque, tra i possibili motivi
della scelta quello più probabile potrebbe essere una considerazione di ordine
estetico, più che di ordine, per cosı̀ dire, filologico: nella solenne cattedrale
di Kazan’ (grandioso edificio sul Nevskij prospekt, costruito a imitazione della
basilica di San Pietro) un dialogo tra un Naso fattosi uomo e un uomo privo di
naso sarebbe risuonato, sullo sfondo di un coro quasi mistico, particolarmente
assurdo e beffardo.
9 Citato in G.M. FRIDLENDER [Primečanija], in N.V. GOGOL’, Sobranie sočinenij v semi tomach,
sima guida all’opera di A.L. BRETANICKAJA, ‘‘Nos’’ D.D. Šostakoviča: putevoditel’, Moskva, Muzyka,
1983, pp. 41-42. Il nome di S.A. Samosud (1884-1964) è particolarmente legato a quello di Šosta-
kovič. Samosud fu direttore artistico e direttore d’orchestra al Malyj opernyj teatr dalla sua crea-
zione nel 1918 fino al 1936, poi passò al Bol’šoj di Mosca dove lavorò fino al 1943. Nel 1957 creò
l’orchestra sinfonico-operistica della radio sovietica. Uomo di grandissima erudizione e infaticabile
entusiasmo, si dedicò principalmente al mondo operistico, sia classico che contemporaneo, per il
quale mostrò una particolare sensibilità non solo strettamente musicale, ma anche drammaturgica.
Fu indubbiamente fortunato (considerata anche la nazionalità ebraica, fattore che in questi anni
in Unione Sovietica non era certo di vantaggio), e fu più volte insignito del premio Stalin.
12 N.V. Smolič (1888-1968), che dal 1922 aveva lavorato presso il Mariinskij, era il primo regi-
sta del teatro dal 1924; dal 1930 al 1938 fu poi primo regista al Bol’šoj di Mosca. Furono indubbia-
mente le sue scelte a determinare la linea artistica del teatro. Sulla sua attività presso il Malyj opernyj
teatr si vedano gli ottimi lavori di E.V. TRET’JAKOVA, N.V. Smolič – glavnyj režissër MALEGOTa, in
Opernaja režissura: istorija i sovremennost’. Sbornik statej i publikacij, Sankt-Peterburg, Rossijskij
institut istorii iskusstv, 2000, pp. 121-150, che ha anche il pregio di presentare un’eccellente rassegna
delle recensioni al Naso e il testo del verbale della discussione sul progetto registico dell’opera tenu-
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tasi presso il teatro il 20 maggio 1929 (ivi, pp. 164-166), e Roždenie teatra, in Sankt-Peterburgskij
Gosudarstvennyj akademičeskij teatr opery i baleta im. M.I. Musorgskogo, Sankt-Peterburg, LIK,
2001, pp. 11-35 (a p. 27 si può vedere una foto di scena da Nos).
13 V.V. Dmitriev (1900-1948) lavorò per alcuni anni al MALEGOT , poi dalla stagione 1928-
1929 cominciò a collaborare anche con lo MCHAT di Mosca, di cui dal 1941 divenne il primo
scenografo. Nell’edizione leningradese del libretto del Naso Dmitriev firma due paginette in cui
brevemente espone e spiega la struttura della scena: O postanovke, in Nos. Opera v 3-ch aktach po
N.V. Gogolju. 15-e sočinenie D. Šostakoviča, Leningrad, Gosudarstvennyj Malyj opernyj teatr, 1931,
pp. 12-13.
14 Se il pubblico leningradese fu in parte sconcertato da queste realizzazioni, due spettatori
d’eccezione diedero invece giudizi entusiastici: Paul Hindemith, il quale dichiarò che anche soltanto
assistere a Der Sprung über den Schatten valeva il viaggio dalla Germania e decise di scrivere un’opera
per il Malyj Opernyj Teatr, ed Ernest Ansermet, il quale affermò che quello era il miglior teatro d’o-
pera della Russia e che per qualità dell’esecuzione musicale la sua orchestra non era da meno di
quella della Scala di Milano (cfr. E.V. TRET’JAKOVA, N.V. Smolič cit., pp. 137-138 e n. 59, e ID., Rož-
denie teatra cit., p. 23).
15 Il dibattito sull’opera della nuova epoca sovietica, come si è detto, è in questi anni alquanto
vivace. Sull’argomento mi limito a ricordare, in quanto analizza in particolare l’attività del MALEGOT,
uno scritto di I. SOLLERTINSKIJ, Tvorčeskie profili muzykal’nych teatrov Leningrada, «Sovetskaja mu-
zyka», 1935, n. 11, pp. 78-87 (ora in ID., Kritičeskie stat’i, Leningrad, Gosudarstvennoe muzykal’noe
izdatel’stvo, 1963, pp. 107-121).
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rono sono riportate con dovizia di particolari in S. CHENTOVA, Molodye gody Šostakoviča cit.,
pp. 211-231, poi in ID., Šostakovič. Žizn’ i tvorčestvo, t. I, Leningrad, Sovetskij kompozitor, 1985,
pp. 194-212 (e cronologia pp. 530-533). Dopo la ripresa moscovita dell’opera nel 1974 la bibliogra-
fia sul tema si è arricchita di diversi titoli: A. BOGDANOVA, Rannie proizvedenija Šostakoviča dlja dra-
matičeskogo teatra, in Iz prošlogo sovetskoj muzykal’noj kul’tury, sost. i red. T.N. Livanovoj, vyp. 1,
Moskva, Sovetskij kompozitor, 1975, pp. 7-34; B. JARUSTOVSKIJ, Vozroždenie opery, «Sovetskaja mu-
zyka», 1975, n. 2, pp. 53-60; G. FËDOROV, Vokrug i posle ‘‘Nosa’’, «Sovetskaja muzyka», 1976, n. 9,
pp. 41-50; ID., U poroga teatra Šostakoviča, «Teatr», 1976, n. 10, pp. 26-33; V. RUBCOVA, Zametki ob
orkestre v operach S. Prokof’eva ‘‘Ljubov’ k trëm apel’sinam’’, ‘‘Duen’ja’’ i D. Šostakoviča ‘‘Nos’’, in
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del 18 gennaio, Nos rimase in cartellone per quattordici repliche nel 1930 e
due nel 1931. Ma non si deve pensare che ciò significasse un insuccesso, per-
ché queste sedici rappresentazioni sono più di quelle che negli stessi anni
ebbero, al MALEGOT, Il barbiere di Siviglia di Rossini e Il galletto d’oro e La
fanciulla di neve di Rimskij-Korsakov.19
Alcune lettere di Šostakovič di questo periodo aiutano a comprendere la
tensione del dietro le quinte. La replica del 4 febbraio 1930 dovette essere
annullata a causa della malattia di Ivan Alekseevič Nečaev, il cantante che
interpretava il personaggio del Naso, e fu sostituita dalla Tosca. Šostakovič scrive
di ciò a Zachar Isaakovič Ljubimskij, che negli anni 1928-1930 era il responsa-
bile dei teatri accademici di Leningrado e che aveva fortemente sostenuto il pro-
getto del Naso, ed esprime il proprio rammarico per il fatto che il motivo della
cancellazione dello spettacolo non era stato reso noto. «Mi sembra che in certi
casi sia indispensabile comunicarlo, altrimenti chissà cosa possono pensare»,20
Voprosy teorii i estetiki muzyki, vyp. 15, Leningrad, Muzyka, 1977, pp. 120-138; A.L. BRETANICKAJA,
‘‘Nos’’ D.D. Šostakoviča: putevoditel’ cit., p. 93; L.G. DAN’KO, Komičeskaja opera XX veka, Lenin-
grad, Sovetskij kompozitor, 1986 (1a ed. ivi 1976), pp. 137-148; K. MEJER, Šostakovič. Žizn’. Tvor-
čestvo. Vremja, Sankt-Peterburg, Kompozitor, 1998 (ed. or. K. MEYER, Szostakowicz, Kraków, Polskie
Wydawnictwo Muzyczne, 1986; trad. tedesca Schostakowitsch. Sein Leben, sein Werk, seine Zeit,
Bergisch Gladbach, Gustav Lübbe Verlag, 1995), pp. 99-115; I. RYŽKIN, O suščnosti opery ‘‘Nos’’.
Ot pokaza v 1929 godu k predšestvujuščemu i posledujuščemu, «Muzykal’naja akademija», 1997,
n. 1, pp. 83-95; ID., ‘‘Nos’’ – opera Šostakoviča i povest’ Gogol’ja (K novym aspektam rassmotrenija),
in D. Šostakovič. Problemy stilja, Sbornik trudov Rossijskoj Akademii Muzyki im. Gnesinych,
vyp. 149, Moskva, 2003, pp. 53-75; E.M. TARAKANOVA, ‘‘Nos’’ Šostakoviča. Kul’minacija i itog avan-
gardnych iskanij načala XX v., in Zapadnoe iskusstvo. XX vek. Mastera i problemy, Moskva, Nauka,
2000, pp. 117-126; ID., ‘‘Nos’’ Šostakoviča i avangardnye chudožestvennye napravlenija načala XX
veka, in Šostakoviču posvjaščaetsja. Sbornik statej k 90-letiju kompozitora (1906-1996), Moskva, Kom-
pozitor, 1997, pp. 143-149. Naturalmente vanno consultate le pagine dedicate a Nos nella recentis-
sima monografia di L. AKOPJAN, Dmitrij Šostakovič. Opyt fenomenologii tvorčestva, Sankt-Peterburg,
Dmitrij Bulanin, 2004, pp. 76-96. Negli anni precedenti, l’unico scritto di una certa importanza da
segnalare è G. GRIGOR’EVA, Pervaja opera Šostakoviča – ‘‘Nos’’, in Muzyka i sovremennost’. Sbornik
statej, vyp. 3, Moskva, Muzyka, 1965, pp. 68-103. In italiano si vedano: C. MARINELLI, Il teatro di
Šostakovič e l’opera sovietica contemporanea, in Storia dell’opera, vol. 2, Torino, UTET, 1977,
pp. 292-293; G. VINAY, Il Novecento nell’Europa orientale e negli Stati Uniti (Storia della musica,
11), Torino, EDT, 1978, 2a ed. 1991, p. 44; le parti dedicate al Naso nella monografia di F. PULCINI,
Šostakovič, Torino, EDT, 1988, pp. 25-27, 126-124 e 201-202; L. FERRARI, Il teatro musicale di D.D.
Šostakovič ispirato a Gogol’ e a Leskov, «Slavia», 1993, n. 4, pp. 93-117; la voce Il naso, in DEUMM.
Titoli e personaggi, vol. 2, Torino, UTET, 1999, p. 423 (che contiene un increscioso refuso là dove in-
forma che l’opera «non fu ripresa fino al 1947», anziché 1974). Utilissimo, sebbene ormai datato, anche
il numero dedicato al Naso e alla Lady Macbeth del distretto di Mcensk della rivista «L’Avant-Scène
Opéra», Septembre-Octobre 1991, n. 141, che offre per entrambe le opere bibliografia e discografia,
articoli e interviste, vasto materiale fotografico tratto dai vari allestimenti, la versione dei libretti in fran-
cese (in parallelo alla trascrizione francese del russo) e dati, peraltro incompleti, sulle diverse messe in
scena nei teatri mondiali.
19 S. CHENTOVA , Molodye gody Šostakoviča cit., t. I, p. 230, e ID., Šostakovič. Žizn’ i tvorčestvo
cit., t. I, p. 211.
20 Lettera a Z.I. Ljubimskij del 6.II.1930, cit. in Iz pisem 1930-ch godov, publikacija i primeča-
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VIAGGIO DA PIETROBURGO A NAPOLI
nija V. Kiselëva, «Sovetskaja muzyka», 1987, n. 9, p. 87. In questa stessa lettera troviamo poi una
vivace reazione del compositore all’«atteggiamento burocratico» dei critici, e in particolare agli attac-
chi subiti da parte di M.O. Jankovskij, lo stesso che pochi anni prima aveva calorosamente lodato lui
e il MALEGOT per il Kolumbus (in questa pubblicazione troviamo anche una foto del compositore con
Samosud e con alcuni degli interpreti dell’opera che indossano i costumi di scena).
21 Lettera a Z.I. Ljubimskij del 16.IV.1930, ivi, p. 89.
22 Sappiamo che per qualche tempo Mejerchol’d pensò di realizzare Il naso al Bol’šoj di Mosca,
e lo propose per la stagione 1930-1931; in seguito il regista meditò anche di mettere in scena La Lady
Macbet del distretto di Mcensk, ma entrambi i progetti fallirono, per motivi sui quali i biografi sia di
Šostakovič che di Mejerchol’d non sono tuttora riusciti a fare chiarezza. Sui rapporti tra i due si veda
il bel volume di I. GLIKMAN, Mejerchol’d i muzykal’nyj teatr cit., pp. 331-338.
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23I. Martynov parla addirittura di influenza della biomeccanica mejerchol’diana: cfr. I. MARTY-
NOV, Dmitrij Šostakovič, Moskva-Leningrad, Muzgiz, 1946, p. 25.
24 Cfr. K.L. RUDNICKIJ , Režissër Mejerchold, Moskva, Nauka, 1969, p. 352. Sul Revisore di Me-
jerchol’d si possono leggere in italiano le suggestive pagine di A.M. RIPELLINO, Il trucco e l’anima. I
maestri della regia nel teatro russo del Novecento, Torino, Einaudi, 1965, pp. 319-338. E ancora:
S. DANILOV, Revizor na scene, Char’kov, Char’kovskij gosudarstvennyj teatr russkoj dramy, 1933,
pp. 108-119 (con ampia bibliografia alle pp. 139-142).
25 Questa affermazione viene più di una volta ripetuta nelle diverse interviste e negli interventi
sulla stampa che precedono la prima della nuova opera, a partire da un breve scritto dal titolo Nos,
«Krasnaja gazeta», več. vyp., 24.VII.1928, n. 202, p. 4; seguono Nos. Beseda s kompozitorom D. Šo-
stakovičem, «Novyj zritel’», 1928, n. 35, p. 14, e D. ŠOSTAKOVIČ, K prem’ere ‘‘Nosa’’ cit.
26 Relazione sulle attività come specializzando del conservatorio negli anni 1927-1928, cit. in
L. DANILEVIČ, Naš sovremennik. Tvorčestvo Šostakoviča, Moskva, Muzyka, 1965, p. 34, e in S. CHEN-
TOVA, Molodye gody Šostakoviča cit., p. 216. Questa relazione è stata pubblicata integralmente da
Manašir Jakubov, con un ampio e documentato commento, nel 1986: ‘‘...Ja pytalsja peredat’ pafos
bor’by i pobedy’’, «Sovetskaja muzyka», 1986, n. 10, pp. 52-57 (le frasi citate sono a p. 54).
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potenziale elasticità, dal punto di vista teatrale, al libretto. Il testo deve essere
scoperto dal regista».27
Sull’idea di un debito del giovane compositore verso Mejerchol’d insisto-
no comunque diversi critici di quegli anni e di oggi,28 laddove lo stesso Šosta-
kovič sosterrà, in uno scritto del 1956, di avere composto Il naso sotto
l’influenza di Boris Asaf’ev 29 (e fu proprio Asaf’ev, peraltro, a metterlo in
contatto con Mejerchol’d). Va inoltre ricordato che lo stesso Revisore di Me-
jerchol’d è percepito come un lavoro nel quale l’elemento musicale viene in
primo piano. Le musiche originali erano del compositore Michail Fabianovič
Gnesin, ma era ampiamente intervenuto lo stesso regista (aveva avuto infatti
anche una formazione musicale), che aveva raccolto tutta una serie di musiche
per i primi due atti. Per il terzo atto, invece, dietro suggerimento del regista,
Gnesin aveva composto una sorta di ‘improvvisazione da matrimonio’, in uno
stile da orchestrina ebrea di strada. Questo aspetto era stato sottolineato pro-
prio da un recensore sensibile e attento come Boris Asaf’ev, il quale, celandosi
come di consueto sotto lo pseudonimo di Igor’ Glebov, scrive che questo
Revisore è «strapieno di musica», che il regista si serve in modo sagace di ele-
menti musicali in funzione strutturante, ad esempio utilizzando sia il principio
della variazione, sia il principio sonatistico, che introduce un elemento di ten-
sione drammatica: «Lo spettacolo di Mejerchol’d suona come una partitura
rigorosa dal punto di vista ritmico, ricca di invenzione, tecnicamente perfetta
e densa di contenuto emozionale». Infine, Glebov-Asaf’ev mette in luce come
il regista sappia «trasformare l’elemento umoristico in strano e inquietante, e
colorire qualsiasi banale aneddoto quotidiano facendolo diventare un momento
psicologicamente significativo».30 Infine non va dimenticato che Mejerchol’d
27 Ivi, p. 54.
28 Si vedano, ad esempio, V. BOGDANOV-BEREZOVSKIJ, Na repeticijach ‘‘Nosa’’, «Krasnaja ga-
zeta», več. vyp., 6.I.1930, n. 5, p. 4, M. JAN.[KOVSKIJ], ‘‘Nos’’, «Smena», 25.I.1930, n. 20, p. 6.
Tra i lavori contemporanei vanno citati due ottimi saggi di L. BUBENNIKOVA, Mejerchol’d i Šostakovič
(iz istorii sozdanija opery ‘‘Nos’’), «Sovetskaja muzyka», 1973, n. 3, pp. 43-48, e K probleme chudo-
žestvennogo vzaimodejstvija muzykal’nogo i dramatičeskogo teatrov (postanovka V. Mejerchol’da ‘‘Re-
vizor’’ – 1926 g., opera D. Šostakoviča ‘‘Nos’’ – 1928 g.), in Problemy muzykal’noj nauki. Sbornik sta-
tej, vyp. 3, Moskva, Sovetskij kompozitor, 1975, pp. 38-63 (questo secondo lavoro costituisce un
ampliamento del primo).
29 D. ŠOSTAKOVIČ , Dumy o projdennom puti, «Sovetskaja muzyka», 1956, n. 9, p. 11. Dob-
biamo ricordare, comunque, che ogni affermazione del compositore deve essere letta con una certa
cautela, e che Mejerchol’d, arrestato nel 1939 e giustiziato l’anno successivo, era stato riabilitato ap-
pena nel 1955.
30 I. GLEBOV , Muzyka v drame. (O ‘‘Revizore’’ V.E. Mejerchol’da), «Krasnaja gazeta», več. vyp.,
30.I.1927, n. 27, p. 4. Dei caratteri di musicalità del teatro del grande regista Glebov aveva già par-
lato in precendenza, in una recensione alla messa in scena de La foresta (Les) di A.N. Ostrovskij:
Muzyka v teatre Mejerchol’da, «Krasnaja gazeta», več. vyp., 12.II.1926, n. 38, p. 4.
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aveva lavorato anche come regista d’opera, soprattutto nel periodo prerivolu-
zionario: nel 1909 aveva allestito a Pietroburgo Tristano e Isotta di Wagner,
nel 1909 il Boris Godunov di Musorgskij e Orfeo ed Euridice di Gluck, nel
1913 l’Elettra di Strauss. Il suo motto era: «Il dramma musicale deve essere
eseguito in modo tale che neanche per un secondo l’ascoltatore-spettatore
si ponga la domanda del perché questo dramma venga cantato e non parla-
to».31 La regia doveva quindi essere una regia musicale, musica e teatro
dovevano fondersi e compenetrarsi – e intenti quasi identici, come si è visto,
sono dichiarati anche da Šostakovič a proposito del Naso.
31 Citato in S. VOLKOV , Principi fondamentali della regia musicale di Mejerchol’d, «Nuova Rivi-
sta musicale italiana», 1976, n. 3, p. 386. Volkov riferisce anche (ma senza fornire dati) del progetto
di Mejerchol’d circa una messa in scena del Naso al Bol’šoj.
32 G. FËDOROV , Vokrug i posle ‘‘Nosa’’ cit., p. 45. Tra le molte riprese del Revisore, questa di
Terent’ev viene bollata come esempio di «epigonismo futurista» (anzi, addirittura di «recidiva futu-
rista») e «freudismo neoborghese»: cfr. S. DANILOV, Revizor na scene cit., p. 124 (su questa messa in
scena si vedano le pp. 119-124 e la bibliografia alle pp. 142-143). Sullo spettacolo si veda anche
M. MARZADURI, Igor’ Terent’ev – teatral’nyj režissër, in I. TERENT’EV, Sobranie sočinenij, a cura di
M. Marzaduri e T. Nikol’skaja, Bologna, San Francesco, 1988 (Eurasiatica. Quaderni del Diparti-
mento di Studi Eurasiatici dell’Università di Venezia, n. 7), pp. 53-57. La cosa che più colpı̀ pub-
blico e critica fu, a quanto pare, la presenza nel bel mezzo della scena di un gabinetto, opportuna-
mente occultato in una sorta di armadio, intorno al quale ruotavano vorticosamente i personaggi,
spinti da pulsioni di diversa natura (di qui, si può supporre, l’accusa di «freudismo»).
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VIAGGIO DA PIETROBURGO A NAPOLI
IL NASO A FIRENZE
Dal gennaio del 1931 fino al 1963, dunque, Il naso di Šostakovič non era
più stato messo in scena. Se la ripresa di Düsseldorf sembra non essere stata
memorabile, ben diverso è l’esito dell’esperimento intrapreso a Firenze un
anno più tardi.
Il Maggio Musicale Fiorentino del 1964, il XXVII, è noto come il ‘Maggio
Espressionista’, e fu un vero evento storico. Presentato con una conferenza
stampa a Palazzo Vecchio il 7 febbraio 1963, era nato sull’onda dell’entusia-
smo suscitato dalla messa in scena del Wozzeck al Teatro Comunale nel
gennaio di quell’anno, diretto da Bruno Bartoletti. Raffaello Ramat, assessore al-
le Belle arti e alla Cultura del Comune di Firenze e presidente delegato del
33 Oltre alle recensioni già citate si vedano V. MUZALEVSKIJ - A. GVOZDEV , ‘‘Nos’’ – opera D. Šo-
stakoviča (Malyj opernyj teatr), «Krasnaja gazeta», več. vyp., 20.I.1930, n. 17, p. 4 (si tratta di due
brevi articoli raccolti sotto un unico titolo); E. BRAUDO, Prem’era ‘‘Nosa’’ Šostakoviča v Leningrade,
«Pravda», 12.II.1930, n. 42, p. 6. Più serrata la polemica sulle pagine del periodico «Rabočij i teatr»:
si vedano M. JANKOVSKIJ, ‘‘Nos’’ v Malom opernom teatre, «Rabočij i teatr», 1930, n. 5, pp. 6-7;
I. SOLLERTINSKIJ, ‘‘Nos’’ – orudie dal’nobojnoe, «Rabočij i teatr», 1930, n. 7, pp. 6-7; S. GRES, Ruč-
naja bomba anarchista, «Rabočij i teatr», 1930, n. 10, pp. 6-7; e infine i commenti, del tutto negativi,
di L. LEBEDINSKIJ, in Novye zadači muzykantov, Moskva, Gosudarstvennoe izdatel’stvo, 1930, pp. 18-
19. Il più aggressivo è M.O. JANKOVSKIJ, membro del consiglio artistico del MALEGOT, che nel 1931
farà uscire uno scritto fortemente polemico dal titolo Kto protiv – edinoglasno. Otkrytoe pis’mo
D. Šostakoviču («Rabočij i teatr», 1931, n. 32-33, pp. 10-11), dedicato ai nuovi progetti di argomento
gogoliano del compositore, ossia la nuova opera I giocatori, rimasta incompiuta.
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ROSANNA GIAQUINTA
34 Riporto i titoli nelle stesso modo in cui sono pubblicati nel programma della manifestazione,
vanzata degli ‘Unni’ della musica (N. PICCINELLI su «Momento sera», 9.V.1963), Esiliata l’Italia dal
Maggio Fiorentino (A. COLLI su «Il Nazionale», 8.V.1963). Del resto, l’intera iniziativa scatenò grandi
polemiche anche in relazione ai costi, risultando essere il Maggio in cui «si è speso di più e si è in-
cassato di meno [...] si sono praticati prezzi da svendita» (articolo senza autore, Il magro bilancio del
Maggio espressionista, «Nazione sera», 24.VII.1964).
36 Troviamo la prima menzione di Šostakovič su «Il Punto» (Roma), 11.V.1963.
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VIAGGIO DA PIETROBURGO A NAPOLI
39 Gli atti di questo convegno non furono pubblicati. Copie delle relazioni erano state messe a
disposizione del pubblico, e ho potuto consultarne alcune conservate presso la biblioteca del Dipar-
timento di Storia delle Arti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia nel fondo Bettini. Tra queste, di
particolare interesse sono quelle dedicate alla letteratura di Ladislao Mittner (coll. OET 4464) e di
Lavinia Jollos Mazzucchetti (coll. OET 4413) e, com’è ovvio, quella molto corposa dedicata alla mu-
sica di Luigi Rognoni (coll. OET 4815), nella quale, peraltro, non si fa cenno alcuno all’ambito russo.
Sono invece un prodotto indiretto di questo convegno i due volumi di P. CHIARINI, Caos e geometria.
Per un regesto delle poetiche espressioniste, Firenze, La Nuova Italia, 1964 (2a ed., riveduta e am-
pliata, 1969), e L’espressionismo. Storia e struttura, ivi, 1969.
40 Per una dettagliata descrizione delle diverse attività di questa edizione del Maggio si vedano:
XXVII Maggio Musicale Fiorentino. 2 maggio - 23 giugno 1964, Firenze, 1964, e P. SANTI, Espressio-
nismo a Firenze. Libero accostamento di testi classici a concezioni assai meno rigide, «Musica d’oggi»,
anno VII, n. 6, luglio 1964, pp. 165-170.
41 XXVII Maggio Musicale Fiorentino cit., pp. 2-3.
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ROSANNA GIAQUINTA
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VIAGGIO DA PIETROBURGO A NAPOLI
che.44 Tra gli spettatori della prima vi furono anche Erwin Piscator e René
Clair, che dopo lo spettacolo vollero conoscere De Filippo.
44 L’opera fu poi trasmessa dalla terza rete della RAI la sera del 3 giugno.
45 Del libretto esistono in italiano alcune edizioni, che ripropongono tutte la traduzione di d’A-
mico, l’unica tuttora esistente: l’edizione predisposta per il Maggio, della Universal - Carisch, Milano,
1964, contenente molti refusi (tra i quali la deformazione del nome di Prejs in Press, rimasta peraltro
anche nella seconda edizione in quanto non rilevata neppure da d’Amico sulla copia del libretto, con-
servata nel suo archivio, in cui egli annotò e corresse gli errori); quella della Universal - Ricordi, che
non reca indicazioni circa l’anno di pubblicazione, ma è ovviamente successiva all’edizione prece-
dente; infine quelle predisposte dai diversi teatri in occasione della tournée italiana del Teatro da
camera di Mosca nella stagione 1978-1979. Ad esempio, il programma di sala pubblicato a cura
del Teatro La Fenice (Venezia, 1978) riproduce il libretto del Maggio senza però indicare il nome
del traduttore. In questa edizione sono presenti anche un saggio di V. STRADA, Il naso da Pietroburgo
a Leningrado (pp. 63-69), e uno di E. RESTAGNO, Un compositore a Leningrado negli anni venti
(pp. 71-82); il testo presenta solo la divisione in atti e non quella in quadri.
46 D’Amico fu autore di numerose versioni ritmiche di libretti, tra le quali, da compositori russi,
Risulta quindi infondata l’ipotesi, avanzata da L. ALBERTI nell’articolo Grande attesa per ‘‘Il naso’’
(«Il giornale del mattino», 23.V.1964), che d’Amico si fosse basato sulla versione tedesca.
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ROSANNA GIAQUINTA
Or, vous savez bien qu’est-ce que c’est la Russie: on est très charmant dans cet
étrange pays, mais très lent aussi; combien de temps faudra-t-il attendre? Il s’agit
d’ailleurs d’un affaire très ‘privée’, de ceux qu’on ne traite pas par lettre: la personne
dont j’eu ce texte n’était que l’ami d’un ami...
Naturellement si je réussis je m’empresserai de vous envoyer ces papiers; mais si
je ne réussis pas le domage ne sera pas si grand, car ce texte ne saurait pas remplacer
le texte de la partition originale, duquel il diffère en plusieurs endroits (ce qui ne doit
pas nous surprendre: le cas de divergences entre le texte définitif, consacré dans la
partition, et le texte imprimé dans un libretto, n’est pas rare). Il peut donc être utile
seulement à éclaircir un cas douteux, ou bien pour les premières pages de la partition,
qui dans le microfilm n’existent pas. Quand même, le texte dactylographié ne vous
donne pas la collocation des mots sur les notes, si essentielle pour le traducteur musi-
cal, et pour laquelle la traduction n’est pas utile car le traducteur allemand l’a changée
très souvent. C’est-à-dire que la consultation du texte dactylographié ne suffira pas à
vous passer de la consultation du microfilm de la partition originale. Je dis d’ailleurs
‘consultation’ car il ne s’agit pas de ‘copier’ le texte du microfilm, ce qui ne vaut à rien
si vous ne copiez en même temps la musique; moi, j’ai d’abord passé le microfilm en
me faisant traduire littéralement le text par M. Ripellino, et en plaçant soigneusement
chaque mot sur les notes correspondantes; et après j’ai transformé tout cela dans la
version définitive. 48
48 Lettera di Fedele d’Amico ad Alfred Schlee, 22.XI.1964 (archivio della famiglia d’Amico).
p. 34. Quanto fosse stato importante l’aiuto di Ripellino emerge anche da una noterella che conclude
la bella presentazione che d’Amico scrisse per la ripresa romana del Naso del 1967, poi riproposta da
vari teatri in occasione della tournée del Teatro da camera di Mosca. Qui il musicologo parla dell’«in-
dispensabile collaborazione» di Angelo M. Ripellino, al quale egli deve molto «non solo per quanto
ha ricavato dai suoi due affascinanti volumi sul teatro russo del Novecento (Majakovskij e il teatro
russo d’avanguardia, 1959 e Il trucco e l’anima, 1965, entrambi ed. Einaudi), ma anche per i suoi tanti
consigli, preziosi e pazientissimi» (traggo la citazione dal programma di sala pubblicato dal Teatro
Politeama Genovese per le rappresentazioni del Naso nella messa in scena di Pokrovskij del 5-6-7
gennaio 1979, in cui è presentato il breve saggio di D’AMICO, I vent’anni di Šostakovič; le pagine non
sono numerate). Molto interessante, con un’ottima individuazione dello sfondo culturale sul quale si
colloca l’opera di Šostakovič e naturalmente un’approfondita analisi delle ascendenze musicali di
questo lavoro, è anche la sua recensione all’allestimento della Scala del febbraio 1972, in cui il regista
stabile del teatro, Bruno Nofri, aveva riproposto la regia di De Filippo, con risultati molto migliori di
quelli ottenuti dallo stesso Eduardo nella ripresa romana del 1967: F. D’AMICO, Un naso per conte-
statori, «L’Espresso», 13.II.1972, ora in ID., Scritti teatrali, Milano, Rizzoli, 1992, pp. 196-199, e in
ID., Tutte le cronache musicali. «L’espresso» 1967-1989, Roma, Bulzoni, 2000, pp. 706-709.
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VIAGGIO DA PIETROBURGO A NAPOLI
50 A questo proposito va detto che un confronto tra l’incisione del Naso del Maggio musicale
diretta da Bartoletti e quella di Roždestvenskij legata alla messa in scena di Pokrovskij del 1974 rivela
anche a un orecchio inesperto delle differenze piuttosto sostanziali. L’incisione italiana, la cui dizione
è comunque, ad onta degli sforzi di d’Amico, non molto intelligibile, appare più leggera, più acuta,
più stridente. Può essere interessante riportare il commento del critico del «New York Herald Tri-
bune»: «The only criticism one could make is that the flowing, romantic Italian language was stifled
in the choppy Russian phrases and powerful declamations. It would have been better to have sung it
in Russian» (J. MAGUIRE, ‘The Nose’ Gets Italian Première at Florence Festival, «New York Herald
Tribune», 5.VI.1964).
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ROSANNA GIAQUINTA
una serie di annunci assolutamente assurdi, che solo in minima parte si ispi-
rano all’originale; ad esempio, non ha riscontro nel testo russo l’annuncio
«calessino Luigi Quindici anche privo di ruote cerco purché verde o pervin-
ca», evidentemente inserito a mo’ di anticipazione di un altro annuncio. Poco
oltre, infatti, il traduttore si prende la libertà di introdurre un’inserzione pun-
gente nei confronti di Luigi Nono, il compositore veneziano che aveva sposato
la figlia di Schönberg: «Grande ritratto autenticato Luigi Nono svende vedova
triste esclusivamente collezionista qualificato serialità garantita...».51 Questa
frase non solo veniva cantata, ma compariva anche sul fondale della scena me-
diante strisce luminose. Come scrisse molti anni più tardi Roman Vlad, «gli
addetti ai lavori si divertirono un mondo. Nono non la prese con spirito. L’e-
pisodio comunque contribuı̀ a far parlare dello spettacolo cui arrise un successo
trionfale».52 Dunque, la vena assurdista dell’originale sottolineata da Šostakovič
contagia anche il traduttore.
Gli interpreti scelti da Vlad e da Bartoletti sono tutti giovani di grandis-
simo talento, e saranno lodati calorosamente in tutte le recensioni, anche da
coloro che non risparmiano l’ironia o la critica per l’opera in sé. Kovalëv è
interpretato da Renato Capecchi, il Naso da Antonio Pirino; il barbiere Ivan
Jakovlevič è Italo Tajo, il servo Stepan, Dino Formichini; la Podtočina è Cesy
Broggini e sua figlia è la giovane Jolanda Meneguzzer, la cui vivacità conquistò
senza riserve De Filippo. I personaggi dell’opera sono moltissimi, e diversi
cantanti interpretano più di una parte. Coro e orchestra sono, naturalmente,
quelli del Maggio Musicale Fiorentino, maestro del coro Adolfo Fanfani.53 In-
fine, il compito di tradurre in realtà i disegni di Mino Maccari è di Piero
Caliterna, deus ex machina di tutti i grandi allestimenti fiorentini di quegli anni.
Naturalmente, il lavoro del Maggio Musicale non procede all’insaputa del
compositore e delle autorità sovietiche. Dapprima era parso che Šostakovič
51 Il naso, Universal - Ricordi cit., p. 18. Franco Pulcini mi segnala poi (e lo ringrazio) la pre-
senza di un’allusione anche al nonno del compositore, Luigi anch’egli, ma pittore. Quanto alla «ve-
dova», allude al pittore veneziano Emilio Vedova, grande amico di Nono (cfr. L. BERIO – F. D’AMICO,
Nemici come prima. Carteggio 1957-1989, Milano, Archinto, 2002, p. 129, nota 8; a p. 108 la lettera
infuriata di Nono a d’Amico del 3.VI.1964).
52 R. VLAD , Eduardo e Maccari cit., pp. 16-17. L’episodio è menzionato in una sola delle moltis-
sime recensioni allo spettacolo: F. ABBIATI, A Firenze ‘‘Il naso’’ di Dmitrij Šostakovič, «Corriere della
sera», 24.V.1964. Abbiati è fortemente critico verso lo spettacolo, che pecca di «insistere su modi e
formule di un passato [...] assai più vecchio e deprimente [...], passato che va generalmente sotto il
nome di ‘espressionismo’», e commenta cosı̀ la bravata di d’Amico: «espressionismo anche questo...».
53 Va ricordato che nell’orchestra una parte di particolare importanza spetta all’esecutore del-
l’intermezzo per sole percussioni. Nel breve saggio Il Teatro di Šostakovič in Italia, a cura di Giorgio
Gualerzi e Carlo Marinelli Roscioni, pubblicato nel libretto di sala per la messa in scena del Naso
nella realizzazione del Teatro da camera di Mosca a Palermo (stagione 1988-1989; le pagine non sono
numerate), viene indicato in questo ruolo Gegè Di Giacomo, il batterista dell’orchestra di Renato
Carosone, mentre Nino Lo Vullo sulla «Nazione» del 24.V.1964 indica il nome di Amleto Pagliai.
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VIAGGIO DA PIETROBURGO A NAPOLI
LA SCENOGRAFIA DI MACCARI
54 Lo spettacolo restò memorabile anche perché costosissimo (cfr. P. VEROLI , Modernità e tea-
tro musicale. L’esperienza dell’Anfiparnaso, «Terzo occhio», n. 74, marzo 1995, pp. 36-38). Lo studio
più completo su questo aspetto dell’attività di Maccari è quello di M. BUCCI, Maccari a teatro, in
Omaggio a Mino Maccari nel centenario della nascita. Il lungo dialogo di Maccari con il suo tempo,
Firenze, Edizioni Pananti, 1998, pp. XXIX-XXXIV.
55 Su questo spettacolo si veda lo splendido volume Maccari e Buzzati al Teatro alla Scala. Boz-
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13
ROSANNA GIAQUINTA
L’incontro con Eduardo è quanto mai stimolante per Maccari. Ecco cosa
ricorda Isabella Quarantotti De Filippo dei loro contatti:
15 febbraio. Sorprendente come l’idea di Il naso ha stuzzicato il talento di Mac-
cari. Sforna disegni in quantità impressionante, tutti spiritosi e graffianti. Siamo già a
sessantasette! Se la intende alla perfezione con Eduardo. Sentirli parlare è fantastico,
le idee zampillano e tra loro c’è come una gara all’escalation senza limiti.56
zetti e figurini 1959-1973, a cura di G.C. Argan, Milano, Edizioni degli Amici della Scala / Mercedes
Benz Italia, 1990, che presenta molte riproduzioni a colori dei figurini per i costumi.
56 Diario di Isabella Quarantotti De Filippo (inedito, conservato nel fondo De Filippo all’Ar-
chivio Bonsanti del Gabinetto Vieusseux di Firenze), vol. I (1956-1969), p. 113v. Questo passo è
riportato da P. QUARENGHI, Cronologia, in E. DE FILIPPO, Teatro. Volume primo. Cantata dei giorni
pari, a cura di N. De Blasi e P. Quarenghi, Milano, Mondadori, 2000, p. CLXIII.
57 Lettera di M. Maccari a E. De Filippo del 12.V.1964. Archivio Bonsanti, fondo E. De Fi-
lippo. Corrispondenza con Mino Maccari: 2955.I.1. Il siparietto col naso tagliato trovò senz’altro
spazio nello spettacolo; criticato da alcuni tra i recensori, è rimasto l’immagine che meglio identifica
questa messa in scena, riprodotta infinite volte. Quella citata è l’unica lettera conservatasi relativa
all’edizione fiorentina del Naso. Del boccascena e del siparietto Maccari si preoccupa anche all’indo-
mani della prima della ripresa romana nel gennaio 1967: «Il boccascena è troppo evidente, e non
essendo variato come a Firenze da un gioco delle luci, disturba la scena. La quale, secondo me,
dovrebbe inquadrarsi, e quindi risaltare meglio, in una cornice neutra. [...] Il secondo inconveniente
consiste nel siparietto anonimo che cela i cambiamenti di scena ma che non s’intona con lo spetta-
colo. Quei vermicelli viscidi vischiosi e lividi, distraggono troppo senza persuaderlo lo spettatore, che
si dimentica di applaudire, come fece a Firenze, la bella ed elettrizzante pagina musicale che Barto-
letti dirige con tanta passione. Sono certo che se il pubblico romano non ha applaudito quel brano,
in gran parte è colpa di quel siparietto pretenzioso e fastidioso. Si potrà far nulla per rimediare? Io
sono come sempre agli ordini!» (lettera di M. Maccari a E. De Filippo dell’8.I.1967: 2955.II.13; sot-
tolineato nel testo). Non vi sono invece lettere relative al Naso nel carteggio con Eduardo conservato
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VIAGGIO DA PIETROBURGO A NAPOLI
dal figlio di Maccari, che si riferisce agli anni Settanta; è però significativo per comprendere i rap-
porti tra i due artisti un biglietto di De Filippo datato 2.VI.1970, riguardante il lavoro preparatorio
per il Falstaff del Maggio Musicale Fiorentino: «La ringrazio anche dell’attrezzeria che è arrivata in
ottimo tempo. Avremo la prova antigenerale il giorno 9, e sarebbe perciò opportuno se lei venisse a
Firenze il giorno 8 per dipingere il cesto, perché farlo dipingere in attrezzeria significa fare un cesto
qualunque, mentre tutti vogliamo un vero cesto ‘maccariano’. [...] La aspetto, l’aspettiamo tutti a
braccia aperte» (sottolineato nel testo).
58 Molte riproduzioni delle scene e dei costumi di Maccari per Il naso sono contenute in
M. GIAMMUSSO, Eduardo. Da Napoli al mondo, Milano, Mondadori, 1994, pp. 141 e 182-183, non-
ché in Visualità del ‘Maggio’. Bozzetti. Figurini e spettacoli 1933-1979, Roma, De Luca Editore, 1979,
pp. 197-199 (le schede descrittive sono di M. Bucci). Anche diverse recensioni allo spettacolo sui
quotidiani riproducono foto di scena.
59 M. MILA , Le disavventure di un naso, «L’Espresso», 7.VI.1964, n. 23, p. 22.
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ROSANNA GIAQUINTA
Se lo scrittore e poeta Giorgio Vigolo afferma che «il vero trionfatore della
serata è stato Maccari»,60 il critico e musicologo Andrea Della Corte, peraltro
fortemente polemico nei confronti della musica di Šostakovič, non può non
lodare scene e costumi: «per la sua parte il Maccari ha provveduto figurini
e scene amenissimi. Comiche trasparenze di cieli, di nuvolette, di ritratti,
colori violenti e cromatismi, uniformi buffe, vestiti d’autentica foggia russa.
Uno spettacolo appropriato e curioso».61 Luciano Alberti suggerisce alcune
possibili ascendenze delle scene maccariane, «una vivacità cromatica degna
degli acquerelli di Nolde e un gioco metafisico-fiabesco alla Chagall»,62 Duilio
Courir parla di «estro malizioso» che si concretizza in immagini «ricche di
memorie espressioniste e di dolcezze crepuscolari»,63 mentre Nino Lo Vullo
parla di un «divertimento» che riesce a «portare sulla scena le stranezze di una
Russia primaverile, invasa di colori e di luce, nelle quali si stempera il morso
polemico voluto dall’autore».64 C’è addirittura chi rimprovera al pittore
proprio la leggerezza, la malizia priva di aggressività: «divertenti, ricche di
estro, ma non sufficientemente ‘cattive’ le scene realizzate su bozzetti di Mino
Maccari»,65 definite anche «aneddotiche e garbatamente caricaturali»; 66 per il
critico dell’«Unità» Erasmo Valente, al contrario, «l’arte di Maccari sembra
fatta apposta per punteggiare, anche visivamente, il sarcasmo di Šostakovič».67
Altre contestazioni arrivano da Luigi Pestalozza. Il critico marxista osserva
che Maccari «ha evidentemente lavorato sull’idea del surreale e fiabesco rac-
conto, più che sulla musica di Šostakovič», e riscontra anch’egli «discreti
richiami chagalliani», sicché la sua scenografia si pone «al limite di un espres-
sionismo addolcito, all’italiana», e, a suo avviso, «non ha risposto al discorso
musicale». Pestalozza critica anche l’«incongruente» siparietto col naso taglia-
to, «leggiadro e surreale», che si apre durante lo «strepitoso» intermezzo di
sole percussioni tra il secondo e il terzo quadro: la tensione scenica del
60 G. VIGOLO , La naseide, «Il Mondo», 9.VI.1964, ora in ID., Mille e una sera all’opera e al con-
24.V.1964.
63 D. COURIR , ‘‘Il naso’’ di Šostakovič. Una prima al Maggio musicale fiorentino, «Il Resto del
Carlino», 24.V.1964.
64 N. LO VULLO , Memorabile esecuzione del Naso di un felice Šostakovič giovane, «La Nazione»,
24.V.1964.
65 E. GUGLIELMI , ‘‘Il naso’’ di Šostakovič, «Il lavoro nuovo», 26.V.1964.
66 G. PIAMONTE , ‘‘Il naso’’ di Šostakovič con la regia di Eduardo, «Il Mattino», 24.V.1964 (anche
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VIAGGIO DA PIETROBURGO A NAPOLI
IL NASO DI DE FILIPPO
Dal tavolino di regia [...] si alza l’ombra di un uomo. Il suo camminare è un po’
legnoso, ma il passo non fa alcun rumore: sale piano il palcoscenico, va vicino a un
cantante, sempre osservando il silenzio. Quando la scena è finita l’ombra dice: «Da
capo», ma con voce cosı̀ bassa che non si riesce a distinguere l’amato e ben noto tim-
bro di Eduardo. Dalla mattina alle sette, fino a notte fonda, Eduardo è qui, a provare
e riprovare. [...] Tutti lo chiamano «Eduardo», ma è come se dicessero «maestà».
Non dà e non vuole confidenza. Parla poco, fuma molto. Sembra vivere in un sogno,
o a Pietroburgo nel 1836.70
E ancora:
Mattina, pomeriggio, sera Eduardo De Filippo è alla Pergola: le prove del Naso di
Šostakovič proseguono a ritmo serrato, l’ordine del giorno registra implacabile gli ap-
68 L. PESTALOZZA , Trionfo del ‘‘Naso’’, «Rinascita», 30.V.1964, n. 22, p. 27. La tendenza del
critico a una lettura unilaterale del fatto artistico si può riscontrare anche in un articolo che presenta
al pubblico lo spettacolo fiorentino in preparazione, nel quale troviamo la seguente affermazione: «Il
Naso s’imporrà come un momento importante della ricerca marxista nel campo del teatro musicale»
(Le vicende del ‘‘Naso’’ di Dimitri Šostakovič, «Rinascita», 18.IV.1964, n. 21, p. 25).
69 W. LATTES , Se l’opera avrà successo la mia regia farà testo, «Il Giornale del mattino»,
22.V.1964.
70 Ibidem.
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ROSANNA GIAQUINTA
puntamenti con gli artisti con l’orchestra con i tecnici. Il volto magrissimo, spigolo-
so, nel quale gli occhi bruciano cupi di un’antica malinconia che si illumina all’im-
provviso di guizzi ironici, lieti, ilari, Eduardo è dappertutto, segue tutto, ora per
suggerire un gesto, ora per richiamare l’attenzione su un particolare in apparenza
insignificante.
Assistere a una prova del Naso vuol dire assistere a una lezione di regia di alta
scuola.71
71 P.E. POESIO , Eduardo e ‘‘Il naso’’. Si prova alla Pergola l’opera di Šostakovič, «La Nazione»,
21.V.1964.
72 W. LATTES , Se l’opera avrà successo cit. Queste affermazioni del regista sono riportate in più
di un resoconto della conferenza stampa che presentò il lavoro al pubblico fiorentino. Renato Capec-
chi (1923-1998) fu un cantante indubbiamente versatile, dedito sia al repertorio preromantico che a
quello contemporaneo; nelle sue recensioni agli spettacoli scaligeri Mila lo ricorda, e sempre in ter-
mini molto elogiativi, nella prima di Una domanda di matrimonio di Luciano Chailly nel 1957, in Lo
zar si fa fotografare di Kurt Weill nel 1962 e in Gli eroi di Bonaventura di G.F. Malipiero nel 1969
(cfr. M. MILA, Alla Scala cit., pp. 49, 172, 243-244).
73 Sull’argomento si può vedere M. GIAMMUSSO , Vita di Eduardo, Milano, Mondadori, 19962,
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VIAGGIO DA PIETROBURGO A NAPOLI
Seguirono Il barbiere di Siviglia di Paisiello nel 1960, sempre alla Piccola Scala
con la direzione di Sanzogno,75 e Don Pasquale di Donizetti a Edimburgo nel
1963 (con Alfredo Kraus e ancora Capecchi; questo allestimento venne poi
ripreso al San Carlo di Napoli nel 1964); dopo Il naso, nel 1965 ci sarà Il bar-
biere di Siviglia di Rossini a Roma, diretto da Carlo Maria Giulini; nel 1966
Cenerentola di Rossini al Teatro di San Carlo di Napoli e nello stesso anno
Rigoletto al Teatro dell’Opera di Roma, diretto anch’esso da Giulini, con
Renata Scotto e un Pavarotti praticamente esordiente; nel 1970 il Teatro della
Pergola di Firenze mise in scena Falstaff, con le scene di Maccari e la direzione
di Bruno Bartoletti (uno spettacolo meno fortunato, a causa, stando alle
recensioni, di una meno brillante realizzazione musicale). Ma lavorare all’in-
terno degli enti lirici in Italia si andava facendo sempre più difficile; Eduardo
abbandonò l’attività di regista d’opera in Italia, il suo successivo lavoro per la
lirica fu un Don Pasquale a Chicago nel 1974.
Questo aspetto dell’attività di De Filippo è in assoluto il meno indagato, e
ciò è dovuto al fatto che, se studiare Eduardo attore e regista delle proprie
opere significa anche studiare Eduardo drammaturgo, nel caso delle regie
liriche l’effimero teatrale riprende decisamente il sopravvento, in quanto la
regia sembra destinata a sparire senza traccia, mentre la musica, il libretto e
in parte perfino le scenografie e i costumi restano. Per di più, in proposito
c’è una sorta di dichiarazione di principio dello stesso regista, il quale, in
un’intervista rilasciata in occasione della ripresa de La pietra del paragone di
Rossini alla Piccola Scala nel 1982, affermò che non avrebbe presentato
appunti di regia:
Tali appunti sono superflui e potrei dire persino dannosi. Certo, perché non solo
si mette in dubbio la competenza del critico, ma pure l’intuito del pubblico. Se
74 E. MONTALE , ‘‘La pietra del paragone’’ di Rossini. Intenso successo per l’ultimo spettacolo della
stagione, «Il Corriere d’informazione», 31.V.1959, ora in ID., Il secondo mestiere. Arte, musica, so-
cietà, a cura di G. Zampa, Milano, Mondadori, 1996, pp. 1112-1116. Cfr. anche la recensione di
M. MILA, Un Rossini recuperato, «L’Espresso», 7.VI.1959, ora in ID., Alla Scala. Scritti 1955-1988,
a cura di R. Garavaglia e A. Sinigaglia, Milano, Rizzoli, 1989, pp. 99-101.
75 Anche a proposito di quest’opera, raramente eseguita, si può citare una recensione di Mon-
tale, uscita sul «Corriere d’informazione» del 27.II.1960: «Un’opera tutta di canto [...], se non stu-
pisce che riuscisse gradita nell’alta stagione dell’illuminismo può sembrar povera al gusto moderno.
Nemmeno vi si riconosce – e può essere uno dei suoi meriti – la felice estemporaneità della comme-
dia dell’arte» (ora in E. MONTALE, Il secondo mestiere cit., pp. 1143-1146).
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un’idea, un punto di vista vengono realizzati bene, allora non c’è dubbio che tutti
capiranno, e quindi mettere le mani avanti significa togliere al pubblico la soddisfa-
zione di scoprire da solo i meriti e i demeriti della propria idea e il punto di vista dello
spettacolo.76
Come non ricordare, dopo aver letto queste parole, quelle che Šostakovič ave-
va utilizzato presentando il suo lavoro con delle dichiarazioni che compaiono
su diverse riviste di quegli anni: «Questo soggetto mi ha attratto per il suo
contenuto fantastico, assurdo, esposto da Gogol’ in termini estremamente
realistici».78
Durante la conferenza stampa del 22 maggio che precede la prima del
Naso, il regista offre la sua chiave di lettura di questo testo musicale – il gioco, la
teatralità. Dal resoconto di Luciano Alberti sul «Giornale del mattino»
apprendiamo che De Filippo insiste sulla straordinaria vitalità teatrale dell’o-
pera e della musica, sul suo «surrealismo espressionistico» e sul realismo che
«è come un ‘passanastro’ circolante tra le maglie dell’assurdo».79 P.E. Poesio
riporta invece altre parole del regista:
Con Šostakovič ho dovuto, praticamente, lavorare di meno. È stata la musica a
dirmi tutto, a suggerirmi i gesti, i movimenti, le azioni: è tutto dentro la musica, è
questo ritorno, diretto da Piero Bellugi e con un gruppo di cantanti, com’è ovvio, completamente
diverso da quello del 1959, si può vedere una nuova recensione di M. MILA, Eduardo maestro di
satira, «La Stampa», 11.II.1982 (ora in ID., Alla Scala cit., pp. 391-392).
77 XXVII Maggio Musicale Fiorentino cit., p. 35.
Nos, «Novyj zritel’», 1928, n. 35, p. 14; D. ŠOSTAKOVIČ, K prem’ere ‘‘Nosa’’ cit.
79 L. ALBERTI , Grande attesa per ‘‘Il naso’’, «Il Giornale del mattino», 23.V.1964.
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una musica che parla. È un’opera di una teatralità assoluta. Se si ascolta la musica a
sé, probabilmente fatichiamo ad accettarla. Se si ascolta la parte cantata senza musica,
può darsi che la ripudiamo. Se si ascoltano musica e canto insieme, già è diverso
l’effetto: ma quando alla musica e al canto si aggiunge il gesto, allora sappiamo che siamo
dinanzi a un’effettiva opera di teatro. [...] Penso [...] che molto derivi dalla familia-
rità che Šostakovič ebbe con Mejerchol’d: il regista gli dovette trasmettere il senso
vivo della scena in movimento. E Šostakovič, con un’umiltà meravigliosa, ha messo
la musica al servizio del libretto. Un caso raro.80
Già nelle anticipazioni, dunque, compare tutta una serie di termini fon-
damentali per la comprensione di questa messa in scena, nel suo rapporto
con il testo gogoliano e con la musica di Šostakovič: teatralità – espressio-
nismo – realismo – surrealismo – grottesco (e tra tutti, l’aspetto del grotte-
sco, certo il più pertinente per questo lavoro, è quello che più resta indefi-
nito). Sono i concetti chiave dell’opera non meno che della lettura di De
Filippo, sono il groviglio di –ismi che va dipanato per cercare di compren-
dere il viaggio del testo da Pietroburgo a Napoli, «un transito pieno di in-
sidie, di pericolosi allettamenti, di fallaci inviti a soluzioni semplicistiche».82
E poiché oggetto di questo lavoro è non tanto un’analisi dell’opera Il naso
in sé, come creazione satirica oppure tragica, realistica oppure surrealistica,
bensı̀ l’analisi di come essa sia stata messa in scena da Eduardo, gli unici
materiali cui si può fare riferimento sono ancora una volta le recensioni allo
spettacolo – per quanto parziali, superficiali o approssimative esse possano
essere.
Se partiamo dal realismo, è utile ritornare alle parole di Eduardo, quelle
pubblicate nel già citato volumetto Eduardo e Maccari, dove egli parla di «rea-
lismo integrale» dei personaggi che crea uno «splendido contrasto» con il
«surrealismo della storia». Inoltre non possiamo non notare che tutte le recen-
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83 Ibidem.
84 L. PESTALOZZA, Trionfo del ‘‘Naso’’, «Rinascita», 30.V.1964, n. 22, p. 27. Queste considera-
zioni sono successivamente riprese in Regia e opera, «Sipario», n. 224, dicembre 1964, pp. 10-11,
dove il critico afferma che a De Filippo era risultata più congeniale, come soggetto, La pietra del pa-
ragone di Rossini.
85 P.E. POESIO , Eduardo e ‘‘Il naso’’ cit. Poesio riferisce inoltre che per Le voci di dentro sono in
corso trattative «con un notissimo compositore moderno», del quale però non fa il nome.
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88 M. MILA , Le disavventure di un naso cit. Sull’importanza che il Wozzeck di Alban Berg ebbe
per il giovane Šostakovič concordano tutti gli studiosi, russi e non. L’opera andò in scena al teatro
Mariinskij con la regia di Sergej Radlov nel giugno del 1927, e fu ripresa con cinque repliche nella
stagione successiva, tra ottobre 1927 e marzo 1928. Cfr. I. BARSOVA, «...Nigde lučše ne prinjali moego
‘‘Vocceka’’, čem v Leningrade», «Muzykal’naja akademija», 1998, n. 3-4, pp. 141-144, e la corrispon-
denza tra Berg e Asaf’ev, in Materialy k biografii B. Asaf’eva, pod red. A.N. Krjukova, Moskva, Mu-
zyka, 1981. In russo il Wozzeck fu tradotto dal poeta Michail Kuzmin; cfr. S. VOLKOV - L. FLEJŠMAN,
Al’ban Berg i Michail Kuzmin (k 50-letiju so dnja prem’ery ‘‘Vocceka’’), «Russian Literature Triquar-
terly», n. 14, 1976, pp. 245-255 e P.V. DMITRIEV, ‘Akademičeskij’ Kuzmin, «Ežekvartal’nik russkoj
filologii i kul’tury» (Sankt-Peterburg), 1995, n. 3, pp. 164-225.
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Parole singolarmente vicine (ma questo non deve sorprenderci) a quelle pro-
nunciate da Mejerchol’d a proposito del suo Revisore:
89 Cfr. i suoi ricordi sul compositore, O Šostakoviče, Moskva, Muzyka, 1979. Nel 1982, dopo la
sua scomparsa, sono stati pubblicati estratti dal suo diario e le lettere che Šostakovič le inviò negli
anni 1941-1974: M. ŠAGINJAN, 50 pisem D.D. Šostakoviča, «Novyj mir», 1982, n. 12, pp. 128-135.
90 M. ŠAGINJAN , Opera «Nos» v Rime, «Izvestija», 8.I.1967, p. 5 (ora in ID ., O Šostakoviče,
Moskva, Muzyka, 1979, pp. 34-35). Esiste un’altra recensione russa a questo spettacolo, che, decan-
tando la fortuna in Italia della musica sovietica e dei suoi interpreti, riconosce a De Filippo il merito
di aver contribuito a riscoprire una pagina poco nota dell’arte sovietica, vero anello di congiunzione
tra i classici russi e la musica contemporanea: V. ERMAKOV, «Russkij sezon» v Italii, «Pravda»,
14.I.1967, p. 3. Molti anni più tardi l’allestimento di De Filippo è ricordato da S. CHENTOVA in
un articolo che fa seguito alla ricomparsa del Naso sulla scena sovietica: Pervaja opera Šostakoviča,
«Večernyj Leningrad», 16.XI.1976, n. 271, p. 3. Si tratta delle uniche menzioni dell’allestimento
di De Filippo che mi è capitato di trovare in fonti russe.
91 D. ŠOSTAKOVIČ, Počemu ‘‘Nos’’? cit., p. 4.
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Si deve evitare tutto ciò che è troppo da commedia, da buffonata, non bisogna
prendere nulla della commedia dell’arte e si deve cercare di porgere tutto in chiave
tragicomica. Bisogna orientarsi verso la tragedia.92
39 passim. Le parole «anima della scena è diventata l’anima del grottesco» sono, in realtà, una cita-
zione modificata dal Mejerchol’d del periodo ‘blokiano’: il regista usa in realtà il futuro («diven-
terà»). Cfr. VS. E. MEJERCHOL’D, O teatre, Sankt-Peterburg, Prosveščenie, 1913.
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95 L. AKOPJAN , Dmitrij Šostakovič cit., p. 15; I. RYŽKIN, ‘‘Nos’’ – opera Šostakoviča i povest’
p. 113.
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cari. Dalla loro messa in scena rimane quindi necessariamente fuori un intero
possibile livello interpretativo, quello storicizzante (in cui il piano di riferi-
mento epocale non è tanto la Russia di Nicola I, bensı̀ quella della fine degli
anni Venti), che potrebbe in buona misura rendere ragione del tragico e
spiegare le ragioni di una scelta estetica spinta in direzione del grottesco e
dell’assurdo.
Tale carenza è evidentemente avvertita da Piero Santi, ma le sue osserva-
zioni contengono anch’esse un errore di prospettiva. Egli scrive infatti:
Può darsi che il Naso, dal punto di vista strettamente musicale, sia povero di
idee, tale anzi è il risultato dell’esecuzione fiorentina. Quello che è certo, però, è
che in quest’opera più che le idee, i particolari musicali, conta l’atteggiamento dina-
mico generale [...] È questa un’attitudine polemica legata a un certo momento del-
l’avanguardia russa e oggi definitivamente perenta? È probabile. La musica del Naso,
comunque, non si può capire fuori da quel contesto, che a Firenze non ci si è
neppure posto il problema di ricreare. Si deve dire che la sbalorditiva regia di De Filip-
po, tutta nutrita di comicità partenopea, la caustica ironia toscana delle scene e dei
costumi di Mino Maccari, l’intelligente gigionismo melodrammatico di Capecchi, se
hanno da un lato salvato l’opera, traendovi occasione per uno spettacolo d’una verve
irresistibile, destinato a rimanere memorabile, hanno in pari tempo, inesorabilmente,
sottolineato la vuotezza della partitura šostakovičiana una volta privata del suo retro-
terra naturale.98
Santi lamenta una mancanza di informazione non tanto storica, quanto cultu-
rale; ossia, secondo lui, non è stato compreso e ricreato il clima artistico da cui
Il naso nasce: ma è chiaro che la cultura musicale italiana di questi anni non
può comprendere che, nel 1928, dell’avanguardia russa rimangono solo poche
pericolanti vestigia. Il destino che toccherà alla figura di maggior spicco del
teatro russo di tutti i tempi, Mejerchol’d, ne sarà un’evidente dimostrazione
(e lo stesso Angelo Maria Ripellino, attraverso il quale si conosceranno le
meraviglie del teatro russo e dell’opera di Majakovskij, è a tal punto innamo-
rato degli aspetti creativi di queste personalità straordinarie che, leggendo i
suoi appassionati e documentatissimi lavori, il lettore è portato a dimenticare
come tutto questo finisce).
Ma Eduardo è uomo di teatro, e sente perfettamente il ritmo, il dinami-
smo, i contrasti, le scene stilizzate o macchiettistiche. Ecco quindi il diverti-
mento degli artefici dello spettacolo e del pubblico: e nei suoi ricordi il mae-
stro Vlad parla di un divertimento continuo anche da parte degli ‘autori’ in
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medievale e rinascimentale, traduzione di M. Romano, Torino, Einaudi, 1979, p. 54 e sgg. (ed. or.
Tvorčestvo Fransua Rable i narodnaja kul’tura srednevekov’ja i Renessansa, 1965); W. KAYSER, The
Grotesque in Art and Literature, translated by U. Weisstein, Gloucester, Mass., Peter Smith, 1968
(ed. or. Das Groteske: seine Gestaltung in Malerei und Dichtung, 1957).
102 G.A. BALDI , Le novità teatrali del XXVII Maggio Musicale Fiorentino, «Rassegna musicale
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INDICE
Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. V
Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » VII
Avvertenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » IX
Indice delle sigle e delle abbreviazioni utilizzate . . . . . . . . . . . . . » XI
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INDICE
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CITTÀ DI CASTELLO . PG
FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI GIUGNO 2008
ISSN 0073-2516