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di storia del cinema
“Immagine – Note di Storia del Cinema”
n. 9, 2014 (semestrale)
associazione italiana
per le ricerche
di storia del cinema
piazza San Martino 9/C
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Redazione: Silvio Alovisio, Francesca Angelucci, Giulio Bursi, Paolo Caneppele, Paola Cristalli,
Monica Dall’Asta, Stella Dagna, Raffaele De Berti, Alessandro Faccioli, Alberto Friedemann (†),
Claudia Gianetto, Luca Giuliani, Cristina Jandelli, Massimo Locatelli, Luca Mazzei, Elena
Mosconi, Federico Pierotti, Maria Assunta Pimpinelli, Simone Venturini, Federico Vitella
Tutti i contributi pubblicati nel presente numero sono stati sottoposti a valutazione
con procedura peer review
Laurent Guido
Tra spettacoli paradossali e dispositivi tecnici:
sulle danze (serpentine) nel cinema dei primi anni
p. 12
Elisa Uffreduzzi
I “balli russi” nel cinema muto italiano
p. 45
Mariapaola Pierini
La sua propria danza: Alla Nazimova
p. 79
Massimo Locatelli
Cultura materializzata nel corpo.
Anita Berber e Valeska Gert
p. 111
45
occidentale non soltanto per la sperimentazione inerente alla danza,
ma anche per le dirompenti scenografie e costumi: “fino a quel
momento […] la danza classica era vestita in tutù e calzamaglia e
le sue scene erano estremamente semplificate. Benois e, soprattutto,
Bakst vestirono i danzatori con costumi mirabolanti […] e li fecero
muovere in scene elaboratissime e colorate”4.
Nel 1912 i Ballets Russes danzarono L’Après-midi d’un faune, su
coreografie di Nižinskij e musiche di Debussy. Celebri i costumi di
Bakst per il balletto, su tutti la tuta aderente e maculata indossata
dallo stesso Nižinskij, che colpì anche l’immaginazione di Natacha
Rambova, tanto che volle immortalare anche il proprio amante
– Rodolfo Valentino – con quel suggestivo travestimento5 (Figg.
1-2). L’anno seguente le coreografie antiaccademiche de Le Sacre du
printemps, ideate da Nižinskij sulle musiche di Stravinskij, avrebbero
scandalizzato ancora una volta Parigi e l’Europa, e la carica eversiva
dei Ballets Russes avrebbe continuato inarrestabile la sua corsa fino
alla morte dell’impresario, Djaghilev, nel 19296.
Tra i balletti allestiti dalla compagnia russa, in particolare Shéhérazade
(1910) avrebbe avuto una longeva fortuna, grazie ai celebri costumi
di Léon Bakst, tanto da influenzare anche il noto couturier parigino
Paul Poiret. Questi, probabilmente anche per la forte suggestione
derivata dagli allestimenti dei Ballets Russes, creò modelli ispirati
alle culture orientali e arabe7, eliminando il busto dalla moda
femminile fin dal 1906 e proponendo i suoi celebri pantaloni
‘da harem’8. Poiret si faceva così concretamente interprete delle
riflessioni che già sul finire dell’Ottocento si erano diffuse in Europa
ad opera di associazioni come The Rational Dress Society (1881) e
The Healthy and Artistic Dress Union (1890) di Londra, allo scopo
di modificare l’abito femminile, colpevole di minacciare la salute
della donna, principalmente a causa del corsetto9, ma soprattutto
s’inseriva nella corrente orientalista di fine Ottocento, cui lo stesso
balletto Shéhérazade afferiva.
Se i Ballets Russes rivoluzionarono le forme del balletto,
nondimeno rimanevano pur sempre confinati all’interno di un
medesimo vocabolario coreutico, mentre altri ‘balli russi’ elusero
completamente quella grammatica gestuale per dar vita a una
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coreutica affatto nuova, che risentiva fortemente dell’influenza delle
teorie di François Delsarte e Isadora Duncan in primo luogo.
5ª posa. Cambia l’incrocio delle gambe (la sua gamba sinistra è ora
davanti alla destra) e si siede a terra, tenendo le mani sul grembo, in
una sorta di plié portato agli estremi, fino a toccare il suolo. Tiene
lo sguardo basso, ma la testa e la schiena sono ben erette. ‘Aspetta’ la
chiusura del quadro, mantenendo la posa.
Il cinema muto italiano chiude la sua stagione d’oro nel 1921, quando il
fallimento della Banca di Sconto gli infligge un colpo mortale, segnando
il ritiro del capitale finanziario dall’industria cinematografica43. La
produzione nazionale subisce infatti una netta battuta d’arresto,
definendo una situazione di crisi che permarrà pressoché invariata fino
all’avvento del sonoro. Ma il 1921 si rivela un anno cruciale anche per
l’intreccio di relazioni che legano il cinema alla danza e al modernismo
coreutico in particolare, teso fra le due ‘correnti’ complementari
dell’Orientalismo e della danza d’avanguardia. È in questo snodo
fondamentale della storia del cinema italiano che s’inserisce la figura di
Ida Rubinštejn. Priva di una formazione coreutica di tipo tradizionale,
approdò alla danza nei panni dell’eroina biblica e femme fatale, nonché
massima icona orientalista fin de siècle: tra il 1908 e il 1909 allestì a San
Pietroburgo due spettacoli di Salomè, la pièce teatrale di Oscar Wilde.
Per le scene e i costumi si rivolse a Bakst; per la partitura a Glazunov; per
la regia a Mejerchol’d e per la coreografia della danza di Salomè a Fokin,
che orchestrò per l’occasione una partitura coreografica di ascendenza
orientale. Fu quello il primo approccio alla danza in senso professionale.
Bakst riuscì a eludere il divieto del Santo Sinodo di rappresentare il
testo di Wilde, facendo dello spettacolo una rappresentazione muta.
L’escamotage si rivelò particolarmente fortunato per la danzatrice che
da quel momento sarà esaltata soprattutto per le sue doti mimiche e
plastiche44. Il personaggio biblico costituì a lungo una vera e propria
ossessione per la ballerina russa: vi tornerà ancora a Parigi, nel 1909, nel
1912 e nel 191945.
Frattanto, nel maggio del 1912 al Théâtre du Châtelet, la Rubinštejn si
era esibita in Hélène de Sparte, dal testo del poeta belga Emile Verhaeren46.
54
Ne vennero lodati gli atteggiamenti plastici, immortalati da Georges
Tribout in una serie di disegni pubblicati in un libretto con commento
di Charles Batilliot. Proprio questi consentono oggi di individuare i
caratteri fondamentali dello stile coreutico della danzatrice:
57
Did.: “– Gloria a te, aquila di Aquileia! | Vinci, vinci, Furia dei
Mari!”.
Inq. 5: breve panoramica verso sinistra sui commensali che
partecipano al banchetto-orgia.
Inq. 6, dettaglio: lo strascico dell’abito di Basiliola (simile al
mantello disegnato da Aubrey Beardsley per The Peacock Skirt).
La panoramica prosegue da lì verso sinistra, quindi verso l’alto
seguendo la silhouette di Basiliola, fino ad arrivare alla mezza
figura, con il braccio destro alzato a brandire la spada, fuori
campo.
Did.: “Riprender voglio l’interrotta danza!”.
Inq. 7, quasi a figura intera: Basiliola dalla posa statuaria iniziale
abbassa le braccia fino alla seconda posizione, mentre sposta il
peso sulla gamba destra, dove sporge l’anca lateralmente, quindi
si volge verso la sua sinistra.
Inq. 8, campo medio: la folla dei commensali.
Did: “– Trionfa con la tua danza come trionfasti coi tuoi incanti!
| Danza, o imperatrice!”.
Inq. 9, campo medio: la folla dei commensali.
Inq. 10, piano americano: Basiliola si toglie il mantello per
iniziare la danza, la mdp la segue con una breve panoramica verso
destra. Basiliola si ferma, si toglie il copricapo. Esce a destra.
Inq. 11, piano ravvicinato: quattro schiavi stendono altrettante
clamidi a terra, affinché Basiliola vi danzi sopra.
Inq. 12, mezza figura: uno dei cristiani chiude la porta per non
vedere.
Inq. 13: primo piano di Basiliola, le braccia che serrano la testa in
una sorta di quadrilatero irregolare.
Did.: “Questa è la notte dell’attesa!… vi dico: ‘Prima che l’aurora
balzi ai portici del mare e irraggi il mondo…”.
Inq. 14, mezza figura: Basiliola che scioglie la presa delle braccia
sulla testa.
Did.: “…l’aquila di Aquileia avrà la sua aurora, avrà la sua più
rossa aurora”.
Inq. 15, campo lungo: uomini a cavallo si allontanano dall’avampiano
verso il fondo.
58
Inq. 16, piano americano: Basiliola e alcune ancelle, vestizione per
la danza. Abito: gonna di tulle; fusciacca annodata sui fianchi; lungo
sautoir di perle; reggiseno decorato (ventre scoperto); vari bracciali,
grandi orecchini pendenti; capelli sciolti, una coroncina sulla fronte.
Danza scalza.
Inq. 17, campo medio: i musicisti prendono posto.
Inq. 18, figura intera: le sette danzatrici si dispongono ciascuna
accanto a uno dei candelabri.
Inq. 19, campo medio: la folla.
Inq. 20, figura intera: le sette danzatrici prendono (di nuovo)
posto ciascuna accanto ad uno dei candelabri. Tenendosi per mano
descrivono una serpentina che passa tra un candelabro e l’altro,
prendendo ciascuna il proprio posto.
Inq. 21, piano ravvicinato dei musicisti che suonano.
Inq. 22, primo piano del Vescovo Sergio.
(All’altezza di 39’29’’ ha inizio la coreografia vera e propria.)
Inq. 23, campo medio: anche Basiliola si è disposta davanti ad un
candelabro. Dietro di lei le sette danzatrici presso i candelabri.
Basiliola incrocia alternativamente il piede sinistro davanti al
destro, quindi lo riporta a sinistra. Le braccia sono stese alla
sua sinistra, il destro più in basso del sinistro, similmente alla
posizione di ‘arabesca con entrambe le braccia in avanti’. Infine
porta il piede sinistro dietro la gamba destra, le braccia in quarta
sinistra e sale in rélevé.
Inq. 24: alcuni del popolo si arrampicano fuori dalle mura della
basilica, per cercare di vedere la danza dalle finestre.
Inq. 25: i volti in primo piano del popolo che incita i compagni.
Inq. 26: primo piano di Sergio Gràtico.
Inq. 27, figura intera: Basiliola viene verso la mdp in pas de
bourrée couru.
Inq. 28, mezza figura: Basiliola si scopre il volto davanti al quale
ha incrociato le braccia.
Inq. 29, figura intera: Basiliola compie due giri su se stessa su
entrambi i piedi in pas de bourrée marché sur place (en dehors), le
braccia in quinta posizione (metodo Cecchetti). Basiliola inizia a
piegare le gambe in plié. Raccordo sul movimento.
59
Inq. 30, mezza figura: Basiliola si abbassa in un profondo plié, le
braccia in seconda posizione.
Inq. 31: piano ravvicinato di Basiliola che è ormai al suolo, le braccia
stese davanti a sé in una sorta di port de bras verso le gambe.
Inq. 32, campo medio: la folla di convitati nella basilica.
Inq. 33: mezza figura di Basiliola di profilo, le braccia stese davanti a
sé, lo sguardo laterale verso l’obiettivo, ondeggia i polsi.
Inq. 34, figura intera: Basiliola, i piedi in quinta in rélévé, le braccia
incrociate e piegate sopra la testa, arretra verso il fondo eseguendo
un pas de bourrée couru, quindi si piega in un plié. Ripete il modulo
più volte. Infine si ferma in una breve posa, con le gambe in croisé
derrière a destra. Quindi esegue alcuni salti: stende la gamba sinistra
in quarta avanti, mentre la destra si piega in plié e porta il busto verso
la gamba stesa davanti. Da questa posizione iniziale con un primo
salto inverte la posizione delle gambe, poi esegue una serie di pas de
chat alternativamente a destra e a sinistra.
Inq. 35: musicisti in primo piano.
Inq. 36, figura intera: Basiliola esegue una serie di salti alternando
l’incrocio delle gambe e delle braccia (in allongé, uno in quinta,
l’altro alla seconda). Infine ‘si congela’ in una posa con le braccia
in allongé (il sinistro alla seconda, il destro in quinta), le gambe in
croisé derrière a sinistra, col peso spostato sul ginocchio sinistro, che
è dunque piegato; la schiena in un marcato cambré. Quindi esegue
tre grand battement in attitude alternando le gambe e procedendo
verso la sinistra del quadro. Cambia direzione: esegue una serie di
passi (arabesque in rélevé e temps levé) verso il lato destro del quadro,
quindi fa due passi indietro, poi di nuovo due in avanti. Infine
scende al suolo in una posa orientaleggiante: il braccio sinistro
piegato sopra la testa; il destro steso verso la sua sinistra; le gambe
piegate lateralmente al suolo. Ondeggia il polso sinistro. Quindi
cambia posa: scaricando tutto il peso sul ginocchio destro, stende
lateralmente la gamba sinistra, mentre porta le braccia in quinta per
poi riaprirle in allongé e portarle alla seconda posizione. Si sdraia a
terra.
Inq. 37: primo piano di Marco Gràtico.
Inq. 38: primo piano di due convitati che amoreggiano.
60
Inq. 39: mascherino rotondo, mezza figura di Basiliola che si sta
sdraiando a terra con un ampio movimento delle braccia.
Inq. 40: mezza figura dei musicisti che suonano.
Inq. 41, figura intera: Basiliola si rialza in rélevé, quindi avanza a salti
in passé; arretra in pas de bourrée couru; esegue un paio di port de bras;
prosegue la marcia all’indietro a passi saltati in passé; con gli stessi salti
in passé viene avanti; si ferma in una posa; esce a sinistra del quadro
eseguendo dei grand battement.
Inq. 42, campo medio: la folla nella basilica.
Inq. 43: primi piani di alcuni del popolo che incitano i compagni.
Colore azzurro.
Did.: “– Vince Diona!”
Inq. 44, mezza figura del coro che canta.
Inq. 45: campo medio della folla nella basilica.
Did.: “Cristo vince! Il Re nostro vince! Vince la Fede!”. La didascalia
preannuncia l’ingresso di Teodoro nella basilica, che mette fine alla
festa e dunque alla danza.
(All’altezza di 41’58’’ fine della danza) (Figg. 5-6).
1
Ballets Russes (Parigi, 1909-1929), compagnia fondata da Sergej Djaghilev con i
migliori artisti del Teatro Mariinskij. Cfr. A. Pontremoli, Storia della danza dal Medioevo
ai giorni nostri, Firenze, Le Lettere, 2011, cap. viii, p. 146.
2
In seguito anche Bronislava Nijinska (1921) e Georges Balanchine (1925), ma
della rivoluzione coreografica che riguarda il periodo di cui qui ci occupiamo sono
responsabili i primi.
3
Vedi E. Morini, Storia della moda. xviii-xx secolo, Milano, Skira, 2000, p. 141.
66
4
Ivi., p. 149.
5
Vedi A. Walker, Rodolfo Valentino, Milano, Bompiani, 1977 (1ª ed. 1976), p. 54. Cfr.
anche G. Studlar, This Mad Masquerade: Stardom and Masculinity in the Jazz Age, New
York, Columbia University Press, 1996, p. 192.
6
Vedi A. Pontremoli, Storia della danza dal Medioevo ai giorni nostri, cit., pp. 147-152.
Cfr. anche S. Trombetta, Vaslav Nižinskij, Palermo, L’Epos, 2008, in particolare pp.
123-141, 163-181.
7
Sebbene Poiret negò sempre di essere stato influenzato dai Ballets Russes, risulta
difficile credere che non fosse a conoscenza del balletto Shéhérazade. Inoltre Georges
Lepape (autore dell’album promozionale Les Choses de Paul Poiret vues par Georges
Lepape, pubblicato il 15 febbraio 1911), mentre lavorava per Poiret, realizzò un dipinto
che ritraeva Nižinskij in Shéhérazade. Cfr. P. Wollen, Fashion/Orientalism/The Body,
“New Formations”, n. 1, Spring 1987, p. 12.
8
Cfr. E. Morini, Storia della moda, cit., pp. 146, 150.
9
Cfr. ivi, pp. 130, 135.
10
Cfr. L. Piccolo, Ileana Leonidoff. Lo schermo e la danza, Roma, Aracne editrice, 2009,
p. 17.
11
Cfr. ivi, p. 21.
12
Ibidem.
13
Vedi A.G. Bragaglia, Le canzoni dei Cosacchi e Thaïs Galizky, “Cronache d’attualità”,
30 luglio 1916, p. 4, citato in L. Piccolo, Ileana Leonidoff, cit., p. 22.
14
Thaïs – Les Possédées. Il film fu ritrovato nel 1938 da Henri Langlois, con il titolo
Les Possédées. Si tratta della copia destinata al mercato francese del film Thaïs di Anton
Giulio Bragaglia, prodotto nel 1916 dalla società Novissima Film (di Emidio De
Medio; visto di censura n. 12429 del 30 gennaio 1917), come recitano anche i titoli
di testa nel dvd visionato presso Mediateca Regionale Toscana (Firenze). La copia
sopravvissuta è costituita da tre bobine 35 mm (copia in nitrato, colorata) per un totale
di m 741. Durata della copia dvd visionata: 26’24’’. La sola copia del film a tutt’oggi
rinvenuta è conservata presso la Cinémathèque Française. Il fatto che il film avesse
soltanto il titolo Les Possédées ha a lungo alimentato l’incertezza sulla sua identità, cioè se
si trattasse del film Perfido incanto o di Thaïs. Interpreti: Thaïs Galitzky (Contessa Véra
67
Préobrajenska / Thaïs); Ileana Leonidoff (Bianca Belincioni Stagno); Alberto Casanova
(un corteggiatore); Augusto Bandini (Oscar). Notizie relative al film si trovano in J.A.
Gili, Thaïs, “Immagine. Note di storia del cinema”, n. s., n. 2, primavera 1986, pp.
1-7; D. Durati, A. Finamore (a cura di), Thais: la sceneggiatura desunta, “La cosa vista”,
n. 4, 1986, pp. 3-9; L. Piccolo, “Si gira”: russkie zvezdy na rimskoj s’’emečnoj ploščadke,
“Toronto Slavic Quarterly”, n. 21, 2007; G. Lista, Il cinema futurista, Recco (GE), Le
Mani, 2010, pp. 41-43.
15
Cfr. la voce Ileana Leonidov di R. Chiti in Filmlexicon degli autori e delle opere, t. iv,
col. 983, Roma, Edizioni di Bianco e Nero, 1961, citato in L. Piccolo, Ileana Leonidof,
cit., p. 23.
16
L. Piccolo, Ileana Leonidoff, cit., p. 29.
17
Gran Ballo Excelsior: balletto in sei parti e undici scene su libretto e coreografia di
Luigi Manzotti. Musiche di Romualdo Marenco, scenografia di Alfredo Edel. Prima
Rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 11 gennaio 1881. Cfr. H. Koegler,
Dizionario Gremese della danza e del balletto, Roma, Gremese, 2011, p. 186 (ed. it. di
The Concise Oxford Dictionary of Ballet, a cura di A. Testa). Riguardo alla trasposizione
filmica del balletto (Excelsior, regia di Luca Comerio, 1913), cfr. F. Pappacena (a cura
di), Excelsior. Documenti e saggi, Roma, Di Giacomo, Scuola Nazionale di Cinema
– Cineteca Nazionale, 1998; Recupero, ricostruzione, conservazione del patrimonio
coreutico italiano del xix secolo, atti del convegno, Consiglio Nazionale delle Ricerche,
10 dicembre 1999, Roma, fascicolo della rivista “Choréographie”, Roma, Associazione
culturale Choréographie, 2000, pp. 125-164 e 238-242; E. Mosconi, L’impressione del
film. Contributi per una storia culturale del cinema italiano 1895-1945, Milano, Vita e
Pensiero, 2008, pp. 55-73 (1a ed.: 2006).
18
[Anonimo], Teatro del Corso. Pastelli coreografici, “Il Resto del Carlino”, 2 dicembre
1916, p. 3, citato in L. Piccolo, Ileana Leonidoff, cit., p. 31.
19
Cfr. L. Piccolo, Ileana Leonidoff, cit., pp. 32-33.
20
I. Leonidoff, Il mimodramma, “Il Mondo”, Milano, n. 15, 1918, p. 10, ora in L.
Piccolo, Ileana Leonidoff, cit., pp. 35-37.
21
In effetti, a suffragare la possibilità della collaborazione di Bragaglia alla stesura
del Manifesto, si potrebbe addurre l’interesse di questi per la pantomima, espresso a
chiare lettere nei testi Il film sonoro ed Evoluzione del mimo e poi messo in pratica in
alcuni lavori teatrali. Vedi A.G. Bragaglia, Il film sonoro, Milano, Corbaccio, 1929; Id.,
Evoluzione del mimo, Milano, Ceschina, 1930. Cfr. E. Mosconi, The Art of ‘Speaking
68
Silently’, “Cinema & Cie”, n. 2, Spring 2003, p. 39.
22
Vedi infra, p. 6.
23
L. Piccolo, Ileana Leonidoff, cit., p. 35.
24
I. Leonidoff, Il mimodramma, cit., pp. 35-36.
25
Ivi, p. 36
26
Ivi, p. 37.
27
Cfr. ivi, pp. 36-37.
28
Vedi L. Piccolo, Ileana Leonidoff, cit., pp. 99.
29
Vedi ivi, p. 101. A p. 111, Laura Piccolo ci informa dell’impossibilità di ricostruire il
numero di componenti della compagnia; comunque la compagnia era mista.
30
Per l’esattezza: “Il pubblico vola nuovamente in Oriente con il terzo ballo, intitolato
Canzoni arabe, su musiche ‘orientali’ di Borodin e Rimskij-Korsakov”. L. Piccolo,
Ileana Leonidoff, cit., p. 113.
31
Ivi, p. 114.
32
Ivi, p. 55.
33
Come sottolinea la stessa Laura Piccolo, cfr. ivi, p. 27.
34
E. Prampolini, Scenografia futurista, “La balza futurista”, n. 3, 12 maggio 1915, pp.
17-21.
35
Vedi G. Lista, La danza come performance individuale da Loie Fuller alle avanguardie,
in G. Belli, E. Guzzo Vaccarino (a cura di), La Danza delle Avanguardie, Milano, Skira,
2005, pp. 62-63.
36
Questa la trascrizione del nome dalle didascalie francesi dell’unica copia a tutt’oggi
rinvenuta del film.
37
“Danseuse et écuyère accomplie, la belle et séduisante Bianca Belincioni Stagno”,
come legge la copia consultata (vedi sopra). Cfr. anche J.A. Gili, Thaïs, cit., pp. 1-7, dove
69
però la grafia del nome acquista una ‘l’ in più: “Bianca Bellincioni Stagno”, ricalcando
così perfettamente il nome di una nota attrice coeva.
38
La scena va dal minuto 01,22 al minuto 01,36 del dvd sopra menzionato.
39
L. Piccolo, Ileana Leonidoff, cit., p. 114.
40
I. Leonidoff, Il mimodramma, cit., p. 36.
41
Ibidem.
42
Cfr. H. Koegler, Dizionario Gremese della danza e del balletto, cit., p. 359.
43
Vedi G.P. Brunetta, Il cinema muto italiano, Roma-Bari, Laterza, 2008, pp. 273-291.
44
Vedi S. Sinisi, L’interprete totale. Ida Rubinštejn tra teatro e danza, Torino, Utet, 2011,
pp. 12-21.
45
Cfr. ivi, pp. 27-31; 56-59; 78-80.
46
Musiche di Déodat e Séverac; scene e costumi di Léon Bakst; regia di Alexandr Sanin.
47
S. Sinisi, L’interprete totale, cit., p. 56. Nel 1905, Isadora Duncan aveva compiuto
la sua prima tournée in Russia: è qui che Ida Rubinštejn deve aver assistito ai suoi
spettacoli. Cfr. ivi, p. 13.
48
A Parigi, al Théâtre du Châtelet, i Ballets Russes si esibirono in Cléopâtre il 2 giugno
1909. I ruoli principali furono affidati a Michail Fokin e Anna Pavlova, mentre alla
Rubinštejn, priva di una solida base tecnica classica, venne riservato il ruolo della
protagonista, adattato alle sue possibilità. La sua parte non prevedeva infatti veri e
propri passi di danza, limitandosi a valorizzare le linee allungate del suo corpo magro e
flessuoso, di una bellezza androgina. Cfr. ivi, pp. 22-26.
49
Cfr. ivi, pp. 31-35.
50
Vedi. P. Wollen, Fashion/Orientalism/The Body, cit., pp. 14-15, 19-20.
51
Testo di G. D’Annunzio; scene e costumi di Léon Bakst; coreografie di Michail
Fokin; musica di Claude Debussy; regia di Armand Bour. Cfr. S. Sinisi, L’interprete
totale, cit., pp. 36-49.
70
52
La Nave, copia consultata: Cineteca del Comune di Bologna-Cineteca Italiana-
Filmoteca Española; regia di Gabriellino D’Annunzio e Mario Roncoroni. Soggetto:
dall’omonima tragedia di Gabriele D’Annunzio (1908); sceneggiatura di Gabriellino
D’Annunzio. Lunghezza originale: m 1742; lunghezza copia: m 1700. Copia a colori.
Durata: 1h 01’ 20”. Il film è diviso in quattro capitoli: i. Il popolo senza patria; ii.
La vindice; iii. Il giudicio di Dio; iv. La nuova Patria. Quanto al restauro: “l’edizione
presentata è stata stabilita sulla base di un negativo originale B, in avanzato stato di
decomposizione, contenente parti duplicate in epoca muta dal negativo A e riprese
scartate dal primo negativo; e sulla base di una copia positiva colorata d’epoca su
supporto nitrato, stampata dal negativo A, incompleta e parzialmente decomposta,
conservata dalla Filmoteca Española. Le didascalie – assenti dal negativo e in spagnolo
nella copia madrilena – sono state ricostruite sulla base del testo spagnolo e del testo
della tragedia di D’Annunzio”. Dal programma della xxvi edizione della Mostra
Internazionale del Cinema Libero, Il Cinema Ritrovato 1997, xi edizione, 28 giugno - 5
luglio 1997, a cura della Cineteca del Comune di Bologna e Nederlands Filmmuseum.
53
Vedi S. Sinisi, L’interprete totale, cit., pp. 81-84.
54
Altrove è indicato il v sec. per l’ambientazione della trama: cfr. G. D’Annunzio, La
nave, a cura di M.M. Cappellini, Genova, De Ferrari, 2013, p. 10.
55
Vedi V. Martinelli, Il cinema muto italiano. I film degli anni Venti. 1921-22, “Bianco
& Nero”, a. xlii, n. 1/3, gennaio/giugno 1981, pp. 215-218. Cfr. anche P. Veroli,
Baccanti e dive dell’aria. Donne, danza e società in Italia 1900-1945, Città di Castello,
Edimond, 2001, pp. 74, 76.
56
P. Veroli, Baccanti e dive dell’aria, cit., p. 71.
57
S. Sinisi (L’interprete totale, cit., p. 82) sottolinea come le braccia della danzatrice,
seguendo lente traiettorie, si congelino per brevi istanti in ‘pose’.
58
G. D’Annunzio, La nave, cit., p. 109.
59
Così è definita sin dal testo originale, cfr. G. D’Annunzio, La nave, cit., pp. 242,
249. Cfr. anche Gino, La nave, “La Tribuna Illustrata”, a. xxix, n. 29, 17-24 luglio
1921, p. 3.
60
Basiliola: “Uomini, vi sovvenga di una danza | ch’io non danzai! Quella vi danzerò, |
finché non s’oda stridere la folgore | al piè d’oro, dall’ali senza penne”. G. D’Annunzio,
La nave, cit., p. 246.
71
61
S. Sinisi, L’interprete totale, cit., pp. 82-83.
62
Cfr. ivi, pp. 13, 79.
63
Ivi, p. 83.
64
Il piloto: “Una sirena è sul mare”, G. D’Annunzio, La nave, cit., p. 86. Lo stesso
appellativo ricorre anche più avanti nel testo.
65
Ivi, p. 87.
66
D.G. Rossetti, Beata Beatrix (c.1864-70), Oil on canvas, support: mm 864 × 660,
frame: mm 1212 × 1015 × 104 mm, London, Tate collection, N01279.
67
P. Veroli, Baccanti e dive dell’aria, cit., p. 80.
68
Ibidem. Cfr. anche M. Emmanuel, The Antique Greek Dance after sculptured and
painted figures, New York, John Lane Company, 1916, pp. 254-258 (1a ed. La Danse
Grecque antique d’après les monuments figurés, Paris, Hachette, 1896).
69
P. Veroli, Baccanti e dive dell’aria, cit., pp. 81-82.
70
Vedi G. D’Annunzio, La nave, cit., in particolare pp. 109-113, 246-255.
71
Ivi, pp. 112-113. Riguardo al disinteresse di Gabriele D’Annunzio per le coreografie
dell’allestimento scenico, vedi V. Valentini, La tragedia moderna e mediterranea,
Milano, Franco Angeli, 1992, pp. 278-295, citato in P. Veroli, Baccanti e dive dell’aria,
nota n. 54, p. 73. La prima rappresentazione teatrale della tragedia dannunziana
avvenne al Teatro Argentina di Roma, l’11 gennaio 1908, con la Compagnia Stabile
di Roma, le scenografie di Duilio Cambellotti e le coreografie di Ignazio Organtini.
Vedi. V. Valentini, Il poema visibile, Roma, Bulzoni, 1993, pp. 471-473, citato in P.
Veroli, Baccanti e dive dell’aria, nota n. 54, p. 73. Cfr. anche il Dizionario Biografico
dell’Enciclopedia Treccani, edizione online, alla pagina web: <http://www.treccani.it/
enciclopedia/duilio-cambellotti_(Dizionario-Biografico)/>. Il dramma fu in seguito
allestito anche al Teatro alla Scala nel settembre 1918; cfr. P. Veroli, Baccanti e dive
dell’aria, nota n. 54, p. 74.
72
G. D’Annunzio, La nave, cit., p. 247.
73
Nelle note al testo di D’Annunzio per l’edizione curata da Milva Maria Cappellini,
quest’ultima scrive infatti: “Atti, 13:25: ‘[…] dietro a me viene uno, di cui io non son
72
degno di sciogliere i calzari de’ piedi’; non manca un’eco del topos dannunziano della
Vittoria che si slaccia i calzari, per cui cfr. Altri taccuini, p. 12”. G. D’Annunzio, La
nave, a cura di M.M. Cappellini, Genova, De Ferrari, 2013, nota n. 98, p. 298.
74
G. D’Annunzio, La nave, cit., p. 246. Anche la prima danza avveniva su un drappo
purpureo e prevedeva l’uso di una spada. Cfr. ivi, p. 112.
75
G. D’Annunzio, La nave, cit., p. 248.
76
Salome (1923) di Charles Bryant.
77
“I convivi dell’Agape: – Ecco, stendiamo | i nostri sai azzurri sotto i tuoi | piedi”. G.
D’Annunzio, La nave, cit., p. 248.
78
Ivi., p. 250.
79
Ivi, p. 252.
80
Ivi, p. 112.
81
Ivi, p. 244.
82
Ivi, p. 166.
83
Vedi E.R.R. [Eva Rognoni Randi], La nave, “Bianco e Nero”, Roma, n. 7-8, luglio-
agosto 1952, pp. 111-112.
84
F.T. Marinetti, L’uomo moltiplicato e il regno della macchina (1910); citiamo dalla ripr.
facs. di L. Scrivo (a cura di), Sintesi del futurismo: storia e documenti, Roma, Bulzoni,
1968, p. 21.
85
G. D’Annunzio, La nave, cit., p. 250.
86
S. Sinisi, L’interprete totale, cit., pp. 81-82.
87
Vedi qui nota n. 84.
73
Illustrazioni
74
Fig. 1
75
Fig. 2
76
Fig. 3
Fig. 4
77
Fig. 5
Fig. 6
78