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INTOLLERANZA ‘60

Emilio Vedova nasce a Venezia il 9 agosto 1919 da una famiglia di artigiani e operai, e il suo talento per le
arti si vede subito. I primi anni li vive a Venezia, inizia a tenere le prime mostre e attività fuori Venezia nel
1942-43, in particolare a Milano e Genova. Durante la guerra fa parte della Resistenza a Roma,
successivamente fa parte della brigata Nanetti a Belluno dove viene ferito nel ’45. Partecipa alla nuova
secessione artistica italiana del 1946, successivamente Fronte Nuovo delle Arti nel 1948 che si incentra sulla
rivalorizzazione della persona umana. Nel 1951 si sposa con Annabianca e prima personale a New York con
le geometrie nere del 1950. Nel 1942 conobbe Luigi Nono con cui intrecciò un’amicizia che, rafforzatasi nel
tempo anche grazie a varie collaborazioni artistiche, durò a fasi alterne fino alla morte del compositore nel
1990.
Luigi Nono è nato a Venezia il 29 gennaio 1924. È ricordato come compositore, politico e scrittore, e il suo
percorso di studio iniziò al conservatorio mentre nel 1942 si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza, per poi
successivamente dedicarsi alla politica.

Prima di dedicarci alle collaborazioni tra i due, vorrei fare un punto sullo stile di Vedova negli ultimi anni del
1950. Durante questo periodo Emilio Vedova inizia a far parte del Gruppo degli Otto, un gruppo di otto
pittori non figurativi italiani raccolti attorno al critico Lionello Venturi, costituitosi nel 1952 e scioltosi nel
1954. In questo periodo passò dal primo neocubismo delle "geometrie nere" del 1950 ad una pittura le cui
tematiche politico-esistenziali hanno trovato via via espressione in una gestualità romanticamente
automatica e astratta, motivo per il quale è avvicinato alle poetiche dell'Informale. I sentimenti di protesta,
paura e tensione sembrano avere pura traslazione pittorica, senza intermediazioni di alcun genere.
Dal 1959 al 1962 i suoi quadri escono dai confini tradizionali: si adattano agli angoli tra parete e pavimento
e si scompongono in più elementi, quasi per disorientare.
Traguardo importante per Vedova avviene nel 1960, quando riceve il Gran Premio per la pittura.

Sempre nel 1960, verso la fine di ottobre, Luigi Nono si trovava presso lo studio di Fonologia della RAI di
Milano e qui iniziò la sua sperimentazione elettronica. In quei venti giorni concessi da contratto egli portò a
termine uno tra i primi nastri a 4 piste mai prodotti in Italia: Omaggio a Emilio Vedova. Tra le sue opere
elettroniche questa è l’unica realizzata esclusivamente con suoni di sintesi. Dopo vari tentativi Nono giunse
alla conclusione che lo studio elettronico non esigeva “preprogetti” al tavolino ma bensì di
sperimentazione. In questo omaggio, non vi è alcun descrittivo “riferimento alla pittura” di Vedova ma
piuttosto un’allusione al suo operato. IL suo rapporto con Vedova si percepisce nell’immediatezza del
processo compositivo, in quel lasciarsi guidare dall’impressione del momento. L’omaggio è a un tipo di
pittura in cui segno e materia sono tutt’uno, ad una tecnica dinamica che agisce nello spazio che esprime
tensione, violenta immediatezza e libertà d’azione. Il brano dura circa 4’45” ed è composto da tre parti più
un breve epilogo. La prima parte è densa di veloci effetti dinamici, quasi a suggerire una sorta di violenza
gestuale. La seconda si contrappone alla prima parte, dove sono presenti fasce sonore più distese. Le due
parti si amalgamano nella terza parte marcata dai violenti contrasti tra pp e ff. Infine, c’è la parte di
chiusura che conclude questo primo esordio elettronico di Nono.

Cosi giungiamo al 1961, anno in cui nasce la collaborazione tra Emilio Vedova e Luigi Nono dove il pittore
lavora alle scenografie, i costumi e le proiezioni dell'opera Intolleranza '60, abbattendo i confini tra le arti,
«in una circolare di piani semoventi proiettanti immagini, suoni, azioni, rivoluzionando tutti i rapporti di ieri
in materia di teatro». Intolleranza 1960 è un'azione scenica in due tempi di Luigi Nono.
Il libretto fu scritto appunto da Nono, a partire da un'idea di Angelo Maria Ripellino, usando documenti
storici e testi poetici di altri artisti. Vedova si dedicò alle scenografie e ai costumi. L'opera dura circa 75
minuti.
Il protagonista è un rifugiato che vaga per l'Italia meridionale alla ricerca di un lavoro e si imbatte in
proteste, arresti e torture. Viene rinchiuso in un campo di concentramento dove fa esperienza di tutte le
emozioni umane. Raggiunge un fiume e scopre che la sua casa è in ogni luogo. La scena finale sembra far
riferimento a ricordi, o comunque a fatti realmente accaduti. La prima dell'opera ebbe luogo al teatro La
Fenice di Venezia diretta da Bruno Maderna il 13 aprile 1961 con Petre Munteanu ed Italo Tajo.

La scenografia progettata tramite bozzetti da Vedova è su più piani, utilizza il dinamismo di luci/proiezioni e
si basa su una visione orizzontale degli eventi. Particolare attenzione all’uso dei trasparenti, che venivano
proiettati tramite 6 proiettori e che ricordano le Geometrie Nere del 1951.

Qualche anno più tardi, nel 1984, Vedova e Nono allacciano una nuova collaborazione. Prometeo - Tragedia
dell'ascolto è una composizione di Luigi Nono su testi preparati da Massimo Cacciari e tratti da vari autori.
Non si tratta di una vera e propria opera lirica in senso tradizionale: infatti non vi è rappresentazione
scenica. Può essere considerata una sorta di "azione sonora" nella quale il dramma è inscenato dalla stessa
trama musicale su cui è costruito il lavoro (da qui il sottotitolo Tragedia dell'ascolto). La prima esecuzione
assoluta avvenne il 25 settembre 1984 a Venezia, presso la chiesa di San Lorenzo, nell'ambito della Biennale
musica (committente del lavoro). Per l’occasione fu progettata e realizzata dall'architetto Renzo Piano una
sorta di "arca" in legno pregiato, ossia un grande contenitore alle cui pareti vi erano tre livelli di "balconi"
nei quali erano collocati gli esecutori, e che avvolgeva completamente gli spettatori che sedevano alla base.
Tale struttura, che avrebbe dovuto essere utilizzata in occasione di ogni futura replica dell’opera,
consentiva di realizzare quella spazializzazione di suoni "in movimento" che è caratteristica del Prometeo.
Vedova partecipa a questa ultima collaborazione solo con la gestione delle luci.

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