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L’OPERA NAPOLETANA NEL SEICENTO

La produzione operistica fu introdotta a Napoli a metà del Seicento per merito della Compagnia teatrale
romana dei “Febi armonici”, richiesti in città dal vice-re spagnolo Oñate, ora a capo della città.
La compagnia rappresentò nel teatro San Bartolomeo, a partire dal 1654, le opere di maggior successo,
come Didone di Cavalli e l’Incoronazione di Poppea di Monteverdi.
Il San Bartolomeo rimase per tutto il Seicento il principale teatro della città. Inizialmente il repertorio era
costituito principalmente da opere veneziane di Francesco Cavalli rimaneggiate secondo il gusto
napoletano di Francesco Cirillo, nato a Napoli e formato musicalmente a Roma.
Solo a partire dal 1655 vennero messe in scena opere del tutto napoletane: La fedeltà trionfante di
Giuseppe Alfiero e Theseo di Francesco Provenzale, uno dei primi operisti della città.
Si sviluppò così la Scuola Musicale Napoletana, modello per le istituzioni europee, dove vennero formati i
migliori Maestri della tradizione partenopea.
Per incrementare il successo delle rappresentazioni napoletane, i ruoli di maestro di cappella vennero
sempre affidati ad i più affermati compositori. Ne sono esempio il veneziano Pietro Ziani e Alessandro
Scarlatti.

ALESSANDRO SCARLATTI 1660-1725


Biografia
Alessandro Scarlatti nasce a Palermo nel 1660 e si trasferisce giovanissimo a Roma, dove ottiene la
protezione di Cristina di Svezia. Nel 1684 ottiene l’incarico di maestro di cappella della corte di Napoli, dove
rimane per tutta la vita salvo qualche parentesi romana.
Scarlatti è considerato uno dei massimi esponenti della produzione operistica napoletana. Egli si dedicò
anche alla produzione sacra, specialmente in ambito romano (scrisse oltre 100 mottetti).
Lo stile di Scarlatti, denso ed elaborato, ebbe un’evoluzione nel corso del tempo. Conservò sempre una
scrittura basata sul contrappunto a tre voci, ma le arie divennero più estese e con accompagnamenti
strumentali (non solo basso continuo).

Ascolto tratto dall’opera Griselda, opera seria in tre atti rappresentata per la prima volta a Roma nel 1721.
Atto I, scena 2, aria: “In volver ciò che tu brami” https://www.youtube.com/watch?v=95KdVYmqtvs

Audace genio, univa alla ricchezza ed all'arditezza dell'immaginazione un sapere esteso. Le sue
modulazioni, spesso inattese e delle più ardite, erano sì ben preparate e disposte, che si rendevano di facile
esecuzione per le voci e di piacevole e maraviglioso effetto a chi le ascoltava. (Francesco Florimo)
L’OPERA BUFFA
Il genere dell’opera buffa nasce all’inizio del 1700 a Napoli, per poi diffondersi nel resto d’Europa.
L’opera buffa aveva lo scopo di opporsi alle tematiche dell’opera seria, in modo da poter essere apprezzata
da un pubblico più ampio, questa volta non costituito da soli nobili e sovrani.
Inizialmente le opere buffe erano opere di breve durata (intermezzi) e venivano eseguite fra i vari atti delle
opere serie. Iniziarono poi ad essere rappresentate come “commedie per musica”, ovvero
autonomamente.

Caratteristiche generali:
• Scarso utilizzo di castrati
• Rifiuto del canto virtuosistico
• Libretti ispirati alla commedia dell’arte
• Organico orchestrale ridotto
• Grande importanza dell’azione scenica

Esempio di opera buffa: Il trionfo dell’onore, sempre di Alessandro Scarlatti


• Unico capolavoro comico di Scarlatti
• In 3 atti
• In lingua italiana e non in dialetto napoletano
Ascolto: Ricevi il mio core https://www.youtube.com/watch?v=qaiw_YKZAIQ

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