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GINGER BAKER

BIOGRAFIA
Peter Edwards Baker, soprannominato “Ginger” per via della sua chioma rossa, naque il 19 agosto del 1939,
poco prima dello scoppio del conflitto mondiale.

Il piccolo Ginger si avvicina alla musica all’età di quindici anni, prendendo lezioni di teoria armonia e
solfeggio e nutrendo sempre più un viscerale interesse per il jazz, scaturito dall’ ascolto di un album : “The
Quintet – Live at Massey Hall”, quintetto formato da Bud Powell, Charlie Mingus, Dizzie Gillespie, Charlie
Parker e Max Roach.

Proprio da quest’ultimo membro il giovane Baker sarà particolarmente colpito, tanto da abbandonare il suo
primo strumento, la tromba, per approdare definitivamente alla batteria.

Ginger Baker si inserisce nel panorama jazzistico dell’ Inghilterra del dopoguerra aggregandosi a varie
formazioni, sotto la guida del suo mentore Phil Seaman, considerato il miglior batterista jazz inglese dell’
epoca, il quale per la prima volta gli fece ascoltare un disco su cui erano registrate delle percussioni
africane, delle quali Baker si innamora all’istante; amore che coltiverà per tutta la vita fino a farlo diventare
un vero e proprio marchio di fabbrica del suo stile batteristico estremamente percussivo.

Per via del carattere aggressivo e determinato ottiene il suo primo ingaggio in tour a sedici anni e inizio una
lunga e prolifica attività concertistica che non si fermerà mai più. In tour viene a contatto con il filone
musicale denominato British Blues e decide di farne parte, approdando alla scuola di Alexis Korner.
Successivamente fu chiamato dal celebre bluesman britannico e da Cyril Davies a suonare nel loro gruppo, i
Blues Incorporated, dove Baker fece la conoscenza del sassofonista e organista Graham Bond, di un giovane
bassista, Jack Bruce, e del un virtuoso del sassofono Dick Heckstall-Smith, musicisti – in particolare i primi
due – che avrebbero giocato un ruolo fondamentale nella sua vita musicale.

Baker, Bruce e Bond, fuoriusciti dal gruppo di Korner, nel 1963 formarono assieme a Heckstall-Smith la
Graham Bond Organization, una formazione di jazz-blues che acquistò una grande reputazione fra gli
appassionati del genere soprattutto per l'alto livello delle esecuzioni dal vivo.
Esaurita l'esperienza con la Graham Bond Organization a metà degli anni sessanta, Ginger Baker andò in
cerca di altri approdi. Avendo avuto modo di seguire da vicino il gruppo radunato attorno all'altro
grande bluesman inglese, John Mayall, ed essendo rimasto impressionato dall'emergente chitarrista Eric
Clapton, gli propose di mettere su un gruppo al quale si aggregò un terzo elemento di grande valore di cui
entrambi avevano conosciuto le capacità, il bassista Jack Bruce.
Il gruppo che nacque dall'incontro dei tre si chiamò “Cream” e in breve diventò un fenomeno musicale e
culturale che presto scalò le classifiche e che nei concerti live dette modo a Baker di esibirsi in lunghi assolo
e diventare un modello per la schiera di batteristi a lui contemporanei e di quelli che allora muovevano i
primi passi.

Con i Cream Ginger raggiunse l’attenzione del grande pubblico, e questo gli diede la possibilità di
rivoluzionare il ruolo di batterista all’interno di un progetto totalmente innovativo che si basava sulla
grande abilità tecnica dei componenti del gruppo, facendo nascere jam dal sapore psicadelico e dalle
sonorità infuocate dovute ad un uso della batteria quasi “tribale” e dai virtuosismi degli altri musicisti.
Il gruppo naque nel 1966 e già nel ’68 vede la sua fine a causa dei cattivi rapporti che si erano creati all’
interno del gruppo, a causa anche della indole violenta e scellerata di Baker , il quale affrontava già una
pesante dipendenza dall’eroina.

Nonostante la breve durata, i Cream furono uno dei gruppi più importanti per alcuni filoni musicali che si
svilupparono successivamente, influenzando gruppi come Black Sabbath, The Jimi Hendrix Experience,
Queen, Van Halen e molti altri.

L'esperienza successiva di Ginger Baker fu con il supergruppo dei Blind Faith, che annoverava anche Eric
Clapton, Rick Grech al basso e l'appena ventenne ma già navigato Steve Winwood.

L'avventura durò solo sette mesi, e dai cocci del supergruppo sorse la Ginger Baker's Air Force, una
formazione di dieci elementi che mescolava blues, jazz, rock e musica etnica africana e in cui il batterista si
ricongiungeva con Graham Bond e accoglieva quel Phil Seaman che era stato la sua ispirazione giovanile.
Ma anche questa esperienza non durò più di un anno.

Durante questo periodo Ginger iniziò ad organizzare delle “Battaglie Batteristiche “ con i migliori batteristi
jazz dell’epoca (famose quelle con Art Blakey ed Elvin Jones), in quanto dopo le esperienze con i Cream e i
Blind Faith, Ginger era considerato il più grande batterista rock sulla scena , appellativo che non lo ha mai
soddisfatto ne interessato.

Baker nutriva una forte volotà di essere considerato al pari dei grandi batteristi jazz, visto che era il genere
da cui era partito, ma ciò nonostante lo contraddistingueva perennemente il suo stile vicino alle percussioni
africane e decise allora di recarsi direttamente in Nigeria, dove ebbe modo di incrociare Fela Kuti ( col quale
stinse una forte amicizia) e Paul McCartney che in quel periodo incideva a Lagos Band on the Run.

Da quegli anni in poi il batterista visse una serie di esperienze in sodalizi con musicisti vari, fra i quali il
chitarrista Adrian Gurvitz e il bassista Bill Laswell.

Durante la prima metà degli anni ottanta ebbe un periodo di stacco e si rifugiò in una fattoria italiana,
in Toscana vicino al paese di Larciano (PT), dove passo molto tempo per disintossicarsi. In quel periodo si
esibì al Pistoia Blues Festival del 1984 in un concerto in onore di Alexis Korner insieme al chitarrista dei Led
Zeppelin Jimmy Page.

Terminato questo periodo buio della sua carriera, tornò a incidere assieme a musicisti inglesi, americani e
africani. La riemersione in grande stile si ebbe nel 1994, anno in cui incise un pregevole album, Going Back
Home, affiancato dal bassista Charlie Haden e dal chitarrista Bill Frisell; e successivamente, con il gruppo
BBM, assieme a Bruce e al chitarrista Gary Moore volle ripercorrere i territori musicali che trent'anni prima
erano stati battuti dai Cream.

Trasferitosi negli Stati Uniti a metà degli anni novanta, si unì al trombettista Ron Miles; insieme a lui nel
1997 registrò Coward of the Country, con una formazione base che comprendeva – oltre che Baker e Miles
– Fred Hess ai sassofoni, Eric Gunnison al pianoforte e Artie Moore al basso.

Nel 2005 si esibì alla Royal Albert Hall in una serie di concerti con Bruce e Clapton per una storica Cream
reunion.
STILE, CARATTERISTICHE E INFLUENZE
Ginger Baker è un uomo controverso e costantemente in lotta con se stesso, come lo si può riscontrare
dalla sua produzione artistica e dal suo approccio stilistico alla batteria.

Il continuo richiamo al mondo del jazz e la continua ricerca alle radici della percussione, passando per la
poliritmia africana, fanno di Ginger Baker un batterista innovativo per la sua epoca, in quanto non si è
limitato a suonare “dentro” i vari stili che ha affrontato durante la sua lunghissima carriera, ma ha sempre
cercato la contaminazione fra i generi cercando di lasciare un segno incisivo del suo operato.

A Ginger si deve l’evoluzione del concetto di percussione legato a quello di batteria, principalmente nel
mondo del rock; negli anni ’60 infatti il suo stile saturo di timbri scuri e gravi , e il suo fraseggio sui vari tom
e timpani richiamano i suoni dei Sabar e delli Djembè, portando una ventata di innovazione all’interno
dell’ambiente musicale inglese di quegli anni.

Molti batteristi guarderanno Ginger come un pioniere nelle sperimentazione sonora del proprio strumento,
fu fra i primi ad adoperare la doppia cassa in modo da poter dare più potenza al suo sound, o ad adornarsi
di piccole cowbell ad imitare il suono dell’ agogò, udito ancora da adolescente nei primi dischi di
percussioni africane.

Per la sua figura fuori dalle righe, la sua violenta sincerità artistica e l’inventiva che da sempre lo
contraddistingue, Ginger Baker può essere annoverato fra i pilastri della batteria, un punto di riferimento
per le nuove generazioni di batteristi e per quelle ormai passate.

“His playing was revolutionary – extrovert, primal and inventive. He set the bar for what rock drumming
could be. [...] Every rock drummer since has been influenced in some way by Ginger – even if they don't
know it”. Neil Peart.

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