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‘Oh - tempṹ s – vessatorio,

rimembro ancorché,
l’esodo de
mi Frater.
‘Oh - Pretiousus dies, –
7 onde la bàlia di nostra
dimora
pronunziò la nuova tua,
in disputa,
nomina.

‘Oh illibata fanciulla,


14 puerile che fui nell’evo,
ardito e glorioso,
valoroso te ponderai,
tal’ cogito altronde
non defluì, obliando
che la stagione
lo facea,
21 logorando con dolo
le rose della giovanezza
com’il tribolo espulse
col cor cui calzò.

Atro vespero,
fluendo lo Spirito mio
28 cullasti,
com’ Ovidio novellò di
poderose ali morfeiche,

nell’inane tentativo
di cingerti, immensurabili
volte celesti
35 con lena fidente
remigai,

procurare
il focolaio, de cuius
brullo,
ardua incombenza
42 fu,
al cospetto del fiato
dell’eclissi del fianco
tuo,
s’inverò la centuria
e scorgerti
non puote
49 seducenti volte celesti
salpai con sognante
fiato nell’attesa
di rinvenire a te, la
tenebrosa sera
fluiva cullando
l’anima mia fra
56 le possenti braccia
di Morfeo,
nel tentativo vano
di trovar
requie,
in fronte al
fiato dell’eclissi
63 della vita tua,
il secolo
si concretò
e scorgerti io,
più non
puote.

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