1
Schenker
nei
paesi
anglofoni
portò
sostanzialmente
a
una
situazione
di
stallo:
i
teorici
della
musica
in
larga
parte
ignorarono
l’ambito
dell’analisi
della
forma,
e
se,
per
qualche
motivo,
intendevano
occuparsene,
lo
facevano
ancora
nella
maniera
segnata
dalla
tradizione
marxiana.
Negli
ultimi
anni,
si
è
ripreso
a
scrivere
molto
sulla
forma,
soprattutto
su
quella
classica,
e
da
molteplici
punti
di
vista.
Due
recentissimi
contributi,
la
Teoria
delle
funzioni
formali
di
William
Caplin
e
la
cosiddetta
Sonata
Theory
di
Warren
Darcy
e
James
Hepokoski,
stanno
oggi
animando
il
dibattito
teorico,
in
particolare,
per
le
loro
differenti
posizioni
circa
i
criteri
che
definiscono
la
funzionalità
formale.
Possiamo
per
ora
limitarci
a
definire
l’approccio
teorico
di
Caplin
di
tipo
sintattico
e
quello
di
Darcy
e
Hepokoski
di
tipo
retorico.
La
distinzione
tra
questi
due
approcci
sta
nel
peso
che
i
rispettivi
autori
attribuiscono
ai
parametri
della
musica
come
criteri
per
definire
la
funzione
formale
delle
varie
unità
di
una
forma.
Caplin
ritiene
che
le
funzioni
formali
derivino
dall’azione
coordinata
di
una
serie
di
parametri
quali
armonia,
tonalità,
cadenza
e
struttura
di
raggruppamento,
i
parametri
che
Meyer
ha
definito
sintattici
o
primari.
Darcy
e
Hepokoski,
invece,
tra
i
criteri
che
definiscono
la
funzionalità
formale
soprattutto
nel
livello
dei
temi,
prediligono
quegli
aspetti
che
Meyer
definisce
secondari
o
statistici,
quali
la
texture,
il
movimento
ritmico
complessivo,
le
dinamiche,
il
carattere
retorico
di
temi
e
moduli
tematici.
Un
semplice
esempio
può
dare
l’idea
della
differenza
tra
questi
due
approcci.
Nella
definizione
della
funzione
formale
di
tema
secondario
Caplin
individua
due
aspetti
sostanziali:
la
presenza
del
nuovo
tono
subordinato
o
secondario
(la
dominante
nei
brani
di
modo
maggiore,
la
mediante
in
quelli
di
modo
minore)
e
la
chiusura
cadenzale
perfetta
in
questo
tono.
Per
Darcy
e
Hepokoski,
questi
due
criteri
non
definiscono
sufficientemente
la
funzione
di
tema
secondario
(nei
loro
termini,
il
tema-‐S),
giacché
aspetti
retorici
generali
potrebbero
portare
l’analista
a
diverse
considerazioni
sulla
natura
di
un
tema
nel
tono
subordinato
o
secondario.
Come
vedremo,
questo
differente
tipo
di
approccio
all’analisi
formale
porta
a
distanze
davvero
stupefacenti
nell’individuazione
delle
funzioni
formali
di
un’esposizione
di
sonata.
Ho
già
accennato
al
fatto
che
le
maggiori
differenze
sorgono
nell’analisi
delle
funzioni
dei
temi
e
nella
struttura
formale
complessiva
della
sezione
espositiva
di
una
sonata.
Pertanto,
nelle
nostre
lezioni,
ci
soffermeremo
all’inizio
sull’analisi
della
cosiddetta
funzionalità
di
base
o
di
livello
inferiore
–
le
unità
di
due
e
quattro
battute
–
adoperando
l’approccio
di
tipo
sintattico
di
Caplin.
Quando
affronteremo
l’analisi
della
funzionalità
tematica
adopereremo
un
approccio
che
terrà
in
forte
considerazione
l’approccio
genericamente
retorico
di
Darcy
e
Hepokoski.
1.3
La
struttura
di
raggruppamento
e
i
livelli
gerarchici
di
una
forma
All’interno
di
un
brano
di
musica
possiamo
individuare
una
serie
di
unità
formali
discrete,
compiute
sotto
il
profilo
percettivo.
La
compiutezza
di
queste
unità
dipende
dalla
nostra
capacità
di
sentirle
come
segmenti
autonomi,
dotati
di
un
inizio
e
una
fine
ben
definiti.
Il
processo
di
segmentazione
non
può
essere
arbitrario,
ma
deve
basarsi
su
criteri
precisi.
Trattare
i
criteri
per
un’efficace
e
valida
segmentazione
del
decorso
musicale
di
una
forma
richiederebbe
troppo
tempo
e
andrebbe
al
di
là
della
portata
di
questa
semplice
introduzione.
In
linea
generale,
alcuni
di
questi
criteri
sono
immediatamente
comprensibili.
La
cadenza,
per
esempio,
è
senza
dubbio
il
criterio
principale
che
ci
permette
di
individuare
quelle
unità
che
definiremo
come
temi.
Ma
oltre
alla
cadenza,
anche
altri
fattori
determinano
la
possibilità
di
determinare
la
struttura
di
raggruppamento
di
una
brano.
Nelle
unità
più
piccole,
per
esempio,
la
stabilità
ritmica
e
armonico/tonale
di
un
evento
rispetto
agli
altri
eventi
circostanti
è
sicuramente
uno
degli
aspetti
più
immediati
nel
nostro
modo
di
percepire
la
musica.
Prendiamo
un’unità
elementare
costituita
da
una
successione
ripetuta
di
questo
tipo:
3/4 q.eee|qh|q.eee|qh
Immediatamente
sentiamo
due
gruppi
di
due
battute
articolati
da
durate
più
ampie
all’inizio
e
alla
fine.
Lo
stesso
complesso
di
durate,
associato
alle
seguenti
altezze
(nel
tono
di
Do
maggiore):
do3
do3
re3
mi3
sol3
fa3
re3
re3
mi3
fa3
la3
sol3
¾
q. e e e |q h |q. e e e |q h
determina
un
ulteriore
livello
di
stabilità
prodotto
dai
valori
tonali;
noi
sentiamo
che
il
primo
gruppo
di
due
battute,
articolato
dal
suono
attivo
fa3
(4^),
è
completato
dal
gruppo
successivo
articolato
dal
suono
stabile
3
sol3
(5^).
Un’ulteriore
conferma
potrebbe
derivare
dall’uso
di
un’armonia
attiva
per
il
4^
(per
es.
una
dominante)
e
di
una
stabile
tonica
per
il
5^.
Le
due
unità
formeranno
così
un
complesso
formale
di
livello
superiore,
un
gruppo
di
quattro
battute.
Questa
disposizione
gerarchica
si
replica
anche
nei
livelli
superiori.
I
gruppi
di
4bb.
potranno
così
formare
gruppi
di
8bb.,
che
a
loro
volta
potranno
costituire
dei
gruppi
di
16bb
e
così
via.
Occorre
tuttavia
osservare
che
in
musica
la
simmetria
nella
struttura
di
raggruppamento
tende
a
dissolversi
man
mano
che
saliamo
nella
disposizione
gerarchica
dei
livelli.
È
molto
frequente,
cioè,
incontrare
gruppi
di
8
o
16
bb.
(spesso
anche
di
32)
facilmente
suddivisibili
in
raggruppamenti
simmetrici
di
4
e
2
bb.;
ma
è
quasi
impossibile
trovare
brani
che
siamo
multipli
esatti
di
2
(per
es.,
un
brano
di
712
bb.,
suddiviso
in
356+356,
128+128+128+128,
64+64+64…,
e
così
via).
Questo
significa
che
la
simmetria
nella
struttura
di
raggruppamento
è
un
criterio
sintattico
che
non
agisce
nello
stesso
modo
in
tutti
i
livelli
gerarchici,
ma
che
opera
prevalentemente
nei
livelli
inferiori.
Inoltre,
non
sempre
nei
livelli
inferiori
il
processo
di
segmentazione
è
così
chiaro
come
nell’esempio
precedente.
Molto
spesso,
è
difficile
determinare
le
delimitazioni
formali
anche
dei
gruppi
di
2bb.,
e
potrebbe
benissimo
darsi
il
caso
di
due
o
più
possibili
letture
alternative
della
struttura
di
raggruppamento
di
un’unità.
La
suddivisione
di
un
brano
in
unità
percettivamente
significative
e
autonome
pone
un
problema
di
differenziazione
terminologica.
In
linea
di
principio,
possiamo
suddividere
un
brano
in
quattro
livelli
gerarchici
che
definiremo,
dall’alto
in
basso,
in
questo
modo:
sezioni
–
temi
–
frasi
–
idee
A
ognuna
di
queste
unità
l’analisi
dovrà
attribuire
una
funzione
formale.
Possiamo
definire
la
funzionalità
formale
operante
nei
vari
livelli
gerarchici
nel
modo
seguente:
Tav.
1
Livelli
gerarchici
di
una
forma
livello
gerarchico
funzionalità
lunghezza
(in
battute)
sezioni
funzionalità
di
livello
superiore
?
indefinibile
temi
funzionalità
tematica
(o
intertematica)
8bb.
(generalmente)
frasi
funzionalità
intratematica
o
fraseologica
4bb.
(molto
spesso)
idee
funzionalità
di
base
o
elementare
2bb.
(quasi
sempre)
Nella
Tav.
1
è
specificata
la
lunghezza
delle
unità
formali
nei
livelli
gerarchici
inferiori,
ma
i
valori
tendono
a
dissolversi
se
ci
spostiamo
verso
i
livelli
superiori
della
gerarchia.
Questo
significa
che
quasi
sempre
incontreremo
idee
di
2
bb.
oppure
frasi
di
4bb;
generalmente
i
temi
saranno
di
8bb.;
ma
le
sezioni
tenderanno
ad
assumere
una
struttura
di
raggruppamento
irregolare
o
asimmetrica,
come
è
stato
osservato
in
precedenza.
1.4
Cosa
sono
le
funzioni
formali
È
giunto
il
momento
di
chiarire
cosa
sono
le
funzioni
formali.
William
Caplin
nel
suo
autorevole
Classical
Form
(1998)
tratta
le
funzioni
formali
presenti
nel
repertorio
strumentale
del
periodo
classico,
principalmente
nei
brani
di
Haydn,
Mozart
e
Beethoven.
In
un
piccolo
articolo
di
qualche
anno
dopo,
dal
titolo
significativo
What
are
Formal
Functions?,
egli
ritorna
sull’argomento
spiegando
in
maniera
limpidissima
il
suo
concetto
di
funzione
formale.
Partendo
dall’intima
connessione
tra
la
musica
e
la
temporalità,
dalla
capacità
cioè
delle
unità
costitutive
di
una
forma
musicale
di
esprimere
la
propria
collocazione
nel
decorso
temporale,
egli
teorizza
che
le
funzioni
formali
sono
“manifestazioni
di
qualità
temporali
generali”
di
inizio,
centro
e
fine.
A
queste
qualità
temporali
egli
aggiunge
poi
le
funzioni
temporali
di
cornice
(framing
functions)
esprimenti
il
senso
di
“prima
dell’inizio”
e
di
“dopo
la
fine”
(before-‐
the-‐beginning
e
after-‐the-‐end).
Lo
scopo
della
sua
teoria
è
proprio
quello
di
specificare
come
le
varie
unità
formali
esprimono
la
loro
temporalità,
la
loro
funzionalità,
nei
diversi
livelli
gerarchici.
In
questo
modo,
egli
procede
all’individuazione
di
una
serie
di
funzioni
formali
operanti
nei
quattro
livelli
gerarchici
esposti
nella
Tav.
1.
Questa
individuazione
è
fatta
significativamente
sulla
base
di
una
considerazione
molto
rigida
del
contesto
armonico-‐tonale,
delle
cadenze
e
della
struttura
di
raggruppamento,
i
cosiddetti
parametri
sintattici
o
statistici
di
Meyer.
Ad
esempio,
la
distinzione
tra
la
4
funzione
formale
di
presentazione
e
quella
di
antecedente
può
essere
particolarmente
significativa.
Sia
la
presentazione
che
l’antecedente
sono
funzioni
formali
di
inizio
operanti
nel
livello
gerarchico
delle
frasi
di
4bb.;
tuttavia,
una
funzione
di
presentazione
è
caratterizzata
da
una
ripetizione
di
un
gruppo
di
2bb.
(un’idea
di
base)
e
non
è
articolata
da
una
cadenza,
mentre
un
antecedente
presenta
dopo
l’idea
di
base
un’idea
contrastante
o
complementare
ed
è
articolato
da
una
semicadenza.
L’es.
1
illustra
schematicamente
questo
tipo
di
differenza.
Es.
1
Organizzazione
e
confronto
tra
le
funzioni
formali
di
antecedente
e
presentazione
Antecedente:
idea
di
base
+
idea
contrastante
[SC
conclusiva]
Presentazione:
idea
di
base
+
ripetizione
della
idea
di
base
[Nessuna
cadenza,
ma
prolungamento
della
tonica
iniziale]
Struttura
di
raggruppamento
(ripetizione/non
ripetizione
di
un
gruppo
di
battute)
e
contesto
armonico
(successioni
di
prolungamento/cadenzali)
diventano
così
due
fattori
determinanti
per
definire
la
funzionalità
di
un
gruppo
di
4bb.
Considerazioni
analoghe
producono
esiti
teorici
rilevanti.
Se
ci
spostiamo
nel
livello
della
funzionalità
tematica,
notiamo
che
Caplin,
per
esempio,
rinuncia
a
una
funzione
formale
di
lunga
tradizione,
quella
di
tema
conclusivo
o
cadenzale.
Con
questo
termine,
molte
teorie
e
metodi
della
forma
hanno
indicato
il
tema
o
il
complesso
di
temi
successivi
al
tema
subordinato
o
secondario
in
un’esposizione
di
sonata
classica.
Poiché
per
Caplin
gli
unici
criteri
per
definire
la
funzionalità
tematica
sono
il
nuovo
tono
subordinato
e
la
cadenza
in
questo
nuovo
tono,
egli
non
pone
alcuna
distinzione
trai
vari
temi
nel
nuovo
tono,
considerandoli
tout
court
tutti
temi
subordinati.
Come
vedremo,
questa
sarà
una
delle
principali
e
più
forti
differenze
rispetto
all’approccio
della
Sonata
Theory
di
Darcy
e
Hepokoski.
Non
è
il
caso
di
andare
oltre
in
questa
prima
disamina
di
alcuni
problemi
collegati
all’analisi
della
forma.
Nei
capitoli
successivi
affronteremo
in
modo
graduale
la
definizione
della
funzionalità
formale,
procedendo
in
modo
graduale
e
progressivo.
In
particolare,
nei
capitoli
2-‐4
ci
occuperemo
innanzitutto
delle
tipologie
tematiche
fondamentali
(sentence,
periodo,
temi
ibridi,
piccola
forma
ternaria
e
binaria).
Per
farlo,
definiremo
in
modo
approfondito
la
funzionalità
di
base
e
quella
intratematica
o
fraseologica,
cioè
la
funzionalità
della
unità
di
2
e
4bb.
operanti
all’interno
dei
temi
di
8
bb.
seguendo
rigidamente
i
criteri
analitici
e
teorici
della
TFF
di
Caplin.
Nel
capitolo
5
affronteremo
le
concezioni
teoriche
dell’esposizione
di
sonata
e
proveremo
a
sintetizzare
gli
aspetti
principali
della
concezione
di
Caplin
di
un’esposizione
classica.
Concluderà
questo
capitolo
un
esempio
analitico
completo
di
un’esposizione
di
Mozart.
I
capitolo
6-‐8
saranno
invece
dedicati
alla
Sonata
Theory
di
Darcy
e
Hepokoski.
Il
capitolo
6
tratterà
il
concetto
di
cesura
mediana
e
il
suo
ruolo
all’interno
dell’esposizione
in
due
parti.
Il
capitolo
7
fornirà
dei
cenni
sull’esposizione
continua,
mentre
l’ottavo
capitolo
conterrà
una
serie
di
schede
analitiche
commentate
di
esposizioni
di
J.Ch.
Bach,
Haydn,
Mozart
e
Beethoven.
L’ultimo
cap.
sarà
invece
dedicato
a
una
sintesi
delle
principali
differenze
di
approccio
tra
la
teoria
delle
funzioni
formali
di
William
Caplin
e
la
Sonata
Theory
di
Warren
Darcy
e
James
Hepokoski,
i
nostri
principali
teorici
di
riferimento.
Il
glossario
contiene
una
descrizione
sintetica
dei
principali
termini
di
uso
analitico.