Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1
Rispettivamente Traité de mélodie, 1814, e Traité de haute composition
musicale, 1824-26; School of Practical Composition, 3 voll., 1848 (ed. an. London,
Cocks & Co., 1979); Die Lehre von der musikalischen Komposition, praktisch-
theoretisch, 4 voll., 1837, 1838, 1845, 1847.
2
Cfr. G. Borio, La concezione dialettica della forma musicale da Adolf Bern-
hard Marx a Erwin Ratz. Abbozzo di un decorso storico, in Pensieri per un maestro.
682
F ORMA SONATA E ARIA COL DA CAPO
4
Gli studi sulla conduzione ‘orizzontale’ di una composizione, vuoi dal
punto di vista motivico, vuoi come segmentazione strutturale, abbracciano classi-
cità e Ottocento operistico; al riguardo cfr. V. Bernardoni, La teoria della melodia
vocale nella trattatistica italiana (1790-1870), in «Acta Musicologica», LXII, 1990,
pp. 29-61.
5
Ch. Rosen, Le forme-sonata, Milano, Feltrinelli, 1986 (ed. or. Sonata Forms,
New York, Norton, 1980); Id., Lo stile classico, Milano, Feltrinelli, 1989 (ed. or.
The Classical Style: Haydn, Mozart, Beethoven, London - New York, Faber-Norton,
1971; ed. riveduta: London, Faber, 1976).
6
L’andirivieni delle mutue influenze è ripercorso in Rosen, Le forme-sonata
cit., pp. 36-75 (“L’aria”); cfr. p. 51: «Il nocciolo dello sviluppo musicale del
Settecento sta nell’assorbimento dello stile operistico nei generi strumentali puri:
a sua volta, a partire dagli anni Sessanta se non prima ancora, il nuovo stile
strumentale “drammatizzato” arricchì l’opera, rendendo possibile la concezione
dinamica dell’azione, ora finalmente realizzabile mediante forme musicali astratte».
7
G. Pestelli, L’età di Mozart e di Beethoven, Torino, E DT , 1991 2 , p. 16.
683
A NDREA C HEGAI
8
D. F. Tovey, Musical Form and Matter, in Essays and Lectures on Music,
London, Oxford University Press, 1949, pp. 172-173.
9
Per non incorrere in equivoci le chiamerò così, con riferimento alle sezioni
e non alle repliche delle strofe, anche se di fatto si tratta ancora, a tutti gli effetti,
di arie pentapartite.
684
F ORMA SONATA E ARIA COL DA CAPO
10
S. La Via, Poesia per musica e musica per poesia. Dai trovatori a Paolo
Conte, Roma, Carocci, 2006, p. 138. Sulla relazione fra il rallentamento del ritmo
armonico e la sintassi melodica nello stile galante N. Kovaleff Baker, Heinrich
Koch’s Description of the Symphony, in «Studi musicali», IX, 1980, pp. 303-316.
11
In D. Heartz, Music in European Capitals: The Galant Style, 1720-1780,
New York, Norton, 2003, il Metastasio, assieme a Watteau e al Farinelli, guada-
gna un ruolo centrale nel preclassicismo, il cui diretto riflesso musicale può
secondo l’autore essere colto in J. Chr. Bach, Paisiello e Boccherini.
12
La questione è ampiamente introdotta e commentata, con rinvii biblio-
grafici, in C. Abbate e R. Parker, Dismembering Mozart, in «Cambridge Opera
Journal», II, 1990, pp. 187-195.
13
J. Webster, Mozart’s Operas and the Myth of Musical Unity, in «Cambridge
Opera Journal», II, 1990, pp. 197-218; cfr. anche J. Platoff, Myths and Realities
about Tonal Planning in Mozart’s Operas, in «Cambridge Opera Journal», VIII,
1996, pp. 3-15. Invocando l’attenzione dell’opera in musica al ‘presente scenico’
degli affetti, già C. Dahlhaus, Drammaturgia dell’opera italiana, in Storia dell’ope-
ra italiana, a cura di L. Bianconi e G. Pestelli, Torino, E DT , 1988, VI: Teorie e
tecniche; immagini e fantasmi, pp. 77-162: 125, ridimensionava la legittimità di
letture analitiche che tentassero di aggregarla al concetto di dramma moderna-
mente inteso: «Tutt’altro che ovvio è il presupposto comune ai detrattori e agli
apologeti dell’opera seria, l’idea che occorra legare i numeri chiusi con un legame
più forte di quello dato dal mero progredire dell’azione drammatica se un’opera
vuole pretendere di essere un dramma musicale».
685
A NDREA C HEGAI
686
F ORMA SONATA E ARIA COL DA CAPO
16
La soluzione, di origine barocca, è adottata con frequenza sin nell’ultimo
Hasse; cfr. R. Mellace, L’autunno del Metastasio. Gli ultimi drammi per musica di
Johann Adolf Hasse, Firenze, Olschki, 2007, p. 211.
17
La questione è affetta da una certa ambiguità terminologica. A rigor di
logica si dovrebbe parlare di da capo solo in caso di esplicito rinvio da capo, e di
forma ternaria o tripartita nel caso di intonazione estesa e continuativa (è la
soluzione adottata da M. McClymonds, s.v. “Aria”, in The New Grove Dictionary
of Opera, a cura di S. Sadie, London - New York, MacMillan, 1992, I, pp. 169-
177). Tuttavia il decorso del testo poetico, ovvero la sua realizzazione scenica,
propone in entrambi i casi la ripresa finale della prima strofa (pur intonata in
modo diverso da caso a caso): l’effetto del da capo continua perciò a verificarsi a
livello del testo, e così sarà stato senz’altro percepito dal pubblico. La questione
risulta quindi di poco conto: l’interesse starà semmai nell’individuare cosa di
nuovo apporti il mutato assetto armonico-tematico.
687
A NDREA C HEGAI
della più anziana forma con da capo: una rivisitazione che andò ad
affiancarsi alle altre diverse form2e d’aria allora in auge, occupan-
do però luoghi di assoluto rilievo nel dramma. Ciò che individua
la forma sonata del classicismo maturo, e che più in simili arie ne
ricalca lo spirito, non è tuttavia la semplice trasposizione nella
ripresa di alcuni motivi dalla dominante alla tonica, comune ad
altre forme, ma la tendenza a contraddistinguere le due polarità
armoniche con materiale motivico netto e differenziato e il carat-
tere processuale che ne consegue (la «condotta» di Galeazzi). E
assumendo la forma tripartita 18 quale prerequisito, sarà in gioco
soprattutto l’opera seria metastasiana o comunque di tradizione,
dagli anni ’60 circa in poi, con le sue arie centripete, piuttosto che
l’opera buffa 19 o la seria a vario titolo riformata, con i loro modelli
d’aria continuativa (durchkomponiert), bipartita o multisezionale,
o le nuove forme di rondò (schemi centrifughi, come centrifughi
saranno i numeri dell’opera ottocentesca). Dovremmo anzi chie-
derci fino a che punto sia logico attendersi nell’opera seria del
secondo Settecento una forma d’aria tripartita che niente abbia da
spartire con la forma sonata strumentale 20.
Viceversa, andare in cerca di forme-sonata compiute nella tri-
logia di Da Ponte-Mozart esporrà prevalentemente a disillusio-
18
Fra le varie possibilità vi è invero anche la cosiddetta ‘forma sonata senza
sviluppo’ (AB |AB) dell’opera seria nell’ultima sua stagione (appare anche nel Re
pastore, e diviene la forma d’aria prevalente in Idomeneo), che in quanto a soluzio-
ne poetica si avvicina alle forme bipartite dell’opera buffa, concepite come anti-
doto al da capo. In quei casi il modello può essere la forma sonata bipartita, o più
probabilmente si segue la logica endogena del linguaggio musicale nel rapporto
bitematico I V, a prescindere dalle risorse formali della coeva musica strumen-
tale. A tale variante sembrano potersi ricondurre anche i brani di Piccinni descrit-
ti da L. Mattei in Sul contributo dell’ultimo Piccinni allo sviluppo dell’opera seria
di fine Settecento: “Ercole al Termedonte”, S. Carlo 1793, in Niccolò Piccinni.
Musicista europeo, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Bari, 28-30 settembre
2000), a cura di A. Di Profio e M. Melucci, Bari, Adda, 2004, pp. 57-78: 75-78.
19
Difatti l’impiego della forma sonata diviene, ad esempio nelle opere buffe
di Haydn, tratto distintivo delle parti serie; un esempio efficace in “Ragion
nell’alma siede”, che Flaminia canta a I,7 del goldoniano Mondo della luna, 1777.
Al riguardo vedi M. Hunter, Text, Music and Drama in Haydn’s Italian Opera
Arias: Four Case Studies, in «Journal of Musicology», VII, 1989, pp. 29-57; vedi
anche Ead., Haydn’s Sonata-Form Arias, in «Current Musicology», XXXVII-
XXXVIII, 1984, pp. 19-32.
20
Non condivisibile quindi quanto prospettato in E. Fubini, Forma-sonata
e melodramma, in Enciclopedia della musica, IV (Storia della musica europea),
Torino, Einaudi, 2004, pp. 682-697: 685. L’autore individua nella forma sonata
un fattore di superamento del melodramma metastasiano in base ad un evanescen-
te legame fra l’opera rinnovata e la congenita ‘teatralità’ del sonatismo classico;
una sinossi prodotta sulla base di un generico allineamento storico, peraltro non
confermata da una più accurata disamina sul piano morfologico.
688
F ORMA SONATA E ARIA COL DA CAPO
689
A NDREA C HEGAI
690
F ORMA SONATA E ARIA COL DA CAPO
691
A NDREA C HEGAI
32
Cfr. M. Beghelli, Alle origini della cabaletta, in «L’aere è fosco, il ciel
s’imbruna». Arti e musica a Venezia dalla fine della Repubblica al Congresso di
Vienna, Atti del Convegno internazionale di studi (Venezia, Palazzo Giustiniani
Lolin, 10-12 aprile 1997), a cura di F. Passadore e F. Rossi, Venezia, Fondazione
Levi, 2000, pp. 593-630; e A. Chegai, La cabaletta dei castrati. Attraverso le ‘solite
forme’ dell’opera italiana tardosettecentesca, in «Il Saggiatore musicale», X, 2003,
pp. 221-268.
33
G. Sarti, Didone abbandonata, introduction by E. Weimer, New York -
London, Garland, 1982 («Italian Opera, 1640-1770», 84), pp. 67-77. Il testo
poetico si attiene nella Tavola 1 all’edizione P. Metastasio, Drammi per musica, I:
Il periodo italiano (1724-1730), a cura di A. L. Bellina, Venezia, Marsilio, 2002, p.
89 (nell’originale metastasiano a I,13).
692
F ORMA SONATA E ARIA COL DA CAPO
Tav. 1. Giuseppe Sarti, “Son quel fiume che gonfio d’umori” (Didone
abbandonata, Iarba, I,12), 1762 – Aria con da capo (forma sonata senza
sviluppo): A 1A 2|B, da capo a Fine
693
A NDREA C HEGAI
694
F ORMA SONATA E ARIA COL DA CAPO
695
A NDREA C HEGAI
696
F ORMA SONATA E ARIA COL DA CAPO
697
A NDREA C HEGAI
698
F ORMA SONATA E ARIA COL DA CAPO
40
W. A. Mozart, Lucio Silla, 2 voll., a cura di K. Kuzmick Hansell, Kassel
ecc., Bärenreiter, 1986 («Neue Mozart Ausgabe», II/5/7), II, pp. 244-267 .
699
A NDREA C HEGAI
41
Feldman, Il virtuoso in scena cit., concerto tematicamente imparentato,
nell’Allegro iniziale, anche con “Aer tranquillo e dì sereni” del pressoché coevo
Re pastore (Aminta, I,2).
42
Concepita per Anna de Amicis, l’aria di Giunia, come altre arie dal Re
pastore, fu riproposta da Aloysia Weber in accademie vocali-strumentali a Mann-
heim, nella residenza del compositore Christian Cannabich; cfr. Feldman, Il
virtuoso in scena cit., pp. 256-257.
43
Galeazzi non considera questo modo di intonare la seconda strofa una
soluzione definitiva, ma piuttosto una delle due possibili varianti, ove però solo la
prima si accosta alla ‘Melodia’ in due parti (ossia, per lui, la forma sonata moder-
na suddivisa in esposizione più sviluppo/ripresa): «Qui i casi sono due: o le
parole della seconda parte sono della stessa espressione e carattere della prima, ed
allora si può seguitar lo stesso tempo, ma modulando e circolando con periodi di
Melodie espressive, finché a poco a poco si riprende il motivo principale dell’Aria
colle parole stesse della prima parte, e si forma allora ciò che è veramente la
seconda parte della Melodia […]. Se poi la seconda parte dell’Aria sia di diverso
Carattere, si muterà tempo in mezzo […]» (Elementi cit. pp. 300-301).
44
Fra i casi più antichi che mi è riuscito di trovare “Ho fra catene il piede”
(Cassibelane, II,2), in cui alla strofa B è assegnata la funzione di breve ma intenso
sviluppo (J. Ch. Bach, Carattaco, introduction by E. Weimer, New York - Lon-
don, Garland, 1982 («Italian Opera, 1640-1770», 86). Sulle forme d’aria impiega-
te dal Bach di Londra, comparativamente a quanto avviene nel giovane Mozart,
vedi L. Quetin, L’“Opera seria” de Johann Christian Bach à Mozart, Genève,
Minkoff, 2003, pp. 73-83 e passim.
700
F ORMA SONATA E ARIA COL DA CAPO
701
A NDREA C HEGAI
702
F ORMA SONATA E ARIA COL DA CAPO
703
A NDREA C HEGAI
704
F ORMA SONATA E ARIA COL DA CAPO
tivamente, ora al primo ora al secondo tema 50, ora alla transizione
ora alla coda; nel caso dell’aria dal segno la medesima prima strofa
nella sua interezza assolve da sé sola anche la funzione di sviluppo.
La realizzazione melodica dei vari segmenti di testo dà quindi
luogo a forme espressive diversificate dei medesimi contenuti
poetici. Nell’aria di Giunia, il «crudel periglio» cui incorre l’amato
Cecilio per vendicare il defunto Mario è prima raffigurato dalla
svettante invettiva melodica in unisono con gli archi sul primo
tema, quindi è riproposto sul secondo tema con incedere frammen-
tato e inflessioni decisamente patetiche, a sottolineare stavolta
non il «periglio» in sé, quanto i suoi riflessi sull’animo della
protagonista (Ess.13-14): un procedimento combinatorio indotto
dall’impianto sonatistico e precluso all’aria con da capo di più
anziana generazione, che si affidava essenzialmente alla continuità
della cantilena anche nelle trasposizioni della ripetizione di A in
A' (alla dominante o alla maggiore relativa nelle arie in minore).
Il mutamento retorico, oltre che di polarità armonica, che
contraddistingue il passaggio da primo a secondo tema, produce
nelle forme vocali una diffrazione direttamente incidente sul-
l’enunziato affettivo; il senso del testo si modifica in relazione al
contesto armonico-motivico con cui di volta in volta è messo a
reagire. Grazie all’assetto concertante la realizzazione musicale
delle strofe poetiche può inoltre avvalersi di un rapporto articola-
to e prospettico con la compagine orchestrale, laddove il canto
restituisca direttamente i temi musicali proposti in prima istanza
dall’orchestra, oppure si limiti a contrapporgli una propria linea,
lasciando che siano gli strumenti a realizzare i motivi nella loro
forma intera; vedi, all’esempio antecedente, la diversa distribu-
zione e conformazione melodica del testo fra primo e secondo
tema, restituiti dal canto in forma intera e continuativa in un caso,
parziale e intercalata da lunghe pause nell’altro.
705
A NDREA C HEGAI
51
«[…] un pensiere che, o dedotto dal primo, ovvero interamente ideale,
ma bene col primo collegato succeda immediatamente al periodo del motivo, e
che serve talvolta anche per condurre fuor di Tono» (Galeazzi, Elementi, cit., p.
255).
52
«[…] s’introduce per maggior vaghezza verso alla metà della prima parte;
deve questo esser dolce, espressivo e tenero quasi in ogni genere di composizio-
ne» (ivi, p. 256).
53
«Segue poi il Periodo di Cadenza. È questa una nuova idea, ma sempre
dipendente dalle precedenti, e specialmente dal Motivo, o secondo motivo; ed in
esso si dispone e prepara la Melodia alla Cadenza. Se nel passo Caratteristico la
voce o l’istromento ha fatto spiccare la sua dolcezza, la sua espressione, nel
periodo di cui si tratta si farà pompa di brio e di bravura coll’agilità della voce o
della mano; onde nella Musica vocale in questo periodo si collocano specialmente
i passaggi e gorgheggi, e nell’istromentale i passi più difficili, che si chiudono poi
con Cadenza finale» (ivi, pp. 256-257; cfr. anche p. 300).
54
«[…] non è un periodo necessario, ma molto serve a concatenare le idee
che chiudono la prima parte con quelle che l’hanno incominciata, o con quelle
con cui s’incomincia la seconda parte» (ivi, p. 257).
55
«In tutti i pezzi di Musica, di qualunque genere o stile siano essi, divisi in
mezzo da un ritornello ovvero tutti seguiti, si chiude sempre la prima Parte alla
Quinta del Tono principale, raramente alla Quarta, e spesso alla terza minore ne’
Toni di terza minore» (ivi, p. 257).
56
«Se il pezzo è lungo si riprende, come si è detto, il vero Motivo nel Tono
principale, se poi non si voglia tanto allungar la Composizione basterà riprendere
in sua vece il Passo Caratteristico nello stesso Tono Fondamentale trasferito» (ivi,
pp. 258-259): questa seconda eventualità pare riferibile anche ai modelli col da
capo e dal segno (cfr. Esempi 1-2), dove la riconduzione muove dal primo tema,
alla dominante, per confermare la tonica sul secondo tema.
706
F ORMA SONATA E ARIA COL DA CAPO
57
In K. Berger, Bach’s Cycle, Mozart’s Arrow. An Essay on the Origins of
Musical Modernity, Berkeley ecc., University of California Press, 2007, si prospet-
ta l’accostamento delle forme musicali ad un più generale schema filosofico rela-
tivo alla connotazione del tempo lineare come distintivo della modernità, con-
trapposto ad un tempo ciclico di derivazione classica. Quel modello è stato
ampiamente riconsiderato anche in sede filosofica, ove si tende oggidì ad accredi-
tare più la moderna compresenza di circolarità e linearità che non l’affermazione
del secondo impianto temporale sul primo (cfr. P. Rossi, Vicissitudo rerum, in Il
passato, la memoria, le idee. Sei saggi di storia delle idee, Bologna, Il Mulino,
2001 2, pp. 95-117). Persino nel caso di forme non lineari come l’aria con da capo
non si verifica una reale ciclicità: la ripresa risente in misura diversa dell’esperien-
za maturata nel corso del brano. La riproposizione della prima strofa in coda ad
un’aria non verrà percepita, nel quadro della definizione del personaggio e dei
suoi affetti, come pura e semplice ripetizione, ma piuttosto come la definitiva
asseverazione e affermazione di un concetto prevalente, rigenerato dal procedi-
mento dialettico appena trascorso (lo dice bene, riguardo alla forma sonata stru-
mentale, P. Gallarati, Il primo movimento dell’“Incompiuta”, in «Musica e Storia»,
XIV: La didattica dell’ascolto, 2006, pp. 607-615: 613: «la ripresa non apparirà
come una semplice ripetizione variata ma, piuttosto, come il ritorno da un viaggio
le cui esperienze ci fanno apparire sotto una luce diversa il luogo da cui siamo
partiti». In J. Hepokoski-W. Darcy, Elements of Sonata Theory: Norms, Types, and
Deformations in the Late-Eighteenth-Century Sonata, Oxford, Oxford University
Press, 2006, si introduce il concetto di rotational structure che, a seguito di diversi
gradi di variazione, suggerisce riguardo alla forma sonata l’immagine di una
traiettoria ‘a spirale’ piuttosto che non quella di una struttura realmente ‘ciclica’).
707
A NDREA C HEGAI
58
Il concetto di ‘aria come dramma’ trova un ampio commento in J. Webster,
The Analysis of Mozart’s Arias, in Mozart Studies, a cura di C. Eisen, Oxford,
Clarendon Press, 1991, pp. 101-199.
59
Non è un caso che riguardo alle arie dell’opera buffa e ai rondò Galeazzi,
calandosi nel suo ruolo storico-didattico, ostenti una sprezzante indifferenza,
rinunziando a darne un modello: semplicemente la loro imprevedibilità non era
riducibile a forme standard, e men che meno all’impianto sonatistico che accomu-
na a fine secolo altri disparati generi (Galeazzi, Elementi cit., pp. 300 ss.).
708
F ORMA SONATA E ARIA COL DA CAPO
S UMMARY
This essay looks at the intersections between genres. In the second
half of the eighteenth century, the aria with da capo and sonata form,
which the modern critical tradition tends to differentiate according to
60
Dahlhaus, Drammaturgia dell’opera italiana cit., pp. 132-135.
61
Webster, Are Mozart’s Concertos “Dramatic”? cit., p. 111.
62
«Oggi giorno però di rado si fanno i ritornelli così lunghi, che comporti-
no tutti questi Periodi, perché è veramente cosa indecente il far restar un Attore
tanto tempo mutolo a passeggiar sulle scene; onde si fa per lo più un sol periodo
di poche battute, che serva a dare il Tono al Cantante, e si fa subito entrar la
parte» (Elementi cit., p. 300).
63
L. Zoppelli, L’opera come racconto. Modi narrativi nel teatro musicale
dell’Ottocento, Venezia, Marsilio, 1994, pp. 86-87.
709
A NDREA C HEGAI
their diverse use and diverging fate (the decline of the aria with da capo
starts as the sonata form is gradually establishing itself) displayed a
similar compositive logic. On the basis of works by Sarti, Sacchini, Mo-
zart and others, and by comparing the literature of several of the main
essayists of the period, the overlapping of the two formal arrangements is
clear to see – it is today that any distinction is actually made; at the same
time reflections are made on the procedural nature of the aria with da
capo and the support offered by the sonata form in the creation of a
diverse, more complex dramaturgical perspective.
710