1
2.
Sentence
e
periodo.
Secondo
Caplin,
nello
stile
strumentale
del
periodo
classico
opera
una
serie
di
organizzazioni
tematiche
tipiche
che
egli
differenzia
sotto
il
profilo
della
loro
funzionalità
interna.
In
realtà,
egli
non
è
stato
il
primo
a
proporre
questo
tipo
di
differenziazione.
Già
Arnold
Schoenberg,
e
in
seguito
il
suo
allievo
Erwin
Ratz,
aveva
distinto
due
tipologie
tematiche,
la
sentence
e
il
periodo.
Caplin
riprende
le
loro
acquisizioni
teoriche,
sviluppandole
ulteriormente
e
chiarendone
le
differenze
in
termini
sostanziali
e
funzionali.
Oltre
alle
due
tipologie
già
citate,
egli
descrive
l’organizzazione
funzionale
di
due
temi
composti
(sentence
e
periodo
di
16
bb.),
quattro
temi
ibridi,
della
piccola
forma
ternaria
e
della
piccola
forma
binaria.
I
temi
semplici,
cioè
la
sentence,
il
periodo
e
i
temi
ibridi,
hanno
generalmente
una
lunghezza
di
8bb.;
i
temi
composti
e
la
piccola
forma
ternaria
e
binaria
eccedono
invece
la
lunghezza
delle
8
bb.
Occorre
notare,
tuttavia,
che
si
tratta
in
ogni
caso
di
indicazioni
generiche:
un
periodo,
per
es.,
può
benissimo
essere
più
lungo
di
8bb.,
come
pure
essere
di
7
bb.
In
questi
casi
di
lunghezza
difforme
dalla
norma
entrano
in
gioco
dei
fattori
di
alterazione
nella
struttura
fraseologica
o
di
raggruppamento.
Questi
fattori
(come
estensioni,
espansioni,
interpolazioni,
compressioni)
saranno
illustrati
via
via
che
si
presenteranno
negli
esempi
analizzati.
Inoltre,
è
importante
precisare
che,
molto
spesso,
un’unità
è
organizzata
in
modo
da
suggerire
semplicemente
un
tipo
di
organizzazione
formale,
più
che
aderire
in
maniera
rigida
a
un
modello
normativo.
Moltissimi
temi
richiamano,
così,
un
disegno
di
sentence
o
di
periodo,
ma
non
seguono
letteralmente
le
descrizioni
generali
che
saranno
di
seguito
fornite.
2.1
La
sentence.
Iniziamo
osservando
(e
ascoltando)
l’es.
2.1,
il
tema
primario
o
principale
del
primo
movimento
della
Sonata
per
pianoforte
in
Fa
min.
Op.
2
n.
1
di
Beethoven,
da
molti
considerato
come
l’archetipo
della
sentence.
Es.
2.1
Beethoven,
Sonata
per
pianoforte
in
Fa
min.,
Op
2/1,
I
(1-‐8)
Iniziamo
a
occuparci
delle
prime
quattro
battute,
la
prima
frase.
Dopo
un’idea
di
base
(basic
idea)
di
due
battute
sostenuta
da
una
tonica
in
posizione
fondamentale,
segue
una
sua
ripetizione,
sostenuta
armonicamente
da
un
V56
che
risolve
a
un
i
sul
battere
della
b.
5.
L’unione
delle
due
idee
forma
una
frase
di
4bb.
che
presenta
due
caratteristiche
essenziali:
(1)
una
ripetizione
immediata
dell’idea
di
base
e
(2)
la
presenza
di
una
successione
armonica
di
prolungamento
della
tonica
iniziale
che
supporta
l’intera
frase.
Caplin
chiama
presentazione
la
funzione
formale
definita
da
questi
due
fondamentali
criteri
sintattici:
la
ripetizione
immediata
di
un’idea
(un
elemento
della
struttura
di
raggruppamento)
e
la
successione
armonica
di
prolungamento
(un
tipo
di
successione
armonica).
Una
frase
sostenuta
da
una
successione
armonica
di
prolungamento
non
presenta
alla
fine
una
cadenza:
nell’es.
di
Beethoven,
il
movimento
armonico
prolunga
la
stessa
armonia
nelle
bb.
1-‐5
(un
i)
attraverso
una
movimento
di
volta
del
basso
1^-‐
7^-‐1^
e
non
muove
verso
un
arrivo
cadenzale
strutturale,
verso
una
nuova
entità
armonico-‐tonale.
La
seconda
frase
presenta
delle
caratteristiche
completamente
diverse
dalla
prima.
Si
osservi
innanzitutto
l’organizzazione
fraseologica
e
motivica.
Dei
due
motivi
costituitivi
(indicati
con
a
e
b
nell’es.
2-‐1)
rimane
solo
il
motivo
“b”
nelle
bb.
5-‐6.
Ciò
produce
una
riduzione
dell’ampiezza
dell’unità
iniziale,
un
processo
definito
frammentazione.
Nello
stesso
tempo,
anche
l’armonia
subisce
profondi
cambiamenti:
rispetto
alla
frase
di
presentazione,
in
cui
gli
accodi
cambiano
ogni
due
battute,
nella
seconda
frase
gli
accordi
cambiano
al
ritmo
di
uno
per
battuta
nelle
bb.
5-‐6,
e
nella
b.
7
ogni
accordo
dura
solo
mezza
battuta.
La
riduzione
di
durata
degli
accordi
è
definita
accelerazione
armonica
(frammentazione
e
accelerazione
armonica
sono
due
processi
che
molto
spesso
procedono
insieme,
anche
se
non
sono
necessariamente
collegati
da
una
relazione
biunivoca).
La
seconda
frase
inizia
continuando
a
prolungare
il
i
iniziale
fino
al
i6
sul
battere
di
b.
7.
A
questo
punto,
la
musica
introduce
una
successione
cadenzale:
nelle
bb.
7-‐8
l’armonia
introduce
la
successione
i6-‐ii6-‐V
(SC),
mentre
melodicamente
la
voce
superiore
scende
per
grado
congiunto
da
do4
a
mi3.
Definiremo
le
bb.
7-‐8
idea
cadenzale,
indicando
con
questo
termine
la
funzione
formale
di
fine
svolta
da
un’unità
di
2bb.
(un’idea)
sostenuta
da
una
successione
armonica
cadenzale.
1
2
Gli
elementi
ora
evidenziati
(frammentazione,
accelerazione
armonica
e
chiusura
cadenzale)
sono
alcuni
dei
fattori
che
definiscono
una
funzione
di
continuazione.
Questa
breve
descrizione
analitica
del
tema
principale
del
primo
movimento
dell’op.
2/1
di
Beethoven
ci
permette
di
descrivere
con
buona
precisione
il
nostro
primo
tipo
di
tema.
Una
sentence
è
un
tema,
generalmente
di
8bb.,
costituito
da
una
prima
frase
che
svolge
una
funzione
formale
di
presentazione
e
una
seconda
frase
con
funzione
di
continuazione.
La
presentazione
è
costituita
da
un’idea
di
base
immediatamente
ripetuta
e
interamente
supportata
da
una
successione
armonica
di
prolungamento;
la
continuazione
presenta
frammentazione,
accelerazione
armonica
e
chiude
con
un’idea
cadenzale
di
2bb.
Queste
sono
le
caratteristiche
prevalenti.
Tuttavia,
è
necessario
chiarire
che
questi
processi
non
sono
gli
unici
e
non
si
presentano
solo
nelle
forme
appena
descritte.
Per
prima
cosa,
in
una
presentazione
la
ripetizione
dell’idea
di
base
può
avvenire
in
tre
modi
diversi.
Infatti,
oltre
alla
ripetizione
dell’idea
di
base
nel
nuovo
contesto
armonico
della
dominante,
come
avviene
nell’esempio
di
Beethoven,
una
ripetizione
può
anche
mantenere
lo
stesso
contesto
armonico
oppure
può
essere
una
ripetizione
verso
un
accordo
diverso
dalla
tonica
o
dalla
dominante.
Il
primo
tipo
di
ripetizione,
determina
una
relazione
proposta-‐
risposta
(statement-‐response
repetition):
l’idea
di
base
è
sulla
tonica,
la
ripetizione
sulla
dominante,
oppure
l’idea
di
base
“propone”
un
movimento
da
I
a
V,
mentre
la
ripetizione
“risponde”
con
il
movimento
inverso
da
V
a
I.
L’es.
2.2,
la
prima
frase
di
un
tema
di
Mozart,
illustra
quest’ultima
possibilità:
Es.
2.2
Mozart,
Sonata
per
pianoforte
in
Sol,
K.
283/189h,
I
(1-‐4)
È
poi
possibile
avere
una
ripetizione
esatta
(exact
repetition)
dell’idea
di
base.
In
questo
caso,
la
ripetizione
avviene
senza
che
cambi
il
contesto
armonico
iniziale.
Nell’es.
2.3
l’idea
di
base
e
la
sua
ripetizione
si
svolgono
sempre
sulla
tonica.
Es.
2.3
Mozart,
Sonata
per
pianoforte
in
Do,
K.
330/300h,
I
(1-‐4)
L’es.
2.4
illustra
invece
la
terza
possibilità,
quella
della
ripetizione
sequenziale
o
progressiva.
In
questo
caso,
l’idea
di
base
è
trasposta
su
un
diverso
grado
della
scala
sia
armonicamente,
che
melodicamente.
Nel
nostro
esempio,
l’idea
di
base
è
sulla
tonica
e
la
sua
ripetizione
un
grado
sopra,
sul
ii.
Es.
2.4
Beethoven,
Sonata
per
pianoforte
in
Sol,
Op
14/2,
I
(1-‐4)
Veniamo
ora
alla
frase
di
continuazione.
Oltre
ai
due
processi
della
frammentazione
e
dell’accelerazione
armonica,
spesso
una
frase
di
continuazione
presenta
altri
processi
tipici,
come
un
aumento
dell’attività
ritmica
di
superficie,
l’impiego
del
cromatismo,
l’uso
di
sequenze
o
progressioni
armoniche
su
piccola
scala.
Osserviamo
i
due
esempi
successivi.
Nell’es.
2.5
la
frase
di
continuazione
(bb.
5-‐8),
oltre
a
essere
permeata
da
un
chiaro
processo
di
frammentazione,
presenta
anche
un
evidente
aumento
nell’attività
ritmica
di
superficie,
riscontrabile
nell’uso
sempre
più
accentuato
delle
semicrome
rispetto
alla
frase
di
presentazione.
Es.
2.5
Mozart,
Sonata
per
pianoforte
in
Re,
KV.
311,
III
(1-‐8)
Nell’es.
2.6,
Haydn
impiega
nelle
bb.
5-‐8
un
movimento
cromatico
discendente
nella
b.
6
(fa-‐mi-‐mib-‐re);
inoltre,
nelle
bb.
5-‐6
la
successione
armonica
procede
mediante
una
sequenza
per
5
discendenti
(le
fondamentali
degli
accordi
sono
re-‐sol-‐do-‐fa-‐sib,
come
indicato
al
di
sotto
della
musica).
Es.
2.6
Haydn,
Sonata
per
pianoforte
in
Sib,
Hob.
XVI:41,
II
(1-‐8)
Concludo
questa
sezione
sulla
sentence
con
alcune
considerazioni
finali
di
natura
terminologica
e
funzionale.
Innanzitutto
occorre
precisare
il
motivo
per
cui
Caplin
impiega
i
termini
presentazione
e
continuazione
per
indicare
le
funzioni
formali
delle
frasi
costitutive
di
una
sentence.
La
prima
frase,
come
abbiamo
visto,
è
caratterizzate
fortemente
da
una
ripetizione
immediata
del
materiale
tematico-‐motivico
iniziale
nel
contesto
di
uno
stabile
prolungamento
della
tonica
iniziale.
Per
questo
motivo,
la
funzione
2
3
svolta
dalle
prime
quattro
battute
di
una
sentence
è
quella
di
“presentare”
in
maniera
del
tutto
chiara
due
aspetti
fondamentali
della
musica:
il
materiale
tematico
fondamentale
e
il
tono
in
cui
inizia
a
svilupparsi
il
tema
(o
addirittura
la
composizione).
La
frase
successiva
presenta
dei
tipici
processi
di
elaborazione,
come
la
frammentazione,
l’accelerazione
armonica,
il
cromatismo,
l’aumento
dell’attività
ritmica
di
superficie,
ecc.;
in
breve,
si
tratta
di
elementi
che
danno
“continuazione”
alla
musica.
Dal
punto
di
vista
temporale,
presentazione
e
continuazione
proiettano
in
maniera
inequivocabile
il
senso
di
“inizio”
e
di
“centro”
formale.
Tuttavia,
una
sentence,
come
del
resto
qualsiasi
unità
tematica,
deve
chiudere
con
una
cadenza,
cioè
con
una
chiara
funzione
di
“fine”.
La
funzione
di
fine
è
chiaramente
espressa
dall’idea
cadenzale,
generalmente
corrispondente
alle
bb.
7-‐8.
Questo
aspetto
determina
un
problema
terminologico
per
Caplin:
il
termine
continuazione
da
solo
non
trasmette
in
maniera
adeguata
la
presenza
all’interno
di
questa
frase
della
funzione
cadenzale.
In
realtà,
all’interno
della
bb.
5-‐8
di
una
sentence
sono
presenti
sia
la
funzione
di
centro,
la
continuazione,
sia
quella
di
fine,
la
cadenza.
In
casi
di
questo
tipo,
Caplin
ricorre
al
concetto
di
“fusione
formale-‐funzionale”
(form-‐functional
fusion),
cioè,
all’interno
di
un’unica
unità
formale
sono
presenti
due
distinte
funzioni
formali
delle
quali
non
è
possibile
individuare
una
chiara
delimitazione.
Egli,
in
casi
del
genere,
indica
le
due
funzioni
collegate
dall’operatore
logico
“diventa”
(⇒).
La
maniera
più
ovvia
e
corretta
per
indicare
le
due
funzioni
formali
espresse
dalla
seconda
frase
di
una
sentence
sarebbe
allora
continuazione⇒cadenza,
se
questa
indicazione
non
fosse
troppo
invasiva
e
lunga.
Per
motivi
pratici,
pertanto,
egli
preferisce
indicare
la
sola
funzione
di
continuazione,
essendo
la
prima
che
ricorre
in
ordine
di
tempo.
Si
ricordi,
però,
che
è
sempre
presente
anche
la
funzione
cadenzale
finale.
Solo
quando
le
due
funzioni
ricevono
un’adeguata
e
bilanciata
espressione
all’interno
di
una
frase
egli
ricorre
all’indicazione
completa
continuazione⇒cadenza,
come
avviene
nel
tema
di
Haydn
mostrato
nell’es.
2.7.
Es.
2.7
Haydn,
Quartetto
per
archi
in
Re
min.,
Op.
42,
I
(1-‐8)
Le
bb.
5-‐8
presentano
una
chiarissima
frammentazione
in
unità
di
una
battuta
e,
nella
b.
7,
di
mezza
battuta,
elementi
che
denotano
una
funzione
formale
di
continuazione.
Nello
stesso
tempo,
l’intera
frase
di
quattro
battute
è
supportata
dalla
successione
armonica
cadenzale
i6-‐ii6-‐V46-‐35-‐i,
in
cui
ogni
accordo
occupa
esattamente
una
battuta.
Caplin
definisce
una
successione
cadenzale
che
copre
l’arco
di
quattro
(o
più)
battute
“successione
cadenzale
espansa”
(expanded
cadential
progression;
S.C.E.
nelle
nostre
analisi).
In
casi
del
genere,
la
successione
armonica
cadenzale
è
fortemente
sottolineata
dalla
durata,
e
l’analisi
non
può
trascurare
di
indicarla
nell’individuazione
della
funzione
formale.
Torneremo
sulla
S.C.E.
a
proposito
dei
temi
ibridi
e
della
funzione
formale
di
frase
cadenzale.
2.2
Il
periodo
Es.
2.8
Mozart,
Sonata
per
pianoforte
in
Re,
K.
311/284c,
II
(1-‐8)
L’es.
2.8
è
il
tema
principale
o
primario
del
secondo
movimento
in
Sol
maggiore
della
Sonata
per
pianoforte
in
Re,
K.
311/284c,
di
Mozart.
Questo
tema
presenta
delle
caratteristiche
funzionali,
e
quindi
formali,
completamente
diverse
dalla
sentence
esaminata
nel
paragrafo
precedente.
Partiamo
con
una
descrizione
della
prima
frase
(bb.
1-‐4).
Dopo
l’idea
di
base
iniziale,
segue
un’idea
che
ha
un
profilo
ritmico,
motivico
e
armonico-‐tonale
differente,
definita
idea
contrastante
o
complementare.
Questo
termine
deve
essere
inteso
nel
senso
di
una
“non
ripetizione”
dell’idea
di
base
iniziale.
Oltre
a
non
ripetere
l’idea
di
apertura,
la
prima
frase
presenta
anche
un’altra
differenza
molto
significativa
rispetto
alla
frase
di
presentazione
di
una
sentence:
introduce
un’articolazione
cadenzale
nella
b.
4,
in
questo
caso
una
semicadenza.
Per
questo
motivo,
io
preferisco
indicare
la
funzione
di
questa
idea
con
il
termine
più
ampio
di
“idea
cadenzale
contrastante”.
Passiamo
alle
bb.
5-‐8,
la
seconda
frase.
Sentiamo
immediatamente
che
la
musica
“ritorna”
all’inizio,
ripetendo
“ora”
l’idea
di
base
di
apertura,
anche
se
in
una
forma
leggermente
variata
(nella
b.
6
il
re
è
decorato
con
una
appoggiatura
rispetto
alla
corrispondente
b.
2).
La
musica
a
b.
7
sembra
continuare
a
ripetere
la
prima
frase,
senonché
il
IV,
invece
di
procedere
come
ha
fatto
nella
corrispondente
b.
3,
verso
un
V
semicadenzale,
ora
procede
a
una
cadenza
autentica
perfetta
(CAP)
nella
b.
8.
Caplin
definisce
3
4
antecedente
una
frase
di
4
bb.
costituita
da
un’idea
di
base
seguita
da
un’idea
contrastante
e
articolata
nel
suo
complesso
da
una
cadenza
debole
(una
SC,
l’opzione
più
seguita,
ma
anche
una
CAI
per
Caplin,
una
cadenza
autentica
imperfetta)
e
conseguente
una
frase
che
inizia
ripetendo
l’idea
di
base
per
poi
procedere
a
un’idea
contrastante
(simile
o
diversa
alla
precedente)
e
a
una
chiusura
cadenzale
autentica
perfetta
(CAP).
Un
tema
di
8bb.
costituito
da
una
funzione
formale
di
antecedente
e
da
un
conseguente
è
chiamato
periodo.
Spesso
il
periodo
chiude
con
una
CAP
nel
tono
iniziale.
Altrettanto
spesso,
però,
un
periodo
può
anche
chiudere
con
una
CAP
in
uno
dei
due
toni
subordinati
standard
(la
dominante
in
maggiore,
la
mediante
in
minore).
In
casi
del
genere,
la
modulazione
sarà
realizzata
dalla
frase
conseguente.
L’es.
2.9
mostra
un
periodo
modulante.
L’antecedente
è
chiuso
da
una
SC
nel
tono
principale.
Il
conseguente
sposta
subito
la
musica
verso
il
tono
della
dominante,
La
maggiore,
inserendo
il
sol#,
la
sensibile
del
nuovo
tono,
nella
ripetizione
dell’idea
di
base
nelle
bb.
5-‐6.
Una
CAP
in
questo
tono
chiude
poi
il
tema
nel
suo
complesso.
Es.
2.9
Mozart,
Sonata
per
pianoforte
in
Re,
K.
284/205b,
III
(1-‐8)
2.3
Un
confronto
tra
sentence
e
periodo
Può
essere
utile
a
questo
punto
procedere
a
un
confronto
tra
le
prime
due
tipologie
tematiche
trattate.
Le
differenze
sostanziali
possono
essere
così
riassunte:
Prima
frase:
la
prima
frase
di
una
sentence
(la
presentazione)
contiene
una
ripetizione
immediata
dell’idea
di
base
(proposta-‐risposta,
esatta
o
sequenziale)
e
manca
di
una
cadenza
alla
fine,
cioè
è
retta
da
una
successione
armonica
di
prolungamento
della
tonica
iniziale;
la
prima
frase
di
un
periodo
(l’antecedente)
invece
non
ripete
l’idea
di
base
e
chiude
con
una
cadenza
debole
(una
SC,
meno
spesso
una
CAI).
Seconda
frase:
la
seconda
frase
di
una
sentence
(la
continuazione)
inizia
senza
ripetere
l’idea
di
base.
Al
contrario,
i
processi
tipici
sono
frammentazione,
accelerazione
armonica,
successioni
sequenziali
o
progressive,
cromatismo,
incremento
del
movimento
ritmico
di
superficie.
La
seconda
frase
di
un
periodo
(il
conseguente)
ripete
l’idea
di
base
e
poi
procede
a
una
chiusura
cadenzale
perfetta.
Questo
confronto
ci
permette
di
caratterizzare
la
sentence
come
una
tipologia
di
tema
più
dinamica.
Il
maggiore
dinamismo
è
generato,
oltre
che
dai
tipici
processi
elaborativi
presenti
nella
continuazione,
soprattutto
dalla
presenza
di
un
unico
punto
di
arrivo
cadenzale
nella
b.
8
che
determina
un’unica
e
ampia
traiettoria
tonale
del
tema.
In
un
periodo,
invece,
emergono
tratti
di
maggiore
stabilità
dovuti
soprattutto
alla
presenza
di
due
cadenze
nelle
bb.
4
e
8
che
descrivono
due
traiettorie
tonali
distinte.
4