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Il concetto di modalità

Per “modalità” si intende l’ordine di successione che i suoni della scala naturale (ossia quella
fatta sui soli tasti bianchi del pianoforte) possono assumere dentro porzioni simmetriche di
essa.

Questa successione ordinata risulterà perfettamente determinata una volta fissata la posizione
dei due semitoni della scala naturale.

L’idea di “modalità” è stata usata per la prima volta nella codifica della musica greca, ma è con
la musica gregoriana che questo concetto entra con forza nella storia della musica.

Modalità Greca e Modalità Gregoriana

Il concetto di modalità deriva direttamente dal modo d’intendere la musica dei greci.
La musica greca infatti non aveva alla base le scale tipiche del nostro sistema musicale (sistema
tonale), ma il discorso musicale si costituiva a partire da frammenti scalari di quattro note
diatoniche discendenti.

Questi frammenti si differenziavano tra di loro per la posizione del semitono all’interno di essi.

Ciascun frammento indicava un “modo”.

Dorico: mi-re-do-si

Frigio: re-do-si-la

Lidio: do-si-la-sol

Questi tetracordi formavano il cosiddetto sistema perfetto o teleion.

Il concetto di modalità che a noi qui interessa però non è quello della musica greca, ma quello
della musica medievale.

Parleremo dunque non di modi greci ma di modi gregoriani.

I modi gregoriani derivano da quelli greci, ma sono più articolati. Semplificando molto,
potremmo dire che i modi gregoriano sono la composizione dei modi greci.

Principi tecnico-formali della modalità gregoriana

Il sistema modale gregoriano deriva appunto dalle scale utilizzate per il canto gregoriano, ma
venne utilizzato anche nelle composizioni polifoniche (strumentali e vocali) fino
all’affermazione del sistema tonale.

Le scale modali sono in totale otto. Di queste otto quattro si dicono “autentiche”, le altre
quattro “plagali”.
Autentico e plagale

Le scale autentiche sono riconducibili a scale diatoniche di un’ottava con partenza dalle note di
re (I modo), mi (III modo, fa (V modo), sol (VII modo).

Le scale plagali non sono altro che le scale autentiche trasposte alla quarta inferiore. I modi
plagali sono dunque il II (partenza da la), il IV (partenza da si), il VI (partenza da do) e l’VIII
(partendo da re).
Gli otto modi

Nel sistema modale sono del tutto assenti i concetti di tonica, dominante e sensibile. Non si può
dire che ci sia una “gerarchia” dei suoni, che certi suoni gravitino intorno a un suono principale.

Si può fare un discorso di gerarchizzazione dei suoni solo da un punto di vista teorico, non
percettivo.

Un punto forti del sistema sono dal punto di vista teorico la finalis (indicata con F nello schema
precedente), ossia il suono iniziale per le ottave autentiche e il quarto suono per le ottave
plagali.

Un altro perno è costituito dalla repercussio (indicata con R nello schema), posta una quinta
sopra la finalis per le ottave autentiche e una terza sopra per le plagali.

Potremmo definire il sistema modale come orizzontale. Infatti quello che conta (anche nella
polifonia) è la melodia di ciascuna voce, il procedere orizzontale delle note lungo un
pentagramma.

Non è per niente presente il concetto di verticalità, ossia il concetto di una relazione tra le voci
che non sia di tipo melodico ma di tipo armonico: il concetto di accordo è del tutto estraneo alla
modalità.
continua

Il periodo di transizione

Il passaggio dal sistema modale al sistema tonale non avvenne in modo brusco e netto
ma attraverso un lungo e complicato processo.
Questo passaggio può essere visto come una delle tante rivoluzione che hanno
sconvolto il pensiero umano tra Cinquecento e Seicento (vedi Contesto storico).
Non è ovviamente possibile dare una data esatta per questa transizione.
Se vogliamo proprio dare dei riferimenti precisi, possiamo dire che la celebrazione
della “vittoria” del sistema tonale su quello modale è data dal Clavicembalo ben
temperato di Bach. (1718-22 - 1° libro e 1738-42 - 2° libro)
Questo confine che abbiamo appena tracciato è tuttavia puramente simbolico: il
passaggio avvenne infatti praticamente senza soluzione di continuità grazie all’azione
dei teorici e dei prattici (figure che nella maggior parte dei casi coincidevano).
Innanzitutto i musicisti dell’epoca iniziano a teorizzare e ad utilizzare scale derivate
dalle scale modali ma trasportate di intervalli diversi dalla tradizionale quarta. Si
comincia poi a pensare a queste scale non come trasporti, ma come “entità”
autonome.
La catalogazione attenta degli intervalli porta alla definizione di un modo allegro,
caratterizzato dalla presenza di intervalli di terza e sesta maggiore in relazione alla
nota fondamentale della scala, e di un modo mesto, caratterizzato da terze e seste
minori. Questo non è altro che il primo passo verso la definizione del bipolarismo
tonale maggiore/minore.
Si inizia anche a studiare la composizione e la scomposizione di intervalli: una quinta
può essere vista come la somma di una terza maggiore e di una minore.
Da queste analisi nasce il concetto di rivolto così come lo intendiamo noi oggi.
Il concetto di rivolto dà un contributo fondamentale per la nascita della nuova teoria
armonica.
Innanzitutto si dedice di “costruire” un brano polifonico a partire dalla voce del
basso e non del tenore (come era abitudine precedentemente).
Questo cambiamento, unito alla teoria dei rivolti, porta alla definizione del concetto
di basso melodico (la nota che suona il basso) e basso armonico (la nota fondamentale
dell’accordo).
Il concetto di basso armonico, legato a quello dei rivolti, apre la strada per la
definizione di un concetto assolutamente fondamentale per l’armonia tonale: la
triade.
Si capisce che la maggior parte degli accordi suonati sono riconducibili tramite rivolti
a un accordo fondamentale costituito da una terza e una quinta.
La natura di questa terza (maggiore o minore) determina il carattere dell’accordo.
Vediamo dunque che praticamente vengono definiti esplicitamente i concetti di modo
maggiore e modo minore.
Contemporaneamente, le scale trasportate vengono considerate sempre più
autonomamente e non in relazione alla modalità originale.
Iniziano così a comparire le prime armature di chiave (fino a tre diesis e due
bemolli), base per la moderna concezione scalare tonale.
Dai modi fondamentali è possibile quindi la creazione di molte scale.

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