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Notazione modale
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Esempio di una clausola, prima a due e poi a tre voci, in stile di
discanto. La versione a tre voci è di Magister Perotinus.Il frammento di
canto gregoriano è alla voce chiamata “ cantus”.
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Magister Perotinus: Alleluja nativitas. Organum a tre voci.
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La notazione modale si basa su due valori di tempo - la longa e la
brevis che usano la figura della virga e del punctum; virga e punctum
sono segni della notazione gregoriana quadrata che servivano ad
indicare delle note singole.
Oltre alla virga ed al punctum dalla notazione gregoriana vengono
presi anche diversi neumi ( torcolus, porrectus, clivis, climacus) che
raggruppano due, tre, o anche quattro note.
La loro trasformazione in figure ritmiche , nella notazione modale, li fa
chiamare - ligature.
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La trascrizione in valori moderni più largamente usata è
L= semiminima , B = croma
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franconiana- e rappresenta il momento di passaggio dalla notazione
modale a quella moderna.
Già a partire dal 1240 era apparsa una nuova figura musicale, la
semibrevis, e la brevis era diventata la figura con cui misurate il tempo
musicale. Francone descrive le tre figure oramai a disposizione della
notazione ritmica L B S
Egli affermò che le regole valide per il rapporto fra L e B sono le stesse
che governano il rapporto B e S
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Già da circa il 1240 per ovviare ai problemi di interpretazione della
notazione modale , si erano trovate delle soluzioni per rendere chiara
l’interpretazione delle diverse figure per le ligature.Ad esempio, la
posizione della gambetta chiamata all’epoca,cauda,nelle ligature
binarie indicava se la prima nota fosse una B o una L e lo stesso se la
seconda nota era una B o un L. Nel linguaggio teorico vennero usati
dei termini per indicare quando la prima nota era una B o una L, come
si veder dallo schema sotto riportato
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ARS VETUS ARS NOVA
verso l’alto
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Importanti innovazioni della scrittura ritmica, che furono introdotte
durante il periodo dell’Ars Nova, furono
b)Nei tenor dei mottetti fanno la loro comparsa le note rosse. Tre note
rosse equivalgono a 2 note nere/bianche. Si trovano solo nella
mensura perfetta, che in questo modo, diventa momentaneamente
imperfetta. Una nota colorata perde 1/3 del suo valore. Nel periodo più
tardo della notazione furono sostituite da note cave, bianche. Nella
notazione mensurale bianca la coloratura divenne di nero: coloratura
ed annerimento diventarono sinomimi
Quando la colortura si applicava ad una misura imperfetta l’effetto
creato era quello di una moderna terzina, con tutte le durate ridotte di
2/3.
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d) Hemiolia : deriva dal termine greco- uno e mezzo. In generale si può
dire che si creava emiolia quando 3 suoni binari erano al posto di due
ternari( oppure si può pensare che un valore ternario viene accorciato
di 1/3 della sua durata ) .In termini moderni si può pensare a quando
due movimenti di una battuta di 6/8 invece che essere pensati come
due movimenti da una semiminima con il punto, vengono divisi in tre
movimenti che valgono una semiminima. Come procedimento per
spostare accento lo troviamo sino all’epoca di Bach e Haendel nel cui
Messia in inglese è presente ( manca nella versione in tedesco di
Mozart )
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Accade che, nei primi decenni del 1300, si stabiliscono i tre livelli di
rapporto fra le figure musicali : MODUS ,TEMPUS, PROLATIO
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All’epoca si usavano, relativamente alla prolazione, i termini maior e
minor, poi subentrarono i termini perfecta ed imperfecta.
Ars subtilior
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Qui sopra la versione orginale , sotto, la voce più acuta in notazione
mensurale, e sotto ad essa la trascrizione in notazione moderna.
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Le harpe de la melodie
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Riassumendo possiamo dire che nella musica trecentesca rispetto a
quella del 1200
Inizia a svilupparsi nella prima nella prima parte del 1400 per diventare
la notazione della grande polifonia italiana e fiamminga.
Viene detta bianca perché le figure, per ragioni di tempo, per l’uso di
una carta più sottile rispetto alle pergamene dei codici dei secoli
precedenti, vengono rese cave, ossia bianche: rimangono solo i
contorni e le gambette disegnati con il colore nero.
Lentamente, e parallelamente, la notazione bianca inizia ad affrancarsi
dagli espedienti delle alterazioni e delle imperfezioni e della coloratura.
Per tutta la durata della notazione mensurale bianca i rapporti fra le
durate dipendono dalle 4 prolationes : il rapporto fra un valore di durata
e quello inferiore è sempre regolato da un rapporto che è perfetto
quando è ternario ed imperfetto quando è binario.
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Essa è un capitolo molto importante della notazione del XV sec e
dell’inizio del XVI ed ha una importanza non secondaria in quel
periodo che va da Dufay a Josquin.
All’inizio del 1400 si iniziò ad usare simboli aritmetici che indicano i
rapporti proporzionali fra i numeri, e questa soluzione fu ritenuta la più
utile e semplice.
Si iniziò a parlare di
Proporzio dupla 2:1 significa che il valore della nota non viene
moltiplicato per due o per tre, ma viene diviso per due o per tre.
In generale vale la seguente regola : X semibrevis sono uguali a Y
semibrevis dell’integer valor. Quattro su tre indica che al posto delle
tre semibrevis si mettono, dopo il segno 4/3 quattro semibrevis.
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In pratica nell’indicazione di una proporzione il denominatore si
riferisce alle note precedente e il numeratore alle seguenti
oppure
Il primo di questi ultimi due segni,è ancora oggi usato per
indicare un tempo alla “ breve “: nelle mensure il tactus era alla
Semibrevis, ma quando si passava alla proportio dupla il tactus cadeva
alla breve.
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Il sistema della prolazioni e delle proporzioni diede vita ad una tecnica
compositiva ove la componente speculativa e la raffinatezza ritmica e
dell’incastro polifonico divenne oggetto di indagine scoperta e
creazione compositiva: basta pensare alla scuola fiamminga.
Nella musica dal XIV al XVI sec il termine canone – che letteralmente
significa regola- ha un significato più largo che non per noi. Talora
significa la presenza di una norma – come istruzione scritta - o che si
deve ricavare dalla concatenazione delle figure- che contiene la chiave
per la giusta lettura di una voce che era notata in modo
intenzionalmente contraffatto o incompleto; questo tipo di canoni
vennero chiamati canone enigmatico
Canone enigmatico: veniva data un’istruzione, che doveva essere
interpretata e capita per poter svolgere il canone medesimo
Nel corso del XV sec divenna prassi scrivere delle composizioni a più
parti nelle quali le voci potevano eseguire la stessa linea melodica ma
con prolazioni diverse oppure una parte poteva essere ripetuta nel
corso del brano con proporzione diversa e quindi diventare più veloce
o più lenta
Questo tipo di canoni erano chiamati canone mensurale
La musica veniva annotata una sola volta ed i diversi segni mensurali
erano annotati tutti assieme all’inizio dello spartito. Questa tecnica
compositiva fu tipica della scuola fiamminga del 1400 e 1500: De Prez,
Dufay, Ockeghem ma possiamo trovarla sino ai famosi 14 canoni per
aumentazione e diminuzione delle Variazioni Goldberg di J.S Bach
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Altro esempio di canone mensurale del compositore olandese Pierre
de la Rue
Agnus Dei dalla missa l’homme armé : canone a 4 voci da eseguire in
proportio dupla, tempus perfectum,proportio tripla tempus imperfectum
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Il complicato sistema delle proporzioni si è potuto sviluppare in questa
maniera molto intellettualmente raffinata anche perché poggiava sul
concetto di una fondamentale ed invariabile unità di tempo_ il tactus
Soltanto nell’ambito di un tempo fondamentale, di una scansione
metronomica (diremmo noi con termini moderni ) condivisa e
praticamente immutabile le proporzioni si possono capire ed eseguire:
per cantore del 400 e 500 la “ proportio tripla, o proportio sesquialtera”
significavano un tempo preciso ed invariabile che era da ricavare dal “
tempo della durata di riferimento. I maestri medievali, rinascimentali e
del primo barocco notavano tutti i brani con gli stessi valori,
principalmente B S M e Sm ed occasionalmente qualche fusa ma solo
a gruppi di due e con l’intento di fiorire una formula cadenzale.
Mancavano tutte le indicazioni di tempo, di velocità questo perché in
realtà vi era un tempo, una velocità super partes, attorno al quale si
muovevano le complicazioni metrico-ritmiche delle proporzioni Tactus :
immaginaria pulsazione regolare e costante che ha la funzione di unità
di misura( o di movimento, come si dice ai nostri giorni). E’ solo a
partire dal 1500, che i teorici iniziarono a soffermarsi sul concetto di
tactus e quindi iniziando il percorso che porterà alla definizione
moderna di metro e ritmo ed alla nostra autoreferenziale ed univoca
organizzazione dei valori delle figure ritmiche.Per la prima volta questo
termine compare nel trattato Musica di Adam von Fulda redatto nel
1490: tactus est continua motio in mensura contenta rationis (
contentae rationis) che significherebbe “ mensura di calcolo
prestabilito.I teorici 500eschi descrivono il tactus come un movimento
ascendente e discendente della mano regolare sulla base del quale
bisogna calcolare tutti i valori delle note. La velocità di questo
movimento viene descritta come il tempo che trascorre tra due passi di
uomo che procede con andatura tranquilla
Fino al 1600 , circa, i segni della notazione non hanno avuto solamente
un significato relativo: una B vale 2 o 3 S, ma davano anche i valori di
tempo assoluti. Nel sistema moderno e contemporaneo una
semiminima o una minima può essere lentissima o velocissima ,questo
dipende dalla indicazioni agogiche che troviamo , o dalle indicazioni
metronomiche o da altre indicazioni scritte che rimandano
all’interpretazione della velocità di esecuzione Nella prassi della
musica del 600 e del primo 700 i limiti di variabilità della velocità di
esecuzione sono abbastanza ristretti ( variazione velocità del tactus ) e
di segni di agogica erano pochissimi: questo indica che vi era un “
tempo normale “ di esecuzione che aveva solo piccole variazioni Nella
musica del 400 e 500 le proporzioni erano il sistema attraverso il quale
si poteva cambiare il tempo ( attraverso il cambiamento di durata delle
figure ) : quando i segni di proporzioni compaiono in tutte le voci,
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contemporaneamente essi stabiliscono le indicazioni di tempo, le
indicazioni metronomiche della musica antica.
E’ nel 1600 che inizia quella che noi possiamo chiamare la notazione
moderna che si attua su un pentagramma composto da 5 righe e 4
spazi diviso in “parti” da delle stanghette che attraversano
verticalmente o un singolo pentagramma o gruppi di pentagrammi
uniformandone l’articolazione metrica. L’adozione della battuta e della
stanghetta avviene molto gradatamente a partire dalle prime decadi del
1500 e diventa prassi universale nel Settecento, mentre il
pentagramma non è che il perfezionamento del rigo musicale a quattro
righi proposto nel 1015 da Guido d’Arezzo ed uniforma i sistemi a più
righi delle intavolature per liuto o tastiera.
Alle raccolte di musica per tastiera spettano alcuni particolari interessi.
Esse sono: di Andrea Antico Frottole intabulate da sonare organi, Libro
primo, del 1517 1517 e di Marcantonio da Bologna Ricerchari, motetti,
canzoni, Libro primo, 1523
Le due fonti seguono praticamente lo stesso sistema di notazione, con
notazione mensurale bianca ma con due “ accorgimenti” molto
importanti: la stanghetta di battuta, la legatura di valore. Quest’ultima
compare a forma di U ed unisce i gambi delle note.
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Questi due segni erano assenti dalla musica vocale polifonica, coeva,
ma presenti nelle raccolte sopra citate: era prassi consolidata nella
musica per tastiera. In tutte le fonti italiane, francesi e possiamo dire
anche in quelle tedesche e spagnole ed anche nelle intavolature per
Liuto adottano la stanghetta di battuta ; furono gli organisti e virginalisti
inglesi che la adottarono in epoca più tarda dopo la metà del 1500 e
non da subito in maniera sistematica.In questo sistema ogni nota che
poi è quella della notazione mensurale equivale sempre a due note o
pause della categoria immediatamente inferiore .Le linee addizionali
per note sopra e sotto il sistema non sono indicati per singole note, ma
per gruppi di note e talora tenuti lunghi, I punti sotto o sopra le note
indicano le alterazioni.
In questo periodo non occorreva diversificare # o b: il mi ed il si o il la
potevano essere solo bemolli mentre il re il do il sol ed il fa solo #
L’esempio precedente aveva una stampa molto nitida e tutto è
incollonato. Non avveniva di frequente.
Talora anzi, le note inferiori, magari di valore largo , che reggono note
superiori di valori più corti, sono scritte in mezzo alla “ mensura o
battuta” e talora le linee di battuta non sono così ben diritte e verticali
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Questo modo di raccogliere le parti venne chiamato “partitura.
Essa si presentò adatta alla rappresentazione scritta di di Ricercari,
Canzoni, Fantasie e Capricci, mentre per composizioni in puro stile
tastieristico, come Variazioni, Toccate o Preludi non era necessaria e
si preferiva il sistema a due pentagrammi. All’inizio del 600 la partitura
si diffuse dall’Italia agli altri paesi.
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Per indicare dei valori intermedi al rapporto binario, vengono introdotti
il punto di valore, che è comunque l’erede del punctus augmentationis ,
che in seguito diventerà doppio o triplo, e soprattutto la legatura di
valore, che non esisteva nella notazione antica.
Vengono introdotte assieme all’affermazione della battuta, come
divisione dello spartito, le indicazioni di tempo,simile ad una frazione
ma senza la linea di separazione fra numeratore e denominatore.
Rimangono i simboli C e ¢ dagli antichi segni proporzionali ad indicare
4quarti e 2mezzi , questo detto anche alla breve.
Si introducono le indicazioni dinamiche : pp p mp mf f ff.. crescendo,
diminuendo
Si introducono indicazioni agoniche: accelerando, rallentando, a tempo
Si introducono indicazioni di espressione: dolce, affettuoso, cantabile,
brillante…etc
Come si introducono indicazioni relative alla velocità di esecuzione, ma
anche all’affetto ( con una consequenziale confusione terminologica
son chiamate anche indicazioni di tempo ) : Allegrio, Adagio ( che
significa a proprio agio) Andante, Moderato..alla Marcia, Vivace..etc..
Si introducono segni di abbreviazione e di ritornello come pure
indicazioni sul modo di attacco del suono: sforzato ( sf o fz) legato,
staccato, sciolto… Ed i segni di abbellimento.
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Nel corso dell’epoca classica e romantica il modello delle battute a due
e tre tempi è il seguente
Nelle battute a due tempi il primo viene chiamato tempo forte o battere
ed il secondo levare o arsi.
In quelle a tre tempi il primo viene chiamato tempo forte o battere il
secondo ed il terzo tempo debole o levare o arsi. Alcuni teorici
specificano che il secondo tempo di un battuta a tre tempi è privo di
accento ed il terzo ha accento debole, ed allora in questo caso il levare
è fatto dal secondo e terzo movimento messi assieme.
Arrivati a questo punto si può passare, partendo dai presupposti sopra
esposti, alla definizione di metro.
In questo senso il metro è : una successione di tempi ( o movimenti nel
linguaggio corrente) ordinata secondo una alternanza di accenti forti e
deboli. Un tempo forte ed uno debole nelle misure a due tempi ( o
raddoppiata nelle misure a 4 tempi) Un tempo forte, uno non accentato
ed uno debole nelle misure a tre tempi. La ciclicità del metro binario o
ternario può essere irregolare quando, come nella musica popolare
dell’Europa orientale, le battute usate sono irregolari ( o miste) ossia
formate da tempi dispari ed espressi da numeri primi.
5/4 5/8 7/4 7/8
ove i raggruppamenti degli accenti all’interno della battuta non possono
essere regolari
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In questi casi accanto al termine metro irregolare si può trovare anche
il termine multimetria. Invece nel caso di metri regolari si può trovare il
termine isometria.
Non sempre il tempo scritto in chiave corrisponde al metro percepito,
ossia a causa dello slittamento dell’accento forte del battere ad un altro
tempo della battuta il metro manifesto non coincide con il metro
latente( quello che viene veramente percepito). La musica classico
romantica è piena di questi atteggiamenti compositivi creati sia
attraverso l’articolazione ritmica degli elementi motivici sia con la non
coincidenza di accenti metrici e ritmici. Esempio famoso è l’inizio
dell’Andante cantabile della Jupiter di Mozart.. ed altri ancora,
ovviamente..
La sincope è l’esempio tipico di non coincidenza fra metro notato e
metro latente ( ossia percepito): un suono inizia su un tempo non
accentato e si prolunga sul tempo accentato che lo segue. Il risultato è
uno spostamento degli accenti metrici principali.
Altro procedimento tecnico votato alla creazione di questa ambiguità è
l’emiolia ( o hemiolia in termine antico).
L’emiolia è un mutamento della scansione metrica da ternaria a
binaria, e viceversa. Ad esempio in un tempo di 3/2 formato da una
scansione regolare di tre minime, si passa per un certo periodo di
tempo, ma anche per una sola battuta ad una scansione a due minime
con il punto , senza ovviamente apportare alcuna indicazione di
cambiamento di metro. Oppure in un metro binario a suddivisione
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ternaria come il 6/4 anziché percepire due movimenti da una minima
con il punto se ne percepiscono tre ciascuno del valore di una minima.
E’ famoso l’inizio della Sinfonia n° 3 di Brahms. Ma questa tecnica è
conosciuta sin dal Trecento ed è stata largamente usata dai
compositori di tutte le epoche.
Altra definizione da ricordare è quella di polimetria. Essa si riferisce
alla situazione nella quale in un pezzo polifonico due o più voci che lo
compongono sono notate o organizzate simultaneamente con metri
diversi fra di loro. Questo è tipico della musica medievale e
rinascimentale ( ove le singole voci potevano appartenere a tempi e
prolazioni diverse contemporaneamente) ma anche la letteratura
barocca classica e romantica si avvale di questa organizzazione.
La polimetria è poi tipica di tanta musica del primo Novecento e della
musica contemporanea.
A questo punto non rimane che dare una definizione di ritmo.
Genericamente il ritmo si può definire come: rapporto fra le durate di
singoli eventi sonori siano pure essi privi di altezza.
Nel 1960 nel famoso libro The Rithmic Structure of Music gli autori
G.W Cooper e L.B Meyer danno la seguente definizione di ritmo: il
ritmo può essere definito il modo in cui uno o più impulsi non accentati
si raggruppano in rapporto ad un impulso accentato.
Con il termine raggruppamento essi intendono soprattutto un fatto
mentale: il raggruppamento è il risultato di somiglianze, adiacenze o
separazione di suoni percepiti dai sensi ed organizzati dalla mente. Se
i suoni non son differenziati – per frequenza, timbro, registro, durata
,intensità- non vi può essere nessun raggruppamento e dunque ritmo
per il fatto che la mente non ha possibilità di percepire differenze di
accentuazione. Parimenti se i suoni sono così diversi, così lontani nel
tempo o nel campo della frequenza, la mente non riuscirà a
raggrupparli e non vi sarà impressione di organizzazione ritmica, ma
solo di successione di eventi sonori separati.
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