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aulenti di pesco
germinavan,
il trillar dei laridi
augelli largheggiavan
alla quiete
ponderosa,
ch’insignorirsi dei
redoli del
borgo meo stava,
realità d’animo.
De prosarpia l’ardore
divelto fu, celebrale
discordia el fomite.
Paeninsŭla mea
estenuata d’epidemia
com’naufrăgus in
pelago Pacìfico.
Rugiadosa aura
d’ora sesta,
ch’ubertoso
germe di fior
dissipando vai,
nell’agro ampolloso
aureo,
rosaceo quanto
le gote tue
Oh’ Fanciulla
d’albedine
ardore
Vespero
Evo, che
germini il
roseto,
sapido di speme
il cor vesti,
al principio del
rinfiorar’ tuo,
Oh’ trionfante
Veste
‘Oh magnanima borgata,
dirimpetto ‘l varco
di mia dimora,
l’occhi meis
rimiran te,
villa dai quieti
agri che cullar
sanno, l’anima
di chi a te vien,
come fecero
col perduto amor
del pensator
sommo, Vico