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L'emissione del suono dovuta all'oscillazione della colonna d'aria che, indirizzata dal
suonatore sull'orlo del foro d'imboccatura, forma vortici che ne provocano l'oscillazione
dentro e fuori dal foro mettendo in vibrazione l'aria all'interno dello strumento.
La forma moderna del flauto (cilindrico, a dodici o pi chiavi) dovuta alle modifiche
applicate ai flauti barocchi (a loro volta derivanti da pi antichi flauti a sei fori) dal
tedesco Theobald Boehm (1794-1881) e ai successivi perfezionamenti ideati dai
fabbricanti di scuola francese.
Flautista
I flauti traversi moderni sono strumenti in legno o pi comunemente in metallo
(alpacca placcata argento, argento, oro, platino) composti da 3 parti:
testata
corpo centrale
trombino (o, imitando l'inglese, piede)
Inoltre, la sua discendenza popolare (non bisogna dimenticare che, essendo uno degli
strumenti di pi facile fabbricazione, il flauto anche uno dei pi antichi e diffusi nella
musica popolare) faceva s che il flauto evocasse ambienti pastorali e bucolici, molto
frequentati in musica e nelle arti in genere dal XVI al XIX secolo: si vedano a questo
proposito la gi citata Sinfonia pastorale e la raccolta Il pastor fido, opere che gi nel
titolo rivelano la loro ispirazione e che contengono importanti parti per flauto (la
seconda una raccolta di sei sonate per flauto e basso continuo attribuite a lungo ad
Antonio Vivaldi, ma nuovi studi le hanno attribuite a Nicolas Chdeville[2]).
modo l'altezza della colonna d'aria che viene messa in vibrazione. Le chiavi possono
essere forate, per permettere effetti di glissato (passaggio da una nota all'altra senza
salti tonali) ed una maggiore proiezione di suono.
Un effetto molto suggestivo il frullato (ted. Flatterzunge, fr. frapp o trmolo dental),
tecnica che consiste nel soffiare pronunciando contemporaneamente le consonanti
"tr", "dr" o "vr" per far vibrare la parte anteriore della lingua oppure la consonante "r"
(pronunciata come la "r" francese) per far vibrare la parte posteriore della lingua.
Un'altra tecnica eterodossa in uso nella musica jazz e rock, introdotta dal
polistrumentista afroamericano Roland Kirk e resa famosa dal flautista britannico Ian
Anderson, leader dei Jethro Tull, consiste nel cantare contemporaneamente
all'emissione del suono. La nota cantata pu essere all'unisono con quella emessa
dallo strumento, ma anche a distanza di una terza maggiore, una quarta o una quinta.
Il timbro dello strumento ne risulta assai modificato, diventando pi scuro e pastoso
ma con effetti stridenti soprattutto nel registro medio-acuto. Tra i vari gruppi
progressive che hanno adottato questa tecnica in alcuni dei loro brani vanno ricordati i
Focus, i Delirium e i New Trolls nell'album Concerto Grosso.
Altri effetti particolari ricorrenti in vari generi musicali sono ottenuti utilizzando il
suono ottenuto chiudendo con forza le chiavi, soffiando nel flauto senza porlo in
risonanza, utilizzando solo la testata o solo il trombino.
l'ottavino, in Do (mancano per le due chiavi per il Do e Do bassi), che, come indica il
nome stesso, produce suoni pi acuti di un'ottava rispetto al flauto ordinario (ma ne
esiste anche una versione in Re);
il flauto soprano, in Sol (un'ottava pi acuta del flauto contralto), in Fa e in Mi; questi
flauti combinano le caratteristiche dell'ottavino con quelle del flauto ordinario;
il flauto traverso (flauto da concerto), in Do;
il flauto tenore (o flauto d'amore), in Si (notare la strana denominazione che lo
vorrebbe pi basso del flauto contralto; sarebbe pi giusto chiamarlo flauto
mezzosoprano);
il flauto contralto in sol (una quarta pi basso del flauto ordinario); (come tutti gli
strumenti non in Do) uno strumento traspositore perch suonando la nota
corrispondente al Do si produce il Sol alla quarta inferiore;
il flauto basso in Do (un'ottava pi grave del flauto ordinario);
il flauto contrabbasso in Sol (un'ottava pi grave del flauto contralto), chiamato anche
dalla traduzione inglese Contra-alto;
il flauto contrabbasso in Do (due ottave sotto l'ordinario);
il flauto subcontrabbasso in Sol (doppio contra-alto) o in Do (doppio contrabbasso);
il flauto iperbasso in Do.
I flauti di uso comune sono, oltre il flauto ordinario, il flauto contralto, l'ottavino, e
molto pi raramente il flauto basso in Do. Gli altri membri della famiglia, tutti rari o
rarissimi, trovano impiego solo nelle orchestre di flauti anche a causa dell'elevato
costo e dell'intonazione problematica. I tagli pi gravi, a partire dal flauto basso, a
causa delle grandi dimensioni, hanno tutti la testata variamente ripiegata (a U per il
flauto basso, a triangolo per i tagli superiori) per consentire l'esecuzione; i pi gravi
devono essere suonati in piedi con l'aiuto di speciali supporti. Il flauto iperbasso, che
ha una lunghezza superiore agli 8 metri, suonato quasi unicamente dal flautista
italiano Roberto Fabbriciani ed esiste in pochissimi esemplari (forse in esemplare
unico).
Dal X al XIII secolo, tuttavia, lo strumento era piuttosto raro, e pare gli fossero preferiti
strumenti dritti, simili al flauto dolce (ma non ancora propriamente flauti dolci, la cui
data di nascita pare sia attorno al XIV secolo). Giunto in Europa dall'Asia, quasi
certamente dalla Cina, attraverso gli scambi culturali mediati dall'impero romano
d'Oriente, il flauto traverso divenne popolare in Francia e in Germania (ed era perci
chiamato flauto tedesco per differenziarlo dagli strumenti dritti). In questi paesi venne
usato nella musica popolare e nella musica di corte (assieme ad altri strumenti quali la
viella), ma sarebbe passato pi di un secolo prima che si diffondesse nel resto
dell'Europa.
La prima citazione letteraria del flauto traverso del 1285, in una lista di strumenti
suonanti da Adenet le Roi. A questa citazione segue un silenzio di circa settant'anni, al
termine dei quali le fortune del flauto vennero ravvivate (attorno al 1350) da un vento
di attivismo militare. L'esercito svizzero, infatti, adott il flauto come strumento di
segnalazione e questo lo diffuse nel continente. Fu verso il 1500 che il flauto traverso
venne introdotto anche nelle corti come strumento orchestrale e solista.
Copia moderna realizzata da Boaz Berney di un flauto costruito da Thomas Lot, Parigi,
c. 1740
Stesso flauto, smontato (il trombino per ancora innestato sulla seconda met del
corpo); sopra di esso, un corps de rchange (da 415 Hz a 392 Hz)
Il flauto barocco, chiamato anche flauto a una chiave o (flauto) traversiere, subisce
molte modifiche ad opera di famiglie di costruttori di legni che dedicano particolare
cura nel perfezionarlo, in particolare la famiglia Hotteterre alla fine del Seicento. Lo
strumento viene diviso in tre pezzi (testata, corpo e trombino) e la cameratura non
pi interamente cilindrica come avveniva nel flauto rinascimentale: il corpo e il
trombino sono ora conici, restringendosi verso il fondo ("conicit inversa", secondo
alcuni, se rapportata a quella dell'oboe, che invece si allarga verso il basso). Ai sei fori
del flauto rinascimentale se ne aggiunge un settimo per il mi bemolle, controllato da
una chiave chiusa[3]. L'estensione dello strumento, di due ottave e mezza (Re4-La6,
ma di norma i compositori non si spingono oltre il Mi6), ora completamente
cromatica. Poco pi tardi, intorno agli anni '20 del Settecento, il corpo centrale verr
diviso in due parti, di cui quella superiore intercambiabile con altre di diversa
lunghezza (dette a volte corps de rchange, "corpi di ricambio") per consentire allo
strumento di adattarsi ai vari diapason utilizzati nelle diverse corti europee. Per tutto il
resto del Settecento e l'inizio dell'Ottocento questo tipo di flauto in quattro pezzi e una
chiave rimarr lo standard pi diffuso, anche accanto ai modelli con pi chiavi tipici
della fine del Settecento.
Il fatto che nel corso del XVII secolo si sia iniziato a costruire i flauti (sia traversi, sia
dolci) in tre parti, mentre nel Rinascimento erano costruiti, anche i pi grandi, in un
pezzo unico o al massimo in due pezzi, riflette un significativo cambiamento nella
figura del flautista professionista. Nel Rinascimento gli strumentisti erano al servizio
delle corti, e gli strumenti che suonavano non erano di loro propriet, bens della
cappella di corte. Tutti gli strumenti a fiato costruiti per una stessa cappella erano
accordati su uno stesso La[4], ma questo poteva variare moltissimo fra una cappella e
l'altra, anche di pi di mezzo tono[5]. In seguito, i virtuosi iniziarono a spostarsi da una
citt all'altra per le loro esibizioni, portando con s i propri strumenti; per risolvere i
problemi legati alla diversit del diapason nelle varie cappelle e al trasporto dello
strumento, si cominci a costruire flauti prima in tre pezzi, come i flauti di Hotteterre,
e poi in quattro sezioni: per piccole variazioni di accordatura era sufficiente inserire la
sezione centrale pi o meno profondamente nella testata[6], ma oltre un certo limite
era necessario sostituire del tutto la sezione centrale con una di lunghezza diversa e
con le distanze tra i fori alterate proporzionalmente. I flautisti dell'epoca barocca
possedevano quindi strumenti che avevano una dotazione di due, tre o anche pi
sezioni centrali intercambiabili, diversamente accordate[7].
Fra i flautisti, oltre che teorici, pi importanti del periodo troviamo Jacques Hotteterre,
Johann Joachim Quantz (lavor alla corte di Federico II di Prussia, anch'egli
appassionato flautista) e Pierre-Gabriel Buffardin, che fu inoltre maestro di Quantz, cui
probabilmente Johann Sebastian Bach dedic alcune delle sue composizioni per flauto.
velato sul tipo a una chiave). Gi anche in precedenza alcuni avevano tentato di
portare l'estensione al do basso. Gli artigiani fanno inoltre in modo che il registro
acuto, in cui i compositori cominciano ad avventurarsi con pi frequenza, sia di pi
facile emissione.
Tra i diversi artigiani che in questo periodo apportarono migliorie allo strumento
possiamo ricordare August Grenser, Heinrich Grenser, Joseph Tacet, William Henry
Potter, Johann Georg Tromlitz (scrisse un importante trattato) e Capellier.
Dettaglio dell'imboccatura
Alcune composizioni per flauto solo del periodo barocco
Sonata in sol minore BWV 1020 per flauto e clavicembalo (J. S. Bach, spuria; molto
probabilmente di C. Ph. E. Bach)
Sonata in mi bemolle maggiore BWV 1031 per flauto e clavicembalo (J. S. Bach, spuria;
molto probabilmente di C. Ph. E. Bach)
Sonata in do maggiore BWV 1033 per flauto e basso continuo (J. S. Bach,
probabilmente spuria; il basso potrebbe essere stato aggiunto solo successivamente
forse da C. Ph. E. Bach o da un allievo; alcuni la considerano del tutto spuria)
12 Sonate metodiche per flauto e basso continuo (Telemann)
Sonata in fa minore per flauto e basso continuo (Telemann)
Sonata in sol maggiore n.5 per flauto e basso continuo (Leclair)
Sonata in si minore n.6 per flauto e basso continuo (Leclair)
Sonata in mi minore n.7 per flauto e basso continuo (Leclair)
Sonata in sol maggiore n.8 per flauto e basso continuo (Leclair)
Sonate op. 1 per flauto e basso continuo (Locatelli)
Vari concerti e sonate (Quantz)
Alcune composizioni per flauto solo del primo periodo classico
Syrinx (Debussy)
Density 21.5 (Varse)
Image (Bozza)
Danse de la chvre (Honegger)
Pice (Ibert)
Trois Pices (Ferroud)
Acht stucke (Hindemith)
Sonata Appassionata in fa diesis minore op.140 (Karg-Elert)
Mei (Fukushima)
Sequenza I (Berio)
Voice (Takemitsu)
Cinq Incantations (Jolivet)
Pwyll (Scelsi)
All'aure in una lontananza (Sciarrino)
Come vengono prodotti gli incantesimi? (Sciarrino)
Canzona di ringraziamento (Sciarrino)
Lettera degli antipodi portata dal vento (Sciarrino)
Etude (Yun)
Fioretten I (Acker)
Going message air (di Bari)
Feundschoff (Stockhausen)
Scrivo in vento (Carter)
The New Grove Dictionary of Musical Instruments, diretto da Stanley Sadie, London,
MacMillan, 1984, vol. 1, pagg. 769-788, ISBN 0-333-37878-4
Giampiero Tintori, Gli strumenti musicali, tomo II, Torino, UTET, 1971, pagg. 740-748
Claudio Paradiso, Il flauto in Italia, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 2005 607 p., ill.
Giuseppe Fagnocchi, Lineamenti di storia della letteratura flautistica, Faenza,
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Vinicio Gai, Il flauto, Ancona, Brben, 1975 - 85 p., ill.
Raymond Meylan, The Flute, London, B.T. Basford, 1988 - 143 p., ill.
Christian Meyer, Sebastian Virdung - Musica getutscht. Les instruments et la pratique
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volume contiene principalmente la trad. franc. di Musica getutscht]
Jacques Hotteterre le Romain, Principes de la flute traversiere, ou flute d'Allemagne de la flute a bec, ou flute douce - et du hautbois, Amsterdam, Estienne Roger, 1728;
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Johann Joachim Quantz, Versuch einer Anweisung, die Flte traversire zu spielen,
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Marcello Castellani, Elio Durante, Del portar della lingua negli instrumenti di fiato - Per
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Stefano Benini, Il flauto e il jazz , Padova, Muzzio, 1992 - 200 p., ill.
Filadelfio Puglisi, I flauti traversi rinascimentali in Italia - The renaissance transverse
flutes in Italy , Firenze, S.P.E.S., 1995 - 104 p., ill.
Janice Dockendorff Boland, Method for the one-keyed flute, University of California
Press, 1998
Leonardo De Lorenzo, My Complete Story of the Flute, Lubbock, Texas Tech University
Press, 1992 - 200 p. 660
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