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I figli di Carlo Martello, Pipino il Breve e Carlomanno, non osarono farsi eleggere re dei Franchi e

preferirono chiamare al trono Childerico III.

Ma nel 751, dopo che Carlomanno si era ritirato in convento, Pipino il Breve rinchiuse in un Monastero
Childerico III, facendosi eleggere re dei Franchi da un’assemblea di nobili.

Nel 751, mentre Pipino il Breve veniva eletto re dei Franchi, in Italia la situazione politica assumeva toni
particolarmente drammatici: Re Astolfo, il successore di Liutprando al trono Longobardo, stava conducendo
una politica molto spregiudicata e, dopo aver occupato l’Esarcato e il Ducato di Spoleto, giunse a
minacciare la stessa città di Roma, sede del Papato.

Il pontefice Stefano II, succeduto nel 752 a Zaccaria, decise allora di approfittare dei buoni rapporti con lo
Stato della Chiesa e i Franchi e chiese a Pipino di intervenire nelle questioni Italiche. Il patto di alleanza fra i
due fu stipulato nel gennaio del 754 a Ponthion in Francia: l’accordo prevedeva che i Franchi avrebbero
avuto l’assenso Papale alla conquista dell’Italia Longobarda, mentre i territori già bizantini occupati da
Astolfo sarebbero andati alla Chiesa romana.

Per suggellare il patto, il papa Stefano II incoronò Pipino re dei Franchi e gli conferì il titolo di "patricius
Romanorum".

Il re longobardo a questo punto chiese la pace e si impegnò a donare allo stato della chiesa tutti i territori
bizantini già occupati. Ma quando Pipino tornò in patria, Astolfo venne meno ai patti e cinse d’assedio la
città di Roma. Nell’estate del 756, su invito di Papà Stefano II, Pipino il Breve ritornò in Italia e sconfisse i
longobardi imponendo delle condizioni di pace molto più dure delle precedenti: Astolfo fu obbligato a
pagare un’indennità di guerra , a consegnare tutti gli ostaggi e ad accettare la presenza di alcuni presidi
franchi con funzioni di controllo.

In quest’occasione lo stesso re dei Franchi donò al papato tutti quei territori che l’anno prima Astolfo si era
impegnato a consegnare al Pontefice; si costituì così uno Stato della Chiesa sufficientemente ampio e
protetto dal governo franco.

Alla morte di Pipino il Breve il regno franco passò nelle mani dei due figli Carlo e Carlomanno.

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