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Relazione-Diario di Bordo

del Corso di Tecniche di consapevolezza ed espressione corporea


tenuto dal M° Isa D’Alessandro nella primavera del 2022.

Prima di affrontare i dettagli dell’esperienza fatta in classe nella pratica del corso in
questione, ci sembra opportuno enunciare alcuni principi che sono necessariamente
alla base della teoria alla quale si rifà il corso stesso.
Il primo principio, assolutamente fondamentale ed assolutamente innovativo nel
panorama pedagogico musicale, è quello di considerare il corpo umano uno
strumento musicale nella sua interezza.
Ciò significa che le capacità motorie acquisite dal corpo stesso sono la base dalla
quale partire per la trasformazione graduale della percezione spazio-motoria in
ascolto musicale cosciente.
La risposta motoria innescata da uno stimolo auditivo, tattile, visivo o verbale, o
strumentale porta alla creazione di un processo il cui fine è l’educazione musicale.
La rappresentazione con il movimento di un ritmo o di altezze di suoni ci stimola a
trovare un rapporto equilibrato fra spazio, tempo ed energia. Ciò richiede nel
soggetto interessato una conoscenza della struttura spaziale, un controllo del
movimento e dell’energia con il coinvolgimento di facoltà quali l’attenzione, la
concentrazione e la memoria.
Nella fase pratico-creativa che segue, l’elemento trattato viene elaborato in una
interpretazione personale o di gruppo.
Una seconda, ma immediatamente successiva fase fondamentale è quella di
sviluppare così un “orecchio interiore”, una capacità auditiva interiore che deve
essere patrimonio personale di ogni musicista, anzi che secondo il Ns., fa la
differenza, che inizia ed essere sviluppata fin dall’inizio della messa in pratica del
metodo.
Caratteristica peculiare è l’insegnare facendo: praticando, apprendo. La
concettualizzazione di formule, regole, teorie è sicuramente lasciata ad un momento
successivo, a volte facoltativo, anche in relazione all’età e la capacità intellettiva
degli studenti.
L’uso di oggetti diversi quali cerchi, palline, veli, elastici etc è un’altra caratteristica
peculiare: sono spesso oggetti di sostegno al movimento, aiutano ad assumere una
consapevolezza corporea e dello spazio. Ma anche suggeriscono ritmi, movimenti,
forme, modelli di fraseggio dinamica e agogica musicale. Possono diventare fonte di
contatto in attività di gruppo fra due o più persone.
Le materie principali di questo metodo sono:

La Ritmica: consiste nell’ascolto e studio approfondito di tutti gli elementi che


compongono la musica, come ritmo, dinamica e agogica, fraseggio, rapportandoli a
spazio/tempo/energia.
Il Solfeggio: che è lettura ma sempre e solo cantata, che aiuta alla comprensione
delle altezze e allo sviluppo dell’orecchio. Può abbracciare il riconoscimento di
singoli intervalli e via via scale, modi, accordi di ogni tipo, ed inoltre dettati melodici,
armonici, ritmici et alia.
L’Improvvisazione: ritmica e solfeggio confluiscono nell’improvvisazione al
pianoforte nella ricerca di stili, armonie ritmi e sonorità più disparate anche al fine di
stimolare il movimento corporeo.
L’Espressione corporea: tradurre spazialmente un brano musicale (Plastique
animèe): il procedimento coinvolge il corpo in quanto strumento in grado di
strutturarsi musicalmente nello spazio. E’ in realtà un’analisi musicale, capace a
livello gestuale di evidenziare tutte le componenti di un brano musicale. Questa
pratica può condurre ad una vera e propria messa in scena teatrale.

Questo approccio è stato elaborato, circa un secolo fa, da Emile Jaques-Dalcroze,


musicista e didatta svizzero, in risposta ad una serie di osservazioni critiche sul
metodo di didattica musicale tradizionale, che aveva anche lui esperito.
La rigidità dell’approccio tradizionale e le sue osservazioni, invece, su molteplici tipi
di “risposte” naturali degli allievi da lui osservati, hanno convinto il Ns. a rintracciare
altre vie per, soprattutto, formare dei musicisti dall’interno e non meri riproduttori
di abilità tecnica.
Non stiamo qui a sottolineare come questo metodo non sia stato visto di
buon’occhio ai suoi esordi circa cento anni fa, tuttavia grazie all’aiuto di amici
mecenati e sinceri estimatori, Dalcroze riuscì a creare un centro dove mettere in
pratica questa sua teoria. Tutte queste attività sono poi confluite a Ginevra
nell’Istituto Jaques-Dalcroze e a Londra nella Dalcroze Society. Dal 1998 esiste anche
l’Associazione Italiana Jaques-Dalcroze che è appunto il centro di riferimento
italiano.

Diario di Bordo.

Venendo più d’appresso al lavoro svolto in gruppo a lezione, abbiamo iniziato la


nostra pratica con dei semplici esercizi di respirazione: il respiro come strumento di
conoscenza dei diversi arti e parti del ns corpo. Poi, esplorando lo spazio intorno a
noi con un arto. Poi anche con la testa.
Successivamente, iniziando a camminare, abbiamo cercato di relazionarci tra noi con
lo sguardo. Alla sincronia con il compagno battevamo le mani in sincrono.
Durante l’esecuzione al pianoforte, abbiamo proposto dei movimenti che abbiamo
poi “imitato”. Anche il registro ci ha influenzato sulla natura dei movimenti stessi.
Abbiamo anche esperito l’energia e la variazione di spazio e tempo con suoni e
movimenti corrispondenti, seguendo una pulsazione che aumenta e diminuisce di
frequenza.
La consapevolezza dello spazio nello sguardo dell’altro e nell’appartenenza ad un
gruppo.
Consapevolezza: uso dello spazio, del gesto più ampio nello spazio per misurare la
lunghezza del tempo.

Nelle lezioni successive , a volte abbiamo ripetuto esercizi simili, ma ad un livello più
profondo. Ad esempio quando abbiamo esperito il movimento sul respiro: Inspiro,
mi muovo, espiro, mi fermo, inspiro nuovamente e riparto.
Questo tipo di approfondimento “a strati” sempre più profondi è stato molto
interessante, ed effettivamente a me, ma anche ai compagni ci portava a livelli più
alti di consapevolezza.

Altre pratiche sono state relative alla produzione individuale di un suono che poi
abbiamo a rotazione imitato. Poi ci siamo tutti sintonizzati su un suono.

Abbiamo fatto dei movimenti, evidenziati dai foulards, per seguire il fraseggio di un
brano musicale, con dei respiri sui punti di arrivo armonico.
Abbiamo ascoltato e poi riprodotto a tre o quattro voci le cadenze in maggiore,
minore, evitata. A ciò abbiamo associato dei movimenti diversi che potessero
descrivere le diverse funzioni armoniche, come delle statue armoniche a gruppi di
quattro persone.
L’aspetto emotivo e social-comunicativo è alla base della ns pratica e partecipazione
musicale. L’elemento suggerito da questo tipo di didattica è quello di ESPERIENZARE
il fatto o il concetto piuttosto che descriverlo: l’allievo avendolo provato ne porterà
per sempre memoria in quanto lo ha vissuto.
Salendo di livello, abbiamo mimato il cambio di metro (2/4; 2/4; 3/4; 3/4)
abbinandovi anche una sequenza armonica (C, A-, F, G) da un frammento di Mozart.

Successivamente abbiamo esplorato la rappresentazione del carattere di un brano


musicale attraverso il movimento, interpretando alcune suggestioni per poter creare
una partitura di immagini da rappresentare con il movimento.
Abbiamo individuato varie sezioni del brano e abbiamo dosato le tensioni
corrispondenti alla quantità di tensione armonico-melodica presente nelle diverse
sezioni.
Abbiamo realizzato dei quadri in movimento caratterizzando le diverse sezioni.

Anche l’aspetto del solfeggio cantato è stato esplorato con l’intonazione delle scale
di diverse tonalità partendo dalla stessa nota.

Nell’ultima lezione abbiamo creato un quadro in movimento, dove su una mia idea
abbiamo realizzato un movimento a spirale che si allargava e stringeva, ma anche in
altezza che illustrava tutta una serie di caratteristiche di un brano. In questo caso
l’unione delle varie dimensioni era l’aspetto in un certo senso più difficile da
rappresentare. Il fatto che il gruppo abbia lavorato con continuità di partecipazione
e di impegno, ha permesso di raggiungere un buon livello di rappresentazione
plastico. Anche questo testimonia della bravura della ns insegnante che ci ha
proposto un percorso sempre stimolante e dell’impegno che tutto il gruppo ha
profuso, e che a me personalmente ha lasciato un forte e bellissimo ricordo di
un’esperienza molto valida, che sicuramente approfondirò in seguito.

Grazie Prof!!!

Cesare Botta

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