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La consapevolezza che tra musica, essere umano e cosmo esista una stretta correlazione.
L’educazione musicale di base che prende spunto dai concetti sopra enunciati si rivolge
indistintamente a tutti i bambini, dotati o non dotati dall’età di circa 3 anni. Grazie alla sistematica e
vitale formulazione degli atteggiamenti didattici si assicura lo sviluppo dell’orecchio musicale e di
un preciso senso ritmico, entrambi importantissimi per un futuro studio del solfeggio, dello
strumento o di qualsivoglia ulteriore disciplina musicale.
Le basi psicologiche di una tale educazione non si esauriscono nei corsi di iniziazione musicale per
bambini né nella successiva preparazione al solfeggio e allo strumento.
Mantengono intatto il proprio valore educativo anche nell’insegnamento scolastico ed oltre, che si
tratti di attività vocale o strumentale, svolta professionalmente o amatorialmente ed esercitano un
positivo influsso nell’educazione di bambini ritardati, portatori di handicap o invalidi.
Le basi fondate sul ritmo “ vivo” e sul suono “ vivo” , con tutte le sue peculiarità, sono senza
dubbio importanti anche per la professione futura. Essi sono alla base di un’esecuzione
strumentale “ viva” e musicale, sono essenziali nello studio del solfeggio e dell’armonia elementare,
consolidando notevolmente le più diverse funzioni mnemoniche che si instaurano sin dall’inizio
dello studio sia nella raggiunta maturità musicale e pedagogica fino al più spinto virtuosismo, e
infine, grazie alla plasticità ed allo slancio ottenuti
fondendo ritmo, melodia ed armonia nell’improvvisazione, permettendo l’acquisizione di un
minimo di autonomia creatrice.
La partecipazione attiva degli allievi viene stimolata e presuppone un atteggiamento metodologico
appropriato. Utilizza elementi tratti dalla natura e dall’esperienza vissuta, elementi che vanno dalla
concretezza del suono alla sua stessa astrazione. Ciò favorisce il passaggio omogeneo dall’istintività
alla consapevolezza per giungere, in seguito, agli
automatismi.
Esclude qualsiasi procedimento extramusicale, sia che lo stesso rappresenti un atteggiamento di
fondo o semplicemente un punto di riferimento superficiale (utilizzo di colori, disegni,
rappresentazione di tonalità, storielle, giochi ecc.).
Al contrario utilizza per sperimentazione diretta elementi esclusivamente tratti dalla musica
(suono, movimento sonoro, spazio infratonale, pancromatismo, ritmo, intervalli, accordi,
melodia, scala, canzoni ecc.):
Ricco materiale uditivo che favorisce la conoscenza delle caratteristiche del suono per lo
sviluppo dell’orecchio musicale
Battiti per lo sviluppo del movimento e dell’istinto ritmico, che costituisce il fondamento
della motricità vitale e del calcolo metrico
Canzoni, scelte in modo tale da favorire sia la sensibilità musicale che il solfeggio così come
la prassi strumentale
Un vocabolario musicale che sin dall’inizio, senza teorizzazioni, serve semplicemente ad
indicare gli elementi musicali concreti e fondamentali: tono, intervallo, accordo, melodia,
canzone, ritmo, tempo, nome delle note, ecc.
La scala diatonica, in primo luogo, cioè la nostra attuale successione sonore ed in seguito il
cromatismo, come anche i modi antichi, la pentatonalità, l’esatonalità ed altro. La nostra
scala maggiore viene considerata innanzitutto una successione di suoni e gradi e soprattutto
un insieme di intervalli in rapporto con la tonica ( e non un concatenamento di tetracordi
diatonici di toni e semitoni);
I movimenti naturali e caratteristici del corpo quali camminare regolare (marcia), la corsa, il
saltello, il bilanciamento, il, ad esempio, il galoppo, il movimento rotatorio, ecc. Essi hanno
come riferimento diretto la musica stessa con lo scopo di acquisire il senso del tempo ed un
marcato senso ritmico, esprimendo in modo naturale il senso musicale del proprio corpo, e
cioè: in ambito fisiologico e plastico e in ambito espressivo
Un solfeggio il cui sintetico programma d’insegnamento rispetta lo sviluppo dell’orecchio nel suo
insieme fisiologico, affettivo e mentale della percezione sonora, parallelamente allo sviluppo di un
senso ritmico che trae origine dalla vita stessa, sarà sempre musicale.
Le canzoni, e soprattutto le canzoni d’intervallo, ricoprono un ruolo molto importante. Nella
decodifica di un testo (dare nome ai suoni) si esercita inizialmente la lettura in relatività, in seguito
la lettura assoluta e al più presto possibile le due insieme.
La scala Maggiore, la scala minore e in seguito altri sistemi tonali diventano oggetto di un lavoro
qualitativo e quantitativo.
Il dettato si fonda sulla memoria musicale, sull’ascolto interiore, sull’automatismo dei nomi delle
note e sulla conoscenza dei valori ritmici.
Si esercitano regolarmente sia l’improvvisazione ritmica che quella melodica. La teoria musicale
sarà avvicinata e presentata solo dopo che l’esperienza musicale sia stata effettivamente vissuta in
modo istintivo, sensoriale ed affettivo. Questo itinerario di sviluppo può essere schematizzato come
segue:
Fonte: Il materiale del presente articolo è tratto da una sintesi metodologica di Jacques Chapuis,
pianista e professore emerito, attuale presidente dell’Association Internationale d’Education
musicale Willems, con sede a Lione