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PAROLE SUONI E MUSICHE

LA MUSICA, UN FACILITATORE DELL’APPRENDIMENTO


La pratica musicale, a tutti i livelli, rappresenta una delle attività più complesse e sofisticate del cervello
umano, in grado di creare svariate connessioni neuronali fra diverse aree cerebrali.
La psicologia ha più volte sottolineato la valenza della musica quale stimolatore dell’apprendimento
cognitivo. A livello motivazionale, essa sarebbe in grado di:
1. eliminare o ridurre le barriere di rifiuto o di paura nei confronti dell’apprendimento;
2. costruire un ambiente didattico stimolante e gioioso creando un atteggiamento positivo nei discenti;
3. caricare emozionalmente contenuti avvertiti come aridi e scarsamente interessanti.
Si è accertato che l’ascolto di musica, allenato già sin dallo stato fetale, riveste una importante funzione
nella formazione e nello sviluppo cerebrale. Se inoltre il bambino, sin da piccolo, viene stimolato
musicalmente, sviluppa abilità trasferibili in altri campi del sapere come nell’apprendimento linguistico
e matematico.

LA MUSICA NELLO SPECIFICO LINGUISTICO


Quast sostiene che la musica può essere proficuamente utilizzata come mediatrice nei confronti
dell’apprendimento linguistico, in quanto essa:
1. metterebbe in moto attività mentali in grado di sostenere e accelerare l’apprendimento verbale;
2. fungerebbe da medium acustico stimolando una più completa e precisa rappresentazione “visiva”
dell’informazione;
3. susciterebbe nell’ascoltatore molteplici associazioni di immagini guidando in tal modo la
rappresentazione di informazioni;
4. sarebbe in grado di stimolare l’esercizio interattivo, favorendo i discenti con preferenza verso questa
forma di apprendimento.
Peretz ipotizza che la parola cantata coinvolge un’attività cerebrale molto più ampia e articolata rispetto
alla sola parola ‘detta”. Tale ipotesi sarebbe supportata da numerosi esperimenti condotti su gruppi di
persone attraverso l’ascolto dicotico, che consiste nel presentare attraverso cuffie uno stimolo sonoro
all’orecchio destro e un altro in quello sinistro. I risultati di tali esperimenti hanno dimostrato come
l’informazione, se veicolata dalla musica, acquisti una insospettabile valenza cognitiva.

CONFRONTI E SIMILITUDINI FRA MUSICA E LINGUA


Sloboda rileva le principali somiglianze fra musica e lingua:
a) sia l’una che l’altra sono caratteristiche delle specie umane e appaiono universali in tutti gli uomini, e
specifici per la specie.
b) Sia il linguaggio che la musica sono capaci di generare un numero illimitato di nuove sequenze.
c) I bambini sembrano avere una capacità naturale di apprendere le regole del linguaggio e della musica
attraverso l’esempio. Linguaggio e canto spontanei compaiono per la prima volta all’incirca alla stessa
età (tra uno e due anni) e procedono in parallelo, e in analogia, fino verso i cinque anni.
d) Per la musica, come per il linguaggio, il mezzo naturale è uditivo-vocale, la forma musicale più
universale è la canzone, con la sua combinazione di parole e musica.
e) La lettura e la scrittura sia musicale che linguistica devono essere insegnate solo dopo che la persona
è diventata un utilizzatore competente orale.
f) Musica e lingua, in fase di apprendimento, sono caratterizzate dall’anticipazione di abilità ricettive su
quelle produttive: la comprensione, cioè, precede la produzione.

EMOZIONI MUSICALI IN CLASSE


La percezione delle emozioni in musica è un’attività che compare assai precocemente nella vita ed è
strettamente collegata alla comunicazione.
Perez rileva come recenti ricerche empiriche sostengano che la musica giochi un ruolo importante nel
regolare la comunicazione emozionale tra il bambino e coloro che se ne prendono cura.
Sin dalla nascita tutte le madri e le nutrici del mondo cantano ai bambini sorrette dalla percezione che la
musica ha il potere di regolare e confortare lo stato psicologico del bambino creando un’interazione
comunicativa con esso. Tutti gli adulti che attorniano il neonato, istintivamente cantano in modo più
lento quando si rivolgono al piccolo, utilizzando gamme sonore più acute, esagerando il ritmo e,
comunque, in maniera più dolce ed emotiva di quanto non cantino da sole: questa, del resto, sembra una
caratteristica umana antropologicamente universale e innata.
Alcuni sentimenti di base sono recepiti meglio se sono espressi musicalmente o attraverso il parlato e
ciò conforta l’idea della stretta omologia di struttura esistente tra i due linguaggi. La gioia ad esempio si
manifesta linguisticamente attraverso l’impiego di frequenze sonore acute, ampi e variabili intervalli,
volume alto ed elevata velocità ritmica. La tristezza si esprime, al pari della musica, attraverso l’uso di
basse frequenze, variabilità melodica limitata, bassa intensità, ritmo lento e uniforme, struttura melodica
discendente. La paura viene comunicata, musicalmente e verbalmente, attraverso l’utilizzo di alte
frequenze acustiche, grande variabilità melodica e ritmo concitato. Un’altra importante considerazione
da fare è che la musica favorisce l’apprendimento in modo particolare quando viene fruita in gruppo
piuttosto che individualmente.
Nell’apprendimento di una lingua diversa da quella di appartenenza i risultati conseguiti da questa
scoperta si rivelano carichi di conseguenze.
Parlare cantando (e danzando) insieme può rappresentare la chiave di volta per abbattere barriere
psicologiche; per anteporre alla paura di esporsi al giudizio altrui la gratificazione di fare qualcosa
insieme agli altri; Per misurare, attraverso un feedback collettivo, le proprie capacità (ascoltando le
produzioni altrui); per sperimentare processi di assimilazione linguistici senza esporsi in prima persona
ma sotto la ‘protezione’ del gruppo.

ASCOLTARE LA MUSICA DELLA PAROLA:


Le emozioni linguistiche sono espresse principalmente attraverso le modulazioni del tono della voce. Si
ritiene che un orecchio musicalmente educato sia meglio in grado di cogliere i tratti prosodici della
nuova lingua da imparare, le sue inflessioni, i suoi ritmi e le sue curve melodiche e che sia quindi
facilitato nel processo di apprendimento della nuova lingua. Per tale ragione Dufeu propone una
didattica incentrata proprio, e in primo luogo, sull’ascolto delle sonorità della nuova lingua da
apprendere.

EDUCARE L’ORECCHIO:
Tomatis elabora un sistema elettronico di condizionamento dell’orecchio e della voce in modo da
ottenere un adattamento ideale all’apprendimento delle lingue. Egli parte dall’idea che la prima vera
difficoltà da affrontare nello studio di una lingua diversa da quella di appartenenza è data dal fatto che
quest’ultima contiene suoni che il nostro orecchio non è abituato a percepire proprio perché non sono
contenuti nella nostra lingua madre. La sua strategia consiste nel sottoporre l’orecchio ad un training
uditivo, mettendolo in condizione di ascoltare in modo selettivo, e dunque meglio, i suoni da imparare.
Per fare ciò utilizza l’orecchio elettronico, una macchina in grado di modificare il modo di sentire e
quello di parlare di un soggetto.

MUSICA E LINGUA NELLA STORIA DELLA COMUNICAZIONE


Meccanismi di trasmissione delle informazioni che intrecciano musica e lingua:
1: Supremazia dell’organo uditivo su quello visivo (la memoria uditiva è importantissima
nell’apprendimento delle lingue per memorizzare nuovi vocaboli e regole grammaticali).
2: utilizzo della musica come “contenitore di un pensiero”: per riuscire nell’intento la musica utilizzata
deve possedere un grande contenuto ritmico e frequenti ripetizioni.
3: utilizzo di strategie per mantenere viva l’attenzione, come l’abbinamento alla musica e alla danza
(canto e gioco motorio cantato).
4: Uso di espressioni formulaiche, come i proverbi ritmici, che al pari delle filastrocche infantili sono
facili da memorizzare (un testo poetico all’interno di una canzone è molto più facile da memorizzare
rispetto ad un testo in prosa).
5: Uso del canto come mezzo di produzione linguistica (i canti vengono adattati a seconda delle
esigenze della comunità che li usa).
6: Enfasi musicale della parola e valorizzazione dei suoi significati connotativi (il modo di utilizzare le
parole cantate si rivela essere uno strumento per comunicare significati che vanno al di là delle stesse
parole).

DIDATTICA MUSICALE E DIDATTICA DELLA LINGUA INGLESE, POSSIBILI INTRECCI


Si ritiene che imparare ad ascoltare la musica della lingua, e non imparare la grammatica o la
memorizzazione forzata di regole e di vocaboli, sia la chiave giusta per imparare le lingue straniere. Per
il bambino, proprio come avveniva e ancora avviene presso tutte le culture orali, il contenitore musicale
si rivela l’espediente privilegiato per memorizzare ed esercitare il linguaggio in modo divertente ma
cognitivamente efficace, per giocare con i tratti connotativi della lingua, con la rima e con il ritmo delle
parole; per produrre ‘discorsi’ raccontando e relazionandosi con gli altri.
Il suono, e dunque la musica, presenta caratteristiche come L’altezza, il timbro, la durata e l’intensità.
Tali caratteristiche sono presenti anche nelle parole, anche se nel parlare comune non vengono
valorizzate come avviene invece nella musica. Nella lingua l’altezza serve: a) a distinguere una frase
affermativa da una negativa; b) ad esprimere emozioni e stati d’animo; il timbro serve: a) a distinguere
un fonema da un altro; b) comunicare uno stato d’animo; durata e intensità: a) indicare intenzioni
comunicative; b) indicare sentimenti e stati d’animo.

CONCLUSIONI:
L’esperienza musicale è da sempre per il bambino un modo di apprendere giocando sviluppando non
solo il senso ritmico, il coordinamento motorio e le strutture musicali coinvolte ma, come dimostrato
dagli studi di cui sopra, sviluppando anche il linguaggio. Per il bambino la musica rappresenta
l’espediente privilegiato per memorizzare ed esercitare il linguaggio in modo divertente ma efficace.
Dunque utilizzare la musica per introdurre i piccoli allo studio di una lingua diversa da quella materna è
da considerarsi una strategia vincente.

SUONI E RUMORI PER CAPIRE, PARLARE E SCRIVERE IN INGLESE


Nel processo di apprendimento delle lingue le strategie didattiche anche più recenti tendenzialmente
tendono a privilegiare il rapporto immagini-parole. Sarebbe opportuno un maggiore uso dei suoni al
posto del testo didattico per facilitare l’apprendimento delle lingue. Proposta didattica coi suoni:
l’insegnante propone ai bambini di ascoltare e saper riconoscere alcuni rumori riguardanti l’inizio della
loro giornata da casa a scuola (la sveglia, passi sulle scale, acqua del rubinetto…). I vocaboli in
questione vengono alfabetizzati nella lingua inglese e eventualmente riportati per scritto nel quaderno. Il
passo successivo sarà essere in grado di riprodurre i suoni in questione mentre l’insegnante legge il
testo.

ASCOLTARE PER UTILIZZARE I SUONI DELLA LINGUA


L’approccio alla lingua straniera inizia concentrandosi sui suoi ritmi, la sua melodia e i suoi toni.
Tuttavia non sempre è facile ottenere dai discenti la disinvoltura necessaria per utilizzare in modo
efficace e appropriato la propria voce: l’avanzare dell’età induce inibizioni, riserve, vergogna, paura di
esibirsi di fronte a tutti per paura di essere giudicati in caso di errore o perché ci si sente inadeguati ad
utilizzare la pronuncia corretta della lingua che stiamo cercando di imparare. Tomatis (orecchio
elettronico): attraverso questo strumento, l’udito della persona sulla quale viene applicato risulta
modificato facendo passare tutti i suoni da un canale selettivo che fornisce ad essi la qualità che
desideriamo. Grazie a queste tecniche una frase in inglese pronunciata da un’insegnante viene quasi
immediatamente riprodotta con una somiglianza stupefacente. Oltre a ciò, il soggetto diventa più
disinvolto, andando a cancellare quella inibizione e acquistando molta più sicurezza e disinvoltura nel
parlare in una lingua diversa dalla sua.

USO DI “MODIFICATORI” AUDIO-VOCALI


L’uso di strumenti di questo tipo è un modo divertente per ascoltare-pronunciare parole e frasi in inglese
superando la vergogna e la paura di sbagliare. Basterà parlare all’interno di un imbuto, o un tubo di
cartone, un barattolo o contenitore cilindrico di qualsiasi tipo per ottenere effetti sonoro-vocali
sorprendenti.

RITMI E SUONI PER MEMORIZZARE REGOLE GRAMMATICALI


In linea generale, il testo in prosa in confronto alle poesie o alle filastrocche risulta più complesso da
memorizzare poiché possiede un’articolazione ritmica “libera”. Le poesie e le filastrocche, al contrario,
possiedono una struttura ritmica molto più evidente poiché basate su raggruppamenti ritmici ripetitivi
che fungono da facilitatori mnemonici. Per questo motivo esse rendono più agevole per i bambini sia la
comprensione testuale che la ritenzione mnemonica delle frasi e dei vocaboli.

PARLARE DANZANDO E CANTANDO


I giochi motori cantati appartengono al vissuto di tutti i bambini del mondo, i quali in ogni cultura
hanno sempre accompagnato i loro giochi con piccole melodie riprese sicuramente dalla musica rituale
della comunità adulta. La loro attualità tuttavia non sta, però, negli argomenti trattati bensì nella risposta
a bisogni ludici profondi che caratterizzano l’infanzia: agire insieme, sentirsi parte di un gruppo,
scegliere ed essere scelti… I giochi motori cantati sono caratterizzati dalla presenza di un testo di
riferimento comune a tutti, il quale deve essere appreso, ripetuto e memorizzato. Ripetendo i testi dei
loro giochi i bambini consolidano il loro linguaggio e nello stesso tempo memorizzano più facilmente le
strofe. I testi dei giochi cantati devono essere semplici. Ripetitivi, essenziali, e “concreti”(devono far
riferimento, cioè, a situazioni e azioni reali: es. il contadino che lavora, la mamma che culla…).

EFFETTI SONORI PER COMPRENDERE GLOBALMENTE IL TESTO (attività di sonorizzazione di


brani)
Sonorizzare racconti, fiabe, poesie e filastrocche rappresenta un modo efficace e gradito per assumere
nuovi vocaboli ma anche e soprattutto per comprendere il testo globalmente. Il testo da sonorizzare
diviene il copione di un teatro musicale di classe. L’educazione all’ascolto, sia linguistico che musicale,
diviene fondamentale in questo tipo di attività. L’attività di sonorizzazione comporta anche altri
vantaggi didattici, come un utilizzo aperto dell’aula tale da consentire libertà di movimento e soprattutto
la possibilità di assegnare compiti diversi in modo da assecondare le abilità di ciascuno.

CANTI E GIOCHI MOTORI, CONTENITORI RITMICO-MELODICI PER LA PRODUZIONE


LINGUISTICA
I canti e i giochi motori si prestano bene anche per esercitare la produzione linguistica in modo ludico.
La musica rappresenta un motivante strumento attraverso il quale giocare con la lingua, sostituendo
parole o intere frasi.

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