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INTRODUZIONE
La terza condotta, cioè quella organizzazione corrisponde alla fase del gioco di
regole.
Anche nel gioco musicale possiamo parlare di regole, cioè di condotta
organizzativa ogni volta che il bambino trova piacere nell’organizzare i suoni
secondo regole che egli stesso stabilisce e questa è una condotta che andrà
fino all’età adulta. È chiaro quindi che, secondo Delalande, il gioco sonoro del
bambino e la pratica musicale dell’adulto trovano rilevanti corrispondenze.
Altra problematica sollevata da Delalande è quella dell’educazione al ritmo che,
in passato, era insegnamento del solfeggio (attività ritmico-motoria), nella
convinzione che il ritmo fosse l’elemento primordiale e fondamento della
musica. Egli critica i metodi storici della musica (come quelli di Orff e Kodaly)
perché hanno una visione troppo restrittiva della musica e tendono a proporre
ai bambini un sistema musicale dato come assoluto.
Si realizza un cambiamento profondo della concezione di insegnamento che si
avvicina molto all’idea socratica della maieutica: non inculcare nozioni, ma
“risvegliare” attitudini e condotte naturalmente insite nel bambino. La proposta
metodologica quindi è chiara: si deve andare nella direzione di un sistema
musicale in cui l’educatore non impone un determinato sistema musicale ma lo
aiuta e lo sostiene nella sua crescita musicale, offrendogli occasioni per
risvegliare le sue attitudini, capacità e desideri di comunicare in forma sonora.
PRIMO DIALOGO:
QUALE MUSICA? QUALE PEDAGOGIA?
Pedagogia attiva; non solo far ascoltare musica ma anche farla fare. Tra i
metodi attivi: Orff, Martenot, Kodal, Willems, questi educano alla musica tonale
(do, re, mi, fa, sol, la, si), semiminime, crome, maggiore e minore.
Per Delalande l’educazione tonale ad un bambino gli crea difficoltà ad ascoltare
musiche extraeuropee e dei compositori contemporanei, perché nel momento
in cui familiarizzano con il linguaggio si costituiscono barriere difficili da
superare.
DENOMINATORE COMUNE A TUTTE LE MUSICHE:
SECONDO DIALOGO:
LA MUSICA È UN GIOCO DA BAMBINI
l’interesse sui modi di produzione del suono. Ci sono dei regressi dovuti spesso
a influenze di correnti estetiche esterne alla musica.
La musica concreta è il simbolo della musica del gesto e del suono. Secondo
Delalande, c’è un rapporto tra i tre tipi di gioco. C'è sempre stata una valenza
senso-motoria legata al gesto strumentale e una dimensione simbolica che ha
dato carattere espressivo alla musica. I tre punti di vista si possono applicare
all’analisi dello stesso pezzo e tutti e tre descrivono il gioco della produzione di
musica, ma a volte in un’opera uno dei tre è più fecondo.
LE FORME RIPETITIVE
Schematizzando si potrebbe dire che la musica contemporanea si trova allo
stadio senso-motorio ma è difficile raggruppare sotto un’unica etichetta tutto.
Segna un ritorno sensoriale e del corporeo. Lo schema ripetitivo è caratteristico
del periodo senso-motorio e il bambino ripete un festo e lo varia per variare gli
effetti (condotta sperimentale, Piaget)
Per Shaeffer, e Delalande approva, il principio di ripetizione e variazione è il
fondamento della musica. L'uomo di Neanderthal “inventa” la musica perché
ripete e varia un gesto. È la variazione a far sì che l’interesse si sposti dalla
causa (colpo)all’effetto (suono). Reazioni circolari nelle pratiche musicali. In
molte musiche africane e nella maggior parte delle produzioni infantili.
L’EDUCAZIONE MUSICALE: SALVARE IL GIOCO
Nella musica si trovano le tre forme del gioco che corrispondono ai tre tipi di
attività che nel bambino si manifestano spontaneamente. Educare i bambini
non significa farli uscire dallo stato di vuoto musicale in cui si suppone che essi
si trovino per portarli ad un determinato livello di competenza, al contrario
significa sviluppare un’attività ludica che già è presente in loro e che è in
definitiva la sorgente del gioco musicale. Non si cerca di portare il bambino a
un risultato predeterminato ma si cerca di lasciarlo sviluppare. Forse il fioco
potrà svilupparsi e rimanere fino nelle pratiche dell’adulto in forma di musica.
TERZO DIALOGO:
UN’ARTE DEL GESTO
QUARTO DIALOGO:
IL RITMO: UN DOPPIO MALINTESO
Non è vero che il ritmo è il tratto comune di tutte le musiche. Ogni cultura
identifica il ritmo in modo diverso.
ALTROVE
MUSICA RITMATA: qualcosa di molto semplice, una successione regolare di
pulsazioni, i tempi sono periodicamente accentuati. La musica africana non è
una musica ritmata, non ci sono tempi forti, né regolarità; la pulsazione a cui si
riferiscono, che serve da unità di misura del tempo, è mentale, non sempre la
marcano e quando la marcano non coincide con gli accenti.
In Occidente: il ritmo è la pulsazione regolare e percepibile; è il rapporto tra
durate e intensità. È su questo senso di ritmo che si basano i metodi “attivi”.
IN BACH
Lo strumento e la notazione sono determinati per il ritmo. Quando si scrivono
le semiminime e le crome come si diventa poco disponibili a concepire il ritmo
come qualità timbrica dei colpi.
In Bach c’è un gioco ritmico che verte sulle durate. Il compositore classico ha
due strumenti di scrittura ritmica: il valore delle durate (semiminime, crome
ecc.) e le divisioni di battuta. Le divisioni di battuta non sempre si
percepiscono. Il ritmo regolare instaura una pulsazione. Le musiche “leggere”
del XVIII secolo sottolineano il tempo forte e possono usare qualsiasi
strumento (non necessita di uno strumento che fa variazioni d’intensità).
Le divisioni di battuta sono ancora presenti ma solo come riferimenti per
segnare dei cicli.
Nello studio di musica concreta e musica elettroacustica non hanno uno
strumento metrico adatto, non si lasciano imprigionare in strutture astratte.
A Solesmes- ritmo gregoriano- tutte le durate e le intensità sono uguali. Il ritmo
consiste nel dare alla frase un movimento di sollevazione e di caduta. Frase
composta da incisi e sotto-incisi, costruzione piramidale. Il ritmo è il modo di
raggruppare le unità. La percezione del ritmo gregoriano è intellettuale.
L'immagine che utilizzano i monaci Solesmes è quella di un movimento reso
visibile dal resto con la “chironomia”, ovvero la tecnica utilizzata per dirigere un
coro, consiste nel raffigurare il movimento della frase attraverso quello della
mano; si disegnano giri e traiettorie che materializzano le levate e le cadute.
Quindi più di ritmo si deve parlare di movimento o di gesto. Il ritmo è stato
studiato in psicologia sperimentale, in particolare da Paul Fraisse.
UNA RITMICA PARTICOLARE
Le ricerche usano poca musica registrata, preferendo stimoli più semplici,
poiché indagano su una definizione di ritmo di cui cercano i fondamenti
psicologici. In queste ricerche, il ritmo è la ripetizione periodica e
QUINTO DIALOGO:
SESTO DIALOGO:
QUALI STRUMENTI?
Nello stesso momento si può variare la persistenza del suono sia modulare il
timbro. Anche in alcuni strumenti si combinano gesti differenti per
prolungare e modulare la vibrazione.
IL VALORE DEGLI STRUMENTI
Linea pedagogica: risvegliare le condotte di ascolto partendo da oggetti
trovati, da materiali di recupero. È importante il valore che il bambino dà
all’oggetto e non ciò che pensa l’adulto. L'oggetto ha valore solo se viene
associato al vissuto che esso rappresenta e di cui diviene simbolo.
SETTIMO DIALOGO:
EDUCARE L’ASCOLTO
Nella scuola secondaria durante l’ora di musica si fanno spesso ascoltare dei
dischi. L'obiettivo era quello di formare dei melomani capaci di ascoltare
con piacere e discernimento i capolavori del repertorio classico. Il discorso è
utile per dare informazioni ma è difficile da far apprezzare bene la musica.
Secondo Delalande, l’ascolto dei dischi scoraggia la pratica musicale.
Tre obiettivi da perseguire: far nascere il desiderio, far conoscere
un’antologia essenziale del repertorio e fornire qualche rudimento di
pratica.
SEMSIBILIZZAZIONE/INSENSIBILIZZAZIONE
Il fare ascoltare dischi classici dalla materna rischia di insensibilizzare gli
allievi, che perdono poi la voglia di ascoltare. La scoperta delle grandi opere
deve creare un forte shock, deve essere un avvenimento eccezionale. Il
primo contatto con una grande opera p un’occasione unica. Quindi
l’educazione attraverso l’assimilazione, ovvero passando in rassegna tutti i
capolavori e riproponendoli in contesti mortificanti, è uno spreco. I figli dei
musicisti diventano a loro volta dei musicisti perché legano la musica
all’amore dei genitori (quindi assimilazione negativa). Anche a scuola può
essere presente il fattore affettivo (se la maestra è amata dai bambini,
riuscirà a far amare qualsiasi cosa).
NESSUNA MOTIVAZIONE, NESSUN ASCOLTO
I bambini sono tutti diversi ma hanno dei tratti comuni nei loro
comportamenti e nel loro sviluppo che consentono di fondare una
psicologia generale del bambino.
La motivazione è importante per ascoltare. I bambini sono motivati a sentire
la musica che stanno producendo. Poi ascolterà la musica che vi assomiglia.
Compito della pedagogia: definire una discografia adatta. È sufficiente un
riferimento particolare o una certa rassomiglianza, perché l’ascolto sia
motivato.
L’ASCOLTO DA ADDETTO AI LAVORI
Comunque, la creazione non è la sola maniera per motivare l’ascolto, ma è
la più naturale. L'ascolto di un discorso può aiutare a superare una tappa del
progetto pedagogico; creare dei termini di paragone è utile per assicurarsi e
trovare delle idee.
Ascolto e produzione: attività complementari.
Virtuosismo dell’ascolto a professionisti. Per ascoltare, per esplorare molto
rapidamente le parti simultanee, imparano a centrare o decentrare
l’attenzione. L'ascolto è un’esplorazione.
L’INTERIORIZZAZIONE
Attraverso la danza è possibile coinvolgere la classe in un’attività creativa. La
percezione della musica passa dal corpo; il bambino si muove subito come
sente la musica.
Canto interiorizzato: è un atto, cantare, che non viene realmente effettuato.
È come se tutte le operazioni mentali che controllano il canto avessero
luogo, ma la trasmissione fino alla bocca e al diaframma venisse interrotta.
Per effettuare il canto interiorizzato, bisogna aver cantato almeno una volta.
RISVEGLIO SENSORIALE
I piccoli giochi d'ascolto sono utili come propedeutica alla differenziazione
dei fonemi del linguaggio, non bastano questi per imparare a penetrare la
musica per assicurare la finezza dell'ascolto musicale è sufficiente che la
musica possiede un'attrazione forte. Per Delalande: i bambini imparano a
fare la loro musica per gioco apprendendo contemporaneamente e a
produrre. In una classe di materna, la prima volta in cui tutti i bambini
stanno suonando uno strumento, il bimbo non ascolta né gli altri né il suono
OTTAVO DIALOGO:
LE PARTITURE
NONO DIALOGO:
BISOGNA FAR FARE ALLE OPERE?
UN PRODOTTO, UN CIRCUITO
Per Delalande, l’opera si caratterizza in diversi modi. È il contrario
dell’improvvisazione. È la società che fa del prodotto un’opera. L'opera non
esiste che grazie ad un circuito di diffusione. Diventa tale quando la si
presenta agli spettatori o agli ascoltatori come risultato definitivo, è la
modalità di diffusione che fa l’opera. A volte le improvvisazioni dei musicisti
celebri vengono registrate, vengono dati dei titoli e sono valutate come
opere. L'opera è un oggetto finito che richiede un riconoscimento sociale.
L’OPERA DENIGRATA
L'opera è firmata. L'idea di opera ha anche una dimensione politica, e c’è
un’ideologia dell’opera. L'opera è anche elitaria, è il contrario dell’arte per
tutti, è il contrario dell’arte nella vita.
UNA MOTIVAZIONE IMPORTANTE
Anche il bambino che impila dei cubi ha prodotto un’opera, perché è un
risultato finito per cui cerca un pubblico (la madre che viene chiamata). È un
fattore di progresso dell’evoluzione del bambino. L'insegnante non deve
intervenire nelle opere dei bambini terminandoli o aggiustando i particolari.
PROGREDIRE DA AUTODIDATTA
L'opera viene determinata sia dal pubblico sia dallo sguardo di chi l’ha fatta.
La personalità si riflette nell’opera e si definisce meglio. In una sequenza che
è prodotta individualmente, in condizioni intime, il bambino investe
un’energia pari a quella profusa in un’attività di disegno. La sua opera è un
po’ anche lui stesso. È importante che la registrazione, se lui ne è
soddisfatto, sia conservata. I bambini piccoli sono sempre soddisfatti di
qualsiasi loro prodotto; invece i bambini di sette-otto anni cominciano a
sviluppare il loro senso critico e vogliono sempre migliorare il prodotto.
Acquisiscono la padronanza dei loro mezzi e li perfezionano. Esistono
ricerche per determinare l’età e gli atteggiamenti di un bambino che
perfeziona la sua opera. Riguardo soprattutto i disegni, perché le produzioni
musicali sono più rare. Uno degli studiosi è Martin Prével.
Musica e arti plastiche permettono ai bambini di progredire come
autodidatta perché c’è un oggetto. È il ruolo dell’oggetto che è una specie di
proiezione del sé, quello che permette uno sguardo a distanza su ciò che si è
DECIMO DIALOGO:
COSTRUIRE LA MUSICA
IL RISVEGLIO MUSICALE