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La Musica Strumentale Del

Cinque e Seicento.
1. STRUMENTI E FORME
Gli strumenti solistici più diffusi all’inizio del secolo XVI sono: il Liuto e l’Organo. Il primo aveva
una relativa facilità d’esecuzione, di qui l’enorme diffusione che acquistò nei secoli XVI e XVII.
Nei secoli più antichi in Francia era diffusissima la Viella, progenitrice del violino, a cinque
corde sfregate da un arco rudimentale. I menestrelli se ne avvalevano per accompagnare le
loro canzoni. Forse l’impossibilità di isolare i singoli suoni su questo strumento suggerì l’idea
dei primi discanta e organa vocali. La pittura ci illustra ogni genere di arpe, mandole, trombe,
flauti ecc…
Il ‘500 conosce già sotto vari nomi, strumenti a tastiera che suonano per mezzo di corde
pizzicate (clavicembalo) o percosse (clavicordo). In Inghilterra, nell’età elisabettiana, trova
larghissima diffusione il virginale, piccola spinetta, a tastiera e a corde pizzicate.
Il Concilio di Trento proibisce di suonare danze sull’organo. Di musica espressamente scritta
per gli strumenti si hanno nel Medioevo scarsissime tracce e nessuna precedente al XIII secolo.
In Italia le più antiche forme di musica strumentale pare siano il tratto e il saltarello.
Nella seconda metà del XV secolo un manoscritto della Certosa di Buxheium contiene 250 pezzi
strumentali. Non è possibile separare in quest’epoca la musica strumentale da quella vocale.
La voce domina sovrana.
Non era facile trovare sempre le quattro e più voci necessarie all’esecuzione di un madrigale.
Allora si affidava la parte mancante a uno strumento (organo o liuto). Lo strumento offriva la
possibilità di eseguire contemporaneamente più suoni dello stesso timbro.
Sua caratteristica rimane il gioco delle imitazioni ricorrenti e una specie di compromesso tra
armonia e contrappunto.
Le varie forme: Ricercare e Toccata. Viene poco a poco organizzandosi il genere della Suite.

2. ORGANO E LIUTO IN ITALIA


La fortuna del liuto in Italia fu immensa, il più celebre autore fu Francesco da Milano.
Altri autori furono A. Willaert e J. Buns.
L’abbondanza di abbellimenti e coloriture tendeva forse all’accentuazione di alcune note,
poiché era impossibile sull’organo ottenere differenze dinamiche.
Autori: G. Parabosco, L. Luzzaschi, C. Merulo, G. Cavazzoni, A. e G. Gabrilli.
L’orchestra acquista un suo primo consistente ordinamento.
Autori: N. Vicentino, M. Ingegneri, F. Maschera.
Con G. Frescobaldi si compie l’elaborazione di uno stile cembalo- organistico che raggiunge la
perfezione polifonica della musica vocale. Stile ricercato dei suoi capricci, fantasie e toccate.
Un’intimità profonda, una religiosità ardente e sincera.
Con M. Rossi, B. Pasquini e B. Storace mentre si consolidano le forme e lo stile strumentali, la
scrittura cembalistica va differenziandosi, per caratteri di agilità e leggerezza, da quella
organistica.

3. LA SCUOLA ORGANISTICA TEDESCA


L’interesse per la tecnica organistica e per la trascrizione strumentale di opere vocali si destò
per tempo in Germania con K. Paumann.
Hassur introdusse in Germania lo stile dei Gabrilli con canzonette e danze, sia per voci che per
strumenti.
Sveelinck portò a conoscenza dei tedeschi le conquiste dei virginalisti inglesi e fondò nella
Germania del nord una scuola di valorosi organisti, tra cui S. Scheidt, che fondò l’arte
organistica tedesca.
Alla scuola della Germania del sud appartengono J. H. Schein e J. J. Froberger. Questi continuò
l’opera di Hessler importando le realizzazioni italiane della generazione seguita ai Gabrilli. Ha
disposto per primo i pezzi della suite nell’ordine divenuto tradizionale: allemanda, corrente,
sarabanda, giga. J. Pachelbell e D. Buxtehude rappresentano le ultime tappe nel’ascesa
dell’organistica tedesca verso l’altezza di Bach.

4. I VIRGINALISTI INGLESI
Nella relativamente meno importante polifonia sacra, si distinse, prima del Byrd, T. Tollis.
Quasi tutti gli autori di polifonia vocale, ad eccezione di J. Wilbye si distinsero nella musica
strumentale .
Il liuto ebbe una brillante letteratura o come accompagnatore a canti profani o come strumento
solista.
Si distinse J. Davaland. Ma la maggior gloria musicale inglese sta nella scuola dei virginalisti.
Soprattutto composero canti profani e danze.
I tre sommi maestri elisabettiani furono W. Byrd, J. Bull, O. Gibbons gentiluomini colti di
raffinata educazione.

5. FRANCIA E SPAGNA
Nel Quattrocento e Cinquecento la Francia era quasi estranea alla creazione della musica
strumentale.
Celebri organisti (come A. Greban) non lasciarono composizioni per il loro strumento.
Nella seconda metà del ‘600 si afferma la scuola clavicembalistica. Grande diffusione hanno le
danze strumentali, la gagliarda in tre tempi, incatenata con la pavana binaria, le allemande e
le branles. Raggruppandosi daranno luogo al balletto mitologico.
In Spagna A. de Corbezon porta a perfezione una figura di primo piano, il tienticos.
La vihuela conta valenti autori di canzoni e danze, come L. Milan.

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