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Imparare a leggere la musica 1: il quarto

Leggere le note sul pentagramma pi facile di quanto si possa credere. Insegnare a leggere la musica

con facilit invece pi complesso, tanto che l'idea che l'orientarsi fra pallini bianchi e neri, linee e spazi,

sia complicato, nasce da tentativi di iniziazione musicale condotti malamente e senza metodo. Con questa

serie di articoli intitolata "imparare a leggere la musica", vorrei tradurre la mia esperienza di musicista ed

insegnante in suggerimenti per arrivare a leggere un pentagramma con naturalezza.

Se si riduce un rigo musicale all'essenziale - le cinque righe, la chiave che sta all'inizio e le note scritte -

esso indica al lettore due elementi costitutivi di qualsiasi suono: la durata e l'altezza. L'altezza indica se

un suono un Do oppure un Sol o altra nota cio, in soldoni, il nome della nota.

Per iniziare utile per concentrarsi sul primo dei due elementi: la durata.

Il pentagramma non segna le durate delle note in secondi o qualunque altra unit di misura assoluta;

utilizza invece un sistema relativo e proporzionale, paroloni questi ai quali suggerisco di non far troppo

caso.

Il punto invece afferrare che un "quarto" o una "semiminima", che si riferiscono alla stessa durata, non

indicano una durata precisa di "x" secondi, ma semplicemente una quantit che assume un significato

preciso solo se posta in relazione alla velocit generale del brano musicale.

Supponiamo di dover cantare una piccola melodia interamente scritta in quarti: se decidiamo di cantarla

lentamente ogni quarto avr una certa durata assoluta; se invece decidessimo di cantarla rapidamente

ogni quarto avrebbe una durata assoluta pi breve.

Il quarto, o semiminima, la misura principale, l'unit ed rappresentata dalla tipica pallina nera con la

stanghetta.

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Verrebbe a questo punto istintivo dire: bene! Tutte le volte che vedo un quarto, segnato nella posizione

del Sol, lo leggo Sol e il gioco fatto.

Purtroppo necessario sin da subito afferrare una particolarit che sta a fondamento di tutta la musica.

Ogni singolo momento musicale, grande o piccolo che sia, caratterizzato da un suo equilibrio, un suo

sistema magnetico verso ci che lo precede o lo segue, una sua metrica. Senza considerare questo

equilibrio interiore, anche di ogni singolo suono unitario, un quarto scritto non pu diventare musica.

Mi rendo conto che per un neofita questo ragionamento pu apparire complesso, e allora la cosa migliore

dire prima "come si fa" e poi, col tempo, spiegare il perch si fa cos.

Dovendo leggere un quarto opportuno dividerlo mentalmente in due parti, che in musica sono definiti

"battere" e "levare". Ecco allora che una scala scritta in quarti si legge cos:

Do-o / Re-e / Mi-i / Fa-a / So-ol / La-a / Si-i

Dove la prima parte rappresenta il battere, mentre la seconda il levare.

Per facilitare questo tipo di lettura ci si avvale di alcuni movimenti della mano, i quali hanno proprio lo

scopo di rendere pi evidente il momento del "battere" ed il momento del "levare".

Il primo esercizio potrebbe essere quello di abituarsi a leggere una fila di quarti mentre, con la mano si

compiono i movimenti di "battere" e "levare".

(stampate da subito il pdf indicato in fondo all'articolo)

Con questo modo di leggere i quarti si pu anche cominciare a memorizzare la posizione di qualche nota

sul pentagramma, e con questo cominciamo ad occuparci del secondo elemento fondamentale della

notazione su pentagramma: la notazione delle altezze delle note.

Non difficile mettere a memoria le collocazioni delle note ed il metodo pi semplice quello di

concentrarsi su due o al massimo tre note al giorno. In fin dei conti si tratta di memorizzare una ventina

di posizioni diverse.

In questi articoli di carattere introduttivo ci occuperemo soltanto della notazione in chiave di violino

sebbene per un pianista sia necessario dominare anche la chiave di basso.

Ognuno ha un proprio metodo di memorizzare le cose; di certo il peggiore il vecchio modo di insegnare

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la posizione delle note attraverso le filastrocche delle note sulle righe (mi, sol, si, re, fa) e sugli spazi (fa,

la, do, mi).

E' invece pi saggio crearsi dei riferimenti mentali ed un metodo progressivo.

Suggerisco, ad esempio, di cominciare a memorizzare la posizione del Sol sulla seconda riga. Quel Sol

non l a caso, ma giace su quella riga proprio perch costretto dalla chiave di violino che sta all'inizio di

ogni pentagramma in chiave di violino.

La chiave di violino, o chiave di Sol, indica che il Sol deve stare obbligatoriamente sulla seconda riga. Se

davanti ad un rigo sta una chiave di basso, invece, il Sol non sar pi sulla seconda riga.

Per cui la posizione di quel Sol facile da ricordare.

Se un Sol sta sulla seconda riga, un altro Sol sta immediatamente sopra l'intero pentagramma.

Anche i Do sono semplici da memorizzare. Il Do pi grave sta sotto il pentagramma ed attraversato da

un taglio addizionale che in pratica una estensione del pentagramma.

Il secondo Do sta invece nel terzo spazio ed facile da ricordare perch la maggioranza dei brani musicali

per principianti ha il Do in terzo spazio come nota pi frequente.

Infine il Do pi acuto sta sopra il pentagramma con un taglio addizionale sotto e uno che l'attraversa.

Poi facile ricordare il Si centrale che sta in mezzo al pentagramma.

Con piccoli artifici mnemonici di questo tipo in pochi giorni semplice memorizzare la posizione di tutte le

note.

In questo documento pdf sono riportati alcuni esercizi progressivi per esercitarsi sia nella lettura del

quarto, sia nella memorizzazione di alcune delle note in chiave di violino dal Do grave al Do acuto.

Nel prossimo articolo affronteremo nuovi simboli di durata delle note e le posizioni di altre note sul rigo.

Imparare a leggere la musica 2: la meta'

Nell'articolo precedente - Imparare a leggere la musica 1 - avevo introdotto il "quarto", figura che

rappresenta l'unit di misura principale per la definizione delle durate in musica. Insieme alla definizione

del "quarto" avevo suggerito il modo corretto di suddividere ogni lettura di "quarto" in due suddivisioni

distinte: il battere ed il levare.

In questo articolo introdurr un'altra figura musicale che vale esattamente il doppio del tempo rispetto al

quarto. Questa nuova figura denominata "minima" o "met" ed io per semplicit la chiamer sempre

"met", affinch anche intuitivamente si ricordi sempre che rappresenta la somma di due "quarti".

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Il modo migliore per sperimentare come si rapportano le due figure sta nel provare a leggere una

semplice sequenza di quarti e met, senza muovere la mano (scaricare e stampare il documento pdf

segnalato in fondo all'articolo).

Il movimento della mano, introdotto nel primo articolo, di assoluta importanza per riuscire ad orientarsi

pi avanti fra le diverse figure musicali.

La "met" si batte - battere nel gergo musicale indica proprio il movimento della mano o quello del

direttore d'orchestra - in maniera un poco differente rispetto a come si batte il "quarto". Questo perch

nella met sono contenuti due battere e due levari.

Per meglio organizzare i due battere e i due levare si batte la prima coppia "battere/levare" esattamente

come la si batte nel quarto, mentre la seconda coppia "battere/levare" la si batte spostando la mano a

destra per il battere e riportandola in centro per il levare.

Se osserviamo attentamente il modo di battere la met possiamo scorgervi una "L" rovesciata, simile

perci a una C greca maiuscola. Tenete presente che nell'immagine riportata sopra la scena ripresa
specularmente: chi batte si muove verso destra anche se dall'immagine il movimento appare verso

sinistra.

Il movimento pu essere diviso in due momenti, uno verso il basso corrispondente al primo quarto che

costituisce la met, e uno verso destra corrispondente alla seconda parte della met.

Questa suddivisione in due momenti consente di percepire mentalmente la struttura della "met" in

rapporto al quarto (somma di due quarti), ma permette anche di ritrovare anche nella met

quell'equilibrio "magnetico" o metrico di cui gi avevo accennato nel primo articolo.

Anche nella met ravvisabile un battere (il movimento verso il basso), ed un levare (il movimento

orizzontale).

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Mi rendo conto che per i neofiti il discorso pu apparire un po' confuso, tuttavia bene cominciare ad

apprendere fin d'ora un principio fondamentale che governa gli equilibri musicali: ogni figura, dalla pi

piccola alla pi grande, ha una sua dinamica interiore sempre costituita da un battere (tesi) ed un levare

(arsi). Questo stesso equilibrio lo si ritrover poi negli insiemi di note chiamati "battute" negli insiemi di

pi battute fino agli interi brani. Un singolo quarto come anche un brano musicale (una canzone o una

sinfonia), pu essere organizzata in strutture di "levari" e "battere", o di arsi e tesi. Questa suddivisione

sta alla base dell'organizzazione metrica e formale della musica.

Torneremo spesso sull'argomento.

A questo punto utile esercitarsi sulla lettura della nuova figura musicale utilizzando le note che sono gi

state apprese nell'articolo precedente. E' assolutamente importante battere correttamente il quarto e la

met con gli schemi suggeriti.

Per gli esercizi fate riferimento al documento pdf segnalato in fondo all'articolo

Nel precedente articolo ho illustrato alcuni trucchi mnemonici per imparare a riconoscere i Do, i Sol e un

Si in chiave di violino.

In questo articolo suggerir come memorizzare le posizioni di altre note. Come gi detto questo solo

uno dei metodi per apprendere la posizione delle note ma ciascuno se ne pu creare altri pi adatti a se

stesso.

Insieme al Si che sta al centro del pentagramma c' un altro Si che si trova immediatamente sotto il Do

pi acuto. Il nuovo Si si trova nello spazio addizionale che formato dai due tagli addizionali posti sotto il

Do pi acuto. Comunque facile ricordare che sotto ad ogni Do sta un Si e perci, una volta fissate nella

memoria le posizioni dei tre Do facile ricordare che le note poste immediatamente sotto sono sempre

dei Si.

E' bene imparare cosa significhi esattamente sopra o sotto sul pentagramma. Il pentagramma costituito

da una sequenza ininterrotta (compresi i tagli addizionali che ne costituiscono delle estensioni) di linee e

spazi. Dopo una linea c' sempre uno spazio, e dopo uno spazio c' sempre una linea.

Indicando la nota che sta sotto il Do pi acuto, quello che giace sul secondo taglio addizionale in alto,

intendiamo la nota che sta nello spazio individuato tra i due tagli addizionali. Siccome per inutile

segnare un taglio addizionale superfluo ritroveremo il Si sopra il primo taglio addizionale, e non

attraversato dal taglio addizionale stesso.

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E' importante non confondere le note negli spazi con quelle attraversate dalle linee.

Cos come prima di ogni Do c' un Si, dopo ogni Do c' un Re. Perci troveremo un Re immediatamente

sopra il Do grave attraversato da un taglio addizionale, sotto il pentagramma, poi troveremo un altro Re

sopra il Do principale nel terzo spazio (partendo dal basso) sul pentagramma. Sopra significa che la

nota attraversata dalla quarta linea (sempre partendo dal basso del pentagramma).

Prima di terminare questo articolo vorrei rispondere alla richiesta di illustrare come sono organizzate le

note anche in chiave di basso. Come gi detto, in questi articoli introduttivi mi dedicher esclusivamente
alla lettura basilare delle note in chiave di violino. Tuttavia penso di fare cosa utile aggiungendo in coda al

documento pdf scaricabile in fondo a questo articolo, il doppio pentagramma con chiave di basso e chiave

di violino con l'indicazione di tutte le note nell'estensione principale.

Nel prossimo articolo introdurr il concetto di battuta oltre che suggerire metodi per memorizzare i Mi , i

Fa e il La.

Imparare a leggere la musica 3: la battuta

Musica e poesia hanno percorsi molto vicini e spesso coincidenti. Basti pensare a quante melodie siano

state costruite partendo da un testo poetico e a quante volte una poesia sia stata sublimata da un ritmo o

una melodia. Nell'ultimo festival sanremese ha vinto una canzone che, in buona sostanza, una poesia

vestita di musica. Anche qualora la musica non abbia un testo, conserva una sua organizzazione poetica

che prende il nome di metrica e forma musicale.

Un brano musicale assimilabile ad una poesia, con la sua struttura in sezioni (strofe in poesia), le frasi

(versi in poesia) le inflessioni in levare ed in battere (arsi e tesi nel piede poetico) ed i suoi accenti.

I versi poetici sono organizzati secondo le sillabe che li compongono. Anche in musica le frasi sono

organizzate ed il corrispettivo della sillaba in poesia la battuta .

La battuta musicale ha per caratteristiche molto pi articolate di una semplice sillaba.

Mentre in poesia il verso che da' il ritmo alla declamazione, in musica la battuta che stabilisce quale

sia il ritmo dell'intero brano.

Cos un brano scritto con battute di tre quarti sar probabilmente un valzer, od uno scherzo, od un

minuetto od uno dei tanti altri ritmi ternari. Un ritmo binario, come il due quarti caratterizza il tempo di

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marcia ed il quattro quarti anima tutti i tanghi del mondo.

Ma come formata una battuta?

Una battuta un insieme preciso e ricorrente di valori di tempo musicali. Negli articoli precedenti

abbiamo introdotto il valore del "quarto" ed il valore della "met". Con i quarti e le met si possono

costruire la maggior parte delle battute e dei ritmi musicali.

In una battuta di due quarti la somma di tutti i valori musicali ivi contenuti dovr sempre essere di due

quarti. Se, supponiamo, si inserisce in quella battuta un valore di "met", essendo questo valore

equivalente alla somma di due quarti chiaro che nella battuta di due quarti non ci star nient'altro che

una met.

Se invece decider di scrivere un brano strutturato su di un ritmo in quattro quarti, utilizzando perci

battute di quattro quarti, la somma dei valori ivi contenuti sar sempre di quattro quarti, cio vi potranno

essere quattro quarti, oppure due met, oppure due quarti e una met ecc.

Le battute sono segnate con stanghette poste di traverso al pentagramma e ricorrenti al termine di

ciascuna battuta. Inoltre possibile conoscere quale ritmo ha inteso utilizzare il compositore (cio qual'

la somma dei valori di ciascuna battuta) leggendo il doppio numero, posto a modo di frazione, all'inizio di

qualunque brano musicale.

Se leggiamo la frazione 2/4 significa che il ritmo basato su battute di due quarti. Qualunque battuta del

brano conterr non pi del valore complessivo di due quarti.

Se invece leggiamo 3/4 o 4/4 i valori complessivi saranno differenti e coerenti con l'indicazione letta.

L'introduzione del concetto di battuta e di divisione del brano in battute, ci costringere a smentire una

regola che era stata posta negli articoli precedenti.

Si era infatti invitato a battere il quarto con un movimento costituito da un battere ed un levare, mentre

per la met avevo indicato un movimento pi articolato costituito da quattro movimenti raggruppati in

due coppie di movimenti.

L'introduzione delle battute ci costringere a ragionare organizzando i "battere" ed i "levare" non pi a

livello dei singoli valori - il quarto o la met - ma spostandoci a livello di battuta. Questo significa che non

si dovr pi cambiare il modo di battere un valore a seconda del valore stesso; sar invece sufficiente

leggere la frazione che sta in testa al brano per conoscere in che modo va battuto con la mano quel

brano, interamente, dall'inizio alla fine.

Se all'inizio del brano segnato un ritmo di 2/4, tutto ci che viene dopo andr battuto con lo stesso

identico movimento imparato per battere la "met" che infatti ha valore di due quarti.

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Anche se nel brano sono presenti quarti, essi andranno battuti secondo la collocazione all'interno della

battuta: se nella prima met della battuta saranno battuti in gi, se nella seconda met verso destra.

Grazie agli esercizi proposti nel pdf scaricabile in fondo all'articolo, sar possibile esercitarsi nel battere il

ritmo di due quarti.

Dagli articoli precedenti ci sono rimaste da memorizzare le posizioni di alcune note e cio i Mi i Fa e i La.

I Mi e i Fa condividono posizioni curiosamente complementari. Il primo Mi giace sulla prima linea (sempre

partendo dal basso) ed il primo Fa occupa il primo spazio. Il secondo Mi invece occupa l'ultimo spazio

mentre il secondo Fa occupa l'ultima linea.

Infine ci sono i La per i quali non mi venuto in mente nessun trucchetto se non quello che in apparenza

sono le due note pi difficili da ricordare ma, proprio per questa apparenza, le si memorizza prima di

tutte le altre. Il primo La sta nel secondo spazio ed il secondo giace sul primo taglio addizionale in alto,

dopo il pentagramma.

Nel prossimo articolo parleremo di legature e di pause. Perch ogni tanto bisogna pur prendere respiro...

Imparare a leggere la musica 4: pause e legature

Una nota lunga, ma davvero molto lunga, da eseguirsi cantando, richiede che sia scritta unendo pi figure
musicali insieme, sommandole. Dopo l'esecuzione di una nota cos lunga sar necessario un momento di

pausa per prendere respiro, ed anche le pause devono perci poter essere scritte sul pentagramma. In

questo articolo ci dedicheremo prima alle legature di valore, necessarie per sommare il valore temporale

di pi note, poi alle pause musicali.

Si provi a solfeggiare il brano seguente:

Ora si immagini di voler raffigurare sul pentagramma una nota che rappresenti la somma di tutte le met

solfeggiate nell'esempio precedente. C' un modo semplicissimo per farlo. Baster utilizzare la legatura di

valore chiamata cos appunto perch lega insieme i valori musicali di pi note alla stessa altezza allo

scopo di farne una unica nota, lunga quanto la somma di tutte le note legate.

Ecco come si scrive il brano precedente qualora si volesse trasformarlo in una unica nota costituente la

somma di tutte le note segnate

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L'unica condizione perch una legatura di valore sommi il valore di pi note che le note unite dalla

legatura siano alla stessa altezza: due o pi Si alla stessa altezza; due o pi Fa ecc.

Se la legatura posta fra note a diverse altezze non si tratta di una legatura di valore ma di una legatura

di espressione , che tutta un'altra cosa e che presenter in uno dei prossimi articoli.

In realt la legatura di valore non serve solo a formare note lughissime, ma pu essere molto utile anche

quando una nota deve protrarsi a cavallo di battuta, come nell'esempio seguente.

Pi avanti, quando saranno introdotte le figure di ottavo e sedicesimo, scopriremo che le legature di

valore si usano anche all'interno della battuta, allo scopo di rendere la scrittura musicale pi chiara al

lettore. Ma di questo parleremo nei prossimi articoli.

Le legature di valore sono utilizzabili ovunque e, paradossalmente, potremmo addirittura segnare una

nota lunga una met unendo con una legatura di valore due quarti, ma ovviamente lo si fa solo se

prevale una necessit di chiarezza. Le uniche figure musicali che non possono essere unite da legature di

valore sono le pause. E del resto non avrebbe senso unire pi silenzi.

Le pause servono appunto per indicare i punti in cui la musica scorre silenziosamente. Il battito della

mano prosegue ma al posto delle note c' silenzio, o pi correttamente, pausa.

Per ogni figura musicale c' una pausa corrispondente e siccome per ora ho introdotto solo le due figure

di quarto e di met, mi limiter in questo articolo a presentare la pausa di quarto e quella di met.

Le pause si battono in maniera del tutto identica rispetto alle figure di valore corrispondenti, anche

perch, come abbiamo detto nell'articolo precedente, il ritmo di battuta che ci indica come battere un

frammento musicale, e non la figura musicale. Per comodit spesso si usa, durante le pause, pronunciare

in numeri le suddivisioni (levare battere) di ogni pausa. Cos una pausa di un quarto si solfeggia

pronunciando "un-due", e una pausa di una met "un-due-tre-quattro". Pu sembrare inutile pronunciare

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le pause ma ci risulter utile pi avanti quando si studieranno i contrattempi e le sincopi.

Ecco perci un esempio di come si batte un insieme di quarti, met e pause.

Detto questo la miglior cosa proporre come il solito un piccolo insieme di esercizi per mettere a

fuoco le nuove cose imparate.

Nel prossimo articolo presenter la figura di intero e la battuta di quattro quarti.

Imparare a leggere la musica 5: l'intero

Una lettrice di Gremus mi ha domandato se esiste nella letteratura musicale un ritmo di quattro met

(4/2). La risposta stata naturalmente s. Ma non solo perch si tratta di un ritmo assai diffuso (la

musica organistica ne piena) ma anche perch in sostanza ogni compositore libero di costruirsi i ritmi

che pi si aggradano ai suoi intenti compositivi.

In musica possibile trovare i ritmi pi strambi, da quello di 32 sedicesimi, a quello di 7 met. Tutto

possibile insomma: ci che conta solo l'estro artistico del compositore. Ovviamente ogni scelta di ritmo

dovr corrispondere ad una precisa esigenza ritmica: un ritmo di 2 met non equivale ad un ritmo di 4

quarti, bench ambedue contengano l'identica somma di valori musicali.

Il ritmo di 2 met, come quello di due quarti che gi conosciamo, costituito da un tempo in battere (la

prima met) e un tempo in levare (la seconda met). Il ritmo di 4 quarti invece pi complesso perch

costituito da quattro tempi che rendono la consueta suddivisione in battere e levare un poco pi

articolata.

Il ritmo di 4 quarti un ritmo molto naturale e fra i pi diffusi, e la sua caratteristica sta proprio

nell'avere pi spazio musicale fra il battere costituito dal primo quarto ed il levare costituito dall'ultimo

quarto. Il secondo ed il terzo quarto possono assumere accenti diversi a seconda del carattere intrinseco

del brano. Talvolta il terzo quarto viene definito come un battere secondario, ma non raro il caso in cui

terzo e quarto tempo della battuta abbiano insieme un carattere di levare.

Ci che a noi interessa stabilire come battere con la mano la battuta di 4 quarti. Ho deciso di proporre

la soluzione pi semplice cio quella in cui il primo ed il secondo quarto sono battuti esattamente come

nel ritmo di due quarti gi studiato; il seguente terzo tempo si batte in gi ma fermando la mano a

mezz'aria, come se fosse un mezzo battere; il quarto tempo un normale levare a destra identico a

quello sul secondo tempo.

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Avrei potuto proporre la soluzione ancora pi semplice, cio quella che consiglia di battere la battuta di 4

quarti come se fosse l'unione di due battute di due quarti. Ma questa soluzione errata concettualmente

perch tradisce proprio la caratteristica sostanziale del tempo di quattro quarti, cio quella di avere il vero

battere (quello sul primo tempo) ed il vero levare (quello sul quarto tempo) distanziati e perci con

successione meno pressante rispetto al ritmo di 2 quarti.

Il tempo di rock quasi sempre in 2 quarti mentre il blues, pi disteso, generalmente in 4 quarti.

Una volta presentato il ritmo di 4 quarti semplice introdurre il valore dell'intero che, come dice la parola

stessa, ha un valore temporale pari alla somma di due met, o di quattro quarti, o di combinazioni di

met e quarti la cui somma sia sempre pari a 4 quarti.

Un valore di intero pu stare comodamente in una battuta che sia almeno di 4 quarti. Nella battuta di

quattro quarti, quando c', non ci pu stare niente altro.

Non resta che sperimentare le cose imparate in qualche breve esercizio che, come il solito, allego qui di

seguito in un documento pdf scaricabile e stampabile.

Nel prossimo articolo introdurremo le alterazioni cio i diesis ed i bemolli.

Imparare a leggere la musica 6: le alterazioni

Le note della scala sono sette, anzi dodici. Cio, sono sette, ma alterando cio modificando ognuna di

queste sette note - il Do, il Re, il Mi eccetera - si ottengono tutti i dodici gradini che il sistema musicale

occidentale adotta dai tempi di Bach. Prima di Bach le cose erano un poco diverse ma ne parleremo

altrove.

Alterare una nota significa alzarla o abbassarla un poco rispetto alla sua intonazione originale.

Ma di quanto si alzano o si abbassano le note?

Ogni sistema che si rispetti ha una sua unit di misura. Per quanto riguarda la durata dei suoni abbiamo

gi visto che il quarto pu rappresentare correttamente l'unit di misura sulla quale organizzare tutte le

altre durate. Una met la somma di due quarti ed un intero la somma di quattro quarti. Nei prossimi

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articoli introdurremo le durate di ottavo e sedicesimo di quarto. Basta creare un punto di riferimento e

tutto diventa semplice.

Nei primissimi articoli avevamo per osservato che una nota di un quarto non ha una durata precisa

misurabile in secondi. E' un misura relativa che dipende dalla velocit del brano che si sta eseguendo.

Per individuare una unit di misura che ci permetta di organizzare mentalmente le altezze dei suoni, cio

l'intonazione, il ragionamento simile rispetto a quello fatto per le misure di durata, bench

intuitivamente possa essere un po' meno facile da capire "al volo".

Tra Do e Re, ad esempio, esiste una distanza, che sempre quella e che i fisici misurano con complessi

calcoli legati ai parametri fisici dei suoni, cio frequenza, lunghezza d'onda eccetera.

La musica, che usa i suoni per "fare arte" non pu adottare misure complesse, ma deve poter

organizzarsi in modo semplice e chiaro.

Per cui si deciso di dire che tra Do e Re c' la distanza di "un tono" e basta. Cos anche fra Re e Mi c'

la distanza di un tono.

Ma tra Mi e Fa le cose si complicano. Anche cantando una scala ci si rende conto che tra Mi e Fa c' una

distanza pi stretta che fra Re e Mi, una distanza che esattamente la met di un tono cio "un

semitono".

Se tra Mi e Fa c' la distanza di un semitono, cio di mezzo tono, significa che anche fra Do e Re si pu

individuare un suono "X" che sta in mezzo a loro, e che dista esattamente un semitono dal Do ed un

semitono dal Re.

Se suddividiamo tutte le distanze delle note fra Do e Fa in semitoni otteniamo una sequenza di suoni,

tutti posti alla distanza di semitono (che segneremo con " ") l'uno dall'altro.

Do X Re X Mi Fa

Si tratta allora di dare un nome a queste X, un nome che non destrutturi la scala di sette note alla quale

siamo abituati, ma che comunque sia identificativo di quei suoni che stanno esattamente in mezzo ad altri

due che distano un tono.

L'idea, antica e molto precedente a Bach e stata quella di considerare questi suoni X come stati alterati

delle note che stanno o prima o dopo.

Se si altera il Do intonandolo mezzo tono sopra rispetto la sua posizione originale lo si trasforma in un Do

diesis (#). Se invece si altera il Re intonandolo mezzo tono sotto la sua posizione originale si trasforma

in un Re bemolle ( ?).

Il diesis (#) perci alza la nota di mezzo tono mentre il bemolle ( ?) la abbassa di mezzo tono.

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Ci si potrebbe chiedere perch due nomi per uno stesso suono? Le ragioni affondano le radici nella storia

della musica e quando pi avanti introdurremo il concetto di tonalit, scopriremo che l'uso dei diesis o dei

bemolli regolato da convenzioni musicali precise.

Ecco rappresentate sul pentagramma due scale musicali in semitoni (dette anche scale cromatiche), una

che sale (con i diesis) e una che scende (con i bemolli).

Come si pu osservare l'alterazione (diesis o bemolle) posta sempre davanti la nota da alterare, mai

dopo.

Inoltre c' ancora una alterazione da imparare: il bequadro ( ?), il quale per ha quasi sempre (c'

sempre qualche eccezione) il compito di riportare la nota alterata al suo stato originale.
Ovvio che il bequadro si usi dopo che una nota stata alterata. Se la nota non stata alterata subito

prima non necessario utilizzarlo. Ci sono convenzioni precise che regolano l'uso delle alterazioni ma, per

non mettere troppa "carne" al fuoco, le illustrer nei prossimi articoli.

Se si canta o si suona uno strumento la lettura delle alterazioni fondamentale. Non si pu leggere un Do

diesis come se fosse un Do. Anche se si chiamano in modo in parte simile sono due suoni differenti.

Ai fini invece della lettura solfeggiata delle note sarebbe davvero complicato pronunciare "diesis" o

"bemolle" dopo ogni nota alterata. E allora un Do diesis si continua a leggere Do e un Re bemolle Re.

Questa circostanza ci aiuta anche a comprendere quale sia la vera funzionalit del solfeggio e perch

importante battere la mano mentre si solfeggia. Il solfeggio mira ad esercitare esclusivamente la lettura

ritmica, cio la lettura delle durate dei suoni.

Per l'intonazione invece utile il solfeggio cantato che introdurremo nei prossimi articoli. Il solfeggio

cantato, ritmicamente pi semplice del solfeggio ritmico, abitua l'orecchio a percepire le misure di tono e

semitono. E' una parte dello studio teorico molto utile ed efficace: anche i cosiddetti "stonati" si

ritroveranno con poco sforzo ad avere "ugole d'oro".

Allego una pagina di esercizi basati sulle figure gi apprese, ma con qualche diesis e bemolle qui e l,

giusto per cominciare a farci l'occhio. Come gi detto, comunque, non andranno letti durante il solfeggio

parlato.

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Nel prossimo articolo, a grande richiesta, ci soffermeremo sulla lettura delle note scritte in chiave di

basso.

Imparare a leggere la musica 7: la chiave di basso

Come promesso questo articolo dedicato alla chiave di basso. Questo perch sono davvero molte le

richieste di avere qualche orientamento per imparare rapidamente a riconoscere le note in chiave di

basso.

La "vecchia scuola" di teoria e solfeggio obbligava sin da subito gli allievi ad imparare a riconoscere le

note sul tipico doppio pentagramma da pianoforte, costituito dalla sovrapposizione di un rigo in chiave di

violino ad uno in chiave di basso.

Io, pi di trent'anni fa, in conservatorio, ho iniziato cos, sin dalla prima lezione di teoria e solfeggio.

Questo approccio, apparentemente pi pesante ma poi non pi di tanto, non era sbagliato considerando

soprattutto il fatto che il suonare le tastiere, gli strumenti pi diffusi, presuppone necessariamente saper

riconoscere le note sul doppio rigo.

Perch invece Gremus propone un corso elementare interamente in chiave di violino?

Perch , appunto, un corso elementare, mentre gi in preparazione avanzata un corso pi approfondito

per chi desiderer affrontare pi sistematicamente, ma in modo moderno, lo studio di ci che un tempo

era chiamato "Teoria e Solfeggio".

In effetti, il miglior modo per mettere a memoria le posizioni delle note in chiave di basso partire dal

doppio rigo per pianoforte, ponendo il rigo in chiave di basso immediatamente sotto quello in chiave di

violino.

In questo modo si ottiene un doppio pentagramma capace di rappresentare la maggior parte delle note

per pianoforti, tastiere ed arpe. La comodit dello studiare la posizione delle note in chiave di basso

tenendo sott'occhio anche la chiave di violino, sta nel comprendere l'utilit del rigo in chiave di basso e

poi nel risparmiarsi un po' di fatica nella memorizzazione delle note pi in alto nel rigo in chiave di basso.

Consiglio prima di tutto di stamparsi il documento pdf allegato cos da non perdersi fra i ragionamenti che

vado a proporre.

Se si osserva come strutturato il doppio rigo e si tiene a mente la sequenza inversa delle note musicali

(Do, Si, La, Sol, Fa, Mi , Re, Do), davvero facile riconoscere al volo la nota che poggia sopra l'ultima

riga (sempre partendo dal basso) in alto al rigo in chiave di basso: non pu essere che il Si, posto subito

sotto al primo Do in chiave di violino.

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Immediatamente dopo il Si, scendendo, si trova al centro della quinta linea il La.

Il La pi in basso sta invece nel primo spazio del rigo (sempre partendo dal basso). E' facile ricordasi del

"giochino" primo spazio/ultima riga = La.

C' un altro giochino simile che funziona invece per i Sol ma che l'inverso di quello per i La. Al centro

della prima riga sta un Sol, e nell'ultimo spazio in alto sta un altro Sol.

Se si mette a memoria quali note stanno al centro delle due righe estreme, il Sol in basso e il La in alto,

facile ricordarsi che negli spazi estremi opposti stanno i corrispettivi.

Nel documento pdf allegato sono proposti alcuni esercizi progressivi che mirano a far apprendere le

posizioni delle note in chiave di basso rispettando la sequenza proposta in questo articolo.

Cos come la chiave di violino individuava il Sol sulla seconda linea, la chiave di basso individua il Fa (non

il sol) al centro della quarta linea. In effetti il segno che indica la chiave di basso pi propriamente una

chiave di Fa.

Il Fa che "fa da faro" sul rigo in chiave di basso al centro della quarta riga. L'altro Fa immediatamente

sotto la prima riga.

Gi cos abbiamo parecchi orientamenti: partendo dal Fa al centro della quarta riga arriviamo con

comodit al Do che sta fra i due pentagrammi.

Se invece partiamo dal Fa basso sotto il pentagramma ci manca qualche tassello di facile

memorizzazione.

Si comincia dal Fa basso e salendo si incontra il Sol al centro della prima riga, il la nel primo spazio, un Si

che sta al centro della seconda riga e un Do che sta nel secondo spazio.

Se osservate la sequenza Sol, La, Si Do in chiave di violino, che inizia dal Sol individuato dalla chiave di

violino (al centro della seconda riga), e che termina sul Do in terzo spazio, utile ricordare che in chiave

di basso la sequenza che parte dal Sol al centro della prima riga e che termina con il Do in secondo

spazio, simile a quella in chiave di violino ma spostata tutta una riga sotto.

Sono tutti trucchetti mnemonici che servono a memorizzare rapidamente le posizioni delle note. Dopo

una settimana di esercizio (dieci minuti al giorno) diventano superflui.

Specularmente a ci che avviene in chiave di violino, anche in chiave di basso la nota pi estrema con

due tagli addizionali un Do. Per cui nel doppio rigo in chiave di basso e violino, sono individuabili 5 Do.

Il primo pi in basso al centro del secondo taglio addizionale, il secondo nel secondo spazio in chiave

di Fa, il terzo al centro dei due pentagrammi, il quarto nel terzo spazio in chiave di violino ed il quinto

al centro del secondo taglio addizionale sopra al rigo in chiave di Sol.

Rimangono poche note da individuare: i Re, che stanno immediatamente sopra i Do e perci in chiave di

basso stanno, il pi basso sotto il primo taglio addizionale, e il pi alto al centro della terza riga.

I Mi infine stanno, il primo in basso al centro del primo taglio addizionale, ed il secondo nel terzo spazio,

immediatamente sotto il fa individuato dalla chiave di basso.

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Ognuno pu comunque trovare i propri riferimenti mnemonici.

La sequenza di esercizi proposta in questo documento allegato sar comunque utile a prescindere dai

metodi di memorizzazione.

Imparare a leggere la musica 8: gli ottavi

Da oggi la musica si fa pi varia. Mi riferisco a tutti i nuovi brani che risulteranno accessibili dopo

l'introduzione di una nuova figura musicale e della relativa pausa. Aggiungeremo alle figure di "quarto", di

"met" e di "intero", la figura di "ottavo", che, come suggerisce il termine stesso, va in senso inverso

rispetto a ci che sono la met e l'intero in rapporto al quarto. Mentre queste sono figure multiple, cio

costituite dalla somma di pi quarti, l'ottavo una frazione di quarto , e pi precisamente l'esatta met.

Due ottavi formano un quarto; quattro ottavi una met e otto ottavi un intero.

Se si andasse a spulciare un vecchio manuale di teoria e solfeggio si troverebbero senz'altro delle

denominazioni alternative per tutte queste figure. L'intero denominato semibreve , la met minima, il

quarto semiminima, l'ottavo croma.

Sono denominazioni ancora in uso, tuttavia per comprendere rapidamente in che rapporto stanno le

diverse figure l'una con l'altra utile afferrare fino in fondo la denominazione frazionaria.

L'ottavo, dunque, vale met quarto. Ci sono due modi per segnare sul pentagramma un ottavo, due modi

assolutamente equivalenti. La scelta di uno o l'altro guidata solo da un criterio di comodit di lettura.

Normalmente si segna l'ottavo con la "virgola" quando isolato oppure, spesso, nella scrittura per voci.

Altrove invece si usa raggruppare gli ottavi ad insiemi di due o quattro note. Come regola generale

possiamo osservare che i raggruppamenti di ottavi dipendono dal ritmo della battuta. Avendo, per ora,

affrontato solo i ritmi di due-quarti o di quattro quarti, in queste battute gli ottavi vengono

prevalentemente legati a due a due, due per ogni quarto che compone la battuta.

Come si batte una battuta di quattro quarti interamente popolata da ottavi? Ecco che la scelta di dividere

ogni singolo quarto in un movimento in battere ed uno in levare ci pu tornare utile per sincronizzare con

precisione gli ottavi con i movimenti gi appresi della mano. Ad ogni movimento, battere o levare che sia,

corrisponde un ottavo. In ogni battuta di quattro quarti effettuiamo otto movimenti, tanti quanti sono gli

ottavi che stanno nella stessa battuta.

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Tutto perci risulta semplice e di rapido apprendimento.

La pausa che corrisponde all'ottavo si segna in questo modo

e si pronuncia con "un".

Come il solito ho allegato una pagina di esercizi per prendere confidenza con questa nuova figura.

Nel prossimo articolo introdurremo i punti dopo le note.

Imparare a leggere la musica 9: il punto

In un celebre film di Tot (Tot a colori) la banda del paese nel bel mezzo dell'esecuzione di una marcetta

va a "gambe all'aria", costringendo il maestro a fermare tutti. Responsabili dell'incidente erano degli

strani puntini neri che, comparsi qui e l sulle parti. In realt quei puntini erano resti di moschini

spiaccicati sulla carta nelle torride serate di prova estive.

Tuttavia vero: piccoli, minuscoli puntini neri possono stravolgere completamente il significato musicale

delle note scritte.

In questo articolo ci concentriamo sui puntini che si leggono immediatamente dopo una nota, come

nell'esempio seguente.

La regola dice che un punto dopo una qualsiasi nota la aumenta in termini di durata della esatta met del

suo valore. Ho visto pi di una persona lamentarsi del mal di testa seguito al tentativo di dare un senso

pratico a questa regola. Invece, pochi semplici esempi possono essere molto pi utili e chiari.

Supponiamo di porre un punto immediatamente dopo una nota del valore di una met cos come appare

nell'esempio precedente.

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Dunque, secondo la regola, il puntino rende quella met un po' pi lunga e, per la precisione, pi lunga

esattamente della meta del valore della nota stessa. Siccome la met del valore di una met equivale ad

un quarto, la nota complessiva sar pari al valore di una met pi un quarto, cio pari a tre quarti.

Ora, l'unica difficolt che all'inizio pone questa regola quella di fare il conto, cio trovare la met del

valore della nota che possiede il punto e sommargli il valore della nota stessa. Troppo complicato.

Propongo invece un sistema molto pi veloce e sicuro. Siccome fino ad ora abbiamo imparato a

riconoscere solo pochi valori musicali, la soluzione migliore quella di imparare a memoria rapidamente

quale sia il valore delle figure musicali apprese se sono seguite da punto.

Se il punto segue un intero il valore globale sar di un intero pi una met cio complessivamente 3
met.

Se il punto segue una met il valore globale sar di una met pi un quarto cio complessivamente 3

quarti

Se il punto segue un quarto il valore globale sar di un quarto pi un ottavo cio complessivamente 3

ottavi.

Potremmo fare lo stesso calcolo veloce anche con l'ottavo seguito del punto, ma siccome non abbiamo

ancora introdotto il sedicesimo per il momento ci fermiamo al quarto col punto.

Ecco in uno schema il riepilogo di quanto detto.

Se si osserva attentamente lo schema ci si accorge che il punto dopo la nota ha una stretta relazione con

il numero 3. Tutte le volte che si pone un punto dopo una nota, quella nota diventa lunga quanto la

somma di tre note di durata immediatamente inferiore. Una met col punto diventa lunga 3 quarti; un

quarto col punto diventa lungo 3 ottavi e via cos.

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In pratica il punto, che in questo articolo abbiamo presentato come simbolo per allungare le note, pu

rappresentare anche una chiave per introdurre i ritmi ternari, i ritmi a tre tipo il valzer o il minuetto.

Nel prossimo articolo introdurremo il ritmo di 3 met e di 3 quarti dopodich, nell'articolo successivo,

insieme all'introduzione dei sedicesimi, faremo una piccola rivoluzione nel modo di solfeggiare.

Per ora propongo la consueta pagina di esercizi.

Imparare a leggere la musica 10: ritmi ternari

La musica senza "tre quarti" sarebbe pi triste: niente valzer, mazurke, minuetti, scherzi e pure danze. I

ritmi ternari, perci tutti quelli che hanno un andamento "a tre" sono i pi intrisi di popolarit e

tradizione, insieme, forse, al tipico due quarti di marce e polkette. E' proprio il carattere popolare che ha

tagliato fuori i "ritmi a tre" dal rude Rock. Tuttavia non sono rare le ballate pop in tre: valga per tutte le

celeberrima Via del campo di Fabrizio de Andr.

Leggere un ritmo ternario non molto differente dal leggere i ritmi binari e a quattro che abbiamo gi

introdotto. Si tratta soltanto di modificare appena un poco il movimento della mano che segue il

solfeggio.

Nel ritmo ternario la mano esegue il primo doppio movimento (battere levare) verso il basso, il secondo

doppio movimento verso sinistra e ritorno ed il terzo verso destra e ritorno.

La seguente figura illustra i movimenti tipici per una battuta di tre quarti.

All'inizio il movimento verso sinistra pu creare qualche confusione, tuttavia solo una questione di

abitudine.

Come si pu notare in una battuta ternaria (per ora tre quarti o tre met o tre interi) l'unico modo per

scrivere un suono che duri l'intera battuta, usando una sola nota, quello di utilizzare il punto dopo la

nota.

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Questo il motivo per cui prima abbiamo introdotto il punto dopo la nota, poi i ritmi ternari.

Ora possiamo anche fare un bel riepilogo di tutte le figure imparate e delle relative pause

Notate che per segnare una pausa equivalente ad una nota col punto si pone il punto dopo la pausa.

Tuttavia, per ragioni di chiarezza, assai diffusa l'abitudine di non usare il punto dopo le pause: meglio

segnare le pause equivalenti alle note col punto in questo modo:

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Poi c' un'altra osservazione interessante da fare: la pausa di met si segna con un trattino sopra la terza

linea; la pausa di intero si segna con un trattino sotto la quarta linea. Non cos importante memorizzare

la posizione del trattino: normalmente si intuisce da cos'altro c' nel resto della battuta per dedurre quale

il valore della pausa segnata col trattino.

La battuta vuota la si segna per sempre con il trattino sotto la quarta riga, e questo vale anche per i

tempi binari ternari o quaternari, qualunque essi siano.

E' una bella comodit per chi scrive, ma un modo per semplificare la lettura anche a chi suona o canta.

Giacch siamo in fase di riepiloghi c' anche un'altra faccenda che merita di essere chiarita.

Abbiamo fin qui appreso come battere il ritmo di due met, quello di due quarti, quello di quattro quarti

e, oggi, quello ternario.

D'ora in poi suddivideremo i ritmi in macro-divisioni: i ritmi binari (due interi, due met, due quarti, due

ottavi ecc.), i ritmi ternari (tre met, tre quarti ecc.) ed i ritmi quaternari (quattro met, quattro quarti

ecc.). Questo perch, come avrete notato, non c' differenza fra come si batte con la mano il ritmo di due

met o di due quarti o di due ottavi. Tutti i ritmi a due si battono allo stesso modo, ad eccezione dei ritmi

composti di cui parleremo nei prossimi articoli.

Il ritmo di tre si batte come stato illustrato sopra, sia che si tratti di un ritmo di tre met, sia che si

tratti di un ritmo di tre quarti.

Spero cos di aver sgombrato il campo da qualche dubbio segnalatomi da un lettore. Il secondo esercizio

proposto nella consueta scheda di approfondimento pu essere utile per afferrare questo

ragionamento

Nel prossimo articolo faremo una piccola rivoluzione che, sono certo, verr ben accolta.

Imparare a leggere la musica 11: solfeggio ritmico

Scopo dei primi dieci articoli di questa serie "imparare a leggere la musica" stato di familiarizzare con la

posizione delle note sul pentagramma e con le prime figurazioni ritmiche elementari. A questo punto, se

si sono seguiti gli esercizi proposti, sono certo che la maggior parte dei lettori avr gi la capacit di

riconoscere la posizione delle note sul rigo in chiave di violino con una certa facilit.

Da qui in poi, riuscire a riconoscere le note "al volo" una questione di esercizio per il quale ottimo

anche il semplice esercizio strumentale (per chi suona uno strumento) o di canto. Il solfeggio, invece,

rimane utile per acquisire dimestichezza con ritmi pi complicati e figurazioni pi complesse. Il dover

"sillabare" il nome delle note, tutto sommato, pu essere tralasciato a favore di una lettura

esclusivamente ritmica. Si passa perci dal solfeggio cosiddetto "parlato" a quello "ritmico", dove tutte le

note devono essere pronunciate con un "ta" generico.

Invece che leggere Do-o-o-o, Re-e-e-e, Mi-i-i-i e via cos. Si potr leggere tutto Ta-a-a-a, Ta-a-a-a, Ta-a-

a-a. In questo modo sar pi semplice concentrarsi interamente sulla lettura ritmica.

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La lettura delle note non viene tralasciata per sempre. In questo piccolo corso introduttivo, daremo un

piccolo spazio al solfeggio "cantato", quello cio che permette di prendere pratica con l'intonazione

corretta delle note, abilit utilissima a qualunque musicista, strumentista o cantante.

Per introdurre il solfeggio ritmico non serve una nuova pagina di esercizi. Baster tornare a tutti gli

articoli precedenti (i link sono all'inizio della pagina oppure direttamente alla pagina Musica&Musicisti )

ed esercitarsi sulle pagine di esercizi allegati in fondo ad ogni articolo.

Dal prossimo articolo il ritm si far molto pi vario: introdurremo i sedicesimi.

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