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RIELABORAZIONE LAGRIMA DI TARREGA

Ho iniziato il mio lavoro di Invenzione e Interpretazione lasciando alcune cellule


melodiche che per me sono più importanti di altre, cancellando quindi completamente
le restanti parti; Elimino innanzi tutto l’indicazione Andante in quanto ritengo di
voler fare un lavoro incentrato sull’espressività, non ritmica ma melodico/armonica,
che solo un tempo più lento dell’andante riuscirebbe a farmelo realizzare, lasciando
però il metro originale di 3/4.
Inizio a scrivere il brano con le prime 3 note dello spartito originale (Mi, Sol#, Si),
questa cellula è per me fondamentale principalmente perché rappresenta la triade
della tonalità del brano Mi maggiore e secondariamente, ma non meno importante,
mi permette di sfruttare molto il Si per articolare meglio le frasi.
Subito dopo queste 3 note ho inserito un Si bemolle di passaggio ed ho cercato di
arrangiare un personale tema servendomi una volta del Do naturale tralasciando
totalmente il numero di battute scritte da Tarrega. A seguire per scrivere il finale di
questo pezzo mi sono servito di una cellula caratteristica del brano originale, ovvero
la scala discendente che si trova a battuta 5 e 6 del brano originale, questa scala
formata da coppie di terze maggiori e minori (Do#-Si, Si-Re#, La-Do#) mi ha
trascinato attraverso il ritorno del Do naturale verso l’ultimo accordo di Mi maggiore
con aggiunta della seconda maggiore Fa# nella voce centrale.
Questa parte è ora conclusa ma mi rendo conto di non aver realizzato l’idea che
avevo pensato inizialmente ovvero un brano lento senza Andante basato
sull’espressività, ma piuttosto di aver scritto una sorta di Gavotta Tarreghiana per
quanto riguarda la forma, così grazie all’intuizione del maestro pensiamo di scrivere
un’introduzione senza tempo e per farlo mi servirò delle note scritte nella Gavotta e
attraverso la ripetizione di un arpeggio che sposta la mano destra dalla buca
lentamente e in diminuendo verso il ponte come una sorta di Eco. Inizio quindi
servendomi del glissato e del Si bemolle proposto nella Gavotta e, attraverso una
tecnica di riduzione appresa durante l’analisi della sinfonia, elimino il superfluo e mi
concentro sulle note più importanti della gavotta.
Scritta l’introduzione e la Gavotta, sempre grazie all’intuizione del maestro pensiamo
a scrivere un arpeggio finale virtuosistico nello stile di Brouwer sfruttando le corde a
vuoto, quest’arpeggio finale inizia con il riciclaggio delle note dell’introduzione ma
prende via via discorrendo una personalissima elaborazione.

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