3. Meditation dalla Thais è un brano delicatissimo, che non presenta grandi difficoltà
tecniche ma è di complicata interpretazione ed esige un esecutore attentissimo. Esso
rappresenta appunto un momento di meditazione, ed è l’unica parte dell’opera non
cantata dai cantanti. Il violino quindi ha il ruolo di voce narrante, si sostituisce al canto
umano, e deve riuscire nell’intento di parlare senza voce, di dire attraverso le note.
Principalmente bisogna dedicarsi alla cura e alla precisione della dinamica, attraverso la
quale si deduce il flusso dei pensieri di Thais, e prestare grande attenzione ai
cambiamenti agogici, che rendono ancora più drammatico il brano. L’orchestra ed il coro
hanno un ruolo importantissimo, non si deve pensare ad essi come solo di
accompagnamento ma hanno la stessa importanza del violino solista, e contribuiscono a
creare l’atmosfera adatta per le diverse sezioni del brano. L’artista consapevole che si
accinge ad eseguire qualunque brano, ha come obbligo di informarsi profondamente
rispetto a quello che andrà ad eseguire, sia per comprendere il contesto nel quale è
posto, sia per comprendere le motivazioni interne del compositore. Ogni brano deve
essere compreso profondamente, e un artista considerato consapevole deve andare oltre
le difficoltà tecniche per riuscire ad immergersi a 360 gradi all’interno della musica. Un
qualunque brano ha come scopo di trasmettere emozioni all’ascoltatore, e questo
dovrebbe essere il principale obbiettivo dell’esecutore, altrimenti se ciò non fosse, la
musica sarebbe solamente l’esecuzione di tutte le note a tempo, senza emozioni o
significati più profondi.