Sei sulla pagina 1di 4

LA CANZONE: LE STANZE

Le stanze sono un insieme organico di versi e sillabe dotate di una determinata


melodia ed una disposizione obbligata; esistono diversi modi di usare le melodie:
alcune stanze proseguono su un’unica melodia continua fino alla fine: la coblas
dissolutas ossia senza ripetizione di frasi musicali e di diesis (il passaggio da una
melodia all’altra). Altre stanze ammettono il diesis ma non può esserci a meno che
non ci sia la ripetizione di una melodia prima, dopo o in entrambe le parti di esso
Tipi di ripetizione:
- Ripetizione prima del diesis: la stanza ha i piedi e conviene ne abbia due (di
rado ne ha tre)
- Ripetizione dopo il diesis: la stanza ha le volte
- No ripetizione prima: la stanza ha la fronte
- No ripetizione dopo: ha la sirma o coda

RAPPORTO TRA LE PARTI


La parte più importante della tecnica è la disposizione o habitudo, essa infatti
riguarda la disposizione tra parti.
Le stanze hanno le seguenti disposizioni:
- FRONTE-VOLTE
a) La fronte può superare per versi e sillabe le volte
(non ce ne sono esempi)
b) La fronte può avere più versi ma meno sillabe
(Anc mais de joi ni de chan)
c) In alcuni casi le volte superano la fronte sia per versi che per sillabe
(Traggemi de la menta amor la stiva)
d) Le volte possono superare la fronte per versi ma avere meno sillabe

- PIEDI-CODA
a) I piedi superano la coda per versi e sillabe
(Amor che muovi tua virtù dal cielo)
b) Piedi superati in tutto dalla sirma
(Donna pietosa e di novella etate)
c) Fronte superiore per versi e non per sillabe e viceversa
- PIEDI-VOLTE
a) piena libertà nel loro rapporto

USO DEI VERSI

Nella nostra pratica i versi di maggiore frequenza sono: l’endecasillabo, il


settenario e il quinario seguiti dal trisillabo. L’endecasillabo è il migliore per
lo stile tragico e quindi più alto, esistono stanze di soli endecasillabi come in
Donna me prega perch’io voglio dire o in Donne ch’avete intelletto d’amore.
Nello stile tragico possono essere usati i settenari purché prevalgano gli
endecasillabi e da essi si cominci.

LE RIME

Nel loro uso quasi tutti hanno i più alti margini di libertà e cercano così di
raggiungere la dolcezza dell’armonia complessiva.
Quasi tutti i poeti non lasciano scompagnati i versi ma forniscono a ognuno
la corrispondenza di una o più rime; alcuni poi diversificano le rime che
seguono il diesis da quelle che lo precedono.

L’USO DELLE RIME

Sono tre le cose da evitare secondo Dante:


- La ripetizione martellante, a meno che non si pretenda una tecnica nuova
- L’inutile uso dell’equivocazione (equivocatio: più significati possibili) che
toglie chiarezza al pensiero
- Asprezza delle rime a meno che non sia mescolata a soavità (in questa
mescolanza lo stile tragico splende)
IL CONGEDO

Elemento di chiusura della canzone dove il poeta si congeda letteralmente


dalla canzone chiamandola “Canzon”; è in genere un elemento fondamentale
in quanto esplicita: il destinatario, il fine, la tipologia e lo stile.
Può avere varie forme, sempre dipendenti dai presupposti teorici e dallo stile
della canzone secondo il principio della conevnientia.
Più spesso il congedo corrisponde alla sirma o ad una sua parte.
Le rime nel congedo sono indicate partendo dall’ultima lettera dell’alfabeto

DIFFERENZE TRA SCHEMI DANTESCHI E


PETRARCHESCHI

- Petrarca usa maggiormente i settenari


- Dante; i suoi settenari hanno numero basso (nei componimenti) rispetto a P
- P ha la frequenza di incipit eptasillabici 6/29 anche se principalmente nella
prima fase compositiva
- P privilegia i piedi di tre versi e non va mai oltre gli otto (D arriva a 12) in casi
particolari ce ne sono di due
- P ha 12 schemi di fronte D 14
- P ha meno rime baciate
- P in alcuni casi non usa la combinatio
- P tende a modificare l’ordine delle rime nei piedi
- P normalizza il congedo: non ci sono casi con due congedi; solo due canzoni
sono prive di congedo “strutturale” (70°: citazioni in coda; 105°: canzone
frottolata) e sempre razionale: esemplato dalla sirma o da una sua parte.
FORME DELLA CANZONE

Pindarica: strutturazione trimembre(tre stanze); con due stanze di un unico schema


(strofe + antistrofe) e una terza di struttura autonoma (epodo). Nasce nel
cinquecento sul modello delle odi di Pindaro pubblicate da Trissino.
Sono prive di congedo.
Canzone-lode: le stanze sono tutte uguali, tendenzialmente tra i 5 e i 7 versi misti di
endecasillabi e settenari. Il creatore è Bernardo padre di Tasso sul modello “de’
buoni poeti greci e latini”.
Le forme più comuni sono: abAbB (9); aBbaA (8) e moltissime altre.
Ode-canzonetta/anacreontica: si distingue per tre tratti principali:
- Maggior ampiezza spettro versale
- Largo uso di tronche e sdrucciole
- Rime ritmiche: due versi associati non per rima ma per la tipologia della
parola desinenziale (di solito sdrucciola)
- Possibilità di coppie di strofe con l’ultimo verso in rima tra di loro (anche con
schema diverso)

Potrebbero piacerti anche