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Le strofe sono raggruppamenti di versi separati da uno spazio bianco.

Ogni strofa, di
norma, è caratterizzata da omogeneità da un punto di vista concettuale, è caratterizzata
da unità di significato (=senso compiuto).
Quando le strofe si ripetono con un numero determinato di versi sono dette regolari. Al loro
interno i versi sono generalmente legati tra loro da schemi di rime.
Le principali strofe della poesia italiana.
• Il distico → una strofa di due versi, spesso in rima baciata. Nella maggioranza dei
casi sono versi endecasillabi.

• La terzina → una strofa di tre versi. Nella poesia italiana è impiegata soprattutto nel
sonetto. Lo schema di rima può essere ripetuta (CDE CDE) o invertita (CDE EDC).
famosissima è la terzina dantesca della Divina Commedia. È formata da tre versi a
rima incatenata. Lo schema delle rime ABA BCB CDC DED... è potenzialmente
infinito.

• La quartina →una strofa di quattro versi, usata principalmente nel sonetto dove è
costituita da endecasillabi e perlopiù è a rima incrociata (ABBA) o alternata (ABAB).
• La sestina → una strofa di sei versi endecasillabi di misura variabile
(prevalentemente endecasillabi e settenari). Lo schema delle rime sarà ABABCC,
ossia sei versi a rima alternata più due a rima baciata.

• L'ottava → una strofa di otto endecasillabi con schema ABABABCC, ossia sei versi
a rima alternata più due a rima baciata. L'ottava, che fu inventata da Giovanni
Boccaccio, è usata nella poesia narrativa e in particolare nei poemi cavallereschi
Orlando furioso di Ariosto e Gerusalemme liberata di Tasso.

ATTENZIONE! Esistono inoltre due tipi di versificazione che fanno a meno della griglia
strofica con schema regolare.
• I versi sciolti sono versi della stessa misura, solitamente endecasillabi, che però non
hanno uno schema di rime. Le poesie in endecasillabi sciolti possono talvolta avere rime o
rime al mezzo, ma indipendentemente da uno schema regolare.
• I versi liberi sono versi di varia lunghezza e senza uno schema di rime; in altre parole, le
poesie in versi liberi possono comprendere versi della tradizione, come quinari, settenari o
endecasillabi, ma disposti in modo non regolare, così come possono avere rime o rime al
mezzo, ma indipendentemente da uno schema regolare.
Le forme metriche della poesia italiana
Nel corso dei secoli sono state canonizzate delle forme poetiche chiuse, nelle quali la
lunghezza dei versi e il loro numero sono prestabilite. Le principali forme metriche della
poesia italiana sono il sonetto, la canzone, la ballata, il madrigale e l’ode.
Illustreremo solo sonetto, canzone e ode, perché sono quelle con cui avrete modo di
confrontarvi più spesso.
IL SONETTO
Il sonetto è un componimento poetico in endecasillabi formato da due quartine e due
terzine. Le quartine hanno solitamente rime incrociate (ABBA) o rime alternate (ABAB),
mentre le due terzine sono rimate secondo gli schemi CDE CDE (rima ripetuta), CDE EDC
(rima invertita), CDC DCD (rima incatenata).
Inventato nel 1200 dal siciliano Giacomo da Lentini, il sonetto è la forma poetica più
classica e diffusa della lirica italiana.
Questa struttura ha resistito al tempo e si è mantenuta immutata dal Medioevo ai nostri
giorni. Più di altre forme poetiche, infatti, il sonetto è riuscito ad adattarsi alla diversa
sensibilità dei poeti che lo hanno utilizzato e alle più svariate tematiche: amore, amicizia,
natura, affetti familiari, riflessioni.

LA CANZONE
La canzone è formata da un numero variabile di strofe, dette stanze, e da un'ultima
strofa, più breve, detta congedo. Ogni stanza è formata da endecasillabi e settenari,
alternati secondo un determinato schema di rime, che si ripete identico in ciascuna
stanza.
La stanza è costituita da due parti, la fronte e la sirma. Anche queste ultime sono
suddivise in due parti: la fronte in due piedi, la sirma in due (o più) volte. Spesso la fronte e
la sirma sono legate fra loro da un verso detto chiave, che rima con l'ultimo della fronte.
Uno dei principali modelli di questa forma metrica è la canzone petrarchesca.
LA CANZONE LIBERA
I tipi di strofe e di forme metriche che abbiamo visto finora sono i più diffusi nella tradizione
poetica italiana fino all'Ottocento e a parte del Novecento. Tuttavia, già Leopardi avviò un
processo di indebolimento e superamento delle forme metriche tradizionali. Molte sue
liriche sono dette canzoni libere proprio perché, pur riprendendo l'alternanza di
endecasillabi e settenari propria della canzone, non rispetta la divisione in fronte,
sirma e congedo, e realizza strofe di lunghezze differenti e rime senza un preciso
schema.
L’ODE
Comunemente, l’ode è formata da strofe di varia lunghezza (quartine, sestine o ottave) e i
versi possono essere brevi, lunghi o misti. Viene spesso utilizzata per temi civili, religiosi e
morali.
PER RIASSUMERE…

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