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Poesia vs prosa
Sia il verso sia la prosa sono governati dalle regole della grammatica, della sintassi e della retorica
I discorsi in versi si distinguono da quelli in prosa per un sovrappiù di regole che ne governano la misura
e il ritmo
L’insieme di tali regole costituisce l’oggetto della metrica
Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e
a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender
corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi
congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in
cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo,
lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.
Alessandro Manzoni
I promessi sposi
Poesia vs versificazione
Poesia è un concetto estetico. È una qualità del discorso considerato nella sua totalità di forma e contenuto
Versificazione è un concetto tecnico. Riguarda le strutture che regolano la forma del discorso in versi.
Struttura semantica e sintattica: articola il discorso poetico in unità di significato (frasi; periodi)
La struttura sintattica e la struttura metrica spesso coincidono: a ciascun verso corrisponde una frase o un
suo membro compiuto
Tuttavia questa convergenza non è obbligata né generalizzata: certe frasi possono “straripare”
nel verso successivo, oppure iniziare o finire a metà di un verso
Tale fenomeno è detto enjambement
(parola francese che alla lettera significa ‘accavallamento di gambe’)
Enjambement
Detto pure inarcatura
Prolungamento di un periodo logico oltre la pausa ritmica di fine verso
Mancata coincidenza tra pausa metrica e pausa sintattica
Nella lettura, un verso risulta strettamente legato al successivo, senza interruzioni
Nella poesia per musica l’enjambement è frequentissimo nei cosiddetti “versi sciolti” (endecasillabi e
settenari senza schema strofico), tipici del recitativo
Forme metriche
Oltre alla misura del verso, la metrica regola l’organizzazione delle forme metriche composte da più versi
Le forme metriche sono riconoscibili in base al numero dei versi (di misura costante o diversa) e alla
posizione delle rime
Ritmo
Nell’accezione più elementare indica la posizione effettiva degli ictus nel verso, come risultato specifico
della combinazione di parole che compongono il verso
Come in musica o in architettura o in biologia, si osserva che certe soluzioni ritmiche ricorrono
con maggiore frequenza: nondimeno i fenomeni ritmici costituiscono uno dei fattori
più spiccatamente individuali nell’organizzazione del testo poetico
Ritmo
In senso generale: il disporsi nel tempo di elementi riconoscibili e significativi
Pane
4 fonemi: p - a - n -e
2 sillabe: pa - ne
Crampo
6 fonemi: c - r - a - m - p – o
2 sillabe: cram - po
Strambo
7 fonemi: s - t - r - a - m - b – o
2 sillabe: stram - bo
Partito
7 fonemi: p - a - r - t - i - t – o
3 sillabe: par - ti - to
MA
Il ritmo base di questi quattro versi (tutti decasillabi) si può sintetizzare così:
Ta-ta-tá ta-ta-tá ta-ta-tá-(ta)
Misure sillabiche
Delizie, contenti
che l’alma beate,
fermate, fermate:
su questo mio core
deh più non stillate
le gioie d’amore.
Giacinto Andrea Cicognini, Giasone
De-lí-zie, con-tén-ti
che l’ál-ma be-á-te,
fer-má-te, fer-má-te:
su qué-sto mio có-re
deh piú non stil-lá-te
le gió-ie d’a-mó-re.
o Computo sillabico
o Il verso italiano è definito dal numero delle sillabe; ad esso fanno riferimento i nomi che
tradizionalmente si danno ai versi:
Ma attenzione: non tutti gli endecasillabi hanno 11 sillabe, non tutti i decasillabi ne hanno 10, ecc.
5. Fenomeni fono sintattici
Incontri di vocali
In presenza di due vocali consecutive, fra due parole o all’interno di parola, la lingua poetica italiana
ammette che esse possano venir “contate” come una o come due sillabe
Il lettore, di fronte a un verso con incontri di vocali, sceglie (intuitivamente) la soluzione o le soluzioni
che consentono di ricondurre il verso a una misura sillabica consueta
Dièresi
All’interno di una parola, un nesso di due vocali normalmente monosillabico può venir usato come
bisillabo. La dieresi si indica convenzionalmente con due puntini sopra la prima vocale
es. UBBIDIENTE 4 sillabe:
ub – bi – dien – te
(forma normale del parlato)
5 sillabe:
ub – bi – dï – en – te
(frequente variante poetica)
Sinèresi
Caso contrario alla dieresi: all’interno di una parola, un nesso di due vocali normalmente bisillabico è
usato come monosillabo
es MIGLIAIO Mi-glia-io
In Dante, può essere usato come bisillabo:
mi-gliaio
Sinalèfe
La vocale finale di una parola e la vocale iniziale della parola successiva si fondono in un’unica sillaba
metrica
Dialèfe
Caso opposto alla sinalefe: nella lettura, la vocale finale e quella iniziale di due parole contigue non si
fondono
Epìtesi
Detta anche paragòge . È l’aggiunta di una vocale in fine di parola.
Soprattutto nella versificazione antica, è un mezzo per ottenere versi piani.
Sìncope
Caduta di una vocale (e quindi di una sillaba) interna a una parola
lettere → lettre
spirito → spirto
Epèntesi
Fenomeno opposto alla sincope
Inserzione, tra i suoni naturali di una parola, di un suono o gruppo di suoni che non abbia riferimento
con l’etimologia della parola stessa
agevolmente
↓
agevolemente
Diàstole
Spostamento in avanti dell’accento di una parola rispetto alla sua posizione normale nella lingua
prosastica
úmile → umíle
símile → simíle
fúnebre → funébre
océano → oceàno
Sìstole
Processo opposto alla diastole: spostamento all’indietro dell’accento di una parola rispetto alla
posizione normale
‘Rime per l’occhio’, in cui lo spostamento d’accento ristabilisce anche la misura del verso
lo qual io scrissi e mándo
a lei che mel comandó. (pron. comándo)
Francesco Petrarca
6. Misure sillabiche e uscite del verso
Numero di sillabe
Nella metrica italiana, la misura standard del verso è legata al numero delle sillabe metriche
che lo compongono; ma a sua volta tale misura standard è ancorata alla posizione su cui cade l’ultima
sillaba tonica (la sillaba che reca l’ultimo ictus, obbligatorio).
Due versi hanno la ‘stessa’ misura se l’ultima sillaba tonica di ciascuno di essi cade nella stessa
posizione, indipendentemente dal fatto che la sillaba tonica sia l’ultima sillaba del verso o che invece
essa sia seguita da una o più sillabe atone (prive di ictus)
La posizione obbligata dell’ultimo accento metrico (ictus) è sulla penultima sillaba metrica del verso:
nell’endecasillabo: sulla decima sillaba metrica
nel settenario: sulla sesta sillaba metrica
nell’ottonario: sulla settima sillaba metrica
Sei versi tutti quinari, con un numero di sillabe che oscilla da 4 a 6 (l’ultimo ictus cade sempre sulla
quarta sillaba metrica):
1
Che 2mai 3ri–4spón–5der–6ti,
1
che 2dir 3po–4tré–5i?
1
Vor–2rei 3di–4fén–5der–6mi,
1
fug–2gir 3vor–4ré–5i;
1
né 2so 3qual 4fúl–5mi–6ne
1
mi 2fa 3tre–4már.
Pietro Metastasio
Demofoonte
Uscita piana
Nell’uso italiano, la misura standard del verso viene definita sulla base dell’“uscita piana” (detta anche
parossitona): l’ictus cade sulla penultima sillaba del verso, mentre l’ultima sillaba è atona
1
fug–2gir 3vor–4ré– 5i
Uscita tronca
Detta anche ossitona: l’ultimo ictus cade sull’ultima sillaba; nel caso in specie, il quinario – verso che reca
obbligatoriamente un ictus in quarta posizione – ha solo quattro sillabe (“manca”, per così dire, la quinta
sillaba)
1
mi 2fa 3tre–4már 5[–]
Uscita sdrucciola
Detta anche proparossitona: l’ultimo ictus cade sulla terzultima sillaba; nel caso in specie, il quinario, che
mantiene il suo ictus obbligato in quarta posizione,ha non solo una quinta, ma anche una sesta sillaba
(entrambe atone)
1
Che 2mai 3ri–4spón–5der–6ti
Endecasillabo
Ha come ultima sillaba tonica la decima.
Nella sua forma canonica si presenta in due modi:
endecasillabo a minore (con ictus almeno anche sulla quarta sillaba, e conseguente cesura):
in sul mio prímo giovenile erróre
Petrarca
Settenario
Ha come ultima sillaba tonica la sesta .
Prima di quest’ultima, il verso contiene di norma almeno un altro accento, sulla prima, seconda, terza o
quarta sillaba.
Versi sciolti
Si denominano ‘versi sciolti’ gli aggregati di endecasillabi e settenari senza uno schema di rime
prefissato. Di regola, nelle opere, nelle cantate e negli oratorii, i versi sciolti sono adibiti al ’recitativo’.
In un recitativo dialogico, un verso può venir suddiviso tra più interlocutori
MEG Alice.
ALICE Meg.
MEG Nannetta.
ALICE Escivo appunto
per ridere con te. Buon dì, comare.
QUICKLY Dio vi doni allegria. Botton di rosa!
ALICE Giungi in buon punto.
M’accade un fatto da trasecolare.
MEG Anche a me.
QUICKLY Che?
NANNETTA Che cosa?
Arrigo Boito, Falstaff
Decasillabo
Ha come ultima sillaba tonica la nona
Nella tradizione italiana, la sua forma prevalente è quella con accenti fissi sulla terza, sesta
e nona sillaba
Non so piú cosa són, cosa fáccio…
or di fuóco, ora sóno di ghiáccio…
ogni dónna cangiár di colóre,
ogni dónna mi fá sospirár.
Lorenzo da Ponte, Le nozze di Figaro
Novenario
Ha come ultima sillaba tonica l’ottava
Fino all’Ottocento è decisamente raro nella tradizione poetica italiana
Nella forma con ictus in 3a, 6a e 8a posizione è diffuso soprattutto nella poesia popolare
Nella forma con ictus in 2a, 5a e 8a posizione entra in uso a partire dalla seconda metà dell’Ottocento
(Boito, Carducci, Pascoli, Gozzano,…)
Novenari anfibrachici
L’anfìbraco è il piede latino costituito da sillaba breve-lunga-breve .
Tre ‘anfibrachi’ italiani (atona-tonica-atona) danno luogo al tipico novenario boitiano:
Ottonario
Ha come ultima sillaba tonica la settimaa
Nella tradizione italiana, il tipo prevalente è quello con accenti fissi in terza e settima posizione
Senario
Ha come ultima sillaba tonica la quintaa
La forma prevalente è quella con accenti fissi di seconda e quinta
Ho tésta balzána,
son d’índol viváce,
scherzáre mi piáce,
mi piáce brillár.
G. Ruffini, Don Pasquale
Quinario
Ha come ultima sillaba tonica la quarta
Un primo accento può cadere sulla prima o sulla seconda sillaba
Vedrái, caríno,
se séi buoníno
che bél rimédio
ti vóglio dár.
Lorenzo da Ponte, Don Giovanni
Quadrisillabo
Ha come ultima sillaba tonica la terza
Di solito è usato in combinazione con altri versi (spesso con l’ottonario)
Trisillabo
Ha come ultima sillaba tonica la seconda
Pascoli lo usa assieme al senario o al novenario
fiorisce il cotogno
laggiú.
G.Pascoli, Canzone d’aprile
Bisillabo
Di fatto, questo verso esiste solo in teoria
È formato da una qualunque parola italiana accentata sulla prima sillaba (p.es. sí; síre; símile)
Non ha molto senso, nella metrica italiana, parlare di un verso d’una sola sillaba (sarebbe un bisillabo
tronco)
Versi doppi
Nella tradizione poetica italiana si possono abbinare due versi della stessa misura, e farne un verso
’doppio’. All’atto pratico, nulla cambia sotto il profilo ritmico; semplicemente si diradano le rime
L’uscita del primo dei due versi che lo compongono può essere indifferentemente piana, sdrucciola o
tronca