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LEZIONE DEL 04-02-2021

IV MOVIMENTO della nona di Beethoven, vedi lezione precedente. Esposizione dell’inno alla gioia, prima da
violoncelli e contrabbassi. Melodia dell’inno: bipartita e circolare, alla fine della seconda c’è un richiamo alla
prima. 4 bb ripetute uguali salvo l’ultima battuta , seconda parte 4+4 con ripetizione. Il testo diviso in
strofe, con la stessa musica che si ripete su tutte le strofe vocali. Contromelodia: 4 battute, ripetizione,
seconda parte e poi ripetizione della seconda parte. Bb 140 finisce la prima variazione e inizia la seconda
variazione e la melodia sale di voce in voce. Si aggiunge un’altra contromeloda. I fagotti fanno da supporto
ai violini. Sempre 4+4 e poi 8+8. Bb 164 terza variazione con melodia negli archi. Con salti di terza, quinte e
seste come suoni di caccia, affidati ai corni. Sempre 4+4 e 8+8. Dalla seconda metà di 187
accompagnamento più veloce in semicrome abbiamo una coda e poi ritorna la fanfara che abbiamo
ascoltato all’inizio. Accordo di rem e ai fiati do# mi sol sib, una settima diminuita. I solisti con il coro ci
ripercorrono le note dell’inno alla gioia. Quinta variazione con accompagnamento di flauti e fagotti a
distanza di due ottave. Basso e tenore diminuiscono in ottavi. Dopo il solista il coro ripete la seconda strofa
e dopo ci sono varie battute orchestrali tra una variazione all’altra. I solisti e l’accompagnamento usano più
frequentemente la diminuzione. Le figurazioni di ottave puntate e semicrome con trillo si alternano. Dopo
la sesta variazione i motivi si fanno più stretti e alla fine della melodia con le sue ripetizioni segue una coda
vocale con accompagnamento intenso sia per figurazioni che per dinamiche. Si arriva al LA e all’improvviso
si sposta sul FA, di terza. Il Fa come quinto grado di Sib maggiore. Ora vengono usati anche timpani, piatti,
triangolo e grancassa. Marcia con tema con variazione, qui arriva da lontano. Il tema è quello dell’inno alla
gioia in 6/8. 3 variazioni strumentali, 3 vocali. Tema+variazioni è l’ossatura di tutto l’ultimo movimento. La
variazione della marcia viene seguito da degli squilli di trombe, così come la parte delle crome, è un fugato,
un ulteriore variazione oppure effetto di sviluppo contrappuntistico. Spesso le variazioni sono accostate per
contrasto e quindi c’è la variazione polifonica. Sonata bidimensionale, richiama la forma sonata e come
brano diviso in più movimenti, veloce, lento ecc. si dice che risalga ad alcuni allievi di List, in realtà non c’è
uno scritto a riguardo, come prova scritta è un tipo di struttura che si trova in un commento di Berg in un
commento di una sinfonia da camera del suo maestro. In cui lui rintraccia questa cosa relativizzando queste
categorie. Alcuni momenti sono disegnati come movimenti di una grande forma, altri sono di una forma
sonata. Tutto relativizzando i principi compositivi. Dopo l’adagio ecc. (il movimento lento) c’è di nuovo una
doppia fuga. 6 punti imitativi al’interno. 2 testi diversi. La minima diventa minima puntata. … come
intendere questa quasi ulteriore ricapitolazione potrebbe essere in forma suonata però l’effetto più
prorompente è quello che abbaimo sentito prima; potrebbe essere un ultimo movimenti si ma non per
Betowen, se pensiamo a quello che succederà in seguito a Maler l’ultimo movimento non ha materiale
proprio e riprende i movimenti precedenti. nelle precedenti sinfonie di B. non succede che l’ultimo
movimento non ha materiale proprio.

L’uso della voce è di un movimento ampio, non è tanto il fatto che usa la voce (siamo comunque nella
prima parte dell’800 ancora, non c’è ancora distinzione tra musica vocale e suonata, solo nel 900 abbiamo
un’idea stabile di musica assoluta) , ancora in questi anni lo stesso B. commissionava testi da poter porre
nelle proprie sinfonie. Il problema è l’uso delle voci è di una tale complessità di struttura alla fine di una
sinfonia quando finora gli ultimi movimenti di una sinfonia erano stati..

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